Omnia Vult Luxuria
<<E... e continuo a fare lo stesso sogno.
Sono sempre... in quella stanza, al buio, bloccato a terra. Poi entra Inlus... Elizabeth... entra Elizabeth... e mi obbliga, come ogni volta, a baciarla... ma questa volta... nel sogno... io ricambio. Non perché mi ha costretto, ma perché voglio farlo.
E poi... scopro che le sue labbra non mi bastano. Quindi decido... di prendere di più. Ma... nemmeno quello mi basta. Quindi prendo la Spada... e faccio Elizabeth a pezzi. Uno, due, dieci, venti... finché non scopro che nemmeno quello mi basta. E p-poi... vado nel cortile, e tutte le... persone lì...>>
Jacob non riuscì a continuare. Si piegò in avanti sulla sedia, tremando.
Rhoda lo abbracciò più forte che poteva, ma per lui era come se non fosse niente.
Quello non era il corpo di Arsalan.
13 ottobre 2020
<<Sei sicuro di voler proseguire?>> chiese Simona.
Jacob non disse nulla, ma annuì.
La ragazza si obbligò a sorridere. In cima a quel palazzo non c'era alcun caldo, ma il vento mattiniero le stava muovendo i capelli di fronte al volto, così li legò, per quanto non le piacesse l'idea.
<<E va bene allora. Arrivo.>>
Con uno scatto, scomparve.
Lui non la vide, però sapeva benissimo dove fosse. Quello era un allenamento programmato. Era alle sue spalle.
Il Giudice si girò ed evocò la Spada Sacra.
Con la lama, bloccò il pugno di Simona.
Un suono come la campana di una chiesa echeggiò per la città.
<<...ce l'hai fatta.>> disse lei. <<Credo che ti sia praticamente reabilitato.>>
<<No.>> rispose <<Se non avessi saputo dove avresti colpito, non sarei riuscito a fermarti.>>
<<In ogni caso, hai fatto passi da gigante. Presto potrai brandire la Shamshir come facevi prima.>>
...la Shamshir. Quella che lui aveva sempre chiamato Spada Sacra, ora aveva un nome vero.
Shamshir-e-Zomorrodnegār. Spada Tempestata di Smeraldi. Un po' ridicolo chiamarla tale, visto che gli smeraldi non c'erano più.
L'unica parte interessante di quella rivelazione era che la Shamshir potesse fare a pezzi un Demone come se non fosse niente. Non importava quanto forte o resistente.
Questo aveva alcuni... effetti collaterali interessanti. Un errore di calcolo da parte di Salomone, forse.
Salomone. Il ricordare quel nome obbligava Jacob ad istintivamente rigirarsi l'anello fra le dita.
Per poco non gli cadde dalle mani.
<<Attento, non ho intenzione di cercarlo per un'altra notte intera.>> lo avvisò Simona, dirigendosi verso la porta per i piani inferiori.
Prima di aprire, prese la giacca che aveva pericolosamente appeso lì e se la mise addosso con un movimento.
Era la giacca con le Stelle di Davide che si era fatta fare per l'occasione.
Le forme dorate sullo sfondo blu erano quasi...
...ipnotiche agli occhi di Jacob.
Non riusciva a smettere di fissarle.
Non riusciva a smettere di fissare... lei.
Simona.
Simona e la sua giacca.
Perché la stava ancora indossando...?
Perché stava indossando... una giacca...?
Perché... doveva... indossare... vestiti?
Jacob non capiva. Per quanto ragionasse, non capiva.
Perché non se li toglieva? Perché non poteva esporsi a lui? Perché non poteva darsi totalmente a lui? Perché non poteva lasciarsi consumare del tutto da lui? Perché non poteva farsi uccidere da lui? Perché non poteva offrire il suo cadavere a lui? Perché non poteva regalare e dedicare la sua intera esistenza a lui? Perché? Perché? Perché perché perché perché perché non a lui-
<<Jacob?>>
-il suo flusso di coscienza si interruppe di scatto alla chiamata di Simona.
Perché... stava pensando a quelle cose?
<<Ci... ci sono.>> disse.
Lei gli sorrise, prima di cominciare a scendere.
Ah... quel sorriso... era... così bello...
<<Non dimenticare la Shamshir.>>
Già... la Shamshir...
Simona era di spalle... con quella Spada, lui... avrebbe potuto sopraffarla... gettarla giù per cinque piani... e una volta che fosse stata completamente incapace di muoversi... l'avrebbe...
<<No!>> Jacob si colpì nello stomaco. <<Smettila!>>
<<Hm? Hai detto qualcosa?>>
<<Tutto... bene.>> Cercò di fingere <<Vai avanti, io... ti raggiungo dopo.>>
<<...okay! Ci vediamo a casa tua!>>
Simona se ne andò, ingenuamente.
Stupida, stupida, stupida ragazza. Lei non capiva niente. L'unica cosa buona che aveva era il suo corpo.
(No, mente e corpo sono la stessa cosa, puoi fare di meglio)
Si diede un altro pugno nello stomaco.
<<Che mi succede...? Questi pensieri...?>>
Tremando, si sedette.
I sogni, quelli non lo avevano sorpreso né confuso... solo terrorizzato. Ma quello?
Non aveva mai avuto alcun interesse in Simona... quindi perché, ora, tutto d'un tratto, si sentiva ad un passo dall'impazzire per lei?
Lei lo aveva aiutato e sostenuto durante la reabilitazione fisica... era solo grazie a Simona che era riuscito a tornare in forma...
...ma quella mentale...
...doveva discuterne con qualcuno.
Con Arsalan.
Sì, Arsalan avrebbe saputo cosa fare.
Così, prese le scale e sceso in città, andò a cercare Arsalan.
...circa un quarto d'oro dopo, tornò al suo appartamento.
Girò la chiave, sbadigliò, aprì la porta, e-
<<Sorpresa!>>
-tutti erano lì.
Simona, Raguel, Risa, Zedel, ed Arsalan.
<<...che ci fate qui?>> chiese.
<<Non è ovvio? È la tua festa post-reabilitazione!>> rispose la Giudice ebraica <<Siamo riusciti a convincere persino Risa a venire, quindi sei obbligato a godertela!>>
<<...è cosa buona che tu stia bene, Jacob.>> disse Risa, senza nemmeno abbozzare un sorriso.
"Cosa buona".
Ma il ragazzo non poté evitare di sentirsi... almeno un po', sollevato.
Aveva voluto stare da solo per il resto della giornata. Ciò non sarebbe accaduto. Ma forse, questa festa era meglio.
Accanto a Risa c'era Zedel, che aveva concluso la propria reabilitazione prima di lui. Del resto, si trattava solo di due gambe rotte. Con qualche giorno di riposo, erano guarite subito.
Raguel era tranquilla come sempre, seduta sul tavolo, e Simona stava uscendo le bevande dal frigo. Guardandola, Jacob non poté che chiedersi perché avesse avuto quei pensieri su di lei, prima.
Arsalan gli mise le mani sulle spalle. <<Ora che sei tornato in forma quando io sono lontano, possiamo ricominciare ad allenarci con me vicino! Ma intanto, mantieniti con tutto quello che ho cucinato.>>
<<Cucinato...?>>
<<Proprio così. Ho fatto tutto io!>>
Ah... il cibo di Arsalan...
Come avrebbe mai potuto dire di no...?
Per qualche motivo, sentiva lo stomaco già pieno, eppure non voleva altro che divorare tutto ciò che aveva preparato.
Solo che, quando mosse una mano per cominciare, Risa lo fermò. <<Cosa pensi di fare?>>
<<...mangiare?>>
<<Non ti accorgi di essere sudato? Appena tornato da un allenamento? Il corpo è un tempio e deve essere pulito quando necessario.>>
<<Chi sei tu, mia madre?>>
<<Chi sei tu, un infante?>>
Dannata- come osava?
E se lui voleva mangiare? Se voleva gustarsi il cibo di Arsalan? Che diritto aveva lei di impedirglielo? Che cosa poteva fare per impedirglielo?
Obbligarlo ad andarsi a lavare? Hah! Lui le avrebbe semplicemente tagliato le mani con un colpo di Spada! Poi l'avrebbe gettata a terra e le avrebbe rotto le gambe e l'avrebbe bloccata sul pavimento con la lama e le avrebbe rotto i denti con i suoi stessi coltelli e l'avrebbe sgozzata e l'avrebbe fatta a pezzi e li avrebbe tutti strizzati per raccoglierne il sangue e-
L'avrebbe... la...
...ah... non un'altra volta...
Lui... non voleva fare alcuna di quelle cose...
<<...va bene.>> disse, cercando di nascondere quanto timore avesse di se stesso in quel momento. Corse verso il bagno. Se gli altri avevano commentato sul suo atteggiamento strano, non li aveva sentiti.
Il ragazzo aprì l'acqua nella doccia alla temperatura più fredda che pensava di poter sopportare.
La toccò per verificare, e...
...dal nulla, sentì qualcosa nel proprio stomaco.
Una nausea. Una strana nausea che non ricordava di aver mai provato. E un riflusso immediato.
<<Mer->> Corse al gabinetto senza chiudere l'acqua corrente.
Così, quando vomitò per un minuto intero, nessuno lo sentì.
<<-da.>> concluse, ansimando. Non aveva nemmeno ancora mangiato! Che diavolo...?
...nel gabinetto c'era qualcosa.
In mezzo al normale vomito, c'era qualcosa che doveva non aver digerito. Forse la causa stessa di quell'attacco. Ma digerito quando? E soprattutto, che cos'era? Più lo guardava, meno lo capiva.
Seppur con estremo disgusto, usando due pezzi di carta igienica, raccolse quel piccolo frammento.
Il colore era inusuale, per essere cibo. Un po' più chiaro della propria pelle.
Non ne verificò la consistenza, ma era anche ricoperto da qualcosa. Una specie di pellicola... forse un guscio rosa?
Anche la forma gli ricordava poche cose commestibili... era molto simile alla punta di un dito.
Riusciva quasi a vedere delle linee, che assomigliavano molto alle... alle... impronte...?
Era...
E... era...
...lo gettò via di nuovo e scaricò senza esitazione.
Poi si fece la doccia, in fretta.
Cambiò i vestiti, si mise l'anello di Salomone al collo, ed uscì dal bagno.
Tornato nella sala da pranzo, trovò tutti occupati a guardare la TV.
Ma naturalmente, nessun programma allegro o intrattenente, no. Era il telegiornale e stava venendo discusso un omicidio.
<<Della vittima è stata trovata solo la testa, rimossa rozzamente dal resto del corpo.>> diceva il cronista <<La sua identità non è stata ancora identificata. Si tratta di un uomo bianco dai capelli castani e occhi azzurri. Le->>
Arsalan spense non appena vide Jacob arrivare. <<Ah, finalmente! Ora possiamo mangiare.>>
14 ottobre 2020
La mezzanotte era scoccata da poco.
Jacob sedeva sul bordo del proprio letto.
E rivedeva quel gabinetto.
E ripensava a quelle cose.
...non poteva permettersi di solo preoccuparsi, ormai.
Si mise l'anello dorato al dito proprio mentre Arsalan entrava nella stanza.
<<Sei proprio sicuro di non volere coperte più pesanti?>> chiese l'Angelo.
<<...no. No, non senti tutto questo caldo?>>
Gli lanciò un'occhiata in risposta.
<<Ah giusto. Gli Angeli non hanno questi problemi.>>
Sì, gli Angeli erano creature immuni al freddo e al caldo. Anche se, incarnandosi, erano condannati a sentire dolore quando feriti, i loro corpi mantenevano alcuni attributi divini.
Erano corpi fisici, ma corpi fisici puri.
Puri e... così belli.
...tanto che Jacob non aveva mai sentito nessun desiderio di mutilarli, violarli, o qualcosa del genere. Non a Raguel, non a Zedel...
Non ad... Arsalan.
Non ad...?
"...meglio non considerare nemmeno l'idea, o potrei cominciare a pensarci per davvero."
Il Giudice riconosceva che qualcosa stesse accadendo nella sua testa. Ma temeva che se ci si concentrasse troppo, la situazione sarebbe potuta peggiorare.
Il che non significava che l'avrebbe ignorata.
<<...hey, Jacob.>>
<<Sì?>>
<<...Risa ha detto che vuole indagare su quel caso che abbiamo visto in TV oggi... lei e Zedel ci lavoreranno tutto il giorno... e ho convinto Simona e Raguel ad aiutarle.>>
<<...quindi?>>
<<Domani potremo allenarci solo io e te. Come un tempo, prima che loro arrivassero.>>
Huh.
Normalmente una frase del genere sarebbe stata seguita da... una riflessione. "Non è bello"?. "Mi mancava questa cosa." Arsalan però non disse nulla del genere. Forse perché sapevano entrambi che gli Angeli non avessero emozioni vere.
E lasciò quindi che fosse Jacob a parlare: <<...faremo di questo giorno il meglio che possiamo.>>
L'Angelo sorrise, o almeno a Jacob sembrò così. Cominciava già ad addormentarsi, girato dall'altro lato.
Il Giudice avrebbe sorriso in risposta, ma non riusciva a trovare la forza.
Senza che nessuno dei due dicesse altro, sprofondò nel mondo dei sogni...
...dove un uomo dalle vesti regali lo aspettava.
<<Ciao, Jacob.>> salutò il vecchio re <<Sei venuto a chiedere il mio giudizio?>>
<<Se così vuoi definirlo, Salomone.>> rispose.
Quella era la prima volta che lo incontrava, da quando aveva scoperto il suo nome. Si era sempre tolto l'anello prima di andare a dormire, per un solo motivo: l'oscurità che rappresentava la sua anima gli ricordava la stanza buia in cui era stato prigioniero.
Si toccò il "corpo", temendo di sentire ancora Inlus su di esso, ma non c'era niente. Non c'era nemmeno un corpo, del resto. Era tutto un sogno, una proiezione.
<<Continuo ad avere pensieri strani.>> passò subito al punto Jacob <<Impulsi. Guardando Simona e Risa. La mia mente non riesce a evitare di volerle... distruggere.>>
<<Se non usi la parola uccidere ci sarà un motivo.>>
<<Ucciderle è parte di ciò, ma non tutto. È come se... non sopportassi la loro esistenza... ma non perché le odio... non sopporto che non appartengano a me.>>
<<Ah, il desiderio di donne. Questo è alquanto grave.>>
<<Non è nemmeno quello- ah, pensavo dovessi essere saggio.>>
Salomone rise all'insulto, anche se Jacob sentiva che in parte lo facesse per non arrabbiarsi, essendogli stato mancato il rispetto. <<Lo sono. Purtroppo, quello di risolvere i tuoi problemi con l'altro sesso è il compito del tuo psicologo, non mio.>>
...okay, ora era lui a mancare il rispetto. Tanto per farglielo capire, Jacob evocò la Shamshir-e-Zomorrodnegār. Non sapeva esattamente come una Spada potesse apparire nella sua anima, né gli importava. Voleva solo poterla puntare contro quel bastardo. <<Salomone, dimmi solo una cosa. C'è un Diavolo Accusatore dentro di me? O magari un Divisore, o un... non so più quanta roba esista. C'è qualche entità maligna che potrebbe essere la causa di questi impulsi?>>
Il re chiuse gli occhi per riflettere. <<No, non c'è nessuno. C'è sempre qualcuno di cui dovresti aver paura, ma non è nella tua anima, al momento, né può essere responsabile per quel che temi.>>
<<Aspetta. E questo qualcuno... chi sarebbe?>>
<<Ne ho già discusso con il tuo Angelo. Colui che mi ha eliminato e riformato, e ha aiutato a ritrovarti. Qualcuno di molto potente.>>
<<...questo è tutto ciò che mi puoi dire?>> Deluso, abbassò la Spada Sacra.
<<Saresti sorpreso quante cose possono essere scoperte a priori. Ascolta, Jacob, sai che la mia Shamshir-e-Zomorrodnegār è stata costruita per tagliare i corpi dei Demoni, vero?>>
Annuì. Così gli era stato detto, almeno - Salomone aveva domato diverse creature dell'Inferno, in vita. Un'arma del genere gli sarebbe stata solo utile.
<<Eppure hai visto che è capace di tagliare anche l'Ousia.>> continuò il re <<Sai qual è il motivo? È perché i corpi dei Demoni sono fatti di Ousia.>>
<<...correggimi se sbaglio, ma non lo sono anche quelli degli Angeli?>>
<<Come il tuo Arsalan, sì. I Demoni che non sono nati Angeli sono stati modellati ad immagine degli Angeli. Sono fatti della stessa materia, sono lo stesso tipo di creatura, non importa quanto possano sembrarti diversi, capisci questo?>>
<<Capisco.>> Poteva pensare a diverse differenze sostanziali, ma decise di lasciar l'uomo più saggio al mondo correre <<Dove vuoi arrivare?>>
<<Se vuoi comprendere una creatura, un essere qualunque, paragonalo agli enti analoghi. Come sopra, così sotto, la conoscenza della loro stirpe ti dirà tutto su chi sono. Non devi fare altro che scoprire l'essenza del tuo misterioso avversario. È molto potente, ha fatto a pezzi me, e ha aiutato a ritrovarti.>>
...hm.
Aiutato... quindi era un suo alleato?
Ma lui non aveva un alto numero di alleati... anzi, era estremamente basso... non si trattava certo di una delle due Giudici o dei loro Angeli... e per considerare la possibilità di Rhoda ed Elliot era troppo presto... chi altro c'era che l'avrebbe potuto aiuta-
Ah.
In effetti, qualcuno c'era.
L'aveva aiutato diverse volte nei suoi sogni, il che gli avrebbe permesso di incontrare e uccidere Salomone. Possedeva chiaramente grandi poteri di illusione... ed era un suo alleato, almeno a volte.
<<Salomone, sai esattamente come sei stato ucciso, quella volta?>>
<<Ovvio. L'avevo intuito prima ancora che accadesse, naturalmente. Si trattava di->> La sua voce fu interrotta da un rumore, estremamente forte e continuo.
Il re continuò a parlare, come se non se ne fosse nemmeno accorto, ma Jacob non sentì nulla. <<Si trattava di?! Salomone, non...>>
Il rumore si fece più forte. Più vicino. Più acuto e profondo allo stesso tempo.
<<Ah, rumore del cazzo, che diavolo sta succedendo qui?!>>
Prese la Shamshir-e-Zomorrodnegār e, frustrato, si girò.
Alle sue spalle c'era solo l'oscurità dell'anima. Questo lo sapeva. Questo lo aspettava.
Questo scomparve. Non appena si fu rivolto alle proprie spalle, si svegliò dal sogno.
Solo che non si ritrovò nel letto. Si ritrovò nel mezzo di una strada, dove le poche macchine presenti sfrecciavano per le strade mezze vuote.
<<Che... che cosa...?>>
Il rumore... non se n'era andato. Ora gli era chiaro cosa fosse. La città era rumorosa. Le macchine. Gli edifici.
Come ci era finito lì?
Barcollò, confuso ed esausto, verso il marciapiede. Alzò gli occhi per cercare di capire in che via fosse. Vide un cartello, ma non riuscì a mettere a fuoco alcuna scritta.
<<Ah...>>
Il suo stomaco... sentiva qualcosa... come se avesse appena mangiato...
Sì, era del tutto pieno, ma anche in punto di vomitare qualunque cosa fosse. Le vertigini non aiutavano.
Sbatté contro un semaforo e la Shamshir gli cadde dalle mani.
Le mani... perché erano così sporche...?
Evocando di nuovo la Spada via dalla strada, se le guardò. Le mani. Perché erano tutte rosse e bagnate? Perché c'era tutto quel sangue sopra?
Ah... giusto... il sangue... quello era nel suo stomaco, vero...? Era delizioso...
E ora lo stava vomitando... la carne divorata cercava di uscire... ma al posto di salirgli nella gola... gli salì nella testa.
Almeno, questo sentì.
La donna ingrata... stava scalando il suo corpo, voleva essere libera...
Quando il suo cranio si aprì per farla uscire, Jacob non vide più nulla.