Apocalypsis Veritatis
Cielo e Terra.
Il cosmo abitato da stelle, e il cosmo ospite dell'umanità.
Altrettanto infiniti, altrettanto brillanti.
Dalla cima di un palazzo, i due popoli sono visibili, sopra e sotto.
Arsalan una volta aveva menzionato quello come uno dei motivi per cui gli piaceva stare lì, sopra il loro condominio.
Per questo, Jacob pensò, aveva scelto quel luogo per allenarsi.
23 Novembre 2020
19:16
<<Vogliamo cominciare?>> domandò Simona <<Fate del vostro meglio per colpirmi.>>
I due si guardarono per un attimo.
<<Jacob... non pensare che i numeri da soli ci daranno un vantaggio. Lo renderemo nullo se non saremo in sincronia perfetta.>>
<<-hm.>>
Naturalmente aveva ragione, ma non gli venivano in mente altre risposte.
<<...seguimi, allora!>> concluse il ragazzo slanciandosi in avanti.
Evocò la Shamshir-e-Zomorrodnegār a metà strada. Sapeva che lei sarebbe stata capace di bloccarla se l'avesse tenuta in una posizione fissa, perciò se la girava tra le dita.
<<Oh be'...>> mormorò Arsalan. Prima che i due collidessero, apparve accanto a Simona e le rifilò una semplice gomitata.
Jacob ebbe un millisecondo per processare ciò che sarebbe accaduto: presa di sorpresa dall'Angelo, si sarebbe rivolta a difendersi da lui, e non avrebbe avuto l'opportunità di fare altrettanto con la Spada.
In teoria.
In pratica, vide la Giudice affettare il braccio di Arsalan a mezz'aria, ribaltare il suo intero corpo sul pavimento, e poi rivolgere un calcio alla Spada che la spedì ad un isolato di distanza.
Con il suo piano fallito, Jacob fu perso, ed ebbe come unica possibilità l'arretrare in fretta.
<<Ho detto il vostro meglio.>>
...e lui che aveva fatto, sennò?
Richiamò la Spada Sacra. <<Arsalan, ci sei?>>
<<Sì, ma->> Era in piedi.
Che fosse in piedi gli bastava. Il Giudice ripartì, stavolta lanciando l'Arma come un proiettile.
Simona la deviò verso l'alto con un ginocchio, ovviamente. Questo era previsto, e gli diede un paio di secondi... forse solo uno.
Quel che bastava per raggiungerla e preparare un pugno.
La prese in faccia, ma in cambio fu colpito nello stesso punto. Più forte.
Si spostò, sia per il danno ricevuto che per proseguire come programmato. <<Arsalan->>
Non serviva lo chiamasse. Era già in azione: prese il suo posto di fronte a lei, proprio mentre la Spada che aveva scagliato in aria cominciava a ricadere verso il basso.
Simona dovette difendersi da essa un'altra volta... e poi una terza, quando l'Angelo la evocò immediatamente nella sua mano.
Ancora, la teoria era che non riuscisse a fare entrambe le cose a così poca distanza temporale, mentre la pratica fu che sì, ne era perfettamente capace. Jacob rimase a guardare mentre Arsalan veniva disarmato di nuovo.
<<Questa era vicina. Ma ancora non il vostro meglio.>>
<<Non capisco...>> borbottò il ragazzo <<Come ha fatto a fallire...>>
<<Fallire cosa?>> chiese Arsalan, raggruppatosi accanto a lui.
<<Il piano, ovviamente. Perfetto in tecnica e perfetta prestazione...>>
<<Allora dovrebbe esserti chiaro come.>> Gli mise una mano sulla spalla, per attirare la sua attenzione. <<Guarda questo.>>
Come un fulmine, scattò accanto alla Giudice. La Spada era dove l'avevano lasciata: voleva affrontarla con le sue sole mani.
L'incontro dei loro palmi creò un forte vento, e quello fu solo il primo.
Lui cercava un'apertura verso la sua testa, con quella specie di arte marziale, lei bloccava ogni tentativo con le braccia o le nocche.
Sembravano essere in un pareggio, anche se tutti lì sapevano che Simona avrebbe potuto finirlo quando voleva.
Del resto, se lui aveva fatto quella scelta, doveva avere un motivo. Un piano, forse, o qualcosa da far vedere al suo umano.
Poi Arsalan colpì il pavimento con i piedi fino a creare delle crepe, e saltò nel cielo notturno.
Impugnava la Shamshir-e-Zomorrodnegār, e visto sollevato nell'aria di fronte alla luna, era come...
Come un vero Angelo.
Atterrò alle spalle di Simona con un rumore terribilmente forte.
Gridò, e attaccò.
Il suo corpo divenne poco più di un raggio di luce, la sua voce meno un suono e più una vibrazione.
E quando colpì con la Spada Sacra di Re Salomone...
...lasciò un apertura nel proprio petto, dove Simona lo afferrò e gettò a terra.
<<Rimane ancora peggio del tuo meglio, però ammetto che era impressionante.>>
<<Già, heh...>> sussurrò l'Angelo, appoggiando una mano per rialzarsi <<Impressionante è... tutto ciò che so fare.>>
...e questo che voleva dire?
Ancora, si rimetteva in piedi, e diceva: <<Simona, tu sei molto più di un fantoccio per allenamento. Dammi un suggerimento.>>
<<S-suggerimento? Io?>> La ragazza arrossì, pur non smettendo di sorridere con confidenza. <<Haha, io sono solo umana. Penso che se non riesci a battermi, è solo una questione di forza fisica.>>
<<Che scemenza!>> Tentò un calcio volante - schivato verso il basso, afferrato, l'Angelo fu usato come una mazza. <<Ow. C'è... una differenza fondamentale nei nostri stili di combattimento.>>
<<Quando saprò distinguere due stili te lo farò sapere!>> Abbassò un piede sopra la sua faccia, o meglio, dove c'era la sua faccia prima che lui rotolasse via.
Avrebbe potuto colpirlo, se non fosse stata distratta a parlare.
Quindi, perché stava, anzi, perché stavano entrambi parlando? Jacob osservava e non capiva. Gli dava fastidio sentire le loro voci, distorte dai movimenti supersonici, e nervoso si chiedeva perché non stessero zitti.
<<Qui non si tratta di conoscere stili!>> Doppia capriola, decisamente impressionante, e Spada in mano per tenerla lontana. <<Nulla è inerente, anch'io ho dovuto imparare a combattere... e la persona che me l'ha insegnato mi ha insegnato a lottare da Custode!>>
<<Un Custode non lotta, genio!>> urlò apparendo dietro di lui e gettandolo a terra con uno schiaffo.
L'Angelo non rispose, come se avesse detto tutto ciò che c'era. Si limitò ad incontrare gli occhi di Jacob un attimo.
"Dovrei saperlo io cosa significa?!"
Odiava gli Angeli così tanto per il loro essere costantemente criptici. Quando dicevano cose che avevano senso, le dicevano come se non l'avessero, e viceversa. Il loro modo di parlare, no, il loro modo di pensare era incomprensibile.
Ma forse...
Poteva comprendere il modo di pensare di un umano.
Un umano in fuga da un'organizzazione quasi onnipotente, senza alcun aiuto, che si ritrovava all'improvviso accompagnato da un'inesperta creatura divina.
...certo. Daniele Tobia Abel aveva insegnato ad Arsalan a lottare come un Custode... il suo Angelo Custode.
<<Ah...>> sospirò Jacob.
Prima che Simona potesse colpire di nuovo, lui apparve al fianco di Arsalan.
Presa la Spada Sacra, tagliò l'aria, e le impedì di avvicinarsi.
<<...ti ha insegnato a lottare in coppia.>>
<<Certo, che scema.>> disse la Giudice <<È come ha detto Risa. C'è differenza tra combattere in due e combattere come un duo. Vediamo se basterà?>>
Arsalan tornò su. <<...Jacob, hai un piano?>>
<<Piano?>> chiese lui. Si spostò a destra per evitare la ragazza, scattante verso di loro come un proiettile. <<Dimmelo tu.>>
<<No, voglio sia tu a farlo.>> Assalito, riuscì a tenerla ferma per le mani, rendendosi incapace di combattere se non con i piedi.
<<Perché questa cosa?!>>
<<Perché... non sono... il tuo...>> Una ginocchiata ruppe quella frase e lo spedì in volo all'indietro.
...il suo cosa? Il suo capo? Il suo superiore? E che cosa, altrimenti?
In che modo poteva considerarsi eguale o meno che inferiore, comparato ad un Angelo?
Vedendo la sua testa circondata di stelle, come una corona forgiata dalla notte...
Vedendo le sue fattezze nel buio, come un'armonia predeterminata in un dipinto...
Vedendo Arsalan, lui...
...per l'ennesima volta, vide Arsalan essere colpito nella faccia da Simona Paldim.
Sentì cartilagine rotta. Un suono rozzamente musicale. Un suono che riportava alla mente ricordi.
Quando gli era apparso un Angelo ferito, troppo ferito per muoversi oltre, e avevano guardato il cielo stellato insieme.
Quando gli aveva aperto la porta fuori da una cella buia, e mostratogli la luce della libertà.
Memorie che nella sua mente erano corrotte, ormai. Ora le ricordava com'erano.
Sì, quello era un guerriero.
Non perché vinceva ogni battaglia facilmente, non perché era un dio da idolatrare.
Perché combatteva, e combattendo si feriva, e combatteva ferendosi nonostante la possibilità di sconfitta.
"...avevo provato ad ucciderlo una volta."
Un piedistallo crollò.
<<Arsalan! Io a nord, tu a sud, e al mio via fammi da scala!>>
<<Aha! Ricevuto!>>
I due circondarono Simona, davanti e dietro. La Spada stava in mano al Giudice, ora.
Poi diede il segnale. Entrambi partirono verso di lei. Stesso, identico, tempo, stessa, identica, velocità, stessa, identica, intenzione.
Simona avrebbe potuto schivare orizzontalmente, ma conoscendola, era più probabile lo facesse verso l'alto - ed infatti fu così.
Un salto esagerato, impossibile da eguagliare abbastanza velocemente, a meno che non fosse già programmato. Il che lo era.
Arsalan fece da scala, un termine incomprensibile per lei. Tenne la Spada bassa ed obliqua, con un lato rivolto verso l'alto.
Come per piano, Jacob si lanciò su di essa. Appoggiò i piedi sul piatto della Shamshir-e-Zomorrodnegār, e si proiettò in cielo.
Ben oltre ciò che aveva fatto Simona. Ora evocò la Spada a sé, ed ottenne il secondo gradino, verso il basso.
Lei ebbe una breve reazione negli occhi, osservando il brillio dell'Arma, e il corpo del Giudice contro la luna.
Lo stesso corpo si scaraventò sul suo. La sola forza delle sue gambe contro quella Spada a mezz'aria lo trasformò in un proiettile vivente.
E Simona Paldim tornò giù dolorosamente.
<<...questo è il nostro meglio.>> disse Jacob, tenendo Shamshir-e-Zomorrodnegār sospesa sulla sua fronte.
<<Impressionante davvero. Ma->> Roteando se lo scrollò di dosso, e si rialzò.
Fu presa da Arsalan per il colletto. La tirò all'indietro, e quel secondo di confusione fu abbastanza per permettere a Jacob di riprendersi e metterle la Spada alla gola.
<<Come stavo dicendo...>>
<<...il nostro meglio.>> finì l'Angelo.
Simona non poté che fissarli con un sorriso compiaciuto.
Poi alzò lo sguardo. <<Uh oh.>> Si allontanò di corsa.
<<Cosa->> Piegando il busto all'improvviso, Jacob schivò un coltello in volo nella sua direzione.
<<E lei quando c'è arrivata, qui?>>
<<Buonasera, ragazzi!>> salutò Risa dal tetto del palazzo accanto <<Sono sicura avrete spazio per altre due persone!>>
Anch'ella come un lampo, apparve Zedel.
Il Giudice dovette fermare un suo calcio con la Spada. Saltò indietro, ma lei lo inseguì.
Arsalan la deviò mettendosi in mezzo.
<<Abbiamo tutto quello che vuoi, Risa!>> ribatté l'Angelo <<Vai tu a prenderla?>>
Jacob gli passò Shamshir-e-Zomorrodnegār. <<No. Tu blocca i Chiodi, io mi occupo di Zedel.>>
<<Di Zedel? Ma->>
Ma era un Angelo più forte di lui in ogni modo, questo lo sapeva. Non avrebbe ascoltato obiezioni, però. Si lanciò su di lei con solo i propri pugni.
L'assenza delle mani non rendeva Zedel molto meno pericolosa. Tuttavia, la rendeva più prevedibile: se Risa stava usando i Chiodi, lei avrebbe solo usato i propri piedi.
Era diventata abbastanza brava, a quanto pareva. Camminò letteralmente sulla faccia del ragazzo ed atterrò con una capriola, seguita da una piroetta che lo colpì nella spalla.
<<Non... non pensare a me, Arsalan. Continua a bloccare i Chiodi!>>
Quando arrivò il calcio seguente, saltò per evitarlo.
Ora, se c'era una cosa che l'usare la sua Arma come "scala" gli aveva insegnato bene, era usare anche tutto il resto allo stesso modo.
Per metterla brevemente, si appoggiò sulla gamba di Zedel a metà calcio, e usò quell'appoggio per roteare oltre, dietro le sue spalle.
Non si aspettava di prenderla di sorpresa, ma nemmeno che lei tentasse di gettarlo giù dal bordo del palazzo. <<Woah, cosa->>
<<Guarda dove vai.>> fu l'unica risposta che ottenne.
...e va bene, se la voleva così.
<<Arsalan, puoi venire qui, ora.>>
L'Angelo giunse accanto a lui, e capì quale fosse la sua intenzione.
Ora Zedel si trovava tra loro e Risa. Per colpirli con i Chiodi, la Giudice avrebbe avuto bisogno di passare attraverso lei.
Sull'altro palazzo, Simona si appoggiò sulla sua spalla. <<Interessante. Ora che farai, Cavaliere?>>
<<...non è ovvio?>>
Mentre i due cercavano di colpire la ben più abile Zedel, Risa correva per raggiungerli.
Adesso si trovavano in un due contro due.
<<Hai sentito quel che ha detto sulla sincronia.>> disse Risa <<E la vostra non potrà mai essere migliore della nostra.>>
<<Si vedrà.>> rispose Jacob, partendo all'attacco <<Hey Arsalan, Spada invisibile.>>
Quella era stata un'idea di Risa stessa, prima quel giorno. Sapeva anche lei cosa fosse, ma ciò non lo rendeva meno efficiente.
Se entrambi evocavano la Shamshir-e-Zomorrodnegār costantemente, essa si muoveva da una mano all'altra fino a diventare quasi invisibile all'occhio, e se colpivano allo stesso momento, era impossibile prevedere chi l'avrebbe impugnata nell'ultimo secondo.
Lo diressero a Zedel per prima. Lei si ritirò, e al suo posto apparve Risa, che bloccò entrambe le loro braccia. Jacob la rimosse di mezzo con un pugno.
...ora il suo Angelo era scomparso. Dove...?
Sentirono vento, e guardarono nel cielo.
Zedel stava usando i Chiodi come scala, ed era giunta alla fase di proiettile, diretta verso Jacob.
Lui stava per prepararsi a fermarla... quando invece fu spinto via, con un grido.
Con la coda dell'occhio vide Arsalan prendere il "proiettile" al posto suo, e finire a terra.
<<...Arsalan...>> sospirò porgendogli una mano per rialzarsi <<Non c'è bisogno...>>
La accettò immediatamente. <<Angelo Custode, ricordi?>>
<<Giudice di Dio, ricordi? Sono qui per combattere e ho anche esperienza nel farlo. E se siamo una coppia, devi difendere, parare, non... qualunque cosa fosse quello.>> Nelle sue parole forse ci fu più acidità di quanto intendesse. Quando se ne accorse, sperò che recepisse le sue emozioni.
Poiché l'Angelo sorrideva, sembrava di sì. <<Va bene, va bene. Scusami. Ma farò "qualunque cosa fosse quello" se lo riterrò davvero necessario.>>
Ovvio, in casi come quelli di un terrorista con vesti esplosive, o un prete posseduto, era preferibile.
...si chiese il perché aveva dovuto ricordarglielo. A volte, Arsalan stava da parte e lo osservava lottare da solo. Gli aveva permesso di scontrarsi con il Supermaestro, per esempio. Non aveva mai sentito il bisogno di... salvare Jacob.
Almeno... non prima di tempi recenti.
<<Avete finito? Posso tornare a massacrarvi?>> chiese Risa.
<<Possiamo.>> la corresse Zedel.
<<...possiamo.>>
Era... cosa, soddisfazione quella sul suo volto? Cos'era successo esattamente tra quelle due?
"Haha. Mi sento quasi in colpa a dovergliela togliere dalla faccia."
<<Arsalan! Ho bisogno di un secondo!>>
<<Un secondo, ricevuto!>>
L'Angelo scattò tra le due italiane.
Prima che potessero reagire, alzò entrambe le mani tra le loro orecchie.
E le batté con abbastanza forza da stordirle.
Una distrazione da un secondo.
Si avvicinò a Risa, che aveva già dei coltelli in mano.
In quasi qualunque situazione, una lama più corta contro una più lunga è la perdente in partenza.
Perciò mentre Arsalan teneva lontana Zedel, lui disarmò la sua Giudice.
Non di tutto, però. Mancavano ancora i Chiodi Sacri. Tutti e quattro apparvero di fronte a lei, e le loro traiettorie occupavano ogni direzione possibile.
Tranne una, che doveva aver considerato inutile.
Jacob salutò Arsalan, per fargli capire chiaramente che questo era pianificato, e saltò giù dal tetto.
Silenziosamente, si aggrappò da un davanzale. Rimase lì per un po' di tempo.
Ogni secondo, si aspettava di vedere il suo Angelo apparire per salvarlo, ma per fortuna ciò non accadde. Avrebbe rovinato la sua idea.
Aveva bisogno che si fidasse di lui e non guardasse giù dal tetto.
Tese l'altro braccio verso il basso.
Poi un volto si sporse.
Era Risa. <<Dove sei fi->>
Le lanciò la Spada Sacra direttamente in fronte, e con un'acrobazia, tornò su per rifilarle il colpo di grazia.
La bloccò a terra con il peso del proprio corpo.
Rimaneva Zedel, che alzò una gamba sopra il suo collo.
Quell'angolatura estrema assicurava una forza altrettanto estrema, ma d'altra parte, significava anche apertura.
Una lama apparve sotto la sua coscia. <<Abbassa quel piede, su.>> disse Arsalan <<Ma ti avviso che sarebbe un'amputazione un po' grezza.>>
Seguì congelamento.
Nessuno di loro era capace di muoversi.
La prima ad accettare la sconfitta finì per essere Risa. <<...lascialo stare, Zedel.>>
Una volta che l'ebbe fatto, Jacob si tolse e la aiutò a rimettersi in piedi. <<Mi dirai che vi stavate limitando, ora?>>
<<Non l'avrei detto ma sì, lo stavamo facendo.>>
<<Ah, quindi la scelta di farti colpire in fronte era programmata?>>
<<...questa... te la concedo.>>
La Giudice si allontanò, e con Zedel andò sull'altro soffitto, dove Simona la stava aspettando.
Solo dopo esseri assicurato che avessero finito, Arsalan si sedette. <<È stato... un allenamento fruttuoso.>>
<<Per me soprattutto.>> disse il ragazzo <<Ero già arrugginito.>>
<<Dovrai tener duro ancora un po'. Mi dispiace che tu abbia questo compito.>>
<<E di che? Non è colpa tua.>>
L'Angelo lo guardò sbigottito. <<N... non lo è?>>
-ah. Forse questo avrebbe dovuto tenerselo per dopo.
<<Uhh, è per colpa di Andromalius che sono dovuto diventare Giudice, no? Quindi è colpa sua, alla fine.>>
<<Sì, ma...>> Gli mise entrambe le mani sulle spalle. <<Forse... ci sono ancora delle cose che non sai, o non ti sono chiare.>>
<<...anche tu. Ho letto i libri di Daniele.>>
Lo vide arrossire. Sapeva che l'argomento non era il più comodo per lui, ma proseguì.
<<Ho letto che... i Diavoli Accusatori dovrebbero essere rari. Due su cinque miliardi, tipo. Per questo hai insistito che diventassi Giudice, vero?>>
<<...avrei potuto riconoscere le stranezze presenti. Avrei potuto annullare tutto quando Demoni come An sono cominciati ad apparire.>>
<<Avresti, avresti. Ma non sarebbe stato necessario se non fosse stato per Andromalius. È colpa sua se questa zona è infestata.>>
<<Non è colpa sua per il mio trattamento!>> urlò l'altro, quasi disperato.
<<...no. E non so se posso ancora perdonarti.>> Cominciò a rialzarsi. <<Ma se la vedo come una fase orribile, forse riesco a dimenticare.>>
<<Forse...>>
<<Forse, se->>
All'improvviso, un fischio nelle orecchie. Qualcosa... di molto veloce, volava nella sua direzione. Sapeva cosa. Non poteva evitarlo.
Arsalan lo vide, e reagì al suo posto, rotolando e spingendolo via.
Si sentì un breve rumore, qualcosa che veniva strappato.
<<Arsalan! Arsalan, cosa->>
<<Tutto... bene.>>
Lo fece coricare sullo stomaco per guardare la sua schiena.
C'era un taglio, attraverso la maglietta e attraverso la sua carne. Poco profondo, ma abbastanza da mostrare sangue.
In lontananza, Zedel gridò: <<Errore... mio. Scusate.>>
<<Ah, non preoccuparti!>> rispose l'Angelo dai capelli rossi <<Jacob, dammi una mano ad alzarmi, per favore.>>
L'Angelo... dai... capelli...
Rossi...
Rossi... come...
<<Jacob...?>>
Guardò in alto.
La luna era dipinta cremisi, le stelle brillavano come capillari.
Il cielo si stava sciogliendo, dipinto in una pittura, rosso, sangue.
Il sangue... gli stava... togliendo... il respiro...
Sentì una... voce.
<<Oddio, Jacob-!>>
Le sue mani era l'unica cosa che vedeva. Rosse. Rosse, sporche di intestini.
Le chiuse e sentì i battiti dei loro cuori intrappolati tra le sue dita.
<<No... haaaaahhh... no, n-no... n... haaaaahhhh...>>
<<Jacob. Ascoltami. Ascolta la mia voce. Concentrati su di essa. Nient'altro. Non c'è nient'altro.>>
Nient'altro se non... rosso.
Ora nelle sue mani c'era un coltello, e dal coltello colavano i resti di una piccola bambina.
<<Io... haaaaaaahhhhhh...>>
<<Tu, sì, solo tu, e la mia voce. Ascoltami. Respira. Respira con i tuoi polmoni. Non c'è... nessun... sangue.>>
Si sbagliava. Sangue... era tutto ciò... che c'era...
Era perfino dentro di lui... andava... così... veloce...
Batteva così forte. Come se volesse uscire.
<<Jacob! Guardami!>>
L'aria... l'aria rossa... infettiva, un virus...
...poi per un secondo... qualcosa lo riempì d'aria pulita.
Il mondo smise di essere una sfocatura rossa.
E vide.
Blu.
Thump, thump
<<Guardami. Non c'è niente. Ci siamo solo noi. Nulla può farti male.>>
Blu...
<<Sì, così. Senti il mio calore. Respira... non girarti! Va tutto bene... non c'è... niente... sangue...>>
Blu... così... bello...
<<Va tutto bene... lasciale scorrere... non è stata colpa tua... quel rosso non è sulle tue mani...>>
Così... così...
<<...non è... non è colpa tua, Jacob...>>
Caldo...
Lo accolse... nelle sue braccia... calde...
<<...non è colpa tua...>>
E non fu più capace di trattenere le lacrime.
23 Novembre 2020
23:16
Il tempo di allenarsi ormai era finito. Per quanto alcuni di loro avrebbero insistito per proseguire tutta la notte... sapevano bene che altre attività erano necessarie.
Probabilmente non l'uscire a passeggiare per la città dopo cena, ma lo fecero comunque.
<<...quindi Arsalan vi aveva detto tutto, eh?>>
<<"Tutto" è un po' esagerato, perché saprai che gli Angeli sono incapaci di parlare chiaro.>> rispose Simona <<Ma sì, ci ha spiegato la situazione oggi.>>
<<E vedo l'avete presa bene.>>
<<Sei arrabbiato?>> chiese Risa spuntando fuori.
<<No. Da quando di interessa come mi sento?>>
L'altra ragazza si rivolse a lei. <<Posso dirlo, o->>
<<Dire cosa? Mi interessa perché è utile conoscere i sentimenti dei propri compagni.>>
Poi arrivò Raguel da dietro. <<Ah, a proposito di cose da non dire... se dovesse capitare al Vaticano, uh... quel che è successo al rifugio...>>
<<Cos'è successo al rifugio?>> chiese Risa.
<<Sai, quella cosa con la lib->> Si fermò un secondo. <<Ahhhh, ho capito. Esatto. Non è successo niente.>>
<<Saremmo condannate per eresia, del resto.>> disse Zedel <<Il Grande Angelo Raguel che siede lì piena->>
<<Abbiamo già detto che non è successo! Segui il programma.>>
Infine li raggiunse anche Arsalan. <<Perché, Giudici e Angeli devono davvero essere perfettamente sacri?>>
<<Sarebbe preferibile.>>
<<Allora ho fatto qualcosa di sbagliato...>>
<<Infatti ci hanno inviate qui.>>
Questa sembrò generare una risata da Risa. Tutti lo notarono, probabilmente, ma a giudicare dalla sua conseguente tosse, era meglio non dirlo ad alta voce.
...quelli era i momenti che preferiva, ad essere onesto.
Quando i guerrieri abbassano la guardia, e smettono di fingere per provocare, di essere tesi ed aggressivi.
Quel volto era vero quanto quello in battaglia. Ed era contento di poterli vedere entrambi.
Anche se, con gli Angeli, la cosa si complicava.
Era un po' come... fossero sempre tesi. Creati per il solo scopo di combattere.
Aveva senso, ma era strano da vedere. Vedere quanto chiaramente fossero la stessa persona, il Custode e la macchina da guerra.
Persino in Arsalan, che conosceva da così tanto tempo, non gli riusciva di distinguere alla perfezione le due modalità.
Pensava che, ancor più degli altri, quell'Angelo fosse... la confusione personificata.
O forse sentiva questo solo perché tali erano i suoi pensieri e sentimenti su di lui.
Qualunque il motivo, lui-
"...huh?"
Si girò istintivamente a sinistra.
Nell'ombra di un largo vicolo, nell'oscurità dove la luna non raggiungeva.
C'erano due stelle cadenti.
C'era un uomo.
<<No, no, no, no...>> mormorò.
Lo vide fare un passo avanti.
<<Non provarci nemmeno, bastardo!>>
Gli corse addosso con solo una Spada ed una rabbia.
Mirò alla testa.
Andromalius arretrò.
<<Jacob Aiagon->>
No. Sentite le sue grida, tutti si erano fermati.
Nel vicolo adesso erano entrati Arsalan, e Risa e Zedel, e Simona e Raguel.
<<Non diamogli tempo di organizzarsi! Arsala->>
<<C'è una famiglia, al quinto piano del palazzo alla vostra destra.>> disse Andromalius con freddezza.
Si immobilizzarono.
Era questo che il Giudice temeva. In quel luogo, poteva prendere ostaggio chiunque volesse grazie ai suoi raggi di Ousia.
<<Non voglio far loro del male, né a voi. Sono qui solo per... ahhhh... parlare.>>
E quello cos'era? Quel suono che aveva fatto?
Un... gemito...?
Ora si stava anche tenendo un braccio, e la sua schiena era ricurva, come se fosse...
Ferito.
<<Che ti è successo?>> domandò Jacob.
<<Successo? In un certo senso, questa è colpa vostra, ma in un altro, è del tutto normale. Io... sto... morendo.>>
Morendo.
L'immortale stava morendo.
...il dubbio che stesse dicendo menzogne era basso, in realtà. Persino i suoi occhi sembravano più fiochi di prima.
<<Dopo il nostro scontro, sono... ah... andato a cercare di recuperare l'Ousia perduta. Ma nella mia fretta, devo essermi spinto oltre il limite.>>
<<Hai un limite?>>
<<Tutto nell'esistenza ha un limite inerente! Dio è limitato dall'essere Dio, gli Angeli sono limitati dall'essere Angeli, e io... dall'essere umano.>>
<<Certo. Il tuo corpo, la tua mente e la tua anima... non possono contenere tutta quella Luce.>> notò Arsalan.
<<Correzione. Possono, ma ciò significa... che cominciano, lentamente, a decadere. L'unica cosa che può impedirlo è il rituale, ma... infiniti calcoli, infiniti esperimenti, mi rivelavano sempre che non avrei fatto in tempo! Che sarei morto prima di raggiungere la quantità d'Ousia necessaria!>>
Risa strinse un pugno. <<...allora muori.>>
Debolmente, Andromalius emise una specie di... risata. <<Sai già cosa sto per dire, Cavaliere. Tu mi odi... e tu, Simona Paldim?>>
<<...no, non direi.>> rispose lei.
<<Ahhhh... mi... dispiace, allora... e tu, Jacob Aiagon? Tu sicuramente puoi comprendere.>>
Certo. Fece una domanda di cui sapeva già la risposta. <<Comprendere cosa?>>
<<La paura. La paura di morire, di non avere abbastanza tempo per trovare la strada giusta della vita, e di lasciare questo mondo tra i pentimenti. Se potessi rendere l'inevitabile evitabile... non lo faresti?>>
<<No.>> mentì.
<<Capisco. Questo... renderà il tutto ancor peggiore.>>
Si preparò a contrattaccare qualunque cosa arrivasse. <<Continui a parlare di quel che vogliamo come se ti importasse.>>
<<Oh, ma mi importa. Ho già detto che... non voglio far male a nessuno di voi. Anzi... a nessuno.>>
<<E che mi dici del tuo rituale? Il tuo Big Bang che potrebbe distruggere la nazione?>>
<<...infatti, non si tratterà di un'esplosione.>>
<<E-eh?>>
Si girò verso Risa, la formulatrice di quella teoria. La vide poco sorpresa, così come tutti gli altri.
<<Il mio Diavolo Accusatore... voleva ingannarmi, ma non ci riuscì. Dopo il suo assorbimento, vidi alcuni dei suoi ricordi, e scoprii che il rituale avrebbe potuto cancellare fino all'intero pianeta. Per questo... ho deciso di non sfruttare un'esplosione di Ousia, ma un'implosione. L'inversione del Big Bang... che può portare ugualmente all'eternità, senza arrecare alcun danno!>>
Che... che cazzata...!
Doveva essere falso, era tutto falso...
...quindi, perché gli altri erano così calmi...?
<<Questi atti mi distanziano dalla mia umanità...>> continuò Andromalius <<Ma non sono un assassinio, non sono un sadico o un pazzo. Ho sempre cercato di non fare male a nessuno, perché non voglio trascinarmi dietro peccati per secoli. Per questo ora vi sto chiedendo il permesso.>>
<<Permesso per cosa?!>>
L'uomo chiuse gli occhi, e si inchinò. <<Non posso ottenere l'Ousia necessaria da Angeli Custodi e Diavoli Accusatori. Tuttavia...>>
No. Ecco cosa stava per dire.
Un attimo prima che lo disse, era diventato chiaro, ma le parole colpirono con altrettanta forza:
<<...un Angelo incarnato contiene quantità ben maggiori di Luce Divina.>>
No.
<<Vi sto chiedendo di lasciare che Arsalene, Zedel e Raguel muoiano per me.>> concluse Andromalius.
...lui... osava...
Jacob si sarebbe scagliato sull'uomo a terra se non ci fosse stato Arsalan a fermarlo. Si limitò a gridare.
<<Tu, con che coraggio vieni qui-!>>
<<È solo una... richiesta.>> rispose quello.
<<E se ci rifiutassimo?!>>
<<Allora... allora, davvero, morirò.>>
Lasciò che i loro occhi si incontrassero.
Ma al Giudice non faceva nemmeno pena. Alzò la Spada. <<Per quanto mi->>
Di nuovo, dovette essere interrotto.
<<Jacob.>> aveva chiamato Arsalan. <<Non ne vale la pena.>>
E a quel nome, in quel modo... come poteva rifiutare? Il Giudice si ritirò verso gli altri. <<È rischioso lasciarlo libero.>>
<<Potrei davvero distruggere questo palazzo, la mia Luce è ancora nelle stesse condizioni!>> ribatté Andromalius <<E così potrei uccidere i vostri Angeli in questo momento, prenderli come se non fosse nulla. Ma non lo farò. Perché io non sono quel tipo di persona.>>
Nessuno venne a supportarlo, e si rialzò da solo. <<...credo di poter sopravvivere per un altro giorno. Due, forse. È inutile che vada alla ricerca di altra Ousia, perché so già qual è l'unica cosa che può salvarmi. Per favore... Angeli Custodi di Dio... pensate... a me.>>
Per quanto il ragazzo si ripetesse che quello era un abile manipolatore, la sua triste voce rotta sembrava genuina.
Lo fissò, mentre camminava via, senza alcun salto magico o nulla del genere.
Lasciò dietro solo il pallido bagliore delle stelle.
E nel silenzio, una preghiera.