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Amen V

La porta della cella di Jacob si aprì. 

Elizabeth entrò con meno calma del solito, ma il Giudice non aveva la capacità mentale di accorgersene, ormai. 

La donna si inginocchiò. <<Come stai, amore mio?>>

Non aspettò la risposta che non sarebbe venuta. Elizabeth gli mise subito delle manette ai polsi, poi scese alle caviglie. Rialzatasi, batté le mani. <<Andiamo, Inlus.>>

La massa di tentacoli si mosse come un verme. Scivolò giù dal corpo del ragazzo, lasciandolo ora del tutto scoperto, e scalò quello di Elizabeth, entrando finalmente nella sua gola. 

<<Nelle tue condizioni, non sarai un pericolo.>> disse a Jacob sorridendo. Si piegò un'altra volta. <<Ascoltami bene, ora. Il tuo Angelo Custode e le tue due amiche sono qui fuori. Sono venuti tutti a salvare te ed uccidere me. Mi hai sentita?>>

<<Angelo... Custode...? A... Arsalan...?>>

<<Proprio lui. Purtroppo... temo che falliranno. Temo proprio che sarò io ad uccidere loro. Ucciderò Arsalan personalmente, e il suo corpo angelico diventerà freddo come un cadavere.>>

Freddo...? 

No. 

Arsalan... il suo corpo era caldo. 

Lei... lei non poteva...

Elizabeth, o forse Inlus, scoppiò nella sua classica risata. <<Sono contenta di vedere che non c'è alcuna speranza nei tuoi occhi! Del resto, la tua unica speranza sono io, non è così, mio Iudex?>>

Quando gli diede un altro lungo bacio, lui non ebbe la forza di resistere. 

Non lo fece per il cibo o per l'acqua. Ricambiò con la propria lingua per il solo motivo che desiderava farlo. 

Desiderava...

Desiderava qualcuno. 

E desiderava di toccarli in tutto il corpo e di essere toccato e di diventare uno con loro. 

E quando Elizabeth si allontanò per andare a combattere, si sentì come morire. 

Spense la luce. Chiuse la porta. 

Ma, senza che qualcuno lo notasse, un piccolo oggetto metallico le aveva impedito di chiuderla completamente. 

Un... piccolo... anello... d'oro. 

7 ottobre 2020

Nell'ingresso dell'edifico, era ancora presente una cartina della struttura. 

Gigantesco in tre direzioni. Quattro piani. Gli uffici nei primi due, le stanze dei pazienti negli ultimi. Non era difficile indovinare dove potesse trovarsi Jacob. 

Gli ascensori non funzionavano. Avrebbero dovuto usare le scale. Ma c'era una questione di cui occuparsi prima. 

I rumori della festa venivano chiaramente dal piano terra. 

Sì, i membri del culto si erano incontrati in una stanza che dava su un cortile dall'altro lato. Non c'era musica, per evitare di farsi notare troppo, ma parlavano a voce estremamente alta. 

Simona non poté evitare di sorridere. 

Aspettava quel momento da giorni, e non avrebbe lasciato che nessuno lo rovinasse. 

Così sfondò la porta che dava sul cortile. 

Apparve in mezzo alla folla, e con un movimento fluido, girò su se stessa, e subito colpì l'uomo più vicino nello stomaco, lanciandolo a tre metri di distanza. 

La sua nuova giacca, preparata apposta per l'occasione, sventolò intorno ai suoi muscoli. Sui lati mostrava due stelle di Davide dorate, ricordando a tutti chi era e cosa significava il suo nome. 

<<Salve, goyim.>> annunciò Simona Paldim <<Sono il vostro incubo peggiore.>>

La Giudice non perse tempo. Dovevano esserci un centinaio di persone lì. 

E sì, aveva richiesto di essere scelta per quella parte del piano, tanto per picchiare quella gente. Ma era anche una decisione strategica. 

Se Inlus era resa potente dal rispetto dei suoi fedeli... bastava distruggere tutto ciò su cui si basava quel rispetto. 

Per prima cosa, schivò il mucchio che era corso ad attaccarla. Anche se era appena caduta dal cielo, continuavano a sottovalutarla. 

Tutti lo facevano. 

Un errore fatale. 

Simona apparve dietro di loro con pochi passi e li spinse a terra sulle proprie facce. Diede un pugno al prossimo coraggioso, e ribaltò il seguente attaccante. 

Allora cominciarono a prendere le armi da fuoco. Quelle potevano essere un problema. Scattò per fermarli. Riuscì a disarmare un paio di ragazzini e distrusse le loro pistole. Un uomo di mezza età aveva un fucile da caccia, per qualche motivo, e il suo proiettile ormai era partito. 

Per fortuna Simona poteva respingerlo con le proprie mani. 

Piegò l'arma in due mettendoci un piede sopra, di fronte al proprietario. <<Capite che con questi rottami non potete farmi niente? Lo capi->>

Qualcuno sparò alle sue spalle. L'avrebbe colpita, e fatto più o meno male, se un coltello lanciato dall'alto non avesse deviato il proiettile. 

<<Fai più attenzione.>> disse Risa, discendendo dalla finestra. <<Hai cinque sensi. Usali.>>

Per assicurarsi che nessuno confondesse da che parte stava, si pose accanto a Simona. 

<<Oh? Mi fa l'onore di lottare insieme a me, Risa Dascira?>> scherzò lei. 

<<Simona, posso rivelarti un segreto?>>

<<Hm?>>

<<...sei decisamente più sopportabile di Aiagon.>> E con questo, lanciò quattro Chiodi per far inciampare altrettanti cultisti. 

L'altra si finse commossa, mentre raccoglieva il suo coltello, e lo usava per parare gli attacchi di un vecchio con una lama più grande. <<Woah, a questo punto possiamo praticamente sposarci, giusto?>>

Mentre loro due si assicuravano che i membri del culto non interferissero, il resto del gruppo aveva salito le scale. 

Al secondo piano, terra escluso, non trovarono nulla o nessuno. Arsalan guardò velocemente ogni stanza, ed erano tutte vuote. Zedel lo aiutò, e nel frattempo cercava la singola cosa di cui aveva bisogno Raguel. E quella, la trovò. 

L'altro Angelo guardò di nuovo la cartina del posto, poi scese per le scale, verso la propria missione, come stabilito dal piano. 

Arrivò al piano terra e corse nella direzione corretta, ma fu sfortunata. 

Un membro del culto stava uscendo dal bagno. Un ragazzo magro, forse non del tutto sobrio. 

<<E tu chi sei?>> le chiese. 

<<Io... uh...>> Raguel subito si mise dritta, come un soldato, anche se non aveva motivo di farlo. <<Sono con voi, no? Lode allo Iudex!>>

Il ragazzo però non sembrò convinto, e la spinse verso un muro. <<Una come te? Non credo.>>

<<Ok.>> L'Angelo lo colpì nello stomaco. Con una forza normale, sì, ma più che necessaria. Dopodiché, lo mandò con un calcio nell'armadio più vicino, che chiuse a chiave. <<Ti darei fuoco, ma è ancora troppo presto.>>

E riprese a camminare, stavolta giungendo alla meta senza intoppi. 

<<Tecnicamente non sono cristiana, quindi questo piano non dovrebbe funzionare. Ma un Angelo è un Angelo, giusto?>>

Così Raguel fece la propria parte, mentre Arsalan e Zedel salivano all'ultimo piano. 

Il primo era concentrato solo sull'arrivare il prima possibile. Non considerò che potessero esserci delle trappole. Ma Zedel sì. 

Lei era attenta, e notò qualcosa. Qualcosa che non aveva il tempo di dire ad Arsalan. 

Si slanciò in avanti, sfondando la porta dell'ultimo piano e portando l'altro Angelo con sé. Alle loro spalle, un esplosivo fece crollare la scala ed un muro, ma i due rimasero indenni. 

Avrebbe ringraziato Zedel se ci fosse stato il tempo. Il tempo però non c'era. 

L'ultima linea di difesa erano due uomini in divisa da agente di polizia. Cosa ci facessero in quel posto, non era importante. 

<<Non muovetevi.>> annunciò il primo <<Abbiamo ordini di fermare chiunque cerchi di passare qui.>>

<<E noi non vogliamo farvi del male. Ma abbiamo il dovere di passare.>>

Le loro armi si alzarono. 

Arsalan non aveva voglia di sprecare tempo con loro. Le tagliò in due come burro.  

Naturalmente non si arresero. L'agente a destra si lanciò su di lui per combattere con i pugni. L'Angelo gli ruppe una mano, per chiarire la loro situazione. Lo aiutò poi a slanciarsi, tanto da farlo cadere. 

Nel frattempo, Zedel si era occupata dell'altro. Con un paio di calci e testate, era finito a terra in pochi secondi. 

<<Voi... siete membri del culto di Inlus?>> domandò, tenendolo fermo con un piede. 

<<Pfft.>> rise quello <<Siamo stati pagati per proteggere questo incontro ridicolo. Noi non crediamo in questa roba dello Iudex... e credo sia lo stesso per quella "Inlus".>>

<<Immaginavo. E dov'è ora, Inlus?>>

<<È scomparsa qualche minuto fa, nessuno di noi l'ha vista!>>

<<Zedel.>> chiamò Arsalan. 

L'altro Angelo lo lasciò andare. I due agenti fuggirono. 

Quelle erano tutte solo distrazioni. 

Inlus stava prendendo tempo... ma perché? 

Voleva forse fuggire? 

Arsalan abbassò la Spada. <<Rimani qui, io vado a cerca->>

<<No.>> lo interruppe Zedel <<Dobbiamo coprirci le spalle. Dobbiamo sconfiggere il Demone, prima.>>

<<Jacob può aiutarci.>>

<<Jacob non può fare niente.>> Lo obbligò a girarsi e posizionarsi schiena contro schiena. <<Ma Inlus sì. Può fare la stessa cosa che ha fatto per dividervi. Apparire da sotto il pavimento. Non distrarti un solo attimo.>>

Non ci fu risposta da lui. 

Gli Angeli rimasero all'erta, pronti a rispondere ad ogni movimento, ogni impercettibile suono. 

Erano tutti lì. Raguel, Simona, Risa e Jacob erano in quel manicomio, e se loro non fossero riusciti ad uccidere Inlus, nessuno le avrebbe impedito di farli a pezzi uno dopo l'altro. 

A questo pensava Arsalene, Angelo del Signore. A difendere i vivi. 

A questo pensava quando il pavimento esplose. 

Una donna ci stava passando attraverso con un salto. 

Ma stavolta, il Demone non cercò di dividere i due, no. Stavolta li lanciò verso l'alto, distruggendo anche il soffitto e portandoli in cima al tetto dell'edificio. 

Un'enorme arena piatta per la loro battaglia finale. 

<<Oh, non vi avevo visti.>> disse agli avversari, ancora confusi. <<Arsalan e Zedel, giusto?>>

L'Angelo dai capelli rossi richiamò a sé la Spada Sacra. <<Inlus. Te lo chiederò una sola volta. Dov'è Jacob Aiagon?>>

<<Se vuoi vederlo, ti porterò da lui... una volta morto.>>

<<...Bestia di Satana... tutto questo finirà stanotte.>>

Inlus sorrise. <<Balliamo, Angelo di Dio!>>

Il Demone scattò verso di lui. Non aveva armi se non i propri pugni. Pugni che però si scontrarono con la Spada Sacra. Prima che l'eco dell'impatto svanisse, Zedel saltò in alto ed usò i piedi per lanciare tre Chiodi. Inlus si piegò per schivarli mentre respingeva Arsalan. 

Ma intanto, Zedel stava usando il quarto Chiodo per lanciare il proprio corpo contro di lei. La bloccò a terra, e l'altro Angelo cercò di schiacciare il suo cranio con il piede, che però fu respinto da una testata. 

Lavoravano bene insieme. 

Il Demone rotolò, ora posizionandosi sopra Zedel, e chinò il capo per strapparle la faccia a morsi. Fu costretta a schivare un Chiodo sparato con i denti dell'Angelo, che la rallentò per un secondo... abbastanza da permettere ad Arsalan di tentare un fendente alla schiena. 

Per evitare quello, Inlus dovette allontanarsi di qualche metro. Forse aveva capito che combattere due Angeli in due posizioni diverse era quasi impossibile. Doveva tenerli nello stesso posto. 

Scattò alle loro spalle, e con la forza dello scatto stesso, si lanciò all'indietro. Arsalan girò la lama per fare in modo che si trapassasse da sola. 

Ma Inlus doveva essere brava a prevederli, o ad improvvisare. Scivolò sulla punta dell'Arma, procurandosi solo un leggero taglio e riuscendo a prendere l'Angelo dal collo. 

Qualcosa nella sua gola sembrò danneggiarsi. 

Furono evitati danni peggiori quando una raffica di Chiodi Sacri la costrinse a lasciarlo andare. Arsalan fu liberato, atterrò prima del Demone, e la lanciò in aria con un pugno. Poi apparì nel punto in cui sarebbe caduta, aggrappò il suo polso, e la sbatté sul pavimento. 

Lo sentì incrinarsi. 

Inlus sembrò pensare a qualcosa che non riuscì a dire. C'erano di nuovo i Chiodi diretti verso di lei, e anche stavolta li respinse, con le gambe. Arsalan tentò di colpirla ancora, ma lei schivò e si rimise in piedi, procurandogli un calcio sotto il mento nel frattempo. 

E poi lo gettò giu per quattro piani.

Arsalan gemette mentre tentava di rialzarsi. 

La donna si lanciò su di lui. Fu deviata da Zedel. Si schiantarono piuttosto lontano. 

<<Dannata... invalida!>> gridò Inlus, graffiando l'Angelo nello stomaco. Era una ferita profonda, e la fece arretrare. 

<<È quello il punto... no?>> chiese lei <<Se fossi sconfitta da te... vorrebbe dire che sono difettosa, no? Per questo non perderò.>>

Ma non era in una posizione vantaggiosa. Inlus la gettò a terra con un pugno. <<Il tuo vero difetto... è essere un fallimento come Custode...!>> Alzò il braccio un'altra volta. 

Stavolta, la sua mano fu fermata dalla Spada Sacra. Arsalan blocco l'attacco a mezz'aria, arrivato lì con un solo salto. 

Atterrò, lanciò l'Arma, e infilzò il Demone nell'ascella. 

<<Tu!>> gridò lei. <<Il mio potere... sta diminuendo, non è così?!>>

L'Angelo la spinse attraverso il muro e di nuovo dentro l'edificio. 

Inlus attaccò con una raffica di pugni, ognuno più veloce del suono. Arsalan li bloccò con la Spada. 

Allora il Demone gridò. Gridò come una bestia feroce, tanto potente da far tremare la città, e batté le mani una contro l'altra. 

Arsalan era a pochi centimetri da lei. L'onda durto del battito lo lanciò all'indietro e fece uscire sangue dalle sue orecchie. 

Poi lei tirò giù un lampadario a forza, con tutti i cavi, e cominciò a colpire l'Angelo in faccia con esso. Ripetutamente. Lo colpì ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora. 

Il suo naso era decisamente rotto e stava sanguinando anche dalla fronte. 

Poi il lampadario fu mandato in pezzi da un Chiodo. Allo stesso momento, un altro Chiodo portò via un pezzo dell'orecchio di Inlus. 

E Zedel corse come la luce. Saltò in alto, e mise le proprie gambe intorno al collo del Demone. 

Cercò di soffocarla. Cercò di romperle la testa. Cercò di spezzarle il collo. Nessuna di quelle cose fu un successo. 

Inlus la prese da entrambe le gambe e le tirò con tutta la forza che aveva. 

E si sentì un rumore di ossa rotte istantaneamente. 

...Zedel crollò sul pavimento, così come era l'altro Angelo. 

<<È stato inutile, vedo.>> disse la donna <<Per quanto parlassi di voler dimostrare la tua forza, non sei riuscita a fare niente.>>

<<...hah.>> rise lei. 

<<Cosa?! Cosa hai da sorridere?!>>

<<Io non ho mai parlato... di sconfiggerti. Ho solo detto... che non sarei stata sconfitta da te. Sono viva... ed il mio obiettivo... l'ho raggiunto con successo.>>

<<Obiettivo?! Quale obiettivo?!>>

<<Distrarti.>>

In quel momento, secondo il piano, Raguel diede fuoco ad un mucchio di rottami in un corridoio lontano. 

Un allarme assordante si attivò. 

Inlus sapeva cosa fosse. Il sistema antincendio. Ma cosa avevano intenzione di...

<<...no.>>

Realizzò cosa stesse accadendo e corse a cercare un riparo, ma era troppo tardi. 

Dagli sprinkler nel soffitto cominciò ad uscire acqua. 

Acqua che aveva attraversato i tubi nell'intero manicomio, giungendo però da una sola fonte. 

E da quella fonte, l'Angelo Raguel era stata tutto il tempo, pregando. 

Trasformando quell'acqua in Acqua Santa. 

E ora cadeva sul Diavolo Accusatore Inlus come pioggia. 

<<Aaaaaaaarrrrrggggghhhhh!>>

<<Inlus!>> gridò Arsalan. 

E si lanciò su di lei per l'ultimo round. 

Un pugno. Un calcio. Un affondo. 

Sangue. 

Ma Inlus non era ancora morto. Il Demone reagì mordendo l'Angelo in un braccio, per poi prenderne la testa e sbatterla contro una parete. 

Creò un buco. Arsalan decise di portare giù l'intero muro, e con una gomitata, respinse Inlus. 

La obbligò a guardare verso l'alto, così che l'Acqua Santa cadesse nei suoi occhi. 

Inlus aprì le braccia per battere le mani un'altra volta. 

Arsalan glielo impedì. 

<<Stavolta tocca a me.>>

E l'Angelo gridò, no, ruggì una singola parola. Un semplice nome, di cinque lettere. 

Jacob

<<Jacob...?>> ripeté il ragazzo. 

Quello...

Quello era il suo nome, giusto...? 

E la voce che l'aveva pronunciato...

Quella voce...

Apparteneva ad un uomo... no, un Angelo dai capelli rossi... gli occhi azzurri...

I sensi di Jacob Aiagon cominciarono a riattivarsi, uno dopo l'altro. 

C'era qualcuno. 

C'era qualcuno, lì, nel mondo, con lui. 

Il suo Angelo Custode. 

<<Arsalan.>> chiamò. 

E nonostante la sua flebile voce, Arsalan lo sentì. 

<<Trovato.>> disse l'Angelo. 

Scaraventò Inlus sul pavimento, e infranta la barriera del suono, corse di nuovo al secondo piano. 

<<No!>> la donna urlò. Con il grido, dalla sua bocca uscì una massa di tentacoli multicolore che si lanciò verso l'alto come un proiettile, fece a pezzi i pavimenti, e prendendo Arsalan per le caviglie, lo bloccò lì dov'era. 

L'Angelo cercò di togliersi Inlus di dosso, ma quello semplicemente scalò fino alla sua faccia. 

<<Non avrai il mio Iudex, capisci, cane di Dio?!>> stridulò da quell'unico occhio <<Prenderò tutti i vostri cadaveri e li violerò e li distruggerò e li divorerò di fronte a lui, e la sua mente si spezzerà e ci sarò solo io a raccoglierne i pezzi, io, io, Inlus, Inlus, Inlus!>>

Nelle mani del suo avversario apparve la sua Spada Sacra. Ma il Demone non indietreggiò. <<Hah! Pensi che una misera lama mortale possa ferire Inlus, Inlus il Conte Infernale, Inlus dal milione di seguaci?!>>

<<-se fossi ancora nel tuo corpo umano, no, non potrebbe.>>

<<Cosa?!>>

<<Hai commesso un errore, Inlus. Hai legato un'anima mortale alla tua, come ogni Diavolo Accusatore. Ma poi mi hai mostrato la tua vera forma.>> Arsalan se lo tolse di dosso con un calcio <<Questa non è una normale spada. Questa è la Spada Tempestata di Diamanti.>>

<<La...>> Capì istantaneamente di cosa stesse parlando. Un'Arma temuta da ogni figlio dell'Inferno. <<No... no, no, no, tu... Arsalan...!>>

<<Grazie alla saggezza di Dio stesso, le fu garantito un dono. Una sola capacità. Tagliare l'Ousia stessa, annullare un Sigillo... quelli sono solo effetti della sua abilità unica e speciale, datagli dal suo creatore.>>

Inlus tentò di fuggire, ma una serie di Chiodi Sacri lo bloccò nel pavimento da quattro dei suoi Tentacoli. Una ragazza bionda ed un Angelo senza braccia gli sorrisero dal fondo del corridoio. 

<<Questa è la Spada capace di uccidere ogni Demone!>>

Ed Arsalan abbassò la lama. 

<<Questa è Shamshir-e-Zomorrodnegār, la Spada Sacra di Re Salomone!>>

-la massa multicolore si spense, e scomparve come polvere. 

Così l'Angelo poté respirare per la prima volta in quelli che erano sembrati decenni. 

Ma non era ora per il sollievo. 

L'Angelo Arsalene si girò, e subito sentì una presenza inconfondibile oltre quelle mura. 

Senza esitare oltre, aprì una porta. 

E Jacob Aiagon pensò di non avere mai visto la luce prima. 

<<...sono io, Jacob.>> disse l'Angelo. 

<<...A... Arsala...>>

Non gli diede il tempo di finire quel nome prima di essere corso per prenderlo nelle proprie braccia. 

Il Giudice...

...non poteva processare cosa stesse accadendo, ancora. 

Il suo cuore batteva a mille, il suo sangue riprese a scorrere. 

I suoi occhi piansero di nuovo. 

Quel corpo era esattamente caldo come se lo ricordava. 

7 ottobre 2020
Elizabeth

Un Angelo non poteva uccidere un umano. Questa regola era immutabile, e nessuno l'avrebbe mai scordata. 

Perciò Inlus era scomparso, sì, ma solo per tornare a riposare nel corpo di Elizabeth, la cui anima era ormai la stessa. Purtroppo per loro, entrambi erano troppo feriti per fuggire subito. 

La donna aveva a malapena la forza per rialzarsi. <<Gh... il mio Iudex... hanno preso il mio Iudex... maledetti porci...>>

Tremando, riuscì a posare un piede sul pavimento. <<Inlus... o Inlus... non preoccuparti... come una fenice, risusciteremo dalle nostre ceneri... creeremo un nuovo culto...>> Ogni movimento causava una parte della sua pelle a bruciare, ma non aveva intenzione di morire. <<In un'altra nazione... stavolta causeremo una rivolta... fidati di me, Inlus, ci sono così tanti argomenti con cui manipolare gli uomini... haha... hahaha... hahahahahaha->>

E poi Simona Paldim le spezzò il collo con un calcio. 

<<...non era poi un granché.>>

La Giudice, piena di tagli e lividi, prese il cadavere, e tornò nel cortile dove tutti i membri del culto di Inlus erano ancora radunati. 

<<Inlus è morta.>> annunciò <<Non era che una falsa profeta.>>

Senza preoccuparsi di mantenere un profilo basso, permesse che la folla sconvolta facesse delle foto, le quali sarebbero certamente finite tra le mani degli altri membri del culto. Infine lanciò via il corpo come spazzatura. 

Il Giudizio si era concluso.