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Philia

Il Giudice del Signore, Jacob Aiagon, era da solo. Disarmato. Indifeso. Camminava per strada come una persona normale, portando una busta della spesa. 

Ma i suoi sensi erano tesi. Non gli sarebbe sfuggito quel che stava per accadere. Così decise di allontanarsi dal pubblico, in un vicolo appartato. 

Allontanò un gatto con una mossa del piede prima di fermarsi. 

C'era qualcuno alle sue spalle. 

<<Hey. Jacob.>> disse una voce. 

<<...hm. Siete amici di quel tipo di ieri, vero?>> rispose senza girarsi <<Quello che stava assalendo una ragazza?>>

<<Quello a cui hai cercato di rompere il braccio, sì.>>

<<Se il braccio è ancora intero è perché non ci ho provato.>>

<<Ah! Ma noi non saremo altrettanto gentili.>>

Quel "noi" era la conferma - erano almeno in due. Tre secondo il riflesso nel suo cellulare. Tre ragazzi più grandi di lui. 

Era in chiaro svantaggio. 

...questo si diceva per giustificare la sua prossima reazione. 

Jacob mise una mano nella busta. <<Mi piacerebbe evitare questo stupido litigio, ma sapete com'è... qualche tempo fa, mi è stato detto di eseguire un compito...>>

Ne uscì una Spada Sacra più grande della busta stessa. <<...e dunque, lasciate che porti fuori la spazzatura!>>

In un istante saltò all'indietro, e piroettando nell'aria, si trovò faccia a faccia con i ragazzi. La punta della Spada toccò terra, facendoli indietreggiare. 

<<Cosa->> disse quello più vicino. 

<<Occhi in alto!>> gridò il Giudice guardando il proprio pugno avvicinarsi ad un volto nemico. 

Il ragazzo lo fermò per un soffio, ma il suo braccio fu comunque spinto all'indietro. Con una spinta in più, cadde sulla strada. 

Jacob mise il piede sulla sua caviglia, in un mezzo tentativo di frantumarla, e allo stesso tempo usò l'altra gamba per fermare il secondo ragazzo. Assicurandosi di non fargli danni permanenti, lo sbatté sul muro. 

Il terzo ragazzo non aveva avuto l'opportunità di muoversi, tenuto lontano dalla Spada, così Jacob gliene diede una. Lanciò l'Arma verso il cielo e attaccò con una ginocchiata prima che tornasse nelle sue mani. 

Finalmente, colpì i due ancora in piedi con l'elsa, e tanto per prenderli in giro, li fece sedere sul pavimento accanto al loro amico. 

A quel punto la Spada Sacra scomparve, come se non ci fosse mai stata. L'avrebbe potuta evocare di nuovo, ma secondo il nuovo codice stabilito con Arsalan, l'evocare la Spada due volte indicava un pericolo, mentre solo una non era un problema. E del resto, ormai quei tre avevano imparato la lezione. 

<<Beh, scusate per il trattamento, ma mi avete provocato.>> disse, recuperando la busta da terra. <<Non scomodatevi a tornare a farmi visita, secondo le regole io dovrei ignorare chiunque voglia picchiarsi.>>

Cominciò ad allontanarsi verso casa, quando sentì uno dei tre mormorare: <<Allora... perché non hai ignorato noi?>>

<<...heh.>> Il ragazzo sorrise. <<Vuoi sapere il perché?>>

...e lanciò la busta appena ripresa a terra, gridando pieno di frustrazione: <<Perché mi annoio!!>>

Settembre 2020

<<Ti annoi, huh?>> domandò Rhoda, seduta su una panchina accanto a lui. 

<<Non appaiono Demoni da mesi! Non ho nulla da fare e l'estate sta finendo!>>

<<E non possiamo di certo andare in giro insieme ogni giorno.>> disse lei <<Che mi dici di Alexander- uh, Arsalan?>>

<<Sta bene, ovviamente.>>

<<No, intendo dire, perché non esci con lui? Sembra un tipo con cui non ci si annoia mai.>>

<<La sua idea di divertimento è aiutare al rifugio per senzatetto. O a volte va a ricostruire edifici distrutti, pulire le strade, trovare persone scomparse.>>

<<Quindi... ti lascia da solo?>>

<<Ho insistito affinché non mi stesse addosso in caso di attacchi. Perché lo chiedi?>>

<<Pensavo foste amici più stretti.>>

Jacob non rispose. Non capiva se quella fosse un'altra battuta sulla relazione tra loro, o se parlasse di amicizia seriamente. 

Ma, in effetti... la sua amicizia con Arsalan era strana. A volte si chiedeva se sarebbero stati così vicini, rimosse le circostanze in cui si trovavano. A volte si chiedeva... cosa provasse proprio per lui. 

E poi se ne pentiva subito. "Hey. Signor Giudice. Che domanda sarebbe quella?"

Sapeva benissimo cosa pensasse di Arsalan. Era solo un Angelo Custode, mandato specificatamente dal cielo per aiutarlo... ma non era quel che era lui, il Giudice del Signore, uccisore di dei. 

Se doveva portare fuori la spazzatura regolarmente, non poteva certo permettersi di comportarsi in quel modo, stupido e sentimentale. Arsalan non era suo amico. Arsalan era... il suo assistente. Il suo servo. Il suo scudiero. Niente di più. 

I suoi sentimenti andavano rivolti verso coloro che lo meritavano. 

<<Amici stretti? Io ed Arsalan? Nah.>> il ragazzo replicò, sorridendo. <<Ci sono altri con cui sono molto, molto più vicino.>>

La sua mano accarezzò la guancia di Rhoda mentre avvicinava le proprie labbra alle sue. 

Non ci arrivarono mai. Fu immediatamente spinto all'indietro, e indebolito dalla lontananza da Arsalan, quasi cadde giù dal suo posto. 

<<-indietro.>> disse Rhoda, il suo volto ora fattosi del tutto serio. 

Lui si rimise a sedere. Quella situazione sarebbe stata incredibilmente imbarazzante per chiunque altro, ma Jacob Aiagon... il Giudice del Signore... si era già da tempo stancato di essere sempre in imbarazzo, e di esitare. 

Purtroppo per lui, esitare ha un'utilità che aveva dimenticato, e cioè quella di dare il tempo giusto per pensare. Jacob non pensò. Disse la prima cosa che gli passò il cervello: <<Oh, seriamente?!>>

Capì il suo errore un momento prima che Rhoda si alzasse. 

<<Okay, okay.>> cercò di dire <<Mi dispiace, non volevo... fare nessuna delle due cose, mi dispiace.>>

Ma questa scusa disinteressata non la convinse. <<Se è così che diventi quando annoiato, credo aspetterò la fine dell'estate.>> E con questo, fece un gesto della mano, e se ne andò. 

"...stupido."

Se non fosse stato così debole in quel momento, avrebbe fiondato la propria testa sullo schienale metallico della panchina. 

"Pensavo fossero finiti... i miei tempi a rovinare tutto... a fare errori e a pentirmene..."

Forse... aveva sopravvalutato il proprio status dopo l'uccisione di An. Eppure...

...non si era mai sentito meglio che uscendo da quel mare. Non poteva certo essere stata la scelta sbagliata. Non voleva lo fosse. 

<<Jacob?>> chiamò una voce femminile accanto a lui. 

Non registrò il suono perfettamente, perso nei propri pensieri, ma comunque si girò di scatto. <<Rhoda?!>>

"...no..."

No, di fronte a sé c'era una donna con la pelle più scura, i capelli castani, e vestita con una canottiera nera. Questo però lo notò solo dopo. Prima, il suo sguardo fu catturato dalla muscolatura... simile a quella di una wrestler olimpica. Simile a quella di Arsalan. 

E infine, notò il sorriso sulla sua faccia. <<Jacob Aiagon, Giudice del Signore?>>

...lei... lo conosceva? <<E tu chi->>

Improvvisamente, la donna creò un buco nella panchina con un pugno. Se avesse mirato sul ragazzo, non sarebbe riuscito ad evitarlo. 

Jacob arrivò alla conclusione che quella non era una persona normale. Arrivò anche alla conclusione che lo stava attaccando. Questo poteva significare solo una cosa. 

Diavolo Accusatore. 

Si lanciò il più lontano possibile, ed evocò la Spada Sacra. 

<<Ah, dunque è vero... voi altri combattete usando Reliquie!>> Si sistemò la canottiera. Il suo sorriso non si era ristretto nemmeno un po', anzi, si stava allargando. <<Ti chiamerei codardo, ma del resto, senza quello stuzzicadenti non avresti una chance.>>

Hm. Arrogante. <<...va bene. Penso che ti farò del male.>>

Non che fosse nella posizione di minacciare, dato che era, attualmente, poco più forte dell'umano medio. 

La donna corse nella sua direzione e tirò un altro pugno, stavolta diretto allo stomaco. 

In quel momento, la Spada scomparve. 

"...proprio adesso?!"

Il codice con Arsalan era ancora valido. Ogni volta che lui evocava l'Arma, l'Angelo doveva riprendersela per verificare che gli servisse davvero. Solo che non aveva il tempo di evocarla di nuovo prima di essere colpito. 

Saltò per schivare lateralmente, e fu preso sulla spalla. Precipitò a terra. 

<<Bas... tar... da...>> riuscì a dire. 

Ma la ragazza era distratta. Stava gridando a due passanti: <<Che avete da guardare? È tra me e lui! Via!>>

"Un Demone che allontana gli innocenti invece di farli a pezzi... è nuovo." ragionò il Giudice "Spada."

L'Arma Sacra tornò tra le sue mani. In un tentativo disperato, la lanciò verso l'avversaria. 

Lei la respinse con un piede, come se fosse un pallone da calcio. <<Non provarci nemmeno!>>

Jacob riuscì a rialzarsi, in qualche modo. <<Che cosa vuoi... esattamente?>> domandò. Anche se la spalla faceva ancora male, stava guarendo sempre più in fretta. Poi cominciò a sentire un suono familiare in lontananza. Doveva solo distrarla. <<Come si chiama il tuo Demone?>>

<<Demone? Haha!>> rise la donna. <<Non conosco nessun Demone, però se vuoi posso presentarti- huh. Lo senti anche tu?>>

<<Sentire cosa?>>

<<Questo...>>

La donna si girò di centoottanta gradi in un attimo. Tese il braccio in avanti. 

In quel momento, il pugno di Arsalan, giunto lì alle sue classiche velocità sovrumani, raggiunse il suo corpo. 

Ma non la ferì come previsto. Fu bloccato dalla sua mano. 

E si sentì un'esplosione. 

Il muro del suono. 

<<Gli Angeli Custodi in questa città sono decisamente impressionanti.>> disse lei. 

<<Questa forza... per una Bestia di Satana...>> disse lui. 

<<Ancora? Finitela, io non sono né un Demone né una Bestia, sono->>

Arsalan non ascoltò. Mirò al suo stomaco con la Spada Sacra. Lei la bloccò tra le ginocchia, facendo un salto, e togliendogliela dalle mani. <<Ora vediamo, come si usa questo coso...>>

Ancora una volta, Jacob la evocò per sé, e cercò di colpirla alle spalle. Riuscì a formare un taglio sulla canottiera, ma la pelle sembrò rimanere intatta. <<Ahi!>> gridò la donna, allontanandosi via dalla strada. 

<<...forte e veloce come un Angelo, huh.>> disse Arsalan. <<Tu... non sei un Demone, vero?>>

<<È quello che sto cercando di dirvi da mezz'ora!>> rispose <<Io sono- va bene, ora cos'è questo suono?>>

Un nuovo, seppur comunque familiare, fischio. Un piccolo oggetto, simile ad un proiettile, volò nella sua direzione tanto veloce da essere quasi invisibile. 

La donna alzò la mano un'altra volta, e lo catturò tra due dita. <<Questo è... un chiodo.>>

<<Un chiodo?!>> ripeté Jacob <<Stai dicendo che->>

<<Oh, no.>> si lamentò Arsalan, guardando alla loro sinistra. 

Lì, camminando lentamente, si trovavano Risa Dascira e l'Angelo Zedel. <<Jacob Aiagon... Arsalene... piacere di reincontrarvi. Avete bisogno d'aiuto?>>

<<Aspetta! Time out!>> urlò la ragazza facendo i segni appropriati <<Un altro Giudice ed un altro Angelo? Questo non l'avevo previsto!>>

<<Oh? Cosa c'è, Demone? Hai paura di affrontare più avversari di quanto cred- hey, sta sorridendo o sbaglio?>>

Sì, in effetti la ragazza non aveva ancora smesso di sorridere, e ora i suoi occhi sembravano risplendere. <<Ma è fantastico! Ora siamo in sei! Ed è pure un'altra ragazza, ora siamo in quattro contro due, evvai!>> esultò. Per mostrare l'eccitazione, saltò nell'aria. 

Tutti i presenti rimasero estremamente confusi. <<-eh?>>

<<Hai detto... "siamo in sei"?>> chiese Arsalan, cominciando a capire. 

<<Questo è impossibile.>> disse Risa. 

<<Giusto! Non ci credereste! Raguel, ti dispiacerebbe venire qui?>>

<<Raguel?!>>

Da una panchina a qualche metro dal loro, si alzò un'altra donna che fino a quel momento aveva dormito con un cappello sopra la testa. Nonostante il caldo, indossava vestiti pesanti, inclusa una sciarpa. 

<<Ah, avete già finito?>> sbadigliò. Si tolse il cappello mentre camminava verso di loro, rivelando i suoi capelli... di un colore blu scuro. <<Come va, gente? Io sono Raguel, Angelo Custode di questa qui.>>

<<Questa qui>> ripeté l'altra <<cioè io, si chiama Simona. Ed è, cioè sono, una Giudice del Signore, proprio come voi!>>

Risa si avvicinò. <<Simona... tu per caso sei di discendenza ebrea...?>>

<<Come no! La storia delle migrazioni della mia famiglia inizia duec->>

<<Per favore, saltiamo le tergiversie.>> li interruppe Raguel <<Come sappiamo tutti, i Giudici di discendenza ebrea non hanno bisogno di Armi Sacre. Per questo la nostra Simona qua può farvi tutti a pezzi solo con i suoi pugni, Angeli inclusi.>> Diede una pacca sulle spalle alla ragazza <<Quanto a me, non sono più forte di una persona qualunque. Altre domande?>>

<<Sì. Ma ve le faremo dopo.>> disse Risa <<Qui siamo ancora in pubblico. Jacob...>>

<<La nostra cara vecchia casa in campagna è sempre aperta!>> rispose. 

<<Ovvio. E spero non si riempia troppo, di questo passo...>>

Così, pochi minuti dopo, si sedettero tutti al tavolo di legno, in quella casa di cui sapevano poco, per parlare con la nuova Giudice. Beh, in realtà c'erano solo abbastanza sedie per due persone, quindi Jacob fu costretto a rimanere in piedi con gli Angeli. 

Risa invece non smise di fissare la nuova arrivata negli occhi per un secondo. <<Allora, Simona... Simona come?>>

<<Paldim. Si scrive P-A-L->>

<<Posso intuirlo. Simona, Raguel... potrei sapere esattamente che ci fate qui?>>

<<Hm? Ci avete portati voi, no?>>

<<Non intendo nella casa. Intendo in città. Perché avete attaccato Jacob?>>

<<Oh, quello.>> Scrollò le spalle. <<Per divertimento. Poco dopo l'essere diventata un Giudice, ho sentito degli avvenimenti accaduti qui in giro, e trovare Jacob non è stato difficile.>>

<<Davvero?>> domandò lui. Voleva sperare di essere un po' più bravo a tenere i segreti. 

<<Basta parlare un po' con la gente che hai picchiato.>>

<<Ha picchiato gente?>> chiese Risa. 

Il ragazzo si girò. <<Forse.>>

<<Con la Spada?>>

<<Sì.>>

<<Geniale. Comunque, Simona... come mai sei diventata un Giudice? Jacob ha trovato per caso una Spada, io ho ricevuto questi Chiodi dal Papa... e tu?>>

<<Mi sono trovata in una situazione... pericolosa.>> rispose <<Improvvisamente ho sentito la voce di Raguel, e boom, Giudice.>>

<<Suppongo sarebbe indiscreto fare domande sulla situazione...>>

<<Già.>>

<<...quindi, Raguel, dimmi tu una cosa: tu sei l'Arcangelo Raguel?>>

La creatura divina dai capelli blu rise. <<Heh. Ti piacerebbe saperlo, vero? Purtroppo, non ci è permesso rivelare questi dettagli a nessuno. Forse sono lei, forse ho solo lo stesso nome. Ci sono milioni di Raguel lassù.>>

Jacob alzò la mano. <<Se fosse davvero l'Arcangelo... sarebbe un maschio come è descritto nei testi, no?>>

<<Sesso e genere sono irrilevanti per noi Angeli, non importa come ci descrivano gli autori.>> gli spiegò Arsalan <<Fatta eccezione per alcuni dettagli, il nostro corpo è modellato, ad ogni incarnazione, su quello del nostro Giudice. Anch'io avrei un corpo "femminile" se fossi l'Angelo Custode di Risa, per esempio.>>

<<...huh.>> Il ragazzo cercò di ignorare le implicazioni di quel fatto e pensò solo ad Arsalan con un "corpo femminile". 

<<L'interrogatorio è finito, dunque?>> disse Simona. 

<<Sì, suppongo. Se dici la verità, nessuno di noi ha nulla a che fare con te. Sei libera di andare.>> Risa si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta. 

<<Aspetta! Che stai facendo?>>

<<Me ne vado anch'io. A Roma. Qui ero solo di passaggio.>>

<<Senza nemmeno salutare, wow.>>

<<Nessuno qui è mio amico.>>

<<...cosa? Tu e lui non siete amici?>>

Jacob e Risa risposero allo stesso momento: <<No.>>

Questo sembrò esasperare Simona. <<Ma siete seri?! Dovreste essere amici! Siete forse gli unici Giudici al mondo, dovrebbe esserci così tanta solidarietà tra voi...!>>

Risa sembrava stare per perdere la pazienza. <<Essere Giudici è poco più di un lavoro. Jacob, Arsalan e Zedel sono solo colleghi.>>

<<Colleghi! Il tuo Angelo è un collega? Ma hai idea di cosa sia un Angelo Custode?>> Cercò di far abbracciare Risa e Zedel, senza successo. <<L'Angelo Custode è colui-sbarra-lei che sta con te per tutta la vita! È il tuo legame al Signore in persona! Se non sei amica del tuo Angelo, non sei amica di nessuno!>>

<<Che cosa... ti interessa... di quanti amici... ho io?>>

<<Sai com'è, l'amicizia è ciò che fa girare il mondo! L'umano è un animale sociale, eccetera eccetera.>>

Nel frattempo, Jacob e Arsalan osservavano questa sottospecie di litigio. Nessuno dei due sapeva cosa pensare di Simona, né di ciò che stava accadendo. Semplicemente... osservavano senza dire una parola. 

<<Ho un'idea! Visto che chiaramente nessuno di voi ha una vita sociale decente, che ne dite di una serata tutti insieme per avvicinarci di più?>>

<<Terribile.>> disse Risa. 

<<Ma sarà divertente!>>

<<Io sono un Giudice con il compito di uccidere Demoni.>>

<<Hmmm. Già, lo sei. Hey, Zedel.>> si girò verso l'Angelo dai capelli verdi <<Tu vuoi venire?>>

<<Con piacere.>> rispose. 

Risa reagì... incrinando le sopracciglia. <<Zedel... perché, esattamente?>>

<<In parte per tenerli d'occhio, in parte perché non vedo aspetti negativi a conoscere meglio i nostri alleati, seppur temporanei.>>

<<Sì, quel che ha detto lei! Ora...>> disse Simona <<In quanto Giudice del Signore, non dovresti mai allontanarti troppo dal tuo Angelo Custode, per non indebolirti troppo, giusto?>>

Lei non rispose per mezzo minuto. Poi si arrense: <<Va bene.>>

Simona batté le mani in esultanza. <<Evvai! Raguel, tu ci sarai?>>

<<Contaci.>>

<<Arsalan?>>

<<Non mancherò.>>

<<Jacob?>>

<<...io?>>

Il ragazzo si era dimenticato che l'avrebbe chiesto anche a lui. 

Ci pensò su un attimo. Sarebbe andato in giro con Arsalan... Risa... Zedel... e queste due sconosciute. Lui, l'uccisore di de- "Oh, basta con questa arroganza, per favore. Ti ha distrutto meno di un'ora fa." si obbligò a pensare "Il minimo che puoi fare è accettare, in segno di rispetto."

<<...va bene, ci sarò.>>

<<Haha!>> rise Simona <<Okay, possiamo vederci a, hmmm... c'è una fiera in questi giorni, o sbaglio?>>

<<Sì, hanno montato delle giostre temporanee ed è pieno di bancarelle.>>

<<Perfetto! Vediamoci stasera alle nove e mezza lì! Raguel, andiamo a casa, voglio prepararmi sin da ora! A dopo!>>

Con questo, corse fuori dalla casa insieme al suo Angelo. 

<<Huh.>> disse Arsalan <<È davvero appena successo?>>

Risa sospirò con un pizzico di rabbia. <<Sì. Accidenti a tutti voi.>>

Happy Days

La fiera annuale non era mai cambiata da quasi venti anni. Verso la fine della stagione estiva, una delle strade principali veniva chiusa per quattro giorni, ed occupata da decine di bancarelle da entrambi i lati. Quelle d'artigianato non erano considerate un granché, ma i vari giochi erano estremamente popolari con i bambini. Con solo quattro versioni diverse di tiro alla lattina, tre di schiaccia la talpa e cinque prove di forza, i più piccoli sarebbero collassati entro un'ora. 

E nel parco al limite della strada, giostre! Autoscontri, ruota panoramica e il cosiddetto "ranger" per chiunque avesse il coraggio di salirci! Attrazioni temporanee, costruite per durare meno di una settimana... un periodo di tempo molto atteso. 

Non a caso avveniva tutto ad inizio settembre, quando anche chi non fosse completamente interessato, avrebbe potuto trovare una sera per andare alla fiera. E per quello che Simona Paldim voleva fare - conoscere meglio ed avvicinare Jacob, Risa e i loro Angeli - era l'occasione perfetta. 

2 settembre 2020
21:34

Risa non salutò Jacob, ma a giudicare dal suo sguardo fulminante, ne notò la presenza. 

<<Sei in ritardo.>> fu l'unica cosa che gli disse. 

<<Ciao anche a te.>> rispose <<Sono solo cinque minuti, perché ti interessa così tanto?>>

<<Anche se non volevo essere qui, mi sono assicurata di essere puntuale. Tu...>>

<<Sì, sì, ho capito.>> salutò con un gesto Zedel. 

L'Angelo chiaramente non voleva attirare l'attenzione con i propri capelli verdi. Li aveva coperti con un cappello, anche se la coda di cavallo rimaneva visibile. Forse intuendo che le desse un'aria "sportiva", il resto dell'outfit complementava questo aspetto, con pantaloni e maglietta informali, quasi generici. 

Risa avrebbe probabilmente dovuto fare lo stesso, vista la sua acconciatura... strana, e l'ovvio volto straniero, ma si era rifiutata. Oppure possedeva solo quella maglietta senza maniche e quei jeans corti, le uniche altre cose che Jacob l'aveva vista indossare, oltre all'abito clericale. 

Quanto al ragazzo stesso, sembrava essersi vestito per contrastare con Arsalan. Mentre quest'ultimo riutilizzava quasi sempre la stessa maglietta e pantaloni bianchi (prima che un Demone li distruggesse), Jacob preferiva un'outfit del tutto nera, giacca compresa. 

...più probabilmente, era Arsalan a voler contrastare con lui. 

<<Allora, Risa, dove li nascondi i vari coltelli ricoperti d'acqua santa, ora?>> domandò l'Angelo dai capelli rossi, sorridendo. 

Quello era chiaro sarcasmo, eppure, nessun ragionamento che Risa fece poté dirle dove fosse la battuta, con la quale Arsalan, ancora nemico del Vaticano, la stesse prendendo in giro. 

Ma nella mancanza di battuta era la battuta stessa, lo scherzo consistente nel sapere che lei si sarebbe crucciata inutilmente per trovare lo scherzo in questione. 

Diabolico. 

Ignara di tutto ciò, o forse pur sapendo tutto ciò, la Giudice rispose: <<Se sarà necessario, sarete voi a dovervi sacrificare per proteggermi. Spero siate all'altezza del compito.>>

Jacob rise, più per gentilezza che per altro. Solo dopo si accorse che fosse del tutto seria. 

<<Davvero. Tenete d'occhio quella Simona.>>

<<Pensi proprio che sia un Diavolo Accusatore...?>> chiese lui. 

<<Ovvio. Perché credi io sia venuta qui?>>

<<Perché sei stata obbligata?>>

<<No. Gli agenti della Chiesa stanno già cercando tutto ciò che possono su di lei, tracciare la sua famiglia non dovrebbe essere difficile, e se dovesse rivelarsi una minaccia, un paio di Astra sono già pronte per l'uso. Io sono venuta qui per tenerla d'occhio.>>

<<E perché è stata obbligata.>> aggiunse Zedel. 

<<Chi è stata obbligata?>> chiese Raguel alle sue spalle. 

Era... apparsa dal nulla? Risa quasi saltò dalla sorpresa. 

La Giudice forzò un sorriso. <<Arcangelo Raguel... buonasera...>>

<<Non chiamarmi così, Risa.>> Non smise di sorridere un attimo, eternamente tranquilla. 

<<Hm? Perché, non sei un Arcangelo?>>

<<No, intendevo dire, che Raguel è un nome troppo strano. Se ci sentisse qualcuno? Per oggi, chiamatemi... hmmm... com'era...?>>

Da dovunque fosse apparsa lei, apparve anche Simona, che si piazzò accanto al suo Angelo. <<Rocky.>>

<<Rocky.>> ripeté Raguel. 

<<...Rocky?>> ripeté Risa <<Come Rocky Balboa?>>

Fantastico. Jacob decise di aggiungersi alla discussione. <<Balboa lo renderebbe troppo ovvio. Il soprannome dovrebbe essere Quarto.>>

<<Ma scritto IV.>> aggiunse infine Arsalan. 

Zedel abbassò la visiera del cappello. 

Simona prese la mano del proprio Angelo e la sollevò in alto, come se avesse appena vinto sul ring. <<Perfetto! Per stasera, il tuo nome è Rocky IV!>>

<<Capito, Risa?>>

<<...capito, "Rocky".>> sospirò infine lei. <<Possiamo andare ora?>>

<<Come no.>> Raguel le mise una mano sulla spalla e la trascinò via, verso la fiera, cominciando subito a fare conversazione sugli argomenti più svaristi. Arsalan e Zedel li seguirono. 

Nel frattempo, Jacob rimase indietro con Simona. <<Hey, questa non è la stessa giacca che avevi quando ti stavo ammazzando?>>

<<E l'hai quasi rovinata. Dovrei farti pagare i danni.>> scherzò lui. 

<<Come tu hai strappato la mia canottiera, già.>>

<<...uh.>>

Sì, in effetti, l'aveva fatto, in un tentativo terribile di ferirla. 

Finalmente diede un'occhiata a quel che lei aveva addosso: una maglietta di una o due taglie troppo larga, e pantaloncini da palestra, con una qualche felpa alla vita, come una cintura. Se necessario, non avrebbe avuto problemi a combattere qualcuno...

...Jacob compreso. 

<<Beh, a metà strada dovrebbero esserci bancarelle piene di canottiere, te ne comprerò una nuova.>>

<<Che gentile. Prima, però, raggiungiamo gli altri, voglio sfidarli ai test di forza.>>

<<Oh no...>>

21:42

<<Quello assomiglia a te.>> disse improvvisamente Arsalan a Jacob, guardando da un'altra parte. 

<<Huh?>> Il Giudice si girò. Si stava riferendo...

...ad un peluche... un orso bruno gigante. Era appeso al soffitto della bancarella dedicata al tiro alla lattina. 

<<Divertente. Cosa te lo fa pensare?>>

<<Ha lo stesso sguardo morto.>> rispose Simona. <<È carino, a modo suo.>>

<<...vuoi che te lo vinca?>> Jacob si guardò in tasca per i soldi. 

L'Angelo accanto a lui si finse offeso. <<E per me, niente? Lo chiamerei Jacobbino.>>

<<Vincerò due volte.>> Fece un gesto al proprietario e prese il fucile giocattolo. <<Questi sono gli occhi che hanno osservato la Luce divina.>>

Ed evidentemente ne erano stati accecati, perché fallì nel colpire un singolo bersaglio. Il fatto che si rifiutasse di assumere la postura corretta potrebbe aver contribuito. 

<<Ora capisco perché vi serve un Angelo a combattere per voi.>> commentò Simona. 

<<Fucile... bastardo...>> ansimò l'altro. 

Non gli fu permesso danneggiare l'arma, perché qualcuno gliela tolse di mano. <<Permettete?>> Era Risa. <<La collega che ha rifinito la mia mira... "Arco"... ha insistito per insegnarmi ad usare armi da fuoco.>>

E sparò. Non sprecò un solo proiettile - la torre di lattine cadde tanto velocemente quanto fosse possibile, e prima di ricevere il premio, Risa chiese un altro giro, nel quale ebbe lo stesso successo. 

Quando le fu chiesto di scegliere due peluche, prese i due orsi bruni giganti. 

Simona fece un gesto per ricevere il proprio regalo, ma la ragazza italiana invece chiamò: <<Zedel.>>

<<Sì?>>

<<Questo è tuo.>>

L'Angelo fissò l'orso, apparentemente poco impressionata. <<Ha gli stessi occhi morti di Jacob. Lo chiamerò Jacobbone.>>

Il suddetto ragazzo ed Arsalan cercarono di replicare, ma Simona li tirò indietro a forza. Fece un gesto della testa che poteva essere tradotto come: "Nah, questa l'avete persa."

21:56

Finalmente Simona e Risa passarono davanti all'unica bancarella che interessava a quest'ultima. 

Quella dei panini. 

<<Sembri avere fame.>> disse a Simona, anche se non sembrava per niente. 

<<Se mangio ora, coprirò le giostre di vomito.>>

<<Con lo stomaco di una Giudice? Vieni qua. Ho sentito che il panino con salsiccia è il piatto tipico di questa festa.>>

La tirò in direzione dello stand e prima che potesse replicare, chiese due burger pieni di salsiccia e formaggio. 

<<Risa...>> sospirò l'altra. 

<<Non ringraziarmi. La generosità è il centro della mia religione, del resto.>>

Finalmente i due panini arrivarono. Risa diede un enorme morso al suo, mentre Simona continuò a fissarla inerme. 

<<Hm? Non mangi?>> chiese, pulendosi la bocca dal formaggio. 

<<...Risa, questa è carne di maiale, vero?>>

<<Huh. Suppongo di sì...?>>

<<Tu sapevi che io non posso mangiarla, vero? Che non è kashér, vero?>>

L'italiana si batté una mano in fronte. <<Cavolo, è vero! Ma se togli la salsiccia, almeno non lo sprechiamo, giusto?>>

Simona schioccò le dita per chiamare il proprietario. <<Scusate. Questo formaggio è kashér?>>

<<Cascecosa?!>> gridò in risposta l'altro. 

<<Grazie.>> Si girò verso la collega Giudice <<Cos'era questo, un test?>>

<<Pensi oserei mai?>>

Non replicò. Invece, le mise il panino tra le mani e se ne andò. 

<<Dove va?>> chiese Raguel, di nuovo apparsa dal nulla. 

<<...vuoi uno di questi?>>

<<Bel tentativo.>>

22:13

Il rumore e le luci delle giostre quasi fecero esplodere il cervello di Jacob, per i primi dieci secondi. Era stato lì molte volte negli anni precedenti, ma non ci si era mai abituato. 

...e mai come Giudice. 

<<Simona, Arsalan!>> chiamò. 

I due arrivarono, e lo videro inserire una moneta in una macchina. Una colonna di metallo poco più alta di lui, con uno schermo, e un pallone appeso dall'alto. 

La celebre prova di forza. 

Jacob fece qualche passo indietro prima di colpire il pallone con tutto ciò che aveva. 

E lo fece a pezzi. 

<<Beh è stato molto stupido.>> disse Arsalan. 

<<Già.>> disse Simona, facendosi avanti. <<Se vuoi fare una prova simile, colpisci me.>>

Il Giudice la guardò con una faccia disgustata. 

<<Ma dopo sarò io a colpire te.>> aggiunse lei. 

<<Ah. Si può fare.>>

Come prima, Jacob indietreggiò. Arsalan si stava giusto mettendo comodo per osservarli quando il pugno del ragazzo raggiungesse lo stomaco di Simona. 

La fece volare indietro di un paio di metri. 

<<...heh. Ora capisco cosa è successo a tutti quei poveri Demoni.>> rise la Giudice. Cominciò a correre verso di lui. 

<<Hey aspetta un at->>

Lanciato via da un calcio nel torace, Jacob finì sui rottami di un'altra macchina. 

Fece male. Ma non lo uccise. 

"E quel che non ti uccide..."

Sentì una voce sconosciuta. <<Hey, che succede qui?>>

<<Una rissa. È personale.>> rispose Arsalan. 

Quell'Angelo proprio non si faceva mai i fatti suoi...

Il Giudice si rimise in piedi. <<Va bene, Simona... avevamo proprio qualcosa da finire, noi due, non è così?>>

Lei con un gesto gli indicò di farsi avanti. <<Secondo round.>>

<<Secondo round!>>

Finirono per abbattere tutte le macchine arcade ed un paio di alberi prima di dichiarare il pareggio. 

22:25


In qualche modo, il ranger era pieno. 

L'attrazione consisteva in un gigantesco perno sul quale girava verticalmente un braccio girevole ad alta velocità altrettanto enorme, con due cabine capaci di ospitare una trentina di persone ciascuna. 

Ed era pieno. 

Mentre gli altri erano saliti insieme, Zedel rimase a terra insieme ad una dozzina di persone che discutevano e guardavano troppo frequentemente le sue assenti braccia. 

Si allontanò dal gruppo, e nel farlo, quasi calpestò un piccolissimo bambino. Era immobile, da solo, nel mezzo del parco, e stava piangendo. 

L'Angelo piegò le gambe per abbassarsi al suo livello. <<Hey. Che succede?>> chiese. 

Il bambino si accorse di lei. Non rispose, ma nemmeno corse via. 

<<...dove sono la mamma e il papà?>> domandò ancora lei <<Ti sei perso, non è così?>>

Stavolta, lo vide annuire tra le lacrime. 

<<Incoscienti... dimmi, volevi salire sul ranger, vero?>>

Un'altra risposta affermativa. 

<<Allora sali sulle mie spalle. Ti prenderei per mano, ma... eh.>>

Il bambino sembrò confuso, e certamente un po' esitante. Ma in un atto di estrema fiducia che indicava di sicuro quanto i suoi genitori non gli avessero insegnato, lo fece. 

Una volta che lo ebbe sopra, Zedel gli disse di tenersi più forte che poteva alla sua coda, e poi saltò verso l'alto. 

Prima che potesse accorgersene, il bambino si trovò in cima alla biglietteria degli autoscontri. 

<<Wow.>> fu tutto ciò che disse. 

<<Li vedi da qui? Come sono fatti?>>

<<No... mio papà è vestito come un cowboy... mia mamma ha un vestito blu...>>

<<Hmmm. Effettivamente non vedo né cowboy né vestiti blu. Tieniti ancora più forte.>>

-un altro salto. Stavolta finirono sopra il bar. <<Ora li vedi?>>

<<No, tu?>>

<<Negativo. Preparati un'ultima volta.>>

Zedel si girò in direzione di un palazzo, e saltò di nuovo. 

Ma non appena arrivata a metà strada, si sentì più leggera. 

<<...no...>>

Il bambino non si era tenuto abbastanza forte. Stava precipitando verso il basso, da almeno dieci metri d'altezza. 

L'Angelo batté gli occhi e vide subito un mezzo centinaio di scenari diversi. 

Come aveva fatto Jacob, evocò tutti i Chiodi, e li lanciò verso l'alto con i piedi così da spingersi verso il basso. Ma era troppo veloce - se avesse preso il bambino al volo, avrebbe rischiato di rompergli il collo, o qualcosa del genere. 

Dunque, atterrò sotto di lui. Avrebbe probabilmente potuto saltare e prenderlo al volo... se avesse avuto ancora le mani. 

Creò un'altra serie di simulazioni, perdendo tempo prezioso, durante i quali però trovò la soluzione. Anche se non poteva prenderlo con le mani, poteva farlo... con i denti. 

Prima che acquistasse troppa velocità, lo raggiunse a cinque metri d'altezza, e afferrò il colletto del bambino, appunto, con i denti. Ma la ricaduta probabilmente gli avrebbe fatto comunque male, perciò usando un solo Chiodo, si spinse lateralmente, in direzione dell'edificio sul quale aveva cercato di arrivare. 

E si appese dalle sbarre di fronte ad una finestra con il piede. 

Per un secondo, rimase appesa lì, a testa in giù, i suoi molari l'unica cosa tra quel bambino e Dio. 

Se non ci fossero state quelle sbarre, avrebbe potuto tranquillamente rompere il vetro e lasciar entrare il piccolo da lì. Essendo ciò impossible, fece un intero buco nel muro con una spallata. 

Dentro si trovava una famiglia confusa che stava guardando la TV. <<Dovete perdonarmi.>> disse Zedel dopo aver depositato il bambino <<È stata colpa mia. Il vescovo locale ripagherà tutti i danni.>>

<<Eccoli!>> gridò il bambino. 

<<Hm?>>

<<Vedo la mia mamma e il mio papà da qui. Puoi portarmi da loro?>>

<<Come no. Ma è meglio se scendi con le scale.>>

L'Angelo lasciò andare il piede, e precipitò a terra. 

...pochi minuti dopo, i due genitori furono riuniti con il figlio, che si mise subito a parlare di cosa fosse successo: <<...e poi sono caduto mentre stavamo volando, ma lei mi ha ripreso e ha fatto un buco...>>

<<Fate più attenzione, la prossima volta.>> li avvisò Zedel. 

<<Uh, sicuro.>> rispose la madre <<Ma... queste cose che dice...>>

<<Oh, è tutto vero.>> rispose <<Sono volata da lì, a lì, a quella finestra lì, e ora le mie braccia sono così stanche che non le sento più.>>

22:37

Arsalan fu distratto da un bagliore, quasi invisibile perché coperto dall'illuminazione delle giostre. Veniva da un angolo del parco oscurato, dietro tutte le attrazioni. Si scusò con gli altri e corse in quella direzione. 

Trovò... Raguel, addormentata sul prato. Aveva cominciato a leggere un giornale, senza considerare che leggere non è esattamente facile dopo il tramonto. Così aveva finito per appisolarsi, ma le sue braccia erano ancora tese verso l'alto, e tenevano il giornale in mano. 

Il bagliore era venuto dal flash di un cellulare: un gruppo di ragazzi e ragazze le stavano facendo foto. 

Lui non voleva fermarli. Anzi, avrebbe voluto chiedere di vedere le foto. Invece quel che fece fu prendere un sassolino e con due dita lo lanciò direttamente nella narice di Raguel. 

-l'Angelo si svegliò con uno starnuto, spaventando i ragazzi, che però non scapparono. Il giornale le cadde sulla faccia mentre mormorava: <<Hmmm... che succede...?>>

Una folata di vento lo rimosse. Raguel vide tutta la gente intorno a sé. <<Uh, chi siete voi, i miei fans?>>

Seguirono una mezza dozzina di risatine. 

L'Angelo li fissò senza dire niente per qualche secondo. Poi esclamò: <<Ahh, ho capito! Siete tutti troppo timidi, ma quel che volevate era un appuntamento con me!>> Si alzò subito. <<Nessun problema, posso portare fuori sei ragazzi e ragazze allo stesso tempo. Andiamo, vi compro un gelato.>>

La maggior parte continuavano a ridere mentre la seguivano per il loro appuntamento. Solo uno cercò di obiettare e farsi indietro, ma un sassolino un po' più pesante scaraventato sulla sua nuca lo convinse. 

Arsalan li salutò con un gesto, seppur fossero rivolti dal lato opposto. Mentre tornava dagli altri, si chiedeva se quel trucco funzionasse solo con Raguel, o se potesse anche lui portare sei persone ad un appuntamento insieme. 

22:56

<<Ugh... un... altro...>> si lamentò Jacob. 

Il barista lanciò uno sguardo preoccupato. Prima a lui, poi ai diciotto bicchieri vuoti di fronte a lui, e infine alla ragazza accanto a lui. <<Hey... il tuo amico starà bene?>>

<<Il dolore è solo temporaneo o mortale. Portagli il diciannovesimo. Anche il ventesimo se vuoi risparmiare tempo.>> rispose Zedel. 

Senza discutere, quello obbedì. 

Il ragazzo intanto era ad un passo dall'evocare la Spada Sacra per distruggere quel posto. <<Fottuto metabolismo da Giudice.>>

<<Ti salva da avvelenamento e stanchezza.>>

<<Non posso ubriacarmi! Sono fisicamente incapace di ubriacarmi!>>

<<Perché dovresti volerti ubriacare? La mancanza di rispetto per il corpo è un peccato.>>

Il ragazzo si fermò a metà bevuta, facendo cadere i contenuti del diciannovesimo bicchiere. Sospirò di esasperatezza. <<Scherzi.>>

<<Risa, una volta, è quasi stata convinta a fumare da un ex-collega nel Vaticano.>>

<<...e che hai fatto...?>>

<<Diciamo solo che... c'è un motivo se il Vaticano non voleva farmi usare le Astra distruttive.>>

<<...okay, ora stai scherzando.>>

<<Ah, ecco qui Arsalan e Risa. Strano che il tuo Angelo non l'abbia uccisa.>>

<<Strano che la tua Giudice non l'abbia ucciso, vorrai dire.>> Li salutò. <<Arsalan, sapevi che non posso ubriacarmi?>>

L'Angelo guardò tutti i bicchieri sul bancone. <<Pensi che ti avrei lasciato bere, se non lo sapessi?>>

<<Hm. Qualcuno ha visto Simona e Raguel?>> chiese Risa. <<Prima ci trascinano qua e poi se ne vanno.>>

<<Raguel è... occupata.>> rispose Arsalan. <<Ma non ho visto Simona. La andiamo a cercare?>>

<<Il prima possibile, per favore. Io e Zedel torniamo tra le bancarelle, Arsalan, vai tra le giostre, e Jacob, vedi se è uscita per le strade.>>

"...deve discutere con il suo Angelo, hm?" pensò il Giudice. Non avrebbe perso tempo per discutere strategia e teorie e robe varie. Ma non erano fatti suoi. Accettò la divisione e dopo aver visto gli altri andarsene, si alzò dal bancone. 

-una mano sulla sua spalla. 

Per un attimo andò nel panico. I suoi istinti gli dicevano di combattere, di chiamare la Spada Sacra. Non lo fece, e ciò sarebbe potuto essere fatale. 

<<Venti bicchieri da pagare?>> disse il barista. 

...forse si era lasciato un po' andare. 

23:00

Jacob uscì per le strade, osservando ogni faccia. Ancora non era troppo familiare con il volto di Simona... e chissà se lei l'avrebbe notato... quindi doveva assicurarsi di fare attenzione. 

I lampioni funzionavano ad intermittenza. Fastidioso. Strano. Inquietante. La sua vista era migliore del normale, il buio non l'avrebbe ostacolato troppo. 

Vecchi tranquilli. Ragazzini eccitati. Coppie annoiate. Ma dov'era Simona? 

Cominciava ad innervosirsi. 

Poi sentì una voce femminile. <<I Giudici sono qui.>>

Si girò di scatto, ma non vide nessuno. La fonte di quelle parole... quasi impercettibili... non era la strada. 

In alto. Un balcone. Qualcuno si stava sporgendo, e poi scappò dentro. <<Il Giudice.>>

La voce proveniva decisamente da quel balcone, stavolta. 

...non era la voce di Simona, ma...

La porta del condominio era aperta, anche se nessuno stava entrando o uscendo. 

"...dovrei tornare indietro...? Ignorare questa cosa? Forse... chiamare gli altri...? 

...no. Ci metterei troppo. Se c'entra Simona, in tutto questo, devo risolverlo il prima possibile...

E del resto... sono io che devo portare fuori la spazzatura. 

L'uccisore di dei non ha niente da temere."

E così, si intrufolò in un edificio altrui, per motivi molto poco validi. 

Jacob corse su per le scale. Quel balcone apparteneva... al terzo piano. Non ne era del tutto sicuro, ma quando giunse lì e vide un'altra porta semiaperta, ebbe la conferma. 

Nessun altro era presente. 

Un terribile odore lo inondò. Il solo sentirlo attivò i suoi istinti di sopravvivenza, come un attacco fisico non avrebbe mai potuto fare. 

Spada Sacra nelle mani. 

-solo dopo che i suoi sensi furono calmati dall'avere un'arma con sé, il Giudice registrò quale fosse quell'odore. 

Aveva pensato fosse zolfo, ma...

23:01

Risa, Zedel e Arsalan erano appena usciti dal lato opposto del bar, e non avevano avuto il tempo di dividersi prima di trovare quel che stessero cercando. 

<<Salve, gente>> salutò Simona. <<Mi sono un po' distratta inseguendo un piccione. Possiamo andare. Dov'è Jacob?>>

L'unica cosa che Risa poté fare fu mettersi una mano sulla faccia. <<Ugghhhh... ora dobbiamo andare a cercare anche lui... sperando che non si annoi e corra via...>>

XX:XX

Jacob Aiagon mise i piedi in una pozza di sangue quasi asciutto. Non che avrebbe potuto fare altrimenti. 

L'intero pavimento era ricoperto di sangue, ma chiunque l'avesse sparso, non era il tipo da fare attenzione. Era finito sui muri. Sul tetto. Su ogni mobile. 

E negli angoli - messi da parte come degli utensili non più necessari - erano i torsi, le teste, le braccia degli umani il cui rosso aveva ridipinto quel luogo. 

A pezzi. 

Fatti a pezzi. 

Non a morsi. Gli arti erano stati tirati con la forza finché non avevano ceduto. Le teste rimosse a tagli veloci ed imprecisi. Gli organi rovinati tutti in modo diverso. 

<<Ch... che cosa... è... questo...?>>

Jacob quasi vomitò. I suoi sensi cercavano di nascondergli questa vista, ma fu costretto a rimanere ad osservare. 

L'odore si fece ancora più forte. 

Mise tutta la propria forza nel fare il passo seguente. 

<<Quella lama.>>

La voce femminile...! L'aveva sentita di nuovo! 

Stavolta identificò la fonte. L'unica persona viva nell'appartamento era una bambina. 

Non aveva più di nove anni. 

Ed era un Diavolo Accusatore. 

Amen IV

2 settembre 2020

Un appartamento rosso cremisi decorato da cadaveri, mutilati e sfigurati oltre ogni riconoscimento, torturati, messi da parte dopo la morte. 

E al centro di tutto ciò, una bambina. 

<<Quella lama... è sporca di sangue.>>

Jacob non distolse lo sguardo da lei. Anzi, indietreggiò. Ma solo di un passo. Doveva essere... coraggioso. 

<<Il sangue di...>> la bambina piegò leggermente la testa, in un gesto normalmente carino <<Quattro Demoni. Vedo che ne hai ucciso solo uno... ma hai combattuto quattro Demoni.>>

<<E-esatto.>> Non sapeva dove vedesse ciò. <<Vuoi essere il quinto?>>

<<...so di non avere più scampo. Ho ucciso chiunque decidesse di ficcare il naso... ma se affrontassi te, perderei.>> Guardò i corpi sparsi in giro. 

Ah... era chiaro, che in una battaglia, il Diavolo Accusatore sarebbe stato sconfitto... dunque, stava aspettando che lo uccidesse...? 

...eppure...

...il Giudice non poteva calare la Spada su quella bambina...

<<Hai un'occasione per salvarti, Demone.>> disse, cercando di mostrare sicurezza <<Lascia questo corpo. E io lascerò andare te.>>

<<Non posso. Mi sono fuso con la sua anima.>>

Questo... non era possibile...

<<La fusione... avviene solo quando l'umano accetta il Demone. Vuoi farmi credere che questa bambina abbia accettato tutto questo?>>

Il Diavolo Accusatore annuì. <<Ha dato il consenso. Oh, forse vuoi sentirlo da parte sua?>>

Gli occhi accesi della ragazza lentamente mutarono in un colore più scuro. 

Poi ne uscirono delle lacrime. 

La bambina corse via, verso la cucina. 

<<Aspetta! Non voglio farti male!>> Per dimostrare la sua buona fiducia, Jacob gettò la Spada Sacra, e la inseguì. 

Attraversò la porta della cucina, e...

"--?"

...un lievissimo rumore proveniente dalla sua destra. 

Nascosta dietro la porta, invisibile prima che qualcuno entrasse. La piccola era lì con un enorme coltello in mano. 

Con il quale stava per tagliare il piede del Giudice. 

Se lui non l'avesse disarmata con la sua Arma, ci sarebbe riuscita. 

<<Allora, Demone, a che gioco stiamo->>

...ma non era stato il Demone. 

Gli occhi della bambina erano rimasti scuri tutto il tempo. 

Il colpirlo con quel coltello... lo stava facendo di propria spontanea volontà. 

Così come... prendere un paio di forbici e cercare di accecare Jacob con esse. Un altro attacco non riuscito. 

Solo allora, il Diavolo Accusatore ne riprese il controllo. 

<<Vedi, Giudice? Dovreste ringraziarmi... tutti voi. In questo momento sto salvando l'umanità.>>

<<Piccolo bastardo...!>> Prese il piccolo corpo dal collo e lo sbatté sul muro <<Parla chiaro! Cos'hai fatto a questa bambina?!>>

<<Il suo nome è Diana Abel. Ti dice qualcosa?>>

<<Abel...? Dove l'ho già sentito...?>> No, sentito non era il termine giusto. L'aveva... letto. 

<<Forse da qualcuno del Vaticano. Questa bambina non è altro che l'obiettivo finale di ogni Giudice, la minaccia più grande che potreste affrontare!>>

<<Non ho tempo per le tue cazzate!>>

<<Questo è l'Anticristo.>>

La mano del Giudice si aprì. Il Demone cadde a terra, atterrando in piedi come se non fosse niente. 

<<Già.>> continuò <<Diana serviva da incubatore. Un giorno avrebbe commesso un triplice peccato senza ragione... pensiero, parola, e opera. Questo peccato avrebbe attivato la trasformazione nell'Anticristo e causato l'Apocalisse. Questo peccato fu uccidere i suoi genitori e fratelli.>>

Fu accecato un attimo dall'apparizione della Spada Sacra. Jacob non osava parlare, ma nemmeno rimuovere la lama dalla sua fronte. 

<<E tu ne sei il frutto?>>

<<No, io sono la soluzione. Diana ha cominciato a pensare. Pensare a quanto voleva farli tutti a pezzi. Poi ha cominciato a parlarne. Non con qualche amico... ne ha parlato con me. Avevo eliminato il suo Angelo Custode, avevo capito che lei fosse l'Anticristo. E avevo la soluzione al problema. Soddisfare personalmente i suoi desideri di omicidio.>>

<<Quindi lei... ha accettato di avere l'anima corrotta...>>

<<...con un inganno. Le ho detto che avrei eliminato gli impulsi omicidi. Invece, li ho fatti miei. Ogni volta che qualcuno è venuto qui, e lei ha desiderato di ucciderlo, io ho preso il controllo e l'ho fatto al posto suo. Così non ha ancora commesso "l'opera", non è ancora diventata totalmente l'Anticristo.>>

Il Demone mise le mani intorno alla punta della Spada, ma Jacob la ritrasse. 

<<Un Diavolo Accusatore... che non vuole vedere la fine del mondo.>>

<<Satana manda sempre un Demone come Diavolo Accusatore di ogni singolo umano... ma è possibile precederlo, occupare il posto. Io non sono un Demone. Sono una creatura senza nome che ha deciso di diventare il Diavolo Accusatore dell'Anticristo in attesa di questo giorno. Io sono un Daimon... un Divisore.>>

<<...un Diavolo Accusatore che non viene dall'Inferno, hm. E ora? Finisce tutto qui? Dovrai uccidere persone per l'eternità?>>

<<Pensi sia facile, mantenere l'Anticristo a bada? Prima o poi, io crollerò. Diana ucciderà qualcuno. Anche se non accadesse, uscirebbero tutte le Bestie dell'Inferno per assicurarsi che l'Anticristo nasca. L'unica soluzione è ucciderci.>>

<<...no...>>

<<Giudice del Signore. Questo è il tuo compito.>>

Il Divisore si avvicinò. Jacob saltò all'indietro per allontanarsi. <<No. No! Non farò niente del genere ad una bambina innocente! Non posso farlo!>>

Per un attimo il suo sguardo cadde su uno specchio insanguinato. Vide un uomo senza volto. "Questa è spazzatura, Jacob."

<<Zitto!>> gridò in risposta a quella voce che solo lui poteva sentire <<Non lo farò! Non lo farò! Questa missione è da Dio, io non... io sconfiggo i Demoni...>>

Nel panico al solo vedere quella bambina, evocò la Spada. Apparve nella sua mano sinistra, ma subito la passò alla destra, senza pensarci. 

<<Per favore, Giudice.>> implorò il Diavolo Accusatore <<Non capisci il peso del peccato che crea l'Anticristo...! Diana ha pensato di ucciderti, e ora non si fermerà finché non l'ha fatto!>>

<<Perché me?! Perché devo fare questo?!>>

<<Perché sei un Giudice. Ti ha visto da quel balcone, e il solo aver visto un Uomo Santo ha attivato sentimenti che non puoi immaginare. Il suo desiderio di farti male...>>

<<Chiamerò... sì, chiamerò gli altri Giudici. Risa e Simona. Loro... mi aiuteranno, sapranno cosa fare.>>

<<No! Non farl->>

Ancora una volta, gli occhi accesi si spensero. 

Diana Abel aveva ripreso controllo del proprio corpo...

Era stata quella parola, "Giudice", a permetterlo? Era stata colpa sua? Era stato lui a scatenare l'Anticristo? 

La bambina raccolse il coltello e con passi veloci saltò addosso a Jacob. <<Muori!>> gridò. 

Peccato di parola. 

Doveva solo commettere l'opera. 

E sarebbe giunta l'Apocalisse. 

La lama si conficcò nel pavimento accanto a lui. Jacob rotolò via e schivò un'altra volta. 

Quella bambina... era forte. Come faceva ad essere cosi-

...giusto. Il Diavolo Accusatore... le impediva di diventare l'Anticristo, ma allo stesso tempo... la rendeva potente... come Devadatta, come il Supermaestro, come Padre Thomas, come An...

...ad otto anni. 

Il Giudice la sottovalutò. Era spaventato. Era confuso. Era in un ambiente sconosciuto. Sbatté contro il tavolo. 

Qualunque la causa, commesse un errore, tale che si trovava steso sul pavimento, con l'Anticristo sul torace ed un coltello troppo veloce diretto più volte sulla sua faccia. 

...ed era lontano da Arsalan. Era debole. E l'Angelo non sarebbe venuto in suo aiuto. 

La lama metallica gli procurò un taglio sulla faccia. 

Rabbia. La rabbia che lo alimentava. 

Con un calcio, lanciò la bambina sul soffitto. Se ne pentì subito. 

<<Io... non volevo... non...>>

Ma a lei non interessava. Lanciò il coltello. Colpì Jacob in fronte - con il manico. Lo fece cadere, obbligandolo ad appoggiarsi ad una sedia. 

Diana saltò, con una lama pronta per affondare nella sua schiena. 

E poi la lasciò andare. Il coltello precipitò con un rumore metallico. 

<<...hai visto, Giudice?>> disse il Divisore, faticando per mantenere il controllo <<L'Anticristo è il capolavoro di Satana. Non può essere fermato. Anche se chiamassi altri due Giudici... anche se chiamassi ogni Giudice della storia... non potresti fare nulla se non uccidere Diana Abel.>>

Jacob guardò il coltello sporco di una goccia del suo sangue. Cercò di piegarsi per prenderlo e lanciarlo via. Le sue braccia tremavano troppo. Se il suo respiro fosse stata indicazione, stava per morire. Purtroppo no. <<Hahhh... hahhh... non chiedermi di fare questo... per favore...>>

<<Quando cerco di suicidarmi, lei prende il controllo e me lo impedisce. Nessun altro può farlo. Questo è il compito di un Giudice... sporcarsi le mani per gli umani. Cadere più in basso di chiunque altro per il vostro Dio. Nulla... ah... nulla... più->>

Improvvisamente, gli occhi si spensero di nuovo. Ma Diana non attaccò Jacob. 

Aveva sentito un rumore. 

La porta dell'appartamento si stava aprendo. 

L'Anticristo era nascosta, pronta per uccidere chiunque apparisse. 

<<C'è nessuno?>> domandò una voce femminile.  

Lui sapeva chi fosse. "Questa... no... questa è..."

Raguel fece il primo passo nella cucina. 

Diana alzò il coltello. 

Così aveva ucciso tutti gli altri. Tutte le persone normali. Lì, l'Angelo potente quanto una persona normale. 

<<No->>

Jacob evocò la Spada Sacra. Scattò in avanti come un fulmine. 

Dall'alto, verso il basso. 

Jacob Aiagon trapassò Diana Abel, otto anni, con una Spada Sacra, uccidendola in un solo colpo. 

<<...Dio...>> fu tutto ciò che riuscì a dire, se come imprecazione o per chiamarlo. 

L'Angelo lo guardava senza muoversi. Per la prima volta, non stava sorridendo. 

<<Sì, Jacob, questo è ciò che tutti noi Giudici dobbiamo fare.>>

Gli diede una mano per rialzarsi, e gli coprì la schiena con la sua giacca. 

2 settembre 2020
23:59

Nonostante tutto, faceva freddo quella notte. Il vento soffiava fin troppo forte e le nuvole erano grigie. Come se l'autunno fosse in anticipo. 

Ma Jacob non aveva intenzione di mettersi al riparo. Sedeva sul tetto di una chiesa - non sapeva quale, né gli importava. 

Aveva fatto un salto al rifugio per senzatetto e prima di bussare alla porta aveva cambiato idea. Si era diretto verso l'appartamento di Rhoda per poi pentirsene non appena fosse visibile. 

Errore. 

Pentimento. 

Correzione. 

Questo ciclo non sarebbe mai finito...? Avrebbe davvero vissuto i suoi anni così? 

Pensava fosse finita. 

Uccisore di dei, Giudice del Signore, netturbino, eroe. Si era dato diversi titoli di cui essere fiero. 

E ora li stava gettando nel fango. 

"Diana Abel... non aveva fatto nulla per meritarsi questo..."

-Jacob aveva sbagliato un'altra volta. 

Devadatta era un terrorista sociopatico, il Supermaestro un dittatore vanaglorioso, Padre Thomas uno zelota assetato di sangue, An un assassino con complesso da dio. 

Diana Abel era nata come incubatrice per l'Anticristo. Per essere stata tanto sfortunata, doveva morire. 

La Spada Sacra apparve nelle sue mani. 

Gli era stato detto che la lama fosse sporca nel sangue di Demoni. Lui non riusciva a vederlo... ma per la prima volta, lo percepì. Non con la vista o con il tatto. Ne sentì la presenza... l'essenza di coloro che erano stati suoi nemici. 

Era tutto vero. Il Giudice deve sporcarsi le mani quando nessun altro lo farà. Il Giudice è una macchina da guerra. 

"...come Arsalan."

Arsalan. 

Gli Angeli non erano propriamente umani. Emozioni artificiali, diceva. Erano poco più di armi nella guerra di un Dio contro i Demoni che non poteva arrangiarsi di respingere da solo. 

<<Bastardo.>> mormorò, stringendo i denti. 

Forse uccidere Arsalan sarebbe stata la cosa giusta. Forse sarebbe stata l'unica fuga da quei massacri. 

No... era stato costruito per questo. Non avrebbe mai girato le spalle al suo Creatore. 

"...tu, ti fai chiamare infinitamente buono e pietoso, non è così?"

Guardò la luna. La luna non rispose. 

"Se non posso smettere di essere un Giudice... se io e Arsalan siamo condannati ad essere tuoi servi per sempre... fammi almeno il favore di non lanciarci contro altri innocenti."

...ancora, la luna non rispose. Continuò a risplendere, come se non le importasse di cosa lui avesse da dire-

<<Jacob!>> chiamò qualcuno dal livello terra. 

La riconobbe subito. 

Con un balzo, Simona apparve accanto a lui. 

<<...Raguel non è riuscita a fermarti?>> le chiese. 

<<Figuriamoci. Ma ha mantenuto i suoi propositi, e non mi ha detto cosa sia successo.>> rispose. 

<<Se vuoi saperlo...>>

<<No. Sai che non devi parlare di quello che non vuoi.>>

Troppa enfasi sul "volere". Ormai, poteva più fidarsi della propria volontà? <<...tu hai mai combattuto Demoni, prima?>>

La ragazza si stese accanto a lui senza fare troppo rumore. <<Veri Diavoli Accusatori in carne ed ossa? Quelli non hanno una sola chance contro di me. Purtroppo, quel che voi chiamate Demoni si estende a campi oltre la mia forza fisica.>> E per spiegarsi, si mise una mano sul cuore. 

Per metterla in un modo simile... Simona era... così ingenua. Infantile <<Sì. Tutti dobbiamo affrontare i Demoni dentro, suppongo. Ma non è quello il mio problema.>>

<<Non lo è? Allora perché ti preoccupi? Chiunque fosse il nemico, l'hai sconfitto.>>

<<...è più serio di così.>>

<<Lo so. Perché anche se il Demone è tornato all'Inferno, nessuno sopravvive un incontro del genere senza esserne cambiato. Potresti dire che una sua scheggia è rimasta nel tuo animo, metaforicamente parlando.>>

<<...una scheggia.>> Gli venne subito in mente il modo in cui An era esploso come se fosse vetro. <<Non la si può sconfiggere con un fendente di Spada.>>

<<Ovviamente no.>> Simona si alzò. <<Ma le radiazioni possono sia causare che curare il cancro. Basta scegliere quelle giuste.>>

<<...metaforicamente parlando?>>

<<Un Giudice non può interagire solo con i Demoni che divorano lentamente la sua anima. Ha bisogno di amici. Persone che gli vogliono bene. Che lo supportino. L'amicizia è la cura a tutto ciò per cui non lo sono i pugni.>> Allungò un braccio per aiutarlo a rimettersi in piedi. <<Capisci, ora? Vieni. Gli altri ti stanno aspettando.>>

Per metterla in un modo simile... sembrava... così ingenua. 

Ma... il modo in cui lo diceva... Simona aveva ragione. 

Forse ciò di cui aveva bisogno era lei... e Raguel... e Risa e Zedel... e Arsalan-

<<L'Anticristo non può essere fermato.>>

Le immagini dello scontro gli attraversarono il cervello tutte insieme. 

<<No!>> gridò Jacob, facendosi indietro. 

Tutti loro... erano anche loro servi dello stesso Dio, onnipotente e crudele. L'amicizia non avrebbe cambiato nulla. 

Un giorno si sarebbero tutti sporcati le mani. 

<<Simona... vai via.>> ordinò. 

<<Jacob->>

<<Via.>>

La Giudice non se lo fece ripetere una terza volta. Saltò giù dal tetto, e lasciò il ragazzo ad autocommiserarsi. 

<<...un giorno capirai, Jacob Aiagon.>> disse Simona <<Noi... noi tutti... siamo come gocce d'acqua che cadono dal cielo... da soli, irrilevanti goccioline. Ma insieme...

...insieme, la pioggia può creare e distruggere un mondo.>>

Ante Mortem

E Jacob era felice. 

Del resto, come avrebbe potuto non esserlo? Dall'ultimo giudizio, con il quale aveva dimostrato la propria infinita saggezza, la corte non aveva smesso di applaudire e lodarlo. 

Il suo palazzo non era mai stato tanto splendente, e la benedizione del Signore mai tanto potente. 

Un servo si fece avanti, timidamente. <<Maestà, ci sono altre tre donne che richiedono il suo giudizio.>>

<<Hah!>> rise Re Jacob <<Fatele entrare! Questo è il mio compito, del resto!>>

Nella sala aumentarono, per un secondo, le grida di adorazione, e poi si spensero completamente, lasciando solo il silenzio. 

Il portone si aprì. Tre figure dal viso coperto lo attraversarono con un servo. 

Fu quest'ultimo a parlare: <<Maestà, le tre donne dicono di aver portato doni per lei. Può accettarne solo uno.>>

<<Ah, davvero? E quali sono le mie opzioni?>>

<<La prima dice: Io ti porto tutto l'oro dai quattro angoli della Terra, tutte le ricchezze dai trentatré mondi, ogni lussuria ed ogni piacere.>>

Si diffusero risatine tra la folla. Un'offerta così ridicola... certamente nulla avrebbe potuto convincere il Re a rifiutarla. Ma Jacob alzò una mano per indicare di far silenzio. Non avrebbe permesso opinioni così superficiali. 

<<E la seconda opzione?>> chiese. 

<<La seconda donna dice...>> rispose il servo <<Io ti porto la distruzione del tuo regno, e ti maledico ad una vita da viandante.>>

<<...eh?>>

Prima ancora che Jacob potesse capire quelle parole, l'intero palazzo cominciò a tremare. 

Presto il pavimento si spezzò in due, portando giù tutti i presenti. 

<<No...>>

Subito il soffitto crollò, schiacciando tutti i possedimenti del Re. 

<<No! No! Che cosa->> Re Jacob alzò gli occhi al cielo <<Mio Signore! Perché mi hai->>

Ma tutto ciò che vide fu un'ombra. 

Come se il Sole stesso l'avesse lanciata, una Spada Sacra cadde trapassando la sua fronte. 

E Jacob si svegliò dall'incubo. 

Senza sapere se la realtà fosse peggiore o meno. 

Rotolò giù dalla macchina su cui era stato lanciato. 

In lontananza, sentiva i rumori della battaglia. 

Risa, Zedel ed Arsalan stavano affrontando un semplice umano, e perdendo. 

21 settembre 2020

Sarebbe dovuta essere una missione semplice. 

<<Mai sentito parlare di Chaos Magic?>> aveva chiesto Risa, camminando per il giardino della casa fuori città. 

L'unica risposta di Arsalan era stata: <<Ho avuto il dispiacere di incontrare Aleister Crowley di persona.>>

<<Esatto. Pure tra le arti occulte, la Chaos Magic è pericolosa... è in continua evoluzione in modi pochi comprendono, e soprattutto: può essere attivata molto facilmente senza volerlo.>>

<<Ah... che cos'è successo?>>

<<Un aspirante scrittore ha accidentalmente creato un Ipersigillo con un romanzo di fantasia. Un normale incidente di Chaos Magic non sarebbe affare dei Giudici... ma un Ipersigillo merita la nostra attenzione.>>

<<...un cosa?>>

<<Ve lo spiegherò strada facendo. Jacob, hai intenzione di venire?>>

Il Giudice li aveva ascoltati senza dire niente fino a quel momento. 

Stavano andando alla caccia di un'altra persona che non aveva fatto nulla di male... ma almeno non l'avrebbero dovuto uccidere. 

<<...è il mio lavoro.>> fu la risposta. 

E così erano tutti andati in città, alla ricerca di questo scrittore. Tutti tranne Simona e Raguel, che erano tornate con la famiglia Paldim per celebrare il... "Rosh Hashanah", il nuovo anno giudaico, e sarebbero rimaste per il seguente Yom Kippur. 

Del resto, due Giudici e due Angeli sarebbero dovuti essere abbastanza per occuparsi di un qualche scrittore che aveva creato un Sigillo per sbaglio... giusto? 

I ragionamenti di Jacob furono interrotti quando dalla finestra due piani sopra cadde Zedel. L'Angelo atterrò accanto a lui. 

<<Sigilli... mai piaciuti. Ipersigilli...?>>

<<Posso sapere almeno che roba sia?>> domandò lui. 

<<Intrappolando un Demone, è possibile usarlo per manipolare la realtà, come una sovrascrittura.>> disse lei, lanciandosi di nuovo all'interno dell'edificio. 

<<...sovrascrittura...?>>

Il Giudice la seguì con un salto. 

Eccoli lì. 

I tre stavano rovinando la bella casa a due piani dove abitava quel tipo. 

Ma dall'altro lato, il tipo stava facendo la stessa cosa. Camminava all'indietro, cercando di raggiungere la porta per la terrazza. La sua arma... un lanciafiamme. 

Anche con quello, non sarebbe dovuto essere capace di tener testa a tutti loro. Perché la sua vera arma era, apparentemente, un'enorme fortuna. 

<<Jo!>> gridò Risa <<Metti giù tutto e lasciaci parlare!>>

Ma Jo, lo scrittore, non aveva alcuna intenzione di fare ciò. Quando Zedel cercò di colpirlo con i quattro Chiodi Sacri, lo mancarono, volando alla sua sinistra. 

<<Zedel?!>> la rimproverò la sua Giudice. 

<<Scusatemi... fumo negli occhi.>> rispose. 

Nel frattempo, Arsalan era apparso accanto al nemico, per colpirlo con un pugno. Solo che, un attimo prima di farlo, una tenda gli coprì la vista, e inciampò. 

Jo puntò il lanciafiamme su di lui. L'Angelo schivò per un soffio. 

<<Okay.>> sbuffò Risa <<Vaffancavolo.>>

Lanciò i quattro Chiodi per poi scattare subito nella sua direzione. 

Nessun umano, Jo compreso, avrebbe avuto i tempi di reazione necessari per salvarsi. 

Per sua fortuna, in quel momento esatto, un tubo del gas esplose sotto di loro, lanciando all'indietro Arsalan e Risa, la quale istintivamente richiamò i Chiodi nelle sue mani prima che raggiungessero il bersaglio. Zedel corse ad aiutarla. 

<<...huh.>> disse Jo. La stanza era a pezzi. Aveva raggiunto il terrazzo. <<E tu?>>

<<Io?>> chiese Jacob. 

<<Vuoi combattere?>>

<<Pare che il compito di un Giudice sia solo... combattere. Picchiarsi. Ammazzare. Quindi... scusami, ma temo di doverlo fare.>>

<<Hmm. Ok.>>

...per essere uno scrittore, era di pochissime parole. Sembrava quasi imbarazzato. Ma aveva un lanciafiamme che ora stava alzando nella direzione di Jacob. 

Il ragazzo saltò verso di lui. 

Jo premette il grilletto, pronto a friggerlo. 

E poi...

...l'arma fu tagliata in due da un Chiodo. 

<<Hah.>> disse Zedel. 

<<Oh.>> disse Jo. 

Il pugno di Jacob lo lanciò attraverso la porta. 

<<Finalmente!>> gridò Risa, tornando tra loro <<Come hai fatto, stavolta?>>

<<Ringrazia Zedel.>> rispose Jacob <<Pare la sua fortuna fosse... limitata.>> Uscì sul terrazzo e si rivolse allo scrittore. <<Allora, dov'è l'Ipersigillo?>>

<<Ahiahiahi... che male...>>

<<Non farmelo ripetere.>> Evocò la Spada Sacra. <<L'Ipersigillo. Dov'è?>>

<<Sul... auhhhh... sul mio cellulare... sotto...>>

Arsalan corse a prenderlo e tornò in pochi secondi. <<Deve essere questo. Quale sarebbe l'Ipersigillo? Questo testo? "Arte di Inlus"?>>

Jo non rispose, continuando invece a lamentarsi. 

<<Vediamo... ci sono quasi una ventina di capitoli... ma l'Ipersigillo non l'hai attivato fino a poco tempo fa, giusto? Quindi... huh...>>

Risa si avvicinò. Ora erano tutti sulla terrazza. <<Cosa?>>

<<...correggetemi se sbaglio. Un Ipersigillo in forma di romanzo opera proiettando sulla realtà la trama della storia, giusto?>>

<<Giusto.>>

<<E perché ciò accada è necessario un personaggio nella storia che funzioni da legame, e le cose che accadono a lui accadono anche alla persona con cui l'Ipersigillo è legato.>>

<<Giusto. E il nostro Jo qui ha creato un personaggio basato su sé stesso, no?>>

<<Quella deve essere stata l'intenzione, ma... qui leggo che il protagonista fa parte di un team... e stanno andando a combattere un avversario con poteri di fortuna invincibile... e l'unico capace di sconfiggerlo è appunto il protagonista...>>

<<...aspetta. Il nemico è quello fortunato?>>

<<Sì. Il che significa che... Jo non aveva mai connesso un Ipersigillo a sé stesso...>>

<<...l'ha connesso all'unica persona che è stata capace di sconfiggerlo.>>

<<...Jacob.>>

Il ragazzo andò subito nel panico. <<Ha fatto cosa?>>

Arsalan spense il cellulare mentre Risa si avvicinava al ragazzo. <<Va bene, Jacob... hai in qualche modo una connessione ad un Sigillo... dobbiamo capire di cosa si tratta e...>>

<<Oh andiamo, perché io?!>>

<<Perché... hm... gli somigli.>>

<<Gli...?>>

Si girò, e vide che Jo aveva... capelli neri e ricci... occhi scuri... indossava una giacca... e aveva la sua stessa età. 

<<...bastardo.>> Jacob sospirò <<Allora, cosa succede al protagonista dopo? L'Ipersigillo dovrebbe essere ancora attivo, no?>>

<<Dopo di quello... il protagonista in qualche modo scopre di essere estremamente fortunato... e poi...>> Arsalan si bloccò. 

<<...e poi? Che succede?>>

<<...e poi... riceve estrema sfortuna in ritorno. Tutti... i suoi amici cominciano a rimanere coinvolti in terribili incidenti...>>

<<...ah. Credo... convenga che ci liberiamo dell'Ipersigillo il prima possibile. Risa?>>

La Giudice sembrava... preoccupata. Era raro vederla tale. <<Jacob, noi... non sappiamo come annullarlo.>>

<<...non... lo sapete?!>>

<<Se non sappiamo come sia stato creato, non possiamo cancellarlo... ho già detto che la Chaos Magic è imprevedibile... dovremmo portarti al Vaticano, ammesso che loro possano farci qualcosa...>>

<<No, il primo incidente è proprio un incidente aereo.>> disse Arsalan <<Non possiamo rischiare un viaggio simile.>>

<<E se aggiungessimo alla storia?>> chiese Zedel. 

<<Ciò che è stato scritto non si può annullare... qualunque aggiunta facciamo, non cambierà gli incidenti già decisi...>>

Il ragazzo intanto si stava avvicinando a loro, senza dire una parola. 

<<Jacob, adesso rimani calm->>

La Spada Sacra apparve nelle sue mani. 

Quella non era colpa sua. Lo sapeva. 

Eppure...

Non riusciva a non considerarla tale. 

Ancora una volta, stava venendo usato come arma per ferire gli altri. 

Non era un eroe. Questo l'aveva capito. 

Ma doveva proprio essere una bomba ad orologeria? 

Gli veniva in mente una sola cosa da fare. Forse avrebbe funzionato, forse no. 

<<Bastardo Sigillo, bastardo scrittore, bastardo...>>

Il Giudice si mosse d'impulso, e con un fendente della Spada, cercò di mandare in frantumi il cellulare.

<<...bastardo!!>> 

L'impatto causò un'esplosione, lanciandoli tutti all'indietro. 

Le orecchie di Jacob smisero di funzionare per qualche secondo. 

<<...ughhh... che... cos'era quello?>>

Zedel era a malapena rimasta stabile. In qualche modo, il suo equilibrio era eccezionale. <<...energia magica. È appena successo... quel che penso sia successo?>>

<<Il telefono... è integro. L'hai mancato.>> disse Arsalan rimettendosi in piedi. <<Ma tutta quell'energia...>>

Anche Risa riuscì a rialzarsi, con l'aiuto del suo Angelo. <<Hai seriamente distrutto la connessione dell'Ipersigillo con quella Spada?!>>

<<Non lo so. L'ho fatto?>>

Annusò il cellulare. <<La puzza di zolfo è andata. Forse il Sigillo in sé esiste ancora... ma senza connessione alla realtà, è come se non ci fosse più.>>

<<...l'ho fatto io?>> chiese Jacob. 

<<Non... dovrebbe essere possibile. Ma del resto... nemmeno tagliare Ousia, la Luce divina, dovrebbe esserlo... e tu l'hai fatto.>>

...giusto. 

Uccisore di dei. Era stato lui una volta. 

Ma adesso... non era più quella persona... vero? 

Arsalan gli si avvicinò. <<Beh, è inspiegabile, ma guarda al lato positivo.>>

...e diede un abbraccio al suo Giudice. <<Ci hai salvati da un destino scritto.>>

Per essere un falso umano, il suo corpo era caldo, e quel gesto confortevole... come un bambino nelle braccia della madre. 

Ma sentiva scaldasse ben oltre la carne. 

<<...heh.>>

Aveva cancellato un destino prescelto...

E salvato tutti coloro che conosceva...

Forse... forse non era un'arma pericolosa. 

Forse... non era condannato a servire quel Dio tiranno per sempre... se poteva evitarlo...

L'Angelo gli lasciò le spalle. <<Allora, Risa, ora che ne->>

Fu interrotto da Zedel, che aveva evocato i Chiodi Sacri, e gridato: <<Un altro?!>> 

Nessuno ebbe il tempo di chiedere spiegazioni. Né di reagire. 

Il pavimento si aprì. 

Nell'unico metro tra Arsalan e Jacob, una donna apparve da sotto volando verso l'alto. 

Era veloce. 

Entrambi riuscirono a notarla, ma non a muovere un singolo muscolo. 

La donna... immediatamente, colpì i due con un calcio doppio. 

Furono lanciati in due direzioni opposte. 

Arsalan si sentì volare per... cinque metri... quindici metri... trenta metri...

...ed ogni secondo, era più lontano dal suo Giudice, era più debole. 

Finalmente toccò una superfice. Terra? Muro? Non sapeva. Non riusciva più nemmeno a vedere o a sentire. 

<<Ja... cob...>> mormorò. 

E precipitò a terra, svenuto. 

XX:XX

Un Angelo Custode. 

Due Giudici del Signore. 

Arsalene, il Leone di Dio, si trovò una pistola tra le mani. 

<<Chi va là?>>

Nient'altro che il buio. Ed un rumore di passi. 

Un uomo apparve di fronte a lui. 

Lo conosceva bene. 

<<La maledizione dell'Anticristo non avrà mai fine, Arsalene.>> disse il deceduto Papa. <<Egli è morto inutilmente.>>

Ma l'Angelo non si sarebbe lasciato spaventare da quell'apparizione. Se necessario, avrebbe eliminato ogni emozione negativa solo per ucciderlo. 

La pistola scomparve in polvere, rimpiazzata da una Spada. <<Quella storia è finita. Adesso ho Jacob. E su lui non hai alcun potere.>>

<<Hahaha... io di sicuro no... ma se pensavi Abel conoscesse il dolore... oh, il tuo Aiagon soffrirà cose che nemmeno osereste immaginare.>>

Arsalan colse un flebile riflesso del proprio volto nella Spada. 

Ma non era il suo. 

Quello... era... una Bestia di-

<<Ah.>>

E poi si suicidò. 

22 settembre 2020
Arsalan

L'Angelo aprì gli occhi su un letto. 

<<Sei sveglio?>> chiese Simona, seduto accanto a lui <<Non muoverti, potrebbe fare ancora male.>>

<<C... che sta succedendo? Cosa fai qui?>> chiese. Stava sudando più di quanto un Angelo avrebbe dovuto. 

<<Hai dormito per un giorno. Oggi posso lavorare. Così, quando Risa mi ha chiamato riguardo il rapimento di Jacob, sono volata subito qui.>>

<<Il... rapimento...?>>

La porta si spalancò. Era Raguel. 

<<Yo, Arsalan. Quando te la senti, scendi giù, che abbiamo molto da discutere.>>

22 settembre 2020
Risa

La Giudice e il suo Angelo sedevano ai lati opposti del tavolo. Non osavano alzare lo sguardo. 

Risa Dascira era stata inviata dal Papa in persona per assicurarsi che Jacob Aiagon non mandasse il lavoro di Giudice all'aria. Poi era tornata, per investigare i suoi bizzarri poteri... distruzione di Ousia... e ora un Ipersigillo...

In entrambi i casi, aveva fallito. 

Quella donna... quel Demone... era apparsa dal nulla. Aveva scaraventato via Arsalan. Loro due avevano provato a fermarla, ma...

...era forte. Sembrava che anche se non avesse schivato i Chiodi... non si sarebbe fatta niente. 

E così aveva preso Jacob. 

Un intero Giudice, perso ad un Demone a caso. 

<<Risa.>> chiamò una voce maschile, l'unica in quella casa. 

Arsalan si era rimesso. <<Dov'è. Jacob?>> chiese. 

<<Non lo sappiamo.>> rispose Zedel al posto suo. <<Quella donna l'ha portato via.>>

<<La Chiesa Cattolica non riesce a trovare un solo Demone? In un giorno?>>

<<...non l'abbiamo ancora riferito.>>

L'Angelo quasi spezzò in due il tavolo. <<Cosa?>>

<<Arsalan, io...>>

Risa si alzò di scatto e prese Arsalan per il collo. <<Se dirò al Vaticano di aver perso un Demone, se scopriranno quanto sia forte, o che ha rapito un Giudice, daranno la colpa alla disabilità di Zedel. Stanno solo cercando una scusa per rimandarla in Paradiso e farmi avere un Angelo "migliore".>>

Lui non disse nulla. L'italiana si aspettava ribattesse che non gli importava. Ma non lo fece. 

<<Per favore. Dammi... dieci giorni. Se non l'avremo trovato nel frattempo, chiederò l'aiuto della Chiesa.>>

<<...spero per te non abbia intenzione di ucciderlo.>>

Simona apparve all'improvviso per separarli. <<Ecco, a questo proposito. Che intenzioni avrà?>>

<<L'Angelo qui può stare tranquillo, se avesse voluto ucciderlo l'avrebbe potuto fare sul posto.>> rispose Risa <<Forse un ricatto. Forse... i suoi poteri.>>

<<...poteri?>>

<<C'è qualcosa di strano in Jacob Aiagon. In quanto a Giudice è... di qualità media. Ma ha distrutto la Luce divina che forma l'universo, l'Ousia, e ha annullato un Ipersigillo. Non è normale.>>

<<Già. Se sapessi di cosa parlate. Comunque...>> Lanciò una mappa della città sul tavolo. <<Anche se non in questa città, è probabile siano da qualche parte nella direzione in qui ha scaraventato Jacob.>>

<<Un Demone così potente deve avere un enorme culto. Questo può aiutarci.>> aggiunse Risa. <<Voi due potete fare qualche simulazione, vero?>>

I due Angeli annuirono prima di sedersi e chiudere gli occhi. 

Quanto a Raguel, non poteva fare nulla del genere. Ma disse di avere un'idea, e corse fuori senza spiegazioni. 

Risa e Simona si trovarono da sole, ora. 

<<Avete fatto un bel casino.>> disse la seconda. <<Jacob... non si merita questo. Potrebbe distruggerlo.>>

L'altra Giudice lanciò una moneta. Guardò il risultato. Poi la gettò a terra. <<Lo troveremo.>>

22 settembre 2020
Jacob

Aperti gli occhi, il ragazzo pensò di stare ancora sognando, inizialmente. Ma non era così. L'intossicante odore di zolfo doveva essere reale. 

Quei tentacoli multicolore e fluorescenti che ricoprivano del tutto il suo corpo nudo, costringendolo seduto in una stanza buia, erano reali. 

Li sentiva muoversi. Poco. Che cos'erano? Non era un polipo... né un qualunque altro animale che avesse visto... e il fatto che la puzza fosse più forte che mai...

<<...un Demone.>>

Diavolo Accusatore incarnato. Raro, nella sua esperienza, ma non nuovo. 

Tevatort l'aveva fatto... aveva combattuto Arsalan e abbandonato Devadatta. Ma ora il Demone non stava combattendo... era solo... una disgustosa creatura... che lo teneva fermo. 

Non gli piaceva stare fermo. 

L'apparizione della Spada Sacra illuminò quell'oscurità. 

Jacob cercò di muoverla per fare a pezzi quel Demone. Cercò, e fallì. Prima ancora che potesse provarci, un tentacolo uscì fuori da quella massa alla velocità di un treno e scaraventò l'Arma verso un muro. 

Fu presa al volo da una mano nascosta. 

<<Non puoi cogliere Inlus di sorpresa. Fai qualcosa del genere di nuovo, e ti taglierà una mano, Jacob Aiagon.>> avvisò una voce nel buio. 

La donna si fece avanti. Una piccola luce si accese in alto. 

Era lei. 

L'umana del Diavolo Accusatore. 

<<L'ho pronunciato correttamente? Ai-a-gon?>>

<<Prova questo, invece: Ai-a-fotterti.>> Questa era bella. <<Chi sei e cosa vuoi da me?>>

<<Pfft... Ai-a-fotterti. Sei simpatico.>> Si piegò per incontrare meglio il suo sguardo. <<Ti sei meritato entrambe le risposte, Jacob~>>

Il modo in cui diceva quel nome... era...

<<Mi chiamo Elizabeth, per te solo Elizabeth. E il mio Diavolo Accusatore... è Inlus.>>

<<...Inlus.>> guardò i tentacoli su di sé. 

<<Quello è lui, sì.>>

<<Non si direbbe impressionante, visto così. Qual è il segreto del vostro potere?>>

<<Segreto? Nulla del genere! Inlus non potrebbe essere un Diavolo Accusatore più normale! Abbiamo fondato un culto ed è finita lì.>>

No, non poteva essere "finita lì". Quella donna... Elizabeth... era troppo potente per essere solo la testa di un culto. In quanto a pura forza fisica, sembrava superare persino An. Una cosa del genere avrebbe richiesto un'intera chiesa. <<Culto? Di che tipo? Dove sono i tuoi?>>

<<Oh, la maggior parte sono qui.>> Si diresse verso un angolo della stanza, e...

...accese lo schermo di un computer. 

<<Cosa...?>> Un culto online? 

<<Diciamo che la definizione di "culto" è abbastanza semplice... ma se più di un milione di persone sono devote a me e credono tutto ciò che dico loro, è praticamente un culto!>>

<<M-milione?>>

Ripensò a Devadatta e il suo culto di... centootto membri. 

<<Un milione e quarantamilatrecentoventuno, per la precisione.>> Elizabeth spense il computer e tornò a parlare direttamente con Jacob. <<Sono certa tu conosca cosa sia un forum, ma non ti aspettassi un uso simile.>>

Era vero. Ovviamente, l'avrebbe negato. <<Nulla di che. Ho affrontato Diavoli Accusatori peggiori di un polpo.>>

...la donna esplose in un'enorme risata vanitosa. Echeggiò nell'edificio abbastanza a lungo per assicurarsi che Jacob non la scordasse mai. 

<<Avevi un'altra domanda, se non sbaglio? Cosa voglio da te? Questa è persino più semplice.>>

Facendosi avanti, Elizabeth gli sussurrò nell'orecchio: <<Ti distruggerò mentalmente e ti renderò il mio schiavo.>>

<<A-ah. E con quale metodo? Sono certo conosca tutti i modi per distruggere un uomo...>>

<<Oh, è molto semplice.>> disse, prendendogli la faccia tra le mani. <<Ti lascerò qui. Da solo. Per giorni. Settimane. Mesi. Anni, se necessario. Stimolato da Inlus ogni secondo. Giusto quel che basta per ricordarti che sei vivo, ma solo. E una volta che ti sarai convinto di essere l'unico uomo rimasto in un universo morto, non avrai altra scelta se non rivolgerti a me... l'unica che ti ama davvero.>>

<<L'unica che mi...>> Distolse lo sguardo. <<Pensi di riuscire a farmi credere qualcosa del genere?>>

Senza rispondere, e senza indugiare, Elizabeth forzò un bacio dalle labbra del Giudice. 

Jacob... fu colto tanto di sorpresa da nemmeno sapere come avesse reagito. La sua mente si azzerò per diversi secondi. Poi la donna lo lasciò andare, e solo allora il Giudice ebbe una reazione. 

Disgusto. 

<<Se questa è la tua tattica... sei un'ingenua.>> fu tutto ciò che riuscì a dire. 

<<Hehe.>> Elizabeth si allontanò nel buio. <<Ci vediamo tra una settimana, mio amore.>>

La luce si spense, rendendola invisible, ma l'udito funzionava ancora alla perfezione. 

Una porta metallica. Aperta. Chiusa. 

E poi silenzio. 

Silenzio e freddo. 

Anche se il suo intero corpo stava venendo abbracciato, Jacob sentiva freddo. 

Regressus Ad Uterum

Londra, Regno Unito

Un uomo stava correndo come se la sua vita ne dipendesse. 

Non era così. Ma ne era convinto. 

Se fosse rimasto a piedi per ancora qualche secondo, l'avrebbero preso. Così salì in un taxi. Il primo che trovò. 

<<Vai!>>

<<Certo amico. E dove?>>

L'uomo puntò una pistola sulla sua fronte. <<Più veloce che puoi.>>

...l'autista non ebbe altra scelta. 

Furono fortunati a non trovare traffico, anche se per seguire le direzioni del passeggero, dovettero infrangere ogni limite, semaforo, e senso unico. L'importante era che riuscissero a fuggire. 

Ma naturalmente, fallirono presto. Quattro Chiodi lanciati come quattro proiettili colpirono le ruote, obbligando il veicolo a fermarsi. 

<<Merda!>> gridò l'uomo, scendendo dall'auto. <<Devo chiamare qualcuno... forse Inlus in persona...!>>

Il suo piano fu vanificato da una donna con i capelli scuri, che apparve di fronte a lui, e fece a pezzi la pistola con una mano. <<Inlus? Chi è Inlus, Jo?>>

Jo, l'ex-scrittore, urlò di paura. <<T-tu chi sei?! L'ultima v-volta c'era...>>

Accanto a lei ne apparvero altre due, una bionda e una dai capelli verdi. <<Ottimo lavoro, Simona.>> disse Risa. <<E altrettanto a te, Jo. Non solo ci hai ingannati nel credere che fossi un ingenuo scrittore, sei anche riuscito a sfuggirci per più di un paio di giorni.>>

Il tassista si sporse per lamentarsi. <<Scusate, se avete dei problemi, potreste->>

<<No.>> risposero le due Giudici. 

Simona prese Jo per il colletto. <<Tutto questo finisce qui. Grazie per il nome della donna... Inlus. E dove possiamo trovarla?>>

<<Haha... hahahaha...>> rise lui <<Trovarci? In tutto il mondo. Noi siamo ovunque, in Cielo e in Terra.>>

<<Chi siete voi?>>

Sirene della polizia cominciarono a sentirsi in lontananza. Senza il permesso del Vaticano, i Giudici non avevano nessuna collaborazione con le autorità. Né una spiegazione per cosa stessero facendo. 

<<Noi siamo coloro che con l'amore di Inlus amiamo Jacob Aiagon! Io sono un protettore della fede, un crociato, e presto, un martire!>>

<<Un martire-?>>

Senza esitazione, Jo sbatté la propria testa contro il tetto del taxi. Ogni istinto di sopravvivenza che l'avrebbe rallentato era spento. 

Il cranio si aprì in due e Jo morì sul colpo. 

<<...bastardo.>> Simona prese il cadavere con sé. Quando la polizia arrivò, non trovarono nessuno, né alcuna traccia rimasta dello scontro, e il tassista si rifiutò di parlare. 

25 settembre 2020
Arsalan

Arsalan non accolse Zedel, Simona e Risa all'aereoporto. Aveva già saputo l'esito della missione - Jo, l'unica pista che possedevano, era morto. 

Sarebbe potuto rimanere ad allenarsi. Ma non aveva intenzione di sprecare altro tempo. 

Jacob odiava sprecare tempo. Perché sapeva quanto poco ce ne fosse, e quanto doloroso sarebbe stato pentirsene. 

-era sempre quello il problema. 

Sapeva che qualunque cosa avesse fatto, se ne sarebbe pentito prima o poi. 

Una paura che era anche riuscito a dimenticare, una volta divenuto adulto, ma che la scoperta di avere un Angelo Custode... di essere un Giudice... la missione di uccidere Demoni... avevano risuscitato. 

Arsalan si diceva fosse necessario. D'altra parte, non era necessario fosse in cattività con un Diavolo Accusatore. 

Così si diresse al rifugio per senzatetto. 

Il direttore lo conosceva bene - del resto, Arsalan, o meglio Alexander, era uno dei loro più frequenti aiutanti. All'Angelo il direttore non piaceva troppo, ma cercava di non farglielo sapere, e adesso aveva bisogno del suo aiuto. 

Gli altoparlanti sparsi per l'edificio si arrivarono con un suono assordante. 

<<Prova. Prova. Mi sentite tutti? Ottimo. Uh, ciao, e scusate il disturbo! Mi chiamo... Alexander, sono venuto qui molto spesso in volontariato... e spero almeno alcuni di voi siano testimoni di quel che ho fatto per loro.>>

Si diffuse un mormorio per le stanze. Domande e conferme. 

<<Dico questo perché... ho bisogno di aiuto. Un mio amico è scomparso... anche lui è stato qui alcune volte... il suo nome è... Jacob... Aiagon.>>

Molte meno persone potevano dirlo, ma quelle che lo conoscevano fecero molta attenzione. 

<<Pensiamo sia andato ad... unirsi ad un culto... sapete com'è questa citta, ne è piena...>> cercò di scherzare, ma la sua voce era chiaramente tremante <<Un culto di una donna chiamata... Inlus. E... so che Jacob non è qualcuno che molti di voi possano considerare un amico... ma se qualcuno ha delle informazioni... per favore, le porti a me, o il direttore. Grazie.>>

Si allontanò dal microfono, inizialmente dimenticando di spegnerlo. 

<<Uh, signor direttore, se non le dispiace ora dovrei->>

<<Spiegarmi cos'è successo.>> concluse una ragazza. 

...Rhoda bloccava l'uscita all'ufficio. <<Hanno preso Jacob?>>

26 settembre 2020
Jacob

Freddo. 

Non c'era corrente. Niente del genere. Solo freddo. Freddo del metallo sul quale era seduto, freddo dell'aria. 

E quel Demone... non aveva alcuna temperatura. No, era quasi come se... annullasse il calore. 

Jacob ne era stanco. Ed era stanco in generale. 

Erano passati... pochi giorni. Non sapeva quanti, ma erano passati pochi giorni da quando Elizabeth l'aveva rapito. Non aveva mangiato o bevuto, non era andato in bagno, e aveva dormito solo una volta. Stava già crollando. 

Sarebbe sopravvissuto ancora un po', questo era certo... un Giudice probabilmente poteva durare più di un umano normale in qualunque condizione... e se Inlus non voleva vederlo morire, doveva portargli qualcosa, prima o poi. 

Ma che non morisse il suo corpo era tutto ciò che lei voleva. La mente poteva... doveva essere uccisa. 

Jacon non aveva idea di quanto potesse essere torturato prima di cedere. Sentiva che se qualcuno avesse provato a ipnotizzarlo in quel momento, ci sarebbe riuscito. 

"Qualcuno... verrà a salvarmi..."

Non aveva dubbi... certamente già stavano facendo tutto il possibile per trovare quel luogo. 

Allora... perché si sentiva come se l'avessero abbandonato...? 

Risa e Zedel... Simona e Raguel... e Arsalan...

Il solo pensare a quel nome evocava in lui calore. 

Il calore di quell'ultimo abbraccio che gli aveva dato. 

Non avrebbe mai immaginato che potesse mancargli così tanto... e ora voleva solo poterlo toccare di nuovo. 

O almeno... se avesse potuto parlargli... sentirlo... interagire in qualche modo...

...hah. Era davvero patetico... quei suoi desideri vani... quei... suoi...

...vani...?

...no... aveva un mezzo con cui interagire con Arsalan...

...una Spada Sacra che poteva essere evocata da tutti e due...

Si guardò in giro. Se l'Arma era ancora in quella stanza, non lo sapeva. Ma non importava. 

Fissò il singolo occhio nella massa di tentacoli fluorescenti. Aveva cercato di evitarne lo sguardo prima. Adesso lo incrociò. <<Che hai da guardare?>>

Un movimento nei tentacoli. Una risposta, forse. 

<<...seriamente, che hai da guardare? Il tuo occhio mi sta mettendo... piuttosto a disagio...>>

La palpebra si sbattè un paio di volte. 

<<Capisco. Non puoi smettere di averlo. Ma io non riesco a dormire con te che mi fissi. Quindi... posso chiederti un favore, Inlus?>>

Stavolta non ci fu nemmeno un cenno di riconoscimento. Jacob continuò comunque a parlare. 

<<Potrei... per favore... evocare la Spada Sacra per coprirlo?>>

...i tentacoli si strinsero. Fu quasi atroce. 

<<Inlus... ti prego...>> implorò lui. Era debole e finse di essere ancora più debole. Perché sapeva che i Demoni possedevano tutti un orgoglio fatale. Quello era il loro limite... gli Angeli erano creature di Dio e loro creature di Satana, ogni specie con i propri difetti. <<Se non dormo, morirò. La appoggerò sopra il tuo occhio dolcemente e la lascerò andare, nulla più. Sei più veloce di me, no? Non potrei mai impugnarla e colpirti prima che tu la lanciassi via... e del resto... con un milione di seguaci... dubito riuscirei a ferirti.>>

Passarono alcuni secondi. Aveva... accettato? Non era chiaro. 

Quel Demone... lo voleva come schiavo. E uno schiavo non può fare richieste. Ma d'altra parte, Jacob si era sempre mostrato poco disposto persino a scendere a patti con lui. Stava dimostrando... che il processo di tortura lo aveva indebolito. 

<<...batti l'occhio due volte se sei d'accordo?>>

Inlus batté l'occhio due volte. 

<<Grazie! Grazie, grande Inlus.>>

La luce flebile della lama lo accecò, inizialmente. Ma la appoggiò sopra l'occhio, coprendolo. Alcuni tentacoli ricoprirono il manico, tanto per essere sicuri. 

...Jacob non sarebbe, davvero, mai riuscito a colpire Inlus. 

Per fortuna il piano era un altro. 

Il piano era di oscurare la sua vista. 

Il Giudice si morse il labbro più forte che poteva. Sangue cominciò a scendere sul lato della Spada nascosto al Demone. 

27 settembre 2020
Risa

Tic. 

Toc. 

L'orologio del suo appartamento non saltava un solo secondo. 

Tic. 

Toc. 

Erano passati sei giorni. 

Sei giorni prima che il termine scadesse. 

E poi avrebbe dovuto avvisare il Vaticano. 

E poi avrebbe perso Zedel. 

"Stai zitta...!"

Era raro che Risa Dascira si arrabbiasse con sé stessa. Aveva sempre ubbidito gli ordini della Chiesa - di Dio in persona. Ma ora...

Nascondere questo fallimento per paura della loro reazione... era come se stesse disubbidendo...

...per la prima volta. 

Aveva già considerato la possibilità di eliminare Zedel. Un Angelo senza mani perde almeno l'1% della propria funzionalità... un 1% fondamentale in guerra santa. 

L'aveva detto a Jacob, quando combattevano An. E Jacob l'aveva considerata un'opzione orribile - era ovvio, anche se non l'aveva confessato. 

Ma la realtà era... che nemmeno Risa stessa lo voleva. 

E quando il Papa aveva annunciato che Zedel sarebbe potuta rimanere in Terra... per un attimo, era come se la Giudice avesse sentito...

...sollievo...? 

...non osava dirselo. 

Tic. 

Toc. 

Risa lanciò una moneta. 

<<Testa. Lo troveremo in tempo. Croce...>>

Tic. 

Toc. 

Tic. 

Toc. 

Ding. 

La moneta fu dirottata da un Chiodo. 

<<Che stai facendo?>> chiese Zedel. 

L'oggetto delle sue preoccupazioni. 

<<Che stai facendo tu?>> rispose <<Vi avevo detto che sarei tornata subito. Dovevo solo prendere alcune cose.>>

<<Sì, ma non l'hai fatto. Sei qui da un'ora, Risa.>>

La Giudice si accorse che, in effetti, era così. 

<<Devo... devo essermi distratta. Ho preso tutto, possiamo->>

Ma l'Angelo la tenne seduta. <<Risa. Non devi preoccuparti.>>

<<Lo so. Troveremo Jacob e sarà ancora vivo. Non...>>

<<Intendo dire per me.>>

...per lei? E come faceva a sapere che si stesse preoccupando per lei? 

Erano state insieme tutta la vita, sì... ma era davvero così facile da intuire? Anche quando era qualcosa di così anomalo? 

<<Se il Vaticano decide di rimandarmi in Paradiso, io accetterò quel destino. Non possono né vogliono uccidermi. Io ci sarò sempre, da qualche parte.>>

Questo... lo sapeva. Razionalmente, lo sapeva. 

Ma in quella frase era tutto il problema. 

La Giudice annuì e lasciò la stanza. <<Meglio assicurarci che non accada mai.>>

<<Se c'è qualcuno di cui devi preoccuparti, è Jacob Aiagon.>>

...Jacob...? 

Zedel pensava proprio che quel ragazzo fosse più importante di sé stessa...? 

Come... come osava

<<Jacob starà bene.>> le disse. 

<<Risa Dascira. Se davvero il Vaticano si libererà di me, ho bisogno che tu mi faccia un favore.>>

<<...un favore?>>

<<Devi capire che Jacob Aiagon è debole nella mente. Non importa se scoprirai che è un... Nefilim, o qualunque cosa. È un ragazzo debole, e instabile. Una volta che l'avremo salvato... tu devi supportarlo, perché ovunque sia, sta venendo torturato, e non ne uscirà bene.>>

Certamente, lo stava sottovalutando. Jacob era forte. Non si sarebbe lasciato sconfiggere da un Demone qualunque. 

Persino mentalmente, dubitava potesse essere sconfitto. Quel ragazzo...

...Risa non aveva molte opinioni positive di Jacob Aiagon. Era stupido. Non sapeva fare il proprio lavoro. Era fin troppo drammatico. Ma una cosa doveva concedergliela. 

Era vivo. 

E né lui, né lei, volevano perdesse questa caratteristica. <<Lo farò, Zedel. Ora andiamo.>>

28 settembre 2020
Simona

Simona Paldim era quasi felice di vedere tutti riuniti in quel modo. Purtroppo, lo erano solo per salvare un ragazzo rapito da un Demone. 

Raguel era seduta ad un computer, con il quale non aveva smesso di armeggiare da ore. Era possibile non volesse sentirsi inutile quanto era possibile che fosse davvero in punto di scoprire qualcosa. 

Risa e Zedel stavano revisionando articoli relativi ad ogni culto apparso negli ultimi mesi. Non c'era alcuna menzione di Inlus, o di una donna, o di Jacob, ma era l'unica pista che avevano. E se non fossero riuscite a trovarlo presto...

Arsalan invece stava sfogliando nuovi libri sui Demoni che si era recentemente procurato. Ancora, non era decisamente la traccia ideale, ma il conoscere le debolezze e abitudini di Inlus non avrebbe fatto male. 

Simona lo stava aiutando, prima di decidere di prendere una pausa. Si rivolse a Risa. <<Che avete trovato, qui?>>

<<Se questo è il culto di Inlus, non ce ne sono prove.>> rispose <<Hanno solo... organizzato alcune feste e invaso dei bar, nulla più.>>

<<Insidiosi. Non preoccupatevi, se ci sono tracce, le troverete.>>

Già... ma se non ce ne fossero state proprio...? 

Furono interrotti da Raguel. <<Gente, penso vogliate vedere questo...>>

L'Angelo non aveva lasciato quel computer un minuto. Ora aveva un risultato da mostrare. 

Un sito. 

Risa chiaramente non era troppo familiare con i social media, ma sembrava sapere cosa fosse un forum. Solo che non aveva mai visto quello. <<"Leggende urbane"...? Hanno riportato apparizioni del nostro Demone, per caso?>>

<<Purtroppo no, ma da alcuni mesi, hanno un thread dedicato ad un singolo personaggio... apparso in questa città...>>

<<...ah, cavolo.>>

In cima al thread in questione era una foto sfocata di una figura umanoide, con una Spada in mano, che camminava sopra il soffitto di un edificio. 

Arsalan l'aveva già vista, in diretta. <<Questo è... Jacob... durante il nostro secondo incontro con Devadatta.>>

<<Esatto.>> rispose Raguel <<Da quel giorno, gli utenti di questo forum hanno registrato ogni apparizione di quest'uomo, da loro chiamato "Iudex".>>

<<Iudex.>> Risa ripeté <<Maledizione. Pensavo il Vaticano si fosse liberato di rumor simili.>>

<<Oh, l'hanno fatto. Questa è una versione archiviata che ho dovuto contattare i proprietari per vedere, perché il forum è stato totalmente cancellato per mano dei tuoi amici. Ma lì è stato l'errore.>> Raguel chiuse la scheda e ne aprì un'altra, scrivendo il link direttamente nella barra di ricerca. <<I proprietari del forum sono stati costretti ad inventarsi una scusa per la chiusura, ma alla gente che crede in queste storie, era ovviamente inventata. Era ovviamente una censura di una delle leggende discusse sul forum, ed era ovviamente quella più probabile e recente... lo Iudex. E come... ah, un attimo.>>

Prima di finire di scrivere, chiuse il browser per aprire un altro programma. <<Fatemi attivare il VPN. Dicevo, come è risaputo, la censura di un fatto attira solo più attenzione al fatto stesso. Così la leggenda dello Iudex è diventata molto, molto popolare. E guarda caso, in questa stessa città è apparso un gigantesco albero della vita fatto di luce nel cielo! Questo ha a sua volta attratto una folla ancora più bizzarra, quella di complottisti ossessionati con l'occulto.>>

Arsalan si sedette, sospirando. <<Penso di avere capito dove vuoi arrivare. Posso...?>>

<<Fai pure.>>

<<L'albero della vita è un simbolo che appare in tradizioni ebraiche, era fatto di Ousia...>> Ogni frase che diceva, contava un numero con le dita <<Jacob uccide Demoni, ha ucciso in pubblico Devadatta, Xephen e An... e soprattutto, Jacob stesso è un ragazzo bianco. Se questa gente sa tutti questi fatti...>>

<<...li sanno tutti, e hai completamente ragione. Lo Iudex è visto, da un piccolo gruppo di supremazisti, come ubermensch e protettore della fede cristiana contro gruppi satanici.>>

Finalmente il sito caricò. Si trattava di un altro forum, ma dedicato interamente allo Iudex. Il design era estremamente semplice, come se fosse stato messo insieme in due minuti da qualcuno poco esperto. Ma anche senza leggere il FAQ dedicato, gli argomenti trattati erano abbastanza ovvi. 

<<...interessante.>> disse Simona, sorridendo. 

Risa cercò di allontanarla: <<Uh, non so se dovresti->>

<<No, è a posto.>> Aveva già cominciato a riscaldare le mani in preparazione del loro uso come pugni. 

<<Ma non è tutto qui.>> le interruppe Raguel, improvvisamente <<La leggenda non ha attraversato tutti questi cambiamenti in così poco tempo da sola. Qualcuno ha incoraggiato ogni singolo passo della sua evoluzione... il moderatore di questo sito, che ha diffuso la teoria della censura del forum originale, e che per primo ha discusso gli aspetti razziali dello Iudex. Un utente dal nome di Inlus.>>

<<...Inlus è proprio il nostro Diavolo Accusatore.>> disse Arsalan. <<Se solo avessi un Sigillo per intrappolarlo.>>

<<Aspetta. Mi stareste dicendo che questo Inlus... ha creato un culto interamente su internet?>> chiese Risa. <<Quanti utenti ha quel sito?>>

<<Eh, difficile dirlo.>> fu la risposta di Raguel <<Togliendo i bot e le persone con due account... dovrebbero rimanere circa un milione di persone.>>

<<...è molto. Anche supponendo che il potere di un sito sia minore di quello di un culto... è molto.>>

<<Lo è.>> confermò Arsalan <<E l'abbiamo visto. Se vogliamo sconfiggere questo Inlus e quella donna... dovremo prenderli di sorpresa.>> Con un'esplosione di luce, la Spada Sacra apparve tra le sue dita <<Risa, andiamo a->>

Simona per prima gli saltò addosso. <<Non muoverti!>>

L'Angelo fu quasi spaventato da quella reazione... poi vide a cosa si stesse riferendo. La Spada. 

Era ricoperta di strisce di sangue asciutto. A giudicare dall'aspetto, dovevano essere vecchie di alcuni giorni, ma non importava. Quel che importava era che il sangue formava una scritta tremolante: VIVO ~J

J. Firmato Jacob. 

Il Giudice doveva essere stato ferito... o forse si era ferito da solo... per poter usare quel sangue e mandare un messaggio. Aveva atteso che Arsalan riprendesse la Spada e lo leggesse...

...e aveva inventato così un metodo per comunicare. 

<<Geniale.>> sussurrò Risa. <<Puliamo quella roba e inviamo una risposta! Presto, prima che rievochi la Spada dall'altro lato!>>

29 settembre 2020
Jacob

Il ragazzo si svegliò, avendo dormito per chissà quanto. Ci mise un po' ad accorgersi che era stato un forte suono a svegliarlo. 

Un... enorme portone metallico che si muoveva? Non vedeva dove fosse, né una fonte di luce, ma se il rumore né era indicazione, un mucchio di gente era appena entrata nell'edificio. 

Gente chiassosa

Poi, la voce di Elizabeth in lontananza gridò loro di fare silenzio. Si zittirono immediatamente. 

"Rumore di... passi. Oltre quel muro... ora ha girato... ed eccola che arriva da destra."

La testa del culto apparve di fronte a Jacob. Posò una ciotola metallica a terra... cibo e un po' d'acqua. <Mio Iudex, come stai?>>

Lui evitò di rispondere. Se avesse avuto la Spada Sacra, l'avrebbe...

...un attimo, la Spada era scomparsa...! 

<<Taciturno, hm? Hai già dimenticato come si parla?>> chiese ancora Elizabeth. 

<<Sto pensando... a quanto godrò nel farti a pezzi. I tuoi occhi... penso che li schiaccerò con le mie mani.>>

<<Ah, siamo già violenti e furiosi, huh? Proprio quello che volevo!>> La donna batté le mani in eccitazione. <<Ma non quello che vogliono i miei ospiti. Loro vogliono un Iudex che sia fedele a me e alla nostra causa... perciò, temo dovrai rimanere qui un'altra settimana!>>

<<Perché, che succederebbe se sapessero che sono tuo prigioniero?>> disse, cercando invano di sorridere. 

Il suo sangue stava ribollendo. Sentiva che se non fosse riuscito a colpirla con un calcio in faccia in quel momento, sarebbe impazzito. 

<<Al minimo, mi darebbero fuoco! Haha! Per questo ti ho messo in una stanza insonorizzata! Per quanto gridi, nessuno di loro verrà a cercarti!>>

Insonorizzata...? Allora come aveva fatto a sentirla...? 

Proprio mentre diceva questo, Jacob notò una luce. Proveniva da un angolo della stanza... e ora che era illuminato, riusciva a capire cosa fosse: la porta. 

La porta era danneggiata, non si era chiusa alla perfezione, e ora un uomo sul ciglio di essa li stava spiando, usando la luce del cellulare per vedere.


Fece però l'errore di puntarla sulla massa di tentacoli, Inlus. 

Elizabeth si girò. <<Oh, cielo.>>

L'espressione dell'uomo mutò in terrore. Uno dei tentacoli si allungò istantaneamente, lo prese per il collo, e lo tirò verso il muro. 

Così un cadavere con il collo spezzato finì per sedersi accanto a Jacob. 

Elizabeth sembrò dispiaciuta... per un paio di secondi. <<Povero caro... avevo ordinato di non seguirmi, ma quel... um... qualunque fosse il suo nome sembrava troppo interessato a me per obbedire. Vedi, Jacob, per questo ho bisogno di te. Perché sei l'unico che può convincerli ad obbedirmi.>>

<<Non farò mai nulla del genere.>>

<<Questo è quel che dici ora.>> Come sette giorni prima, si piegò, e obbligò il ragazzo a darle un bacio. 

Stavolta Jacob riuscì a sentirlo. Sembrò durare più dell'ultima volta, e...

...cercò di non ricambiare, ma...

<<Ma ti sento già più obbediente della settimana scorsa. Ciao~>>

Con questo, se ne andò, assicurandosi di chiudere bene la porta. 

E lasciando che il sangue di Jacob ribollisse. 

Renovatur Integra

30 settembre 2020
Rhoda

Una ragazza, tardi la notte, camminava in città per schiarirsi le idee. 

Rhoda aveva chiesto ad Arsalan se c'era qualche modo in cui poteva aiutarlo a trovare Jacob, e lui non aveva dato una risposta negativa, né positiva. Aveva solo detto che fosse troppo pericoloso. 

Ma a lei questo non importava. Nonostante tutto, Jacob era suo amico. 


Sicuro, dal giorno di quell'"incidente" non gli aveva più parlato, ma anche se non avrebbe perdonato un'altra persona, capiva che l'essere un Giudice e quella roba lì doveva avergli mandato in fumo il cervello. Nessun umano dovrebbe avere un lavoro simile. E del resto, non gli augurava certo di essere rapito da un culto. 

...Arsalan non aveva spiegato la situazione, ma era ovvio. Era stato rapito. 

E Rhoda voleva fare qualcosa... aveva cercato di fare qualcosa, senza successo. Non sapeva nemmeno dove trovare Arsalan. Non sapeva nemme-

<<...?>> Improvvisamente, vide una figura familiare sul ciglio della strada. 

Il freddo autunnale era più simile ad uno invernale, di quei tempi, ma quell'uomo non aveva nulla se non alcuni stracci addosso. 

La ragazza corse vicino a lui. <<Elliot?!>>

<<Oh, hey.>> Il senzatetto sorrise <<Come stai, Rhoda?>>

Senza rispondere, lei si tolse la giacca e la volse accanto a lui. <<Faccio io le domande, che ci fai qui?! Non dirmi che sei fuggito un'altra volta!>>

Elliot accolse la coperta, ma non sembrò sentirsi meglio riguardo alla temperatura. <<Ah, ma vedi... avevo un buon motivo, stavolta... per Jacob...>>

<<...per Jacob...? Sai qualcosa su quel culto?>>

Annuì. <<Una voce che ho sentito, tempo fa... ci sono molte persone che sono felici di essere state salvate da Jacob, sai... e una di queste persone si fa chiamare... Inlus... nessuno l'ha mai vista, ma erano tutti in contatto telefonico con lei...>>

<<Dove l'hai sentito, Elliot? Chi erano queste persone?>>

<La terza volta che sono scappato, sono arrivato alla piazza qui, in fondo alla strada... c'era un gruppo di senzatetto lì...>>

Rhoda gli diede una pacca sulla spalla e sospirò. <<Grazie, Elliot. Torniamo al rifugio, ora. Sta per cominciare a piovere, qui.>>

<<Non mi hai sentito?>> rise lui <<Devo andare alla piazza in fondo alla strada, e trovare quei senzatetto!>>

<<Lo farò io. Tu... non mi sembri in forma.>>

<<No, non lo sono.>> confermò <<Ma non lo era nemmeno Jacob quando è stato accoltellato per salvarmi.>>

...già. 

Jacob rimaneva ferito spesso, in battaglia. Rhoda sapeva di alcuni eventi... quando aveva usato il proprio sangue per disegnare un Sigillo... quando aveva rischiato di prendere fuoco...

...quel ragazzo non era di certo un santo altruista. A volte era il contrario. Ma non voleva vedere nessuno ferito per colpa sua, né voleva ci fossero Demoni a piede libero per la sua città. Quindi, rischiava. 

Un giorno, sarebbe stato troppo lento. O avrebbe sbagliato un fendente. E non si sarebbe più alzato. 

Lo sapevano tutti. Vivi di spada. Muori di spada. 

Rhoda si chiedeva se quel tipo di sacrificio fosse sensato. 

Poi, nel riflesso di una finestra oscurata, vide la propria faccia. 

"Se non è sensato... cosa dovrei fare...?"

Stava cominciando a piovere. 

<<...va bene.>> disse infine <<Ma almeno lascia che ti compri da mangiare, prima.>>

1 ottobre 2020
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛

Un uomo senza volto entrò di nascosto nella mente del dormiente Jacob Aiagon. 

Non era la prima volta che lo faceva, ma erano più numerose quelle in cui si rendeva esplicito, apparendo nei suoi sogni. 

Stavolta rimase negli angoli del subconscio. Impossible da notare. Almeno... per il Giudice. 

L'altra entità sapeva già che fosse lì, questo era chiaro. L'uomo aveva una vaga impressione che le sue operazioni non si fossero fermate. Non poteva essere certo, però, come non poteva essere certo di chi fosse quell'entità. 

Ma essa lo stava ignorando, perciò lui fece lo stesso. 

Decise di spiare ciò che Jacob stava sognando. 

...la battaglia contro Devadatta. 

Le fasi finali, per la precisione. 

Sì, il Giudice stava gettando via la Spada Sacra. E Devadatta si stava rimettendo in piedi. Anche se I dettagli non erano del tutto uguali, gli eventi sembravano esserlo. 

Almeno, fino a che Devadatta non si fece esplodere. 

Nella realtà, Jacob era stato salvato per un soffio da Arsalan, l'Angelo che aveva pianificato di lasciar morire. 

Ma ciò non avvenne nel sogno. 

Jacob si trovò disteso a terra, con ogni arto incinerito, e la faccia mezza disfigurata. 

Era vivo. 

<<Aahh... aaaahhh...>>

Vivo e gemente. L'uomo sentiva ciò che sentiva il sognatore: un cuore sempre più lento, un fischio nelle orecchie, e fumo intossicante nella gola. 

<<Aaahhhh... Aaahrsalahnnn...>>

Il mondo del sogno... no, dell'incubo, cominciò a crollare. Ma non prima che Arsalan potesse apparire. 

Il corpo dell'Angelo, dal collo spezzato e la testa sanguinante, cadde accanto al suo. 

E con il suo impatto, l'incubo collassò. 

<<...hm.>> Uno spettacolo pietoso, a dir poco. Jacob era certamente in grande sofferenza. 

Ma sarebbe sopravvissuto, e quello era l'importante. 

...tuttavia, avrebbe preferito che non gli fosse fatto alcun lavaggio del cervello. Almeno, non permanente. 

Forse i suoi amici avevano bisogno... di un piccolo aiuto. 

2 ottobre 2020
Tic
Toc

Anche la casa fuori città aveva un orologio. Un vecchio pendolo. Sembrava non avere mai intenzione di fermarsi. 

Tic. 

Toc. 

Arsalan non disse niente, ma Risa sapeva, che era passata la sua settimana. 

Avrebbe rispettato il patto. Così si mise in contatto con il Vaticano. 

Disse tutto. Un Demone di nome Inlus. Un culto online. E il rapimento di Jacob Aiagon. 

L'agente dall'altra parte del telefono rispose di aver ricevuto, e andò a riferire la situazione ai propri superiori. 

Una volta tornato, avrebbe certamente ordinato a Risa di fare rapporto a Roma per poter effettuare un cambio di Angelo. 

Ma...

C'era ancora tempo. 

<<Arsalan... se non ti dispiace...>> chiese la Giudice <<Rievoca la Spada Sacra.>>

Lui lo fece. Sulla lama era ancora presente ciò che avevano scritto in inchiostro:

"Dove sei?"

E la risposta... ancora una volta nel sangue...

...era "Metallo buio". 

In altre parole, sapeva solo di essere su un pavimento di metallo... e forse un muro... in una stanza buia. 

Informazione quasi inutile. Quanti tipi di stanza chiusa avevano superfici di metallo? Era in un bagno? In una prigione? Impossible da sapersi. 

<<E ora?>> domandò Simona <<Cosa gli scriviamo?>>

...nessuno sapeva come rispondere. 

Quel metodo... era troppo limitato, e Jacob sapeva troppo poco. 

L'unica cosa che potevano fare...

<<...il Vaticano probabilmente possiede un liquido, o un profumo che funga da tracciatore.>> concluse Risa <<Pare che siano proprio la soluzione a tutti i nostri problemi... scusatemi se l'ho rimandata così a lungo.>>

Ma Arsalan la interruppe. <<Zedel merita di rimanere qui quanto Jacob. Spero almeno tu capisca perché detesto il Vaticano, ora.>>

Lei non disse nulla. 

In quel momento, il telefono squillò. 

Risa rispose senza esitazione. Era stanca di rimandare. 

<<Pronto?>>

<<Voi non lavorerete più con il Vaticano.>> rispose una voce sconosciuta, non in Italiano. 

<<...cosa... con chi sto parlando?>>

Gli altri presenti la guardarono, confusi. 

Il vivavoce del cellulare si attivò da solo. 

<<Quell'Angelo mi serve. Non posso permettere che sia eliminata. Perciò non potete lavorare con il Vaticano.>>

Era una voce profonda, persino rauca. Come quella di un uomo in punto di morte, ma troppo potente per essere tale. 

<<Ti ho fatto una domanda.>> disse Risa <<Chi. Sei?>>

<<Non ho più un nome da tempo. Ho solo un desiderio. Voglio che Jacob Aiagon torni a casa sano e salvo, e che nessun Angelo debba morire nel processo.>>

Solo gli Angeli. Non gli importava degli altri due Giudici, quindi? 

<<Senza l'aiuto della Chiesa, Jacob non tornerà a casa.>> disse Arsalan, appena giunto accanto a lei. 

<<E se vi dessi qualcosa di meglio? Se vi dessi l'aiuto dell'uomo più intelligente del mondo?>>

<<...intelligente...?>>

<<Non solo intelligente, ma anche possessore di una connessione diretta al nostro Jacob! Se trovate uno, trovate l'altro!>>

<<Hmm.>> L'Angelo sospirò, sapendo di non avere altra scelta. <<E dove si trova, esattamente?>>

<<Diciamo che avrete bisogno di un oggetto. Un anello d'oro. L'anello che un tempo stava al dito di Jacob Aiagon stesso.>>

...Arsalan se n'era completamente dimenticato. L'anello regalatogli dal nonno, anni prima. 

<<Gli è caduto giù...>> concluse la voce <<...o meglio, si è buttato giù... quando è stato catturato. Sul terrazzo di quello scrittore. Dovete tornare alla casa di Jo.>>

3 ottobre 2020
Elliot

C'era una scia. Difficile da seguire, ma non impossibile. 

Da un paio di senzatetto, ad un altro, ad una prostituta, ad un edicolante, ad un vecchio seduto davanti al bar, ad un ex-confratello. 

Ora, Rhoda ed Elliot erano arrivati all'ultimo anello della catena. 

Un trentenne disoccupato. 

Charles era anche conosciuto online come AllowZeps, moderatore di tre o quattro comunità sugli argomenti più disparati. Seduto nel proprio appartamento, mostrò la schermata del computer ai due ospiti. 

<<Questo era il nostro forum.>> spiegò, prima di rivolgersi ad Elliot. <<Un forum è->>

<<No, no, lo so cos'è.>> lo interruppe il senzatetto. Gesticolò perché riprendesse senza indugio. 

<<Ah. Come stavo dicendo... moderavo questo forum di leggende urbane, prima della sua chiusura. Pensavo di avere potere... poi il forum è stato chiuso, non posso rivelarvi da chi, ma è l'ultima organizzazione che vi aspettereste.>>

Gli altri due avevano una mezza idea. Decisero di lasciar perdere. <<E dopo?>>

<<Molti utenti cominciarono a pensare ad una cospirazione nazionale, se non globale. Cosa pensate abbiano fatto? Niente. Un mucchio di scemi su internet non avrebbero fatto niente. Ma uno di loro non era tanto scemo.>>

<<Inlus.>> disse Elliot. 

Charles annuì leggermente. <<Inlus era... un abilissimo manipolatore. Sapeva quali fossero gli argomenti che avrebbero convinto più persone e li sfruttava con piacere. Così cominciò a parlare di un'organizzazione satanica che controlla il mondo, e che voleva censurare lo Iudex.>>

<<Lo... Iudex?>>

<<Una delle leggende urbane, un uomo armato di spada che girava per la città.>>

I due si scambiarono uno sguardo preoccupato. 

<<Inlus ha cominciato a parlare dello Iudex come un eroe che si stava scontrando con i satanisti dietro le quinte.>> continuò <<Non importava quanto ridicola fosse come affermazione... troppi ci credettero. E lo seguirono. Io realizzai che quel mondo era troppo disgustoso per me, e lo lasciai, ma non prima di scoprire tutto ciò che potevo su Inlus.>>

<<Questa è la parte che ci interessa.>>

Charles si guardò intorno prima di aprir bocca di nuovo. Aveva detto di non essere più nel soprannaturale... eppure, quella cosa doveva sembrare inquietante persino a lui. <<Inlus era una persona normale, un tempo, seppur un po' ossessionato con l'attenzione. Mentiva, ma era terribile a mentire, e così a manipolare. Un giorno ha riportato di aver incontrato... un vero criptide, in carne ed ossa. Un criptide sarebbe una creatura di cui si parla nelle leggende urbane. Qualunque cosa fosse, ne ha fatto una foto. Poi non ha più scritto nulla per quasi un mese.>>

Mostrò loro, lentamente, la foto in questione. 

Si trattava di una figura umanoide, pallida, come un cadavere, nascosta tra degli alberi. Indossava forse dei vestiti, non era chiaro dall'immagine. Era quasi sicuramente non umana, ma...

<<...queste foto tendono ad essere truccate, ed il criptide in questione non è stato visto come molto interessante dalla comunità. In ogni caso, Inlus postò questa foto, scomparve per settimane, e poi tornò... e il suo stile di scrittura è del tutto diverso. Il carisma, l'intelligenza, l'abilità manipolatrice che lo ha reso capace di fondare quello che è quasi un culto, sono cose che ha ottenuto solo dopo questo incontro.>>

Rhoda fissò l'immagine. Sembrava non sapere cosa fosse quella creatura, ma essere certa che fosse un problema. <<Grazie dell'aiuto, Charles. Se potessi inviarmi una copia della foto...>>

<<Posso farlo, sì. Ma non è tutto.>>

<<Cos'altro c'è?>> chiese Elliot. 

<<La città dove abita Inlus. Non è molto lontana da qui.>>

4 ottobre 2020
Arsalan

L'anello d'oro fece un cerchio sul tavolo prima di fermarsi rumorosamente al centro. 

Erano tornati nella casa fuori città dopo quasi due giorni ininterrotti di ricerche. Era già notte, ed erano tutti esausti. 

<<Dannato anello...>> si lamentò Simona <<Come ci sei finito in quel fiume...>>

<<Rotolando.>> rispose Raguel, prendendolo per guardarlo bene. 

Risa gielo tolse dalle mani. <<Rotolando molto. È quasi come se avesse vita propria.>>

<<...un anello, hm.>> fu tutto ciò che disse Zedel. 

Erano tutti lì. 

Arsalan ne era felice. Solo poco. Non avevano ancora finito nulla. 

Allora il telefono squillò, e l'Angelo non permise a nessun altro di rispondere. 

<<L'abbiamo trovato.>>

Dall'altra parte della chiamata, la voce rauca non era cambiata per nulla: <<Perfetto. Ora dovrò chiedervi di chiudere tutti gli occhi.>>

<<La cosa si sta facendo ridicola.>>

<<Chiudete gli occhi.>>

Con un sospiro, Arsalan riferì agli altri, che obbedirono, seppur controvoglia. 

...un flebile rumore di passi. 

La chiamata era terminata, ma Arsalan sentì la voce rauca sussurrare: <<Dimmi, era tutto parte del tuo piano, o re?>>

Non vedeva niente. 

Eppure la seguente esplosione di luce fu tanto potente che sembrò stare per accecarlo comunque. 

Arsalan decise che era stanco di quei giochetti, e come fecero tutti, aprì gli occhi. 

Un uomo senza volto era di fronte a lui. La sua pelle, pallida come un cadavere. 

<<Prego.>> disse. 

Lanciò l'anello. 

L'Angelo lo prese al volo. Il gioiello scivolò direttamente sul suo dito. 

Mentre Zedel scattava per fermare quell'uomo, egli mise una mano sulla faccia di Arsalan. 

<<Buonanotte.>>

Il mondo scomparve. 

<<...tutti i sogni sono così? Tutti nel buio?>> chiese l'Angelo, non sapendo cosa fare. 

<<Questo è difficilmente definito come sogno.>>

Arsalan si girò. 

C'era qualcuno con lui. 

Un uomo dalla pelle scura, la barba lunga e grigia, e più vistose di tutto, delle vesti regali. Sembrava l'immagine di un imperatore del mondo. 

Ma Arsalan sapeva chi fosse. <<...cosa ci fate, voi, qui?>>

Il re non smise di sorridere un attimo. <<Vediamo. La mia anima è legata a quest'anello da circa tremila anni. In ogni senso sono morto, ma non mi sono permesso di andare nell'oltretomba.>>

<<Quindi siete rimasto... dentro l'anima di Jacob?>>

<<Dentro l'anima di chiunque indossasse l'anello. Almeno fino a qualche mese fa, quando qualcuno ha deciso di uccidermi.>>

<<...qualcuno...?>>

<<Pensi che abbia il tempo di spiegarti? Sappi solo che questo qualcuno è molto potente, ma non abbastanza intelligente da sapere come sciogliere la mia anima dall'anello. Mi sarebbe bastato un po' di tempo, e si sarebbe riformata.>>

<<...lui ha accelerato il processo.>> Quell'uomo senza volto...

Il re annuì alla sua intuizione. <<Immaginavo che prima o poi sarebbe potuto succedere. A cosa vi serve il mio aiuto? Ho una vaga idea che un Demone particolarmente forte abbia catturato Jacob Aiagon.>>

<<...davvero saggio. Potete trovarlo? Siete ancora legati a lui?>>

<<Leggermente. Posso solo indicarvi una zona piuttosto ampia.>>

<<E io posso restringerla. Nessun problema. C'è altro?>>

<<...quella Spada. Questo smeraldo che porto al collo, un tempo, era incastonato in essa. Hai già capito il suo nome e il suo potere, vero?>>

<<...sì. Credo di sì.>>

<<Allora va, Angelo del Signore.>> L'oscurità cominciò a dissiparsi. <<Con la mia arma, non devi temere creatura della Terra né dell'Inferno, ma solo la tua stessa forza.>>

<<Grazie per la vostra saggezza...>>

L'Angelo si inchinò.

<<...Re Salomone.>>

Quando aprì gli occhi, vide Simona tentare di svegliarlo con dei pizzicotti. L'uomo senza volto era scomparso nel nulla. 

<<Oh hey, sei vivo.>> disse la ragazza <<Allora? Cos'è successo?>>


<<...ve lo spiego per strada.>> rispose <<So dove trovare Jacob.>>

5 ottobre 2020

Né Rhoda, né Elliot, erano mai stati in quella cittadina, a tanti chilometri da casa. 

Era antica, questo lo sapevano. Più una meta turistica che un luogo da abitare, in realtà, ma questo non significava fosse una città morta. D'altra parte, l'idea che fosse la stessa località dove Jacob era tenuto ostaggio da un culto demonico avrebbe reso anche il più bel paesino terrificante. 

Si erano alzati presto anche quella mattina per cercare dove esattamente fosse questo culto. Fu una fortuna, e questo lo realizzarono quando videro una macchina entrare per la stessa strada da cui erano arrivati loro. 

Il veicolo si fermò di scatto. 

<<E voi che ci fate qui?!>> chiese Arsalan, incredulo. 

Le altre due Giudici, che loro non avevano mai incontrato, scesero prima di lui. Quella dai capelli scuri domandò: <<Ah, amici vostri? Dovevi aspettartelo.>>

<<Sono d'accordo con la ragazza.>> disse Elliot <<Perché non hai lasciato che ti aiutassimo?>>

L'Angelo saltò giù dall'auto. <<Non abbiamo bisogno di->> Quasi scivolò sul terreno solido. Dovette aggrappare uno sportello per non cadere. 

Rhoda non l'aveva mai visto in quel modo, e avrebbe riso se la situazione non fosse stata tanro seria. <<Arsalan... hai dormito nelle ultime due settimane?>>

<<Dormito? Gli Angeli non ne hanno bisogno.>>

Risa lo colpì sul braccio. <<No, ma l'attività continua li stanca. E tu non ti sei fermato un attimo.>>

Arsalan abbassò lo sguardo. 

<<...nessuno di noi l'ha fatto.>> concluse Zedel. 

<<Beh, io sono del tutto normale, quindi sì.>> Raguel specificò <<Ma... Inlus è un Demone incredibilmente forte. L'avete visto tutti quanti. Dobbiamo essere al nostro assoluto meglio.>>

<<...quindi dovrei dormire mentre Jacob rimane sofferente?>> chiese Arsalan. 

Rhoda gli mise le mani sulle spalle. <<È vivo. Rimarrà vivo. Questo è l'importante.>>

Su questo erano tutti d'accordo. 

Jacob Aiagon era vivo. 

E se volevano che rimanesse tale, dovevano essere pronti. 

<<...Jacob... perdonami.>> pregò Arsalan <<Devi resistere solo un altro po'.>>

6 ottobre 2020
Jacob

Fame. 

Sete. 

Freddo. 

Jacob si forzò a non tossire, o sentiva che avrebbe sputato il proprio intestino. 

Il cibo era finito da giorni. L'acqua era caduta sul pavimento a metà ciotola piena. Il Giudice era solo, nel buio, da una settimana. Ma aveva perso il conto, ormai. 

Cominciò a pensare che le sue ossa dovevano essersi polverizzate. Che magari il suo sangue era asciutto. Forse non si era accorto di essere già morto. 

Cercò di sentire qualcosa che confermasse il contrario. Mosse il collo. Ci riuscì. Eppure i muscoli sembravano inesistenti. 

Alla sua sinistra c'era ancora quel cadavere. Di quel ragazzo. Aveva fatto un passo sbagliato, ed era morto. 

<<Hahahahahaha, già!>> rise il corpo deceduto <<Una sola mossa falsa! Hahahahaha! Venti anni di vita finiti come se non fosse nulla! Hahahahahahahahahaha!>>

<<Tu... tu sei morto...>> mormorò Jacob. 

<<Morto? Tu chiami me morto?!>> Il cadavere non si alzò, ma strisciò verso di lui. <<La differenza tra la vita e la morte sta solo nell'avere un corpo! Tu ce l'hai un corpo?>>

<<Io... certo...>>

<<Hahahahahaha! E allora perché non riesci a muoverlo?!>>

<<Io...>> Per dimostrarlo, Jacob alzò una mano. Ma non sentì nulla. E quando si voltò, non la vide. 

La sua mano era composta solo da milioni di ragni. No... era stata divorata da milioni di ragni. 

Il ragazzo urlò. 

Provò ad alzarsi, ma le sue gambe erano state mangiate dai vermi. 

Quale avrebbe finito il suo corpo prima? I ragni, o i vermi? E poi? Avrebbero combattuto? Avrebbero fatto la guerra? Avrebbero desecretato i suoi resti con i propri? Quale delle due fazioni avrebbe usato il suo cranio come scudo? 

<<Aiuto! Aiuto! Aiut->>

<<Shhhh.>> Il cadavere lo fissò. Lentamente, con le proprie mani, si aprì la testa frantumata. Una volta che fu abbastanza grande, ne uscì una singola, enorme, tarantola, che si diresse subito a divorare il suo cervello. <<Arriva il re.>>

<<No, no, no, no, no, no, no-!>>

Clang. 

Tutto scomparve. 

<<...?>>

Jacob si guardò le mani... e le gambe... e il cadavere. 

Non era mai successo nulla. 

Aveva... allucinato...

<<Per favore... basta...>>

Aveva perso il controllo della propria mente. 

E se non aveva quello... cosa aveva più...? 

<<Hahhh... hahh...>>

Presto i suoi occhi l'avrebbero ingannato un'altra volta. Chissà. Magari si sarebbe ucciso, delirante. Morto senza nemmeno avere il diritto ad un ultimo pensiero. 

...il Giudice si mise le braccia intorno al corpo, per quanto riusciva. 

Calore. Il calore di un corpo. Il calore di Arsalan. 

<<Dio... Arsalan... ho bisogno di te...>> ripeté, fissando il vuoto. 

<<Incredibile!>> esultò una voce in avvicinamento. 

Elizabeth...? Quand'era entrata...? 

<<La tua mente è crollata, amore mio. Tra poco penso che potrò liberarti!>>

Lui aveva in mente un paio di insulti da gridare. 

Non riuscì a tirarli fuori. 

<<Ma non sono del tutto crudele, quindi, ecco la tua pappa settimanale!>> Poggiò le due ciotole sul pavimento. 

Jacob cercava di nascondere quanto le desiderasse, ma nel suo stato, certamente fallì. 

<<Però... dovrai fare qualcosa per meritartele.>>

Fare qualcosa? Non aveva nemmeno la forza di tenere gli occhi aperti. 

E poi. 

Elizabeth mangiò il cibo al posto suo. 

Lo... mise in bocca... e masticò... ma non ingoiò. 

La donna si inginocchiò e avvicinò la testa alla sua, sorridendo. 

...era chiaro cosa volesse. 

Poteva quasi sentirla nella propria testa, pazzo come era. 

"Se vuoi il cibo, dovrai prendertelo da qui. Lasciando incontrare la tua lingua e i tuoi denti con i miei. Allora, Jacob, cosa farai?"

La scelta... era... ovvia. 

Per assicurarsi di non morire, quella volta Jacob fu costretto a ricambiare il bacio di Elizabeth. 

7 ottobre 2020

La mezzanotte era passata da poco. 

Arsalan girava per la città da ore, ma dopo tutto quel sonno, avrebbe potuto correre una dozzina di maratone. 

Dietro di lui, Risa Dascira e Zedel, Simona Paldim e Raguel. Tutti con gli abiti adatti al nascondersi. Non che sapessero se qualcuno li stesse guardando. 

Tutto ciò che sapevano era che il culto di Inlus... no, il culto dello Iudex, si stava incontrando da qualche parte in quella città. 

Per trovarli, l'Angelo stava usando un bilanciere. Preso direttamente da una palestra, pesava cento chili. 

Arrivarono in fondo ad una strada e scosse la testa. <<Torniamo indietro e prendiamo l'altra direzione.>>

Così fecero, e così avevano fatto per le ultime ore. 

A volte, il bilanciere sembrava diventare più pesante. Altre, invece, più leggero. 

Ma non era il bilanciere a cambiare. 

Era la forza di Arsalan. 

La forza di un Angelo, che aumentava o diminuiva secondo la distanza con il suo Giudice. 

In quella situazione, poteva essere usata come bussola. 

E la bussola, infine, li portò davanti all'entrata di un enorme... manicomio abbandonato da decenni. 

Simona si sporse in avanti. <<Allora, Arsalan, cosa dice il bilanciere?>>

L'Angelo esitò. 

Oltre alla forza, aumentavano anche tutti i suoi sensi. 

Vedeva una luce all'interno dell'edificio. 

Sentiva i suoni di una folla giubilante. 

E odorava una puzza di zolfo. 

Strinse il pugno. 

Come se fosse un bastoncino di legno, Arsalan roteò il bilanciere nell'aria, e lo conficcò nel duro asfalto. 

Al suo posto, evocò una Spada Sacra. 

<<Andiamo a liberare Jacob Aiagon.>>

Amen V

La porta della cella di Jacob si aprì. 

Elizabeth entrò con meno calma del solito, ma il Giudice non aveva la capacità mentale di accorgersene, ormai. 

La donna si inginocchiò. <<Come stai, amore mio?>>

Non aspettò la risposta che non sarebbe venuta. Elizabeth gli mise subito delle manette ai polsi, poi scese alle caviglie. Rialzatasi, batté le mani. <<Andiamo, Inlus.>>

La massa di tentacoli si mosse come un verme. Scivolò giù dal corpo del ragazzo, lasciandolo ora del tutto scoperto, e scalò quello di Elizabeth, entrando finalmente nella sua gola. 

<<Nelle tue condizioni, non sarai un pericolo.>> disse a Jacob sorridendo. Si piegò un'altra volta. <<Ascoltami bene, ora. Il tuo Angelo Custode e le tue due amiche sono qui fuori. Sono venuti tutti a salvare te ed uccidere me. Mi hai sentita?>>

<<Angelo... Custode...? A... Arsalan...?>>

<<Proprio lui. Purtroppo... temo che falliranno. Temo proprio che sarò io ad uccidere loro. Ucciderò Arsalan personalmente, e il suo corpo angelico diventerà freddo come un cadavere.>>

Freddo...? 

No. 

Arsalan... il suo corpo era caldo. 

Lei... lei non poteva...

Elizabeth, o forse Inlus, scoppiò nella sua classica risata. <<Sono contenta di vedere che non c'è alcuna speranza nei tuoi occhi! Del resto, la tua unica speranza sono io, non è così, mio Iudex?>>

Quando gli diede un altro lungo bacio, lui non ebbe la forza di resistere. 

Non lo fece per il cibo o per l'acqua. Ricambiò con la propria lingua per il solo motivo che desiderava farlo. 

Desiderava...

Desiderava qualcuno. 

E desiderava di toccarli in tutto il corpo e di essere toccato e di diventare uno con loro. 

E quando Elizabeth si allontanò per andare a combattere, si sentì come morire. 

Spense la luce. Chiuse la porta. 

Ma, senza che qualcuno lo notasse, un piccolo oggetto metallico le aveva impedito di chiuderla completamente. 

Un... piccolo... anello... d'oro. 

7 ottobre 2020

Nell'ingresso dell'edifico, era ancora presente una cartina della struttura. 

Gigantesco in tre direzioni. Quattro piani. Gli uffici nei primi due, le stanze dei pazienti negli ultimi. Non era difficile indovinare dove potesse trovarsi Jacob. 

Gli ascensori non funzionavano. Avrebbero dovuto usare le scale. Ma c'era una questione di cui occuparsi prima. 

I rumori della festa venivano chiaramente dal piano terra. 

Sì, i membri del culto si erano incontrati in una stanza che dava su un cortile dall'altro lato. Non c'era musica, per evitare di farsi notare troppo, ma parlavano a voce estremamente alta. 

Simona non poté evitare di sorridere. 

Aspettava quel momento da giorni, e non avrebbe lasciato che nessuno lo rovinasse. 

Così sfondò la porta che dava sul cortile. 

Apparve in mezzo alla folla, e con un movimento fluido, girò su se stessa, e subito colpì l'uomo più vicino nello stomaco, lanciandolo a tre metri di distanza. 

La sua nuova giacca, preparata apposta per l'occasione, sventolò intorno ai suoi muscoli. Sui lati mostrava due stelle di Davide dorate, ricordando a tutti chi era e cosa significava il suo nome. 

<<Salve, goyim.>> annunciò Simona Paldim <<Sono il vostro incubo peggiore.>>

La Giudice non perse tempo. Dovevano esserci un centinaio di persone lì. 

E sì, aveva richiesto di essere scelta per quella parte del piano, tanto per picchiare quella gente. Ma era anche una decisione strategica. 

Se Inlus era resa potente dal rispetto dei suoi fedeli... bastava distruggere tutto ciò su cui si basava quel rispetto. 

Per prima cosa, schivò il mucchio che era corso ad attaccarla. Anche se era appena caduta dal cielo, continuavano a sottovalutarla. 

Tutti lo facevano. 

Un errore fatale. 

Simona apparve dietro di loro con pochi passi e li spinse a terra sulle proprie facce. Diede un pugno al prossimo coraggioso, e ribaltò il seguente attaccante. 

Allora cominciarono a prendere le armi da fuoco. Quelle potevano essere un problema. Scattò per fermarli. Riuscì a disarmare un paio di ragazzini e distrusse le loro pistole. Un uomo di mezza età aveva un fucile da caccia, per qualche motivo, e il suo proiettile ormai era partito. 

Per fortuna Simona poteva respingerlo con le proprie mani. 

Piegò l'arma in due mettendoci un piede sopra, di fronte al proprietario. <<Capite che con questi rottami non potete farmi niente? Lo capi->>

Qualcuno sparò alle sue spalle. L'avrebbe colpita, e fatto più o meno male, se un coltello lanciato dall'alto non avesse deviato il proiettile. 

<<Fai più attenzione.>> disse Risa, discendendo dalla finestra. <<Hai cinque sensi. Usali.>>

Per assicurarsi che nessuno confondesse da che parte stava, si pose accanto a Simona. 

<<Oh? Mi fa l'onore di lottare insieme a me, Risa Dascira?>> scherzò lei. 

<<Simona, posso rivelarti un segreto?>>

<<Hm?>>

<<...sei decisamente più sopportabile di Aiagon.>> E con questo, lanciò quattro Chiodi per far inciampare altrettanti cultisti. 

L'altra si finse commossa, mentre raccoglieva il suo coltello, e lo usava per parare gli attacchi di un vecchio con una lama più grande. <<Woah, a questo punto possiamo praticamente sposarci, giusto?>>

Mentre loro due si assicuravano che i membri del culto non interferissero, il resto del gruppo aveva salito le scale. 

Al secondo piano, terra escluso, non trovarono nulla o nessuno. Arsalan guardò velocemente ogni stanza, ed erano tutte vuote. Zedel lo aiutò, e nel frattempo cercava la singola cosa di cui aveva bisogno Raguel. E quella, la trovò. 

L'altro Angelo guardò di nuovo la cartina del posto, poi scese per le scale, verso la propria missione, come stabilito dal piano. 

Arrivò al piano terra e corse nella direzione corretta, ma fu sfortunata. 

Un membro del culto stava uscendo dal bagno. Un ragazzo magro, forse non del tutto sobrio. 

<<E tu chi sei?>> le chiese. 

<<Io... uh...>> Raguel subito si mise dritta, come un soldato, anche se non aveva motivo di farlo. <<Sono con voi, no? Lode allo Iudex!>>

Il ragazzo però non sembrò convinto, e la spinse verso un muro. <<Una come te? Non credo.>>

<<Ok.>> L'Angelo lo colpì nello stomaco. Con una forza normale, sì, ma più che necessaria. Dopodiché, lo mandò con un calcio nell'armadio più vicino, che chiuse a chiave. <<Ti darei fuoco, ma è ancora troppo presto.>>

E riprese a camminare, stavolta giungendo alla meta senza intoppi. 

<<Tecnicamente non sono cristiana, quindi questo piano non dovrebbe funzionare. Ma un Angelo è un Angelo, giusto?>>

Così Raguel fece la propria parte, mentre Arsalan e Zedel salivano all'ultimo piano. 

Il primo era concentrato solo sull'arrivare il prima possibile. Non considerò che potessero esserci delle trappole. Ma Zedel sì. 

Lei era attenta, e notò qualcosa. Qualcosa che non aveva il tempo di dire ad Arsalan. 

Si slanciò in avanti, sfondando la porta dell'ultimo piano e portando l'altro Angelo con sé. Alle loro spalle, un esplosivo fece crollare la scala ed un muro, ma i due rimasero indenni. 

Avrebbe ringraziato Zedel se ci fosse stato il tempo. Il tempo però non c'era. 

L'ultima linea di difesa erano due uomini in divisa da agente di polizia. Cosa ci facessero in quel posto, non era importante. 

<<Non muovetevi.>> annunciò il primo <<Abbiamo ordini di fermare chiunque cerchi di passare qui.>>

<<E noi non vogliamo farvi del male. Ma abbiamo il dovere di passare.>>

Le loro armi si alzarono. 

Arsalan non aveva voglia di sprecare tempo con loro. Le tagliò in due come burro.  

Naturalmente non si arresero. L'agente a destra si lanciò su di lui per combattere con i pugni. L'Angelo gli ruppe una mano, per chiarire la loro situazione. Lo aiutò poi a slanciarsi, tanto da farlo cadere. 

Nel frattempo, Zedel si era occupata dell'altro. Con un paio di calci e testate, era finito a terra in pochi secondi. 

<<Voi... siete membri del culto di Inlus?>> domandò, tenendolo fermo con un piede. 

<<Pfft.>> rise quello <<Siamo stati pagati per proteggere questo incontro ridicolo. Noi non crediamo in questa roba dello Iudex... e credo sia lo stesso per quella "Inlus".>>

<<Immaginavo. E dov'è ora, Inlus?>>

<<È scomparsa qualche minuto fa, nessuno di noi l'ha vista!>>

<<Zedel.>> chiamò Arsalan. 

L'altro Angelo lo lasciò andare. I due agenti fuggirono. 

Quelle erano tutte solo distrazioni. 

Inlus stava prendendo tempo... ma perché? 

Voleva forse fuggire? 

Arsalan abbassò la Spada. <<Rimani qui, io vado a cerca->>

<<No.>> lo interruppe Zedel <<Dobbiamo coprirci le spalle. Dobbiamo sconfiggere il Demone, prima.>>

<<Jacob può aiutarci.>>

<<Jacob non può fare niente.>> Lo obbligò a girarsi e posizionarsi schiena contro schiena. <<Ma Inlus sì. Può fare la stessa cosa che ha fatto per dividervi. Apparire da sotto il pavimento. Non distrarti un solo attimo.>>

Non ci fu risposta da lui. 

Gli Angeli rimasero all'erta, pronti a rispondere ad ogni movimento, ogni impercettibile suono. 

Erano tutti lì. Raguel, Simona, Risa e Jacob erano in quel manicomio, e se loro non fossero riusciti ad uccidere Inlus, nessuno le avrebbe impedito di farli a pezzi uno dopo l'altro. 

A questo pensava Arsalene, Angelo del Signore. A difendere i vivi. 

A questo pensava quando il pavimento esplose. 

Una donna ci stava passando attraverso con un salto. 

Ma stavolta, il Demone non cercò di dividere i due, no. Stavolta li lanciò verso l'alto, distruggendo anche il soffitto e portandoli in cima al tetto dell'edificio. 

Un'enorme arena piatta per la loro battaglia finale. 

<<Oh, non vi avevo visti.>> disse agli avversari, ancora confusi. <<Arsalan e Zedel, giusto?>>

L'Angelo dai capelli rossi richiamò a sé la Spada Sacra. <<Inlus. Te lo chiederò una sola volta. Dov'è Jacob Aiagon?>>

<<Se vuoi vederlo, ti porterò da lui... una volta morto.>>

<<...Bestia di Satana... tutto questo finirà stanotte.>>

Inlus sorrise. <<Balliamo, Angelo di Dio!>>

Il Demone scattò verso di lui. Non aveva armi se non i propri pugni. Pugni che però si scontrarono con la Spada Sacra. Prima che l'eco dell'impatto svanisse, Zedel saltò in alto ed usò i piedi per lanciare tre Chiodi. Inlus si piegò per schivarli mentre respingeva Arsalan. 

Ma intanto, Zedel stava usando il quarto Chiodo per lanciare il proprio corpo contro di lei. La bloccò a terra, e l'altro Angelo cercò di schiacciare il suo cranio con il piede, che però fu respinto da una testata. 

Lavoravano bene insieme. 

Il Demone rotolò, ora posizionandosi sopra Zedel, e chinò il capo per strapparle la faccia a morsi. Fu costretta a schivare un Chiodo sparato con i denti dell'Angelo, che la rallentò per un secondo... abbastanza da permettere ad Arsalan di tentare un fendente alla schiena. 

Per evitare quello, Inlus dovette allontanarsi di qualche metro. Forse aveva capito che combattere due Angeli in due posizioni diverse era quasi impossibile. Doveva tenerli nello stesso posto. 

Scattò alle loro spalle, e con la forza dello scatto stesso, si lanciò all'indietro. Arsalan girò la lama per fare in modo che si trapassasse da sola. 

Ma Inlus doveva essere brava a prevederli, o ad improvvisare. Scivolò sulla punta dell'Arma, procurandosi solo un leggero taglio e riuscendo a prendere l'Angelo dal collo. 

Qualcosa nella sua gola sembrò danneggiarsi. 

Furono evitati danni peggiori quando una raffica di Chiodi Sacri la costrinse a lasciarlo andare. Arsalan fu liberato, atterrò prima del Demone, e la lanciò in aria con un pugno. Poi apparì nel punto in cui sarebbe caduta, aggrappò il suo polso, e la sbatté sul pavimento. 

Lo sentì incrinarsi. 

Inlus sembrò pensare a qualcosa che non riuscì a dire. C'erano di nuovo i Chiodi diretti verso di lei, e anche stavolta li respinse, con le gambe. Arsalan tentò di colpirla ancora, ma lei schivò e si rimise in piedi, procurandogli un calcio sotto il mento nel frattempo. 

E poi lo gettò giu per quattro piani.

Arsalan gemette mentre tentava di rialzarsi. 

La donna si lanciò su di lui. Fu deviata da Zedel. Si schiantarono piuttosto lontano. 

<<Dannata... invalida!>> gridò Inlus, graffiando l'Angelo nello stomaco. Era una ferita profonda, e la fece arretrare. 

<<È quello il punto... no?>> chiese lei <<Se fossi sconfitta da te... vorrebbe dire che sono difettosa, no? Per questo non perderò.>>

Ma non era in una posizione vantaggiosa. Inlus la gettò a terra con un pugno. <<Il tuo vero difetto... è essere un fallimento come Custode...!>> Alzò il braccio un'altra volta. 

Stavolta, la sua mano fu fermata dalla Spada Sacra. Arsalan blocco l'attacco a mezz'aria, arrivato lì con un solo salto. 

Atterrò, lanciò l'Arma, e infilzò il Demone nell'ascella. 

<<Tu!>> gridò lei. <<Il mio potere... sta diminuendo, non è così?!>>

L'Angelo la spinse attraverso il muro e di nuovo dentro l'edificio. 

Inlus attaccò con una raffica di pugni, ognuno più veloce del suono. Arsalan li bloccò con la Spada. 

Allora il Demone gridò. Gridò come una bestia feroce, tanto potente da far tremare la città, e batté le mani una contro l'altra. 

Arsalan era a pochi centimetri da lei. L'onda durto del battito lo lanciò all'indietro e fece uscire sangue dalle sue orecchie. 

Poi lei tirò giù un lampadario a forza, con tutti i cavi, e cominciò a colpire l'Angelo in faccia con esso. Ripetutamente. Lo colpì ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora. 

Il suo naso era decisamente rotto e stava sanguinando anche dalla fronte. 

Poi il lampadario fu mandato in pezzi da un Chiodo. Allo stesso momento, un altro Chiodo portò via un pezzo dell'orecchio di Inlus. 

E Zedel corse come la luce. Saltò in alto, e mise le proprie gambe intorno al collo del Demone. 

Cercò di soffocarla. Cercò di romperle la testa. Cercò di spezzarle il collo. Nessuna di quelle cose fu un successo. 

Inlus la prese da entrambe le gambe e le tirò con tutta la forza che aveva. 

E si sentì un rumore di ossa rotte istantaneamente. 

...Zedel crollò sul pavimento, così come era l'altro Angelo. 

<<È stato inutile, vedo.>> disse la donna <<Per quanto parlassi di voler dimostrare la tua forza, non sei riuscita a fare niente.>>

<<...hah.>> rise lei. 

<<Cosa?! Cosa hai da sorridere?!>>

<<Io non ho mai parlato... di sconfiggerti. Ho solo detto... che non sarei stata sconfitta da te. Sono viva... ed il mio obiettivo... l'ho raggiunto con successo.>>

<<Obiettivo?! Quale obiettivo?!>>

<<Distrarti.>>

In quel momento, secondo il piano, Raguel diede fuoco ad un mucchio di rottami in un corridoio lontano. 

Un allarme assordante si attivò. 

Inlus sapeva cosa fosse. Il sistema antincendio. Ma cosa avevano intenzione di...

<<...no.>>

Realizzò cosa stesse accadendo e corse a cercare un riparo, ma era troppo tardi. 

Dagli sprinkler nel soffitto cominciò ad uscire acqua. 

Acqua che aveva attraversato i tubi nell'intero manicomio, giungendo però da una sola fonte. 

E da quella fonte, l'Angelo Raguel era stata tutto il tempo, pregando. 

Trasformando quell'acqua in Acqua Santa. 

E ora cadeva sul Diavolo Accusatore Inlus come pioggia. 

<<Aaaaaaaarrrrrggggghhhhh!>>

<<Inlus!>> gridò Arsalan. 

E si lanciò su di lei per l'ultimo round. 

Un pugno. Un calcio. Un affondo. 

Sangue. 

Ma Inlus non era ancora morto. Il Demone reagì mordendo l'Angelo in un braccio, per poi prenderne la testa e sbatterla contro una parete. 

Creò un buco. Arsalan decise di portare giù l'intero muro, e con una gomitata, respinse Inlus. 

La obbligò a guardare verso l'alto, così che l'Acqua Santa cadesse nei suoi occhi. 

Inlus aprì le braccia per battere le mani un'altra volta. 

Arsalan glielo impedì. 

<<Stavolta tocca a me.>>

E l'Angelo gridò, no, ruggì una singola parola. Un semplice nome, di cinque lettere. 

Jacob

<<Jacob...?>> ripeté il ragazzo. 

Quello...

Quello era il suo nome, giusto...? 

E la voce che l'aveva pronunciato...

Quella voce...

Apparteneva ad un uomo... no, un Angelo dai capelli rossi... gli occhi azzurri...

I sensi di Jacob Aiagon cominciarono a riattivarsi, uno dopo l'altro. 

C'era qualcuno. 

C'era qualcuno, lì, nel mondo, con lui. 

Il suo Angelo Custode. 

<<Arsalan.>> chiamò. 

E nonostante la sua flebile voce, Arsalan lo sentì. 

<<Trovato.>> disse l'Angelo. 

Scaraventò Inlus sul pavimento, e infranta la barriera del suono, corse di nuovo al secondo piano. 

<<No!>> la donna urlò. Con il grido, dalla sua bocca uscì una massa di tentacoli multicolore che si lanciò verso l'alto come un proiettile, fece a pezzi i pavimenti, e prendendo Arsalan per le caviglie, lo bloccò lì dov'era. 

L'Angelo cercò di togliersi Inlus di dosso, ma quello semplicemente scalò fino alla sua faccia. 

<<Non avrai il mio Iudex, capisci, cane di Dio?!>> stridulò da quell'unico occhio <<Prenderò tutti i vostri cadaveri e li violerò e li distruggerò e li divorerò di fronte a lui, e la sua mente si spezzerà e ci sarò solo io a raccoglierne i pezzi, io, io, Inlus, Inlus, Inlus!>>

Nelle mani del suo avversario apparve la sua Spada Sacra. Ma il Demone non indietreggiò. <<Hah! Pensi che una misera lama mortale possa ferire Inlus, Inlus il Conte Infernale, Inlus dal milione di seguaci?!>>

<<-se fossi ancora nel tuo corpo umano, no, non potrebbe.>>

<<Cosa?!>>

<<Hai commesso un errore, Inlus. Hai legato un'anima mortale alla tua, come ogni Diavolo Accusatore. Ma poi mi hai mostrato la tua vera forma.>> Arsalan se lo tolse di dosso con un calcio <<Questa non è una normale spada. Questa è la Spada Tempestata di Diamanti.>>

<<La...>> Capì istantaneamente di cosa stesse parlando. Un'Arma temuta da ogni figlio dell'Inferno. <<No... no, no, no, tu... Arsalan...!>>

<<Grazie alla saggezza di Dio stesso, le fu garantito un dono. Una sola capacità. Tagliare l'Ousia stessa, annullare un Sigillo... quelli sono solo effetti della sua abilità unica e speciale, datagli dal suo creatore.>>

Inlus tentò di fuggire, ma una serie di Chiodi Sacri lo bloccò nel pavimento da quattro dei suoi Tentacoli. Una ragazza bionda ed un Angelo senza braccia gli sorrisero dal fondo del corridoio. 

<<Questa è la Spada capace di uccidere ogni Demone!>>

Ed Arsalan abbassò la lama. 

<<Questa è Shamshir-e-Zomorrodnegār, la Spada Sacra di Re Salomone!>>

-la massa multicolore si spense, e scomparve come polvere. 

Così l'Angelo poté respirare per la prima volta in quelli che erano sembrati decenni. 

Ma non era ora per il sollievo. 

L'Angelo Arsalene si girò, e subito sentì una presenza inconfondibile oltre quelle mura. 

Senza esitare oltre, aprì una porta. 

E Jacob Aiagon pensò di non avere mai visto la luce prima. 

<<...sono io, Jacob.>> disse l'Angelo. 

<<...A... Arsala...>>

Non gli diede il tempo di finire quel nome prima di essere corso per prenderlo nelle proprie braccia. 

Il Giudice...

...non poteva processare cosa stesse accadendo, ancora. 

Il suo cuore batteva a mille, il suo sangue riprese a scorrere. 

I suoi occhi piansero di nuovo. 

Quel corpo era esattamente caldo come se lo ricordava. 

7 ottobre 2020
Elizabeth

Un Angelo non poteva uccidere un umano. Questa regola era immutabile, e nessuno l'avrebbe mai scordata. 

Perciò Inlus era scomparso, sì, ma solo per tornare a riposare nel corpo di Elizabeth, la cui anima era ormai la stessa. Purtroppo per loro, entrambi erano troppo feriti per fuggire subito. 

La donna aveva a malapena la forza per rialzarsi. <<Gh... il mio Iudex... hanno preso il mio Iudex... maledetti porci...>>

Tremando, riuscì a posare un piede sul pavimento. <<Inlus... o Inlus... non preoccuparti... come una fenice, risusciteremo dalle nostre ceneri... creeremo un nuovo culto...>> Ogni movimento causava una parte della sua pelle a bruciare, ma non aveva intenzione di morire. <<In un'altra nazione... stavolta causeremo una rivolta... fidati di me, Inlus, ci sono così tanti argomenti con cui manipolare gli uomini... haha... hahaha... hahahahahaha->>

E poi Simona Paldim le spezzò il collo con un calcio. 

<<...non era poi un granché.>>

La Giudice, piena di tagli e lividi, prese il cadavere, e tornò nel cortile dove tutti i membri del culto di Inlus erano ancora radunati. 

<<Inlus è morta.>> annunciò <<Non era che una falsa profeta.>>

Senza preoccuparsi di mantenere un profilo basso, permesse che la folla sconvolta facesse delle foto, le quali sarebbero certamente finite tra le mani degli altri membri del culto. Infine lanciò via il corpo come spazzatura. 

Il Giudizio si era concluso. 

Omnia Vult Luxuria

<<E... e continuo a fare lo stesso sogno. 

Sono sempre... in quella stanza, al buio, bloccato a terra. Poi entra Inlus... Elizabeth... entra Elizabeth... e mi obbliga, come ogni volta, a baciarla... ma questa volta... nel sogno... io ricambio. Non perché mi ha costretto, ma perché voglio farlo. 

E poi... scopro che le sue labbra non mi bastano. Quindi decido... di prendere di più. Ma... nemmeno quello mi basta. Quindi prendo la Spada... e faccio Elizabeth a pezzi. Uno, due, dieci, venti... finché non scopro che nemmeno quello mi basta. E p-poi... vado nel cortile, e tutte le... persone lì...>>

Jacob non riuscì a continuare. Si piegò in avanti sulla sedia, tremando. 

Rhoda lo abbracciò più forte che poteva, ma per lui era come se non fosse niente. 

Quello non era il corpo di Arsalan. 

13 ottobre 2020

<<Sei sicuro di voler proseguire?>> chiese Simona. 

Jacob non disse nulla, ma annuì. 

La ragazza si obbligò a sorridere. In cima a quel palazzo non c'era alcun caldo, ma il vento mattiniero le stava muovendo i capelli di fronte al volto, così li legò, per quanto non le piacesse l'idea. 

<<E va bene allora. Arrivo.>>

Con uno scatto, scomparve. 

Lui non la vide, però sapeva benissimo dove fosse. Quello era un allenamento programmato. Era alle sue spalle. 

Il Giudice si girò ed evocò la Spada Sacra. 

Con la lama, bloccò il pugno di Simona. 

Un suono come la campana di una chiesa echeggiò per la città. 

<<...ce l'hai fatta.>> disse lei. <<Credo che ti sia praticamente reabilitato.>>

<<No.>> rispose <<Se non avessi saputo dove avresti colpito, non sarei riuscito a fermarti.>>

<<In ogni caso, hai fatto passi da gigante. Presto potrai brandire la Shamshir come facevi prima.>>

...la Shamshir. Quella che lui aveva sempre chiamato Spada Sacra, ora aveva un nome vero. 

Shamshir-e-Zomorrodnegār. Spada Tempestata di Smeraldi. Un po' ridicolo chiamarla tale, visto che gli smeraldi non c'erano più. 

L'unica parte interessante di quella rivelazione era che la Shamshir potesse fare a pezzi un Demone come se non fosse niente. Non importava quanto forte o resistente. 

Questo aveva alcuni... effetti collaterali interessanti. Un errore di calcolo da parte di Salomone, forse. 

Salomone. Il ricordare quel nome obbligava Jacob ad istintivamente rigirarsi l'anello fra le dita. 

Per poco non gli cadde dalle mani. 

<<Attento, non ho intenzione di cercarlo per un'altra notte intera.>> lo avvisò Simona, dirigendosi verso la porta per i piani inferiori. 

Prima di aprire, prese la giacca che aveva pericolosamente appeso lì e se la mise addosso con un movimento. 

Era la giacca con le Stelle di Davide che si era fatta fare per l'occasione. 

Le forme dorate sullo sfondo blu erano quasi...

...ipnotiche agli occhi di Jacob. 

Non riusciva a smettere di fissarle. 

Non riusciva a smettere di fissare... lei. 

Simona. 

Simona e la sua giacca. 

Perché la stava ancora indossando...? 

Perché stava indossando... una giacca...? 

Perché... doveva... indossare... vestiti? 

Jacob non capiva. Per quanto ragionasse, non capiva. 

Perché non se li toglieva? Perché non poteva esporsi a lui? Perché non poteva darsi totalmente a lui? Perché non poteva lasciarsi consumare del tutto da lui? Perché non poteva farsi uccidere da lui? Perché non poteva offrire il suo cadavere a lui? Perché non poteva regalare e dedicare la sua intera esistenza a lui? Perché? Perché? Perché perché perché perché perché non a lui-

<<Jacob?>>

-il suo flusso di coscienza si interruppe di scatto alla chiamata di Simona. 

Perché... stava pensando a quelle cose? 

<<Ci... ci sono.>> disse. 

Lei gli sorrise, prima di cominciare a scendere. 

Ah... quel sorriso... era... così bello...

<<Non dimenticare la Shamshir.>>

Già... la Shamshir...

Simona era di spalle... con quella Spada, lui... avrebbe potuto sopraffarla... gettarla giù per cinque piani... e una volta che fosse stata completamente incapace di muoversi... l'avrebbe...

<<No!>> Jacob si colpì nello stomaco. <<Smettila!>>

<<Hm? Hai detto qualcosa?>>

<<Tutto... bene.>> Cercò di fingere <<Vai avanti, io... ti raggiungo dopo.>>

<<...okay! Ci vediamo a casa tua!>>

Simona se ne andò, ingenuamente. 

Stupida, stupida, stupida ragazza. Lei non capiva niente. L'unica cosa buona che aveva era il suo corpo. 

(No, mente e corpo sono la stessa cosa, puoi fare di meglio)

Si diede un altro pugno nello stomaco. 

<<Che mi succede...? Questi pensieri...?>>

Tremando, si sedette. 

I sogni, quelli non lo avevano sorpreso né confuso... solo terrorizzato. Ma quello? 

Non aveva mai avuto alcun interesse in Simona... quindi perché, ora, tutto d'un tratto, si sentiva ad un passo dall'impazzire per lei? 

Lei lo aveva aiutato e sostenuto durante la reabilitazione fisica... era solo grazie a Simona che era riuscito a tornare in forma...

...ma quella mentale...

...doveva discuterne con qualcuno. 

Con Arsalan. 

Sì, Arsalan avrebbe saputo cosa fare. 

Così, prese le scale e sceso in città, andò a cercare Arsalan. 

...circa un quarto d'oro dopo, tornò al suo appartamento. 

Girò la chiave, sbadigliò, aprì la porta, e-

<<Sorpresa!>>

-tutti erano lì. 

Simona, Raguel, Risa, Zedel, ed Arsalan. 

<<...che ci fate qui?>> chiese. 

<<Non è ovvio? È la tua festa post-reabilitazione!>> rispose la Giudice ebraica <<Siamo riusciti a convincere persino Risa a venire, quindi sei obbligato a godertela!>>

<<...è cosa buona che tu stia bene, Jacob.>> disse Risa, senza nemmeno abbozzare un sorriso. 

"Cosa buona". 

Ma il ragazzo non poté evitare di sentirsi... almeno un po', sollevato. 

Aveva voluto stare da solo per il resto della giornata. Ciò non sarebbe accaduto. Ma forse, questa festa era meglio. 

Accanto a Risa c'era Zedel, che aveva concluso la propria reabilitazione prima di lui. Del resto, si trattava solo di due gambe rotte. Con qualche giorno di riposo, erano guarite subito. 

Raguel era tranquilla come sempre, seduta sul tavolo, e Simona stava uscendo le bevande dal frigo. Guardandola, Jacob non poté che chiedersi perché avesse avuto quei pensieri su di lei, prima. 

Arsalan gli mise le mani sulle spalle. <<Ora che sei tornato in forma quando io sono lontano, possiamo ricominciare ad allenarci con me vicino! Ma intanto, mantieniti con tutto quello che ho cucinato.>>

<<Cucinato...?>>

<<Proprio così. Ho fatto tutto io!>>

Ah... il cibo di Arsalan...

Come avrebbe mai potuto dire di no...? 

Per qualche motivo, sentiva lo stomaco già pieno, eppure non voleva altro che divorare tutto ciò che aveva preparato. 

Solo che, quando mosse una mano per cominciare, Risa lo fermò. <<Cosa pensi di fare?>>

<<...mangiare?>>

<<Non ti accorgi di essere sudato? Appena tornato da un allenamento? Il corpo è un tempio e deve essere pulito quando necessario.>>

<<Chi sei tu, mia madre?>>

<<Chi sei tu, un infante?>>

Dannata- come osava? 

E se lui voleva mangiare? Se voleva gustarsi il cibo di Arsalan? Che diritto aveva lei di impedirglielo? Che cosa poteva fare per impedirglielo? 

Obbligarlo ad andarsi a lavare? Hah! Lui le avrebbe semplicemente tagliato le mani con un colpo di Spada! Poi l'avrebbe gettata a terra e le avrebbe rotto le gambe e l'avrebbe bloccata sul pavimento con la lama e le avrebbe rotto i denti con i suoi stessi coltelli e l'avrebbe sgozzata e l'avrebbe fatta a pezzi e li avrebbe tutti strizzati per raccoglierne il sangue e-

L'avrebbe... la...

...ah... non un'altra volta...

Lui... non voleva fare alcuna di quelle cose...

<<...va bene.>> disse, cercando di nascondere quanto timore avesse di se stesso in quel momento. Corse verso il bagno. Se gli altri avevano commentato sul suo atteggiamento strano, non li aveva sentiti. 

Il ragazzo aprì l'acqua nella doccia alla temperatura più fredda che pensava di poter sopportare. 

La toccò per verificare, e...

...dal nulla, sentì qualcosa nel proprio stomaco. 

Una nausea. Una strana nausea che non ricordava di aver mai provato. E un riflusso immediato. 

<<Mer->> Corse al gabinetto senza chiudere l'acqua corrente. 

Così, quando vomitò per un minuto intero, nessuno lo sentì. 

<<-da.>> concluse, ansimando. Non aveva nemmeno ancora mangiato! Che diavolo...? 

...nel gabinetto c'era qualcosa. 

In mezzo al normale vomito, c'era qualcosa che doveva non aver digerito. Forse la causa stessa di quell'attacco. Ma digerito quando? E soprattutto, che cos'era? Più lo guardava, meno lo capiva. 

Seppur con estremo disgusto, usando due pezzi di carta igienica, raccolse quel piccolo frammento. 

Il colore era inusuale, per essere cibo. Un po' più chiaro della propria pelle. 

Non ne verificò la consistenza, ma era anche ricoperto da qualcosa. Una specie di pellicola... forse un guscio rosa? 

Anche la forma gli ricordava poche cose commestibili... era molto simile alla punta di un dito. 

Riusciva quasi a vedere delle linee, che assomigliavano molto alle... alle... impronte...? 

Era...

E... era...

...lo gettò via di nuovo e scaricò senza esitazione. 

Poi si fece la doccia, in fretta. 

Cambiò i vestiti, si mise l'anello di Salomone al collo, ed uscì dal bagno. 

Tornato nella sala da pranzo, trovò tutti occupati a guardare la TV. 

Ma naturalmente, nessun programma allegro o intrattenente, no. Era il telegiornale e stava venendo discusso un omicidio. 

<<Della vittima è stata trovata solo la testa, rimossa rozzamente dal resto del corpo.>> diceva il cronista <<La sua identità non è stata ancora identificata. Si tratta di un uomo bianco dai capelli castani e occhi azzurri. Le->>

Arsalan spense non appena vide Jacob arrivare. <<Ah, finalmente! Ora possiamo mangiare.>>

14 ottobre 2020

La mezzanotte era scoccata da poco. 

Jacob sedeva sul bordo del proprio letto.

E rivedeva quel gabinetto. 

E ripensava a quelle cose. 


...non poteva permettersi di solo preoccuparsi, ormai. 

Si mise l'anello dorato al dito proprio mentre Arsalan entrava nella stanza. 

<<Sei proprio sicuro di non volere coperte più pesanti?>> chiese l'Angelo. 

<<...no. No, non senti tutto questo caldo?>>

Gli lanciò un'occhiata in risposta. 

<<Ah giusto. Gli Angeli non hanno questi problemi.>>

Sì, gli Angeli erano creature immuni al freddo e al caldo. Anche se, incarnandosi, erano condannati a sentire dolore quando feriti, i loro corpi mantenevano alcuni attributi divini. 

Erano corpi fisici, ma corpi fisici puri

Puri e... così belli. 

...tanto che Jacob non aveva mai sentito nessun desiderio di mutilarli, violarli, o qualcosa del genere. Non a Raguel, non a Zedel...

Non ad... Arsalan. 

Non ad...? 

"...meglio non considerare nemmeno l'idea, o potrei cominciare a pensarci per davvero."

Il Giudice riconosceva che qualcosa stesse accadendo nella sua testa. Ma temeva che se ci si concentrasse troppo, la situazione sarebbe potuta peggiorare. 

Il che non significava che l'avrebbe ignorata. 

<<...hey, Jacob.>>

<<Sì?>>

<<...Risa ha detto che vuole indagare su quel caso che abbiamo visto in TV oggi... lei e Zedel ci lavoreranno tutto il giorno... e ho convinto Simona e Raguel ad aiutarle.>>

<<...quindi?>>

<<Domani potremo allenarci solo io e te. Come un tempo, prima che loro arrivassero.>>

Huh. 

Normalmente una frase del genere sarebbe stata seguita da... una riflessione. "Non è bello"?. "Mi mancava questa cosa." Arsalan però non disse nulla del genere. Forse perché sapevano entrambi che gli Angeli non avessero emozioni vere. 

E lasciò quindi che fosse Jacob a parlare: <<...faremo di questo giorno il meglio che possiamo.>>

L'Angelo sorrise, o almeno a Jacob sembrò così. Cominciava già ad addormentarsi, girato dall'altro lato. 

Il Giudice avrebbe sorriso in risposta, ma non riusciva a trovare la forza. 

Senza che nessuno dei due dicesse altro, sprofondò nel mondo dei sogni...

...dove un uomo dalle vesti regali lo aspettava. 

<<Ciao, Jacob.>> salutò il vecchio re <<Sei venuto a chiedere il mio giudizio?>>

<<Se così vuoi definirlo, Salomone.>> rispose. 

Quella era la prima volta che lo incontrava, da quando aveva scoperto il suo nome. Si era sempre tolto l'anello prima di andare a dormire, per un solo motivo: l'oscurità che rappresentava la sua anima gli ricordava la stanza buia in cui era stato prigioniero. 

Si toccò il "corpo", temendo di sentire ancora Inlus su di esso, ma non c'era niente. Non c'era nemmeno un corpo, del resto. Era tutto un sogno, una proiezione. 

<<Continuo ad avere pensieri strani.>> passò subito al punto Jacob <<Impulsi. Guardando Simona e Risa. La mia mente non riesce a evitare di volerle... distruggere.>>

<<Se non usi la parola uccidere ci sarà un motivo.>>

<<Ucciderle è parte di ciò, ma non tutto. È come se... non sopportassi la loro esistenza... ma non perché le odio... non sopporto che non appartengano a me.>>

<<Ah, il desiderio di donne. Questo è alquanto grave.>>

<<Non è nemmeno quello- ah, pensavo dovessi essere saggio.>>

Salomone rise all'insulto, anche se Jacob sentiva che in parte lo facesse per non arrabbiarsi, essendogli stato mancato il rispetto. <<Lo sono. Purtroppo, quello di risolvere i tuoi problemi con l'altro sesso è il compito del tuo psicologo, non mio.>>

...okay, ora era lui a mancare il rispetto. Tanto per farglielo capire, Jacob evocò la Shamshir-e-Zomorrodnegār. Non sapeva esattamente come una Spada potesse apparire nella sua anima, né gli importava. Voleva solo poterla puntare contro quel bastardo. <<Salomone, dimmi solo una cosa. C'è un Diavolo Accusatore dentro di me? O magari un Divisore, o un... non so più quanta roba esista. C'è qualche entità maligna che potrebbe essere la causa di questi impulsi?>>

Il re chiuse gli occhi per riflettere. <<No, non c'è nessuno. C'è sempre qualcuno di cui dovresti aver paura, ma non è nella tua anima, al momento, né può essere responsabile per quel che temi.>>

<<Aspetta. E questo qualcuno... chi sarebbe?>>

<<Ne ho già discusso con il tuo Angelo. Colui che mi ha eliminato e riformato, e ha aiutato a ritrovarti. Qualcuno di molto potente.>>

<<...questo è tutto ciò che mi puoi dire?>> Deluso, abbassò la Spada Sacra. 

<<Saresti sorpreso quante cose possono essere scoperte a priori. Ascolta, Jacob, sai che la mia Shamshir-e-Zomorrodnegār è stata costruita per tagliare i corpi dei Demoni, vero?>>

Annuì. Così gli era stato detto, almeno - Salomone aveva domato diverse creature dell'Inferno, in vita. Un'arma del genere gli sarebbe stata solo utile. 

<<Eppure hai visto che è capace di tagliare anche l'Ousia.>> continuò il re <<Sai qual è il motivo? È perché i corpi dei Demoni sono fatti di Ousia.>>

<<...correggimi se sbaglio, ma non lo sono anche quelli degli Angeli?>>

<<Come il tuo Arsalan, sì. I Demoni che non sono nati Angeli sono stati modellati ad immagine degli Angeli. Sono fatti della stessa materia, sono lo stesso tipo di creatura, non importa quanto possano sembrarti diversi, capisci questo?>>

<<Capisco.>> Poteva pensare a diverse differenze sostanziali, ma decise di lasciar l'uomo più saggio al mondo correre <<Dove vuoi arrivare?>>

<<Se vuoi comprendere una creatura, un essere qualunque, paragonalo agli enti analoghi. Come sopra, così sotto, la conoscenza della loro stirpe ti dirà tutto su chi sono. Non devi fare altro che scoprire l'essenza del tuo misterioso avversario. È molto potente, ha fatto a pezzi me, e ha aiutato a ritrovarti.>>

...hm. 

Aiutato... quindi era un suo alleato? 

Ma lui non aveva un alto numero di alleati... anzi, era estremamente basso... non si trattava certo di una delle due Giudici o dei loro Angeli... e per considerare la possibilità di Rhoda ed Elliot era troppo presto... chi altro c'era che l'avrebbe potuto aiuta-

Ah. 

In effetti, qualcuno c'era. 

L'aveva aiutato diverse volte nei suoi sogni, il che gli avrebbe permesso di incontrare e uccidere Salomone. Possedeva chiaramente grandi poteri di illusione... ed era un suo alleato, almeno a volte. 

<<Salomone, sai esattamente come sei stato ucciso, quella volta?>>

<<Ovvio. L'avevo intuito prima ancora che accadesse, naturalmente. Si trattava di->> La sua voce fu interrotta da un rumore, estremamente forte e continuo. 

Il re continuò a parlare, come se non se ne fosse nemmeno accorto, ma Jacob non sentì nulla. <<Si trattava di?! Salomone, non...>>

Il rumore si fece più forte. Più vicino. Più acuto e profondo allo stesso tempo. 

<<Ah, rumore del cazzo, che diavolo sta succedendo qui?!>>

Prese la Shamshir-e-Zomorrodnegār e, frustrato, si girò. 

Alle sue spalle c'era solo l'oscurità dell'anima. Questo lo sapeva. Questo lo aspettava. 

Questo scomparve. Non appena si fu rivolto alle proprie spalle, si svegliò dal sogno. 

Solo che non si ritrovò nel letto. Si ritrovò nel mezzo di una strada, dove le poche macchine presenti sfrecciavano per le strade mezze vuote. 

<<Che... che cosa...?>>

Il rumore... non se n'era andato. Ora gli era chiaro cosa fosse. La città era rumorosa. Le macchine. Gli edifici. 

Come ci era finito lì? 

Barcollò, confuso ed esausto, verso il marciapiede. Alzò gli occhi per cercare di capire in che via fosse. Vide un cartello, ma non riuscì a mettere a fuoco alcuna scritta. 

<<Ah...>>

Il suo stomaco... sentiva qualcosa... come se avesse appena mangiato...

Sì, era del tutto pieno, ma anche in punto di vomitare qualunque cosa fosse. Le vertigini non aiutavano. 

Sbatté contro un semaforo e la Shamshir gli cadde dalle mani. 

Le mani... perché erano così sporche...? 

Evocando di nuovo la Spada via dalla strada, se le guardò. Le mani. Perché erano tutte rosse e bagnate? Perché c'era tutto quel sangue sopra? 

Ah... giusto... il sangue... quello era nel suo stomaco, vero...? Era delizioso...

E ora lo stava vomitando... la carne divorata cercava di uscire... ma al posto di salirgli nella gola... gli salì nella testa. 

Almeno, questo sentì. 

La donna ingrata... stava scalando il suo corpo, voleva essere libera...

Quando il suo cranio si aprì per farla uscire, Jacob non vide più nulla. 

Unum Vult Amor

14 ottobre 2020

<<Jacob? Jacob? Jacob...>>

La voce di Arsalan cercava inutilmente di portare il ragazzo via dal mondo dei sogni. O chiamarlo era completamente inutile, o era lui ad essere incapace di chiamarlo con la forza necessaria. 

In ogni caso, risolse il problema quando schioccò le dita con la forza (fisica) di un Angelo accanto al suo orecchio destro. 

Non ci fu alcun boom supersonico, stavolta. Solo un grido da parte del Giudice quando si svegliò. 

<<Cominciavo a pensare fossi in coma.>> scherzò Arsalan, andando ad aprire la finestra. <<Abbiamo detto che oggi Risa e Simona non ci staranno tra i piedi, vero? Goditelo finché dura.>>

<<Hmm...>> mormorò lui, mezzo sveglio <<Sai, possiamo semplicemente chiedere loro di non starci tra i piedi altri giorni...>>

<<L'uomo si preoccupi del presente, a domani penserà Dio! Muoviti o applaudirò per tutto il vicinato!>>

<<Arrivo, arrivo...>>

Jacob finalmente scese dal letto. Poggiò un piede a terra... poi l'altro... si mise in piedi... e subito scivolò sul pavimento. 

Se Arsalan non l'avesse afferrato al volo, sarebbe caduto a terra. <<Tutto bene?>>

<<S- sì, sì, credo di sì.>> Gli fece segno di lasciarlo andare. Non sembrò avere alcun problema a reggersi in piedi. <<Cose che capitano. Dimmi che hai preparato del caffè.>>

<<...huh.>> L'Angelo scomparve per un paio di secondi, prima di tornare nella stanza. <<È sul fuoco. Forse però se mi muovessi molto veloce mentre lo tengo in mano potrebbe bollire prima...>>

<<Sicuro. E poi dovresti spiegare la causa dell'improvviso terremoto.>> rispose, senza commentare sulla sua dimenticanza. Si diresse verso il bagno. 

La prima cosa che fece fu lavarsi la faccia. Era ancora assonnato... no, assonnato era il termine sbagliato. Era esausto, come se avesse fatto ore di sport, anche se si era appena svegliato. 

Rivoltosi allo specchio sopra il lavandino, notò che i suoi occhi decisamente tradivano la sua stanchezza, e qualcosa di più. Non riusciva a capire esattamente il perché... ma erano diversi dal solito. 

...qualunque cosa fosse, decise di ignorarla. Tornò nella stanza da letto per vestirsi, mentre sentiva Arsalan finire di versare il caffè. 

L'orologio sul muro indicava le dieci di mattina, minuto più, minuto meno. Aveva dormito pure più del solito. 

Gli altri lo avevano convinto a prendersi una pausa dall'università - sempre ammesso che l'università si ricordasse ancora della sua esistenza - ma continuava a svegliarsi la mattina presto. Di solito dopo un incubo. Stavolta non c'era stato nulla del genere. 

...o sì? Aveva la vaga impressione di aver visto qualcosa nei propri sogni... a parte Salomone, ricordava perfettamente la conversazione con lui. Finita quella, aveva dormito come un sasso. Forse una breve discussione con quel vecchio lo aveva sfiancato. 

Pensando a questo, entrò nella cucina, dove Arsalan gli passò una tazza di caffè. <<Grazie~>> La bevette quasi immediatamente. Essere un Giudice significava che non doveva preoccuparsi del bruciarsi la lingua. Per lo più. <<Allora, Arsalan, che cosa abbiamo intenzione di fare, oggi? Allenamento, giusto? Vuoi salire sul tetto?>>

<<No, no, oggi ci alleneremo qui.>> rispose, dirigendosi verso un mobile. 

<<...qui? Vuoi combattere in cucina?>>

<<E chi ha mai parlato di combattere?>> L'Angelo aprì un cassetto, e ne uscì... due grembiuli. <<Oggi ti insegnerò a cucinare.>>

Un minuto dopo, Jacob era stato convinto ad indossare quella roba e mettersi di fronte ai fornelli. <<Arsalan...>>

<<Shhh. Queste sono abilità che tutti dovrebbero imparare. Seriamente, come hai fatto a vivere prima del mio arrivo senza saper fare niente?>>

<<So fare moltissime cose, in realtà.>> negò lui <<Per esempio i toast ed il gelato.>>

<<Lo sai che in quanto Angelo Custode vedevo tutto ciò che facevi, vero? Mangiavi alla mensa, o cibo congelato, o niente.>> Cominciò a prendere piatti e coltelli. <<A volte ho dovuto pregare Santa Marta per farti avere un pasto decente.>>

<<Ah, grazie Marta. Che stiamo preparando?>>

<<Tortilla spagnola, anche se non l'ho imparata davvero in Spagna. Credo che la variante italiana sia simile.>> Sul piatto più grande posò tre patate intere. <<Prego.>>

<<Prego cosa?>>

<<Sbuccia.>>

<<Uh... non so se lo so fare.>>

<<Allora segui il mio esempio.>> Arsalan prese il tubero, lo passò sotto l'acqua corrente, e afferrato un pelapatate, cominciò a sbucciare lentamente. 

<<Devo essere io a ricordarti della tua velocità sovrumana, o...>>

Lui scosse la testa. <<E come faresti a seguire l'esempio? Andiamo, se vuoi imparare devi prendere le cose con calma.>> Finita l'operazione, passò il pelapatate a Jacob. <<Ora puoi provare tu.>>

Il Giudice cominciò ancora più lento di lui. Quella... cosa aveva una forma che la rendeva troppo scomoda da tenere. E gli scivolò un paio di volte. Ma con il tempo, e con un mucchio di noia, riuscì a sbucciarla con successo. 

<<Ottimo!>> L'Angelo la prese, tolse alcuni frammenti rimasti, e cominciò a fare la stessa cosa con l'ultima patata. <<Ora, se non ti dispiace, comincia a tagliarle a cubetti.>>

<<Cubetti...? Intendi, cubi letterali, o è un termine tecnico...?>>

<<Cubi letterali.>>

<<Quanto grandi...?>>

Glielo mostrò con le dita. <<Oh, ma non provare ad usare la Shamshir-e-Zomorrodnegār.>>

<<Devi ammettere però che taglierebbe alla perfezione.>>

<<Sì, il piatto, e anche il tavolo.>> Indicò un coltello. <<Andiamo.>>

Jacob sbuffò e cominciò a fare come gli era stato chiesto. 

Hm... questo non era tanto difficile, con la forza di un Giudice... doveva solo fare attenzione a come usava le mani, o il coltello sarebbe finito su di lui, non ché potesse fargli male. 

Si rese subito conto che... le sue dita erano più rigide di quanto pensasse. Era passato così tanto tempo da Inlus, eppure, senza fare qualcosa del genere, non ne aveva mai ripreso il controllo totale. 

Se l'avesse fatto, ci avrebbe messo di meno, ma le cose stavano così. Finì di tagliare senza lamentarsi, e guardò Arsalan fare lo stesso. 

L'Angelo poi prese una cipolla e la tagliuzzò in fretta. 

<<Che cos'è successo al fare le cose lentamente?>>

<<Le cipolle meritano una morte indolore dopo tutto quel che hanno fatto per noi.>>

Il passo seguente fu versare patate e cipolle, a distanza di pochi minuti, in una padella piena d'olio, sul fuoco acceso. 

<<Bene, queste devono stare qui per un quarto d'ora minimo.>> disse Arsalan, dando una pacca amichevole al manico. <<Nel frattempo possiamo... aspetta.>>

<<Qualche problema?>>

<<...ho usato tutte le uova ieri. Tu ne hai comprate?>>

<<Perché avrei dovuto comprare uova?>>

<<Bisogna sempre comprare uova, e supportare i creatori indipendenti (galline).>> Scattò a cercare dei soldi, e una volta trovati, li mise nelle mani di Jacob. <<Vai al negozio qui sotto e compramene una decina, okay?>>

<<Huh- okay, come vuoi tu.>> Questo, almeno, lo sapeva fare. Il Giudice prese le chiavi ed uscì dall'appartamento. 

Non trovò alcuna fila né folla, e presto poté tornare indietro con le uova. Era stata una richiesta improvvisa, ma l'aveva soddisfatta facilmente. 

...del resto, anche quella di cucinare con lui era stata improvvisa. Seriamente, da dove gli era venuto...? 

Di sicuro, allenarsi a lottare per potersi rimettere nel pieno delle forze era più importante, eppure Arsalan non sembrava starci pensando. Tutto il contrario, sembrava fingere che i Demoni fossero tutti svaniti. 

O forse pensava ad un futuro... quando tutti i Demoni sarebbero tutti svaniti...

Con la sua insistenza che non usasse né i poteri da Giudice né la Spada... era come se...

<<...nemmeno un giorno dopo, un omicidio identico è stato commesso nella città.>>

Huh? 

Un omicidio...? 

Quella voce veniva da un cellulare... Jacob riusciva, a volte, a sentire cosa stesse ascoltando gente per strada sul proprio cellulare. Sia grazie all'udito sovrumano, che alla loro abitudine di guardare video in pubblico ad alto volume. Indietreggiò per verificare ciò che aveva sentito. 

Era in effetti il telegiornale, e stava in effetti parlando di un omicidio dallo stesso modus operandi di quello accaduto il giorno prima. Non aveva colto tutti i dettagli, ma ricordava la menzione della testa, rozzamente rimossa dal resto del corpo. La vittima, stavolta, era una donna dagli occhi verdi e i capelli rossi. Il nome era già conosciuto, però, perché era accaduto...

...di notte. 

...hm. 

...quindi non era lo stesso identico modus operandi. 

Comunque, Risa e Simona avrebbero avuto molto da fare, concluse Jacob ritornando al proprio condominio. 

<<Presto, le patate hanno quasi finito!>> esortò Arsalan. 

Il ragazzo gli lanciò il sacchetto, sapendo che l'avrebbe preso al volo, e prenderlo al volo fu ciò che fece. 

Solo che... un uovo scivolò, cadendo fuori, direttamente sulla faccia dell'Angelo. 

<<Ah! Scusa, non volevo!>> disse Jacob, senza ironia, correndo a prendere diversi tovaglioli. 

<<...non... preoccuparti.>> C'era solo il minimo biasimo nella sua voce <<Posso usare l'acqua.>>

Nonostante la sua obiezione, lui procedette. 

Subito cominciò a pulirgli il capo, facendo attenzione di prendere tutto ciò che poteva tra i tovaglioli e non farlo finire a terra. Prima le guance, quasi accarezzandole per evitare di scaraventare frammenti sui muri. Poi il naso, dalla cima alla punta. Prese un altro tovagliolo. Gli alzò la testa e pulì il suo collo e il mento, girando poi da lì fino all'orecchio destro. Prese un altro tovagliolo. Scese giù dall'orecchio sinistro, e poi di nuovo salì fino alle fronte, e i capelli. Prese un altro tovagliolo. Lasciò cadere tutto ciò che stava sulle sue spalle, e infine si rivolse agli angoli della bocca. 

E da lì, concluse con le labra stesse. 

Fece il tutto con velocità sovrumane, ma abbastanza lentamente perché potesse processare con attenzione. 

Sospirando, gettò via tutti i tovaglioli sporchi. 

<<...è giusto che rimedi al tuo errore, suppongo.>> disse l'Angelo con un sorriso. 

<<È un'accusa? Ce l'hai con me?>> chiese lui, un po' preoccupato. 

<<Dio è infinito Perdono, ma anche infinita Giustizia. Paragonarmi a Lui sarebbe blasfemo ma credo capisci il concetto.>> spiegò Arsalan <<Purtroppo si è sporcata anche la maglietta, vado a cambiarmi.>> Toltosi il grembiule, corse nella stanza da letto. 

Nel frattempo, il ragazzo si slanciò su una sedia. 

Era... ancora una volta... esausto. Anzi... stava ancora sudando, e non ne capiva il perché. 

Non c'era caldo. Eppure sudava. 

Non aveva fatto nulla. Eppure era stanco. 

Non era in movimento. Eppure... il suo cuore...

Thump

Thump

...batteva come se stesse correndo una maratona. 

Febbre. Stava venendo ucciso dalla febbre. 

I suoi pensieri si rivolsero a Risa e Simona. 

Loro avrebbero avuto ciò che gli serviva per guarire. 

Loro erano... ciò che...

...no, non loro, no. Loro non l'avevano mai aiutato. 

Mai. 

Solo una persona l'aveva aiutato. 

Arsalan. 

Arsalan, che lo aveva liberato da Inlus. 

Arsalan, che gli aveva mostrato la luce. 

Arsalan. Arsalan. 

Doveva vedere Arsalan subito. 

Vederlo... ed averlo. 

Shamshir-e-Zomorrodnegār nella mano sinistra. 

I suoi piedi cominciarono a muoversi verso la stanza da letto. Con ogni passo, il suo cuore batteva più forte. 

Uno. 

Thump, thump

Due. 

Thump, thump, thump, thump

Tre...

Thump, thump, thump, thump, thump, thump, thump, thump

Quattro...!

Thump, thump, thump, thump, thump, thump, thump, thump, thump, thump, thump, thump, thump, thump, thump, thump

Cin... que...

Thump thump thump thump thump thump thump, thump thump thump thump thump thump thump thump thump thump thump thump thump thump thump thump thump, thump thump thump thump thump thump thump thump

Il suo corpo emanava un odore sconosciuto, i suoi arti erano caldi come acqua bollente. 

Le sue mani fremevano per tenere un cuore di Ousia tra le dita, le sue labbra per ubriacarsi di sangue celeste. 

Sei. 

Sette. 

All'ottavo passo-

<<Jacob?>> chiese Arsalan dall'altro lato dell'appartamento <<Questo è palesemente odore di bruciato.>>

Odore di...? 

Il Giudice si sentì svegliarsi da un sogno. 

La Spada gli cadde dalle mani. 

Idiota. Si era dimenticato delle patate. 

<<Uhhh, devo aggiungere le uova a quella roba?>> gridò in risposta. 

Mentre pronunciava l'ultima sillaba, l'Angelo apparve accanto a lui, sbatté le uova molto velocemente, e le mise nella padella. 

E prese un sospiro di sollievo. <<Ah! Adesso non basta che girarle finché non sarà tutto pronto!>>

<<Bene così!>> rise il ragazzo. Si asciugò le ultime gocce di sudore dalla fronte, sentendo il proprio corpo raffreddarsi. 

Poco meno di mezz'ora dopo, la tortilla era finita, ma erano ancora le undici del mattino. C'era il tempo di cucinare qualcos'altro. 

Poiché pareva che Arsalan conoscesse quasi solo ricette italiane, prepararono spaghetti. A mezzogiorno si sedettero a tavola. 

L'Angelo aspettò per assaggiare la tortilla. Prima chiese: <<Allora, com'è?>>

Jacob mise un pezzo in bocca. 

La frittata che aveva preparato insieme ad Arsalan. 

Thump, thump

<<...perfetta.>> sussurrò. Il solo pensiero di aver contribuito a quella creazione... lo riempì di gioia prima per lui inimmaginabile. 

<<Sono contento.>> disse l'Angelo, ancora senza mangiare. 

<<Se voglio imparare a farla da solo, mi ci vorrà più allenamento, però. Non dovresti stupirti che è uscita così con il tuo aiuto.>>

<<No, no, quello non importa. Sono contento di vederti sorridere, dopo tutto questo tempo.>>

...ah...

Thump, thump

...da dove gli veniva di dire cose del genere...? 

<<Essere un Angelo Custode non è solo lottare al tuo fianco.>> continuò <<Hai una mente, un'anima che io devo proteggere. E cosa c'è di più salutare per l'anima che cucinare in compagnia?>>

<<Arsalan...>>

La temperatura del suo corpo rimaneva uguale, la sua mente era lucida. L'unico sintomo di febbre che mostrava, ora, erano guance rosse. 

L'Angelo si alzò, e camminato verso la porta, si fermò sul ciglio. <<La seconda cosa è combattere in compagnia, ovviamente. Scegli sul tetto di quale edificio vuoi salire.>>

...quel giorno. 

...Jacob era come morto dopo Inlus. Poi era rinato. Aveva imparato i volti di tutti intorno a sé. Aveva imparato a camminare. 

Ma fino a quel giorno, non aveva ancora imparato cosa significasse essere vivo. 

E pensò che anche se quel ricordo sarebbe scomparso dalla sua anima, Arsalan l'avrebbe conservato per lui. 

Angelo e Giudice, immortali uno nell'altro. 

Thump, thump

Sei o sette ore dopo, Jacob Aiagon si gettò immediatamente sul letto, sfinito. Arsalan lo seguì, forse più per solidarietà, o per stargli accanto. 

<<Se questo... non mi reabilita... non so cosa lo farà...>> ansimò il ragazzo. 

<<Vuoi la mia onesta opinione?>>

<<Spara.>>

<<Il modo in cui afferri la Shamshir potrebbe essere migliore.>>

Questa risposta obbligò Jacob a rilasciare un lamento di suoni senza senso. 

<<Dai, il più è fatto.>> disse l'Angelo alzandosi <<Piuttosto, io penso che andrò fuori, adesso.>>

<<Hm? Per fare cosa?>>

Lui indicò la TV spenta. <<Ricordi quell'omicidio che Risa e Simona hanno indagato tutto il giorno? Ce n'è stato un secondo. Quelle due mi hanno contattato per il mio aiuto, e la nostra giornata da soli è praticamente finita, quindi...>>

<<Vengo con te!>> Il ragazzo si mise in piedi, ma lui lo rigettò sul materasso. 

<<Non preoccuparti. Posso cavarmela. Devi riposare il più possibile, al momento.>>

<<Che pensi che sia, un bambino?>>

<<Hah! In confronto ai miei diversi millenni, sì.>> Arsalan gli mise una mano tra i capelli e li scompigliò, come un cane. Thump, thump. <<Ripeto - non preoccuparti, e dormi. Ti lascio pure la Shamshir~>> Si diresse verso la finestra per saltare con un'uscita ad effetto. Jacob lo fermò dalla mano. 

Prima che se ne andasse, lo abbracciò come se fosse l'ultima volta che lo potesse vedere. 

Senza dire nulla, i due si scambiarono sorrisi, e poi Arsalan uscì. 

Thump, thump

<<...Arsalan...>>

Ora che se non era più lì, sentì la testa rischiarirsi all'improvviso. 

Il suo cuore aveva continuato a battere all'impazzata tutto il giorno, non era così...? 

Non aveva avuto impulsi omicidi o nulla del genere, almeno. Ne era sollevato, ma...

...perché solo quel giorno? 

Perché voleva solo distruggere Risa e Simona, o perché Arsalan era l'unico che non volesse distruggere? 

Si grattò dietro l'orecchio e sentì il freddo dell'anello sulla pelle. Lo aveva ancora al dito. Se si fosse addormentato, e non sarebbe stato difficile, avrebbe potuto parlarne con Salomone. 

...e che gli avrebbe detto, Salomone? Non aveva alcuna saggezza per lui. Inutile vecchio. 

Il solo pensiero lo fece innervosire così tanto, che quando si grattò di nuovo, e sentì il metallo al tatto, lanciò l'anello sul pavimento, frustrato. 

Perché? 

Perché? 

Perché Arsalan? Perché Risa e Simona? Perché lui

Thump thump thump thump

Ah! Con quel pulsare in sincronia con il cuore, non riusciva nemmeno a ragionare! E dietro il suo orecchio continuava a sentire prurito! Cosa aveva che poteva farlo sentire meglio...? 

Non c'era nessuno in quell'appartamento. Nessuno che potesse aiutarlo. Ma...

In cucina, andò. Lì era pieno di medicine. 

Sì, nel cestino della spazzatura, c'erano tutti quei tovaglioli che avevano pulito Arsalan, e che avevano toccato la sua faccia. 

Uno ad uno, li divorò. Ma il prurito non se ne andò. 

Continuò a grattarsi fino a vedere sangue sulle proprie unghie, eppure non bastava. 

Barcollando, andò nel bagno. 

Thump thump thump thump

Nel cestino della biancheria, si trovava una maglietta. La maglietta sporca di Arsalan. 

La strinse per far cadere tutto il sudore, ma non ce n'era. 

Si arrabbiò tanto da gettarla sul pavimento e farla a pezzi con la Shamshir. Un frammento per ogni arto. Quello che avrebbe fatto a loro

Con la Spada in mano, decise di grattarsi dietro l'orecchio, ma ancora una volta non fu soddisfatto. Anzi, sentì un bruciore tremendo e lanciò un grido. 

Un grido tanto forte da schiarire la sua mente. 

<<Va bene, bastardo!>> disse, tornando nella stanza da letto. 


Aperta lentamente la finestra, saltò giù, verso la città notturna. 

Persone. 

Rumore. 

Li ignorava tutti. 

Il suo mondo era vuoto. 

Niente anima, niente Dio, un reame di ignoranza. 

E poi fu rischiarato. 

Una piccola luce si muoveva davanti a lui, allontanandosi sempre più in fretta. 

Ma non l'avrebbe permesso. 

Senza che qualcuno se ne accorgesse. 

Spinse la luce in un vicolo cieco appartato. 

<<Ehi, cosa->>

Lo interruppe. 

Lo prese dai polsi e lo spinse verso il muro. 

Aaahhhhhh. 

Quella luce rossa. 

Quello era senza ombra di dubbio lui. 

Si sarebbe potuto sciogliere lì dov'era. 

<<...Arsalan... finalmente... sei qui...>> mormorò. 

Posò la sua fronte e le sue labbra sulle sue. 

Ma. 

<<...tu... tu non sei Arsalan.>>

Tradimento. 

Inganno. 

<<Tu non sei Arsalan...!>>

Un Demone. Era l'unica spiegazione. 

<<Aspetta, io non->>

Silenzio, Bestia di Satana. 

Shamshir-e-Zomorrodnegār. 

Il Demone sarebbe stato ucciso. 

Muori, muori, muori muori muori muori muori muori muori muori muori muori muo-

Un pugno sulla testa lo interruppe. 

Jacob si girò. 

<<Lascialo andare.>> disse una ragazza. 

No. Un Demone. Uno ben peggiore del primo. 

Jacob lasciò andare il Demone minore. Il Demone minore scappò come un codardo. 

<<Non mi impedirete di trovare Arsalan.>>

<<Jacob... Arsalan è a casa, è stato lì con te tutto il tempo...>>

<<Bugiarda!>> ruggì lui <<La mia Spada Sacra ti distruggerà!>>

<<...Jacob, non mi riconosci? Sono io. Sono Rhoda.>>

Rhoda? Che nome stupido. 

Lui non conosceva nessuno con questo nome. 

<<Basta trucchi.>>

Gettò la Spada. 

Mise le sue mani intorno al collo del Demone. 

<<Muori.>> le disse. <<Muori. Muori. Muori. Muori. Muori.>>

Il Demone gemette, ma non morì. 

Prese qualcosa da una tasca. 

Cos'era quello? 

Jacob pensava di averlo già visto. 

Un oggetto metallico... una lattina...

Un odore che si fece sempre più intossicante, e...

...e qualcosa attaccò gli occhi di Jacob. 

Le sue mani si aprirono e il suo corpo si contorse. 

<<Aaarghh... lurida... sporca... figlia di una...>>

<<Scusami, Jacob.>>

Thump

Thump

Thump

Slash

Il suo stomaco si aprì in due. 

15 ottobre 2020

<<...non sembra essere possessione.>> diceva una voce. 

La testa di Jacob girava e girava e girava, e quando smise di girare, finalmente riuscì a capire di essersi svegliato...

...nella vasca da bagno, asciutta. 

Aveva una benda sporca di rosso intorno allo stomaco. Non sentiva dolore. 

Alla sua destra, sopra il lavandino, c'era un computer. Si alzò per vedere meglio lo schermo. Uscito dalla vasca, la ferita fece un po' male. 

Era in... chiamata vocale con Risa e Simona? 

<<Oh, ti sei svegliato!>> disse la seconda Giudice. 

<<Che giorno è oggi?>> chiese la prima. 

<<Cos->> esitò lui <<Quindici ottobre, c'è scritto qui, perché lo chiedi?>>

<<Solo un test. Ricordi cos'è successo questa notte?>>

<<...no?>> Si toccò la benda. <<Ho... combattuto contro un Demone?>>

Una terza figura si fece spazio nello schermo. <<Già, solo che il Demone ero io.>>

Rhoda? 

Di che stava parlando? 

<<Jacob. Lascia che ti spieghi cosa è successo.>> li interruppe Risa. <<Questa notte sei sgattaiolato fuori di casa dalla finestra e hai attaccato un passante innocente. Rhoda ti ha interrotto e tu hai cercato di soffocarla. Lei si è difesa con lo spray al peperoncino e con la tua stessa Spada.>>

Lui aveva...? 

Luce arancione muori vicolo buio vuoto muori calore muori labbra fronte muori muori muori Arsalan muori

Gli... sembrò di ricordare...

...ricordare...

...niente. Non era mai successo niente del genere. 

<<Ridicolo. Perché avrei dovuto farlo?>>

<<Potrà sembrarti strano. Ma...>> Rhoda alzò il capo, scoprendo il collo. 

La pelle era rossa. Era quasi possibile vedere la forma delle dita. 

Qualcuno aveva cercato di ucciderla. 

<<Sono...>> No. Non era. <<Sono stato io...?>>

No. Non era. 

Non l'avrebbe mai fatto. 

Pensò di togliersi la benda per assicurarsi che ci fosse davvero una ferita. 

<<Perché... perché l'ho fatto? Perché non ricordo nulla? Che... che cosa mi sta succedendo?>>

Le tre non risposero. 

Lui sospettò che non volessero affermare l'ovvio. 

<<...Inlus... ha...>> Disse l'ultima parte sottovoce: <<Ce l'ha fatta?>>

<<No!>> gridò Simona, all'improvviso. <<Non dire così, Jacob. In un mondo di Demoni e creature soprannaturali, quella donna è l'ultima cosa a cui puoi dare la colpa!>>

...Risa e Rhoda non la supportarono. 

Il ragazzo sospirò e si sedette sul bordo della vasca. 

<<Qualunque sia il motivo... sarà meglio tenermi sotto sorveglianza. Forse è un Demone o roba del genere che prende il controllo quando dormo, forse...>>

<<C'è dell'altro.>> disse Risa. 

Altro? Cos'altro poteva esserci? 

<<La vittima era un uomo dai capelli rossi.>>

Huh. 

Strano, non c'erano molte persone dai capelli rossi in giro. 

Ma... <<...cosa vuoi dire?>>

<<Ricordi l'omicidio che abbiamo investigato? La sua seconda vittima era una donna dai capelli rossi.>>

Questo quasi fece il Giudice scivolare giù. 

Lo stava... davvero accusando di essere un assassino seriale... solo perché due persone avevano lo stesso colore di capelli? 

<<Ridicolo. Qua ti sei proprio sforzata per trovare un collegamento.>>


<<Certo. Questa è l'ultima parte del test.>> rispose Risa. 

<<Test?! Pensavo fosse finito!>>

<<La prima vittima era un uomo bianco, dagli occhi azzurri.>>

<<E allora? Arriva al punto, dannazione!>>

<<C'è qualcosa in comune, lì.>>

<<Se non ti sbrighi, io->>

<<Arsalan.>>

Thump

Thump

...Arsalan. 

...A...

<<...dov'è...?>>

Si slanciò in avanti e prese lo schermo tra le mani, sbraitando. <<Dov'è Arsalan?!>>

Simona cercò di rispondere, ma Risa lo fece prima. <<Non qui. L'abbiamo nascosto, per il tuo bene.>>

<<No. No! Io... devo vederlo! Devo sentirlo! Devo sentire il suo calore!>>

<<Calore?>>

<<Si! Il calore del suo corpo e del suo cuore e del suo sorriso-! Dove sono? Dove sono?!>>

La Giudice prese un respiro profondo. Guardò le altre due, poi disse, a voce bassa: <<...non li vedrai mai più.>>

Il suo sguardo...

Il suo sguardo sembrò non essere più lo stesso. 

Per un attimo le pupille risplendettero d'oro. 

E poi...

Jacob crollò nel pianto. <<No no no no... no no no no no... no no no no... no no no no no no... no no no no no... no no no no... no no no...>>

Rimase a commiserarsi sul pavimento, singhiozzando più di quanto la sua gola poteva, finché le tre non spensero la chiamata. 

Rhoda si girò verso l'angolo della stanza in cui erano, la cucina. <<Allora? Che ne dici?>>

<<...io...>>

Nessun altro osava parlare. Zedel e Raguel, Angeli immortali, non sembravano aver mai visto qualcosa di simile. 

Ma per Arsalan, quel che era successo era abbastanza: <<...io, penso che... andrò... a controllare i libri.>>

Forse sarebbe stato opportuno fermarlo. 

Forse sarebbe stato opportuno parlare con Jacob subito. 

Forse. 

Forse non c'era una cosa corretta da fare in quella situazione. 

"...forse nemmeno Dio lo saprebbe."

Arsalene pensava questo, seduto in una casa fuori città. 

Aveva aperto l'Apocalisse di Salomone. 

Ma non c'era scritto nulla riguardo la condizione di Jacob. Non c'era nulla di importante. 

Tranne il nome dell'autore. 

"Daniele Tobia Abel"

Quello Arsalan stava fissando da minuti. 

<<...Daniele...>> chiamò l'Angelo <<Tu... hai sempre capito le relazioni tra umani e Angeli più di chiunque altro. E io... io non ho mai capito nulla.>>

"...per questo sei morto, infine."

<<...perciò ti prego, dimmi cosa devo fare. Non... io pensavo di conoscere Jacob. Sono stato con lui tutta la sua vita. Ma mi sbagliavo. Ho fatto quello che pensavo fosse meglio per lui, e ho sbagliato. E ho sbagliato di nuovo, e di nuovo, e di nuovo.>> Cadde in ginocchio. <<Che cosa devo fare, Daniele...? Che cosa devo fare?>>

Rimase a pregare quell'anima scomparsa per diverso tempo, prima di essere interrotto. 

All'improvviso, cominciò a piovere. 

Era stato nuvoloso...? Non se n'era accorto. 

Istintivamente, i suoi occhi furono attirati dalla finestra più vicina. 

Gocce d'acqua.
Gocce d'acqua che cadevano. 

Gocce d'acqua che morivano. 

Gocce d'acqua che rimanevano vicine, pur di fronte alla fine. 

E ad un certo punto, diventava impossible distinguere una dall'altra. 

Due gocce. Una goccia. Tre gocce. Una goccia. Una pioggia. 

Due corpi. Un corpo. 

Una realtà malleabile. 

Un mondo di pioggia. 

Figlie del cielo. 

Figlie di Dio. 

Thump

...ora Arsalan sapeva cosa doveva fare. 

Corse verso la città sotto la pioggia. 

La stessa pioggia che Jacob Aiagon fissava da dietro una finestra chiusa. 

<<Aaa... Aaaaa...>> gemeva. Le sue mani erano sporche della sua stessa saliva, che cercava costantemente di lavar via, ma che non riusciva a non emettere. 

Oltre la porta del bagno erano Simona e Risa, in ascolto. Si chiedevano come mai il Giudice non avesse ancora tentato di sfondarla. 

Per parlare, decisero di allontanarsi, più vicino ai loro rispettivi Angeli. 

<<Secondo le testimonianze di Rhoda...>> disse Zedel <<Ipotizzo che in questo stato Jacob non abbia coscienza degli oggetti intorno a sé, o almeno che non li riconosca. Non sa che c'è una porta facile da distruggere, sa solo di non vedere Arsalan da nessuna parte.>>

Raguel aveva smesso di sorridere, per una volta. <<Ma come, come si è ridotto così? E non ditemi che è stata colpa di Inlus perché non vi crederò.>>

L'altro Angelo non esitò. <<Invece credo proprio di sì.>>

<<Zedel...>>

<<Lasciami parlare. Non è solo una questione di trauma psicologico. Inlus ha usato un... possiamo chiamarlo rituale, anche se non c'era magia in gioco, molto specifico.>>

<<Lui sostiene di essere solo stato bloccato in una stanza per due settimane.>> disse Risa <<Pensi sia successo qualcos'altro che lui ha dimenticato?>>

<<No, penso che abbia ragione. Ma quell'ambiente... una stanza del tutto buia, con ogni senso incapace di sentire qualcosa che non fosse il pavimento o il Demone... deprivato di cibo e acqua, terrorizzato... Inlus ha fatto tutto questo con lo scopo di fare a pezzi la sua mente e ricrearla come dipendente da lei. Voleva farlo letteralmente rinascere.>>

<<...ha replicato una gravidanza.>>

Zedel annuì. <<E lei era l'unica persona che vedesse per tutto quel tempo, così avrebbe creato una dipendenza, un legame con lei sola, simile a quello di un infante con la madre, se più basato su sentimenti amorosi. Ma per questo ci sarebbe voluto più tempo. Jacob era ancora terrorizzato da lei. E poi, in quella fase, è apparso qualcun altro.>>

<<Arsalan.>> concluse Simona. 

<<La prima cosa che il pulcino vide fu Arsalan. Arsalan, l'unico appiglio che aveva avuto per rimanere speranzoso, l'ultima persona con cui aveva avuto contatto fisico, l'Angelo con cui era stato tutta la propria vita. Non è strano che adesso sia ossessionato con lui. Non ha pensato ad altro mentre gli veniva fatto il lavaggio del cervello.>>

Ma nemmeno questa teoria piaceva a Raguel. <<Vuoi dirmi che è regredito allo stato mentale di un infante? Che quando non ha Arsalan, si mette a piangere?>>

<<Be', quello lo fanno i bambini. Lui è un uomo adulto con poteri sovrumani. Quando non piange va a cercarlo in giro, lo confonde con qualcuno che gli assomiglia, rimane spaventato... e inconscio di quel che sta facendo, lo uccide.>>

Risa avrebbe voluto obiettare. 

<<Ora gli è stato impedito di trovare quel che voleva, perché Rhoda lo ha fermato. E rimarrà così finché... finché non avrà ucciso qualcuno con tratti simili ad Arsalan, suppongo.>>

Simona avrebbe voluto obiettare. 

Eppure l'ipotesi era... logica e sensata. 

Ma nonostante tutto, era chiaro che nessuna di loro fosse interamente convinta. 

Quando si trattava di Demoni, non si poteva mai sapere cosa sarebbe accaduto. Forse Inlus aveva usato un po' di magia. In ogni caso, quella situazione non era normale. E doveva esserci un modo per risolverla. 

<<...se vogliamo occuparcene, dobbiamo farlo calmare, prima di tutto.>> disse Simona <<Andrò a parlargli. Raguel, sei con me?>>

<<L'ho già visto in quello stato una volta. Non preoccuparti.>>

Risa intanto si diresse verso la porta. <<Io e Zedel andremo al manicomio, forse nella cella dove è stato tenuto prigioniero c'è qualche traccia di magia.>>

<<Buona fortuna.>>

Mentre due uscivano, due andarono in cucina, dove si trovava ancora il computer nel mezzo della chiamata vocale. Era un miracolo che non l'avesse fatto a pezzi dall'altro lato. 

Ora Jacob era attaccato ad un muro, e si teneva la fronte con una mano. <<Ggghhh... gghhhhh...>>

<<Tutto bene, Jacob?>> chiese Simona, sorridendo il più caldamente possibile. 

<<La mia testa... il mio cuore è salito lì e sta battendo... aghhh...>>

<<Ci sono medicine in quel bagno, sai. Possono fartelo passare, e starai subito meglio!>>

<<No... no, non lascerò che niente del genere entri il mio corpo... devo essere...>> ansimò. <<Puro. Per... Arsalan.>>

Non aveva una maglietta addoso, ed era ottobre, ma sembrava stare sudando esageratamente. La sua faccia era rossa e i suoi occhi... lucidi, forse. Simona non ne aveva mai visti, occhi come quelli... quasi dorati. 

Erano sintomi di febbre che aveva? 

<<...Jacob, non penso questo modo di pensare sia costruttivo.>>

<<Ho ragione io. Ho ragione io. Voi non capite niente.>>

<<Allora cerca di farmi capire.>>

Voleva creare... un contatto con lui. Un legame. Non era una psicologa, ma questo le sembrava ovvio. 

In verità, Simona era apparsa in quella città per fare amicizia. La cosa più importante al mondo. Sentiva di essersi avvicinata a Risa e Zedel e Arsalan, ma...

Jacob era troppo occupato con la propria disperazione. Era sempre troppo lontano. 

Qualcuno che non aveva il tempo per l'amicizia doveva essere davvero miserabile. 

<<...come potreste mai capire?>> chiese il ragazzo <<Quel che io provo... oltre il bene e il male non c'è che un mondo vuoto... rimosso il vuoto stesso, non rimane che una percezione... e io non voglio percepire altro che Arsalan.>>

...logico. 

Simona si sforzò di non ridere a quel discorso. Non fu difficile. Le bastò concentrarsi su quanto fosse inquietante. <<Quindi è lui l'unica cosa che importa per te?>>

<<Lui è l'unica cosa che esiste. Per questo ho bisogno del suo corpo. Del suo animo. Di ciò che è dentro di lui e ciò che è fuori di lui. E io scomparirò in lui e lui scomparirà in me e non rimarrà nulla se non il nostro amore.>>

<<Giusto.>> Era decisamente troppo inquietante per lei. Per non dire deumanizzante verso l'Angelo. 

Gli Angeli erano suoi amici. Sentire quelle cose su uno di loro... sapeva fin troppo bene cosa si provasse ad essere visti in quel modo. 

Questi sentimenti erano leciti. Purtroppo Simona non era troppo brava a dosare le parole, e fece un errore. 

Chiese: <<E se Arsalan non volesse?>>

<<...se, Arsalan...>>

Jacob si paralizzò completamente. 

I suoi occhi non smisero di fissare il cielo... no, il suo intero corpo non si mosse più, ad eccezione delle labbra. 

<<S-se... A-arsal... an...>>

Cominciò a piangere. 

<<A... Arsalan... n-non vuole...?>>

<<Jacob->>

<<L... lui...>> Si coprì gli occhi con le mani e cominciò a ululare. <<Lui... mi lascerebbe qui... nell'occhio del vuoto a morire... a consumarmi da solo... andrebbe da qualcun altro... io... io...>>

All'improvviso scattò all'indietro ed evocò la Spada Sacra. 

Gridò di dolore mentre se la puntava verso il cuore. 

<<No no no non ci provare->> disse Raguel correndo verso il bagno. 

Simona l'avrebbe fatto prima, ma non era concentrata. Stava cercando di non pensare a quel che vedeva, perché era troppo pietoso. 

Così Raguel girò la chiave ed aprì la porta per impedire a Jacob di suicidarsi. 

E...

E Jacob la trapassò nello stomaco con la Shamshir-e-Zomorrodnegār. 

<<Muori.>>

Simona arrivò in quel momento. <<Raguel?!>>

Prendendo l'Angelo tra le braccia per evitare perdita di sangue, non poté impedire al Giudice di scavalcarle e fuggire via. 

Né le importava, al momento. <<Raguel?! Dimmi che mi senti, Raguel...>>

<<A-ah...>> Cercò di respirare lei. Nonostante tutto, sorrise. <<Perché non potevo... averceli io... i poteri...>

<<Tu ce li hai i poteri. Hai me.>> Simona le coprì le orecchie con le proprie mani, e gridò più forte possibile il nome di Zedel. <<Andrà tutto bene.>>

L'Angelo dai capelli verdi arrivò poco dopo, irrompendo attraverso una finestra, e seguita da Risa. <<Che cosa->>

Trovarono Simona che girava una benda intorno al torace di Raguel. <<Aiuto.>> fu tutto ciò che la Giudice disse. 

Loro non esitarono. La ragazza italiana prese Raguel tra le braccia e la portò il prima possibile in ospedale. Per assicurarsi che mantenesse sempre la velocità massima, Zedel andò con lei. 

E Simona...

Simona aveva un Giudice da inseguire. 

Senza nemmeno prendere la giacca con le Stelle, si lanciò dalla finestra. 

La sua caduta incrinò il marciapiede, ma non vide segni che Jacob avesse fatto altrettanto. Del resto, non ne aveva la forza. Tuttavia... mentre scendeva, aveva notato un'impronta in un vaso sul davanzale del secondo piano. 

L'aveva usato per rallentare la caduta, ed era presente una flebile scia di terra di fronte a lei. La seguì fino ad un incrocio. 

L'allarme di una macchina era attivo e le stava strappando i timpani. Qualcuno l'aveva colpita camminando. Magari qualcuno incapace di notare gli oggetti intorno a sé. Lo spense con un pugno ed andò in quella direzione. 

Stavolta non perse tempo. Jacob era troppo lontano da Arsalan per poter essere abbastanza veloce da seminarla. Doveva essere vicino. 

Così lei batté le mani. 

L'orribile tuono che causò infranse diversi vetri e fece urlare molte persone, ma non era quello che stava cercando. 

Il suo udito aspettava di sentire un rumore metallico molto preciso, quello di una Spada forgiata tremila anni prima che cadeva a terra. 

Lo sentì da destra. A destra andò. 

La Shamshir era per terra in un vicolo cieco. Jacob non era presente. 

A meno che... non fosse in alto. 

Simona alzò lo sguardo verso la scala antincendio, ed eccolo lì. 

Un ragazzo che correva per quei gradini in modi che nessun umano avrebbe mai potuto fare. 

Purtroppo per lui, lei poteva saltare in modi che nessun umano avrebbe mai potuto immaginare. 

Si staccò da terra. 

Jacob vide solo un'ombra oscurare il sole. 

Un attimo dopo, un pugno sulla sua faccia aveva distrutto l'intera scala, e lui si trovava sulla strada. 

Simona lo stava tenendo stretto per il collo. <<Tu... tu... hai ferito Raguel...!>>

Il Giudice rispose con un colpo di Spada. Lei bloccò il suo braccio. Forse lo ruppe. 

<<Se a lei succederà qualcosa... non avrò alcun motivo per non fare lo stesso a te... hai capito...?>>

<<Sarò... hahhh... sarò io a fare qualcosa a voi... a tutti voi... bastardi...>>

Ma era stanca di sentirlo parlare. <<C'è solo un modo di farti tornare in senno, vero?>>

Gli rifilò una testata. 

Con quella, tutto divenne buio. 

15 ottobre 2020
Jacob

Stavolta, al risveglio di Jacob fu dato il benvenuto dal tramonto. 

La finestra era spalancata, lasciando entrare una dolce brezza, strana per la stagione. Il brutto tempo doveva essersi scaricato con quella pioggia. 

Jacob si toccò la testa, coricato nel proprio letto. Aveva un panno caldo sulla fronte. Non osò toglierlo. 

La porta chiusa, niente computer. 

All'inizio, pensava non ci fosse nessuno. Solo dopo si accorse che non era così. 

Arsalan fissava il tramonto dal lato della stanza opposto a lui. I loro sguardi non sembravano aver intenzione di incontrarsi. 

Soprattutto, il ragazzo non si sentiva capace di guardare qualcun altro negli occhi. 

Ricordava tutto. 

Non solo Raguel. Ricordava tutte e tre le vittime. Ricordava perché l'aveva fatto, e come, e come si era sentito. 

Quei ricordi erano i suoi. Quella memoria era la sua. Quello responsabile era lui. 

<<Jacob Aiagon.>>

Il suo nome fu tutto ciò che Arsalan disse, per forse un minuto. 

<<Ho deciso di diventare tuo Angelo Custode dopo aver sentito il nome che avresti avuto. Come in un sogno, sentivo fosse... il nome giusto. Il nome giusto per te. Il nome giusto per me.>>

Il cuore del Giudice non batteva più forte del normale. La sua temperatura era regolare. La sua mente, calma. La voce di Arsalan lo aiutava a mantenerla tale. 

<<Jacob Aiagon...>> ripeté l'Angelo <<Un nome come la migliore composizione della melodia universale. Ma non sapevo il perché.>>

Il tramonto stava entrando nell'ultima fase. Presto la notte sarebbe calata. 

<<Non so mai il perché. Tanti millenni, e non ho imparato niente. Non so come svolgere questo compito.>>

Si alzò. 

<<Protettore della tua anima. Giudice del Signore. Angelo di Dio che è tuo custode. Come posso essere tutto questo?>>

Si avvicinò al letto. 

<<Dunque... forse, non dovrei esserlo. Forse non dovrei cercare di proteggerti dai tuoi desideri. Forse non dovrei giudicare la creatura dentro di te. Forse non devo essere il tuo Angelo Custode. Forse devo... forse posso essere qualcos'altro.>>

Si inchinò davanti al letto. 

<<Tu cosa vuoi che io sia?>>

Thump thump

<<Anche se sia un Demone o se la tua mente sia frantumata. Tu, che cosa provi, Jacob Aiagon?>>

Ma la risposta era difficile. 

Forse impossibile da esprimere in termini umani. 

Eppure, d'istinto, sussurrò qualcosa, in una lingua incomprensibile a sé stesso, come se fosse l'unica risposta possibile. 

Thump thump


<<Allora, mio Giudice... lascia che, per stanotte, io sia tutto ciò che vuoi.>>

Ora, i loro sguardi si incontravano. 

Come un solo raggio di luce, teso da due poli opposti. 


Perciò non c'era bisogno che parlassero a se stessi. Non si può sapere cosa si volessero dire. 

Non si può sapere se Jacob Aiagon o Arsalene abbia posato per primo le proprie labbra su quelle dell'altro. 

Ma fu in quel momento che il tempo smise di significare qualsiasi cosa. E il sole non scese mai oltre l'orizzonte. 

Ciò che accadde dopo, fu scandito solo dai loro battiti sincronizzati. 

Thump. 

Thump. 

Thump. 

Thump. 

E poi...

...in unisono...

...si fermarono. 

XX:XX

Vicikitsā

Amen 666

<<...dimmi che lo senti anche tu.>> disse Simona. 

<<Questo profumo?>> chiese Risa. 

<<È normale che venga un profumo improvviso dalla stanza di Jacob?>>

<<No.>>

Immediatamente aprirono la porta. 

...trovarono il Giudice e l'Angelo privi di coscienza sul pavimento. 

Privi di coscienza e di battito cardiaco. 

Prima che potesse precipitarsi a soccorrerli, la ragazza italiana tenne l'altra alla larga. <<Questo fa parte del rituale. Non preoccuparti.>>

Intorno a loro, sui muri, sul pavimento, e persino sul soffitto, erano disegni e scritte fluorescenti. 

<<I loro cuori si sono fermati dopo essersi sincronizzati sulla stessa emozione>> continuò a spiegare Risa <<così che Arsalan potesse entrare nell'anima di Jacob, e capire cosa ci sia di sbagliato in essa.>>

<<Comincia ad essere piuttosto piena, quell'anima...>>

<<Ma questo odore... sai cosa potrebbe essere?>>

Entrambe annusarono l'aria. Simona azzardò, non sicura: <<Un fiore?>>

<<Un fiore... un fiore di... non è acacia... non sono rose... non... non è...>> La Giudice sbuffò, mani sulla testa. 

<<Tutto a posto?>>

<<Sì, sì, devo solo... riposare...>> mormorò, crollando a terra <<Un po'...>>

<<Risa?!>>

Simona si piegò per controllarla. Il suo cuore stava rallentando sempre di più, diretto verso la stessa stasi di Jacob e Arsalan. 

Sarebbe andata a cercare aiuto o portarla in ospedale, ma...

...presto, le sue gambe la tradirono. 

I suoi occhi si chiusero. 

E inebrite da quel profumo, tutte e due furono rinchiuse nell'anima di Jacob. 

Vicikitsā

Niente aria. 

Niente vento. 

Questo universo è un falso, un costrutto generato intorno all'anima di Jacob Aiagon. 

Un vuoto dalle sembianze bianche, come materia non plasmata, dove il concetto stesso di vita dovrebbe essere una contraddizione. 

Eppure, per un miracolo celeste, eccomi qui. 

Il mio nome è Arsalene. 

Ho vissuto per millenni. 

Ma non ero pronto per questo. 

Angelus
N° 0

Se davvero è un uomo a generare il tempo, allora anche qui passerà. 

Ergo, non ho un secondo da perdere. 

Alla mia destra non c'è nulla, se non un'accecante antimateria. 

Alla mia sinistra, ugualmente. I miei sensi non percepiscono niente, in questo luogo. È la risonanza del mio animo a simulare la vista e il tatto. 

Mi rendo conto che idee di destra e sinistra, qui, non si applicano. Eppure un movimento, se relativo, deve essere possibile. 

Guardo verso l'alto. 

...scale. 

Ci sono infinite scale a pioli, sospese nel falso cielo, estendendosi per quelli che sembrano chilometri. 

Esiste una fine? 

Come se il mio pensiero l'avesse generata, scorgo qualcosa, in cima all'assurda salita. 

Un...

Un palazzo. 

Un palazzo circolare, a forma di anello. Immobile negli estremi del cosmo. 

Thump. 

Thump. 

Sento il mio cuore battere. 

Se voglio trovare Jacob, devo andare lì. 

Non posso esitare - qualunque cosa stia accadendo, deve essere conclusa. 

Ma non appena mi sollevo da terra con un salto, qualcosa mi tira verso il basso, e non riesco a raggiungere nemmeno la prima scala. 

Cado, e sento una voce. 

<<Ah, Angelo, corri a custodire il tuo Giudice?>>

Mi giro sapendo già chi avrei visto, eppure sembra mi sbagliassi. 

Non è l'assassino. È un vecchio dalle vesti bianche, ancora più del vuoto intorno a noi, e con una piccolissima chiave in mano. 

...che cos'è questo? 

<<Non ti vergogni a fare questa domanda? Sono io, San Pietro.>>

No, non lo sei. Io lo conosco. La tua faccia assomiglia alla sua ma non è la sua. E quella voce...

<<Perché importa il mio aspetto? Siamo dentro l'anima di Jacob Aiagon. Io sono solo una manifestazione di lui e te.>>

Di lui o di me? 

<<Ingenuo, a pensare ci siano solo due persone. Non ci sono forse infinite ombre in mezzo ad ogni coppia?>>

...hai intenzione di fermarmi? 

<<Non oserei mai.>>

Bene. Salto di nuovo, e stavolta non tenta nemmeno di impedirmelo. 

Raggiungo la prima scala e lo vedo apparire in cima. Seduto in equilibrio. 

<<Dunque, Arsalan... mi sembri determinato a salvare Jacob Aiagon.>>

È il mio umano. Io sono il suo Angelo Custode. 

<<Ah. Ma non ricordi la parte dove è andato fuori di senno e tentato di uccidere diverse persone?>>

Non mentirmi. Sappiamo entrambi che è controllato da un Demone, o una qualche entità misteriosa. 

<<Be', chi c'è qui in giro oltre a me?>>

Nessuno. Per questo mi aspetto di trovarlo lassù. 

<<Prova a guardarti allo specchio.>>

...che affermazione coraggiosa. 

Che cosa stai cercando di dire? Che sta facendo tutto a causa mia? 

<<Ti sarai certamente accorto della sua ossessione per te.>>

Come ti ho detto. Un'entità l'ha causata. 

<<Arsalan, Arsalan, Arsalan... pensi davvero che un Demone, creatura di Satana, possa creare amore?>>

...penso che scalerò in silenzio, da ora in poi. 

Iudex
N° I

I tetti di Roma sono bellissimi, come l'ultima volta che li ho lasciati. Il cielo non è corrotto da una singola nuvola e i romani attraversano la città, vivi ed entusiasti, sotto questo sole cocente.


...ma è tutto un falso, non è così? 

Questa non è davvero Roma. Il Colosseo non dovrebbe essere lì. Questo vento non è il vento italiano. 

È una proiezione dell'idea di Roma come immaginata da Jacob Aiagon, e come immaginata da me, Risa Dascira, ed incontrata a metà strada tra le nostre menti. 

Capisco come sia successo... perché è successo? 

Perché c'è una proiezione di Roma nell'anima di Jacob? Dovrebbe essere un luogo importante a lui. A meno che...

...a meno che non sia stata io a proiettarla usando la sua idea. 

No, è meglio dire che qualcuno ha proiettato un luogo importante a me usando la sua idea. Questo qualcuno è il mio nemico. 

Questo qualcuno ha usato il rituale per catturare anche me in questo luogo. Sarebbe uno spreco andarsene senza affrontarlo. 

Scendo dal soffitto della casa su cui sono apparsa. Nessuno nella folla lo trova strano. Chissà quanta coscienza hanno queste persone. 

Penso che lo verificherò di persona. 

Mi avvicino ad un passante di spalle, un uomo che cammina per la strada con sua moglie. 

Mi scusi, signore, potrei sapere che ore sono? 

La coppia si gira, e-

...e...

...papà... mamma...? 

<<Risa?>>

Faccio un passo indietro, e la terra trema. 

I palazzi cominciano a crollare. 

Una... una voragine si è aperta nella strada e sta ingoiando l'intera Roma. 

No... questo è tutto falso. Non lasciarti ingannare. 

Non lasciarti...

<<Risa!>>

Una voce in lontananza. 

La mia voce...? 

Comincio a correre. 

Verso il centro della voragine, dove tutto sta convergendo. 

Ed eccola lì, la piccola Risa Dascira. 

Appesa ad un'enorme croce di legno, sta per cadere nel buco. 

...ma non lascerò che accada. 

Ho ancora i poteri di un Giudice. 

Saltando da una rovina all'altra, raggiungo Risa sulla croce, la prendo tra le mie mani, e la porto via. 

Tranquilla, piccola, ti salverò. 

<<Non è il buco il problema...>>

Non il buco che sta ingoiando la città? E qual è, allora? 

<<È lui.>>

...davanti a me. 

Un uomo fluttua nell'aria. 

Ha un coltello in mano, e-

Prima che io possa reagire, la lama vola verso la piccola Risa fra le mie mani. 

Il corpo comincia a polverizzarsi. 

Presto non rimane niente. 

...se non uno strano sentimento. 

Questa è un'illusione. Questa è un'illusione. 

Eppure...

...quest'uomo mi ha fatto infuriare. 

<<Risa Dascira.>>

Io... so chi sei. 

Il terreno sotto di noi si riassesta, come se il tempo stesse girando all'indietro, ma Roma non torna mai. Ciò che nasce è una piana desertica. 

Dove la vita non osa abitare e la morte è bandita. 

Questa è Armageddon. 

E tu... tu hai distrutto tutto. 

<<Ma puoi porre rimedio.>>

La voce di Satana è tagliente come diecimila rasoi. Una sola sillaba mi fa venir voglia di vomitare, ed incrociare il suo sguardo mi causa la pelle d'oca. 

Ma questa è la battaglia finale tra il bene e il male, e io devo sconfiggerlo. 

Così brandisco il coltello, lo stesso coltello che ha ucciso Risa, e mi lancio sul Demonio. 

...e non riesco a colpirlo. 

La mia mano... perché la mia mano... non avanza...? Perché si ferma ad un centimetro dal suo petto...? 

<<Lascia che ti mostri.>>

Satana alza il capo e tira fuori da sotto la veste una catena intorno al suo collo. 

C'è... una croce d'argento. 

Come fa il Diavolo... perché il Diavolo... ha una croce intorno al collo?

<<Tu sei l'unica qui che mi vede come il Diavolo. E cosa dice ciò su di te?>>

All'improvviso, la temperatura comincia ad alzarsi. 

Lentamente, giro la testa. 

Alle mie spalle si trovano le porte dell'Ade, gli eserciti Infernali, le fiamme e lo zolfo, i Demoni di Lucifero. 

Dal lato opposto della piana vedo i cancelli del Paradiso, le truppe celesti, l'acqua e i fiori, gli Angeli di Dio. 

La battaglia di Armageddon sta per cominciare... ma io... perché sono dal lato dei Demoni...? 

<<Perché sei una di loro, Risa.>>

Io... 

No... no, no, no, io sono un Cavaliere...! 

La mia invocazione viene sentita e le nuvole si schiariscono in un singolo punto del Primo Cielo. 

Una stella distante mi sta guardando negli occhi, e ne sento tutto il calore nel mio animo. 

Mio Signore... io ti sono sempre stata fedele...

Ma Lui non sembra volermi ascoltare. 

E dai più lontani angoli del cosmo, lo sento rispondere con un urlo. 

Il sole è tagliato a metà dalla Mano. 

Tutta l'energia al suo interno è rilasciata istantaneamente. 

Ed è diretta verso di me. 

Non posso che gridare. Gridare perché sto impazzendo. Gridare fino a strappare le corde vocali. Gridare per silenziare i lamenti del mio animo. 

Ogni cellula del mio corpo è fatta a pezzi. 

-e mi sveglio nel Limbo. 

-non l'ho mai visto, ma so che questo è il Limbo. 

Il mondo di zolfo dove non c'è dolore né piacere. 

Il mondo dove non c'è luce, ma non c'è desiderio di luce. 

Il mondo dietro l'Inferno. 

Ironicamente, è peggiore. 

L'Inferno è stato creato da Dio. Ma il Limbo è una terra interamente delineata da Lucifero. 

Non voglio essere qui. 

Dov'è qui? 

Perché mi trovo su un letto di ospedale? E perché non riesco ad alzarmi? 

...sento dei passi. 

L'uomo con la croce appare dal nulla. 

Che cosa vuole da me, questo? 

<<Non mi riconosci?>>

Dovrei? 

Dalle sue spalle appaiono due ali piumate. 

<<Io sono l'Arcangelo Gabriele. E sono qui per portarti un messaggio.>>

...quale messaggio? 

<<Risa, Dio ti ha scelta come suo Cavaliere e Giudice. Sai cosa significa questo, vero? Significa che devi essere totalmente, assolutamente, definitivamente, consacrata a Lui.>>

...io sono una peccatrice, questo lo so. Ma faccio del mio meglio per essere fedele a nostro padre. 

<<Questo è il tuo meglio?>>

Sono fallibile. Come ogni umano. 

<<Tu sei più di un umano. Sei una Giudice. Un Cavaliere della Quinta Sfera Non puoi essere fallibile. Per questo siamo qui.>>

La figura di Gabriele vibra come un'allucinazione, e si sdoppia, generando un secondo Angelo. 

Ha una spada di fuoco in mano. 

...Michele. 

Che cosa... ci fa qui? 

<<Michele è qui per assicurarsi che tu obbedisca, Risa.>>

La spada di fuoco si avvicina alla mia fronte. 

Iudex
N° 2

...che... che succede...? 

Che stanza è questa...? I muri sono blu, ci sono solo due sedie ed un tavolo...

...ah, l'ho vista in alcuni film... e ci sono stata una volta io stessa. Qui è dove interrogano i sospetti in una stazione di polizia. 

Aspetta, no. Questa è l'anima di Jacob. Pensavo un'anima dovesse essere del tutto oscura? 

Suppongo possa essere un'illusione... non siamo in circostanze del tutto normali... ma perché di questo luogo? 

I miei vestiti sono quelli di una carcerata, con il mio nome, Simona Paldim, sul petto. I miei polsi sono bloccati da manette. Non sarebbe dovuto essere lui, quello prigioniero? 

<<Non lo siete tutti?>>

Huh? Chi parla? 

Quest'uomo... è apparso dal nulla. La porta non si è mai aperta. 

Non ricordo di averlo mai visto, ma assomiglia quasi... a me? 

...no, io non porterei mai una croce al collo. Chi sei, un prete? 

<<Quello è il mio ruolo. Posso sedermi?>>

Solo dopo che avrò saputo cosa ci fai qui. 

<<Facile. Sono qui per la tua ultima confessione, prima che riceva la pena capitale, Simona.>>

Pena capitale...? 

Questo è quello che Jacob pensa di me...? 

<<Hahahaha, no! Lui è da un'altra parte!>>

...per che cosa sono in prigione? 

<<Questo è quello che voglio sapere.>>

Cosa... ma io... non lo so...

Un momento. Cos'è quella roba che sta scendendo dal soffitto...? 

<<Hm?>>

C'è un liquido che sta colando dal soffitto e sta scivolando per i muri, che cos'è quello?! 

<<Oh, quello. Quello è il sangue. È la prova di ciò che hai fatto. Ma io voglio solo sapere cosa sia. Che cos'hai fatto, Simona Paldim?>>

Angelus
N° 0

<<Rispondi, Arsalan. Credi davvero che l'amore di Jacob sia frutto di un Demone?>>

Non è amore. È un'ossessione perversa. 

<<Hai sincronizzato la tua anima con la sua. Sai benissimo quale sentimento fosse.>>

Le mie emozioni sono false. Così sono le sue. 

<<Qual è la differenza tra emozioni false ed emozioni vere?>>

Le mie sono programmate. Se non mi piace ciò che provo, posso smettere di provarlo. 

<<Tutte le emozioni sono programmate. E il potere di ignorarle non le rende false.>>

Stai semplificando molto l'esistenza umana. 

<<L'esistenza umana è semplice agli occhi di chi ha visto Dio.>>

Vedere Dio non ti rende capace di comprendere gli umani. 

<<Oh, non oserei mai dire questo. Del resto, tu sei la prova al contrario, no?>>

Se vuoi accusarmi di non capire Jacob, sei fuori strada. 

<<Certo, la tua comprensione di Jacob è perfetta. In un vuoto, le sue azioni sono ovvie e prevedibili. Ma non esistono solo le sue azioni - esistono anche le tue reazioni, e con quelle...>>

L'ho già ammesso. Essere Angelo Custode è difficile. 

<<Non sai come si faccia.>>

Lo so. L'ho fatto per millenni. 

<<Sai che cosa farai quando avrai raggiunto Jacob?>>

Sì. 

<<Troverai il Demone e lo ucciderai?>>

Sì. 

<<Ma i sentimenti di Jacob sono genuini.>>

Sì. 

<<E che cosa farai riguardo a quelli?>>

Gli dirò di superarli. 

<<Dopo che l'hai ingannato?>>

-io non l'ho ingannato. 

<<Lo hai sempre fatto.>>

Se gli ho fatto credere che lo amassi anche io, era per il suo bene. 

<<È sempre per il suo bene, non è così?>>

Sono il suo Angelo Custode. 

<<Ma non sai cosa ciò significhi.>>

Lo so. L'ho fatto per millenni. 

<<Era per il suo bene trasformarlo in un Giudice, pur conoscendo il destino che tocca loro?>>

Era il volere di Dio. 

<<Era giusto?>>

Dio è giusto. 

<<Era giusto?>>

Se era il Suo volere, era giusto. 

<<E se fosse stata una coincidenza? Forse la Spada toccava a qualcun altro?>>

No, ha scelto lui. 

<<Credi nella predestinazione?>>

No. 

<<Quindi come puoi sapere che toccasse a lui?>>

È stato lui a trovarla. Dio sa chi sceglie come Giudice. 

<<Tutto ciò che è accaduto, ogni disgrazia, Dio ha scelto che accadesse?>>

Il futuro è nelle mani degli uomini. 

<<Jacob avrebbe potuto impedire che Inlus lo rapisse e che An uccidesse il suo gatto?>>

No. Ma così è stato. 

<<Se non poteva farlo, allora il futuro è impossible da cambiare?>>

No. Il futuro è nelle mani degli uomini. 

<<Solo degli uomini?>>

Dei mortali. 

<<Solo dei mortali?>>

...di tutti gli esseri in questo mondo. 

<<Quindi anche gli Angeli.>>

Sì. 

<<Per questo esistono gli Angeli Custodi.>>

Sì. 

<<Quindi di chi è la colpa se tutto questo è accaduto a Jacob?>>

Mia. 

<<Quindi era tutto per il suo bene?>>

Sì. 

<<Ma hai fatto il suo bene?>>

No. 

<<Quindi hai fallito.>>

Sì. 

<<Quindi sei capace di fallire.>>

Sì. 

<<Quindi potresti fallire ancora.>>

Sì. 

<<Quindi perché stai salendo queste scale?>>

Non ho altra scelta. Devo provare. 

<<E se dovessi fare il male di Jacob?>>

Gli errori capitano. 

<<Gli Angeli non dovrebbero commetterne.>>

No. 

<<Gli Angeli sono logici.>>

Sì. 

<<Gli Angeli possono simulare il futuro.>>

Sì. 

<<Gli Angeli sono partecipanti in Dio.>>

Sì. 

<<Quindi è possibile che tu abbia sbagliato?>>

No. 

<<È possibile che qualcuno che prevede tutto faccia errori?>>

No. 

<<E tu hai previsto tutto correttamente?>>

No. 

<<Ma potevi farlo.>>

Sì. 

<<Ma non l'hai fatto.>>

No. 

<<Se la logica ha fallito, devi essere stato influenzato dalle emozioni.>>

Sì. 

<<Hai lasciato che le tue emozioni oscurassero il tuo giudizio.>>

Sì. 

<<Quindi provi qualcosa per Jacob Aiagon.>>

Sì. 

<<Avresti potuto evitare di provarlo?>>

Sì. 

<<Ma perché non l'hai fatto?>>

Non lo so. 

<<Chi è stato il corruttore del primo Angelo Caduto, Lucifero?>>

Lucifero. 

<<Solo un Angelo può portare un Angelo ad errare.>>

Sì. 

<<Quindi hai scelto di errare.>>

Sì. 

<<Quindi era tutto per il suo bene?>>

No. 

<<Sapevi cosa dovevi fare, ma non l'hai fatto.>>

Non l'ho fatto. 

<<Perché?>>

Non so cosa sia il bene. 

<<Non è felicità e virtù?>>

Cosa sono felicità e virtù? 

<<La via di Dio?>>

No, felicità e virtù sono raggiungibili senza Lui. 

<<Quando hai deciso di fargli credere che lo amassi per poter entrare nella sua anima, quello era felicità e virtù?>>

No. 

<<Quando hai deciso di lasciarlo combattere anche se lo odiava, quello era felicità e virtù?>>

No. 

<<Quando hai deciso di supportare il suo nuovo orgoglio ed egoismo, quello era felicità e virtù?>>

No. 

<<Quando hai deciso di promettere di difenderlo, quello era felicità e virtù?>>

No. 

<<Quando hai deciso di farti odiare da lui, quello era felicità e virtù?>>

No. 

<<Quando hai deciso che sarebbe stato Giudice, quello era felicità e virtù?>>

No. 

<<Quindi hai mai fatto il suo bene?>>

No. 

<<Quindi perché tenti ancora?>>

...sono quasi arrivato. 

<<Rispondi, Arsalan. Perché tenti ancora?>>

...avevi ragione, l'ho ingannato. 

La verità è che non volevo fallire un altro Giudice. 

E forse non sono mai riuscito a separare Jacob da... lui. 

Ogni errore, pensavo di poterlo risolvere, e di salvare almeno un Giudice. 

Ma non so cosa significhi essere un Angelo Custode. 

Non sono capace di proteggerlo. 

<<E allora... perché stai proseguendo per quelle scale?!>>

Cosa dovrei fare, altrimenti? 

Abbandonare tutto? Arrendermi? No. 

...sei stato tu a dirlo. 

Io ho fatto errori perché ho lasciato che i miei falsi sentimenti oscurassero il mio giudizio. 

Perciò. 

Non dovrò fare altro che liberarmene. 

Se questa è la cosa giusta da fare...

...dimenticherò tutto ciò che provo per lui, e lo guarderò come uno sconosciuto. 

Sarò la macchina logica di Dio, incapace di farsi influenzare dalle emozioni. 

Io lo aiuterò. 

I miei e i suoi sentimenti vadano all'Inferno. 

Io sono solo una cosa. 

Io sono il suo Angelo Custode. 

-con questo, salto un'ultima volta, entrando nel palazzo circolare. 

Iudex

N° 1

La spada di fuoco... è ancora nella mia fronte... ma brucia come se fosse appena stata inserita. 

Non riesco... nemmeno... a gridare...

<<Risa Dascira, sarai sempre fedele al nostro Dio?>>

Lo sarò...! 

<<Lo sarai?>>

Sì... sì, cercherò di esserlo...! 

<<Cercherai o lo sarai?>>

Voglio essere fedele a Lui, ma...

<<Se non puoi promettere...>>

Lo prometto! 

<<Stai mentendo. Michele, inserisci la spada nel torace.>>

Oh no, non lo farai. 

Non ho un coltello, ma mi è stato insegnato ad improvvisare. 

Blocco la spada con la croce al mio collo. 

...per quanto... possa resistere...

<<Non importa se puoi. Devi seguire solo il volere di Dio.>>

E io lo faccio sempre! 

<<Non è così.>>

Solo perché non sono perfetta...

<<Devi essere perfetta.>>

Nessuno... lo può essere...! 

<<Se Dio lo vuole, è giusto.>>

Mi ucciderà! Dio non vuole questo! 

<<Pensi di poter capire i Suoi desideri meglio di noi, i suoi Angeli più vicini?>>

...no... gli Angeli non possono fare questi errori...

<<Quindi, cosa ti dice questo?>>

...voi non siete Angeli. 

<<E cosa siamo, allora?>>

Le fiamme esplodono, coprendo la mia vista. Una volta dissipate, Gabriele e Michele non sono più tali. 

...ora sono i miei genitori. 

<<Siamo noi a trapassarti con una spada infuocata?>>

No, voi... volevate solo il meglio per me. 

...ora sono gli esorcisti della Chiesa. 

<<Siamo noi a tenerti prigioniera su un letto?>>

No, voi... avete solo ubbidito. 

...ora sono il papa e il capo dei Cavalieri. 

<<Siamo noi a farti male?>>

No, voi... state facendo la volontà divina. 

<<Allora chi è, Risa? Chi è?!>>

...sono io, non è così? 

Due Risa appaiono davanti a me prima di fondersi in una sola. 

<<Sono io?!>>

Sì... sì, è solo colpa mia se aspiro sempre alla perfezione...

Dovrei solo... imparare a perdonarmi...

<<Ma sei scema o cosa?!>>

Arrabbiata come se fosse me, Risa rovescia il lettino con un calcio, e poi mi prende per il colletto. 

<<Non vedi le contraddizioni, decerebrata?! Dici che Dio non vuole farti soffrire, ma ciò che loro ti hanno fatto era giusto?>>

Ah... sono sopravvissuta, e diventata più forte...

<<Lo vedi?! Dici che devi perdonarti e poi dai la colpa a te stessa?!>>

Alla base della fede sta la capacità di riconoscere le colpe perché possano essere perdonate...

<<Ma se riconosci solo le tue e non quelle degli altri, stai sbagliando ancora peggio di prima!>>

Guarda prima la trave nel tuo occhio, prima della polvere in quello dell'altro. 

<<Allora guarda la trave, cretina, la trave in fiamme nel tuo dannato cuore, chi ce l'ha messa?!>>

...io. 

Per questa risposta, Risa mi da un pugno immediato. 

<<Il tuo corpo è un tempio. Hai il dovere di difenderlo, di scacciare i farisei. Cos'hai intenzione di fare?>>

Gli unici farisei qui siamo noi. 

...un altro pugno. 

<<Visto che l'unica persona a cui riesci a dare la colpa è te stessa, lo farò anch'io.>>

Un altro pugno. 

E un altro. 

E un altro. 

E...

...e il mio corpo scatta per fermare Risa. 

Stavolta sono io a darle un pugno. 

Me lo godo molto. 

Ma la sua faccia muta in quella di qualcun altro. 

Di mio padre. 

<<Avanti, colpisci!>>

...sto per farlo, ma...

...ma non riesco. 

Si trasforma in mia madre. 

<<Colpisci!>>

Ma non riesco. 

Poi si trasforma nell'esorcista. 

Ma non riesco. 

E si trasforma nel Capo Cavaliere. 

Ma non riesco. 

E si trasforma nel papa. 

Ma non riesco. 

E non è rimasto più nulla. 

Se non...

...ora sotto il mio pugno è il volto del Messia. 

Dalla Sua bocca esce la mia voce. 

<<Perché non puoi farlo?>>

Tu... tu sei il mio Signore...

<<E cosa accadrebbe se colpissi il tuo Signore?>>

Dopo...

...se non avessi il mio Dio... non avrei più niente...

All'improvviso, Risa appare e mi lancia verso l'alto, colpendomi in volto. 

<<Esatto. Non puoi ammettere le colpe dei tuoi genitori, del Vaticano, di tutti coloro che ti hanno resa quello che sei, perché altrimenti, quello che sei sarebbe sbagliato.>>

Mi scaraventa sul terreno con violenza. 

<<E senza Lui, ti perdi. È questa la tua prigione, Risa Dascira. Non sei capace di trovare una strada per la tua vita che non sia Lui.>>

Mi cammina sullo stomaco senza pietà. 

Questa è... tutta la rabbia che provo. 

<<La rabbia di una donna in cattività. La rabbia che provi quando scopri di non essere capace di dedicarti interamente a Lui - e se non puoi fare quello, allora davvero, non hai motivo per vivere. Ti sei rassegnata ad un destino già deciso.>>

Una moneta rotea nell'aria. 

<<Ma perché? Come siamo finite in questa condizione?>>

...non ci siamo gettate all'Inferno da sole, non è così? 

<<Di sicuro lo stiamo perpetuando, ma qualcuno ci ha trascinate lì prima. Devi solo riuscire ad ammettere chi sia.>>

...chi sia...

<<Dillo.>>

...chi è stato...

<<Dici i nomi di coloro che ti hanno distrutta.>>

...a distruggermi...

...sono stati loro. 

Di fronte a me, eccoli. 

Mamma e papà. 

Anche Risa li vede. 

<<Avanti.>>

...non so se posso farlo. 

<<Devi provarci.>>

E se fallissi? 

<<Allora rimarrai dove sei. Statica. Ferma. Nulla peggiorerà né migliorerà. Ti piace, il posto dove ti trovi?>>

...no. 

<<Allora fallo.>>

Mi rimetto in piedi. 

E lancio le lame dei miei coltelli verso di loro. 

Ma non sono gli unici bersagli. 

Gli esorcisti della Chiesa. Colpisco anche loro. Senza pentirmene. 

E il Capo Cavaliere. E il papa. Stavolta, non mi fermeranno. 

E infine...

Appare Lui. 

<<Puoi davvero uccidere anche Me?>>

...io non Ti odio. Tutto il contrario. 

<<Lo so.>>

...non ho bisogno di ucciderti. 

<<E allora, cosa farai? Sono stato io a creare questa prigione.>>

...ma non sei capace di mantenerla in piedi. 

Risa appare alle mie spalle, mentre dico ciò. 

<<Non è possibile distruggerla.>>

Anche se volessi, uccidendo Lui in ogni caso non avrei alcun motivo di vivere. 

<<Quindi?>>

Quindi, quando ne avrò trovato un altro, sarò libera. 

<<E dove pensi di trovarlo?>>

...forse non ho bisogno di trovarlo. Forse...

...lo stavo sempre cercando. 

<<A cosa ti riferisci?>>

Non a cosa. 

-senza dire nulla, torno al lettino. 

Lo rimetto in piedi, e mi ci siedo sopra. 

E faccio quello che ho fatto sempre. 

Comincio a pregare. 

"Angele Dei, qui custos es mei..."

Il mondo comincia a tremare. Le fondazioni di questo cosmo stanno crollando. 

"Me, tibi commíssum pietáte supérna..."

Presto, anche sul pavimento e il cielo si formano crepe. 

"Illúmina. Custódi."

Un'apertura si crea esattamente sopra di me. Un taglio nella fabbrica della falsa realtà, verso quella vera. 

"Rege, et gubérna."

Una luce. 

Alzo lo sguardo al cielo. 

Estendo la mia mano in una distorsione infinita. 

...Zedel risponde. 

Non la vedo o la sento. Ma la sua esistenza risuona con la mia. 

L'illusione è scomparsa. 

L'illusione dell'anima, e l'illusione nella mia mente. 

...non sono ancora libera, ma...

...con Zedel, potrò abbattere queste mura. 

Amen

Iudex
N° 2

<<Allora, Simona, che cos'hai fatto per meritare la pena capitale?>>

Lasciatemi andare! Non ho intenzione di rimanere qui! 

<<Ti lascerò andare dopo che mi avrai risposto. Che cos'hai fatto?>>

Perché le interessa?! Sono affari miei! 

<<Le tue azioni hanno un impatto su tutti intorno a te. È questo il lato negativo dell'essere amici.>>

Ah, basta così! 

Mi lancio per sfondare la porta, ma...

Non c'è un corridoio, o un'altra stanza. C'è un vicolo rischiarato dalla luce della luna. 

Il corpo di un uomo morto è steso per terra. 

È stato ucciso con un coltello, e l'arma del delitto è nelle mie mani. 

Il prete mi raggiunge. 

<<Ah, quindi è omicidio?>>

Io...

...io corro ancora. Distruggo il muro di mattoni, e stavolta finisco...

...in una casa in fiamme. Sento grida lontane da persone che non posso salvare. Il prete è sempre indenne dietro di me. 

<<E questo? Hai lasciato morire i tuoi genitori?>>

Scappo ancora. 

Appare un giardino. La mia vista si concentra solo su un albero. 

Appesa ad un ramo, c'è una ragazza impiccata. 

<<Hai spinto tua sorella al suicidio?>>

No, no, no, perché devo vedere tutto questo?! 

Corro via. Le visioni non smettono. 

Un bambino caduto da un edificio. Una donna investita da una macchina. Un ragazzo morto annegato. 

Perché...? 

Non posso... non voglio... ricordare... tutto...

Smettendo di correre, torno in quella stazione di polizia immaginaria. 

<<...ho visto molte cose, Simona. Molti incidenti...

No... non c'è mai stato alcun incidente...

<<...ma ancora non mi è chiaro, cosa tu abbia fatto.>>

...ha detto di aver visto, padre. 

<<Ho visto storie. Non ho visto te commettere alcuna azione.>>

...che cosa sta dicendo...? 

All'improvviso, la porta si spalanca. 

Ad entrare è... Risa? 

<<Sta dicendo che sei una bugiarda, Simona.>>

Da quella stessa porta entra poi Zedel. 

<<Sta dicendo che se davvero ti senti in colpa, devi ammettere ciò che hai fatto.>>

Ed Arsalan. 

<<Perché nessuna di quelle cose era reale.>>

E Jacob. 

<<Ma qualcos altro lo è.>>

E all'unisono...

<<Che cos'hai fatto, Simona?>>

I-io...

<<Che cos'hai fatto, Simona?>>

Io non...

<<Che cos'hai fatto, Simona?>>

Io non posso... lasciare... che lo sappiano. 

<<Ma non siamo forse i tuoi amici?>>

Proprio per questo...

<<Temi che perderemo il rispetto per te?>>

Se lo sapeste... mi odiereste... no, sareste disgustati...

<<L'amicizia non si rompe così facilmente.>>

Smettetela di parlarmi di amicizia! Non voglio sentirlo! 

<<Ma è quello in cui credi, non è così, Simona?>>

Fate silenzio! 

<<O forse non è così?>>

...se non vi state zitti... vi faccio stare zitti io. 

E così batto le mani con abbastanza forza da respingerli via. 

Tutti i miei amici cadono a terra, feriti e con le orecchie sanguinanti. 

...no... che cosa ho fatto...? 

Corro ad aiutarli a rimettersi in piedi...

...ma sono tutti scomparsi nel buio. 

È rimasto solo un prete alle mie spalle. 

<<Loro stavano solo parlando la tua lingua, Simona. Sei tu a credere che l'amicizia sia la cosa più potente di tutte.>>

...già. 

<<O avevano ragione a dire che non ci credi davvero?>>

...no... io, ho dovuto crederci. 

<<E perché è questo?>>

...era l'unico modo per essere perdonata. 

L'unico modo per poter scontare la mia pena. 

<<Ma nessuno sa quel che hai fatto.>>

Io sì. E non posso mai dimenticarlo. 

Ma forse... se l'amore ingentilisce l'animo...

...pensavo che l'amicizia potesse riparare ciò che non va in me. 

<<Ed è successo?>>

...no. 

No. Io sono ancora un mostro. 

<<Non devi dire così.>>

Per favore...

<<Tutto può essere perdonato, non importa quanto orribile.>>

No, non tutto. 

<<Simona, se conoscessero il pentimento che provi tu, chiunque ti perdonerebbe.>>

Appunto. 

<<Appunto cosa?>>

...non provo alcun pentimento. 

<<Ma...>>

Anche se quel che ho fatto era orribile, non era tanto da rendermi imperdonabile. 

Ma... per il perdono, è necessario pentimento. 

E io non mi sono mai pentita. 

<<Ti ho appena vista torturarti.>>

No, non capisce. 

Io so che ciò che ho fatto era orribile. Ma il mio cuore non ci crede. 

Non c'è alcuna tristezza. Non c'è paura. Non c'è colpa. Non c'è nulla, quell'evento non esiste nel mio cuore, e se non mi fossi obbligata a ricordarlo, l'avrei già dimenticato da tempo. 

Questo mi rende veramente un mostro. 

<<...non pensi di esserti mai pentita?>>

No. 

<<Ma questa tristezza della tua mancanza, non è una tristezza per ciò che hai fatto in sé?>>

No. Questo è solo un desiderio egoista. 

Voglio solo non dovermi sentire come una persona orribile. Non mi importa di coloro che ho ferito. 

<<Non eri preoccupata per i tuoi amici, poco fa?>>

No. Ero solo terrorizzata all'idea dell'aver perso il controllo. 

<<E quando loro sono feriti da qualcun altro, non provi nulla per loro?>>

Certo. Ma è solo altro egoismo. 

I miei amici rendono me felice. Voglio che stiano bene perché io sia felice. 

<<...Simona, stai pensando troppo a fondo a tutto questo.>>

Oh, stai zitto! Non provi ciò che provo io, non puoi avere la certezza di comprendere! 

<<Io no. Ma c'è qualcuno che può.>>

No, no, no che non c'è! Chi mai può capirmi completamente? 

<<Perché non mandiamo indietro il nastro?>>

Il...? 

...il tempo sta scorrendo all'indietro...?! 

<<Che cos'hai fatto, Simona?>>

Oh no...

Perché Jacob, Arsalan, Risa e Zedel, di nuovo qui...? 

<<Rispondi alla loro domanda, Simona.>>

Cosa stai cercando di dimostrare, vecchio?! Spiegati a parole. 

<<Ah, no. Qui le spiegazioni le devi tu. A loro.>>

Io non devo spiegare proprio nulla, o...

<<Se non ti spieghi, loro non ti capiranno.>>

...o...

<<Quindi perché ti lamenti del non essere compresa? Quella è colpa tua.>>

...ma...

<<Ma tu non lascerai che ti comprendino finché non sarai certa che ti perdoneranno. E quando ne sarai certa, Simona?>>

...quando sentirò che l'amicizia avrà pulito la mia anima. 

<<Non lo farà mai. Sai perché?>>

Perché sono...

<<Non è perché sei un mostro, idiota. È perché se nascondi ai tuoi amici la tua vera anima, essa non riceverà alcun aiuto.>>

...non è molto sacerdotale, chiamarmi idiota. 

<<Hai ragione. Lasciami togliere questa.>>

Il prete si rimuove la veste, e da sotto essa esce...

...me stessa. 

Ovviamente. Dovevo parlare con me stessa, prima o poi. 

<<No, non dovevi. La verità è che non hai fatto altro che parlare con te stessa.>>

In che senso? 

<<Credi che gli amici siano la chiave, ma hai raggiunto questa conclusione da sola. Una logica fallibile e incapace di sostenersi.>>

...quindi, che dovrei fare? 

<<Tu sei un'egoista, non è così?>>

Sì. 

<<Non ti importa della giustizia, ti importa solo di te stessa.>>

Sì. 

<<E oggi non è il tempo di cambiare questa idea.>>

No, decisamente. 

<<...allora rimani come sei. Rimani colei che non disprezza alcun male, ma il proprio mancato disprezzo del male.>>

Ma non posso continuare così. 

<<No. Poiché sei un'egoista a cui interessa solo di sé stessa, devi perdonarti.>>

Non ci riesco. 

<<Allora lascia che sia qualcun altro a farlo.>>

Ma non posso parlarne con nessuno. 

<<Non devi parlarne con nessuno. C'è qualcuno che sa già tutto.>>

...chi...?

<<In verità, c'è qualcuno che sa tutto, e ti ha perdonata, e che, se lo chiedi, ti aiuterà a conseguire qualunque obiettivo egoista desideri.>>

...ah. 

È vero. 

-vedo la porta aprirsi, e stavolta, c'è un corridoio. 

Sì, c'era qualcosa che non avevo mai preso in considerazione. 

Lei sapeva tutto. 

E mi aveva sempre perdonata. 

Saluto Simona, e lascio la stanza. 

In lontananza, c'è un letto di ospedale, su cui è coricata una ragazza dai capelli blu scuro. 

Sento la sua anima risuonare con la mia, e tutto trema. 

Sto uscendo da qui. 

Giusto perché posso, decido di gridare il suo nome. 

<<Raguel-!>>

Amen

Nel palazzo a forma di anello non si udiva un singolo suono. Arsalan proseguì senza lasciarsi spaventare. 

Sul pavimento trovò i cadaveri di mille serpenti. Li ignorò e attraversò i corridoi. 

Quella era una reggia, ma una poco elaborata. Un falso che nemmeno cercava di sembrare vero. 

Il centro era mancante, poiché quella era la forma di un anello, ma era presente una piccola stanza connessa da quattro ponti. 

L'Angelo ci entrò. 

Non c'era nulla. 

Solo oscurità cremisi. 

Quello era il vero nucleo dell'anima di Jacob. 

E Jacob stesso era lì, sospeso nell'aria, addormentato. 

L'Angelo cercò di avvicinarsi a lui, ma un rumore di passi alle sue spalle lo mise all'erta. 

Un profumo inondò le sue narici. <<...questo odore... non è zolfo.>>

<<No.>> rispose una voce familiare. 

<<Tu non sei un Demone.>>

<<No.>>

<<Ma sei la creatura responsabile per tutto. Per la sete di sangue di Jacob, per la sua ossessione, per averlo imprigionato qui.>>

<<Ho solo manipolato ciò che già esisteva.>>

<<Basta così.>>

Arsalan si girò, e davanti a sé vide...

...il proprio riflesso. 

Le fattezze di quella figura... erano identiche alle sue. Il corpo era lo stesso. 

Ma la bocca non era umana. Era come la bocca di un cane, lunga, che si estendeva disgustosamente fino alle guance. 

I capelli rossi erano rivolti verso il basso e sporchi di fuliggine. 

E gli occhi... non erano azzurri, ma dorati. 

<<...tu... chi sei?>>

<<Non è ovvio?>> rispose la creatura con quell'orribile muso salivante <<Io non sono un'entità esterna. Io sono il Demone con cui tutti devono vivere.>>

Si fece avanti. 

L'odore si fece sempre più forte... e più gradevole. 

Fiori di loto. 

<<Io sono la Morte, il destino, il nemico dell'Illuminato. Io sono il Signore dei Sensi e il Re Demone del Sesto Cielo.>>

Illusioni e lussuria. 

Dannazione, era così ovvio. 

<<Tu... il suo Diavolo Accusatore?>>

Una flebile luce lampeggiò dalla fronte della creatura. 

La Shamshir-e-Zomorrodnegār apparve nella sua mano sinistra. 

<<Io... sono... Mara.>>

Amen 666 / 2

<<...Mara.>> ripeté Arsalan <<Il nemico del Buddha.>>

La creatura davanti a lui si leccò quelle specie di labbra al sentire il nome. <<Sì, almeno, così era un tempo. Oggi guarda, povero me, relegato al ranco di Diavolo Accusatore.>>

<<Infatti. Ho letto su di te, dopo l'incontro con Tevatort. Ti chiamano Re Demone, ma non sei una creatura infernale. Sei un Deva. Cosa ci fai qui?>>

<<Salomone è un mio nemico da secoli. Quando ho scoperto a chi sarebbe andato l'anello con la sua anima, ho deciso di precedere Satana, ed eccomi qui.>>

<<Quindi sei diventato un Diavolo Accusatore solo per incontrare lui?>>

<<Oh, no, lui mi ha solo aiutato a scegliere un umano. Ho ben altre intenzioni, io.>>

<<Quali?>>

<<Vogliamo parlare, o...>> Nella sua mano sinistra apparve la Shamshir-e-Zomorrodnegār, identica a quella ancora tenuta da Arsalan <<Vogliamo lottare?>>

L'Angelo sembrò quasi ignorare la minaccia. <<Non sei abbastanza forte da sconfiggermi. Dov'è il trucco?>>

<<Haha... lo scoprirai solo vivendo!>>

Il Demone corse verso di lui, alzando l'Arma. 

Per un attimo, Arsalan ebbe paura che stesse per accadere qualcosa. 

Ma capì subito la situazione, e poté scacciare via quel timore. 

Così non appena si gettò su di lui, prese Mara per il collo. 

<<...Mara. Alcuni dicono che, grazie a Gautama, tu abbia raggiunto l'Illuminazione. Che abbia abbandonato la tua via malvagia per quella nobile.>>

<<Hah... ca... lunnie...!>> Il Demone non smise di sorridere. 

<<Chiaro, non sei affatto Illuminato. Ma... c'è un fondo di verita, non è così?>>

Gli esseri del suo reame avrebbero dovuto vivere per circa nove miliardi di anni. Questo avrebbe piazzato Mara stesso a meno di metà della propria esistenza. L'Angelo si diceva che una creatura così longeva, eppur giovane, avrebbe avuto una mentalità statica, mai in evoluzione. 

Ma ecco lì, un Mara totalmente differente da quello descritto nelle storie. Non era più il Demone che seduceva gli uomini con donne e ricchezze. 

Qualcosa lo aveva cambiato. 

I suoi obiettivi erano cambiati. 

Era imprevedibile. 

L'unico motivo per cui rimaneva vivo, era che l'Angelo non sapeva cosa sarebbe potuto accadere se scomparisse. 

-però, la sua mente l'avrebbe scoperto presto. 

<<Mara, il Signore dei Sensi, diventato Diavolo Accusatore... ma senza possedere nessuno né cercare di acquisire potere... solo creando desideri maligni nel proprio umano...>> ragionò <<Come l'hai fatto? Se fosse stata semplice magia seduttrice, ce ne saremmo accorti.>>

<<Io non ho creato... alcun desiderio...>>

<<...no. Hai... manipolato i desideri che esistevano già, non è così?>>

<<La mia... specialità.>>

Se non fosse stato certo di quel che diceva, Arsalan avrebbe pensato stesse mentendo. Quello era uno dei peggiori ingannatori di ogni universo. Solo un Illuminato possedeva la capacità di vedere attraverso le sue menzogne... e un Angelo non era un Illuminato. Né lo era un Giudice. 

Mara non aveva bisogno di possedere Jacob quando poteva rovesciare la luce dai suoi occhi. Non c'erano altre domande sul modus operandi di quella feccia. 

Rimaneva poco chiara una cosa. Il motivo. La risposta facile sarebbe stata che la natura di Mara era tale che spingeva gli altri all'edonismo, come aveva fatto verso il Buddha. Ma se erano cambiati i suoi metodi, come poteva essere certo che non fosse cambiata anche la sua natura? 

<<Dimmi, Mara, chi ti ha chiesto di fare questo?>> azzardò. Anche se la probabilità che avesse un mandante era minuscola, non c'era motivo di ignorarla. 

<<Nessuno dà ordini... al Re Demone...!>> Nonostante il suo parlare soffocato, sembrava in ottime, stabili condizioni. 

La probabilità che stesse recitando era del 100%. La probabilità che Arsalan stesse cadendo in una trappola era del 44%. Bassa. Continuò a stringere. Con ogni secondo, la probabilità si alzava. 

<<Forse dovrei solo finirti adesso. Non sei abbastanza intelligente per preparare nulla di complesso. Qualunque fosse il tuo obiettivo, staremo tutti meglio senza di te.>> Un ultimo tentativo. La sua tecnica insegnatagli da Daniele. Tentazione. Ferisci l'orgoglio del Demone. 

<<Hah... non funzionerà con me, Arsalene... io non sono uscito dall'Inferno, non ho debolezze simili...>> Ovviamente. <<...e del resto... posso assicurarti che Jacob Aiagon non starà meglio senza di me.>>

<<Se mi dici il perché, sarò io a giudicare ciò.>>

<<Con piacere. Ma prima...>>

Per un solo attimo, i capelli che coprivano la sua fronte si alzarono come se spostati da un possente vento. 

Per un solo attimo, Arsalan vide una luce come quella divina uscire dalla sua fronte. 

Per un solo attimo, Mara scomparve, ed uscì dall'oscurità alle spalle dell'Angelo. 

"Un... Terzo Occhio...?!"

Arsalan si girò di scatto per bloccare il suo attacco. 

...ma non ce ne fu nessuno. 

Mara era sì dietro di lui, con la propria Shamshir in mano, eppure non si era mosso per colpirlo. 

<<Questo, mio caro Angelo>> disse sibilando <<era solo una dimostrazione. Se volessi il tuo male, saresti già tornato tra gli altri polli.>>

...se quello era davvero un Terzo Occhio, non aveva tutti i torti. 

Se davvero possedeva i poteri psichici del Buddha, c'era poco che Arsalan potesse fare. 

Era un grande "se". 

Mara non poteva essere Illuminato. Ergo, quella doveva essere un'illusione. 

Ma quella luce... cosa poteva essere, se non un vero Terzo Occhio...? 

<<Quindi non vuoi farmi male?>> chiese l'Angelo. 

<<Sono indifferente rispetto a te.>> Indicò il corpo fluttuante di Jacob dietro di sé <<È lui che voglio proteggere.>>

<<Perché?>>

<<Andiamo, quello di aiutare gli altri è un piacere, e in quanto tale, è parte del mio repertorio.>>

Ovviamente non era così. Il Mara discusso nelle storie non avrebbe fatto o detto nulla del genere. Ma speculare sui cambiamenti nell'atteggiamento del Re Demone sembrava ormai inutile - non era altro che un lunatico, e faceva ciò che voleva. 

<<Sto aiutando anche le altre due Giudici, con delle bellissime illusioni>> proseguì il Deva <<ma lui non voglio solo aiutare. Lo voglio proteggere.>>

<<Proteggere da cosa?>>

<<Da te.>>

Eccola lì. La predica su come lui sia una minaccia peggiore dei Diavoli Accusatori. L'aveva sentita mille volte, e mille volte l'aveva trovata poco convincente. 

Tuttavia... era costretto ad ascoltare. <<Spiegati.>>

<<È molto semplice. Se non l'avessi ancora capito... no, se ti stessi ancora rifiutando di capirlo... l'essere Giudice sta distruggendo Jacob Aiagon.>>

Un'altra cosa che aveva già sentito. Questa, però, non gli era mai stata detta da nessun altro. Solo da sé stesso. 

<<Un ragazzo come lui non può sopportare questo tormento. Deve smettere di fare questo lavoro.>>

<<E uccidere innocenti lo aiuterà?>>

<<Non mi avete lasciato altra scelta. Nemmeno io posso sfidare il tuo Dio, che la forza ha reso supremo. Ma... posso fare in modo che Jacob non sia più adatto come Giudice.>>

<<...corrompendolo.>>

<<Se il tuo Dio davvero sceglie solo i più Santi, allora Jacob Aiagon smetterà di essere Santo.>>

Sì, era chiaro. 

Anche se i peccati erano concessi a tutti, i poteri donati dal Cielo venivano spesso revocati agli uomini caduti dalla grazia. Forse Mara aveva elaborato quel piano dopo il suo incontro con Salomone. 

La corruzione di Jacob sarebbe stata chiaramente causata da Mara, all'Onnisciente ciò era chiaro. Ma poiché nessuna possessione era avvenuta, poiché Jacob aveva commesso quei peccati da solo, attraverso i propri desideri... il Signore avrebbe potuto decidere che non fosse comunque più adatto come Suo Giudice. 

<<Lasciami indovinare. Con il tempo, questo stato di infrenabile desiderio di Jacob diventerà... permanente?>>

<<Non credo di poterlo rendere una bambola incosciente, ma finché lo vorrò, la sua natura sarà per sempre quella di un edonista, mai più capace di combattere in nome di Dio. E finalmente... sarà libero.>>

<<Quanto libero può dirsi quando andrà costantemente fuori di senno e mangerà i cadaveri di persone?>>

<<Usa la testa, Arsalan. È tutto calcolato.>> disse, indicando la sua fronte con la Shamshir <<Ho manipolato i suoi desideri e li ho fatti convergere tutti in uno solo. Quello di te. Ci è voluto un po' perché la sua anima stabilizzasse te come bersaglio, ma è fatto. Se solo tu starai con lui tutto il tempo... come fai già, del resto... non entrerà mai più in quello stato di astinenza.>>

...aveva proprio previsto tutto. 

Poche creature erano più furbe di Mara, del resto. Qualunque cosa gli fosse successa, ciò non era cambiato. 

Aveva deciso di liberare Jacob dal compito di Giudice e l'avrebbe fatto. Tre persone erano morte ma non sembrava averle sulla coscienza. 

<<...ma c'è una cosa che non hai preso in considerazione.>>

Se possibile, il sorriso del Re Demone si fece ancora più largo. <<Oh? E cosa sarebbe?>>

Lo sapevano già entrambi. Una era la risposta, uno il dovere, uno il destino. 

Come due fulmini in rotta di collisione, le Shamshir si scontrarono all'improvviso. L'Angelo aveva attaccato e il Deva parato. 

<<Io non te lo permetterò.>> disse Arsalan. 

<<Allora cadrai di fronte alla mia luce!>>

Un tuono. 

Iudex
N° 3

E Jacob Aiagon vedeva tutto. 

Ma non sapeva di essere Jacob Aiagon. 

Jacob Aiagon non sapeva di essere. 

No, solo un occhio rimaneva, un'osservazione agita da una serie di fenomeni, senza che formassero alcuna creatura. 

E se avesse osservato se stesso, avrebbe trovato solo il vuoto. 

Tuttavia, ciò che fece fu riconoscere l'esistenza altrui, permettendo che altre persone potessero prendere forma nel reame della propria anima. 

Risa Dascira

Osservava Risa Dascira, la prima Giudice. 

Ma non vedeva Risa Dascira. Ciò che vedeva era la propria impressione della prima Giudice nella propria mente. 

Vedeva una donna in piedi con una bambina inginocchiata di fronte a lei. E la donna uccise la bambina con le proprie mani. Il sangue sulle sue dita non sembrò disturbarla. 

Giratasi, venti trappole si attivarono, facendo a pezzi e purificando il corpo inerte della bambina, e la Giudice se ne andò indifferente. 

<<...è questo che pensi di me?>>

Ma questa era una Risa superficiale. 

Guardando in un'altra direzione era un'altra. Una più piccola, una bambina come quella che aveva ucciso. 

E soffrì un destino simile quando diecimila croci penetrarono il suo torace, e con ogni ferita, un organo distrutto gridava "Amen!". 

E il suo sangue diventava indistinguibile dalle sue lacrime. 

<<...è questo che pensi di me?>>

Ma ancora, la vera Risa era nascosta. 

In un'altra direzione, era un'altra donna. Ed un'altra. Ed un'altra. Ed altre mille, un numero impossibile. 

<<Allora non devi fare altro che sceglierne una.>>

Sì, era questo che Jacob Aiagon doveva fare. 

Se non poteva riconoscere la propria esistenza, se non era altro che un occhio, avrebbe posato la propria vista su ciò che desiderava. 

Avrebbe scelto Risa come la voleva. 

E scelse la Risa debole, quella capace di commettere errori proprio come lui, e che avrebbe compreso i suoi problemi e lo avrebbe consolato nel bisogno e lui avrebbe consolato lei. 

Ma questa Risa... non aveva faccia. 

Non importava quanto Jacob cercasse, non c'erano occhi o bocca o naso. 

Solo un riflesso del vuoto. 

Simona Paldim

Osservava Simona Paldim, la seconda Giudice. 

Ma non vedeva Simona Paldim. Ciò che vedeva era la propria impressione della prima Giudice nella propria mente. 

Vedeva una donna circondata da un'aura di luce, libera da ogni impurità, capace di distruggere i propri nemici con un solo sguardo, oltre ogni limite terreno se non sé stessa. 

<<...è questo che pensi di me?>>

Ma questa era una Simona superficiale. 

In una seconda direzione, Simona si mostrava vestita con una camicia impolverata e jeans. Sorrise, e fece un occhiolino all'osservatore, prima di allargare le braccia per accorglierlo. Il suo viso era rosso. La sua mente era innocente. Lasciava la porta accanto solo per rallegrare la giornata al mondo intero. 

<<...è questo che pensi di me?>>

Ma ancora, nessuna di queste era la vera Simona. 

Una vera Simona non esisteva, solo ombre di ombre, riflessi caleidoscopici di una singola luce. 

<<Allora non devi fare altro che sceglierne una.>>

Sì, era questo che Jacob Aiagon doveva fare. 

Se non poteva riconoscere la propria esistenza, se non era altro che un occhio, avrebbe posato la propria vista su ciò che desiderava. 

Avrebbe scelto Simona come la voleva. 

E scelse la Simona ferita, dopo una lunga battaglia con la quale aveva difeso lui da ogni nemico, ma senza mai perdere il sorriso, e con quel sorriso avrebbe poi guardato il ragazzo che aveva protetto e salvato. 

Ma... non c'era alcun sorriso. 

Non c'era proprio una bocca, né occhi, né alcuna faccia. 

In quel viso, ciò che guardava era ciò che veniva guardato. 

Arsalene

Osservava Arsalene, l'Angelo. 

E l'Angelo guardava fuori da una finestra, come ipnotizzato dal sole, ma non mostrava alcun interesse in esso. 

<<Lo stai davvero facendo per loro?>>

L'occhio si girò verso un altro Arsalan, e lo trovò sempre ad osservare fuori dalla finestra. 

<<O per il tuo proprio senso di orgoglio, per vendetta, per liberarti di una spina nel fianco?>>

L'occhio si girò ancora. 

<<Dopo tutto questo tempo, ancora non hai imparato.>>

L'occhio si girò ancora. 

<<Un egoista non vince mai nessuna battaglia.>>

L'occhio si girò ancora. 

Arsalene si girò verso lui. 

<<E visto che non vincerai mai, continuerai a combattere per sempre.>>

L'occhio si chiuse. 

La palpebra si infranse. 

L'Angelo di Dio distrusse la barriera tra sé e Jacob e allungò il braccio. 

<<Non puoi sfuggirmi... Giudice.>>

No, no, no, no, no, no, no, no, no, no-

Prese il volto di Jacob tra le proprie mani. 

No no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no

E aperta la bocca, lo divorò. 

"No."

L'ego di Jacob Aiagon si rimise insieme. 

Ora osservava solo sé stesso. 

Ora osservava un Diavolo Accusatore. 

<<Buona fortuna nella tua prossima reincarnazione.>>

Ora osservava la propria esplosione. 

<<...non mi farò mai uccidere da un altro uomo.>>

Ora osservava fiamme che lo bruciavano. 

<<Come noi li rimettiamo ai nostri debitori!>>

Ora osservava la propria gola distrutta. 

<<Ciao, Jacob Aiagon.>>

Ora osservava un gatto deceduto. 

<<Questa è la tua vita.>>

Ora osservava una bambina, l'Anticristo. 

<<Ma non deve esserlo.>>

Ora osservava una donna. 

Inlus mise le proprie mani sul suo corpo. 

Dieci, cento, mille mani che si univano a lui, come milioni di danze unisone. 

<<Le regole sono ancora le stesse, amore mio...>> sussurrò nel suo orecchio <<Devi... solo... accettare...>>

<<E sarà tutto finito.>> disse la bambina. 

<<Niente più dolore.>>

<<Niente più fiamme.>>

<<Sarai vivo.>>

<<E non dovrai più temere nulla.>>

<<Dici solo...>>

<<...una parola.>>

E Jacob osservava sé stesso. E le sue infinite morti. E come se il cervello non dovesse dare l'ordine, le labbra si mossero per rispondere. 

<<A... me...>>

-ma. 

Ora, Jacob era osservato. 

Da un singolo occhio proiettato lì direttamente dal Cielo. 

E non era felice. 

"TI È STATO DETTO."

Una Spada Sacra trafisse Inlus da testa a piedi. 

"TU SEI IL GIUDICE DEL SIGNORE."

<<No! Aspetta->>

Ma il tempo non esiste per tutti. 

E la bambina di fronte a lui fu ugualmente distrutta dalla Shamshir-e-Zomorrodnegār. 

Jacob Aiagon gridò. 

<<No, no, no, no, bastardo, bastardo-!!>>

Si slanciò sull'occhio pieno di rabbia. 

La luce lo respinse. 

"COSÌ SIA ORA E PER SEMPRE, NEI SECOLI DEI SECOLI."

Non c'era nulla che si potesse fare contro l'Occhio. 

Non c'era nulla si potesse dire che non sapesse già. 

E con questa conoscenza, Jacob gridò. 

<<Io... ti... odio-!>>

AMEN

E come per la prima volta, Jacob Aiagon si svegliò. Steso sul pavimento aprì gli occhi. 

Lasciato quel posto dove il suono non esisteva, anche il silenzio ora era assordante. 

Così anche la vista smise di funzionare, ma dopo che si fu riabituato alla realtà, riuscì a discernere il soffitto, e i disegni e le scritte fluorescenti su esso. 

<<...quindi era tutto un rituale.>> mormorò. 

Arsalan era già in piedi, per qualche motivo fermo in mezzo alla stanza. <<Cosa ricordi?>>

<<...mi hai svegliato e salvato da Mara.. in qualche modo.>> rispose. 

<<E questo è più o meno tutto!>> L'Angelo si piegò su un ginocchio e gli offrì la mano per rialzarsi, sorridendo. 

Jacob incontrò il suo sguardo. 

E ricordò. 

Ricordò come Arsalan avesse promesso di dimenticare ogni sentimento per poter essere l'Angelo migliore possibile. 

Ricordò come avesse concluso che essere Giudice l'avrebbe ucciso, ma che doveva farlo. 

E ricordò l'Occhio, il suo occhio. 

Falso. 

Era tutto un falso. 

Arsalene era-

<<Ah, ce l'avete fatta.>> disse Risa, aperta la porta. 

<<Raguel è ancora in ospedale, ma ce la farà. Voi come state?>> aggiunse Simona, sporgendosi. 

<<Vi spiegherò tutto, ma date un po' di spazio al nostro Giudice.>> Arsalan le prese con sé e portò via. 

Vide i loro volti un attimo prima che scomparissero dalla vista. 

Sembravano più felici del solito, per quanto fosse possibile. 

Jacob sentiva che Risa e Simona erano entrate nella sua anima attraverso le macchinazioni di Mara. Solo, non ricordava cosa avessero visto. 

Ricordava solo le proprie esperienze, e quelle di Arsalan. 

Si era scontrato con il Re Demone Mara e aveva vinto. 

Ma il suo Diavolo Accusatore non poteva essere ucciso così facilmente. 

Mara era ancora dentro di lui. 

Pronto a manipolare i suoi desideri da un momento all'altro. 

Per questo non poteva permettersi di sperare. 

Non poteva permettersi di provare nulla che avrebbe portato a nuovi desideri. 

O sarebbe potuto accadere di nuovo. 

Un'altra disgrazia. 

Un altro Nathan, un'altra Diana, un altro...

"No!" Per interrompere quel flusso di pensieri, diede un calcio al letto. 

Forse era suggestione, ma sentiva la sua presenza, il Signore dei Sensi giusto dietro gli angoli del suo occhio. 

E nonostante ciò...

Sentiva di voler gridare. 

Ogni suo arto era come incatenato ad un diverso muro. Arsalan, Mara, il compito di Giudice...

Perché...? 

Perché... tutte quelle cose... dovevano capitare a lui...? 

Voleva così tanto che tutto finisse. Voleva che qualcuno alleggerisse quel peso. Voleva essere libero. Ma non poteva nemmeno volere. 

Ciò che fece fu ripetere una frase sottovoce. 

<<Tu sei il Giudice del Signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore...>>

Sì, lui era il Giudice del Signore. 

Un Dio certamente giusto e incapace di commettere mali. 

Ergo, quel che stava accadendo era giusto. 

Doveva solo sopportare ogni sofferenza. Perché lui era il Giudice del Signore. 

Lui era solo il suo umile servo. 

Nient'altro importava. 

Anche se Lo odiava. 

Anche se stava venendo tenuto prigioniero. 

Questa era la sua vita. 

16 ottobre 2020

Alcuni giorni dopo, Jacob Aiagon soffrì un terribile mal di testa. 

Dagli angoli della propria memoria, un ricordo cercava di risplendere. 

Fulmini e tuoni. La battaglia tra l'Angelo Custode e il Re Demone. Cosa era accaduto durante e dopo essa, il Giudice non l'avrebbe ricordato per ancora un po' di tempo. 

E la rivelazione non sarebbe stata una piacevole. 

Ma prima, aveva affari diversi di cui occuparsi. 

Il dolore se ne andò presto. Diede la colpa alla forte pioggia, e proseguì. 

In fondo alla strada oscurata dalla notte, trovò una ragazza, seduta sola in una pozzanghera di sangue. 

Piangeva fissando il vuoto, e si teneva le braccia. 

<<Via... andate via... andate via...>>

<<Via? Proprio ora che siamo arrivati?>> chiese Jacob. 

La ragazza alzò lo sguardo. Era proprio come il suo. Non c'era paura nei suoi occhi, quanto c'era la morte stessa. 

<<No! Andate via!>> ripeté lei gridando. 

...stava soffrendo. 

Secondo ciò che avevano scoperto, quella ragazza era responsabile per una lunga scia di omicidi. Nessuno era stato capace di fermarla, e a nessuno aveva mostrato pietà. 

Lei era un Diavolo Accusatore. Lui era un Giudice. 

Era il momento di portare fuori la spazzatura. 

<<Non andremo da nessuna parte, Lucia.>>

24 ottobre 2020