Finis
Per lei, sarebbe stato facile.
Simona trovò finalmente Raguel seduta su una panchina in un parco, in un remoto villaggio.
L'Angelo, tenendo lo sguardo basso, non lasciò nemmeno che si avvicinasse prima di parlare.
<<Che cosa hai fatto?>>
La sorpresa la fece fermare, ma nemmeno per tanto.
<<Ho combattuto Andromalius.>> rispose <<Per te.>>
<<Ti avevo detto di non farlo.>>
<<E pensavi ti avrei ascoltata?>>
La Giudice si inginocchiò di fronte a lei, e le tese una mano.
<<Raguel... devi capire questo. Anche quando tu te n'eri andata, uccisa di fronte ai miei stessi occhi... io non ho avuto paura. Nel buio, per la prima volta, ho scoperto di non avere paura. Ero sola con me stessa. Ed ero fiera di esserlo.>>
<<Allora...>> singhiozzò lei <<Perché...?!>>
<<Perché, anche se potrei vivere da sola per il resto della mia vita, non ho alcuna intenzione di farlo. Nella mia totale indipendenza, ho scelto di essere con te. E tu non oseresti mai deludermi, vero?>>
C'era poco che potesse fare, se non rispondere con un "sì", o un "no", e per quello non aveva il coraggio.
Significava rischiare. Significava accettare quel giuramento potenzialmente mortale. La parola, in realtà, non usciva proprio dalla sua bocca, qualunque fosse.
Perciò... seppur lentamente, prese la terza opzione.
<<...h-hah. Ricordi... in questo parco...? Sei venuta a giocarci migliaia di volte...>>
<<Come no. Milioni.>>
<<E ricordi... la tua prima compagna di giochi...?>>
<<Hmmm... Abby, giusto? Avevo, tipo... nove anni... lanciai la palla dall'altra parte del campo e presi quella bambina giusto in faccia. Invece di arrabbiarsi, quella pazza si mise a ridere e cercò di colpirmi in risposta. Non smettemmo di tirare finché non avevamo entrambe i nasi rotti.>>
<<Haha...>>
<<E poi... in quell'ingenuità infantile, ci demmo la mano, e lei chiese...>>
Non la lasciò finire.
Raguel intrecciò le propria dita con le sue, ed alzò il viso.
<<"Amiche"?>>
Esatto.
Quella era sempre stata la domanda fondamentale.
<<Amiche.>>
...per l'altra, invece, sarebbe stato meno facile.
A centinaia di chilometri di distanza, Risa stava tornando a casa.
Entrò in una stanza buia sotterranea sfondando la porta.
C'erano due suore, ed un Angelo incatenato al muro.
<<Zedel!>>
Le donne cercarono di fermarla, ma lei le interruppe. Mostrò loro qualcosa che teneva in mano.
Un pulsante... no... un detonatore.
...aperta la veste che indossava, rivelò tanti esplosivi che era un miracolo riuscisse a muoversi.
<<Questa è la quantità necessaria per distruggere i Chiodi Sacri, qui nella mia tasca. Sapete, una delle poche Reliquie di Cristo che possediamo? Sarebbe un peccato se dovessero essere incenerite. Insieme a tutte noi, intendo.>>
<<Non oseresti->>
<<Madre, se anche solo sfiora me o quell'Angelo, le cose che oserò fare andranno oltre ogni sua immaginazione.>>
Un po' le sue parole... un po' il modo di pronunciarle... e un po' il suo sguardo... convinsero le due suore a correre via dalla stanza. Si unirono ad una folla che era stata spaventata dallo stesso metodo, e ora era impotente di fronte a Risa Dascira.
Il Cavaliere disertore, concentrata su una sola cosa.
<<...idiota.>>
<<Risa... non avresti dovuto farlo.>> disse Zedel, fredda e inflessibile.
<<E cosa farai, allora?! Ti suiciderai di nuovo?! Oh, quanto nobile! Quanto, fottutamente, nobile!>>
Non riusciva a trattenersi dall'urlare, anche senza dire nulla. Voleva soltanto... che la ascoltasse, per una benedetta volta. Che facesse le cose come le aveva organizzate lei.
<<Ma no. Voi Angeli... voi siete la volontà di Dio! Non potete essere sottomessi a nessuno tranne a Lui! Se non è una cazzo di voce dal cazzo di Cielo a dirvelo, voi non fate un cazzo->>
<<Ma ti sei rimbecillita o cosa?!>> gridò lei.
Risa arretrò, spaventata.
<<È tra me e te questo! Se mi sono fatta uccidere, era solo per te!>>
<<Per me? Per me?! Ti ho detto che->>
<<Come fai a non capire?! Come fai a non capire che finché sarò qui, non sarai capace di superare tutto questo?!>>
<<Superare?! E per andare dove?! Cristo Santo Zedel, dove pensi possa andare se non verso di te?!>>
...funzionò nel farla stare zitta, almeno.
<<Tu... pensi...>> continuò il Cavaliere <<Cosa, che non potrei smettere di ricordare questo posto, questo Dio, questa vita, se avessi te al mio fianco? Che porteresti solo cattivi ricordi? Ti sbagli, Zedel! Quando guardo te, gli unici ricordi che vedo sono quelli di noi due! E sono tutti bellissimi! Tu sei l'unica cosa di questa vita che non voglio dimenticare!>>
<<Risa... per favore, non...>>
<<No, ora tu mi ascolti! So riconoscere la differenza, ormai! Smetti di forzare questo sentimento su di te, e come hai già fatto, dimmi di nuovo che cosa provi per davvero!>>
<<No! Io->>
Quella parola fu l'ultima goccia.
Risa mise tutta la propria forza in un pugno.
...ma non ferì Zedel.
In un istante di autocontrollo, deviò il colpo verso il muro.
Faceva male.
Faceva male la roccia, e faceva male l'idea... di aver cercato di attaccare lei... come al solito.
Pensò... che forse... avrebbe solo dovuto andarsene...
Ormai, aveva perso alcun diritto di insistere.
Perciò attese che scegliesse lei di parlare.
<<...Risa.>>
<<Per favore, non...>>
<<...i miei sentimenti sono gli stessi. Voglio solo essere con te.>>
La ragazza si voltò, forse ancora più arrabbiata. <<E allora perché...?!>>
<<Infatti... non c'è alcun motivo.>>
Con la propria forza... e con l'uso dei Chiodi... l'Angelo ruppe le catene che la legavano.
Una dopo l'altra caddero, lasciando solo lei... e la sua Giudice.
<<Lasciamo questo posto... insieme... Risa.>>
Ah-
Quelle emozioni che aveva provato...
Le sue prime vere emozioni in anni...
Invasero di nuovo il suo cuore tutte allo stesso momento.
<<...sì. Lasciamolo per sempre, Zedel.>>
Alle sue spalle, l'intero esercito del Vaticano avrebbe tentato di fermarle.
Ma ancora, non era su di loro che si concentrava Risa, la quale presto si sarebbe comunque fatta strada tra loro.
...senza ombra di dubbio, quel sorriso sulle sue labbra era per lei.
24 Novembre 2020
Jacob
Sotto una luna nascosta nella notte.
Sotto una leggera pioggia, in acqua luminescente come le stelle.
Sopra il piatto soffitto di un edificio sacro abbandonato.
<<Arsalan.>>
Questo è il mio saluto a lui.
L'Angelo rivolto nella direzione opposta, verso la città.
Il contenuto del suo sguardo mi è sconosciuto, ma non ho bisogno di vederlo. So che tutto andrà come dovrà andare.
Per questo non esito a prendere il primo passo verso questo bivio.
Dove i fiumi dal fianco del destino si dividono.
<<Ho ucciso Andromalius... per riportarti qui. Ho combattuto, ho rischiato tutto. E ti ho riportato qui.>>
Non ottengo risposta.
<<...adesso quel che farai, sta a te sceglierlo, suppongo. Ma in quanto Angelo... ti chiedo di accettare la mia preghiera.>>
E tornare da me.
Torna da me, e rimanici per sempre.
<<...Jacob.>>
Nel vento, la sua voce è quasi un sussurro.
<<Era davvero questo che volevi?>>
<<Sì. Senza ombra di dubbio, sì.>>
<<Ed è quello che vuoi ancora?>>
<<Con ancora più fervore di prima.>>
So cosa chiederà dopo. Il suo istante di esitazione nel dirlo quasi mi uccide.
<<E lo vorrai sempre?>>
<<...non lo so. Ma non importa.>>
<<Le mie azioni possono ancora ferirti, Jacob. Lo capisci questo?>>
<<Lo capisco. Non importa.>>
<<Ho visto e vedo ancora il nostro futuro. Te ne pentirai. Ti pentirai di questa decisione.>>
<<Forse. Ma non importa. Non ho più paura. Non ho più intenzione di fermarmi di fronte ad un bivio... anche se dovesse significare sofferenza. Ho tutta l'intenzione di proseguire secondo il mio cuore.>> Gli tendo una mano. <<E tu, Arsalan?>>
Ancora... silenzio.
L'Angelo sta chiudendo e aprendo le dita, come a verificare il funzionamento del suo corpo.
<<...hai ucciso Andromalius. Non perché lo meritasse...>>
<<L'ho fatto per te.>>
La pioggia si fa più pesante. L'odore di terra bagnata riempie le mie narici.
<<...lo hai fatto davvero per me? O per il tuo proprio senso di orgoglio, per vendetta, per liberarti di una spina nel fianco?>>
"Che cosa...?"
Finalmente Arsalan si gira. Il singolo occhio azzurro ora visibile mi scava dentro il petto con lo sguardo.
<<No, tu l'hai fatto per te, Jacob. Per te e nessun altro. E te l'ho detto... un egoista non vince mai nessuna battaglia.>>
Con un fulmine che illumina la notte, la sua mano chiama a sé la Shamshir-e-Zomorrodnegār.
Non posso far altro che arretrare per la sorpresa.
<<Arsalan->>
<<Eppure tu credi di aver vinto. Di avercela fatta. Di aver trovato tutte le risposte. Ma non puoi saperlo. La tua nuova promessa non è che solo un'altra strada... e la abbandonerai non appena troverai il dolore.>>
Ah...
Come posso negare quel che dice?
Non sono io quello capace di prevedere il futuro.
Il passato, ogni evento nella mia vita fino ad ora, dimostrerebbe che ha ragione.
...no...
...no, non è questa la risposta.
<<Finché il mio cuore mi dice di procedere... questo è l'unico futuro che esiste. Non importa cosa accadrà, hai capito?! Ho scelto questa strada, e la percorrerò fino alla fine!>>
<<Ripeti frasi insensate.>>
<<Sono tutto il senso per me!>>
<<...bene, allora.>>
Rilassando la propria postura, l'Angelo...
Si disarma, gettando la Spada giù dall'edificio.
E rivolge tutto il suo corpo a me.
<<...lo senti? La connessione tra noi due si sta ancora ricostruendo. Questo significa che, proprio come te, al momento sono forte solo quanto un semplice umano... e perciò, posso davvero fare ciò per cui sono stato inviato.>>
I suoi piedi saldi per terra.
I suoi pugni alzati.
E i suoi occhi rivolti dentro i miei.
In sincrono con la tempesta intorno a noi, l'Angelo ruggisce il mio nome.
<<Jacob Aiagon! In quanto Angelo di Dio... no, in quanto tuo Angelo Custode...! Metterò alla prova la tua convinzione! Sconfiggimi per dimostrare la tua saldezza d'animo!>>
Sconfiggerlo...? Io... <<...non voglio lottare con te.>>
<<Davvero? Allora perché le tue mani fremono in quel modo?>>
<<Le mie-?!>>
...è vero.
Non riesco a smettere di tremare.
Le mie mani... il mio corpo...
...è questo... è questo... che voglio.
Il mio corpo... ha bisogno di incontrare il suo.
Di assalirlo. Di colpirlo.
Di rabbia e amore sento il mio cuore battere, e queste labbra asciutte si piegano verso l'alto.
Sì... tutto ciò che voglio è... colpire... Arsalan... e continuare a colpirlo... finché la morte di uno di noi... non ci separi.
<<...hahaha. E va bene, Arsalan!>>
Non prendo la Spada, no. Voglio che sia la mia stessa pelle a toccarlo. Lo rendo chiaro, mostrando i pugni.
<<Facciamolo, bastardo!>>
I miei deboli piedi lasciano terra, dirigendosi verso di lui in uno scatto.
Sul suo volto non c'è alcun sorriso. Ma l'energia che sento è del tutto pari alla mia.
<<Il tuo Giudizio è iniziato!>>
Il primo è mio. Un pugno nella faccia. Ne ricevo uno nel fianco in cambio.
Lo sento. Sento il suo intero peso su di me. Ma non mi fermo.
Mi ha afferrato il braccio e potrebbe romperlo facilmente. Per questo lo respingo con un calcio.
Ah... per un istante, c'è furia nel suo sguardo.
Incrociarlo mi da i brividi.
Mi eccita, mi incita a continuare.
Entrambi torniamo all'attacco subito dopo.
Non penso più a quel che sto facendo. La mia mente si è disciolta, lasciando solo un istinto animalesco.
Il vuoto che si concentra su una cosa.
Il suo corpo.
La sua liscia pelle bianca. Il suo petto pulsante. Le sue gambe tremanti.
La mia mano li sfiora tutti nel suo viaggio verso i suoi polsi.
Sento le mie vene a contatto con le sue.
Lo sto tenendo fermo, ora.
...ho sete.
Ho sete, e la sazierò con lui.
Thump
Il mio ginocchio si scaraventa sul suo stomaco.
Thump
Ancora.
Thump
E ancora.
Thump
La mia testa gira. È un'ubriachezza. Indebolita, i ricordi cominciando a roteare tra la mia e la sua mente.
Thump
<<Io... sono e sarò sempre... il suo Angelo Custode.>>
Thump
<<Se ti dispiace allora ucciditi! Risparmiaci tutti e due e ucciditi, bastardo!>>
Thump
<<Dimenticherò tutto ciò che provo per lui, e lo guarderò come uno sconosciuto.>>
Thump
<<Anche se sia un Demone o se la tua mente sia frantumata. Tu, che cosa provi, Jacob Aiagon?>>
Thump
-che cosa provo?
Tu... Arsalan...
Mi hai mentito... manipolato... reso questa marionetta di Dio
Provo... dolore.
Thump
E voglio che tu provi lo stesso dolore!
Thump
-ha respinto il mio colpo.
E ora sono caduto sulla schiena.
La figura dell'Angelo copre la luna, il suo sguardo sembra risplendere della stessa luce.
Ma tra una corona di stelle, vedo pura emozione.
La mia rabbia nei suoi occhi.
La mia stessa passione nel suo pugno.
Thump
Ah...!
Thump
Sì... proprio così...!
Thump
Non fermarti... per favore, non fermarti...!
Thump
Non... osare... fermarti...
Thump
Quell'onore... spetta... a me!
Thump
A costo della mia, riesco a fermare la sua mano.
La afferro. La sbatto sul soffitto sotto di noi.
Mentre mi rimetto in piedi, uso tutta la mia forza rimasta per colpire la sua faccia con un calcio.
Rimane giù.
Mi dà l'opportunità di bloccarlo mettendo il mio corpo sul suo.
E le mie dita intorno alla sua gola.
Soffocando, la sua espressione di rabbia diventa una di sofferenza, e poi, di determinazione.
È lui a prendere i miei polsi, ora.
Cerca di separarli con tutta la propria forza.
...alla fine, ci riesce.
E incapace di contrattaccare in altri modi, alza il busto ed usa i propri denti.
Attraverso ogni vestito, affonda con un morso nella parte inferiore del mio collo.
Non sono più capace di trattenermi.
Rilascio un verso come una bestia in agonia.
Proprio mentre grido, proprio mentre lui si alza, vedo un fulmine cadere lontano.
Per un secondo, fa sembrare meno fitta l'oscurità.
Il mondo oltre le ombre sembra tornare in primo piano.
Come se esistesse qualcosa oltre ad esse.
...tuttavia, in quell'attimo di luce...
Il suo volto diventa visibile ancora una volta.
A me come a lui.
Siamo entrambi cosparsi di sangue.
Io del suo. Lui del mio.
Rialzatosi, pronto per attaccare di nuovo, Arsalan si tocca il viso.
Il suo animo esita.
In quell'istante, sta dicendo di non volere più combattere.
Ma io...
Non importa quanto il mio respiro sia debole, quanto il mio cuore stia per esplodere, quanto la mia mente stia cercando di sfuggire la vista di quel rosso.
Io non ho finito di parlare.
Per questo mi getto su di lui con un passo pesante.
La nostra connessione si stava rafforzando, ed ora è abbastanza forte.
Il tetto su cui ci troviamo crolla.
L'Angelo cade con esso. Ma non glielo permetterò.
Afferratolo per le spalle, non smetto di correre un attimo, finché non ho raggiunto il fondo di questa sinagoga.
Il suo corpo si trova tra me e la dura roccia di questo muro, ora.
Sta tremando.
È incapace di muoversi.
Non c'è più il rumore della pioggia.
Solo i nostri respiri.
<<...avanti. Finiscimi.>> sussurra lui.
Potrei farlo.
Potrei farlo con le mie mani. Potrei farlo con la Spada Sacra. Potrei persino chiedere a qualcun altro di farlo.
Già... potrei farlo, perché è debole di fronte a me, come è sempre stato.
Come questo maledetto, questo bugiardo, zelota, pezzo di merda senza cuore... è sempre stato...!
...potrei farlo, ma non ho alcun'intenzione di farlo.
<<Avanti!>> ripete <<Fammi fuori, e vivi la tua vita!>>
<<Quindi sarebbe per questo? Per la mia vita?>> chiedo, ancora non lasciandolo andare.
<<Tutto ciò che ho fatto ti ha ferito! Non mi sarei mai dovuto incarnare in questa contraddizione! Rimuovi il tuo cancro, è per il tuo bene!>>
<<Per il mio bene?>>
Si ritira di nuovo nel silenzio.
<<Lo hai fatto davvero per il mio bene? O per il tuo proprio senso di vergogna? Per redenzione? Per liberarti di un pentimento?>>
<<Che cosa... stai...?>>
<<...Daniele mi ha detto di salutarti... e che vi vedrete presto.>>
Eccolo.
I suoi occhi non riescono più a fermare le lacrime.
Finalmente ha avuto una chiusura.
Permettendo a me di entrare.
<<...avevi ragione, sai. Non potevo semplicemente... smettere di odiarti in un giorno. La mia rabbia era ed è ancora qui.>>
<<Allora uccidimi!>> piange lui, disperato.
<<No. Perché questo odio accompagna qualcos'altro. Non so cosa significhi, e non m'importa.>>
<<Come può?!>>
<<Perché sento un desiderio. E non esiterò a seguirlo facendomi domande.>>
Ora metto la mia mano sulla sua guancia.
<<Arsalene. Io non ho più paura del futuro.
Capisco i tuoi timori. Capisco che vuoi proteggermi al meglio delle tue abilità, e non hai idea di come farlo, e vuoi soltanto il mio bene. Ma a me... non importa.
Io voglio fare le mie decisioni. Anche se dovessero essere sbagliate. Anche se dovessero portarmi fino all'Inferno. Voglio proseguire per la mia strada, non fermarmi nell'incostanza.
Perciò... ancora una volta, ti prego... io non voglio che tu sia il mio Angelo Custode! Non lo voglio! E non so... che cosa provo. Non so se vederti come un avversario, un amico, o qualcosa di più.... non so cosa dovrei provare per te, o che cosa provo al momento. Ma so che...
Io voglio che tu sia Arsalan... che tu sia con me... e so che... voglio... questo.>>
Incapace di fare altro, cado sulle sue labbra.
Sento la pioggia salata, il sangue dolce, e le lacrime amare. Sento l'Angelo dal corpo caldo, e ogni cosa mai sognata.
Sento i nostri ricordi, i nostri scontri, i nostri momenti migliori e peggiori, quando mi ha salvato e quando mi ha ferito, quando l'ho respinto e quando l'ho abbracciato. Mi rifiuto di dimenticare un solo secondo di noi.
Non lo lascio andare finché la mia sete non si è saziata. Ogni fibra del mio essere sente di essere soddisfatta, per la prima volta.
Perciò, posso solo rimanere fermo nella quiete.
<<...ah...>> sento una voce sospirare.
Sul volto di Arsalan vedo...
Un sorriso.
Un vero, amante sorriso.
<<...se questa è la tua preghiera... ti giuro che, finché vivremo, io sarò tutto ciò che vuoi...>>
...è ovvio, ormai.
Stavolta entrambi sentiamo i nostri desideri.
Anche finito questo bacio, non smette di guardarmi negli occhi.
<<...mio Giudice.>>
25 Novembre 2020
Sotto la notte, la pioggia continua a scendere.
Sento le gocce d'acqua, piene di paura.
Stanno cantando.
Stanno cantando, e ballando un'ultima danza prima di dirsi addio.
In questo spettacolo, che scelta può mai avere un uomo se non di unirsi?
<<Andiamo, Arsalan.>>
Il mio sorriso è ricambiato dall'Angelo di fronte a me.
Due gocce si alzano nel cielo.
Mano nella mano.
Amen
<<Andiamo a casa.>>