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Absit Violentia

<<Tu.>> mormorò Simona, allungando il braccio. 

Senza pensare a cosa stesse facendo. 

Una singola mano, avvolta intorno alla testa del Demone. 

Lentamente, piegò le dita. 

Non aveva la forza per farla esplodere velocemente. Quindi, guardò il sangue colare dalla nuca. 

Lo sentì gridare. Un umano fuso ad un Demone poteva sopportare più dolore di quanto immaginasse. Tuttavia, il proprio corpo dipendeva comunque da un sistema nervoso. 

La distruzione del lobo occipitale significava che ora era incapace di processare ciò che vedeva. 

In teoria, dunque, né l'uomo né il Demone videro Simona alzare l'altra mano. 

Tutto ciò che seppero fu che il loro lobo frontale fu infranto subito dopo, completamente paralizzando ogni muscolo. 

Se c'era ancora qualcosa di vivo, lì, smise di gridare. E di fare qualsiasi altra cosa. 

Era buio. Simona non sapeva dove fosse, né come quel Diavolo Accusatore l'avesse catturata. 

<<Risa?>>

Solo una flebile candela illuminava quella stanza. 

<<Zedel...?>>

Facendo un passo avanti, sentì i propri piedi colpire un liquido. 

<<R... Raguel...? Dove siete...?>>

Buio. Troppo buio. 

E sola. 

Troppo sola. 

Dove non c'era nessuno a guardare, nemmeno Dio. 

Ed era solo lei, con un cadavere creato dalle sue stesse mani. 

<<No no no... dove siete tutti... dove siete... qualcuno... qualcuno mi...>>

-un muro di fronte a lei andò in pezzi. 

Risa. 

Con un calcio, l'aveva distrutto. 

Dalle sue spalle, luce inondò la stanza. 

<<Finalmente. Hai già ucciso il Demone, vedo. Cosa->>

Ma all'altra Giudice non interessava parlare. 

Si gettò su di lei e avvolse le sue braccia intorno al suo corpo. 

<<Giusto in tempo.>> ansimò Simona <<Pensavo... di stare... per perdere... il controllo.>>

Lei non replicò con le proprie braccia, né però la spinse via. <<-cosa ti ha fatto?>>

<<Niente. Niente. Non lasciatemi da sola, o...>>

<<O farai qualcosa di orribile?>>

Arretrò immediatamente. Le sue labbra erano chiuse, il suo sguardo emetteva una domanda ovvia. 

<<Per quanto tu nasconda, io posso sempre indovinare. L'unica cosa di cui hai paura... è quello che sei capace di fare.>>

Non poté che enfatizzare con un gesto il cadavere dal cranio schiacciato ai suoi piedi. 

<<...forse tu non capisci quanto sia facile ferire qualcuno. Anche mortalmente.>>

<<Oh, no. Sei tu a non capirlo.>>

Avvicinatasi, Risa prese un coltello, e con leggerezza, cominciò a farlo scorrere per il corpo di Simona. 

<<Se ti tagliassi la gola per errore, potresti morire dal dolore, o dissanguata. Questo se supponiamo che non ti ferisca la trachea, nel qual caso non respireresti più, e le tue vie aeree potrebbero perfino venire otturate, soffocandoti. Più in basso hai il cuore, da dove partono cinque capillari tra vene e arterie, e se ne tagliassi uno solo, perderesti sangue e ossigeno allo stesso tempo. E perfino nel tuo stomaco, se dovessi danneggiarlo, senza nemmeno distruggerlo, potresti essere uccisa dalla peritonite, dopo un po' di tempo a vomitare.>>

<<...se stavi cercando di spaventarmi, non ci sei riuscita.>>

<<Oh? Non hai paura di un Cavaliere della Quinta Sfera prona a scatti d'ira? Se un giorno mi arrabbiassi...>>

<<Mi fido di te e delle tue abilità.>>

<<Appunto.>>

La Giudice italiana girò su sé stessa, dandole le spalle. 

<<Uno dei motivi per cui il Vaticano mi ha inviato qui era che temevano Jacob fosse troppo inesperto. Non l'ho mai seriamente allenato... ma forse, in questa città c'erano più principianti di quanto pensavano.>>

Simona fissò la sua schiena per qualche secondo. 

<<...vuoi insegnarmi a combattere?>>

<<Sei più forte di ognuno di noi, ovviamente...>> Si rivolse di nuovo verso di lei. <<Tuttavia, se quel che ti serve è fiducia, posso dartela solo in questo modo. E del resto, è solo giusto che ricambi il tuo favore, no?>>

...ma questo era qualche tempo fa. 

23 Novembre 2020

Risa insistette per andare a prendere Arsalan con Raguel... per protezione, diceva. 

Presero la sua macchina, e tornarono in campagna, così da reclutare quel solo Angelo Custode che nemmeno loro volevano incontrare. 

<<Non avrei dovuto lasciarlo lì.>> si disse Jacob. 

Alla sua sinistra era rimasta Simona. <<Hai fatto una scelta normale. Preoccupati di quel che farai dopo.>>

Eh. Dopo? 

Dopo non sapeva nemmeno se sarebbe rimasto in piedi. 

Per qualche motivo, pensava di sentirsi più esausto di quanto fosse veramente. 

O forse quella sensazione alienante veniva dal suo essere più stanco di quanto sentisse. 

A quel punto, non sapeva più nemmeno cosa stesse dicendo. 

Mosse le dita. Stava aspettando di sentirsi più forte e resistente... i segni dell'avvicinamento di Arsalan. Ma ancora non c'era niente. 

L'Angelo rimaneva lontano, ed una parte di lui voleva fosse così. 

Non poté evitare di fissare Simona. Il suo aspetto così come le sue abilità rendevano esplicito che fosse, fisicamente, più forte di lui e tutti gli altri, e nemmeno aveva bisogno di essere vicina al proprio Angelo Custode per ciò. 

Ironico come l'unica a non avere quella regola fosse la tipa dell'amicizia. 

...proprio mentre la stava guardando, notò ogni suo arto irrigidirsi. 

<<Oh no. Lo senti?>> domandò la ragazza. 

Sentire...? 

Avrebbe potuto chiederle di chiarire a cosa si riferisse. Ma in realtà, lo sapeva benissimo, e nemmeno una risposta negativa lo avrebbe convinto. 

Odorò l'aria. 

Non sentì nulla. 

Doveva pensare che Simona si sbagliasse? Oppure...

<<Vai.>> le disse. 

La Giudice scomparve dalla sua vista. 

...gambe più veloci di chiunque altro. 

Riflessi più sviluppati di un atleta. 

Un olfatto più avanzato, se poco, di un predatore. 

Avrebbe notato un odore di zolfo troppo leggero perché Jacob facesse lo stesso. 

E a giudicare dalla direzione che aveva preso, veniva da dentro il rifugio. 

Il ragazzo la riuscì a seguire a malapena, un po' giudicando dagli spazi dove una folla si era divisa. 

Poi la puzza raggiunse persino il suo naso. 

-in uno dei bagni. A lati opposti di un corridoio, c'erano quello degli uomini e quello delle donne. 

Ma solo nel secondo la porta era stata aperta con abbastanza violenza da scardinarla. 

Sperando non ci fosse nessun altro, corse dentro. 

Disgustoso come previsto. Mura ammuffite, un soffitto decadente. 

Un corpo con un cacciavite nella schiena sul pavimento. 

Simona lo stava tenendo fra le braccia. <<...l'odore veniva da qui. Quando sono arrivata, era già scomparso.>>

La donna non aveva più alcun battito né respiro - decisamente, era morta. A giudicare dalle gocce di sangue a terra, Berilix l'aveva portata nell'angolo della stanza per colpirla, e uccisa anche a costo di rivelarsi. 

<<Dobbiamo andare.>> disse Jacob <<Deve aver deciso di cominciare una serie.>>

Ma Simona rimase lì. <<...no, non penso.>>

<<Huh? L'omicidio seriale è uno dei modus operandi più tipici per questi Demoni.>>

<<Lo so. Però... non ha senso. Guarda i gabinetti. Se fossero stati usati sarebbero pieni, se qualcuno avesse scaricato sarebbero bagnati all'interno. Invece...>>

...invece, il ragazzo ammise dopo aver controllato, non c'era niente. 

<<Magari non ha avuto il tempo di usarlo.>> notò. 

<<Se avesse avuto bisogno di rilasciare, avrebbe rilasciato dopo la morte. Non è successo. Questa persona non aveva bisogno di andare in bagno.>>

<<E se fosse venuta a lavarsi le mani?>>

Un po' disgustata, Simona gli mostrò le suddette mani del cadavere. <<Sono pulitissime, non perché ha usato i lavandini - quelli sono completamente asciutti - ma perché aveva salviette in tasca.>>

...va bene. Adesso era un'investigatrice. 

Anche se era sempre stata piuttosto osservante, mai Simona aveva dimostrato quel genere di attenzione ai dettagli. La stessa persona che si era precipitata ad inseguire odore di zolfo ora stava analizzando con calma la situazione. 

D'altra parte, aveva ragione. 

<<Allora... si trovava fuori, e Berilix ha deciso di trascinarla qui per ucciderla? Non nega la possibilità che stia commettendo omicidi in serie.>>

<<Forse.>> rispose lei <<O forse questa donna ha incontrato Berilix nel corridoio, facendo qualcosa che rivelava la sua identità, e il Demone l'ha trascinata qui per ucciderla.>>

<<Proprio quel che pensavo io.>> disse Zedel. 

Quella voce alle sue spalle fece quasi sobbalzare Jacob. Lontana da Risa, l'Angelo non aveva più tutto il proprio potere, ma se poteva camminare così silenziosamente, non ne avrebbe avuto bisogno. 

<<E credo anche di sapere il resto. Venite fuori.>>

<<E lei?>> chiese Simona, mostrando il corpo. 

<<Non possiamo portarla con noi, ora. Mettila su un gabinetto e chiudi la porta. Ci... assicureremo di riprenderla dopo.>>

...a malincuore, lei fece così, e poi seguì l'Angelo nel corridoio. 

La prima cosa che Zedel fece fu colpire il pavimento sotto di loro con un piede. Lo ripeté diverse volte, in diversi punti. 

<<Stai cercando... una parte vuota?>> chiese Jacob. 

<<Qui. Controlla per me.>>

Il Giudice si piegò, e attaccato l'orecchio, bussò un paio di volte. 

Il suono in risposta era diverso. Non sapeva esattamente come riconoscere il suono del vuoto, ma era abbastanza diverso perché capisse. 

<<...è una mattonella.>>

Rimossero quel quadrato, quasi indistinguibile dal resto. 

Sotto di loro... completo buio. 

Un buco che scendeva giù per chissà quanto. 

<<L'avrà creato lui...?>>

<<Non importa.>> disse Zedel <<Qualcuno di noi deve scendere lì sotto. Le probabilità di incontrarlo sono più alte lì che qui, perciò suggerisco che voi due scendiate. Io rimarrò di guardia... devo anche assicurarmi che nessuno trovi il corpo, del resto.>>

Fece cadere un Chiodo verso il basso per capire quanto fosse profondo. Entrambi i Giudici sarebbero riusciti ad entrare, se con un po' d'aiuto. 

<<Ci servirà una torcia.>> notò Simona. A passi veloci ma umani andò via per recuperane una. 

Lasciò Zedel sola con Jacob, il quale stava ancora fissando il vuoto, e che sussurrò: <<...ridicolo.>>

<<Cosa c'è di ridicolo?>> chiese l'Angelo. 

<<Questo doveva essere un lavoro semplice. Trovate Demone, uccidetelo. Invece si sta trasformando in una caccia impazzita. Ridicolo.>>

<<Il tuo errore è pensare che Berilix sia solo un obiettivo da sconfiggere per mettere fine alla tua storia. Ogni nemico è la propria persona, ogni persona genera una storia, e incrociarle significa che dobbiamo adattare le nostre alle loro.>>

<<...e che la mia storia è limitata da quelle altrui, hm?>>

<<Non solo. È anche agente e ricevente.>>

Poco dopo, la Giudice tornò marciando. Aveva trovato da qualche parte ben due torce. <<Allora, Jacob?>>

Ultimo Diavolo Accusatore. Forse l'avrebbero trovato lì sotto, e sarebbe davvero finito tutto lì. Più probabilmente non sarebbe andata così. Andava mai così? 

Decise di essere ottimista, e ricordò che con Simona a fianco, aveva ben poco da temere. <<Andiamo.>>

La prima a scendere fu lei. Introdusse le gambe, si aggrappò dai lati, e si lasciò andare in caduta libera. 

Ci fu un tonfo. 

Poi un suono, e l'accensione di una luce. <<Tutto a posto!>>

Come previsto, era atterrata in piedi senza danni. 

Jacob però non era certo di poter fare lo stesso, per via della lontananza da Arsalan. Scese più lentamente, tenendosi con mani e piedi. 

I palmi divennero rossi e persero più pelle di quanto si aspettasse, ma continuò. 

A metà strada, sentì il rumore della mattonella venir spostata. Zedel aveva chiuso l'entrata. Era tutta discesa, ora. 

<<Va bene, Simona, sempre per sicurezza assicurati di prendermi al volo.>>

<<Huh? I-io?>>

Non ci furono altre parole. Il ragazzo lasciò andare. 

Precipitò per un paio di secondi attraverso quello strettissimo spazio, e piombò tra le braccia della Giudice più giù. 

L'unico risultato negativo fu un ventre dolente. 

<<...wow, lo sai cosa sarebbe successo se non ti avessi preso?>>

<<Questa è dura roccia, quindi suppongo mi sarei rotto il collo.>> Con un gesto, le indicò di liberarlo, il che fece. <<Ma ero certo ci saresti riuscita.>> concluse, accendendo la propria torcia. 

C'era una sola direzione da seguire, e la imboccarono lentamente. 

<<Ah, devi ringraziare più Risa per quello.>> continuò lei mentre camminava alle sue spalle. 

<<Che c'entra Risa?>>

<<Come afferrare una persona in caduta è una delle cose che mi ha insegnato! Non aveva previsto che fosse in uno spazio così ristretto, però...>>

<<Ti ha insegnato questa roba?>>

<<Mi ha insegnato roba di tutti i generi,  negli ultimi tempi.>>

<<Giusto. Allenamento da Giudici. Non sarebbe mai soddisfatta altrimenti.>>

<<In realtà->>

<<Aspetta.>>

...questo era da aspettarselo. 

Un bivio. 

<<A giudicare dai rumori sopra di noi, siamo sotto la cucina.>> disse Jacob <<Quindi... se ricordo bene la mappa, uno di questi potrebbe portare fuori, e un altro...>>

<<C'è uno sgabuzzino, credo.>>

<<Sì. E siamo certi non ci fossero altre uscite, prima?>>

<<L'entrata che abbiamo usato era contrassegnata. Ho controllato il soffitto, e non ce ne erano altre.>>

Dunque, se Berilix era fuggito attraverso i tunnel, doveva aver preso una di quelle direzioni. 

<<...ma a questo punto, si sarà già allontanato dalle uscite.>>

<<Seguirlo è inutile.>> La ragazza sbuffò. <<Dobbiamo stare qui ad aspettarlo?>>

Ma per quanto lei fosse seccata, lui si era solo fatto più determinato. <<...no. Tu starai qui ad aspettarlo. Io tornerò su, e lo costringerò a scendere. Così potrai occupartene tu.>>

<<E come hai intenzione di farlo?>>

<<Ho già trovato un modo, non preoccuparti.>> rispose lui, correndo nella direzione da cui erano venuti. 

Lasciò Simona da sola nel buio, e tornato nel punto in cui si trovava la mattonella, gridò il nome di Zedel. 

L'Angelo apparve per aprirgli la botola. Come era sceso risalì, e le spiegò la situazione. 

<<Non sappiamo chi sia, ma possiamo scatenare un panico generale.>> disse <<Annunciamo che c'è stato un omicidio.>>

Fu facile, naturalmente. Portarono il direttore nel bagno e gli mostrarono il cadavere, al che fu chiamata la polizia, e anche prima, informalmente, indetta una caccia all'uomo. 

Anche se avessero voluto mantenere il segreto, la voce si sarebbe diffusa subito, e loro non avevano alcuna intenzione di mantenere il segreto. 

Perciò, in pochi minuti, tutti nel rifugio sapevano dell'accaduto. 

La reazione naturale di Berilix sarebbe stata nascondersi giù nel tunnel, dove avrebbe incontrato Simona. E a lei non sarebbe certo sfuggito. 

-un piano semplice. Bastava sperare funzionasse. 

In realtà, Jacob non voleva altro che vederlo completato con successo. 

Il motivo era ovvio. Sarebbe stata una vittoria conseguita senza... il suo aiuto. 

Dimostrando che non ne aveva bisogno, e risparmiandolo dal dover collaborare con lui un'altra volta. 

Nonostante questo pensiero positivo... il ragazzo era teso. 

Decise che fosse la confusione causata da loro stessi a farlo sentire così, ed uscì al di fuori dell'edificio. Ormai era impossibile per lui sperare di entrare nei tunnel senza essere notato, e comunque, con i suoi poteri ancora così deboli, sarebbe solo stato un fastidio lì. 

Seduto su un gradino, rimase a fissare il sole di fronte alla porta per qualche secondo. 

<<...ultimo Diavolo Accusatore.>> si ripeté. 

Un po' gli dispiaceva non poterlo sconfiggere con le proprie mani, ma il compito spettava a Simona. 

Ora rimaneva solo da aspettare. Aspettare che la sua compagna facesse...

...la propria parte...? 

<<...aspetta.>>

Il ragazzo scattò in piedi. Quasi scivolò giù per quelle poche scale. 

Ripensò a quel tunnel. C'era un dettaglio... un dettaglio che ricordava perfettamente, eppure a cui non aveva fatto caso. 

La mattonella. 

Berilix l'apriva per entrare nei tunnel. 

Ma una volta lì...

Poteva essere chiusa solo dall'esterno. 

"Dannazione, Zedel, avresti dovuto pensarci!" si disse correndo verso l'entrata. 

Aprì la porta del rifugio, e...

...davanti, gli apparve un uomo con le mani piene di cacciaviti. 

Tutto il tempo che ebbe fu quello di spostare leggermente la testa. 

La lama non gli passò attraverso la fronte come previsto. Solo nel suo mento. 

<<Bastar->>

Fu spinto all'indietro da un calcio. La sua schiena toccò il duro pavimento, e fu fortunata a non infrangersi su esso. 

Il Demone non perse tempo, e si scagliò su di lui con un altro cacciavite. Jacob, per quanto ferito e debole, riuscì a rotolare via ed evocare la Shamshir-e-Zomorrodnegār. 

La roteò nell'aria, disarmandolo, ma di solo un'arma su otto. 

Altri cacciaviti diretti verso il suo orecchio. Cercò di afferrarli, capì di aver fallito, e decise di afferrare invece il polso del nemico. Fu una scelta intelligente, in realtà. Lo slogò, e approfittò del momento per avvicinare l'uomo e colpire con la Spada. 

Velocità e forza provavano che fosse un Demone. Non aveva paura di ferirlo. 

Purtroppo, lo vide contorcersi usando il punto di contatto con la sua mano come perno, roteare ed infine colpire il fianco di Jacob con un calcio. Lo spinse di nuovo all'indietro; mentre il Giudice riuscì a rimanere in piedi, il Diavolo Accusatore era atterrato su tutti gli arti funzionali. 

Il terreno cominciò a tremare. Leggermente, poi sempre più forte. Jacob quasi perse l'equilibrio, ed immaginava che presto l'edificio accanto a loro... e tutti quelli coinvolti... avrebbero rischiato grosso. 

Se quel Demone poteva creare terremoti, doveva essere quello che aveva creato i tunnel. Da dove prendessero questi poteri non lo sapeva. Sapeva solo di non potersi concedere più di un attimo di riposo, o le cose si sarebbero messe male. 

Abbastanza tempo perché potesse analizzare il proprio mento: ferita pericolosa se avesse dovuto usare la propria mascella, o se avesse causato un'infezione. Per il resto era solo un enorme fastidio. 

L'attimo si era concluso, durato più del previsto, e mentre il terremoto proseguiva, il Demone era tornato all'attacco con un salto. 

Il Giudice lo prese al volo e scaraventò contro il muro, solo per vederlo lanciarsi di nuovo su di lui, usando il muro stesso come propulsore. Questa fu una mossa lenta, magari addirittura stupida. Il corpo del Demone in volo strisciò giusto contro la Spada Sacra, formando un taglio di certo disabilitante. 

Per un normale umano, almeno. Quei bastardi smettevano di soffrire il dolore dopo pochissimo tempo. 

In ogni caso, il Diavolo Accusatore cadde sul pavimento. Altri secondi. 

La mano sinistra di Jacob si stava muovendo più veloce di prima. 

La destra impugnava una Spada sempre più vicina al petto di quell'uomo. 

Affondo. 

Il Demone parò... usando tutti i cacciaviti che aveva. Ingegnoso, ma debolmente temporaneo. La Shamshir continuava a scendere lentamente verso il suo torace. 

Tuttavia, Jacob sentiva di essere in svantaggio. 

Uno dei cacciaviti sarebbe scivolato giù dalla presa con la Spada, e la vittoria avrebbe ricevuto il più veloce: l'uomo con il cacciavite diretto alla fronte di Jacob, o Jacob con la Spada diretta al suo petto. 

Se l'avesse lanciato, poi, il rischio sarebbe aumentato ancora di più. 

Per questo non poteva permettersi di rimanere fermo in quella posizione. Senza destare sospetti, abbassò la mano sinistra. 

Questa era pericolosa. 

La Shamshir-e-Zomorrodnegār scomparve dalla sua destra, lasciando che tutti i cacciaviti convergessero verso la sua faccia. 

Nel frattempo però, la stessa Spada stava riapparendo nella sua sinistra, molto più vicina al corpo del nemico. 

Così, Jacob tagliò via il braccio dell'uomo, e con lo stesso movimento passò lateralmente attraverso il suo stomaco. 

Le sue orecchie nemmeno processarono le risultanti grida - o meglio, non le avrebbero processate se non fossero potute essere sospette ad altri. 

Per evitare che qualcuno dentro il rifugio lo sentisse ed uscisse a controllare l'accaduto, gli tagliò subito la gola. 

Le vibrazioni del terreno sotto i suoi piedi si interruppero. 

E quella, senza ombra di dubbio, fu la fine di quell'uomo. 

Non sapeva se fosse il vero Berilix o il suo complice. Non sapeva che tipo di Demone avesse appena ucciso, come facesse a manipolare il terreno. Non sapeva che persona fosse, quella. Del resto, ora non era più. 

Era solo...

...sangue. 

Sangue...

<<Hahhhh...>>

Sangue...

"Ah, Jacob, Jacob. Il tuo corpo reagisce male a questa vista, ora."

Ma... ra...

Cosa... stava... dicendo...? 

"Sto dicendo che dovrai ringraziarmi per aver trasformato il tuo panico in lussuria. Andiamo, Jacob. Di che colore è?"

...rosso. 

Thump, thump

<<No.>>

Rosso... come...

<<Non... ahhh... non... adesso...>>

Rosso come tutto ciò che amava e tutto ciò che odiava. 

Rosso come il cremisi della morte da lui tanto desiderata. 

Le sue mani. Non solo. Le sue gambe e il suo corpo fremevano. 

Tutto tremava. Il mondo intero. 

Thump, thump

I suoi occhi dorati risplendevano come un'intera citta. 

Thump, thump

Il corpo di Jacob Aiagon cominciò a piegarsi verso il basso. Una mano toccò terra e si immerse nel sangue. 

Per sentirne la consistenza. 

Come un desiderio di lussuria e violenza liquefatto, come tutta la feccia del mondo che così tenendo gli uomini in vita li incatenava. 

Il suo odore, come il peggiore segno di catastrofe, eppure come un incidente da cui non si può distogliere lo sguardo. 

E la bocca di Jacob Aiagon. 

Sussurrava: <<Ma... ra...!>>

Ma non rifiutava davvero il Signore dei Sensi, no. 

La stessa bocca ora stava estendendo la lingua, così da accogliere quella mano tremante e quel rosso, come aperitivo per un completo pasto. 

Thump, thump

La sua coscienza stava cedendo. I suoi sensi stavano venendo inondanti dalla percezione di quel liquido. Rosso. 

Come. 

I suoi. 

Capelli. 

<<Ar... sa... lan.>> mormorò. 

Ma quel nome. 

Quel nome lui non lo amava. 

Quel nome lo odiava. 

Eppure in quel momento, pieno solo di lussuria assoluta, era l'unico che riusciva a riconoscere. 

Un nome come un afrodisiaco. 

Un nome come una nausea.  

Thump

Un nome che lo risvegliò. 

Scintillando, gli occhi d'oro svanirono. 

Jacob Aiagon riprese coscienza del mondo intorno a sé, tutto ciò che aveva mancato di notare, allo stesso tempo. 

Mentre era piegato lì, qualcuno aveva lasciato l'edificio alle sue spalle. 

Quel qualcuno emetteva un terribile odore di zolfo. 

Quel qualcuno, che a giudicare dal rumore dei passi indossava pesanti tacchi, si era poi avvicinato a lui. 

Ora, se la sensazione dell'aria intorno a lui non lo ingannava, se il suono acuto che sentiva immobile era reale, se il suo sesto senso esisteva davvero fuori da un'illusione...

Se ciò che percepiva era reale, quel qualcuno stava per ucciderlo con una lama attraverso la nuca. 

Lui era congelato, ovviamente. Non poteva reagire. Stava solo processando gli avvenimenti nell'ultimo misero momento della sua vita. 

Tra un battito del cuore e l'altro. 

Poi il suo tempo finì, e sentì solo un'esplosione. 

Thump

Ma Jacob era vivo. 

Si girò. 

La persona alle sue spalle non c'era più. 

Al suo posto, un'automobile familiare si era schiantata sul muro, portando lei con sé. Sembrava che... lo scontro l'avesse rimossa e bloccata, e che poi un Chiodo nella sua fronte l'avesse uccisa. 

...questo significava che...

Il Giudice corse a vedere chi ci fosse dentro la macchina. Lo sapeva già, ovviamente. 

Raguel era dietro, senza cintura di sicurezza, e dunque chiaramente ferita dall'impatto, ma non c'era sangue. Con ogni probabilità era svenuta. 

Davanti, al sedile dell'autista, c'era Risa. Lei la cintura l'aveva, ma comunque doveva aver urtato contro il proprio schienale. Anche lei aveva gli occhi chiusi. E se non aveva subito danni peggiori, era perché qualcun altro si era lanciato sul volante in quel momento...

...colui che era nel sedile del passeggero, aveva preso il controllo del veicolo per colpire Berilix. 

Lì c'era Arsalan, anch'egli svenuto e ferito, e che presumibilmente aveva precipitato quella macchina addosso ad un Demone ed un muro per salvare Jacob. 

Thump, thump

Passarono ore. 

Le prime ore furono necessarie per convincere il Vaticano a ripagare i danni al rifugio, ad occuparsi dei corpi dei Demoni, e a trovare una storia convincente per l'omicidio. 

Poi altre ore le dedicarono ai feriti, i tre feriti nell'auto. Rimasero a letto nella casa fuori città, nonostante le loro capacità di guarigione sovrumane. Dovevano averla mandata a velocità ridicole per essersi fatti tanto male. 

...certo. Jacob stava per essere ucciso. 

Se non fosse stato per loro... anzi, no, per...

<<Hey.>> salutò Simona. 

Stavolta il ragazzo nemmeno si spaventò. Lo stress che lo riempiva non lasciava spazio per la paura. <<Hey.>> rispose. 

Era seduto nel giardino, sempre a fissare il sole nel cielo, come non aveva potuto fare propriamente prima. 

Certo, ormai era il tramonto. Non un tramonto impressionante, ma è vero quando si dice che rimane sempre uno spettacolo. 

Simona si unì a lui, in piedi, come se avesse qualche posto dove andare dopo. <<Non ti ho fatto ancora i complimenti, vero? Hai ucciso quel Diavolo Accusatore.>>

<<Niente di che, però grazie. Avrei dovuto sconfiggere anche Berilix stessa.>>

<<In realtà, io avrei dovuto sconfiggere Berilix.>> notò la ragazza <<Purtroppo, quando è entrata nel tunnel, un innocente l'ha vista e ha deciso di portarlo giù con sé.>>

<<Ah, aveva un ostaggio?>>

<<...e l'avrei solo ferito, combattendo lì.>>

<<Sì, forse. Alla fine è andata bene, quindi...>>

Lasciò la fine della frase a sé stessa, tornato a guardare la discesa del sole. Simona però aveva altro da dire. 

<<Quel Demone... ferita al fianco, taglio alla schiena, buco nello stomaco e gola distrutta, hm?>>

<<La prima è stata accidentale e l'ultima necessaria per zittirlo.>> confermò lui. 

<<...Jacob, non pensi mai ai... livelli di violenza che raggiungiamo?>>

La ragazza piegò le ginocchia per raggiungere più o meno la sua altezza. I suoi occhi verdi sembravano fatti per complementare il tramonto. 

<<A volte mi dico che preferivo le cose pulite.>> rispose Jacob <<Poi ricordo che ho sconfitto Devadatta solo usando il mio sangue per disegnare sul terreno.>>

<<...non penso ci sia tanto sangue in un corpo da far ciò senza morire.>>

<<Ha funzionato.>>

<<Però quello è diverso, credo. Io mi riferisco al... ferire i nostri nemici. I miei pugni, la tua Spada... possono attraversare carne umana come burro.>>

Esagerazione, ma sì, il concetto era giusto. 

Lui solo non capiva dove volesse arrivare. <<Pensavo ti piacesse lottare.>>

<<Adoro lottare! Niente regole, niente limiti, adoro l'idea di scaricare la tensione colpendo uno in faccia! Ma a volte ricordo...>> Si fissò una mano <<Che colpendolo potrei ucciderlo. Anche per sbaglio... gli umani sono così fragili che puoi spaccare un cervello anche per sbaglio.>>

...queste non erano cose a cui lui pensava spesso, in effetti. Anche se sapeva di essere una macchina da guerra divina, e che a volte doveva uccidere innocenti, non temeva mai di perdere il controllo in quel modo. <<Non avevo notato questi tuoi timori.>>

Lei rise leggermente. <<Se qualcuno fosse stato lì a notarli, non li avrei avuti.>>

Questa criptica frase fu l'ultima che disse prima di andarsene, tornando dentro la casa. 

..."se qualcuno fosse stato lì". 

Voleva dire che accadeva solo quando era sola...? 

Ancora Jacob non sapeva molto sul passato di Simona. Quando ci pensava, tornavano alla sua mente solo deboli ricordi. Ma nonostante ciò, ormai gli era chiaro che quella ragazza si era creata un problema tutto per sé. 

Quando l'amicizia diventava il centro focale della sua esistenza, Simona Paldim diventava totalmente dipendente dai suoi amici. 

-a questo punto, anche Jacob si rimise in piedi, e tornò dentro. 

Vide Zedel accanto al letto di Risa. Non avendo mani, però, l'Angelo aveva bisogno anche dell'aiuto di Simona per occuparsi della propria Giudice. 

E Simona allo stesso tempo stava controllando l'altra stanza, quella di Raguel. 

La terza, invece...

<<Nessuno sta guardando Arsalan?>> chiese a Simona. 

<<È un Angelo. Starà bene.>> rispose lei, e quello fu quanto. 

...certo, Arsalan non sarebbe morto presto. 

Né lui aveva alcun interesse nell'aiutarlo a guarire, quando ne sarebbe stato capace da solo, e quando altre persone stavano sicuramente peggio di lui. 

Tuttavia. 

Quando sentì un rumore dalla sua stanza, come se l'intero corpo dell'Angelo fosse caduto sul pavimento tremando...

Il suo unico istinto fu di andare a controllare. 

Non fu nemmeno l'unico a sentirlo, ovviamente. 

<<Wow. È andato lui.>> disse Simona nella stanza di Raguel. 

<<Uh... andato... chi...?>> mormorò l'addormentata sul letto. 

<<Oh, hey, già sveglia, Raguel?>>

<<Ci vuole... ben altro... per ferire un Angelo del mio calibro...>>

<<-pensavo saresti morta.>>

<<Aww.>> Mise la propria mano sopra la sua, forse per tentare a stringerla. <<Che cosa faresti senza di me (e i tuoi poteri semidivini)?>>

<<Non so.>> rispose, con la quantità di ironia indiscernible <<Morirei anch'io.>>

...quella fu forse la prima volta che l'Angelo Custode Raguel rimase senza parole. 

Che fosse per lo stupore...

...o il terrore.