Serviam Aut Non Serviam
23 Novembre 2020
23:50
Iudex et Angelus I
<<Sei sicuro di volerlo fare? Sembri esausto.>> chiese Arsalan.
<<Sto bene.>> fu la risposta di Jacob.
Era seduto sulla finestra della sua camera da letto, nel loro appartamento. Guardava il cielo, e la luna.
No, quelle erano distrazioni. Doveva guardare gli umani in basso.
Tra loro, c'era lui.
<<Se lo dici tu... faremo turni, allora. Riesci a stare fino all'una?>>
<<Certo. Ma ho come la sensazione che tu non stia prendendo il tutto seriamente.>> Gli diede un'orribile occhiata.
<<...non prendertela. È solo che credo Andromalius sia troppo debole per prenderci tutti di sorpresa.>>
L'Angelo si pose dietro di lui e gli mise le braccia intorno al corpo, come se fosse naturale.
<<...Arsalan.>> chiamò il ragazzo.
<<Sì?>>
<<...se davvero vuoi proteggermi. Non importa cosa succede.>> Gli strinse una mano. <<Non lasciare che ti uccida.>>
Ci fu esitazione, dall'altra parte. <<Fino a poche ore fa, eri tu a volermi uccidere.>>
<<Le cose sono cambiate, te l'ho detto.>>
<<Cambiate?! Jacob, guardami.>>
Lo fece piegare all'indietro fino a vedere il suo volto. <<Sono ancora io. Sono la stessa persona che odiavi! Ho fatto quelle cose, e voglio che mi perdoni, voglio ricominciare... però, non posso credere che dopo nemmeno un giorno...>>
Il suo volto.
Già, era sempre lo stesso, lo stesso viso senza pietà a cui aveva rivolto la sua Spada.
Ad eccezione di una cosa.
<<...non sono ancora del tutto sicuro di quel che sto dicendo. Ma ora...>> rispose Jacob <<Ora vedo veramente i tuoi occhi, e questo mi basta.>>
Gli toccò la faccia, e anche per lui, quello fu abbastanza. Lasciò si rivolgesse di nuovo al cielo.
Con la Spada Sacra, la Shamshir-e-Zomorrodnegār in mano, Jacob Aiagon continuava a guardare in giro. Ogni tanto gettava sguardi alla porta, ogni tanto al terrazzo sopra di loro.
Otteneva sempre e solo il silenzio.
Non gli piaceva.
<<Arsalan, ti ricordi mio nonno?>>
Si accorse solo dopo aver fatto la domanda di star girando e rigirando l'anello di Salomone fra le dita.
<<Certo.>> rispose <<Era pieno di difetti... oserei dire problemi. Ed un passato... lo sai. Ma l'ho conosciuto come un uomo... altruista, tutto sommato.>>
<<Haha, già. Ho pensato un po' a lui, di recente. Capisco meglio alcune delle cose di cui parlava.>>
<<Le ho sentite tutte e capite poche.>>
<<Be', una volta... ovviamente la sai, ma lasciamela ripetere... una volta mi ha detto che l'unica cosa più difficile di scegliere è capire perché fai una scelta.>>
L'Angelo, ancora a stretto contatto con lui, annuì. <<E che voleva dire?>>
<<Credo... che ci sono infiniti strati di motivazioni dietro ad ogni cosa. Sia psicologica che etica, no? E dobbiamo andare a fondo.>>
<<Perché dobbiamo? Preferirei rimanere in superficie.>>
<<Anch'io. Però... le motivazioni causano le cose. Dobbiamo capirle, così possiamo avere... controllo di noi, e delle... nostre scelte...>> Il ragazzo sbadigliò. <<...sai, quel vecchio diceva un sacco di cose orribili.>>
<<Più quelle che altre.>> confermò, girandogli una mano tra i capelli.
<<E avevi ragione quando dicevi che era buono, ma... non so. A volte penso che non mi vedesse come... la persona piccola che ero. Solo come una bambola con cui sfogsrsi. E mi diceva tutte le cose che una persona piccola non dovrebbe mai sentire.>>
<<...è colpa sua?>>
<<Forse. Ripeto. Era una persona buona. Ma questo non cambia che forse sarei stato meglio senza di lui.>>
<<...a volte è così.>>
Uno stormo di uccelli lasciava la terra in lontananza. La distesa del mare rifletteva la distesa dell'alto. Le nuvole cominciavano ad accumularsi.
La natura funzionava sempre alla perfezione. Le cose andavano solo come dovevano andare, che fosse stato progettato da Dio o meno.
Per questo non bisognerebbe darsi la colpa per ciò che è fuori dal nostro controllo.
Ma come può una parte stessa della natura fare questa distinzione?
<<Hey... non è che...>> Jacob sbadigliò ancora <<Potresti preparare del caffè, vero?>>
<<...come no.>> disse freddamente l'Angelo.
<<Ah... grazie, Angelo di Dio che sei mio custode...>> scherzò lui.
Lo vide lasciare la stanza, ed aspettò.
Quel che accadde dopo, Jacob Aiagon non seppe se accadde dopo o prima del ricevere il caffè. Non l'avrebbe mai potuto sapere.
Fatto sta: accadde che il Giudice si addormentò, seduto sulla finestra aperta.
<<Attento.>> sussurrò Arsalan afferrandolo prima che cadesse.
Sapeva che i suoi occhi si fossero già chiusi, e che la sua mente fosse già scomparsa nel mondo dei sogni.
Perciò decise di non disturbarlo. Lo prese tra le sue braccia, e lo coricò nel letto.
Il solo distogliere gli occhi da lui gli fece male.
Gli accarezzò il volto, sperando lo sentisse nel luogo in cui si trovava.
E poi...
23 Novembre 2020
23:56
Iudex et Angelus II
<<Sei pronta, Zedel?>> chiese Risa Dascira, seduta sul proprio letto.
<<Assolutamente. Ma tu lo sembri meno.>> rispose, in piedi di fronte a lei.
<<Ti assicuro che sono pronta per tutto ciò che accadrà.>> Si alzò. Le fece segno di proseguire. Poi ricordò. <<-sei tu la personalità principale. A te l'onore.>>
L'Angelo uscì dalla stanza e si diresse attraverso il corridoio alla porta di uscita. <<Non c'è bisogno che mi accompagni. Devo solo incontrare Andromalius.>>
<<E poi chi darà al Vaticano la testimonianza dettagliata del tuo assorbimento? Per quanto odii l'idea... devo esserci.>>
<<...giusto.>> Zedel si fermò nel mezzo del corridoio.
<<Cosa stai facendo?>>
<<La veste da Cavaliere. Aiutami a togliermela. La dovrai restituire.>>
Senza obiettare, lei scese la cerniera del suo abito.
Non appena l'ebbe completamente sbloccata, e cominciato a rimuoverla dalle sue spalle, l'Angelo si girò di scatto e se la scrollò via.
La veste cadde verso la porta.
Quando lo fece, ci fu uno strano suono. L'abito fu all'improvviso catturato da una complessa serie di fili invisibili, tesi dal soffitto, al pavimento, ai muri.
<<Andiamo, Risa, pensavi davvero di potermi ingannare con una trappola del genere?>>
<<...no...>>
La ragazza le diede una spinta verso sinistra, dove c'era un'altra porta, e si sentì lo stesso suono.
<<...per questo ho preparato due trappole del genere.>>
In pochi secondi, lo spago aveva legato l'intero corpo di Zedel, immobilizzando le sue spalle così come le gambe.
<<...perché, Risa?>> chiese, guardandola negli occhi.
<<Non è ovvio?>> Si avvicinò a lei. <<Perché non voglio vederti morire.>>
<<Ne abbiamo già parlato, la mia anima non è composta da sola Ousoa, tornerò solo in Paradi->>
<<Non è quello il punto, dannazione! Il punto è che non voglio che tu mi lasci!>>
-mancò la risposta. L'avrebbe potuta cercare nella sua faccia, ma come sempre non c'era alcuna emozione.
Quindi Risa continuò a parlare.
<<Non voglio che tu mi lasci, Zedel, hai capito? Non c'è un motivo, lo so, sei solo un qualsiasi Angelo. Ma sei il mio Angelo. E sei diventata mia amica.>>
<<Pensi davvero ci sia una relazione più che puramente di lavoro tra Giudice e Custode?>>
La ragazza indietreggiò un secondo.
Poi la colpì con un pugno in faccia.
E gridò piangendo.
<<Sì, lo penso, Gesù Cristo santissimo! Penso che non avrei sentito nessun'altra emozione di nuovo se non fosse stato per te! Penso che sono uscita dall'abisso tenendomi al mio ricordo di te! E penso che... penso che altrimenti, non oserei fare questo!>>
Senza pensarci di nuovo, Risa prese la sua testa fra le mani, e avvicinò il viso al suo.
<<Risa... no.>>
<<Allora parlami! Non so nemmeno io cosa siano questi sentimenti, e non me ne frega! È da te che voglio risposte! Ti sto solo chiedendo... dimentica le nostre direttive come Cavalieri, dimentica tutti gli ordini, dimentica la Chiesa, la Sfera, dimentica il Paradiso, dimentica gli Angeli, dimentica i Demoni, dimentica Dio, e per un solo attimo, pensa soltanto a me... e dimmi cosa provi.>>
Respiro pesante, e lacrime che scorrevano.
Questo sentiva.
Era il proprio corpo.
Sembrava essere il proprio corpo.
Lo sembrava, perché...
Perché in quel momento Zedel respirava allo stesso modo, e piangeva allo stesso modo.
Quel viso sempre privo di ogni espressione personale, ora stava condividendo più di quanto un umano potesse mai fare.
<<...nemmeno... nemmeno io voglio lasciarti, Risa... non riesco a pensare ad altro, come se stessi malfunzionando... voglio dimenticare il mio compito come Angelo di Dio, ed essere soltanto... tua Custode...>>
<<...Zedel...>>
Entrambe erano state addestrate al leggere chiunque altro. Loro stesse non erano eccezione.
Nonostante ciò, scavò dentro il suo sguardo, in un inarrestabile desiderio di... sentirlo... tutto.
<<Zedel... ho già interrotto comunicazioni con il Vaticano. Lasciamocelo... lasciamoci tutto alle spalle. Andiamocene. Andiamo da qualche parte dove... siamo solo noi.>>
<<Il mio cuore non desidera altro.>>
<<Ti prego...>>
<<...ma non è possibile.>>
All'improvviso...
I fili che la tenevano si ruppero.
"No."
Le gambe dell'Angelo cominciarono a muoversi.
"No, no, no, no, no."
E il suo corpo saltò attraverso la finestra più vicina.
Risa gridò. <<Zedel, per favore...!>>
Si gettò per inseguirla.
Il mondo sembrò congelarsi con loro a mezz'aria.
<<...te l'ho detto, Risa... non è quello che voglio fare...>>
<<Allora non-!>>
Sotto il piede di Zedel apparve un Chiodo Sacro.
<<Addio.>>
<<No!>>
Come uno sparo, il rumore dell'impatto fece volare via uno stormo di uccelli.
Il Chiodo Sacro diede a Zedel una spinta per proiettarsi lontano, e allo stesso tempo, rispedì Risa Dascira indietro nel proprio appartamento.
La sua forza scomparve.
I suoi sensi diminuirono.
E la realtà di sé stessa la colpì come un muro crollato.
<<...Ze... del...>>
23 Novembre 2020
23:59
Iudex et Angelus III
Rumore di passi.
Rumore di passi che lasciavano la stanza da letto.
Silenziosi, per non essere notati.
Una porta si aprì.
Un Angelo sospirò tristemente.
Un Angelo fu accecato dalla luce del lampadario.
<<Cosa pensi di fare, Raguel?>> domandò Simona con la mano sopra l'interruttore.
La vide lì.
...piegata di fronte al frigorifero. <<Prendo un bicchier d'acqua. Ma ovviamente...>> sospirò di nuovo mentre la rimetteva dentro <<Hai comprato ancora questa roba frizzante.>>
<<È buona.>>
<<È uno schifo! E perché la metti in frigo, comunque? Siamo a Novembre!>>
<<Tu perché la stavi cercando nel frigo?>>
<<Touché.>> Spostò la mano in un altro ripiano, e tirò fuori una bottiglia normale. <<Su, torna a dormire. Avevi detto di voler andare a letto presto per essere in massima forma, no?>>
Ma lei fece l'esatto opposto. Si avvicinò di più all'Angelo.
Notata la sua espressione, Raguel chiese, senza muoversi: <<Simona? Tutto bene...?>>
<<...sì, dopo che avrò fatto questo...>>
Velocemente, come se avessero i minuti contati, avvolse le proprie braccia intorno al suo corpo nell'abbraccio più stretto che potesse.
<<...non gli permetterò di farti del male, Raguel. Alcun male. Questo potere che mi è stato donato... no, questa vita che mi è stata donata, la dedicherò a questo scopo.>>
La senti sorridere. Non ci fu alcun tentativo di rimuoversi da quella posizione, anzi, Raguel ricambiò.
<<Cos'è, un giuramento?>>
<<Chiamalo come vuoi. Penso di aver reso cosa intendo dire... sarò qui per salvarti.>>
<<Ho capito, ho capito. Ma... io... non credo di poter dire lo stesso.>>
-questo la fece arretrare. <<Cosa?>>
L'Angelo sentì la Giudice tremare per quel che aveva detto. Una reazione esagerata, che tuttavia prese con assoluta serietà, mettendole due mani sulle spalle. <<Devi ascoltarmi, Simona.>> Non c'era alcun sorriso sul suo volto, ora, nessun bagliore nei suoi occhi castani. <<Devi imparare a sopravvivere da sola.>>
Sopravvivere? Lei?
Come risposta, indicò i propri muscoli.
Raguel non l'accettò. <<Sì, avrai anche la forza per aprire la mascella di un leone a mani nude... ma il tuo cuore è incapace di battere senza i tuoi amici, non è così?>>
<<Ed è una cosa negativa?!>>
<<È un dono tanto quanto una debolezza, e se fossi un Angelo lo capiresti!>> Abbassò lo sguardo <<Non sai quanti di voi ho visto... cadere completamente, perché vivevano sostenuti dagli affetti dei propri cari. Perché avevano bisogno di amare ed essere amati. Voi umani siete dipendenti da qualcosa che non potete controllare, la volontà altrui, perciò tutto quel che posso chiederti, è di imparare a vivere da sola!>>
Le ultime parole suonarono come un grido soffocato che nascose per un attimo il verso inanimato del minifrigo.
<<Io non ho altro.>> rispose Simona duramente <<Lo sai che io non ho altro.>>
<<Non è vero! Non! È! Vero!>> Con ogni parola, colpiva il suo petto a pugni, sapendo di non poterle fare il minimo danno <<Anche quando tutti gli altri sono andati, anche quando sei rimasta da sola nel buio, hai sempre te stessa!>>
<<Io non valgo niente. Ho perso quel diritto anni fa.>>
<<Il tuo valore non si trova negli altri, Simona! Non hai bisogno di essere redenta! È tutto qui dentro!>> Indicò il suo cuore.
Lei rimosse la sua mano. <<Pensavo capissi, Raguel. L'unica cosa che mi assicura che nel mio cuore c'è qualcosa degno del mio rispetto... sei tu. Il fatto che tu abbia visto tutti i miei peccati e abbia comunque deciso di rimanermi accanto. Se rimuovo te dall'equazione, non mi rimane più nulla.>>
<<Questo... un giorno ti ucciderà. Come ha ucciso tutti gli altri.>>
<<...lo so. E ci sto lavorando.>>
<<...davvero?>>
<<Risa mi sta aiutando ad aver più fiducia in me stessa.>>
L'Angelo sbuffò. <<Simona->>
<<Lo so! Lo so che così sto ancora dipendendo da qualcuno! Ma ora sei tu che devi ascoltarmi, quando ti dico che esistere senza l'aiuto degli altri, per noi umani, è impossibile!>>
<<Tu sei più che umana! Tu sei una Giudice!>>
<<E l'unico motivo per cui lo sono è perché sono anche l'altra!>>
Smisero di parlare ora, sentendo solo i rispettivi respiri.
Raguel chiuse con il piede la porta del frigorifero, e il silenzio allo stesso tempo.
<<...credi davvero che Risa possa fare ciò?>>
<<No. Credo che io possa fare ciò, con il suo aiuto.>>
Le sorrise. <<Ah, vedo stai già imparando. È un peccato che essendo una creatura pluridimensionale senza vero senso di sé, io non abbia niente da insegnarti.>>
Simona replicò allo stesso modo. <<Già. Però anche se lo sei, penso lasciarti uccidere da Andromalius sarebbe stato un po' tanto.>>
<<Hm? Oh no, io ero davvero venuta qui per l'acqua. Non mi sognerei mai di fare una scemenza del genere.>> Aprì la bottiglia appoggiata alla sua sinistra e prese un sorso. <<Si è riscaldata...>>
<<...hey, Raguel.>>
<<Sì?>>
<<...quando sarà tutto finito... prendiamoci una pausa dal lottare, va bene?>>
<<Pfft.>> rise, alzando la bevanda. <<E me lo chiedi? Per quanto mi riguarda, possiamo anche->>
Ma.
Ci fu un suono.
Il più orribile, terrificante, disgustoso suono.
Di un'esplosione, di un urlo, di uno strumento scordato.
Che paralizzò l'intero corpo di Simona e fece congelare il suo sangue.
E quando sollevò lo sguardo.
C'era un buco, nella la testa di Raguel.
"...no..."
L'Angelo cadde a terra su un lato.
<<Raguel! Raguel- mi senti?!>>
La vide fare quello che faceva sempre.
Sorridere.
Sorridere come se tutto andasse sempre bene.
<<Simona... qualunque cosa accada... non... non prendertela per questo...>>
In qualche modo, continuava a parlare nonostante la ferita. Lei avrebbe preferito non lo facesse. <<Non sono pronta, Raguel! Non sono pronta per lasciarti andare, io->>
<<Per questo... ti dico... di non prendertela...>>
<<No! Non posso!>>
Cercò di afferrare il suo corpo.
Scoprì che si stava dissolvendo in Luce, diretta verso la finestra.
<<Ah... quel tipo... anche lui... è davvero... umano...>>
<<Raguel!>>
<<...ciao ciao... Simona...>>
Chiuse gli occhi prima di scomparire. Non si ribellò al suo destino, non tentò di far altro che accettare lo scorrimento.
L'Angelo Raguel si dissolse nel nulla, e lasciò Simona da sola.
Nel buio.
Con nessuno se non sé stessa.
...sé stessa.
Ora sì che riconosceva sé stessa.
Perché il suo cuore, e tutto dentro di esso, batteva con potenza.
Mentre il suo corpo veniva svuotato dalla forza fisica, il suo sangue girava sempre più veloce.
Rabbia.
Rabbia per il fine della rabbia.
Rabbia per il fine di Simona Paldim.
Si alzò.
Nella finestra, un buco perfettamente circolare.
Creato da un raggio capace di disintegrare ogni cosa nel suo cammino.
<<...An... dro... ma...>>
Aveva detto di non prendersela.
Aveva detto di lasciarla andare.
...proprio per questo non poteva farlo.
Simona Paldim adesso era da sola.
Per la prima volta.
Stava sopravvivendo senza nessun altro.
E desiderava una sola cosa.
<<...Andromalius!>>
Gridò a squarciagola, per compensare ciò che aveva perduto, così come per assicurarsi che lui sentisse.
Voleva sapesse.
Che uccidere Raguel, significava uccidere anche lei.
23 Novembre 2020
Iudex I
In un bagno di sudore freddo, Jacob Aiagon si svegliò da un incubo.
I suoi polmoni respiravano a fatica, i suoi occhi vedevano sfocato, come se avessero perso capacità.
Tutto il suo corpo era più debole. Quando lo mosse per sedersi sul letto. Quando poggiò una mano sul lenzuolo.
Come... se...
<<Arsalan?>>
...ciò che gli dava forza...
"No."
...fosse scomparso.
<<Arsalan!>> gridò.
Si alzò. Il suo peso era squilibrato, e cadde non appena mise il piede a terra.
La sua faccia a contatto con il pavimento emise un rumore.
Alzata la testa, toccatosi il naso...
Lo scoprì rotto, sanguinante.
<<No... no, no, non sta accadendo...>>
Una folata di vento congelò la sua pelle.
L'aria notturna stava fluendo dalla finestra aperta.
L'accompagnava la luce della luna.
E con esse, qualcos altro investì Jacob.
Ciò che non poteva essere eliminato.
23 Novembre 2020
<<No!>>
22 Novembre 2020
Ciò che ora spettava a lui di diritto stava investendo la sua mente.
21 Novembre 2020
20 Novembre 2020
19 Novembre 2020
Attraversando ogni centimetro del suo corpo, paralizzandolo dal dolore, impedendogli di fare altro se non gridare.
<<Dio... ti prego...>>
18 Novembre 2020
13 Novembre 2020
12 Novembre 2020
Stava venendo forzatamente riempito da ricordi.
26 Ottobre 24 Ottobre 16 Ottobre
15 Ottobre 14 Ottobre 13 Ottobre 7 Ottobre 6 Ottobre 6 Ottobre 5 Ottobre 4 Ottobre 3 Ottobre 2 Ottobre 1 Ottobre 30 Settembre 29 Settembre 28 Settembre 27 Settembre 26 Settembre 25 Settembre 22 Settembre 21 Settembre 2 Settembre 20 Giugno 19 Giugno 18 Giugno 17 Giugno 16 Giugno 15 Giugno 14 Giugno 8 Giugno 7 Giugno 31 Maggio 17 Maggio
<<Basta!>>
17 Maggio
E come aveva chiesto.
17 Maggio 2020
In una galleria oscurata dalla luce del sole, un Angelo, ferito e battuto, era crollato sulla propria schiena.
Di fronte a lui, due serpenti, avvolti uno nell'altro, formando un cerchio chiuso. Vibravano, e si sostenevano nell'aria con il loro solo movimento.
E dalle loro bocche uscirono decine di altri serpenti, che allo stesso modo, formarono una figura umanoide in costante tremore.
<<Tutto. Morirà. Arsalan.>> sibilò il Diavolo Accusatore, Tevatort. <<Lo. Senti?>>
Sì, lo sentiva, lo sentiva nel suo corpo e nelle sue orecchie.
<<Il. Tuo. Giudice. Ha. Gettato. L'Arma. Per. Lasciarti. Morire.>>
Non molto lontano, Jacob aveva fatto proprio ciò. Doveva essere uscito, in qualche modo, dalla propria anima dove il Demone l'aveva intrappolato, e ora stava confrontando Devadatta...
...e scegliendo di non ucciderlo.
<<Il. Tuo. Umano. Non. Ti. Accetterà. Anche. Se. Dovessi. Sopravvivere. Continuerà. A. Mentirti. Ed. Attendere. Il. Momento. Per. Colpirti. Alle. Spalle.>>
<<...lo... so...>>
<<Tu. Fallirai. In. Ogni. Missione. Quella. Di. Eliminare. Demoni. Quella. Di. Proteggere. Lui. Senza. La. Sua. Collaborazione.>>
<<Lo... so...>>
<<Non. C'è. Futuro. Per. Te. O. Per. Voi.>>
<<...forse. Ma...>>
Tevatort abbassò i pugni. Con la poca forza rimasta, Arsalan lo respinse con uno schiaffo, ed estese il braccio.
<<...io mi fido del mio Giudice.>>
<<Anche. Quando. Sta. Cercando. Di. Ucciderti?!>>
<<Non mi fido solo delle sue azioni. Mi fido di ogni fibra del suo essere. So che se davvero lo vorrà, se davvero sarà giusto, se davvero il suo cuore se lo sarà dato come scopo, nulla potrà impedirgli di liberarsi di me. Ma finché esita, finché rimane qualcosa di cui potrebbe pentirsi, io sarò qui. Ed oltretutto...>>
Il Demone attaccò di nuovo. Quando si fu avvicinato abbastanza alla sua mano, Arsalan evocò la Spada Sacra.
Apparve direttamente nel petto di Tevatort.
<<...il tuo maestro, ora, sta per farsi saltare in aria, perché vuole ucciderlo. Come cercheranno di fare molti altri in futuro. Per questo... non importa cosa lui pensi di me...>>
Si rimise in piedi togliendo l'Arma dal suo corpo, e la usò velocemente per decapitarlo.
<<...io... sono e sarò sempre... il suo Angelo Custode.>>
Arsalan si mosse come se il tempo fosse fermo.
Si lasciò il Demone alle spalle, si lasciò la Spada alle spalle, e corse verso Jacob.
Per salvarlo, entrò in quell'esplosione di luce.
24 Novembre 2020
I ricordi smisero di fluire.
Jacob Aiagon adesso era steso sul pavimento.
Debole, tremante, senza alcun potere da Giudice.
E nei suoi occhi, nulla.
La sua anima non mostrava nulla.
<<Arsa... lan...>>