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{Trigger Warning Perché È Sempre Utile}

Ritengo che questa storia possa essere letta da minorenni, ma non da coloro sotto i 14 anni o da chi è facilmente impressionabile. Forse mi sbaglio ma eh. Il non leggere non vi farà male.

In ogni caso, una descrizione di argomenti trattati o presenti. Perché è sempre utile:

* = Personaggi discutono quanto la vita sia insignificante e abbiano paura di morire, bla bla blah. Nessuno usa davvero un TW per l'esistenzialismo ma io so che ci sono volte in cui mi piacerebbe vederlo.

ok è tutto la aggiornerò con il tempo buona lettura

Hora Mortis Nostrae

Una goccia cade dal cielo. 

Una goccia tra mille, mille gocce intorno a una. 

Una goccia che muore, una pioggia che muore. 

Le sue grida abbandonate al vento. 

Le gocce cadono. 

E questi siamo noi. 

<<Jacob?>>

Il ragazzo smise di fissare il cielo oscurato, girandosi verso il suo compagno. <<Cosa?>>

<<C'è una giovane che ha bisogno del nostro aiuto, là fuori.>> rispose lui. <<I demoni la stanno divorando.>>

Lo sguardo di Jacob, per un attimo, fu attraversato dal terrore. 

Solo per un attimo. 

Non poteva permettersi di essere spaventato. 

Mentre metteva la giacca affermò: <<Non pensavo fossi così bravo a rintracciare demoni.>>

<<Di solito non lo sono.>> Dopo aver raccolto una spada, aprì la finestra. <<Ma questi qui... la stanno distruggendo con una forza tale che persino gli umani lo percepirebbero.>> 

<<E allora andiamo, no? Indicami dove sono, Arsalan.>>

I due uscirono con un salto. 

24 Ottobre 2020

Una ragazza sedeva da sola in una pozzanghera di sangue, il suo vestito blu corrotto dal rosso e dall'acqua. 

Piangeva fissando il vuoto, e si teneva le braccia. 

Non c'era paura nei suoi occhi, quanto c'era la morte stessa. 

<<Via...>> mormorava al vento e alla pioggia <<Andate via... andate via...>>

<<Via? Proprio ora che siamo arrivati?>>

Lei alzò gli occhi, vedendo le figure di due uomini in mezzo al temporale. Nel buio riuscì a distinguere solo un giovane volto, adornato da capelli ricci scuri. 

<<No! Andate via!>> ripeté, stavolta gridando. 

<<Non andremo da nessuna parte, Lucia.>> Jacob si inginocchiò per abbassarsi alla sua altezza del volto <<Non prima di esserci liberati dei demoni.>>

La ragazza, Lucia, fissò quel ragazzo per qualche secondo, stupita non da lui, ma dall'adulto alle sue spalle, che, noncurante della pioggia autunnale, indossava una semplice maglietta corta. 

<<Voi... chi siete?>>

<<Il mio nome è Jacob, e lui è Arsalan.>> rispose il ragazzo, mettendole una mano sulla spalla <<Andiamo in giro ad eliminare qualunque cosa uscita dall'Inferno. Siamo qui per aiutarti.>>

<<A-aiutarmi? Quindi... potete liberarmi dalla mia sofferenza? Potete?!>>

Per la prima volta da chissà quanto tempo, la faccia di Lucia fu illuminata dalla speranza. Questa visione fece sentire meglio Jacob riguardo al suo lavoro. Perché tutto questo, lui, lo faceva per loro. 

<<Proprio così.>> disse. Si rimise in piedi. 

<<Oh, grazie, grazie, uomini di Dio!>> La ragazza si inchinò tre volte davanti a loro per ringraziarli. <<Satana mi sta distruggendo con i suoi servi! Io sono sempre stata fedele al Signore! Ho gettato via tutta la mia vita per Lui, e Satana né è geloso! Vuole allontanarmi dalla Sua strada! Per favore, mandateli via!>>

<<Lo faremo, Lucia.>>

Jacob si guardò in giro. Sangue dappertutto, tra i bidoni della spazzatura, sui muri, sui tombini. 

E cinque cadaveri nascosti in disparte. 

Arsalan sguainò la spada. 

<<...ma non ti devi muovere.>>

La morte tornò negli occhi di Lucia, infrangendo lo spicchio di speranza. 

Prima che la lama scendesse sulla sua testa, la ragazza si lanciò all'indietro, mettendo una decina di metri di distanza tra sé e loro. 

Jacob la fissò con sguardo accusatorio. <<Quello non è un salto possibile agli umani, Lucia.>>

<<N-no! Per favore! I-io non sono un Demone!>> Era ora ferma, le sue gambi tremanti. 

<<No, tu sei Lucia Celesti.>> disse Arsalan, rivelandole una voce monotona. <<Proveniente da una famiglia italiana, nata e cresciuta Cattolica. Giusta agli occhi di Dio e intenzionata a diventare suora. Ora, purtroppo, ospite del demone Gadarene.>>

<<Non è possibile, io non sono... posse...>> Si guardò le mani sporche di sangue, per poi girarsi verso dove aveva nascosto i corpi. <<...duta...>>

Un fulmine cadde vicino a quella strada, illuminando il volto di Jacob. Non era più presente alcuna emozione, e i suoi occhi, nonostante stessero fissando la donna davanti a sé, sembravano essere rivolti da un'altra parte. 

<<Non possiamo salvare la tua anima, Lucia. Il Demone ormai è legato a te. Lascia che lo distruggiamo.>>

Lei abbassò lo sguardo. 

Poi riprese a guardarli, con un sorriso. 

<<...e cosa vi fa pensare che il Demone si lascerà distruggere?>> chiesero dieci voci unificate. 

Tirato fuori un coltello colorato di rosso, il Diavolo Gadarene corse in direzione di Jacob. 

<<Arsalan!>>

La spada scomparve dalle mani dell'uomo, come una nuvola esplosa, e apparve in quelle del ragazzo, che così bloccò l'attacco. Provò a rispondere con un fendente, ma fu troppo lento. Il Gadarene lo schivò piegandosi e per poco non lo colpì nello stomaco. Jacob riuscì a salvarsi spostandosi a sinistra, e ne approfittò per rifilargli un calcio sulla guancia. 

Qualche goccia di sangue uscì dalla bocca del Demone. 

<<Questa velocità... questa forza...>> disse, arretrando <<Tu... non sei un semplice Esorcista, non è così?!>>

Lui non replicò. Si limitò a roteare la spada, nel tentativo di mozzargli la testa, ma fu inutile. 

I due continuarono a lottare mentre Arsalan li guardava da dietro, senza intervenire. 

Eventualmente, il Gadarene capì che non poteva sperare di vincere in agilità... almeno, non senza mandare in pezzi quel corpo... e decise di fuggire. Si arrampicò sul condominio più vicino con un paio di salti. 

Sapeva che il suo avversario non sarebbe mai stato capace di fare la stessa cosa. 

Così, quando Jacob gli apparve accanto dopo aver fatto la stessa cosa, il Demone fu preso di sorpresa e venne ferito alla spalla. 

Un ruggito scosse il quartiere. 

<<Vuoi svegliare tutta la città? Andiamo, muori in silenzio!>> esclamò Jacob. C'era ironia nella sua voce, ma i suoi occhi erano ancora vuoti. 

<<Tu...>> Il Demone si teneva l'arto ferito, in attesa del momento in cui avrebbe smesso di fargli male <<Cosa mi nascondi? Queste non sono abilità umane!>>

<<L'hai detto.>> rispose <<Io non sono un Esorcista, né un semplice umano. Io sono... un Giudice.>> 

Si rigirò la spada in una mano, pronto a difendere o attaccare. <<Scelto da Dio in persona per guidare i suoi eserciti.>>

Il Gadarene vedeva quell'arma. Vedeva quanti Demoni erano stati uccisi da essa. Vedeva la loro luce, come gocce di sangue perennemente impresse sulla lama. E sapeva che quel ragazzo l'aveva maneggiata per molto tempo, e aveva portato a termine numerose esecuzioni. 

<<...heh. Un Giudice. Un Giudice... non ebreo? Pare ti abbia sottovalutato parecchio, ragazzo. Ma forse prima di uscire ti saresti dovuto informare... sulla mia abilità.>>

Il mondo tremò. 

La leggera luce lunare si deformò, generando una dozzina di catene che circondarono Jacob e lo catturarono. Il ragazzo perse la spada, rimasto ormai paralizzato. 

Ognuna di esse odorava di zolfo, proprio come lui. Il bastardo che teneva una ragazza in ostaggio. <<Io sono il Gadarene, io sono Legione! Questa è la mia armata, cane di Dio!>>

Una goccia di sudore cominciò a formarsi sulla faccia di Jacob. Si obbligò a fermarla. 

Guardò gli occhi di Lucia, ormai senza pupille. Lei non aveva commesso un singolo peccato, in tutta quella faccenda. L'assassino seriale, quello che Arsalan aveva dedotto essere il Gadarene per via del suo modus operandi, aveva usato il suo corpo. 

Era stata la prima vittima di quel Demone. 

Doveva finire quella pazzia, anche per lei. 

<<...Legione.>> ripeté il ragazzo bloccato da dodici cinghie. <<Dunque, non sei un semplice Demone, sei un'entità composto da molti Demoni, un alveare.>>

<<Oh, quindi hai sentito parlare di me.>>

Jacob sorrise. Non avrebbe dovuto farlo, forse. <<Ah sì, non sei quello che è stato costretto a possedere dei maiali e poi si è suicidato?>>

Il Gadarene non sembrò apprezzare il complimento. <<...sei fastidioso, Giudice Bianco. Muori.>>

Le catene di luce cominciarono a tirare tutte in direzione diversa. Il ragazzo sentì ogni suo singolo arto voler andare per la propria strada, e prima di venire fatto a pezzi, chiuse gli occhi. 

Ma ciò non accade mai. 

<<Ottimo lavoro, Jacob.>>

Improvvisamente, sul tetto del condominio apparve Arsalan. 

<<Del resto me ne occupo io.>>

La spada si materializzò nelle sue mani, e prima che la mente del Gadarene potesse registrare cose stesse succedendo, le catene stavano venendo distrutte. Una lunga chioma rossa attraversò tutti i nemici, veloce come il vento, e li fece a pezzi. 

Se il giovane Giudice era forte ed agile oltre ogni potere mortale, quell'uomo lo era ancora di più. 

Il Demone non poté fare altro che stare a guardare, e soffrire, mentre perdeva dodici pezzi di sé. Solo quando Jacob fu libero, riuscì a parlare. <<Questo non è possibile! Nemmeno il Giudice più puro è così potente! Nemmeno Sansone->>

<<Gadarene... da quant'è che non lasciavi l'Inferno?>> chiese Arsalan, aiutando Jacob a rimettersi in piedi. <<Questa è la prima volta, non è così? Dopo l'incontro con Lui, ti sei spaventato tanto che non sei più uscito per millenni. Del resto, sei il Demone più vigliacco, colui che si fa constantemente aiutare da un gruppo perché incapace di sopravvivere da solo.>> Mentre diceva questo, abbassò la spada, e si ritirò dietro le spalle di Jacob. 

Non stava lasciando che il ragazzo lo difendesse, perché era molto più potente di lui. Stava affermando che usare la sua forza sarebbe stato uno spreco con un avversario tanto debole, e Jacob bastava per sconfiggerlo. 

Questo fece infuriare il Gadarene. <<Tu... dannato... mortale... ti rivolgi così alla mia Legione?>> Il Diavolo riprese il coltello e corse verso di loro un'altra volta. Un attacco suicida che, solo per via della velocità impareggiabile, avrebbe distrutto le gambe di quel corpo di carne dopo pochi secondi. 

Purtroppo per lui, non durò così tanto. 

Arsalan saltò, e passò sopra Jacob, che pur essendo quello con la spada, sarebbe stato incapace di reagire. 

<<Non chiamarmi "mortale", figlio di Satana. Io sono Arsalene...>>

E mentre il tempo era congelato intorno a sè, si gettò sul Demone. 

<<...Angelo Custode del Giudice Jacob Aiagon.>>

In un battito di ciglia, Arsalan aveva sbattuto giù il Gadarene, e ora lo teneva fermo con una mano intorno alla gola.

La battaglia era finita. 

<<Per favore... non uccidermi...>> si lamentò il Diavolo, spaventato. 

<<Nessuno di noi due è un essere vivente, Gadarene. Tornerai all'Inferno, in attesa del giorno in cui nostro Padre ti punirà per questo.>>

Jacob non aveva visto esattamente come tutto ciò fosse accaduto, ma non importava. Lentamente, si avvicinò al corpo di Lucia. 

<<...seriamente? Catene di luce? Era tutto ciò che sapevi fare?>> Il Giudice sospirò, riprendendo la spada <<Non solo era di basso livello, era anche un pessimo stratega.>>

Alzò la lama sul collo del Gadarene, pronto a mettere fine a quella storia. 

Ma poi notò... una lacrima. Una lacrima che usciva dagli occhi chiusi del Demone. 

Lei... era ancora...

<<...è vero quello che ha detto?>> chiese Lucia, alzando lentamente le palpebre <<Tu sei...>> Toccò il braccio di Arsalan <<...un Angelo.>>

I due uomini rimasero stupiti. Dopo essersi scambiati un'occhiata, si girarono verso la ragazza, non più posseduta né controllata. 

Arsalan le lasciò andare la gola e lei alzò la schiena. Le gambe probabilmente le facevano terribilmente male, o si sarebbe alzata per vedere meglio il volto dell'uomo di fronte a sé. 

<<Sì, è il mio Angelo Custode.>> rispose Jacob al posto suo <<E quella è una Spada Sacra. Per essere precisi, la Spada di- Lucia?>>

La ragazza teneva lo sguardo basso, eppur sorrideva. 

<<...haha... ha... Angelo Custode?>> 

Nonostante il dolore, si mise in piedi mentre Jacob indietreggiava. 

Arsalan mosse una gamba, abbastanza per prepararsi ad un altro scontro. 

<<Angelo Custode...? Non dite assurdità... gli Angeli non esistono.>>

I capelli le coprivano il volto. 

Il Giudice represse il terrore. 

Un'altra volta. 

Non doveva lasciare che quel Demone lo sfruttasse, o sarebbe stata la fine. 

<<Angeli, Demoni, Paradiso, Inferno, Spade Sacre, Leggi Celesti, Satana, Giudici, Profeti, Gesù, Dio...>> Alzò lo sguardo al cielo con le braccia aperte <<Tutto questo non esiste! Non può esistere!>> La ragazza scoppiò a ridere maniacalmente con la sua voce umana, spezzando il coraggio di Jacob. 

<<...Lucia...>> Arsalan si fece avanti. 

<<Dio non potrebbe mai essere reale! Altrimenti...>>

Una lacrima toccò il terreno sotto i loro piedi. 

<<...non avrebbe permesso che io esistessi, non è così, Angelo?>>

Si lasciò cadere ed inginocchiò, come in adorazione, ai Giudici Celesti. 

<<Questa crudeltà... non può essere stata permessa da Dio. Questo mondo che ha dato nascita a me non può essere stato creato da Dio! I cinque uomini che ho ucciso... il loro sangue è ancora fresco! Ma non sono stati gli unici. Ne ho uccisi altri ventuno. In due settimane. Sapete dove sono ora?>>

Indicò la sua bocca aperta, mostrando denti rossi. Stava ancora sorridendo, sì, ma era un sorriso malinconico. Un sorriso pietoso. 

<<E non sono mai stata punita!>> Rise di nuovo, ma finì per tossire. <<Ho sterminato una famiglia e Dio mi ha guardata ridere, e torturarli! Ho bevuto il loro sangue e non ha detto niente! Nemmeno una parola!>>

Colpì il soffitto su cui si trovavano con un pugno. 

<<Nemmeno! Una! Parola!>>

Jacob represse ogni emozione ancora una volta mentre la ragazza lo guardava negli occhi. 

...lui non riusciva a farlo. 

<<Perciò, uccidimi, Giudice! Uccidimi, e dimostrami che Dio è reale! Dimostrami che in questo mondo esiste qualche giustizia! Perché se non esiste, che motivo avrebbe per continuare ad esistere?>>

<<...molto bene.>>

Il Giudice si spostò a destra. 

<<Arsalan...>>

L'Angelo apparve e alzò la spada sul collo della ragazza. 

<<Addio, bestia di Satana.>>

E tagliò in due il Demone davanti a loro.















Il volto della ragazza si ritrovò immerso nella luce. Un calore che non sentiva da tempo circondava il corpo di Lucia. 

"Questo posto..."

"...questo non è l'Inferno."

La sua mente era leggera. La sua anima era libera. Come se qualcuno le avesse tolto un coltello dal cuore, e guarito la ferita alla perfezione, sentiva solo sollievo. 

"Allora... dove sono?"

"Potrei essere... in presenza del-"

<<Oi! Ci senti? Non dirmi che sei stata posseduta di nuovo!>>

La ragazza aprì gli occhi. 

Sopra la sua testa, il cielo azzurro. 

Sotto i suoi piedi, una sdraio. 

E accanto alle sue braccia...

<<Buongiorno.>>

Il Giudice Jacob era inginocchiato vicino a lei, mentre Arsalan stava in piedi, osservandoli. La loro spada era dall'altra parte del giardino, appoggiata ad un muretto. 

<<...voi? Ma... il Demone...>>

<<Devo farti i miei complimenti. I Diavoli Accusatori non si possono esorcizzare.>> disse il ragazzo, con uno sguardo felice. A vederlo la notte prima, si sarebbe potuto pensare che fosse incapace di sorridere, eppure in quel momento, sembrava non facesse altro. <<Rifiutare la loro influenza dovrebbe essere impossibile. Eppure... tu l'hai fatto.>>

<<Aspetta. Quindi...>>

<<Quindi, abbiamo potuto distruggere Legione senza ferire la tua anima. Ora sei libera. Non tornerà mai più.>>

Arsalan le rivolse uno sguardo. Poi le porse la mano per aiutarla ad alzarsi. 

La accettò senza indugio. Non riusciva, però, a trovare le parole da dire. Del resto, non aveva incontrato una persona in modo amichevole per settimane. 

Lucia ebbe finalmente l'occasione di guardarsi intorno: si trovavano nel giardino di una vecchia casa fuori città. Una sola strada attraversava quella zona, e sembrava non esser capace di lasciar passare più di una macchina. Era un posto del tutto isolato. 

<<Questo luogo è praticamente sconosciuto.>> disse Arsalan <<Ti avevamo portata qui per guarire, ma ci siamo informati sulla tua vita, e... pare tu non abbia un posto dove andare. Perciò...>> Fece un ampio gesto con il braccio, indicando l'intero edificio. <<...puoi stare qui, se vuoi.>>

<<Se vuoi, eh.>> ripeté Jacob <<Possiamo anche->>

<<No.>> lo interruppe <<Qui va bene.>>

Voleva stare nel silenzio. 

Dopo settimane con un Demone in corpo, voleva finalmente avere la propria anima tutta per sé. 

Jacob cominciò a guardare fuori dalla strada. Sembrava imbarazzato. Del resto, è difficile mantenere una discussione quando stai parlando con la ragazza hai provato ad uccidere che non dovrebbe nemmeno sapere della tua esistenza. 

Ma in realtà, sembrava che Arsalan lo imbarazzasse di più. 

Per sua fortuna, l'Angelo disse: <<Jacob, dovremmo andare subito. Loro ci stanno aspettando.>>

<<Un momento.>> disse Lucia. 

Incapace di descrivere in parole quello che sentiva e pensava, decise di abbracciarli. E di dire la cosa più scontata che potesse: <<Grazie.>>

Non sapeva come, anzi, non poteva esprimere la sua gratitudine. 

Aveva visto il mondo cadere e loro l'avevano ricostruito. 

L'ultima volta che Jacob era stato abbracciato da un suo avversario, non era andata bene, ma quel giorno ne fu felice. <<È il nostro lavoro, Lucia. E lo facciamo volentieri...>>

...lo facevano per loro. 

Dopo che li ebbe lasciati andare, Arsalan si stava incamminando. Il ragazzo però era rimasto indietro <<Non vieni?>>

<<Solo un attimo. Tu vai.>> rispose. 

<<Capisco. Raggiungimi dopo.>> E camminò in direzione della città. 

Intanto, il Giudice si rivolse alla ragazza, che non capiva cosa potesse volerle dire. <<...Lucia. Ciò che è successo... Arsalan ti direbbe che è stata una prova di Dio. Ora, io non ho incontrato Dio, ma sono piuttosto sicuro che, se Arsalan esiste, ed è davvero un Angelo, allora anche Lui deve esistere, e ama tutti.>> Fece una pausa. <<...probabilmente. Perciò, alla domanda "Come può Lui permettere questo", io risponderei che non è per via di odio...>>

<<Oh, tranquillo, in realtà non ricordo bene ciò che ho fatto quando ero posseduta. Mi viene in mente una famiglia, e->>

Le mise una mano sulla spalla, come aveva fatto la notte prima, solo che stavolta voleva rassicurarla davvero. 

<<...ma non è questo che tu devi sentire. E io non sono Arsalan. Potrò essere un Giudice, ma non ho alcuna obbligazione. Perciò, ti dico questo: sei stata tu, non Lui, a sconfiggere quel Demone. La tua forza di volontà ha fatto qualcosa di impossibile, in quanto umana. E se davvero la tua domanda non ha alcuna risposta che ti piacca... se davvero seguire questo cammino ti fa soffrire... trovane un altro. Perché nessuno, se non tu, può dirti come devi vivere la tua vita. Nemmeno un dio.>>

La ragazza sorrise. Capiva cosa volesse dire, e riconosceva l'importanza di quel discorso. Ma era troppo felice per preoccuparsi di cose del genere. <<Non credo che il tuo Capo approverebbe di questa lezione.>>

<<Fatti Suoi. Forse è una lezione sbagliata, ma io sono così.>>

Fece un passo indietro. Poi evocò la Spada Sacra nelle proprie mani, e lasciò il giardino. 

<<Addio, Lucia Celesti, e buona fortuna!>>

La storia di Lucia non finisce qui, ma non sarà mai raccontata. 

Perché non sta a me raccontare che tipo di storia sia. 

E quel giorno, in un luogo deserto, risuonò un solo grido di gioia: <<Grazie ancora!>>

Una goccia d'acqua cadde sull'erba, avendo attraversato un cielo azzurro. 

25 Ottobre 2020

Il Giudice entrò nel proprio appartamento, seguito dall'Angelo. 

<<Questa volta è andata bene.>> disse Arsalan <<Quella ragazza... non mi spiego come possa aver esorcizzato un Diavolo Accusatore. Che sia figlia->>

Jacob lo interruppe gridando a squarciagola. Tutta l'aria che aveva nei polmoni uscì, e la stanza tremò per un attimo. 

Ogni emozione positiva si dissolse nel nulla, una maschera infranta. 

Poi appoggiò al muro la testa. 

<<Ventisei persone... ha ucciso ventisei persone... e non abbiamo potuto farci niente.>> Si girò verso l'Angelo <<Non abbiamo potuto salvarle! È stata costretta a divorare bambini, Arsalan! E se non fosse stata capace di sconfiggere quel Demone, avremmo dovuto uccidere anche lei, tra le lacrime, e il pentimento, e le grida delle sue vittime!>>

Evocò la Spada Sacra solo per conficcarla nella parete. Infine si sedette sul letto. 

<<Non posso fare questo lavoro, Arsalan.>>

<<Jacob...>>

Ma lui non lo sentì.  

"Questa crudeltà non può essere stata permessa da Dio."

Il suo udito era nel passato. 

Lucia aveva visto il mondo com'era, ed era giunta ad una conclusione, eppure lui sapeva che doveva essere falsa. 

Perché Dio esisteva. 

Eppure quella crudeltà esisteva anch'essa. Ed il mondo stesso ne era intrinseco. 

E dunque, l'unica soluzione era che...

<<...no.>> mormorò <<Se Arsalan esiste... sì, Lui deve essere buono...>>

<<Jacob?>>

<<...me la sono cercata.>> Si rimise in piedi, e riprese l'arma celeste nella parete. L'azione gli avrebbe impedito di continuare a ragionare. <<Non devo pensare a queste cose. Non devo avere emozioni di questo genere, o i Demoni mi prenderanno.>> 

Emozioni... come l'odio. 

L'odio più di tutte non smetteva di scorrere. 

Odio verso il mondo, verso sé stesso, verso Arsalan... e soprattutto, odio verso Dio, Colui che era costretto a servire. 

<<Io sono solo il Suo umile servo.>>

Jacob Aiagon fissò il cielo azzurro. Nonostante non ci fosse alcuna pioggia, lui vedeva solo gocce d'acqua. 

Angelus Dei

Una goccia d'acqua lascia la propria nuvola, e grida.

Grida quando vede il terreno. 

Grida quando tocca il terreno. 

Fino alla morte, non smette mai. 

La pioggia grida.

Grida perché ha paura.

E questa è la vita.

E questi siamo noi.

Figlie del cielo.

Figli di Dio.

Anche ora che si è rischiarato, la pioggia grida ancora.

<<Ah!>>

Questi furono i suoi ultimi pensieri, prima che Jacob aprisse gli occhi di scatto.

Amen

16 Maggio 2020

Per un secondo, sentì adrenalina pura attraversare le proprie vene. Tornò tutto alla normalità immediatamente, tanto che il ragazzo ancora mezzo addormentato non se ne accorse.

<<Unhhh...>>

Pensò che quel risveglio improvviso fosse stato causato dalla luce, un raggio di sole che stava filtrando attraverso la finestra semichiusa. Jacob avrebbe messo gli spiragli degli scuretti tra le dieci cose che odiava di più, ma doveva ammettere che senza il loro aiuto non si sarebbe mai alzato.

Lasciò il letto con un po' meno dispiacere del solito, e andò in cucina, dove salutò il suo amico.

<<Buongiorno.>>

La risposta fu un miagolio. 

Il ragazzo versò del cibo nella ciotola con sopra scritto "Nathan", e accarezzò il suo gatto. <<Oggi vado in università, va bene? È meglio se non salto la lezione, stavolta. Fai il bravo.>> Poi procedette con la sua solita routine.

Fece colazione. Si lavò. Si mise i vestiti. Tutte cose che, lui sarebbe d'accordo, sono fin troppo noiose per valer la pena essere descritte. Erano parte della sua vita, del resto. 

Attraversando lentamente il corridoio, controllava il cellulare. Apparentemente, le uniche notizie che interessavano ai giornalisti erano gli omicidi di quella notte. Qualcuno aveva appiccato fuoco alla sede di una organizzazione animalista. Una famiglia era rimasta coinvolta in un incidente d'auto dal quale era uscita solo la figlia. E soprattutto, era avvenuto l'ennesimo attacco da parte di quella cella terroristica... i Discepoli di Devadatta. 

Anche per i fondamentalisti religiosi, quelli erano strani. Tutti i membri della setta che erano stati visti portavano con sé numerose armi, tra coltelli e armi da fuoco, ma non avevano mai ucciso nessuno. Ognuna delle loro vittime finiva in ospedale, ad un passo della morte, per poi essere salvate dai medici, e nemmeno una era mai morta. I giornalisti erano d'accordo sul fatto che ciò fosse intenzionale, i Discepoli volevano che sopravvivessero, ma ciò non spiegava quale fosse il loro obiettivo. 

A tutto questo pensava Jacob, durante quel breve tragitto verso la porta.

Finalmente uscì dal palazzo. Fu seccato nel vedere il cielo oscurato dalle nuvole: normalmente la pioggia non gli dispiaceva, ma quel giorno proprio non ne aveva voglia.

Riprese a camminare, diretto verso la fermata del bus. Fece del suo meglio per ignorare lo sguardo di chiunque sulla strada, per timore di incontrare un certo tipo di persona.

Non ci riuscì. Un esponente di quel tipo di persona gli si parò davanti, con un volantino in mano. <<Salve, signore, ha qualche minuto per parlare di Dio?>>

Jacob sbuffò. Sulla sua lista di dieci cose più odiate c'erano anche gli uomini che venivano a parlargli di Dio. Un odio nato recentemente.

Quella città stava attraversando un periodo curioso, in quei tempi. Lo chiamavano "rinascimento religioso", termine davvero imbarazzante secondo il ragazzo. Il numero di oratori e fanatici - come, appunto, i Discepoli di Devadatta - si era almeno triplicato, negli ultimi mesi. La parte peggiore però era in cosa credevano queste persone. Tradizioni e divinità in cui nessuno credeva più da secoli stavano diventando sempre più celebri. Andiamo, cos'era il Mitraismo? 

Ma come conseguenza, anche il numero di religiosi "normali" era aumentato. La percentuale di cittadini cattolici in particolare era cresciuta enormemente. 

Ora, Jacob aveva finalmente incontrato uno dei tanti oratori da cui tutte le persone che conosceva erano già state fermate. E lui odiava ascoltare la gente. 

Preferiva vivere ignorando un po' tutto. 

Lì presente era un uomo sui quarant'anni, grasso, e con una camicia dai colori variegati. In mano teneva un volantino con scritte sopra frasi sulla pace, tanto generiche che gli rendevano impossibile capire quale fosse la sua ideologia. 

<<Sarei in ritardo per l'università.>> mentì Jacob, provando a procedere.

Ma quello gli si parò davanti e non lo lasciò passare: <<Ti ruberò solo cinque minuti, ma ti salverò la vita! Tanto le cose più importanti non sono scritte sui libri di testo.>>

"Evita il contatto visivo." si disse il ragazzo, abbassando lo sguardo. <<Fosse per me, non ci andrei. Ma devo sapere fare calcoli per poter vivere.>>

<<Oh, è qui che ti sbagli. Ad insegnarti come vivere non sarà certo la maestra...>>

<<Cosa? Frequento->>

<<...ma solo le parole del nostro profeta! Sono sicuro che a scuola non ti abbiano spiegato l'origine dell'universo!>>

<<L'hanno fatto, e l'ho pure imparato, in qualche modo.>> Finalmente riuscì a girargli intorno e sorpassarlo. 

Il predicatore però non si fermò di fronte a un simile ostacolo: <<Lascia che ti dica una cosa, giovane!>>

Ma non poteva parlare con una qualunque delle altre persone su quel marciapiede?

<<La tua vita, così com'è, non ha alcuno scopo! Ti piace questa cosa? Non sogni di grandi imprese? Preferisci morire senza un senso?>>

Jacob smise di camminare, e dopo qualche secondo, si girò verso di lui.

E gli fece un pollice in su.

<<Esattamente.>>

Poi se ne andò.

Lui era semplicemente fatto così. 

Potrà sembrare strano farlo, ma per motivi che non capiva bene nemmeno lui, Jacob aveva sin da piccolo ragionato sul "senso della vita", e aveva eventualmente concluso che non ce ne fosse nessuno. 

Non aveva trovato uno scopo universale, un grande obiettivo al quale tutti dovremmo tenderci, e questo lo rendeva felice. Perché poteva vivere solo per la gioia di farlo.

Andava avanti pensando solo al godersi ogni momento.

Purtroppo aveva anche raggiunto la conclusione che senza laurea, non si sarebbe potuto godere nulla. 

E dunque... eccolo qui. Corso di Arte, uno degli argomenti che lo aveva sempre interessato. Anche non essendo totalmente sicuro di cosa avrebbe fatto dopo l'università, sapeva di doverla frequentare. 

"La strada verso il piacere è piena di dispiacere. O qualcosa del genere." si disse salendo sul tram che doveva prendere per arrivare.

Intorno a lui, decine di facce sconosciute, nelle quali non era interessato.

Tirò fuori un libro dalla tasca, sospirando.

Come previsto, avrebbe avuto il tempo di finire di studiare Algebra durante il viaggio. Aprì sulla pagina centoquaranta, e lesse il primo paragrafo su qualcosa di probabilmente incomprensibile. 

"CHI DI VOI SALIRÀ PER PRIMO A COMBATTERE CONTRO LE BESTIE?"

...cosa?

Jacob perse l'equilibrio e quasi cadde addosso ad un altro passeggero, che si lamentò. <<M-mi scusi.>> rispose il ragazzo.

Un attimo dopo, il tram partì.

Jacob sbatté le palpebre, e rilesse quel passaggio.

Ora era una normalissima pagina di Algebra. Altrettanto illeggibile, ma almeno sensata. 

E cos'era stato che l'aveva fatto sbilanciare? Aveva la febbre? Forse poteva usarla come scusa (a sé stesso) per non andare in universi-

"SALIRÀ JACOB, LEONE DEL SIGNORE."

La sua mente andò in fumo. Ora sentiva una voce... ma non era propriamente una voce. Sentiva parole, ma le sentiva come se fossero infilate nella sua mente da una forza esterna. Con una siringa, per allungare la metafora. Cercò un punto dove appoggiarsi.

Prima però la testa riprese a girargli.

"E SALIRÀ ARSALENE, LEONE DEL SIGNORE."

"Che cosa... che cosa vuoi da me?!"

E allora il rumore del primo colpo lo stolse dalla trance. Un colpo di fucile.

Il veicolo si fermò all'improvviso, le porte si spalancarono e la folla corse fuori tra le urla.

Un altro proiettile fu sparato.

Jacob, ancora stordito, scese per ultimo, e li vide.

Una dozzina di uomini mascherati. Ognuno di loro portava un'arma da fuoco, che fosse una carabina o una normale pistola. Avevano tutti il volto di un uomo con gli occhi a mandorla e grosse guance... maschere da Buddha di carnevale, non poco inquietanti in quel contesto. E infine, lunghe tuniche, che stonavano con l'aria minacciosa delle armi.

Se il nome voleva dire qualcosa, erano i Discepoli di Devadatta.

Jacob naturalmente cercò un riparo come tutti, e si nascose in un vicolo lì vicino, quasi tuffandocisi dentro.

<<Merda.>> riuscì solo a dire <<Proprio oggi che ho deciso di uscire->>

Dopo aver messo abbastanza distanza tra lui e quella strada, si fermò. Ora si trovava in una zona che non aveva mai visto, in mezzo a diverse case silenziose.

Pensò di essere stato fortunato. Se quei tizi avessero avuto l'abitudine di uccidere, ci sarebbe stata una sparatoria nella quale sarebbe rimasto coinvolto sicuramente. Ma i Discepoli si limitavano a ferire gravemente.

"Però..." pensò, riprendendo fiato "Che razza di situazione... tra tutte le giornate, tra tutti i luoghi... hanno scelto questo... SORGANO PER LORO COME SALVATORI- aspetta, come?"

Si accasciò contro un muro, confuso da quelle parole di cui non comprendeva il significato, ma che nonostante ciò entravano nella sua mente.

<<Argh!>> lanciò un grido, si rimise in piedi, e si schiaffeggiò leggermente <<Riprenditi!>>

Si assicurò che quella strana lingua non gli tornasse nella testa. Sembrò che la voce si fosse silenziata.

Poi sentì qualcosa di freddo toccare la sua nuca.

<<Hey. Io non colpisco alle spalle. Quindi, per favore, girati, e lascia che Devadatta ti purifichi.>>

Semplicemente perfetto.

Aveva un'arma puntata sulla testa, e a tenerla era un terrorista probabilmente nudo sotto la tunica.

Girarsi non era un'opzione.

Non voleva morire.

"...e questo è il motivo per cui non esco spesso."

Una veloce occhiata rivelò a Jacob che c'era una sola via per la quale fuggire, ma consisteva in una strada dritta per almeno una trentina di metri. Niente curve, case o muri per proteggerlo dai proiettili.

<<Potrei sempre decidere di colpirti comunque, eh.>> disse il Discepolo <<Del resto ormai sai che sono qui, quindi è come se fossi gira->>

Il corpo di Jacob perse ogni sensazione, tranne una: adrenalina pura nelle vene.

Fece un lungo salto in avanti, e cominciò a correre.

Dopo qualche passo, sentì uno sparo.

Prima che il proiettile arrivasse, si accorse dell'aria spostata da esso, e del fischio che causava.

Così si girò e lo prese al volo.

<<...eh?>>

<<...eh?>>

Entrambi ne rimasero stupiti. Jacob però non aveva il tempo di pensare a cosa avesse appena fatto. Il Discepolo, invece, era così confuso che non sparò di nuovo, e quando lo fece, il bersaglio ormai era scomparso dietro una casa.

<<Oh no.>> disse il terrorista, inseguendolo <<Oh no, così non va bene.>>

Jacob pensava a una sola cosa: allontanarsi. Ma la sua mente non era d'accordo, e continuava a riempirlo di parole.

"COSÌ SIANO, GIUDICE DELL'UOMO E ANGELO DI DIO."

<<Ma ti vuoi stare zitto?!>>

"...Jacob. Sei stato raggiunto. È sopra di te."

<<Non dire scemenze, è impossibile mi abbia->>

<<Hah!>>

Qualcosa cadde dal cielo.

Un uomo con fucile, con addosso una tunica e una maschera da Buddha, si gettò dal vicino palazzo a quattro piani e cadde di fronte al ragazzo.

Un altro proiettile uscì dalla sua arma.

Jacob lo respinse contro il muro, ancora a mani nude.

<<Cosa...?>> Si guardò le mani <<Cosa diamine succede?>>

Il Discepolo sembrò meno confuso di quello di prima... e di Jacob stesso. Scosse la testa, come se deluso.

<<Oh, così non va affatto bene.>> Non abbassò la canna del fucile mentre parlava. <<Non va per niente bene. Dimmi, una cosa, giovanotto... tu sei forse religioso?>>

Be', decisamente era una domanda inaspettata.

<<Come?>>

<<Rispondi in modo onesto. La tua vita dipende da questo.>>

"...qual è la risposta che vuole?"

Forse, se avesse detto di essere un Buddhista, l'avrebbe lasciato andare. Ma se poi avesse cominciato a chiedere altro? Non aveva mai letto un solo paragrafo su come funzionasse il Buddhismo, e probabilmente "se preghi tanto vai al Nirvana" non gli sarebbe bastato.

Si disse che comunque non l'avrebbe ucciso, e dunque poteva permettersi di sbagliare, ma in realtà semplicemente non sapeva come rispondere.

Perciò, decise di essere onesto.

Mossa idiotica?

<<No. Non credo in nulla di particolare.>>

Forse.

Il Discepolo sorrise. Poi abbassò l'arma, e sospirò. <<Hai visto? Non c'era niente di cui preoccuparsi. Non gli interessa di Lui.>>

<<...uh... come?>>

<<Silenzio per favore, non sto- un momento.>> Si rivolse di nuovo a Jacob <<Non sei religioso? Ma allora il mio dovere è convertirti!>>

<<Seriamente?>>

Cominciava a credere che i suoi nemici principali sarebbero stati, per tutta la vita, i predicatori.

<<Non essere così ostile.>> Il tipo posò il fucile. Quando non ti teneva sotto tiro, sembrava piuttosto amichevole, in realtà. La sua voce soprattutto era molto calmante. <<Io e i miei Discepoli rifiutiamo gli insegnamenti classici di Buddha, e cerchiamo altri modi di trovare il Nirvana. Non conosci la mia dottrina.>>

<<...lei... e i suoi discepoli?>>

Il ragazzo si rimangiò la sua affermazione riguardo la fortuna. Quella era, senza ombra di dubbio, la giornata peggiore che una persona potesse vivere.

<<Lei è Devadatta... in persona?>>

<<Devadatta in una vita. Devadatta anche in questa.>> rispose <<Il mio destino è sempre stato di rifiutare la dottrina del Bodhisattva, e portare gli uomini alla vera luce. Non attraverso la violenza, ma attraverso la conversione.>>

Fece un passo in avanti, e gli mise le mani sulle spalle.

<<Il Nirvana non è semplice pace interiore. Il Nirvana è la destinazione finale, l'utopia che esiste così che gli umani la abitino. Perché gli umani sono impotenti di fronte alla tentazione, e il Nirvana è la liberazione da essa. Anche tu, che puoi... fermare i proiettili... in qualche modo... devi volere qualcosa. Dimmi, tu cos'è che cerchi dalla vita, giovanotto? Qual è il senso della tua esistenza?>>

<<...senso?>>

Qualcosa si accese dentro di lui. 

Un'altra voce. 

Un'altra persona. 

E un desiderio di parlare. 

"Hai poco tempo, Jacob."

<<...non credo abbia un senso.>> cominciò a dire <<Cioè, una volta che non credi in un dio, e capisci che l'universo, la Terra e ogni essere biologico sono venuti a formarsi per caso... la vita non ha più un senso. È solo qualcosa che accade.>>

"Tra poco raccoglierà la propria arma, e ti sparerà. Io posso aiutarti, ma non per molto."

<<Come la pioggia. Un fenomeno atmosferico. Le nuvole si formano perché una serie di eventi meteorologici hanno portato alla loro formazione, e le gocce cadono di conseguenza.>>

"Ti sei istintivamente avvicinato . Adesso quel posto si trova alle spalle di Devadatta, poi a destra. Entra ... e sarà tutto finito."

<<Ed alla fine, è questo che siamo, non è così? La nostra vita è breve, e poi tutti spariamo nel nulla, senza lasciare alcuna traccia del nostro passaggio che non sia cancellata.>>

Alzò gli occhi, guardando la tempesta che sarebbe arrivata presto.

"Va bene, lo farò." rispose alla voce dentro di sé. 

<<Noi tutti siamo gocce d'acqua che cadono dal cielo.>>

Devadatta si fece indietro. Non si aspettava una risposta così passionale, e forse per poco ebbe dei dubbi riguardo al fatto che non fosse religioso. Ma poi rise. <<Heh, mi piaci. Mi piaci davvero. Oserei dire che sei perfetto per me. Quindi, proprio non posso lasciarti andare.>>

Con un movimento fulmineo, quasi invisibile all'occhio, prese il fucile e lo caricò.

<<Quando uscirai dall'ospedale... vieni a cercarmi.>>

Jacob scattò verso di lui, e il tempo rallentò.

Aveva appena cominciato a piovere, ma il terreno era ancora asciutto.

"Ben fatto, Jacob... ora, per favore... vai... vai, senza fermarti... Jacob Aiagon... Shophet..."

Il ragazzo vide un proiettile muoversi lentamente verso di lui. Lo toccò per fare in modo che tornasse addosso al mittente, superò Devadatta, e girò a destra. 

"...Giudice del Signore."

La prima goccia d'acqua toccò il terreno mentre Jacob vedeva la propria destinazione: la sinagoga locale, il luogo di culto ebraico. 

Devadatta fu colpito alla spalla, e, accortosi di cosa fosse successo, si girò. Rimase sconvolto, mentre guardava quel ragazzo allontanarsi sempre di più. <<Non è possibile! Non dovrebbe essere possibile! Aveva detto di non essere religioso!>>

Partì all'inseguimento, con una velocità che gli avrebbe permesso di recuperare lo svantaggio. Non poteva più sparare perché era stato ferito al braccio, ma sembrava voler usare le proprie unghie per colpire.

Jacob, quando lo vide, fece un ultimo salto in avanti. La porta della sinagoga si spalancò da sé, e lui ne varcò la soglia.

Non era troppo diversa da una chiesa, alla sua superficiale analisi. La differenza più notevole era la presenza di una spada. 

Alla fine del corridoio centrale, qualcuno aveva infisso una spada nel pavimento. 

"Prendi l'Arma... Jacob..." chiese la voce debolmente. 

<<Non osare sfiorarla, ragazzino!>> gridò Devadatta, che ormai l'aveva raggiunto. Il suo tono calmo era cambiato totalmente. Ora suonava come una bestia infuriata. <<Niente senso della vita, eh?! Se è così, allora muori!>>

Lo graffiò sulla schiena, creando un taglio che sanguinò come se fosse stato inflitto con un coltello.

Con un grido, Jacob cadde in ginocchio.

<<No... devo...>>

<<Tu non farai assolutamente nulla!>>

All'esterno, la pioggia cominciò a farsi rumorosa. Jacob sentì la voce nella sua testa farsi sempre più silenziosa, e quasi scomparire. Stavano morendo entrambi.

Ma lui non voleva morire.

Lui voleva vivere la sua vita senza senso. Voleva divertirsi, voleva godersi gli anni. Voleva far valere il tempo che aveva, pur sapendo che quel tempo era poco.

Devadatta era una minaccia a quel suo desiderio.

<<Devo prendere... devo prendere...>>

Il suo avversario non sembrava aver intenzione di risparmiarlo. Anzi, si stava infuriando sempre di più. <<Non mi hai sentito? Tu morirai oggi! Vuoi fermare il Nirvana, ma non te lo permetterò! Adess->>

<<...va bene, preso.>>

Con un ultimo sforzo, tirò fuori dalla tasca il primo proiettile che aveva fermato, e lo lanciò alla stessa velocità con cui era uscito dal fucile. 

Colpì Devadatta nell'occhio, facendolo indietreggiare, tra le sue urla demoniache.

E poi Jacob strisciò in avanti. Non aveva più letteralmente alcuna forza, e il suo cuore stava cominciando a saltare alcuni battiti. Probabilmente tutta l'aria aveva già lasciato i suoi polmoni.

Ma comunque riuscì a toccare la spada nel pavimento.

Ed esplose in una luce sacra.

Angele Dei, qui custos es mei

Il suo sangue riprese a scorrere. I suoi occhi videro di nuovo con chiarezza. 

Me, tibi commíssum pietáte supérna.

Ogni ferita si rimarginò. Ogni dolore scomparve.

Illúmina. Custódi.

Jacob si alzò in piedi, con lo spirito pieno di determinazione.

Rege... et gubérna.

Ma non era più solo.

<<...amen.>>

Di fronte a lui, un uomo alto due metri, con lunghi capelli rossi e una veste bianca, teneva la spada.

Persino Devadatta, che altrimenti sarebbe già ripartito all'attacco, era rimasto paralizzato di fronte a quella figura che quasi risplendeva.

<<Tu... mi sei familiare.>> disse il ragazzo <<Chi sei?>>

<<Jacob Aiagon.>> annunciò lui. Aveva una voce stranamente profonda, ma non minacciosa. <<Tu sei in possesso di una Spada Sacra, e da oggi sei un Giudice del Signore nostro Dio.

Io sono il tuo Angelo Custode.>>

Rege et Guberna

L'uomo appena apparso nella stanza incuteva timore al solo guardarlo. I suoi occhi, circondati da un viso immacolato, sembravano scavare nell'anima di Jacob. Oltre alle sue labbra, non una singola parte del suo corpo si era mossa - la sua postura era perfettamente immobile. E teneva in mano quella spada affilatissima come se l'avesse usata per anni. 

Quell'uomo... doveva essere la perfezione incarnata. 

...no, aveva detto di non essere un uomo. 

Aveva detto di essere... il suo Angelo Custode. 

<<Ah, capisco.>> disse Jacob, non avendo capito niente. <<Il mio cosa?>>

<<Mi piacerebbe spiegare, ma non abbiamo tempo ora.>> rispose, in una voce solenne, girandosi. 

Devadatta non si era ancora rialzato per la paura. Ora fissava "l'Angelo" con uno sguardo pieno di terrore. <<No no no- stammi lontano! Ho il potere di un Deva con me! Non fare un singolo passo!>> Non era più il calmo assassino di sempre, né la bestia feroce di prima. Era spaventato. 

"L'Angelo" ignorò la sua richiesta. Con il braccio sinistro teso, si scagliò sul terrorista. 

Incapace di fuggire abbastanza in fretta, quello decise di fare lo stesso. Anche lui corse verso l'avversario, intenzionato a graffiarlo sulla faccia con quelle unghie stranamente affilate. 

Non ci arrivò mai. "L'Angelo" lasciò cadere la Spada e gli bloccò entrambi i polsi. 

Devadatta allora mirò a colpirlo in fronte con la propria testa, ma fu troppo lento. Un calcio nello stomaco lo spedì contro il muro. 

Il terrorista sembrò ricevere meno danni di quanti avrebbe dovuto. La differenza principale fu nel suo atteggiamento: si stava innervosendo. Più agile di prima, uso la parete per spingersi verso l'alto. 

"È davvero... inumano. Entrambi lo sono." pensò Jacob. 

Stavolta però Devadatta non attaccò "l'Angelo". No, si lanciò sul ragazzo alle sue spalle usando un lampadario. 

Jacob non sarebbe riuscito a schivare. Non ebbe nemmeno il tempo di gridare nulla. Registrò solo che quegli artigli l'avrebbero presto ucciso. 

Poi, registrò di essersi sbagliato. Qualcosa di molto veloce volò verso il terrorista, e ne interruppe la caduta, facendolo precipitare a terra. 

"L'Angelo" aveva lanciato la spada. L'aveva colpito con il manico, per cui Devadatta non rimase infilzato, ma sembrò fare decisamente male. 

La battaglia si interruppe con la sua gola intrappolata sotto una mano. 

Ma quella non era stata una battaglia. Non c'era tensione. Devadatta era stato schiacciato. "L'Angelo" che ora lo teneva bloccato per il collo non aveva mai rischiato di essere battuto. 

<<Devadatta. Ho visto i peccati tuoi, e del tuo Diavolo Accusatore. Pur non uccidendo, avete ferito e rovinato troppi uomini.>> Puntò la spada, ora di nuovo nelle sue mani, verso di lui. <<Non posso permettere che continuate così.>>

<<Aspetta! Per favore, non->>

Ignorandolo di nuovo, abbassò l'arma. 

...e la conficcò nel pavimento ad un centimetro dal suo orecchio. 

<<Non è mio diritto né capacità interrompere una vita.>> spiegò, con un sospiro. <<Quel compito spetta solo al Giudice, ma...>> si girò verso Jacob per un secondo <<...il Giudice non è pronto. Dunque, ti chiedo di arrenderti.>>

Devadatta lo fissò, con gli occhi pieni di disprezzo. <<Mai.>> rispose <<La mia missione sacra potrà dirsi finita solo quando tutti gli uomini avranno attraversato il regno di Mrtyu-Mara. Solo quando tutti avranno toccato la morte con un dito, io mi ritirerò nel Quarto Cielo con gli altri Bodhisattva. Chi è contro di me, è contro la salvezza dell'umanità!>>

Jacob, nel frattempo, si era ripreso dallo shock, più o meno. Anche se tutte quelle parole lo avevano confuso più di prima. Si era avvicinato al tizio che dichiarava di essere un Angelo, e ora guardava Devadatta mentre parlava. Era sicuro che ormai non sarebbe riuscito a fuggire. 

<<Tevatort mi aveva avvisato del tuo arrivo.>> continuò il terrorista, lentamente tornando ai suoi atteggiamenti da bestia. <<Tu... sei un Deva malvagio, un figlio di Mara, venuto sulla Terra a fermare la nostra illuminazione. Tu sei un falso dio! E quelli come te devono essere eliminati!>>

Colpì "l'Angelo" nel mento con un calcio La sorpresa lo costrinse ad aprire la mano si per un momento, permettendogli di rotolare via ed alzarsi. 

Jacob fece dei passi indietro. Non ci teneva ad essere graffiato un'altra volta. Non ora che gli occhi di Devadatta erano tornati... in quel modo. 

<<Dunque il tuo Accusatore si chiama Tevatort.>> disse "l'Angelo". <<Bene, Tevatort. Fino ad ora mi hai sottovalutato. Fammi vedere cosa sai fare.>> 

Nelle mani di Devadatta riapparve il fucile, che sarebbe dovuto essere nella strada vicina, fuori. Con l'occhio ferito, come aveva intenzione di usarlo? 

Solo che non lo usò. Lo aprì in due a mani nude, e tirò fuori i proiettili. 

<<Questa idea è tua, maestro del Deva.>>

Così come Jacob gli aveva prima lanciato un proiettile contro usando le dita, così fece lui. Solo che lui lo fece ad altissima velocità. Probabilmente se avesse davvero usato l'arma, sarebbe stato più lento.  

"L'Angelo" aveva la spada in mano, e tenendola con due mani, la mosse. 

Bloccò il primo proiettile. 

Poi il secondo. 

E il terzo diretto alla sua testa, e il quarto, diretto alle sue gambe. 

E il quinto, che quasi sfiorò il suo petto, e il sesto, che lo obbligò a impegnarsi davvero. 

E poi il settimo, e tutti gli altri. 

Allo stesso tempo, un passo alla volta, si avvicinava a Devadatta, il quale cominciava a realizzare di star facendo qualcosa di inutile. 

<<Dannato... dannato, dannato, dannato!>> urlava. Con un salto arrivò al soffitto, e tirò gli ultimi tre proiettili rimasti... direttamente Jacob. <<Dannati! Non fermerete l'ascesa del Nirvana!>>

Per "l'Angelo", bloccarli non fu un problema. Corse all'indietro, e alzò la spada per proteggere la testa del ragazzo. Tuttavia nel farlo ci impiegò un secondo di troppo, e Devadatta ne approfittò. 

L'unica cosa che Jacob sentì fu il rumore di una finestra rotta, e non ci fu più nessuno, se non colui che si era chiamato il suo Angelo Custode. 

<<..ah.>> sospirò quello, quando se ne accorse. <<Poco importa. Non posso liberarmi del Demone senza allenarti prima, in ogni caso.>>

Porse la mano a Jacob. 

<<Mi pare tu non abbia compreso la situazione, quindi lascia che mi presenti di nuovo.>>

E in quella sinagoga - in quel giorno - tutto cambiò. 

Ora fuori dalla battaglia, l'atteggiamento di quella figura era cambiato. Se prima aveva l'aspetto di un soldato senza sentimenti, ora il suo sguardo era caldo e rassicurante. La sua posa difensiva adesso si era trasformata in una più casuale. Persino la spada che teneva in mano non sembrava una minaccia. 

Non c'era più alcun motivo di temerlo. Non ce n'era mai stato uno. Quello era un amico. 

<<Il mio nome è Arsalene, ma puoi chiamarmi Arsalan. Sono il tuo Angelo Custode.>> disse con un sorriso. 

Ci fu un attimo di silenzio. 

<<Il mio... uh... il mio... Angelo... Custode?>> balbettò il ragazzo, incapace di stringergli la mano. 

Arsalan annuì. 

<<...va bene. Che ne dici di parlarne in un posto più... calmo?>>

<<A casa andrà bene.>> Si diresse verso l'uscita. 

<<Perfetto. Dove vivi?>>

<<Con te.>>

Dunque Jacob tornò nel proprio appartamento con quell'uomo di due metri armato di spada. 

Almeno... sarebbe dovuto essere armato di spada. In realtà, la lasciò dove l'avevano trovata, assicurando che non avevano bisogno di portarla a mano. Conveniente per non attirare l'attenzione, ma comunque lo fecero quelle vesti estremamente bianche. 

Non appena giunti a casa, Nathan corse verso Arsalan. Non miagolò come faceva con tutti gli estranei, perciò fu inutile che il padrone gli dicesse di calmarsi. <<Bravo, bravo.>> disse l'Angelo. 

Jacob girò il lucchetto della porta, chiuse le tende e accese la luce. <<Ti dispiace se mi siedo? Ho corso tutto il giorno.>>

Lui annuì con un gesto simile a "Fai pure". Il ragazzo dunque si lasciò cadere sul letto per poi prendere un bel respiro. <<Ora... dimmi di nuovo chi sei, per favore.>>

Arsalan stava ancora accarezzando il gatto. <<Te l'ho spiegato, io sono il tuo Ange->>

<<Cosa significa "il mio Angelo Custode", huh?!>> gridò l'altro <<Non solo io non credo agli Angeli, ma oltretutto non ti ho mai visto, e vuoi farmi credere di essere stato seduto sulla mia spalla per tutta la mia vita?! Un colosso appoggiato alla mia testa?!>>

<<Innanzitutto... la spalla è metaforica.>> rispose l'altro, senza scomporsi. Si sedette accanto a lui, lasciando che Nathan gli salisse sulle gambe. <<Jacob, lo so che è difficile da comprendere, ma io sono il tuo Angelo Custode. Ho presieduto su di te da quando sei nato. Sono stato la tua voce della coscienza da quando hai cominciato a formulare pensieri completi. In pratica, sono una parte della tua anima, così come il tuo Diavolo Accusatore.>>

<<Il mio...>> Jacob lanciò un'occhiata accanto al proprio orecchio sinistro. 

<<È la mia controparte, che ti ispira al peccato. Non apparirà qui in carne ed ossa come me, tranquillo. Onestamente, ignorare la sua esistenza ti farà bene.>>

Il ragazzo gli diede un pizzicotto, o almeno ci provò, perché aveva una pelle dura come la roccia. <<Ecco, potresti spiegarmi perché tu sei apparso qui in carne ed ossa?>>

<<È a questo punto che la storia si complica.>>

L'Angelo evocò la spada che avevano abbandonato nella sinagoga. Apparve tra le sue dita come se fosse sempre stata lì. Il ragazzo si spaventò, ma non aveva il coraggio di dirgli di abbassarla. Nathan invece si nascose sotto il tavolo. 

<<Questa... è una Reliquia.>> spiegava Arsalan <<Ogni oggetto che sia appartenuto a un grand'uomo o possa essere definito "Sacro" in qualche modo conta come Reliquia. Per esempio, la Sacra Sindone, il bastone di Mosè, la fionda di Davide. In questo caso, stiamo parlando di una Spada Sacra. Non chiedermi a chi sia appartenuta, perché non lo so.>>

Aveva ragione, si stava complicando. Quell'arma che aveva toccato era probabilmente stata di un Santo nel passato... il che avrebbe spiegato quella sua miracolosa guarigione in punto di morte. 

<<...va bene... ma non dovrebbe essere in un museo, o qualcosa del genere?>>

<<La maggior parte delle Reliquie sono possedute dal Vaticano, o andate perdute. Normalmente, vengono ritrovate in scavi archeologici o simili, ma questo sembra essere un caso speciale.>>

<<Qualcuno l'ha lasciata in una sinagoga, in mezzo al pavimento, e se n'è andato?>>

<<È più probabile che si sia manifestata. Un qualche tipo di magia ha fatto in modo che apparisse spontaneamente lì. Se fosse la Spada di un Angelo, potrebbe essere caduta sulla Terra dal Paradiso, o magari l'anima di un Santo morto ha desiderato evocarla. Finché non capisco che spada sia, temo fare congetture sia inutile.>>

La mise da parte, permettendo a Nathan di uscire dal nascondiglio. 

<<Comunque, quando una Reliquia viene alla luce, alcuni Angeli Custodi e Diavoli Accusatori la percepiranno. Pensala così: questa Spada emana santità che io e Devadatta abbiamo sentito a distanza. Ma i Demoni non possono usare le Armi Sacre, quindi al massimo proveranno a distruggerle, mentre gli Angeli non desiderano ottenerle.>>

Jacob rise a quest'ultima affermazione. <<Mi hai riempito la testa con parole in non so che lingua per convincermi ad andare a prendere questa spada! Mi sembra che tu la desiderassi davvero tanto!>>

<<...è perché tutti gli Angeli hanno ricevuto un annuncio dal Signore, Jacob. C'era bisogno di un Giudice, qualcuno che fermasse Devadatta.>>

Calò il silenzio. Persino il suono del respiro del ragazzo si fermò. 

<<Un annuncio... dal Signore, huh?>> ripeté. 

<<Non posso convincerti di questo a parole, ovviamente, quindi te lo dimostrerò. Vieni.>>

Seguito da Jacob, Arsalan uscì dall'appartamento. C'era una serie di scale che portava sul tetto, e come se conoscesse la strada, la prese senza indugio. 

Si ritrovarono così in cima al palazzo. Aveva smesso di piovere, ma il vento era comunque forte. I capelli ricci del tizio che sosteneva di essere stato inviato da Dio volavano come se parte di una veste. 

<<E va bene, cosa siamo venuti a fare?>> domandò il ragazzo. 

<<Schiva.>>

<<Come?>>

Improvvisamente, l'Angelo alzò la spada sulla testa di Jacob. 

Quella figura così imponente, e quello sguardo privo di emozioni... nonostante avesse un viso carino come quello di un ragazzino, quell'uomo era terrificante. Soprattutto quando ti stava per uccidere. 

...e questo corrispondeva perfettamente alla descrizione di un Angelo, no? Una creatura celeste, senza forma, incapace di abitare dentro l'universo. Una creatura inviata da qualcuno di ancora più potente per uccidere, o per aiutare. Una creatura che, come prima cosa, affermava sempre "Non abbiate paura". 

E faceva bene. 

Jacob pensò tutte queste cose nel secondo che l'Angelo ci impiegò ad abbassare la spada, e che lui ci impiegò a schivare l'attacco. Non ne fu nemmeno sfiorato. 

Poi, istintivamente, si gettò su Arsalan e gli bloccò le mani sul petto, per impedire che attaccasse di nuovo. Ancora, gli ci volle un momento. 

<<...un normale umano non sarebbe riuscito ad evitarmi, o a neutralizzarmi prima che reagissi. Un normale umano avrebbe avuto difficoltà a distinguere i tuoi movimenti.>> disse quello. 

<<...heh...>> ansimò lui, sorridendo ansiosamente. <<Impressionante, non è vero? Ma come ho fatto?>>

<<Lasciami andare, e lo capirai.>>

Obbedì. Non che lui sembrasse particolarmente ferito, o seccato. 

<<Tu, Jacob, sei stato scelto... no, per puro caso, sei diventato un Giudice. Forse avrai sentito parlare di loro, coloro le cui cronache sono narrate nel Libro dei Giudici.>>

Ci ragionò un momento. Aveva studiato religione a scuola, e visto alcuni film sull'argomento. <<...Sansone?>>

<<Esattamente. Egli poteva distruggere edifici e combattere leoni a mani nude. Tu, questo non puoi farlo.>>

Il ragazzo sospirò, deluso. <<Ovviamente. E perché?>>

<<...Israele è il popolo benedetto. In teoria, solo gli Ebrei dovrebbero poter ricevere abilità straordinarie e poter diventare Giudici. Ma poiché nel mondo ci sono pochi figli di Giacobbe, e quindi pochissimi degni...>>

<<...il Tizio là sopra ha deciso di nominare anche non-Ebrei.>> concluse Jacob. 

<<Sì, ma l'unico modo per assumere la carica è avere un potente Angelo Custode. Altrimenti saresti troppo debole.>>

<<Modesto.>>

<<E il modo più semplice per avere un potente Angelo Custode è di lasciargli prendere un'Arma Sacra. Mi pare sia tutto.>>

Reliquia... Spada Sacra... Giudice... in pratica, era un supereroe, ma questo non lo disse perché pensava sarebbe stata una mancanza di rispetto ai Giudici passati. E non voleva fare arrabbiare uno capace di distruggere gli edifici. 

<<Ad essere sinceri, non mi hai parlato per bene dei Diavoli Accusatori.>> notò. <<Ho capito il concetto, ma ci sono alcune cose che...>>

<<Non devi sapere molto su di loro al momento.>> lo interruppe. <<Solo che sei stato, diciamo, scelto... per eliminarne uno. Tevatort, il Diavolo del terrorista conosciuto come Devadatta.>>

<<Deve essere divertente. Bene. Questo spiega tutto. Credo.>> Jacob si girò e stiracchiò, sbadigliando.  <<Quindi... il Dio Cristiano mi ha scelto per essere un Giudice? E il mio compito è esorcizzare Devadatta?>>

<<Non so se userei il termine "esorcizzare", ma sì, praticamente.>>

<<Perfetto! Allora digli che rifiuto!>> 

<<...non puoi rifiutare e credo tu l'abbia già capito. La Spada è legata a te, e in quanto suo possessore, hai questa responsabilità.>>

Oh, sì che l'aveva. 

Ma il ricordo di quegli artigli...

<<Non puoi obbligarmi, sicuramente. Anzi, non è giusto che tu mi abbia fatto prendere quella Spada in primo luogo.>>

<<Ti stavo salvando da Devadatta, ricordi? E non l'avrei fatto se non conoscessi la tua anima.>>

<<...cosa vuoi dire?>>

<<Che non posso obbligarti, ma posso convincerti.>>

Dopo di questo, non dissero niente. Si limitarono a fissarsi, perché i loro sguardi dicevano tutto. 

La spada ora si trovava a terra, lontana da tutti e due, e il vento si faceva sempre più forte. 

<<...ehi, Arsalan, dimmi una cosa.>> esclamò Jacob, rompendo il silenzio. <<Non sono diventato forte come te, né veloce come te, né resistente come te... ma sono comunque meglio di un umano normale, no?>>

<<Già. Però non ti assicuro che tu possa sopravvivere un salto di sei piani.>> rispose con un sorriso. 

Il sorriso di Jacob fu più grande. <<Vabbè, sarò a posto.>>

Si girò di scatto e corse verso l'uscita. 

Arsalan gli apparve davanti. <<Non->>

Il ragazzo si buttò su di lui, e tenendolo stretto sotto di sé, cadde giù nella tromba di scale. 

E tanto per essere sicuro di uscirne senza ferite, si appese alla ringhiera del piano terra, mentre l'altro si schiantava sul pavimento. Forse gli fece male, forse no, ma l'importante fu il tempo che impiegò a rialzarsi. 

<<Non ti sembra di essere un po' troppo bravo?>> domandò il ragazzo, lasciandosi cadere accanto a lui e riprendendo a correre, verso la porta. <<Una battaglia deve essere bilanciata! Quei Diavoli non possono nemmeno sperare di batterti!>>

L'Angelo lo raggiunse quasi istantaneamente. <<Jacob, ho bisogno di te. Io non posso liberarmi di Devadatta.>>

<<Andiamo, non sottovalutarti! Voi due siete su un altro livello!>>

<<Il Giudice del Signore ha bisogno di un Angelo. L'Angelo ha bisogno di un Giudice del Signore. Noi ci completiamo a vicenda, capisci? Più ti allontani da me, più debole diventiamo entrambi. Senza di te sono inutile.>>

<<Ma sei serio?>> Il ragazzo provò a scansarselo di dosso, ma lui gli rimase accanto. <<Staresti molto meglio senza di me!>>

<<Jacob.>> Arsalan lo prese per un braccio. 

<<Ah- non toccarmi!>>

Improvvisamente, con un'esplosione di luce, nelle sue mani apparve la Spada Sacra, puntata contro la gola dell'Angelo. 

<<...vattene via.>>

<<No. Jacob, sei un Giudice ora.>>

<<Io non sarò Giudice di nessuno, bastardo! Vattene! Torna in Paradiso a cantare in coro! Ma chi te lo fa fare, seriamente?!>>

<<...chi me lo fa fare?>>

Arsalan lo disarmò, e lo fece girare su sé stesso. 

<<Cosa c'è davanti a te, Jacob?>>

<<Oh, lasciami->>

<<Oltre la porta. Ci sono tutte le persone. Valle a vedere. Fammi questo favore.>>

Confuso, lui decise di farlo. Aprì la porta dell'edificio. 

La solita folla stava attraversando i marciapiedi. Le macchine attraversavano la strada, facendo un costante rumore. E dalle finestre uscivano i suoni di televisioni accese. 

<<Tutti loro hanno una vita. Così come te. Loro vanno avanti, e tu vai avanti. Jacob Aiagon, tu e questi sette miliardi di persone, siete lo stesso essere.>>

Jacob non era mai stato molto interessato nell'analizzare gli altri. Eppure, adesso... con quei sensi amplificati da Giudice... vedeva il doppio dei dettagli. 

Vedeva chi era stanco dopo una nottata al lavoro, e chi era felice perché aveva acquistato un paio di scarpe nuove. Vedeva chi si stava divertendo ad uscire con gli amici, e chi era preoccupato di cosa gli altri pensassero di loro. 

<<Perché faccio tutto questo? Lo faccio perché non sono un egoista. Lo faccio perché Devadatta rovina vite e nulla più.>>

Vivi senza preoccuparti di cosa fanno gli altri, si era sempre detto. Ma ora era costretto a preoccuparsi di tutti. 

La sua visione del mondo era stata infranta, rimpiazzata da una nuova. 

<<Ogni viso che vedi qui ha una vita, e quel Diavolo, quel Tevatort, potrebbe strappargliela via. Uno dei miei fratelli.>>

Sì... lui era ognuna di quelle persone. 

Devadatta era, ancora una volta, un ostacolo al suo desiderio di vivere felice. 

<<Non è stato il nostro Signore a dirmi di diventare il tuo Angelo Custode. L'ho scelto io, dopo aver visto il tuo viso. Gli Angeli sono liberi da ogni desiderio. Tutto ciò che facciamo, lo facciamo per voi. E ora ti sto dando fastidio, non perché mi piace. Tutto questo, io, lo faccio per loro.>>

E poi Arsalan si piazzò davanti al ragazzo. 

<<Non sei un santo, ma non sei nemmeno un egoista, lo so. Sai già tutto ciò che ti sto dicendo. Provi molta empatia per chiunque non trovi un nemico. Quindi dimmi: queste persone hanno fatto qualcosa per meritare di essere puniti?>>

Jacob ripensò a Devadatta, e a quello che gli aveva fatto. Alla ferita sulla schiena che avrebbe lasciato chiunque paralizzato. Al suo atteggiamento animalesco, al suo odio, e alla sua promessa di portare il mondo intero al Nirvana. 

Rabbrividiva al solo ricordo. Un ricordo che avrebbe potuto cancellare e annullare con questi nuovi poteri. 

<<...no, effettivamente, non me la sento di vederli in ospedale.>> Guardò Arsalan negli occhi. <<E va bene, suppongo ti aiuterò.>>

L'Angelo sorrise. <<Questo è il mio ragazzo.>>

<<Basta che decidi se preferisci parlare in modo moderno o in quel tuo tono solenne, perché insieme stonano.>> Cominciò ad incamminarsi verso le scale. 

<<Tu dici? Pensavo di trovare una soluzione bilanciata.>> Lo seguì, ma presto si accorse che si era fermato. <<Tutto a posto?>>

<<Sì, sì. Comincia a salire. Io ti raggiungo. Prometto che non scappo!>>

Arsalan annuì. <<So che non lo farai.>> E se ne andò. 

Jacob, rimasto solo, tirò la collana che indossava fuori dalla propria maglietta, e guardò l'anello che pendeva. 

"Ho cambiato idea... ah, quanto odio cambiare idea... però lui è un Angelo. Non può sbagliarsi."

Quello era un portafortuna, e suo nonno aveva giurato che funzionasse davvero. Che la sfortuna davvero si allontanasse da chiunque lo indossasse. Lui non ci aveva mai creduto, e perciò lo portava al collo. 

Ma ora aveva avuto prova dell'esistenza di Dio e degli Angeli. 

Non poteva permettersi il lusso di non credere nelle cose. 

Dunque, per la prima volta in molto tempo, lo staccò dalla collana, e mise quell'anello al dito. 

"Ho fatto la scelta giusta. Prometto - che non me ne pentirò."

Con questo pensiero, salì le scale. 

Così cominciò la vita di Giudice di Jacob Aiagon. Sottovalutando i rischi, il ragazzo partì per una strada inaspettata, e si sarebbe augurato di non aver mai accettato molte volte. 

Ma Arsalan direbbe che Dio sceglie bene i suoi eletti. 

16 Maggio 2020

Ariya aṭṭhaṅgika magga

<<Questo è il nome del Nobile Percorso che ogni Buddhista deve attraversare per raggiungere l'illuminazione. Il primo passo consiste nell'accettare l'essenza dell'universo. Perciò, accetta, o evocatore di Deva, accetta, o Buddha, accettate tutti, o uomini. I vostri metodi sono deboli. Dovete incontrare la morte per riuscire a sconfiggerla.>>

Questo era l'Insegnamento di Devadatta, la risposta che avrebbe dato a qualunque domanda. Egli non si sarebbe mai fermato di fronte a nessuno. 

Tevatort non si sarebbe fermato di fronte a nessuno. 

17 Maggio 2020

Nel giardino di una piccola casa in mezzo al nulla, due uomini stavano combattendo. O almeno, quelli che sembravano due uomini. 

<<Avrai meno di un secondo per evocare la spada e metterti in posizione di difesa. Credi di potercela fare?>> chiese Arsalan. 

<<No.>> rispose Jacob <<Ti ho già detto che sei molto, molto veloce? Ci proverò, ma non sperare.>>

<<Mi basta.>> L'Angelo eseguì un affondo sul Giudice. 

<<Spada!>>

In un'esplosione di luce, l'Arma Sacra apparve nelle sue mani, ma prima che potesse muoverla verso l'alto, fu colpito sulla faccia da un ramo. <<Ahi!>>

Arsalan sospirò. <<Perché hai gridato "spada"?>>


<<Mi aiuta a concentrarmi sull'evocazione. Ti sarai accorto che non sono ancora troppo bravo a farlo. Andiamo, voglio riprovare!>>

<<E va bene. Stai pronto...>> Si rimise in posizione. 

Quel giorno, non c'era un filo di vento. Ed essendo i due in campagna, lontano dai rumori della città, non sentivano assolutamente nulla, se non sé stessi. 

Come in un vuoto creato solo per quello scopo. 

Perciò Jacob percepì il primo passo colpire l'erba sotto i loro piedi. 

Prima che potesse registrarlo completamente, percepì il secondo. 

Quando si accorse della direzione dalla quale sarebbe arrivato il bastone, percepì il terzo. 

E mentre stava alzando la Spada, lo vide colpire il suo stomaco. 

<<...ahi.>> L'Arma gli cadde dalle mani. 

L'Angelo si avvicinò per assicurarsi che non fosse ferito. <<Possiamo fermarci se vuoi. Roma non è stata costruita in un giorno.>>

<<Roma non aveva un motivo per essere costruita in un giorno.>> Fece sparire la Spada dalle sue mani, e si andò ad appoggiare alle pareti esterne della casa, esausto. <<Come mai siamo in questo posto, comunque?>>

<<Ti piace?>>

Era, effettivamente, un bell'edificio. Non era ancora entrato, ma da fuori riconosceva che era quasi interamente di legno, il che Jacob pensava avesse un certo fascino. Le finestre sembravano state fatte apposta per quelle mura, tanto ci stavano bene. Non aveva un secondo piano, ma probabilmente c'era una soffitta, che a giudicare dall'età della casa, sarà stata piena di oggetti vecchi ma interessanti. 

<<Hai amici che non conosco?>> chiese il ragazzo. 

Arsalan alzo lo sguardo al cielo, con un sorriso malinconico. <<Io sono stato l'Angelo Custode di molte persone, Jacob. E in futuro, lo sarò di qualcun altro.>>

<<Huh.>> Sì, era ovvio che fosse così. <<Avrai molte storie da raccontare.>>

<<Nulla di che. Piuttosto, se ti sei riposato, penso sia ora di studiare.>>

Lo sguardo del Giudice si fece cupo, o forse sarebbe meglio dire disgustato. <<...studiare? Studiare cosa?>>

<<Questa casa ha una raccolta di qualunque libro ci possa servire.>>

L'Angelo entrò dentro, seguito dal ragazzo. 

Come aveva detto, c'era un'enorme liberia che copriva un muro intero. I volumi sugli scaffali erano impolverati, ma in ottime condizioni. Non si poteva dire però lo stesso per il resto dell'abitazione, che pur essendo ancora in piedi ed ordinata, era comunque una baracca non usata da decenni. 

In ogni caso, Arsalan diede una veloce occhiata ai libri, e ne prese alcuni, per poi posarli su un tavolo. 

<<Questo... è la Piccola Chiave di Salomone.>> annunciò. 

<<Ah.>> Jacob fissò la copertina nera. Anche se non riconosceva nessuno dei molteplici simboli che vedeva, era piuttosto sicuro che un prete non li avrebbe apprezzati, figuriamoci un Angelo. L'unico che poteva menzionare era un pentagramma, e nella sua mente lo associava naturalmente all'evocazione di un demone. Lui, invece, voleva liberarsene. <<La cosa?>>

<<È una storia considerata non canonica dagli Ebrei o dai Cristiani, ma che è realmente accaduta. Re Salomone chiese a Dio di dargli qualcosa per controllare i demoni. Dio gli diede così il Sigillo di Salomone - quello che vedi qui.>> Indicò il simbolo centrale. 

<<Ah, questo libro spiega come costruirne un altro?>>

<<Più o meno. La prima parte della Piccola Chiave, detta Ars Goetia, contiene una lista dei settantadue demoni che Salomone riuscì a soggiogare. È possibile che il Diavolo Accusatore di Devadatta, colui che ha chiamato Tevatort, sia tra questi.>> Cominciò a sfogliare le prime pagine. 

Ma Jacob non era interessato a quello che si prospettava essere un lavoro impossibile. <<Andiamo, ci saranno miliardi di Demoni nell'Inferno. Quante probabilità ci saranno che Salomone l'abbia incontrato?>>

<<Molte. Tevatort sta creando un culto con successo. Questo significa che deve essere già uscito sulla Terra qualche volta, perché è evidentemente allenato. Dunque, vale la pena provare.>>

...sì, aveva senso. 

<<...un attimo, perché non possiamo semplicemente tornare in città e fare una ricerca su Google?>>

<<Ci ho già provato, ma con gli anni, molti nomi sono andati persi. Questi libri invece sono quasi totalmente originali. Se un Diavolo Accusatore di nome Tevatort è mai stato sulla Terra, c'è scritto qui.>>

In realtà, il ragazzo ancora non sapeva bene cosa fossero i Diavoli Accusatori. Capiva che si trattasse dell'equivalente infernale degli Angeli Custodi, ma cos'era successo a Devadatta per renderlo in quel modo? Il fatto che Arsalan si rifiutasse di spiegarglielo era ancora più strano. 

In ogni caso, annuì, e si sedette accanto a lui. Inizialmente. Si rialzò dopo i primi trentacinque nomi. <<E se non fosse qui?>>

<<Ho molti altri libri. Lo Pseudomonarchia Daemonorium, il Livre Des Espirits, lo Sham HeMaphorash... ora, come stavo dicendo, Principe Salas... no, non sembra lui.>>

<<Penso questo sia l'approccio sbagliato.>> il ragazzo si rivolse alla libreria. <<Devadatta è un Buddhista, perciò pensavo di cercare informazioni al riguardo. Io non so molto sulla storia di quella religione. Qui c'è un libro... "Ariya Aṭṭhaṅgika Magga"?>> Non sembrava antico, era probabilmente una specie di manuale. Come un dizionario che conteneva ogni termine scritto in modo strano che un aspirante Buddhista potesse voler sapere. Aprì una pagina a caso, tanto per curiosità. <<Mara, Re Demone, si presenta sotto quattro forme: Kleśa-māra, il desiderio; Mṛtyu-māra, la morte; Skandha-māra, l'esistenza; Devaputra-māra, il->> Tornò all'inizio perché non stava capendo niente. 

Così si accorse che c'era un indice in ordine alfabetico. 

Intanto Arsalan aveva posato la Piccola Chiave. <<Qui non c'è. Cercherò in un altro.>>

<<...un momento, ho trovato Devadatta. Senti qua: era un cugino e discepolo, del Buddha, ma il suo animo si corruppe dopo un certo tempo.>>

<<Non sono ben informato su questo, racconta.>> rispose senza alzare gli occhi dal tavolo. 

<<Pare abbia convinto alcuni degli altri discepoli a formare un gruppo alternativo. In pratica rifiutava gli insegnamenti di Buddha, pur continuando a seguire le sue pratiche. È una figura più o meno antagonistica.>>

<<...eccolo.>>

<<Huh?>>

<<Eccolo. Sapevo che l'avrei trovato nell'Apocalisse di Salomone. Questo autore non sbaglia mai.>> Gli indicò il passaggio al quale si riferiva. 

Jacob lo lesse ad alta voce. <<"Tevatort. Inganna con la voce di Dio. Obbliga gli uomini a compiere atti di cui non oso parlare, facendo credere loro di stare portando le vittime al Paradiso.">>

<<Non è del tutto accurato, ma Devadatta parlava di come vuole che tutti siano feriti per poi raggiungere il Nirvana, no? È lui.>>

<<Magnifico! E cosa dice riguardo allo sconfiggerlo? "Può essere fermato usando l'appropriato sigillo.">>

<<Questo disegno qui è il sigillo. Basterà tracciarlo sul pavimento, e non potrà muoversi. Purtroppo i demoni tendono ad avere solo due debolezze: i sigilli... e l'orgoglio.>>

Jacob fece una foto alla pagina. <<Non importa. Almeno abbiamo un vantaggio oltre alla tua forza straordinaria.>>

I due uscirono fuori dalla casa. 

<<Allora, riprendiamo da dove eravamo rimasti?>>

<<Siamo stati qui fin troppo.>> ribatté Arsalan <<Era necessario che ti allenassi in un luogo silenzioso, e che potessimo controllare quei libri. Ma dobbiamo stare nella città più a lungo il possibile per occuparci di Tevatort.>>

<<...capisco. Torniamo.>> Sospirò, sapendo ciò che l'aspettava. <<Anche se preferirei ci fosse un altro modo.>>

<<Questo è il più veloce.>> L'Angelo gli mise il braccio intorno al corpo, e fece un enorme salto in direzione della metropoli. 

Atterrarono sul bordo di una curva di autostrada, per essere sicuri di non essere visti. Il resto del tragitto l'avrebbero fatto a piedi. Se ne vergognava ora che era un Giudice, ma Jacob non aveva ancora imparato a guidare. 

<<Stai bene?>> chiese Arsalan, prima di girarsi da un'altra parte. 

<<Non molto... mi gira la testa.>> Si colpì l'orecchio un paio di volte. <<E questo rumore non aiuta... cos'è, un'ambulanza?>>

<<...non una.>> 

Jacob alzò lo sguardo. 

Una fila di almeno dieci ambulanze stava entrando in città, seguita da altrettante auto della polizia. 

<<...ma che...>>

<<Non ho un superudito, ma ho sentito perfettamente cosa diceva la radio di quell'agente.>> rispose l'Angelo <<Un attentato da parte dei Discepoli di Devadatta. Reggiti forte.>>

Lo prese di nuovo con sé, e fece un altro salto. 

-il loro benvenuto fu un massacro. 

No, massacro non era il termine giusto. Perché nessuno lì era morto. 

Ogni singola vittima era ancora viva, anche se solo per poco. Sarebbero sopravvissuti, ma forse con eterni problemi respiratori, o con trauma causato dall'attacco. Chi sembrava fosse effettivamente morto, sarebbe rimasto in un coma per diversi mesi. 

Uno spettacolo in mezzo ad una piazza, visibile a tutta la città. 

Dodici persone sporcate dal proprio sangue. 

<<No, no, no!>> gridò Jacob, osservando lo scempio dall'alto di una casa. <<Arsalan, puoi curarli?>>

<<...vorrei. Ma io sono un combattente. Tutto ciò che possiamo fare è raggiungere i colpevoli.>>

Essendo un Angelo, Arsalan non si arrabbiò. Era chiaramente in controllo delle proprie emozioni, o forse abituato a vedere cose del genere. 

Il Giudice accanto a lui, invece... evocò la Spada Sacra e gridò. 

<<Ah, stanno fuggendo? Ma non andranno lontano. Fammi strada e io mi occuperò di loro!>>

Il Giudice corse per le strade, seguendo il suo Angelo, che dall'alto dei tetti rintracciava i terroristi ovunque fossero, forse con il proprio udito, forse con la vista. Ma perché la polizia non ci riusciva...? 

Arsalan lanciava un'occhiata a Jacob ogni momento che poteva. 

Eventualmente raggiunsero i tre uomini con le maschere da Buddha. Stavano guidando un camion con il quale avrebbero potuto colpire ed investire qualcuno... se l'avessero voluto. 

<<Posso, vero?>>

<<Jacob, aspe->>

<<Certo che posso!>>

Si gettò sulla cabina dell'autista. Sbilanciò il camion, ma in qualche modo, il veicolo non cadde e proseguì. 

Purtroppo, uno dei Discepoli si affacciò dal finestrino per controllare cosa fosse successo, e lo vide. <<Huh?>> Puntò la piccola pistola che teneva in mano. 

Venne disarmato da un calcio. 

"Mi sto allontanando troppo da Arsalan."

Ricordava cosa gli aveva detto l'Angelo... più si allontanavano l'un dall'altro, più deboli diventavano entrambi. E con quel salto, aveva già compiuto una grande distanza. 

Tuttavia, non aveva tempo di pensarci. Alle sue spalle, un altro Discepolo armato si era sporso. Sparò tre proiettili, ma era lento. Jacob aveva già visto dove aveva puntato l'arma. Così, con la Spada, li respinse, e poi gliela tolse dalle mani. 

Ora che non potevano più sparargli, i terroristi alla guida tentarono di gettarlo giù dal camion con curve veloci. 

<<Ah bastar->> Il ragazzo lasciò andare la Spada per potersi bilanciare meglio. <<Non va bene. Se continuiamo così, riusciranno a farmi cadere. Devo- fermarli- ma loro stanno lì e->>

-e lui stava fuori. 

Questo gli dava un vantaggio. 

Uno solo. 

Prese l'Arma Sacra con due mani, e la usò come leva... su uno degli sportelli del camion. 

"Andiamo-!"

Lo sportello si staccò dal veicolo. Alla curva seguente, uno dei due Discepoli   cadde dal veicolo gridando. 

Jacob fu libero di entrare nella cabina e affrontare l'autista direttamente. 

<<Salve.>> lo salutò, seduto accanto a lui. 

<<Tu sei... impressionante.>> disse il Discepolo <<Nessuna di queste cose sarebbe stata possibile per un umano. Non sarai... il Deva di cui ci ha parlato il Bodhisattva?>>

<<Forse. In quel caso ti arrenderesti?>> Aveva ancora la Spada fra le mani. Non aveva niente da temere contro uno come lui. 

<<In quel caso, ti ucciderò. Questo ha chiesto il grande Devadatta.>> Il camion fece un giro improvviso. <<Anche a costo della mia vita.>>

"Ah... un attacco suicida." Si stava andando a schiantare da qualche parte. 

<<Non farlo.>> lo avvisò Jacob. Sarebbe facilmente potuto uscire da lì, ma... voleva che uscisse anche lui. 

...nonostante avesse causato quello spargimento di sangue che aveva visto. 

In ogni caso, l'autista si rifiutò. <<La morte è solo un'altra fase del ciclo di Samsara. Prima però, gradirei mi dicessi dove posso trovare il tuo mae->>

Fu interrotto perché il camion si fermò all'improvviso, lanciandolo sul parabrezza. 

Due mani avevano bloccato il veicolo da davanti. 

Jacob sorrise. 

<<Ti sei sbagliato. Non sono io "il Deva". Io sono semplicemente il suo maestro.>> Decise di lasciarlo lì, svenuto, ed uscì dal veicolo. <<Ottimo tempismo, Arsalan. Ora, che ne facciamo di->>

Non appena mise piede sulla strada, capì di aver commesso un errore. 

Davanti a lui non si trovava Arsalan, ma un uomo più basso, con una tunica addosso. 

Una tunica ed una maschera da Buddha. 

<<...Devadatta.>> disse il ragazzo. 

Una mossa veloce come il vento. 

Una lama di metallo. 

<<Muori, Giudice.>>

...sangue. 

Jacob lanciò un grido e cadde in ginocchio, con un coltello nello stomaco. 

<<I proiettili hanno smesso di essere utili.>> annunciò il terrorista <<E ti servirebbe l'aiuto del tuo Deva per fermarmi.>>

"Fa male."

<<Ah... capisco. Sopravviverai.>> Devadatta si abbassò <<Speravo sarebbe stato abbastanza. Purtroppo questo corpo non può sopportare tutta la potenza del Deva Tevatort. Mettere più forza avrebbe danneggiato il mio braccio.>>

"Fa... male..."

<<E tu mi capisci, con un avversario del genere, non posso permettermi danni. A proposito, finalmente sei arrivato!>> Si rimise in piedi. 

<<Jacob!>> gridò Arsalan. 

Il Giudice sentì un rumore come due lame che si incontravano. 

Ma non poteva alzare lo sguardo. Temeva che se avesse smesso di fissare quella ferita per un solo attimo, sarebbe morto dissanguato. 

"Aiuto... A-Arsalan..."

Le due lame si incrociarono di nuovo. 

<<Sei diventato più potente, Tevatort. E dire che ci siamo incontrati solo ieri.>>

"...Arsalan?"

<<L'Illuminato è potente in me, e io in lui. La sua luce abbaglia tutti, e tutti sono piccoli in confronto ad essa.>>

L'altro non rispose. 

Un altro rumore metallico. 

"Arsalan... perché... non mi stai... aiutando...?"

Stava forse...

...perdendo la battaglia? 

"Impossibile... Arsalan non può essere sconfitto."

<<...hahhhh...>>

Per un attimo, il cuore del Giudice smise di battere. 

Il suo Angelo Custode stava ansimando. 

...perché? 

Perché stava avendo difficoltà? 

...l'aveva detto lui. 

Il Giudice dell'Uomo ha bisogno di un Angelo. 

Ma l'Angelo ha bisogno del Giudice dell'Uomo. 

Aveva detto questo, Arsalan. 

"...ah... pare che sia ora del mio momento eroico..."

Jacob guardò la propria ferita. 

Era stata inflitta con un coltello, ma era profonda come se fosse stata usata una lunghissima spada. 

Insomma... nulla di che. 

"...e va bene."

Il duello proseguiva. Gli avversari erano concentrati solo sul colpirsi a vicenda. 

Avrebbe avuto tempo. 

Prese un respiro. 

"Devadatta... io... ti ucciderò..."

E si alzò con uno scatto. 

Un passo. Devadatta non lo vide. 

Due passi. Devadatta non lo vide. 

Tre passi. Devadatta mosse la pupilla. 

Quattro passi. Devadatta capì cosa stesse accadendo. 

Cinque passi. Devadatta reagì. 

"...prima che questa goccia d'acqua cada-!"

Sei passi. 

Devadatta si trovò steso giù, spada contro il collo. 

"Sì!" esultò il Giudice nella propria mente. 

Ma Arsalan non si era ancora rilassato. <<Jacob! In fretta! Uccidilo!>>

<<Sicuro! Lo uccide->>

Quel volto, sotto la maschera. 

<<...rò...>>

Quel volto. 

Era... il volto di un umano. 

<<Jacob!>> gridò ancora l'Angelo. 

Abbassare la lama. 

Doveva abbassare la lama. 

Non voleva abbassare la lama. 

Perché se l'avesse fatto, avrebbe sentito il suono di carne tagliata. E di ossa rotte. Avrebbe visto sangue di un uomo scendere sul pavimento, e sull'oggetto che teneva nelle mani. Avrebbe visto una vita scomparire, occhi vuoti, niente respiro, un cervello fermo. 

-a malapena un adulto, avrebbe commesso il suo primo omicidio, e non l'avrebbe mai dimenticato. 

<<...non posso.>> Alzò la Spada. 

L'adrenalina smise di tenere chiusa la ferita. 

Mentre Jacob smetteva di muoversi, Devadatta si rialzò. 

L'ultima cosa che il ragazzo vide fu un coltello. 

Samyag-dṛṣṭi

Oscurità. 

Un'oscurità cremisi. 

Non vedo altro che il buio più profondo, come se non esistesse la luce. 

Un mondo senza sole, un universo senza speranza. 

Non sento altro che vuoto. Non ho ricordi. Non ho pensieri. Non ho movimenti. 

Questo è il Nulla. 

<<Mrtyu-Mara.>> dice una voce dietro di me.  

Mi giro di scatto, ma non c'è nessuno. 

<<Tu non sei debole solo di fronte a Mrtyu-Mara, Jacob Aiagon. Tu appartieni a ogni aspetto di Mara.>>

<<...chi sei?>> chiedo. <<E dove sei?>>

<<L'hai detto tu stesso. Non hai pensieri. Non hai movimenti. E così io.>>

<<Spada.>>

Evoco nelle mie mani l'Arma Sacra. 

<<Io non esisto, e così tu. Questo è il Nulla, l'ombra proiettata dalla luce del Nirvana: Mrtyu-Mara.>>

Provo a colpirlo. Fallisco. Non c'è niente da colpire. 

<<Ascoltami, Jacob. Puoi imparare anche tu dagli insegnamenti di Siddharta Gautama. Sei tormentato da te stesso... devi liberarti di ogni debolezza.>>

Non è la voce di Devadatta. Non è Arsalan. Non l'ho mai sentito. Posso fidarmi? 

...ho alternative? 

<<E va bene.>> abbasso così la spada <<Ti starò a sentire. Cosa devo fare?>>

<<Il dubbio è la debolezza dell'animo. Io lo so bene.>> 

La sua voce mi gira intorno, per quanto possibile. Si sta muovendo ad altissima velocità. 

<<Non dubitare, e sarai in pace. Non dubitare, e diventerai il Giudice dell'Uomo, e sconfiggerai i Diavoli di fronte a te.>>

Per un attimo ne vedo la forma, l'unica cosa che esiste in quella dimensione. Un uomo vecchio, con abiti regali. Adornato da una corona, collane, e dieci anelli d'oro, e sul volto, un sorriso, noncurante del suo essere disperso nel vuoto. 

<<...dunque, il nostro contatto è avvenuto. Hai toccato il regno dei morti e riportato me. Un'altra voce nella tua testa. Ti auguro buona fortuna. Usa quella spada come l'ho usata io, per scegliere il destino. Il destino di Devadatta, che è già nelle tue mani, ma se dubiterai, sarà la tua fine.>>

<<Aspetta. Spiegati->>

Estendo la mano per raggiungerlo, ma ormai è troppo tardi. 

Il mio corpo senza forma esplode. 

17 Maggio 2020

Jacob aprì gli occhi. 

Si trovava nel suo appartamento, coricato a letto. La luce era più flebile di quel che si aspettava - doveva essere sera. 

<<Arsalan?>>

Un miagolio. Nathan era vicino, ed era felice di vederlo. 

Nonostante i suoi occhi fossero posati sul soffitto, sentiva che ci fosse qualcuno accanto a lui, forse seduto su una sedia... gatto escluso. Provò a muovere il capo. Sentì subito un acutissimo dolore salirgli per il collo, e decise di rimanere fermo. 

<<...è triste. Posso curare te, ma nessun'altro.>> Sì, era lui. Quello era il tono di voce di colui che ha totale controllo sul proprio corpo. <<Tu, l'ultima persona ad aver bisogno di guarire... hai le abilità di guarigione di un Angelo.>>

<<Guarire? Perché, cosa->>

La sua visione si riempì di rosso per un secondo. Un terribile mal di testa lo colpì, insieme ai ricordi. 

<<-oh. Devadatta mi ha... ucciso.>>

<<Quasi. Sei stato fortunato, un braccio umano non può canalizzare tutta la forza di un Demone senza danneggiarsi, e la tua pelle è estremamente resistente.>>

<<Sì, fin qui c'ero arrivato. E poi? Cos'è successo?>> Girò gli occhi. Non indossava più alcuna maglietta, e la collana con l'anello di suo nonno non era più sul suo petto. C'era solo una benda insanguinata, dove era stato accoltellato. 

<<È diventato troppo potente per essere battuto con facilità. Dovrò impegnarmi seriamente nel nostro prossimo scontro. Dovremo farlo entrambi. Ma se riuscisse ad arruolare altri seguaci, potrebbe superare anche me.>>

<<In che senso? Temi che ci sconfiggano con i numeri?>>

<<...non te l'ho spiegato. Quando i Diavoli Accusatori creano un culto, diventano più forti con l'aggiunta di persone a quel culto. Più Discepoli di Devadatta ci sono...>>

<<Più Devadatta diventa potente. Ho capito. È per questo che dobbiamo liberarcene in fretta.>>

Ma con questa frase, il ragazzo si morse la lingua, frustrato. Non con nessuno in particolare, ma con sé stesso. 

-gli Angeli Custodi, fisicamente, non potevano uccidere umani. L'aveva visto in quella sinagoga. Avrebbe potuto aprire la testa di Devadatta in due, ma non l'aveva fatto. Per quanto fosse malvagio, per quanto la sua anima appartenesse ad un Demone, Arsalan era incapace di ucciderlo. 

Il compito spettava al Giudice. 

<<...mi dispiace.>> si scusò Jacob. 

<<Non è colpa tua.>>

Una responsabilità troppo grande. 

<<Lo è. Se solo... se solo avessi avuto il coraggio... sarebbe già finito tutto.>>

Il ragazzo finalmente riuscì a girarsi verso di lui. Si stava rimettendo in fretta. Vide Arsalan, con uno sguardo preoccupato in volto. 

<<Jacob. Ascolta.>> stava dicendo l'Angelo <<L'omicidio non è un atto come tutti gli altri. Ci vuole un tipo specifico di coraggio. Non uno più grande degli altri, ma uno diverso. Non ho mai preteso che tu uccidessi Devadatta dopo solo un giorno. Finché ci metterai tutto il tuo impegno per arrivare a quel punto, mi andrà bene.>>

<<A te. Ma io...>> alzò le gambe per aria, pur non essendo ancora capace di stare in piedi. Nathan sobbalzò e scese giù dal comodino su cui si trovava. <<...non voglio essere un codardo.>>

Arsalan sembrava capire che avevano priorità diverse, e dunque, sospirò. <<Credi che riuscirai a farlo, la prossima volta?>>

<<Te lo giuro. Non voglio che questo incidente accada di nuovo. Lo farò fuori non appena possibile. Per tutti coloro che ha ferito.>> Strinse un pugno. 

<<Lo stai davvero facendo per loro? O per il tuo proprio senso di orgoglio, per vendetta, per liberarti di una spina nel fianco?>> Si alzò dalla sedia per guardare il cielo oltre la finestra. <<Un egoista non vince mai nessuna battaglia.>>

Questo discorso confuse Jacob. <<...eh?>>

Ma Arsalan lo ignorò, e giratosi, sorrise. <<Mi fiderò di te. Quando riesci di nuovo a muoverti, vuoi andare a mangiare fuori?>>

Quella fu la prima volta che Jacob smise di capire Arsalan, e cominciò a capire di non capirlo. 

Quel sorriso era genuino. Il suo calore, la sua gentilezza, erano tutti reali.
Arsalan era buono. 

Ma quel disprezzo nella sua voce. Quella delusione. Anche quelli erano reali.
Arsalan era severo. 

Cosa pensava quell'Angelo di lui? Lo amava come un fratello, come un padre, come un amico, come un amante? O lo trattava come un alunno, come un servo, come un esperimento, come un collega? L'avrebbe sacrificato per vincere una battaglia? L'avrebbe salvato, anche a costo della propria vita? 

<<...con piacere, Arsalan.>> rispose Jacob. 

Ma erano tutte risposte corrette, non era così? 

<<Puoi scegliere tu il posto. Mi conosci perfettamente, del resto.>>

Due ore dopo, grazie alla velocità di guarigione di un Giudice, i due avevano già salutato il gatto e stavano mangiando ad un fast food dall'altra parte della città. 

Lo stomaco del ragazzo, in realtà, era quasi del tutto vuoto. Aveva avuto una breve colazione quella mattina, ma prima di poter pranzare, c'era stato quell'incidente. Poi era rimasto a letto fino a sera, e anche se Arsalan gli aveva portato del cibo mentre era a letto, non era la stessa cosa. 

Un hamburger fuori orario era quello che ci voleva prima di tornare a combattere i figli di Satana. 

<<Quindi... la Spada è al sicuro, giusto?>> domandò Jacob un'ultima volta prima di sedersi al tavolo. 

<<Evocare sempre la nostra Arma Sacra è tra i privilegi concessi a noi. Dovesse anche essere in pezzi, si ricostruirebbe alla chiamata.>> rispose Arsalan, facendo lo stesso davanti a lui. <<Anche se più potente di un normale Angelo Custode, non posso comunque fare molto.>>

<<È un peccato.>> Si guardò intorno, tanto per assicurarsi che nessuno li stesse ascoltando, e sussurrò: <<E dimmi, gli altri Angeli cosa possono fare? Per esempio quelli più in alto nel Cielo.>>

<<Mi piacerebbe potertelo spiegare, ma non esistono termini umani per farlo. Si tratta di azioni incomprensibili agli uomini, che gli scrittori hanno definito come "Lodare".>> Con questo, riempì un bicchiere d'acqua. 

<<Ah.>> Il pensiero di esseri simili era un po' spaventoso. Lui però sembrava consideralo una cosa normale. Arsalan, del resto, si trovava a suo agio sia sulla Terra che in Paradiso. <<E quanto ai Diavolo Accusatori? Che mi dici?>>

<<...pensavo avresti preferito discutere di qualcos'altro, Jacob.>> disse seccato. 

<<Sei entrato nel mio mondo da un paio di giorni e l'hai stravolto. Non posso pensare ad altro. Ci sarà un motivo per cui ti sei rifiutato di parlarmi di loro fin'ora, no? Avanti, cosa sanno fare i Demoni?>>

Arsalan posò l'acqua. <<...i Demoni sono inerentemente più deboli degli Angeli. Ma loro sono disposti a commettere peccati che noi non faremmo. Inoltre, il creare un culto per potenziarci va contro la nostra natura.>>

<<Al Tizio Lassù non piace, eh? Vuole tutta l'attenzione per sé?>>

<<Vedila come vuoi. Il punto è che i Demoni, e i Diavoli Accusatori, vogliono controllare gli uomini. Gli Angeli, e gli Angeli Custodi, si limitano a dar loro consigli.>>

<<Fin qui tutto chiaro. Ho solo un paio di domande...>>

Dietro la finestra, le prime stelle stavano cominciando ad apparire, mentre le strade diventavano più rumorose. 

Un'enorme folla di persone, ognuna con vite diverse. Ognuna con un Angelo, e un Demone. Ognuna con il potenziale di diventare un nemico. 

Ognuna una possibile vittima con il quale sangue bagnarsi. 

<<...la prima: cos'è un Diavolo Accusatore?>>

<<Non te l'ho detto? È l'equivalente "malvagio" dell'Angelo Custode.>>

<<Sì, sì, ma questo non ha senso. Tutti hanno un Diavolo Accusatore, no?>> Indicò la sala con un ampio gesto. <<Pure io. Dunque, che differenza c'è tra un uomo posseduto come Devadatta e tutti gli altri?>>

<<Posseduto non è il termine giusto. Devadatta non è posseduto. Lo definirei "corrotto".>>

Jacob appoggiò la testa sulle mani, interessato. L'essere riuscito a fargli rivelare quelle informazioni lo faceva sentire vittorioso, in qualche modo. <<Continua.>>

<<La possessione avviene quando un Demone prende il controllo del corpo di un umano, di solito contro la sua volontà. Ma il Demone Tevatort ha ucciso il suo Angelo Custode, e poi ha corrotto l'anima di Devadatta - possiamo dire che si sia "fuso" con lui. Può accadere in molti modi diversi, ma ti interessa solo questo: entrambi hanno libero arbitrio. Devadatta ha fatto tutto di propria spontanea volontà, forse esclusi alcuni momenti in cui Tevatort l'ha controllato.>>

<<Dunque... è responsabile per le sue azioni.>> Voleva arrivare proprio qui, eventualmente. <<E quei poteri? Come fa ad essere forte come te, se è solo un umano?>>

<<Poiché le loro anime sono fuse, Devadatta può incanalare parte dei poteri di Tevatort in sé. O quello, oppure Tevatort lo ha controllato quando stavamo combattendo. Non è facile da capire.>>

<<Chiaro. E suppongo non sia possibile esorcizzare quel Diavolo?>>

<<Temo di no. Devadatta ha accettato Tevatort, ed ogni cosa che gli ha ordinato. Non pensare sia giustificato, perché non lo è. Ormai la sua anima è come quella di un Demone, e perciò, salvarlo è impossibile. Spedirlo all'Inferno è tutto ciò che possiamo fare.>>

<<...e va bene.>> Jacob batté un pugno sul tavolo, frustrato. <<...l'ultima domanda è: cosa vogliono i Diavoli Accusatori?>>

<<Potere.>>

<<E lo ottengono creando culti che li seguano.>>

<<Proprio così.>>

Il Giudice sentiva che ci fosse qualcos'altro. Una strana sensazione nel suo petto gli diceva che Arsalan stesse mentendo, o che non stesso dicendo tutta la verità. 

Era per via della connessione tra loro due? Strano, però... era la prima volta che sentiva un'emozione dell'Angelo. 

...l'Angelo aveva emozioni? 

<<GIUDICE.>>

Quella linea di pensiero fu interrotta da un esplosivo mal di testa. Si sentì, quasi letteralmente, il cervello andare in frantumi. 

Lanciò un grido, ma nessuno lo sentì, o lo vide urlare. Nemmeno Arsalan. 

Sudore cominciò a scendere dalla sua faccia in quantità sproporzionate. 

"Quel..."

Aperti gli occhi, il ragazzo fissò una persona dall'altro lato del locale, appoggiata ad un muro. 

Un uomo con un lungo cappotto marrone, che teneva lo sguardo basso, il volto nascosto da un ampio cappello. 

Perché- lo stava- guardando? 

Lo straniero non sembrava nemmeno stare ricambiando lo sguardo. Era semplicemente fermo lì, con una mano in tasca e l'altra occupata a far roteare la Spada fra le proprie mani, con un atteggiamento annoiato, come se ste-

...un momento. 

"La."

Il volto dell'uomo formò un sorriso. 

"Spada."

Improvvisamente Jacob lo vide muovere il braccio, e una lama volante si diresse verso la faccia del ragazzo. 

La bloccò evocando la propria Spada. 

<<Scusa, ma temo sia necessario.>>

No, cosa? 

Quell'uomo gli aveva appena lanciato la Spada Sacra, e lui l'aveva bloccata, con la Spada Sacra...

Jacob guardò di nuovo attraverso il locale, e l'uomo non c'era più. Non aveva nemmeno bloccato alcun attacco, perché nessun attacco era avvenuto. C'era solo lui, in posizione difensiva, con un'Arma in mano. 

<<...Jacob? Che succede?>> chiese Arsalan. 

Non aveva tempo di spiegare. <<Seguimi!>> E corse fuori dal locale. 

"Jacob Aiagon, Giudice Bianco."

Mentre correva alla ricerca di quella figura, il ragazzo sentiva una voce nella sua testa. <<Cosa- no, chi sei?!>>

"Io sono l'alpha e l'omega, l'inizio e la fine. Io aspiro all'infinito. Al Paradiso. Al Nirvana. Al Cielo."

Jacob fu quasi investito attraversando la strada. Non riusciva a trovare quell'uomo. Eppure non poteva essere andato troppo lontano. <<Fatti vedere!>>

"Qui? Di fronte a tutti? Hah. Che ne dici di tornare a casa? Lì avremo tutto il tempo di discutere."

<<Argh- bastardo!>>

<<Jacob! Dimmi cosa sta succedendo!>> lo richiamò Arsalan, mettendogli le mani sulle spalle <<Stai avendo una visione? Chi è? Devadatta?>>

<<No, è un maledetto ratto! E va bene, sto venendo a prenderti!>>

...ma non lo sentì più. 

Il Giudice attese una risposta che non arrivò mai. 

<<Arsalan, corriamo. Forse facciamo ancora in tempo a prendere la metropolitana.>>

L'Angelo lo fermò. <<Aspetta. Prima, dimmi chi è il nemico.>>

<<...è un uomo.>>

I due si incamminarono. 

Una volta salito sul treno, Jacob cominciò subito a battere il piede sul pavimento, impaziente. 

La tensione era quasi del tutto scomparsa con l'attesa, ma aveva ancora paura della battaglia che lo attendeva. 

<<...l'ho visto, Arsalan. Era dall'altra parte del ristorante, e mi ha preso la spada.>>

<<Ma il fatto che tu l'abbia evocata per respingerla indica che si trattasse di un'illusione.>>

<<Non lo so. Poi quell'uomo è scomparso, e ho cominciato a sentirlo nella mia testa. Potrebbe trattarsi... di un altro Diavolo Accusatore? Uno con un seguito enorme?>>

<<Se si trattava di un'illusione, non devi preoccuparti, perché l'abilità nel crearle di solito implica una scarsa forza fisica. Dovremmo riuscire a liberarci di lui facilmente.>>

<<E se avesse cominciato ad uccidere, in città?>>

<<Sto controllando le notizie e le ho controllate prima di salire.>> Aveva in mano il cellulare del ragazzo. <<Nessun attentato.>>

<<E se->>

Fu allora che il treno esplose. 

Anzi, ci fu un botto sulle rotaie, e il treno diragliò. 

La folla cominciò a gridare, spaventata. Per lo più caddero a terra mentre le luci si spegnevano. 

<<Ora, questo è un attentato.>> disse Arsalan <<I muri impediscono che si ribalti, ma alla prima curva, o fermata... sarà un problema.>>

Prese Jacob per un braccio così da non allontanarsi, e in mezzo alla confusione, i due sfondarono una porta ed uscirono dal primo vagone. 

<<Non ci siamo allenati per questo!>> gridava l'Angelo. Fece un gesto, indicando il lato destro del primo vagone. <<Ma dovremo farlo comunque!>>

Con uno scatto, si pose di fronte al treno, a sinistra. Il Giudice invece prese l'angolo opposto. 

-fece male. Molto male. 

Un treno spinto da un'esplosione sulle rotaie è piuttosto veloce, e loro due stavano provando sia a raddrizzarlo che a impedirgli di muoversi oltre. 

Anche se Arsalan fece la maggior parte del lavoro, Jacob comunque si impegnò al massimo. 

Rimasero fermi per un mezzo minuto, respinti dalla forza del veicolo, in un tentativo di controllarlo. 

E finalmente, ci riuscirono. 

<<Ora... ora...>> ansimò l'Angelo <<Anche se non c'è un codice che lo stabilisce, mi nasconderei. Stanno per uscire tutti. Forse le porte non si apriranno, ma rimane comunque quella sfondata da noi.>>

I due si rifugiarono dietro il primo vagone. Per via di tutta quella confusione, passarono effettivamente inosservati. 

Quando si furono assicurati che regnava solo il silenzio, lasciarono il nascondiglio. 

<<È davvero così che funziona? I passeggeri possono semplicemente fuggire gridando?>>

<<Ne dubito. Ma è meglio se si allontanano tutti. Quella con Devadatta sarà una battaglia dura.>>

<<Sei sicuro che sia lui? Ha rischiato di uccidere molti, non credo lo farebbe.>> disse Jacob. <<Potrebbe essere opera di quell'uomo.>>

<<Devadatta - è alle nostre spalle.>>

L'Angelo si girò di scatto e riflesse una pioggia di proiettili con la Spada. 

<<Ah, è triste, l'effetto sorpresa sprecato.>> si lamentò il terrorista, gettando via la mitragliatrice. <<Suppongo cambierò tattica in una più micidiale.>>

<<Eccoti.>> Ora il Giudice impugnava l'Arma. <<Stai indietro, Devadatta. Insieme siamo troppo forti per te.>>

<<Certo, dipenderà tutto dalla tua abilità di uccidermi, non è così?>>

<<Stai tranquillo. Io- io ti toglierò quel sorriso irritante dal volto.>>

Sì, lo avrebbe fatto. L'avrebbe ferito, l'avrebbe punito. Gli avrebbe fatto a pezzi la carne e tagliato i muscoli, gli avrebbe distrutto le ossa, infranto le vene. Si sarebbe preso la sua vita come un rapace, lo avrebbe ann-

"-no. Non devo pensare all'uccisione come una violenza esagerata... vero? Devo solo... tagliargli... il collo."

<<Ho centootto seguaci, ora.>> annunciò Devadatta <<Pensavo di portarli con me, ma... pessima idea. Solo confusione. La loro fiducia è abbastanza per liberarmi di voi, secondo me.>> Tirò fuori un coltello, come l'ultima volta. <<Mi piace quest'arma, sapete? Al contrario di una pistola, o di una spada, sono abbastanza vicino al cuore della vittima per assicurarmi se sia morta o no.>>

Il suo modo di parlare... sì, era ancora quello elegante a chi era abituato normalmente. Ma la bestia, l'atteggiamento di Tevatort, stava per uscirne. Alla prima provocazione, un Demone li avrebbe attaccati. 

<<A proposito, perché hai rischiato di uccidere i passeggeri? Pensavo ti interessasse solo ferire la gente.>>

<<Ero disposto a rischiare per liberarmi di voi. Tu, Deva,>> indicò Arsalan <<sei una minaccia. Eppure, per qualche motivo... ho molta più voglia di fare fuori il tuo maestro.>>

<<Il sentimento è reciproco.>> Jacob si assicurò capisse che la Spada era per lui. 

<<Sì, è perché... tu non mi piaci, ragazzo. Pensavo fossi interessante e ho provato, facendoti incontrare Mara, a purificarti per poi reclutarti, ma... sarebbe stato un errore. Niente senso della vita, dicevi?>> Strinse il coltello nella propria mano <<Che assurdità... che audacia... tu appartieni ad ogni aspetto di Mara, ragazzo, ed è per questo che ti odio!>>

<<Hah. Mi odi perché sei un fondamentalista? Bel motivo. Io ti odio perché lasci le persone in stati comatosi.>>

<<No. Non è per quello.>>

<<...eh?>>

<<Ragazzo, tu hai capito la mia motivazione. Mara è la Morte e Mara è la Sofferenza, tutto ciò che impedisce di raggiungere il Nirvana. Per essere davvero Illuminato, uno deve liberarsi delle tentazioni di Mara.>>
Il suo respiro si stava facendo pesante. Il Diavolo... stava... uscendo. <<Mara, la Morte. Come puoi sconfiggere ciò che non conosci fino in fondo? Per questo tutti gli umani devono incontrare la morte almeno una volta nella propria vita. Perché possano sconfiggerla, e finalmente, diventare capaci di trovare il Nirvana! È questo ciò che voglio! Che tutta l'umanità sia felice!>>

<<Questo non è il modo.>> disse Arsalan. <<La tua è tortura.>>

<<Ciò che non ti uccide ti rende più forte. Ma tu, maestro del Deva... odi l'idea che la sofferenza sia necessaria. Odi l'idea del soffrire. Ed è per questo che odi me! Perché sei un codardo che vuole vivere senza incontrare mai difficoltà!>>

"...un codardo..."

"...haha..."

"...hai ragione..."

"...e per questo devi morire."

Jacob evitò di rispondere. Tirò fuori la collana con l'anello dalla maglietta, e strinse forte il gioiello. 

"Augurami buona fortuna."

Il Giudice del Signore corse verso Devadatta con la Spada Sacra in mano. 

Amen I

"L'ultima volta che vidi mio nonno..."

"Sì, sedeva da solo."

"Inconsapevole e ingenuo, gli chiesi:"

<<Nonno, perché sei sempre così triste?>>

"La mia intenzione era quella di tirarlo su."

"Ma non ci riuscì."

Vicikitsā

In un corpo a corpo, le probabilità di Devadatta erano più scarse. 

Portava con sé un corto coltello, e se si concentrava troppo su Jacob, Arsalan lo colpiva alle spalle. 

Per questo tendeva ad allontanarsi da entrambi il più possibile. 

Il ragazzo invece si stringeva il braccio sinistro, dal quale usciva sangue. Era stato colpito poco dopo l'inizio della battaglia. Nulla di troppo grave, ma aveva perso la sensibilità. 

Anche la forza lo stava chiaramente abbandonando. Teneva la Spada bassa, quasi a contatto con il pavimento. Non sembrava più nemmeno interessato ad attaccare Devadatta. 

Quanto ad Arsalan, aveva smesso di provare ad avvicinarsi al Demone. Fuggiva sempre, e finiva per essere solo un rischio ed uno spreco di tempo. 

Ma se fosse stato lui ad avvicinarsi-

<<Deva... e maestro del Deva... non ho mai voluto uccidere nessuno. Mi avete costretto voi, servi di Mara.>>

<<Oh, stai zitto.>> lo interruppe Jacob. Anche la sua voce si stava facendo flebile. <<Vuoi proprio... uccidermi? Allora... fatti avanti. Ti darò... il benvenuto.>> E sollevò leggermente l'Arma Sacra. 

Devadatta sorrise, a prova della sua menzogna. Un vero Demone sadico senza morali. <<Tranquillo, la morte è solo un'altra fase della nostra esistenza.>> Coltello in mano, corse verso di lui. 

La lama si avvicinò. Il Giudice non si era ancora spostato. 

Un metro. 

Mezzo metro. 

-dieci centimetri alla sua gola. 

<<Beh... io qui... ho finito.>>

Un attimo prima di essere colpito, Jacob si gettò all'indietro con un salto. 

Devadatta l'avrebbe raggiunto in poco più di un secondo, ma proprio allora, smise di muoversi all'improvviso. 

<<...huh?>> Le sue gambe si erano paralizzate, e non riusciva ad allungare le braccia. Era come se ci fosse una barriera tutta intorno a lui. <<Che stregoneria è questa?>>

<<Ho usato... il mio sangue... hahaha.>> rise il Giudice davanti ai suoi occhi, ansimando <<Mi sono lasciato colpire... ed ho usato il mio sangue.>>

<<Che cosa mi hai fatto?! Parla, dannato!>>

Lui si limitò ad indicare sotto i suoi piedi. 

Il Demone si trovava dentro un cerchio riempito di vari disegni. Il Giudice l'aveva imparato a memoria. Poi si era fatto ferire. Aveva intinto la Spada del proprio sangue, e l'aveva usata per dipingere quel simbolo sul pavimento. 

Ora, Tevatort non poteva più uscire. 

Quello era il suo Sigillo di Salomone. 

<<Hai capito, ora, Devadatta? Hai capito, Tevatort? Sei stato ingannato. Non puoi fuggire. Il tuo destino ora è solo nelle mie mani.>> E così si avvicinò a lui, Spada in mano. Il taglio faceva ancora male, eppure adesso parlava con disinvoltura. 

Il terrorista puntò il coltello. <<Stammi lonta->>

Arsalan lo disarmò scattandogli davanti. Infranse la lama sul muro, facendola a pezzi. 

<<Magari ti reincarnerai in qualcosa di meno perdente la prossima volta.>> Jacob alzò la Spada. 

Ma Devadatta non sembrava avere intenzione di rassegnarsi. <<Tu... tu e il tuo Deva... spero sappiate di essere responsabili per miliardi di mancate ascese al Nirvana. Ci intrappolerete tutti nel ciclo di reincarnazione del Samsara, un'altra volta. Vi piace l'idea? Vi piace vederci soffrire?>>

Lo diceva con tanta convinzione che il ragazzo quasi lo ascoltò. Guardò Arsalan. Sperava di trovare qualcosa nel suo sguardo... un'emozione qualunque. Non c'era niente. 

Perciò si girò di nuovo verso Devadatta, e ignorò tutto quello che aveva sentito. <<...ma sei scemo? Reincarnazioni? Nirvana? Come posso fidarmi di te...>> Avvicinò la punta della Spada alla sua gola. <<...se non credo in queste cose?>>

<<Allora forse è ora che tu ci creda.>>

<<...huh?>>

Dal corpo di Devadatta uscì un ciclone d'aria. Non abbastanza grande da uscire dal Sigillo, ma abbastanza forte da fare crollare una porzione del soffitto sopra di loro e respingere il Giudice all'indietro. 

L'Angelo corse a ripararlo dalle macerie in caduta. Così facendo però, avevano perso di mira il Diavolo Accusatore. 

<<Deva del Suddhavasa, Tevatort!>> stava gridando. Il Sigillo di Salomone era stato cancellato dalla pietra, e adesso era libero. Con le mani alzate al cielo, Devadatta evocò il suo Demone, mentre un terribile odore di zolfo riempiva l'aria: <<Protettore del Buddhismo, asceso Anagami!>>

"Ma queste parole almeno esistono?!" pensò Jacob. 

Il tornado si girò in orizzontale, e cominciò a muoversi verso il ragazzo. 

<<Oh no.>> disse Arsalan non appena il Giudice fu al sicuro. Prese la Spada, e corse verso Devadatta. <<Tu non lo fara->>

Ma non riuscì a fermarlo in tempo. La tempesta lo superò, diretta verso un solo obiettivo. 

Il Diavolo Accusatore Tevatort entrò nell'anima di Jacob. 

17 maggio 2020

La prima notte da quando aveva conosciuto Arsalan, Jacob Aiagon rimase sveglio. 

Il suo Angelo Custode era coricato sul pavimento accanto al suo letto, occhi chiusi. Aveva detto di non aver mai bisogno di dormire, anche se preferiva farlo. 

...ma come poteva Jacob fidarsi di quello che gli diceva? 

Uno sconosciuto che affermava di essere un Angelo. 

Aveva visto lui stesso come la sua pelle fosse indistruttibile. 

Eppure, aveva anche visto quanto quella spada fosse potente. 

Jacob si alzò dal letto. Si era proposto di dormire per terra, in quanto padrone di casa, ma Arsalan aveva risposto di essere meno ospite di lui. 

Con un bagliore, il Giudice evocò l'arma nella mano destra. 

Si abbassò per esaminare il volto dell'uomo lì addormentato. 

Fattezze che non avrebbe esitato a definire oggettivamente belle. Corporatura perfetta. Respiro regolare. Un'espressione totalmente serena. Persino la sua posizione, mentre dormiva, sembrava fosse stata dipinta da un maestro del rinascimento. 

-quello era decisamente un Angelo. 

-quello era decisamente una Spada Sacra. 

-quello era decisamente un Dio, innegabile, reale. 

-quello era decisamente l'Inferno, ad aspettare Jacob Aiagon. 

"Arsalan." si disse Jacob. 

Alzò la spada. 

"Se qualcosa andrà storto... per non dover più soffrire..."

La ferita che Devadatta gli aveva inflitto sembrava pulsare ancora. 

Non lo voleva più. 

"...io... io..."

Voleva ucciderlo. 

Voleva uccidere un Angelo. 

Non aveva mai creduto in Dio. 

E ora aveva appena scoperto che era reale. 

E voleva uccidere un Angelo. 

Non poteva fare altro che crollare a terra, e piangere. 

"Questa vita..."

Una singola goccia d'acqua scese sulla finestra della stanza. 

Poi l'universo intero fu annegato nell'inchiostro. 

<<...ah!>>

Il ragazzo tirò la testa fuori dalla melma, ansimando. Intorno a sé, non c'era nulla se non oscurità. 

Il resto del suo corpo era totalmente paralizzato da quel liquido nero. Riusciva soltanto a muovere il braccio destro, che era però occupato dalla Spada. E per qualche motivo, temeva che se avesse smesso di tenerla, sarebbe affondato di nuovo. 

<<Aiuto!>> 

Cercò un appoggio, o qualunque cosa che lo tirasse fuori. Nulla. 

Nient'altro che buio, più scuro di quanto potesse immaginare. 

<<Arsalan! Dove sei?>>

Questo è strano. 

<<Huh? Chi va là?!>>

Quella non era la voce che aveva sentito nel suo sogno. Era più profonda, più debole, quasi come se non fosse proprio una voce, ma una serie di lettere impresse nella sua mente. E se era così, riconosceva il carattere di quelle lettere. 

Stava parlando con Tevatort, il Diavolo Accusatore, in persona. 

Devi essere stato allenato da qualcuno, per essere ancora sveglio. 

<<Non so di cosa tu stia parlando!>> Per un attimo, la sua bocca fu riempita dal liquido. Stava lentamente scendendo. <<Dove siamo? Cosa mi stai facendo?>>

Questa è la tua anima, e questo sono io. Voglio conoscere il tuo passato, per sapere cosa ti ha reso quello che sei. Voglio avere la tua anima aperta a me. 

<<Fossero...>> Sputò altra di quella roba. Era disgustosa. Era il concetto stesso di disgusto. <<Fossero cazzi tuoi...>>

Fuggire è inutile. Arsalan non ti ha insegnato a sopravvivere ad un attacco diretto. Il tuo passato è mio. 

<<Ah davvero? Allora vieni a->>

Quella fu l'ultima cosa che riuscì a dire prima di ricadere di nuovo. 

Stavolta, gli passarono davanti più di dieci anni. 

Vicikitsā

<<Nonno, perché sei sempre così triste?>>

Un bambino chiese al vecchio vicino alla morte. 

In una stanza, da soli, seduti su un divano, due epoche si incontrarono. 

L'uomo sorrise. 

Un sorriso malinconico, che non si sarebbe mai potuto tramutare in risata. 

In quel vecchio appartamento, quell'uomo sapeva che sarebbe morto presto. Ma aveva un'eredità da lasciare. 

<<Se ti dicessi che ho vissuto senza rimpianti, starei mentendo, Jacob.>>

Il bambino non capiva sin dalla perfezione, ma rimase ad ascoltare. 

<<Ho passato dieci anni a bighellonare. Quindici a studiare. Quaranta a lavorare. Alla fine, me ne sono rimasti solo cinque per pensare.>>

<<Oh! E a cosa hai pensato?>>

<<...ho pensato solo ai sessantacinque anni precedenti. Alla ricerca della verità della vita che non ho trovato prima.>>

Guardò il giovane accanto a lui. 

<<Forse tu, Jacob, la conosci? Forse la chiave sta nella vostra mente innocente... se ti chiedessi qual'è il senso della vita, cosa risponderesti?>>

Il bambino non conosceva bene il concetto di "senso della vita", che non passa mai in mente ai minori di otto anni. Questo però non significa che gli fosse impossibile rispondere. 

<<Divertirsi?>>

<<Heh. Ma allora, quando studieremo? Quando lavoreremo? No, non è così. Purtroppo, temo sia impossibile trovare l'esatta risposta, e viverla. Ci sono così tante cose da fare, e così poco tempo...>> si asciugò una lacrima. <<...non è possibile vivere senza rimpianti, alla fine.>>

Rimasero in silenzio per qualche secondo. 

Fu il nonno a rupperlo. <<Ho qualcosa da darti.>> Indicò una mensola lì vicino. <<Portami quella scatola, per favore.>>

Jacob obbedì senza indugio. <<Che cos'è?!>> domando, curioso. 

Il piccolo contenitore rivelò, dopo l'apertura, una catena d'argento da indossare al collo. Intorno ad essa, un anello scintillante. Forse oro, ma il bambino non l'avrebbe capito. 

<<Questo è un portafortuna.>> gli spiegò il nonno <<Ma uno che funziona davvero. Mettilo al dito, e ogni malignità si allontanerà da te, Jacob. Te lo prometto.>>

Glielo mise tra le mani, anche se lui non l'avrebbe indossato per anni. Non gli piacevano gli anelli. 

<<C'è solo una cosa, però. Solo persone con una grande forza mentale lo possono usare. Qualcuno di confuso... qualcuno che cambia idea continuamente... solo sfortuna per lui. Devi essere deciso. È tutto ciò che ti chiedo.>>

<<Papà?!>> Un'altra persona entrò nella stanza: la madre di Jacob. <<Che discorsi stai facendo a mio figlio?!>>

La donna portò via il bambino, ma non prima che il vecchio potesse dire un'ultima frase, e che Jacob la sentisse:

<<...tutta la vita, uno spreco di tempo.>>

Con questa affermazione, procedette a trasformarsi in melma nera. 

No, non è questo che ti ha reso il Giudice Bianco, non è così? 

<<Ah!>> gridò Jacob, provando ad uscire da quello schifo. <<Lascia i miei ricordi in pace, bastardo!>>

Se lo facessi, non avrei più motivo per tenerti in vita. Quel che mi serve è la chiave alla tua anima, una spiegazione, ma nulla di tutto ciò che ho trovato sembra spiegare... te. La tua ossessione. 

Il ragazzo si rese conto che ora riusciva a muovere solo il braccio sinistro, ovvero quello in cui teneva la Spada. 

Era grazie ad essa che poteva muoversi. Grazie alla Spada. 

Girando la mano, riuscì ad immergere l'Arma di nuovo nel liquido, e toccare il proprio braccio destro. 

Finché rimanevano a contatto, poteva muoverli entrambi. 

Hm? E questa cos'è? 

La Spada volò via. 

<<No--!>>

Quest'aura... oh, interessante... quindi "lui" deve essere qui...

"Qui... dentro... la mia anima...?"

Nel frattempo, Jacob affondò di nuovo, e tornò nei propri ricordi. 

Vicikitsā

A mezzanotte, un getto d'aria fredda svegliò il bambino. 

C'era rumore nell'altra stanza. Una luce accesa, e gente che gridava. 

A lenti passi, Jacob si avvicinò alla porta. 

<<Tienilo fermo!>> ordinava suo padre dietro il muro. 

<<Papà, no!>> supplicava sua madre. 

Finalmente, incuriosito, il bambino si sporse per guardare. 

Il balcone era aperto nella camera di suo nonno, e il vecchio si stava dimenando lì fuori, mentre i suoi genitori provava a tenerlo fermo. 

<<Lasciatemi stare!>> urlava quello <Non ho più motivi per continuare!>>

La figlia, madre di Jacob, lo stava tirando fra le lacrime insieme al marito. <<Per favore, papà!>>

Questa battaglia si interruppe quando il nonno vide Jacob, nascosto dietro la porta. Subito smise di dimenarsi e gli corse incontro. 

<<Jacob, Jacob, Jacob!>> chiamò tre volte, chiaramente fuori di sé <<Tu... sì, tu sei ancora giovane... per favore, in nome di Dio, tu devi vivere meglio di me! Devi trovare la verità al posto mio! Devi capire come morire senza rimpianti prima che sia troppo tardi!>>

Il bambino lo guardò, incapace di essere spaventato da quella faccia familiare, più attento che mai. Non si sarebbe scordato quelle parole, pronunciate con tanta veemenza. 

<<Non sprecare mai il tuo tempo negli errori! Trova il senso della vita, o l'ultima cosa che sentirai sarà tristezza!>>

E poi, con un suono orribile, come se avesse un buco nella gola, il vecchio cadde a terra senza più respirare. 

<<...nonno?>>

L'ultima testimonianza della sua esistenza era quell'anello, ora e per sempre al collo di Jacob. 

Vicikitsā
Il Dubbio

<<Ora capisco. Chissà se Jacob Aiagon si ricorda di questo avvenimento, o se l'avvertimento di suo nonno è solo un comando di cui non sa l'origine. Un'esperienza così traumatica...>>

La stanza, la casa, e tutta la famiglia scomparvero nella melma nera. Solo il bambino rimase. 

<<...lo ha reso ossessionato con un'ideale. Temo che quel vecchio possa avergli rovinato la vita.>> affermò l'uomo con vesti regali. <<Nessuno dovrebbe vivere nella paura del futuro, nella paura del rimpianto, costantemente alla ricerca della pace. Tuttavia...>>

Si inginocchiò, e abbracciò il piccolo davanti a sé. 

<<...tu l'hai presa molto bene, non è così, Jacob?>>

Poi si rialzò, e lo lasciò sparire nel nulla. Era solo un ricordo. Quello vero aveva bisogno di ben altro aiuto. 

<<La mia protezione non sarà abbastanza per sconfiggere Tevatort. Dovrò occuparmene di persona.>>

L'uomo con le vesti regali volò sopra il mare di melma. Fluttuava come se l'anima di Jacob fosse lo spazio, senza gravità. Il che non era del tutto errato. 

Jacob stesso era ancora sommerso nel mare di melma, e non si accorse di nulla. Il Diavolo Accusatore che lo aveva invaso invece sì. 

Huh? Questa presenza...?

<<Salve, Demone.>> salutò l'uomo <<Non indulgiamo. Ho imparato a passare subito al punto.>> Tese il braccio sinistro. 

La Spada Sacra volò nella sua mano. Senza nemmeno muovere il resto del corpo, la lanciò con potenza verso il basso. 

No-!

La forza fu impressionante. In quel nulla buio, ci fu un'esplosione, mentre il mare di catrame veniva tagliato in due. 

Tevatort gridò, ma non poteva fermarlo. Onde nere si allontanarono da quel punto che era stato colpito, lasciando solo un pavimento. 

E proprio al centro. Un ragazzo si svegliò. 

Jacob tossì un paio di volte. Tecnicamente, nulla di tutto ciò era reale, ma ci assomigliava molto. 

La prima cosa che vide fu una lama accanto a sé. 

Si guardò intorno. Non c'era nessuno. Nessun uomo con vesti regali. 

Solo molta melma. Una sostanza disgustosa che si stava muovendo sempre più distante e sempre più veloce. Eventualmente, cambiò dall'essere un mare, a formare una colonna nera e oliosa nell'oscurità. E ora Jacob riusciva a distinguere la fonte di quella voce. Sì... quel pilastro di catrame.  <<Quell'arma... non voglio crederci, avrei distrutto la tua anima se non fosse stato per lui.>>

Quella colonna... quello era Tevatort. Il Demone, la sua essenza stessa. 

<<Non so di chi tu stia parlando, e non voglio saperlo. Tutto ciò che so...>>

L'Arma cominciò a scintillare anche in mancanza di fonti di luce. 

<<...è che ora ho un bersaglio da colpire, e un'arma con cui colpirlo.>>

Jacob corse verso la colonna di melma. 

"Nonno... con questo, sarà finito tutto."

<<Oh? Fallo, se riesci. Questo non è il mondo reale. Non puoi ferire la mia proiezione dentro un'ani->>

<<Dentro la mia anima, bastardo!>>

La Spada toccò la colonna, Tevatort. 

Poi la infilzò completamente. 

Ci fu un grido, non molto diverso da quelli che si sentirebbero all'Inferno. 

<<Ahhh... ahhhh...>> il Demone era ferito, nonostante il suo essere incorporeo. <<...capisco. Quella Spada... ah... preferisco allontanarmi il più possibile da voi due.>>

Jacob aveva appena tirato fuori la lama per colpire di nuovo, ma fu lento. 

<<Sarà molto più facile occuparsi dell'Angelo. Addio, Giudice.>>

Tevatort si contorse su sé stesso, e scomparve nel cielo. Il pilastro infinito uscì da quel luogo inesistente. 

<<...bastardo...>> ripeté il ragazzo <<Ora come faccio a seguirlo? Non ditemi che mi ha intrappolato nella mia stessa anima.>>

<<Sa già che io posso liberarti.>> disse la voce alle sue spalle <<Vuole solo guadagnare tempo.>>

Un rumore di gioielli d'oro si rese sempre più forte, mentre quell'uomo dalle vesti regali si avvicinava a Jacob. 

<<Sei stato tu a permettermi di uscire da quello schifo, vero? Ti ringrazio.>> gli disse il Giudice. 

<<Non è nulla. Posso anche riportarti di nuovo nel mondo fisico.>>

<<Per favore, fallo. Quel dannato demone è fuggito... potrebbe dare dei problemi ad Arsalan.>>

<<A lui. Non a te.>>

Jacob si girò di scatto. <<...huh?>>

C'era un sorriso su quel vecchio volto. <<Ti sto dando una scelta, Jacob Aiagon. Il tuo destino non è quello di vivere una vita felice. Tu... soffrirai. Devadatta ormai è finito, ma non sarà l'ultimo Diavolo Accusatore che incontrerai. E i prossimi saranno più potenti di lui.>>

<<Un attimo... ce ne saranno altri? Quanti?>>

<<Non ne sono sicuro. Una decina, forse?>>

<<...merda.>>

Il Giudice si sedette a terra, o qualunque cosa fosse quella roba sotto di lui. 

<<Ma naturalmente, ciò accadrà solo se tu continuerai sulla tua strada di Giudice. Se tu dovessi abbandonarla, sarai libero.>>

<<Libero? Heh. Forse non sai che Arsalan non può allontanarsi troppo da colui a cui è legato. Dovrei vivere per sempre insieme a lui?>>

<<Arsalan può morire.>>

<<Arsalan può... cosa?>>

<<In questo esatto momento, Arsalan sta combattendo contro Tevatort, e sta avendo difficoltà. Spera che, una volta uscito da qui, tu uccida Devadatta, che è rimasto inerme. Ciò eliminerebbe anche il Demone, e significherebbe vittoria per l'Angelo. Ma se tu aspettassi un secondo in più per farlo? Se prima di uccidere Devadatta, lasciassi che Arsalan torni in cielo?>>

Stava suggerendo un omicidio, in pratica. Solo che Arsalan era un Angelo, quindi non sarebbe morto - semplicemente, sarebbe "tornato al cielo". 

<<Si può fare, ma... mi sentirei... in colpa, sai? Per tutte le persone che morirebbero. Tutte le vittime dei Diavoli Accusatori.>>

<<Oh, ma non devi preoccuparti di ciò. Ci sono altri Giudici in giro ad occuparsene.>>

<<...ce ne sono altri? Anche di loro?!>>

<<Eccome. Potresti persino incontrarne un paio.>> Gli mise una mano sulla spalla. <<Jacob, quel che voglio dire è che... non voglio vederti prendere tutte queste responsabilità da solo.>>

<<...perché ti interessa di me così tanto? Non so nemmeno chi tu sia. Se non avessi già incontrato un Demone, crederei che tu fossi un frammento della mia immaginazione.>>

Agli occhi dell'uomo, Jacob non era altro che un bambino. 

Un bambino spaventato e confuso, incapace di darsi risposte, e costantemente in procinto di piangere. 

Ma non era solo quello. 

<<...in un certo senso, mi ricordi me da giovane. Quando mi è stato dato il ruolo di giudice, senza che lo chiedessi. Alla fine, non ho potuto far altro che soccombere ai demoni.>>

Gli porse la mano per rialzarsi. 

<<Dunque, Jacob? Cosa hai intenzione di fare? Vuoi abbandonare questa strada, e vivere come se non fosse successo nulla...>>

Alle spalle del ragazzo apparve la sua spada, illuminata da una specie di luce divina, nonostante ciò fosse impossibile in quel luogo. 

<<...oppure preferisci proseguire, come un santo martire, torturato in vita ma ricompensato da Dio nella vita dopo la vita?>>

<<...io...>>

Il Giudice chiuse gli occhi, e ripensò a tutto ciò che gli era successo. 

<<Nonno, perché sei sempre così triste?>>

Qual'era la strada della verità? 

<<Arsalan... questa vita...>>

Qual'era il senso della sua vita? 

<<Come gocce d'acqua. Noi siamo->>

Cos'era lui? 

Cosa voleva Jacob Aiagon? 

Giudice del Signore, o uomo? 

La ferita di Devadatta. 

Le vittime dei terroristi. 

Arsalan. 

La melma di Tevatort. 

L'Inferno. 

Arsalan. 

Quell'uomo. 

Arsalan. 

Arsalan. 

Arsalan. 

Si trattava solo di lui. 

Riaprì gli occhi. 

<<-come gocce d'acqua che cadono dal cielo.>>

Amen

Jacob riapparve nel mondo fisico. 

Accanto a lui, il corpo di Devadatta, ancora cosciente ma apparentemente troppo ferito per muoversi. Era circondato da detriti. Il soffitto era crollato più di quanto si aspettava. 

Lontano riusciva a sentire i rumori della battaglia tra Arsalan e Tevatort. 

<<Giudice del Signore.>> esclamò il terrorista <<Bentornato.>>

Il ragazzo prese la Spada e la puntò sulla sua fronte. 

<<Avanti. Uccidimi.>> disse Devadatta. 

Jacob continuò a fissarlo. Non c'era un briciolo di paura nel suo sguardo. 

<<Cosa stai facendo? Uccidimi!>> ripeté <<È l'unico modo per assicurare al tuo Angelo la vittoria!>>

Il Giudice lanciò l'Arma a terra. 

<<È per questo che non lo farò.>>

In lontananza, sentì Tevatort ridere, come se stesse vincendo. 

<<Ah...>> sospirò Devadatta <<Dovevo aspettarmelo. Avevi detto di non essere religioso, ma sei comunque stato scelto come Giudice. Non hai motivo di continuare su questa strada. Sei... un po' un bastardo, lo sai?>>

<<-non parli più di Deva.>>

<<No, no, ora riconosco la vera natura di Tevatort. Ho capito tutto quando l'ho visto. È un Demone, di quelli del Cristianesimo. Questo significa che... il Cristo, aveva ragione, giusto?>>

<<Così pare.>>

<<E quindi... il Buddha... aveva torto.>>

<<Temo di sì.>>

<<E noi due andremo all'Inferno, entrambi.>>

<<Esatto.>>

<<...lo stai accettando con serenità.>>

<<Probabilmente non dormirò più la notte, ma ora sono troppo occupato ad assicurarmi che sia tu che Arsalan moriate.>>

<<Ha senso.>> Il terrorista si tolse la maschera da Buddha e la gettò via, accanto alla Spada Sacra. Rivelò il volto di un uomo, con fattezze reminiscenti dell'Asia dell'Est, sulla trentina di anni. I capelli neri creavano un contrasto con gli occhi di un rosso ridicolosamente acceso. <<Io invece non sono capace di accettarlo. Tutte le mie convinzioni errate... heh... una vita sprecata seguendo una strada di peccato...>>

Quelle parole scossero Jacob, che sentiva esattamente la stessa cosa. Solo che lui non era un assassino. 

Almeno, non ancora. 

<<...è impossibile che io abbia gettato via la mia vita in questo modo...>> continuò Devadatta, mettendosi in piedi. Il Giudice non lo fermò. Non poteva fargli niente. 

<<...c'è solo un modo per saperlo.>> concluse il terrorista. 

Devadatta strappò in due la toga che indossava. 

Il suo intero corpo era rivestito da esplosivi. 

<<Buona fortuna nella tua prossima reincarnazione.>> disse Devadatta. 

E poi, abbracciando Jacob all'improvviso, esplose. 

"Questa- vita-"

Vicikitsā

Un uomo risiedeva dentro l'anima di Jacob Aiagon. 

Un uomo con indosso vesti regali. Collane, anelli, un lungo abito. 

E quest'uomo aveva appena finito di insegnare a Jacob come uscire quando un Demone provava a intrappolarlo nella sua anima. 

Ora che il ragazzo se ne era andato, rimaneva solo il vuoto. 

O almeno. 

Così sarebbe dovuto essere. 

<<So che puoi sentirmi.>> disse l'uomo. <<C'è una luce qui. Non illumina niente. Non rischiara la via. Ma è qui.>>

Cominciò a camminare in giro per quel vuoto. 

<<E devo dire che è un formato molto strano di luce. Pure l'uso, è bizzarro... hai creato una connessione tra la tua anima e quella di Jacob Aiagon.>>

L'uomo si fermò. 

<<Dimmi. Chi sei, straniero? Cosa vuoi dal Giudice del Signore.>>

Non sentì alcuna risposta. 

Poi, lo spazio cominciò a vibrare. 

La luce era davanti a lui. Una fessura nelle tre dimensioni. E dalla fessura uscì una voce. 

<<Voglio diventi più forte. Voglio trasformarlo in un dio. Voglio si sporchi le mani del sangue dei Diavoli Accusatori. Quanto a te, vecchio... non mi piaci. Temo che dovrai andartene.>>

La fessura di luce vibrò più velocemente. 

No... tutto il vuoto stava vibrando. 

<<Ah. Capisco.>> L'uomo dalle vesti regali sorrise. <<Un potere temibile. Questa è la forza di, cosa, un centinaio Diavoli Accusatori? Novanta Angeli? In ogni caso, non ho davvero alcun modo per proteggermi da un attacco del genere. Ma non importa. Tu non hai alcun modo per impedirmi di tornare. Dunque, distruggimi pure! Ma finché Jacob Aiagon manterrà la mia eredità... non potrai mai fermarmi davvero.>>

Dal cielo cadde un raggio di luce. L'unica presenza in quello spazio fu disintegrata. 

Il Dubbio

Ancora una volta, il Giudice Bianco si vegliò confuso. 

Era chiaramente ferito. Sentiva che non si sarebbe potuto alzare nemmeno se un santo glielo avesse chiesto. I suoi vestiti erano a pezzi, bruciati dall'esplosione. Il muovere le mani gli faceva male. 

...ma era anche chiaramente vivo. 

<<Scusa.>> disse una voce accanto a lui <<Temo di averti ferito più io, con il modo in cui ti ho sbattuto per terra.>>

Un Angelo il cui corpo stava ancora peggio del suo era coricato accanto a lui. Aveva visibili tagli in volto, uno così profondo che Jacob si sarebbe aspettato di vederci il teschio. Era rimasto senza maglietta e il suo petto sembrava essere stato colpito da un centinaio di pugni. I suoi piedi erano sporchi di cenere... aveva bruciato le sue scarpe correndo? 

<<Arsalan?>> chiese il ragazzo, preoccupato <<Che cos'è successo?!>>

<<La maggior parte di questi danni vengono da Tevatort, ovviamente.>> rispose sorridendo <<Ma salvarti da quell'esplosione è stato altrettanto difficile. La prossima volta...>> Tossì. <<...la prossima volta non lasciarti abbracciare da cultisti fanatici.>>

Jacob non poté fare a meno di ridere. <<Heh. Me lo ricorderò.>>

I due rimasero coricati sul terreno per qualche minuto, esausti, ignorando il mondo intorno a sé. 

Il Giudice alzò la mano destra. 

L'anello era ancora lì. Ancora scintillante. Nemmeno una macchia. 

Gli aveva davvero portato buona fortuna. 

...ma un attimo, quando l'aveva messo...? 

<<Ce la fai a camminare?>> domandò infine Arsalan, messosi in piedi e avendogli offerto il braccio come supporto. 

<<Credo di s->> si alzò, e lanciò un grido <<-no!>>

<<E va bene, faremo così.>> 

L'Angelo lo prese, e se lo mise sulle spalle. 

<<Aspetta, cosa?>> chiese il Giudice, arrossendo. 

<<Hai una soluzione migliore?>>

<<Una che non mi obblighi a sopportare la situazione più imbarazzante della mia vita, magari.>>

<<Non ce ne sono. Andiamo.>> L'Angelo uscì fuori dalla galleria della metropolitana con un salto. <<Se vuoi, puoi gridare "Yip yip".>>

<<Uccidimi.>>

I due risero di nuovo, sotto un cielo che aveva appena visto il tramonto. 

La città sembrava tranquilla, nonostante fosse appena accaduto un attacco terroristico. Le persone in giro erano decisamente poche, ma era quasi deprimente come potesse accadere una battaglia tra Angeli e Demoni in un luogo, e nessuno se ne accorgesse. 

<<...Devadatta... è morto.>> sospirò Jacob. 

<<Sì. Hai eliminato un Diavolo Accusatore con successo.>> rispose Arsalan <<Un vero Giudice del Signore.>>

<<...sai, non riesco proprio a credere che quel bastardo sia andato. Ha fatto così tanti danni, in così poco tempo...>>

<<È morto. E ho rispedito personalmente il suo Demone all'Inferno.>>

<<Non ne sto dubitando. È solo che->>

La conversazione fu interrotta, perché il caos eruppe per le strade. 

Entrambi si accorsero delle grida e della gente che correva, ma non capivano il motivo. <<Che succede?!>>

Poi Arsalan notò che avevano tutti lo sguardo rivolto verso l'alto - persino le persone in casa si stavano sporgendo dai balconi per guardare. 

E Jacob comprese perché. 

Esattamente sopra il centro della città era apparso un segno. Un disegno, posizionato trenta metri in alto, a mezz'aria. Un disegno interamente di luce, e non artificiale, come se l'avesse fatto Dio stesso. 

<<Ma che-?!>>

<<Questo non va bene.>> affermò Arsalan. 

L'immagine creata dai raggi di luce era un simbolo - dieci cerchi, non più piccoli di un eliporto, posizionati a creare un albero, tutti connessi da linee. 

Arsalan sapeva cosa fosse quello. L'Albero della Vita risplendeva nel cielo, così che tutti potessero vedere quel simbolo divino. 

Poi il disegno si ricchiuse in un singolo raggio, che toccò terra per un secondo, e infine scomparve in alto, oltre la stratosfera, nel reame degli Angeli. 

L'unica prova della sua presenza era un gigantesco marchio, grande quanto uno di quei dieci cerchi, lasciato da quella specie di luce divina sulla strada.

Un Sigillo. 

<<...c'è almeno un altro Diavolo Accusatore in giro, Jacob.>> disse Arsalan <<Quella è una sfida per noi... o una minaccia. Ci sta dicendo di arrenderci.>>

Il ragazzo sapeva che in realtà i Diavoli presenti erano molti di più, ma preferì non menzionare quel fatto. <<E noi lo faremo?>>

<<Mai. Il tuo lavoro come Giudice del Signore comincia qui, Jacob.>>

"Arsalan..."

Per un attimo, ci ripensò. 

Solo uno, prima di crollare. 

Non poteva farcela. 

Non poteva sopportare tutto ciò ancora una volta. 

Non poteva combattere, non poteva affrontare l'Inferno, non poteva cadere nella morte. 

Non poteva... sprecare la sua vita in quel modo. 

"...Arsalan, io ti ucciderò."

Ignis superbus

"Angelo Custode - Arsalene."

"Forza: capace di combattere un Demone. Con Spada: può squarciare il metallo."

"Velocità: quasi invisibile se inaspettato. Può essere tracciato se aspettato."

"Riflessi: leggermente più lenti. Può reagire a proiettili senza saperne la traiettoria in anticipo."

"Resistenza: può facilmente sopravvivere cadute di almeno sei piani ed essere estremamente vicino ad un'esplosione."

31 maggio 2020

Al posto di ascoltare le lezioni, Jacob continuò a scrivere tutte le informazioni su Arsalan che possedeva. Doveva trovare un modo per liberarsi del suo Angelo Custode, prima che un altro Diavolo Accusatore si facesse notare. Sarebbe stato facile lasciare che combattesse un Demone e si uccidessero a vicenda, ma non ci teneva a rimanere coinvolto in un'altra battaglia. 

L'università era l'unico posto dove Arsalan non l'avrebbe seguito, per cui poteva svolgere il lavoro solo durante quelle poche ore. 

Dopo aver segnato "Apparentemente illimitata" accanto a "Resistenza Fisica", si distrasse pensando a un piano. 

"Ma come? Come posso prenderlo di sorpresa, e colpirlo con qualcosa di abbastanza potente? La Spada Sacra può finirlo in un solo colpo?"

Nella sua noia, disegnò qualcosa - una Stella di Davide. 

"...devo proprio aspettare che un Diavolo Accusatore venga a cercarmi?"

I suoi pensieri andarono a quella sera di una settimana prima. 

Devadatta era morto. Tevatort era sceso all'Inferno. Tutto era finito. Ma nel cielo notturno, era apparso un simbolo di luce. 

<<Che cos'era quello, Arsalan?>> aveva chiesto il Giudice, seduto sul proprio letto. Era inquieto, come era giusto che fosse. Nessuno aveva mai visto nulla di simile. 

L'Angelo non aveva esitato a rispondere. <<L'Albero della Vita. Non so cosa possa significare, per un Diavolo Accusatore.>>

<<C'è qualcosa di più importante- chi ha il potere di fare qualcosa così?>>

<<...chiunque sia stato, deve essere un maestro della Luce Creata.>>

Il ragazzo sospirò. Non capiva niente. <<Dei cosa?>>

<<Lascia perdere, non ti serve sapere tutto. E le discussioni metafisiche non sono decisamente per te. Si tratta, però, di qualcuno estremamente potente. Persino superiore a me.>>

<<Magnifico!>> Lo intendeva come sarcasmo, ovviamente. 

...ovviamente...

<<Dunque, abbiamo intenzione di aspettare finché gli omicidi di questo Diavolo Accusatore non saranno diventati ovvi?>>

L'Angelo scosse la testa. <<Stiamo parlando di un demone che ha creato un simbolo divino in mezzo al cielo perché tutta la città lo vedesse. Quando comincerà ad agire, sarà ovvio.>>

<<Giusto.>> Il ragazzo sospirò. 

Se non avesse già saputo di doversi aspettare altri Demoni, avrebbe reagito in modo ben diverso. Ma quell'uomo l'aveva avvertito. Si era già preparato mentalmente, e aveva già trovato un modo per sopportare l'idea. 

<<Un'ultima domanda, Arsalan...>>

Adesso, era solo questione di mantenere la farsa, finché non avesse trovato un modo per liberarsi di quell'essere venuto dal cielo. 

<<...domani, andiamo a comprarti un telefono?>>

Un telefono. 

Gli era sembrata la cosa più corretta da fare, in quel momento. Del resto, mentre lui era all'università, Arsalan non poteva fare nulla se non girare per la città, magari a investigare. Rimanere seduto sul letto a non fare niente sarebbe probabilmente caduto sotto il peccato di pigrizia. 

Dunque, avevano bisogno di un modo per tenersi in contatto a distanza. Oltretutto, l'Angelo aveva dimostrato di non sapere tutto. I PDF dei libri di Demonologia gli sarebbero stati utili. 

Tanto per sicurezza, il ragazzo era sempre pronto a rispondere ad una sua chiamata, in caso gli servisse aiuto... o a non farlo. 

Perché proprio non vedeva come avrebbe potuto sbarazzarsi di Arsalan, se non lasciando che cadesse in battaglia. 

"Ehi, vecchio bizzarro che vive nella mia anima? Potresti aiutarmi un'altra volta?"

Non ci fu risposta. 

E chi era quell'uomo dalle vesti regali, comunque? Poteva almeno fidarsi di lui? Non ne aveva parlato con l'Angelo perché voleva avere almeno alcune risorse di cui lui non fosse a conoscenza, ma se si fosse trattato solo di un altro nemico? 

Questo si chiedeva il Giudice, e fu l'ultima cosa a cui pensò prima di uscire dall'aula. 

Per un attimo pensò che Arsalan sarebbe potuto essere lì per accompagnarlo a casa, ma non c'era. 

"Heh. Andiamo, stiamo parlando di un Angelo del Signore. Ed è tuo nemico. Non trattarlo come un amico o roba del genere, perché lui non lo farà."

Scese dal tram e percorse l'ultima parte del tragitto. 

Arrivato davanti alla porta dell'appartamento, Jacob forzò un sorriso. 

Se l'Angelo avesse notato che stava tramando qualcosa, sarebbe stata la fine per lui. 

Così si finse il più stanco e annoiato possibile, cosa che comunque era, preparò una battuta, ed aprì la porta. 

<<Tesoro, sono a ca->>

Apparentemente, ad Arsalan era venuta in mente la stessa battuta. 

Lo trovò davanti ai fornelli a cucinare, con un grembiule addosso. La tavola era già apparecchiata per una sola persona. 

<<Bentornato, caro.>> salutò l'Angelo con un sorriso. <<Hm? Perché non entri?>>

Congelato sulla soglia, il ragazzo chiese: <<...Arsalan? Perché indossi quella roba e... stai cucinando?>>

L'altro spense il fuoco proprio in quel momento. <<Hai bisogno di mangiare, o no? Perciò ti ho preparato il pranzo. Devi sempre essere al tuo meglio!>>

<<...okay... e il grembiule?>>

<<Per evitare di sporcarmi, ovviamente.>>

<<Sei... una creatura divina capace di bloccare i proiettili.>>

<<Vuoi che eviti gli schizzi di fritto? È solo stancante. E poi, mi sta benissimo.>> Fece una piroetta per mostrarlo. 

Ah, la personalità totalmente inconsistente di quell'Angelo. 

<<Comunque, buon appetito.>> Arsalan gli presentò il risultato dei suoi sforzi: pasta con sugo di pomodoro. 

Jacob si sedette. Non aveva mai provato quel piatto, a quanto ricordava, semplicemente perché non aveva idea di come prepararlo. 

<<...questa è nuova. Dove hai imparato a cucinare italiano?>>

<<In questa casa, proprio qualche minuto fa. Ora, mangia.>> disse, facendo un gesto. 

Il ragazzo annuì e lo guardò allontanarsi nell'altra stanza. 

"Ha parlato di stanchezza. Dunque ha un limite di resistenza fisica." pensò. "Bene. Posso fare affidamento anche su quello. Se dovesse essere sotto continuo attacco, potrei avere una possibilità."

Poi assaggiò la pasta. 

"Wow. L'aggiungerò alla lista delle sue abilità."

<<...ma nonostante la perdita dell'edificio, tutti i presenti sono stati evacuati.>>

<<Huh?>>

A quanto pareva, la TV era stata accesa. Il telegiornale stava parlando di un incendio che aveva distrutto un orfanotrofio in città. Sembrava improbabile fosse stato causato da qualcuno, ma le autorità avrebbero indagato. 

<<Non hanno fatto i collegamenti.>> disse Arsalan <<E se li hanno fatti, non vogliono annunciarli pubblicamente per evitare di spaventare la popolazione.>>

...ah, la personalità totalmente inconsistente di quell'Angelo. 

Arsalan mostrò al ragazzo un articolo sul cellulare. 

<<Un mese fa, è accaduta la stessa cosa all'edificio di un'associazione animalista. E ieri notte, ad una mensa per i poveri. Tutto in questa città. La stessa città dove è stato visto...>> Si spostò su una foto dell'Albero della Vita, scintillante nel cielo. <<...questo.>>

<<Quindi pensi ci sia un Diavolo Accusatore che sta... bruciando edifici casuali?>> chiese l'altro, posando il piatto vuoto. 

<<No, non casuali.>> rispose <<Orfanotrofio, animalisti, carità. Sta colpendo coloro che aiutano i bisognosi.>>

<<Stanno. Non dimenticare che ciò che vogliono i Diavoli è un culto a renderli più potenti.>>

<<Spero non sia così anche in questo caso. Del resto, chi seguirebbe una persona del genere?>>

"Già..." pensò Jacob "Credo troverai che ci sono molti umani disposti a farlo."

O forse Arsalan lo sapeva, e si stava solo ingannando, perché preferiva credere nel bene dell'umanità. Era decisamente qualcosa che avrebbe fatto. 

<<Comunque, dove credi che colpirà adesso?>> domandò il ragazzo. 

<<Il problema è che, se quello che questo Diavolo fa è colpire gli altruisti, ci sono troppe opzioni. Un rifugio per immigrati, una caserma dei pompieri...>>

<<...tentar non nuoce.>>

<<Tentar cosa?>>

Jacob prese il telefono, e dopo qualche secondo, sorrise. <<Heh. Ridicolo.>>

L'Angelo guardò lo schermo. Era una mappa della città dove il Giudice aveva segnato i tre posti già colpiti. Poi aveva disegnato linee che collegavano quei tre posti. 

<<Ah. Unendo i puntini... sta disegnando...>>

<<...un pentagramma.>> concluse il ragazzo <<Sì, è scontato. Sono piuttosto deluso. In ogni caso, se continua a disegnarlo in ordine, il suo prossimo bersaglio sarà...>>

Indicò un punto sulla mappa. 

<<...la chiesa.>>

<<Potrebbe farlo questa sera stessa. Sembra stare accelerando.>>

<<Nessun problema. Saremo lì ad aspettarlo.>>

"E chissà... magari questa sarà la volta buona."

<<Prima, però...>> disse Arsalan. 

Con un gesto, l'Angelo gli tolse il telefono dalle mani, e corse a spegnere la televisione. 

<<Finisci di mangiare. Ho anche preparato una frittata.>>

...ah... totalmente... inconsistente...

Arrivò presto la notte. 

La Spada Sacra del Giudice scintillava sotto la luce della luna. 

Non un solo movimento, se non quello degli insetti, era percepibile intorno alla chiesa. 

Seduti in cima al campanile della chiesa, l'Angelo e il Giudice potevano osservare l'intera zona. 

<<...è tardi.>> notò Jacob <<Forse non verrà.>> 

<<Forse no. Ma dobbiamo essere pronti.>>

Il ragazzo guardò la situazione. 

Sotto di loro, un cortile di pietra, circondato da alte mura. Tre, quattro metri, forse. L'unica via per entrare sarebbe stato aprire il cancello. 

...anche se erano molto in alto, quella caduta non sarebbe stata maggiore di sei piani. 

Ma se l'avesse gettato direttamente nel fuoco, dopo che era stato appiccato... forse...

<<Jacob.>> lo chiamò Arsalan. 

<<E-eh?>>

L'Angelo parlò senza guardarlo in faccia. <<Cucinare e combattere non sono le uniche cose che so fare. Mi è stata riconosciuta anche una speciale... tecnica, se vogliamo chiamarla così. L'hanno chiamata Tentazione.>>

<<Una... tecnica?>> Di che stava parlando, ora? 

<<I Demoni sono fatti a immagine di Satana e Lucifero, per cui condividono i loro peccati mortali: l'invidia e l'orgoglio. Ed è lì che io li colpisco. Quando prendi in giro un Diavolo Accusatore, quando ferisci il suo orgoglio... puoi renderlo vulnerabile.>>

Era davvero l'ora di parlare di quella roba? Avrebbe potuto insegnarglielo prima, no? <<Mi stai dicendo che li insulti?>>

<<Più o meno. Ma di solito non dico loro nulla che non sap->> Improvvisamente, l'Angelo si fece teso. <<Dobbiamo rimandare. Arriva qualcuno.>> 

Jacob abbassò lo sguardo. Una figura nell'oscurità si stava arrampicando sul cancello. 

<<Non sembra avere nulla di pericoloso.>>

No. Era chiaramente solo un ragazzino. Probabilmente sui dieci anni. Stava andando a recuperare un pallone, che magari aveva perso nel cortile quel giorno. 

<<...falso allarme.>> Arsalan rilassò i muscoli, ammesso che ne avesse, e smise di fissarlo. 

Dopo aver recuperato la palla, il bambino si diresse di nuovo verso il cancello. 

Ma non lo scalò. 

Lo aprì dall'interno. 

In quel momento, dall'alto lato della strada, opposta alla chiesa, una porta si spalancò. 

Ne uscì un gruppo composto da una decina di persone con i volti coperti da cappucci. 

Tutti tenevano pezzi di legno in fiamme in mano, come se intenzionati a bruciare una strega. E sembravano pronti ad usarli. 

<<Sono loro!>> gridò Arsalan <<Fermiamoli!>>

L'Angelo fece un salto, rimbalzò sul soffitto, e scese nel cortile, bloccando la strada del gruppo. 

<<Fermatevi, e non vi sarà fatto del male.>>

Jacob ci mise un po' di più, perché dovette scendere prima sul tetto e poi gettarsi giù. In ogni caso, apparve alle spalle dei tipi. 

<<Lo so che quello con la spada sono io, ma mi preoccuperei di lui piuttosto.>>

Ci fu un attimo di silenzio. Sembravano tutti restii a usare la violenza. 

<<Visto? Basta così. Possiamo parlar->>

...poi uno di loro gridò, e lanciò la propria torcia su Arsalan. 

Lui la prese al volo senza nemmeno battere le palpebre. Sospirò. <<Avrei preferito la pace, ma voi non sembrate interessati.>> Con un soffio, spense la fiamma. <<Jacob, puoi procedere.>>

Il Giudice cominciò a disarmarli, uno dopo l'altro. Anche se tenevano tutti tizzoni ardenti in mano, erano totalmente incapaci di combattere. Anzi, sembrava non l'avessero mai fatto prima. Si limitarono a gridare. Così presto si ritrovarono al buio e inermi. 

Arsalan tolse loro le maschere - c'erano cinque donne, tre uomini, e due bambini. 

<<È stato troppo facile. Nessuno di questi è legato a un Diavolo Accusatore.>> disse Jacob. 

<<...è un culto.>> Arsalan strinse un pugno per la frustrazione. <<Un altro culto.>>

<<Non diffamare così il nostro nome, scarabeo! È solo l'ordine naturale del mondo!>>

Questa voce - era nuova. Tutti si girarono. 

In piedi sopra le mura del cortile si trovava un uomo. Indossava un elegante completo blu da lavoro, con tanto di cravatta. Aveva i capelli biondi, e due occhi che sembravano illuminarsi nel buio di quella notte. 

<<Supermaestro!>> gridò uno dei seguaci, ma Jacob gli mise una mano sulla bocca, seccato. 

<<Dunque sei tu il direttore del circo.>>

<<Il tuo parole mi offende. Io non sono altro che un maestro, scarabeo.>> rispose. Con un salto, scese dal muro. 

Arsalan gli scattò davanti. <<Devi essere tu.>>

Il Supermaestro lo guardò dall'alto al basso, pur essendo più basso, senza esitazione. <<E io sono.>>

<<Mi diresti il tuo nome, o Demone?>>

<<Non ci vedo da guadagnare.>>

<<Capisco. Allora mi limiterò a distruggerti.>> Evocò la Spada. 

L'avversario arretrò. <<Non sperare in ciò!>>

Mise le mani dietro la schiena per un secondo, e quando le tirò fuori, era apparsa una gigantesca fiaccola. 

Arsalan si mosse per prenderla, ma fu troppo lento. 

La fiamma si espanse in modo soprannaturale, e innalzandosi di diversi metri, diede fuoco al campanile. 

<<Ahhh, il fuoco.>> sospirò il Supermaestro. <<Mai ho visto qualcosa similmente bilanciato, nell'universo. La distruzione che causa, e l'aiuto che offre, sono esattamente identici. Per questo il mio Demone ha passato secoli così da imparare a comandarlo!>>

Come risposta, Jacob lo chiamò un bastardo e lo gettò a terra, Spada di fronte agli occhi. 

<<L'uomo di Dio!>>

<<Quindi mi conosci.>> Il ragazzo avvicinò la lama al suo volto. 

<<Era ovvio che Devadatta controllasse un Demone, ed era dunque ovvio che ad ucciderlo fosse stato un uomo santo. I Diavoli in questa città non aspettano altro che te!>>

<<H-huh?>>

<<Sei un Giudice, non è così? Bene, Giudice, tu sappia che molti Demoni sono interessati in te, alcuni più potenti di altri! Finché sei in possesso di quella Spada Sacra, non avrai via di fuga.>>

Jacob guardò l'Arma. 

"Alcuni più potenti..."

Ricordò Devadatta. Ricordò la ferita che gli aveva provocato, come lo aveva quasi ucciso tre volte. 

Il suo cuore smise di battere. 

<<...altri... demoni...>>

A svegliarlo fu Arsalan, che gli era corso accanto. <<Non- distrarti!>>

Il Supermaestro aveva acceso un fuoco nella propria mano, e stava per gettarlo su Jacob. 

L'Angelo però gli mosse il braccio, e concentrò la fiamma sul proprio petto per dirottarla. 

<<Arsalan?!>>

Un grido di dolore. 

Il Supermaestro era ora in piedi, e il suo culto aveva circondato i due. 

<<Arsalan?! Stai bene?>> chiamava il Giudice, lasciando che l'altro si appoggiasse su di lui. 

Arsalan non stava decisamente bene. Il fuoco l'aveva ferito più di quanto avesse dovuto. Ma finse che non fosse così. <<Tutto... a posto. Il mio compito è difenderti.>>

<<Non->>

Il ragazzo avrebbe ribattuto, prima di accorgersi che sarebbe stato ipocrita. 

Era o non era lui quello che aveva pianificato come 'uccidere' l'Angelo? E non aveva forse usato la scusa che gli Angeli erano immortali, e che sarebbe semplicemente tornato in cielo? 

Eppure, quel grido... era così umano...

<<Ah, vedi, Giudice? Aiutare gli altri è un atto futile.>> disse il Supermaestro <<Su questa Terra ogni uomo è a sé. I forti devono imporsi sui deboli. I Superuomini meritano di controllare voi... gli scarabei.>>

Jacob sperava che fosse simile a Devadatta, e che avrebbe sprecato tempo a parlare. <<Quindi è per questo che distruggi orfanotrofi e mense, non è così?>>

<<Esatto. Non perché voglia evitare che gli altri siano altruisti, sia chiaro - ciò renderebbe anche me un altruista. Semplicemente... il fatto che tutti questi scarabei si sforzino per aiutare altri scarabei, piuttosto che servire me, il Superuomo...>> Chiuse un pugno con tanta forza che fece un rumore. <<...mi disgusta.>>

<<Supermaestro, possiamo ucciderli ora?>> chiese un accolito, che aveva appena riacceso la propria fiaccola. 

<<Hm? Oh sì, proseguite. Dimostrate la vostra abilità di fronte a me, il Superuomo, l'unico di cui vi serve approvazione.>>

Il cerchio intorno a Jacob e Arsalan si strinse. 

<<Sono tutti umani.>> disse il ragazzo. <<E li abbiamo già picchiati pochi secondi fa.>>

<<Allora nessun problema.>> rispose l'Angelo alle sue spalle <<Ma lasciami usare la Spada.>>

<<Con piacere.>>

Il primo nemico li attaccò. Fu abbastanza saggio da dirigersi verso Jacob, ma non abbastanza da ritirarsi immediatamente. Ricevette un pugno nello stomaco e fu spedito all'indietro.

Il secondo invece decise di rivolgersi ad Arsalan. Lui fu più fortunato, e venne semplicemente scagliato su un albero lì vicino. 

L'Angelo poi tagliò di netto un grande ramo e lo usò come frusta. La sua forza gli permise di fare male anche con quello. 

<<Huh, pensavo fossi ferito.>> esclamò Jacob, facendo cadere un altro cultista con un calcio. 

<<Lo sono. E ogni movimento è doloroso.>> Sorrise mentre lo diceva <<Ma se non lo sopporto, dovrai essere tu a farlo.>>

"...ah..."

Questo era l'Angelo che aveva pensato di uccidere. 

Solo ora, circondato da nemici, si rendeva conto di quanto fosse stata un'idea stupida. 

Arsalan l'avrebbe protetto. 

L'avrebbe protetto da ogni Diavolo Accusatore in quella città. 

E senza di lui, sarebbe morto. 

...se Dio esisteva, l'aveva veramente benedetto, per una volta. 

<<Grazie per il pensiero.>>

Con questa frase, Jacob spense l'ultima fiaccola che vide, e la distrusse, per assicurarsi che non fosse mai più riaccesa. 

<<...un culto.>> disse Arsalan. <<Supermaestro, hai creato un culto della personalità. È->>

<<No, no, questi scarabei non adorano me.>> spiegò lui <<Loro adorano il Superuomo. E io ho dimostrato di essere il Superuomo. Purtroppo, chi non ha questo onore, rimane uno scarabeo - a modo suo, bello, e a modo suo, unico. Ma minuscolo e insignificante.>>

I suoi ammiratori si inchinarono leggermente. 

"Non so che parola stesse cercando Arsalan, ma sono d'accordo con lui."

Era orribile come un uomo potesse ingannare tutta quella gente, obbligandola a fare tutto ciò che chiedeva loro. 

Tuttavia, quella situazione poteva essere cambiata. 

<<...ah, davvero?>>

Jacob si fece avanti. 

<<Allora ho un motivo in più per ucciderti. Mostrerò a tutti chi è il vero Superuomo, qui.>>

<<Oh? Un duello?>>

<<Penso sia più giusto definirla una dichiarazione di guerra.>> Con un raggio di luce, evocò la propria Spada. <<Arsalan, stai indietro. Questo sarà un uno contro uno, uomo contro uomo. Sono pronto stavolta.>>

Perché ne era così sicuro? 

Non lo era. Non era più potente di quanto lo fosse cinque minuti prima, né più saggio, né più agile. 

Ma il volto di quel tipo gli dava un estremo fastidio, e non voleva fare altro che ucciderlo. 

<<Fatti avanti, scarabeo! Lascia che infranga il tuo spirito, e consolidi il mio dominio!>>

E dunque, gli corse contro. 

Il Supermaestro evitò la lama e apparve alle spalle del ragazzo. Provò a creare del fuoco sui suoi capelli, senza successo. Jacob si girò e ancora colpì l'aria. Il suo nemico era semplicemente troppo veloce. 

Gli lanciò la Spada, lui la fermò. Quando la riprese Jacob fu costretto a indietreggiare per via delle fiamme sotto i suoi piedi. 

Per un attimo, incrociò lo sguardo di Arsalan. 

"Heh."

<<...ti stai trattenendo, o sei semplicemente così scarso?>> chiese improvvisamente il ragazzo, quando si accorse di non essere stato colpito nemmeno una volta. 

<<Insolente. Un vero Superuomo non ha bisogno di tutto sé stesso per liberarsi di uno scarabeo, poiché è tre volte più grande!>>

<<...bel discorso ma sei sicuro di non essere semplicemente scarso?>>

Quello non rispose. Si limitò a gridare dalla frustrazione e a lanciare un getto di fuoco. 

"Aveva ragione. Questi tipi sono intelligenti, ma quando li insulti, diventano bestie. E un tipo che si considera il Superuomo deve decisamente essere particolarmente orgoglioso."

<<Ehi, non per dire, ma... questo è tutto il tuo culto?>>

<<Come osi?!>>

<<Quindi lo è! È un peccato, perché->> evitò di essere azzannato rotolando all'indietro <<-dicevo, perché Devadatta aveva tipo centootto accoliti. Tu invece... cosa, una dozzina?>>

<<Silenzio! E combatti!>>

No, non avrebbe combattuto. Jacob si ritirò, intento ad evitare ogni colpo. <<E ti fai chiamare il Superuomo? Non dovresti essere il migliore in tutto? Sicuramente non sei il migliore in quanto a numero di fan. Andiamo, persino io avevo venti followers qualche anno fa!>>

<<Tu... metti in dubbio la mia autorità?!>>

Gli occhi del Supermaestro diventarono totalmente bianchi. Se mai c'erano state pupille, ora non ne era rimasta traccia. 

Forse... c'era stato un errore di calcolo. 

<<Io sono Xaphan, colui che ha dato fuoco al Paradiso. Ho portato la furia degli Inferi nel palazzo di Dio, e gli Angeli sono caduti per mano mia! Il mio potere annichilirà tutta la luce della tua anima!>>

Il Diavolo, ora controllando completamente il corpo del Supermaestro, graffiò il terreno di pietra, accendendo una fiamma. 

In pochi secondi, quasi tutto il cortile era stato riempito dal fuoco. 

I membri del culto si rifugiarono dentro la chiesa, finché fosse stato possibile. 

Jacob invece salì sul soffitto, ma Xaphan sembrava pronto a seguirlo. 

"Un altro... errore." pensò il giovane Giudice. "Questi demoni... non posso mai prevedere le loro mosse?"

Una voce lo risvegliò dai suoi ragionamenti. <<Jacob, va bene così.>>

Arsalan era ancora nel cortile, nell'unico spazio non raggiunto dalle fiamme. <<L'idea era di lasciare che un uomo sconfiggesse un altro, giusto? Ma il nemico ora è un Diavolo Accusatore.>> La Spada apparve nelle sue mani. <<È giusto che se ne occupi un Angelo.>>

<<Aspetta!>> lo richiamò il ragazzo <<Quel fuoco->>

<<Non è nulla.>> Lo guardò e sorrise. <<Nient'altro che la creazione di un Demone illuso.>>

Poi si rivolse a Xaphan. <<Tu, Diavolo Accusatore, che ti considerì il Super...demone? In ogni caso, vedo che il tuo umano crede di averti evocato. È dunque un occultista?>>

<<Assolutamente no. Semplicemente un vanaglorioso ed incapace che voleva l'aiuto di un Demone da tempo. Uccidere il suo Angelo Custode è stata una passeggiata.>>

<<Quanto orgoglio. Quanto orgoglio.>> Arsalan avanzò nel fuoco. L'avrebbe dovuto ferire terribilmente, ma... lui lo ignorò. <<Quanto orgoglio ingiustificato per un Angelo Caduto. Credi davvero di aver dato fuoco al Paradiso, o è un'altra menzogna?>>

<<...eh?>>

L'Angelo alzò la Spada e indicò il corpo di fronte a sé, l'anima corrotta da un demone. <<Xaphan. Ho sentito parlare di te. Non hai mai effettivamente dato fuoco al Paradiso, perché sei stato schiacciato prima. Lo ricordi, vero?>>

<<No, no, no! Di cosa parli, Angelo? Io- ho incendiato tutte le sfere celesti! Ho distrutto il Trono di Dio, sì!>>

<<Dunque, è una delusione che hai inventato, perché tale è il tuo orgoglio.>>

<<Silenzio! Non accetto un'altra parola!>>

<<D'accordo, ma lasciami dire un'ultima cosa. Un nemico più disgustoso di te?>>

Fece un gesto del braccio, e muovendo l'aria, spense il fuoco davanti a sé, creando un sentiero. 

<<Non l'ho mai incontrato.>>

Arsalan corse in avanti. 

<<Dannato scarabeo!>> Dalle sue mani uscirono fiamme che si mossero come corde, legando la Spada Sacra e impedendogli di muoverla. <<Cadi di fronte al mio->>

Lui la lasciò andare e tirò un pugno. 

...Xaphan fu lanciato all'indietro, fuori dal cortile, fino ad un muro dall'altro lato della strada. 

<<Ngh... Tu...>>

L'Angelo apparve immediatamente di fronte a lui. 

Bloccò una mano che voleva dargli fuoco. 

Bloccò l'altra mano che voleva dargli fuoco. 

Poi tirò quel demone per il collo, e lo sbatté contro un lampione. 

<<Ouch.>> commentò Jacob da sopra il tetto della chiesa. 

Sotto la luce esitante del palo, Arsalan infine diede il colpo finale, al punto più debole del proprio avversario. 

Un colpo all'orgoglio. <<Ho vinto.>>

Xaphan alzò una mano e provò a sfregare due dita insieme per accendere un fuoco. L'Angelo le ruppe. 

Il Giudice scese dal tetto su cui si trovava. 

Senza nemmeno voltarsi, disse ai cultisti dietro di sé: <<Il vostro Superuomo è stato sconfitto. Vi siete inchinati ad un umano come gli altri. E poiché a superarlo sono stato io, o meglio, il mio Angelo, vi dò un ultimo ordine, come nuovo Supermaestro.>> Si incamminò verso l'uscita del cortile. <<Siate altruisti. E non lasciate che nessuno vi dica il contrario.>>

Il ragazzo apparve accanto ad Arsalan e il Demone. 

<<Maledetti... maledetti...>>

<<Jacob, sai cosa devi fare.>> L'Angelo gli passò la Spada. <<Uccidilo.>>

<<Lo farò.>> rispose. 

Stavolta, sentiva di poterlo fare. 

Quell'uomo, e quel Demone... emanavano qualcosa che non sopportava. 

Non voleva credere che qualcuno credesse nell'esatto contrario dell'altruismo come filosofia di vita, forse. Oppure gli dava fastidio il suo vantarsi. 

In ogni caso, alzò la lama. 

Guardò quel corpo. Poteva tagliare il collo, e finirla lì. 

<<...non mi farò mai uccidere da un altro uomo.>>

Prima che Jacob potesse abbassare la Spada, il Supermaestro si morse la lingua, e sputò fuoco sulle gambe del ragazzo. 

Quello gridò, spaventato, mentre il Supermaestro usava le ultime energie dategli da Xaphan per fuggire. Presto scomparve dalla vista dei due. 

<<Arsalan?! Potresti->> urlò Jacob. 

L'Angelo chiuse le fiamme nella propria mano, spegnendole. 

Come prima, si bruciò nel farlo. 

Non importava - il nemico era scappato. 

<<Un Demone debole, ma era bravo in una cosa...>> disse Arsalan <<Questo fuoco potrebbe ferire persino gli Angeli di alto livello.>>

<<"Era"? Quel tipo è ancora vivo, e sta scappando. Dobbiamo fermarlo!>> ribatté il ragazzo. 

Ma l'altro scosse la testa. <<Non serve. Ti sei accorto di dove sono andati i membri del suo culto?>>

<<...uh?>> Diede un'occhiata nel cortile. 

La chiesa ora era vuota. 

<<Ormai non è più capace di far nulla. Se ne occuperanno loro.>> L'Angelo fissò la propria mano ferita. <<Le senti anche tu? Sirene dei pompieri. Lasciamo si occupino loro di spegnere il fuoco nel cortile e sul campanile. Noi... andiamo a casa.>>

Il Giudice invece guardava la notte intorno a sé. Da un lato, la luce delle enormi fiamme lo accecava. 

Ma se si girava... verso la porta, da cui era uscito il culto, c'era solo buio. 

Un buio che temeva. 

In un palazzo proprio come quello, qualcuno lo stava cercando per ucciderlo. 

C'erano altri Diavoli Accusatori. 

Un Demone con poteri superiori ai suoi. Un Demone che l'avrebbe ferito con qualcosa di peggio di un fuoco infernale. 

"Ormai è troppo tardi. Sono ricercato. Liberarmi di Arsalan sarebbe la mia condanna."

Dimenticò la metropoli, e i suoi pericoli. Dimenticò il futuro, e gli ostacoli che avrebbe incontrato. 

C'erano solo loro due. 

"...lui è l'unico che può proteggermi."

<<Andiamo a casa.>> ripeté il ragazzo. 

E quella notte, si concluse così. 

Almeno, per loro. 

L'uomo conosciuto come Supermaestro si fermò a poco più di trenta metri di distanza. Era stato ferito terribilmente, anche se non abbastanza da ucciderlo. Nessuna ferita inflitta dagli Angeli Custodi poteva uccidere. 

<<Maledetti... come hanno osato ferire me... il Superuomo...>> tossì un po' di sangue. <<Xaphan... dove sei...?>>

Poi, dei passi. 

Nell'oscurità, vide dei volti familiari. 

<<Siete... siete davvero voi?!>> Sul suo volto apparve un sorriso. <<Hah! Sapevo che la fortuna del Demone non mi avrebbe mai abbandonato! Aiutatemi, amici miei, poiché sono il Superuomo a cui dovete tutto!>>

<<No.>> rispose la donna davanti a lui. 

Questo fece svanire il sorriso. <<...co... come?>>

<<Non sei più il Superuomo. Sei stato sconfitto. Praticamente ti hanno ucciso.>> continuò quella <<Non sei altro che spazzatura, ora.>>

Il Supermaestro fece del suo meglio per tenere la schiena dritta. Sopportò il dolore nello stomaco. <<Ma- ma- andiamo! Non potete fare un favore a un uomo ferito? Non avete compassione nei vostri cuori? Quell'Angelo sicuramente farebbe così!>>

<<Ah. Ora credi nell'altruismo.>>

Tutti gli ex-cultisti si misero intorno a lui, fissandolo con uno sguardo coperto dal buio. 

Eppure riusciva a riconoscere l'emozione che contenevano. Disprezzo. Odio. Disgusto. 

L'uomo sentì qualcosa scendere la propria schiena. Sudore, o forse la paura stessa era lì con lui. 

<<Allora, vecchio Supermaestro, faremo come ci hai insegnato.>> disse la donna <<Faremo quel che ci hai detto di fare agli scarabei che credono nell'altruismo.>>

Una seconda luce, oltre a quella della luna e delle stelle, illuminò la strada. 

Fuoco. 

Obsequium pauperum

7 Giugno 2020

<<-è davvero estate.>>

Sembrava che quella stagione non sarebbe arrivata mai. 

Probabilmente un effetto dell'essere in costante allerta per un attacco da parte di Demoni. Le settimane sembrano più lunghe. Forse pure i sensi aumentati da Giudice contribuivano a far concentrare Jacob di più su ogni singolo attimo. 

Eppure, per la prima volta da quando il ragazzo aveva incontrato Arsalan, le vacanze estive erano arrivate. 

Normalmente Jacob le avrebbe spese studiando sui libri, ma... adesso era superumano. Poteva leggere al doppio della velocità, e la sua memoria era leggermente migliorata. Perciò, aveva tutto il tempo di riposarsi. Ancora una volta, non aveva che da ringraziare il suo Angelo Custode. 

...almeno, per il momento. 

Si svegliò quasi a mezzogiorno per tre giorni, durante i quali non fece assolutamente nulla. 

Poi, nel suo quarto mattino in vacanza, questa nuova routine fu spezzata. 

<<Jacob?>> chiamò Arsalan. 

<<Hmph.>> Il ragazzo non lo percepì nemmeno, e si girò dall'altro lato. 

<<Jacob. È tardi, devi alzarti.>>

<<Hmmmm...>>

L'Angelo sospirò. <<Devo proprio fare così, huh...>>

Arsalan salì sul letto, sopra il corpo del Giudice, e posizionò le proprie braccia sopra la sua testa. 

Poi, senza risparmiare nemmeno un po' della propria forza, battè le mani. 

Il lampadario tremò mentre Jacob si svegliava all'improvviso, scattando in piedi. <<AH->>

<<Finalmente. Buongiorno.>> lo salutò. 

<<...buongiorno?>>

Non fu sorpreso a vedere Arsalan su di sé, per quanto fosse strano. Del resto, ormai dormivano insieme. Nonostante l'Angelo fosse disposto a rimanere sul pavimento, lui aveva insistito perché potesse avere un riposo comodo, ma nessuno dei due voleva sprecare soldi su un altro letto. 

Non fu neanche sorpreso di sentire i loro vicini gridare, da quelli al piano di sopra a quelli di sotto. Quel battito probabilmente era a pochi decibel dallo spaccare i vetri. 

No, a sorprenderlo fu la vista dell'ora sull'orologio del muro. <<Arsalan... correggimi se sbaglio.>>

<<Con piacere.>>

<<Quell'orologio segna le sei del mattino.>>

L'Angelo si girò. <<Hmmmm. Sì, pare essere così.>>

<<E tu mi hai appena svegliato perché era tardi.>>

<<Ah, quindi hai sentito.>>

<<Sbaglio?>>

<<Non sbagli.>>

<<Capisco.>>

Jacob evocò la Spada Sacra tra le proprie mani. <<Solo un Demone potrebbe commettere un azione simile. Questa è la tua fine, Arsalan.>>

<<Non essere così melodrammatico. Tra tutte le persone di cui sono stato l'Angelo, tu sei l'unico ad avere il privilegio di svegliarsi tardi.>> Con uno scatto, aprì le tende della finestra. <<E ti ho concesso di mantenere quel privilegio per tre giorni. Ora, è abbastanza.>>

<<Oh no. No, non mi porterai a lavorare per mantenermi in forma. In quanto Giudice, non credo nemmeno di poter perdere questa forma.>>

L'Angelo si mosse ancora a velocità ridicola e lo prese in braccio per poi lasciarlo andare sul pavimento, così obbligandolo ad alzarsi. <<Invece credo proprio che lo farò. A meno che tu non provi ad impedirmelo.>>

<<È una sfida, vero?>> Il ragazzo in pigiama si mise in posizione di combattimento, Spada inclusa. <<Se vuoi obbligarmi a sgobbare, lo farai dopo che sarò morto.>>

<<Ah... dobbiamo proprio...?>>

<<Sì.>>

<<Okay, allora.>>

Mosse leggermente il piede, colpendo la caviglia di Jacob e facendogli perdere l'equilibrio. Interruppe la sua caduta prendendolo per un braccio e, dopo avergli tolto via l'Arma Sacra, lo scaraventò nella stanza adiacente - la cucina. 

Lì il ragazzo si ritrovò seduto di fronte al tavolo, sopra il quale era pronta una ricca colazione ancora calda e pronta per essere divorata. 

<<E se ti lamenti ancora, da domani in poi non te la preparo!>> disse l'Angelo sorridendo.  

Jacob brontolò mentre incominciava a mangiare. <<Bastardo...>>

Qualche ora dopo, i due erano per strada, sotto il sole estivo. Per fortuna c'era ancora una fresca brezza in giro, ma non sarebbe durata a lungo. 

Il Giudice indossava pantaloncini e, in modo piuttosto unico in quei giorni, una felpa sopra la propria maglietta. E aveva intenzione di continuare a tenerla per quanto a lungo possibile. 

<<Puoi dirmi dove stiamo andando, adesso? Prometto che non scapperò via.>> chiese. 

Ma l'Angelo si rifiutò di rispondere. <<Lo vedrai.>> fu tutto ciò che disse. 

Camminarono in periferia per una decina di minuti, finché non giunsero di fronte ad un grande edificio senza insegne, ne luci esterne. Un triste appartamento, peggiore del loro. <<Eccoci.>>

<<Oh, dov'è che siamo?>>

<<Qui è dove ho speso il mio tempo libero in queste settimane. Ci siamo passati davanti molte volte, negli anni, ma prima di incarnarmi, non ho mai avuto l'occasione di partecipare.>>

<<Partecipare...?>>

Una donna aprì loro la porta. Riconobbe Arsalan, e li lasciò entrare. Allora Jacob vide un cartello, e comprese dove si trovassero esattamente. 

Era ovvio. Dove avrebbe potuto il suo Angelo divertirsi? Cosa avrebbe potuto fare, se non lavorare in un rifugio per senzatetto? 

Si trovavano attualmente all'ingresso, che assomigliava alla segreteria di un hotel. Anche se non si può dire regnasse il caos, di certo non era un luogo tranquillo. Tutti erano tesi o affaccendati in un modo o nell'altro. C'era una qualche confusione nell'aria. 

A salutare i due fu un prete che si trovava lì in quel momento. Un uomo vecchio e grasso, con una barba folta ma molto curata, e gli occhi socchiusi nascosti dietro un paio di occhiali. <<Alexander. Lieto di rivederti.>>

Jacob fu confuso per qualche secondo prima di capire che stesse parlando con Arsalan. <<Anche a voi, Padre Thomas.>> rispose l'Angelo <<Purtroppo non ho potuto portare nulla con me oggi, se non un amico.>>

<<...salve.>> disse il ragazzo <<Sono Jacob Aiagon.>>

<<Piacere. Io sono Padre Thomas della Chiesa di San Davide.>>

Gli strinse la mano. <<Ah, quella che Xa... quella che è stata quasi bruciata, vero? Mi dispiace.>>

Sì, l'edificio era miracolosamente rimasto intatto, dopo la battaglia con il Demone. Escluso il campanile, che aveva comunque subito pochi danni. Per una città religiosa come quella, la notizia era stata una miniera d'oro. 

<<Non preoccuparti. Non è la chiesa a fare la Chiesa, del resto.>>

<<...huh?>>

<<Ad ogni modo, Alexander, spero che questo tuo amico sia abile almeno la metà quanto te. Abbiamo davvero bisogno di aiuto.>>

<<C'è qualche problema?>> chiese Arsalan. 

<<Sì. Uno dei nostri residenti è scomparso. Probabilmente rapito.>>

-hm. Davvero una storia felice, quella di quel rifugio. <<Rapito? Spiegati meglio.>>

<<All'inizio pensavamo fosse solo scappato, ma le riprese delle telecamere esterne ci fanno credere il contrario. Un furgone rosso è stato visto sulla strada prima che accadesse.>>

<<Ah. Capisco.>>

<<...io no.>> li interruppe Jacob. <<Mi sono perso qualche notizia? Cosa c'entra il furgone rosso?>>

<<Già, non ne parlano molto nei giornali perché ci sono fatti più interessanti al momento, ma si tratta di una serie di rapimenti perpetuati da un furgone rosso. Almeno, le testimonianze menzionano la presenza di un furgone rosso in tutti i luoghi dove i cinque rapimenti sono avvenuti. Nessuno ha visto le persone scomparire, del resto.>>

<<E stavolta, le telecamere hanno smesso di funzionare per mezz'ora>> concluse Padre Thomas <<durante la quale, Clint è sparito.>>

<<Fin troppo conveniente per essere una coincidenza, ma troppo difficile per essere intenzionale. È quasi come se fosse stato... un demone.>>

Solo quella parola attivò gli istinti da guerra di Jacob. Per poco non evocò la Spada lì davanti a tutti. "...Arsalan, stai implicando...?"

<<Oh beh!>> L'espressione dell'Angelo cambiò all'improvviso. <<Occupiamoci di coloro che sono ancora qui. Buona giornata, Padre Thomas.>> Presa la mano del Giudice, lo portò via con sé. 

I due presto si lasciarono il sacerdote alle spalle, per entrare nei corridoi. 

<<Quindi... riguardo a quel Demone...>>

<<Non è il momento. Ci sono cose più importanti da fare.>>

<<Ci sono cose più importanti dell'ammazzare i Demoni?>>

<<Come no.>> Aprì una grande porta. 

Di fronte ai loro occhi si stanziava un'enorme cucina. Un odore di cibo - molti cibi del tutto diversi - li investì, insieme al calore che la loro preparazione portava. Un intero squadrone di volontari stava preparando quello che probabilmente sarebbe stato il pranzo. 

<<Ah, Alexander.>> salutò un uomo. <<Ti stavamo aspettando! Ci serve la tua abilità.>>

<<Scusate!>> rispose "Alexander" <<Questo è il mio amico Jacob di cui vi ho parlato. Ci ho messo un po' a convincerlo.>>

<<Piacere di conoscerti, Jacob! Anche tu sei bravissimo a cucinare per ore senza stancarti?>>

<<Lo sarebbe se ci avesse mai provato.>> Arsalan mise la mano tra i capelli del ragazzo e glieli mosse, come se fosse suo padre. <<Temo che non puoi stare qui, Jacob. Fatti un giro, va bene?>>

Lui rimase un po confuso, ma annuì. <<...va bene... "Alexander"...>>

Così, Jacob lo lasciò a preparare cibo per i senzatetto, e si addentrò in quell'edificio. 

"Un rifugio... chissà da quanto tempo viene qui..."

Sicuramente da molto, perché aveva dimostrato di riuscirsi ad orientare perfettamente nonostante la mancanza di cartelli o indicazioni. Lui, invece, si perse quasi subito. 

Il posto sembrava essere diviso in sezioni. Da una parte c'erano la cucina, e dei magazzini che aveva visto. Da una parte c'erano delle aule, perché evidentemente speravano di istruire tutte quelle persone e trovare loro un lavoro. E da qualche parte dovevano esserci dei dormitori, ma non riusciva a trovarli. 

<<Serve aiuto?>>

Si girò di scatto. Alle sue spalle c'era Padre Thomas. Aveva passi leggerissimi, o forse era lui ad essere troppo distratto dai propri pensieri? <<In realtà sì. Non avete mappe in questo posto?>>

<<Per quanto siano utili, le mappe sono la nostra ultima priorità. E abbiamo già pochi fondi.>>

<<Immagino...>> Se quella era un'iniziativa della città, la città non aveva mostrato molto interesse. Viveva lì da abbastanza tempo che avrebbe sentito dell'esistenza di un rifugio per senzatetto. <<Uh, scusate... Alexander mi ha portato qui all'improvviso. Posso... fare qualcosa per aiutare?>> 

<<Lascia che ti mostri i dormitori, prima. Sono sicuro che il tuo amico vorrebbe farteli vedere.>>

Seguì il prete, anch'egli un esperto dei corridoi. 

Il ragazzo non sapeva cosa aspettarsi, e come previsto, fu stupito di ciò che vide. 

Quella del dormitorio era senza dubbio, l'ala più grande dell'edificio. Divisi da piccoli separatori, si stanziavano almeno un centinaio di letti doppi. La maggior parte di essi erano ancora occupati, in quanto era ancora mattina presto, ma i loro occupanti erano già tutti svegli. 

Aveva visto qualche povero nelle altre stanze, ma era lì che veramente quello sembrava un rifugio per senzatetto. 

<<Cosa ne pensi? È piuttosto deprimente, pensare che questa è solo una piccola frazione delle persone lì per le strade, no?>>

Jacob non rispose. Aveva cominciato a guardare i vestiti dei presenti: pochi indossavano qualcosa che non fosse stracci. Ma ovviamente, quella gente era sostenuta dalle donazioni, e nessuno donava mai i propri abiti nuovi. Nemmeno il Giudice, che era la persona più ben vestita in quella stanza. Quel ragazzo che andava in giro a picchiare Demoni dall'Inferno era conciato meglio di tutti loro.


<<...perché ho l'impressione che sia stato Alexander a suggerirvi di portarmi qui...?>> chiese infine. 

<<Oh, l'avrebbe fatto, ma non ne ha avuto l'occasione. Quindi ti ci ho portato di mia spontanea volontà. Di solito, i nostri volontari hanno già avuto esperienze con i più bisognosi, ma tu non sei uno di loro.>>

No. Infatti. 

<<Quanto alla tua domanda, non sono io a distribuire i compiti qui. Io tengo messe e svolgo lavori manuali.>>

<<Alla sua età?>>

Il sacerdote lo guardò sorridendo. <<Come, scusa?>>

<<Niente! Allora, a chi devo rivolgermi?>>

<<Torna all'ingresso e iscriviti nella segreteria. Ti sarà assegnato un compito, se temporaneo.>>

<<Capito. Grazie, Padre!>> Il ragazzo corse via, eccitato. 

Poi tornò indietro. <<Potreste indicarmi la strada...?>>

Un altro breve viaggio dopo, Jacob fu riportato alla segreteria. Fin'ora aveva fatto avanti e indietro due volte, perfetto modo di spendere la giornata! 

<<Buongiorno...>> salutò. 

Dietro il bancone c'era una ragazza dai capelli marroni e in parte dipinti blu, più o meno della sua stessa età, attualmente occupata a guardare il cellulare, il quale posò non appena si sentì chiamare. <<Buongiorno. Ah, tu sei l'amico di Alexander, vero? Io sono Rhoda.>>

Rhoda era lì da quando era entrato, quindi doveva averlo visto insieme all'Angelo. Per questo sapeva chi fosse. <<Piacere. Ma, lo conoscono tutti, qui?>>

<<Alexander? Più o meno sì. È apparso all'improvviso, qualche settimana fa, e ha subito dimostrato di essere il migliore in... più o meno tutto ciò che fa. Ed è anche rapido.>>

"Più di quanto immagini..."

<<Ma per quanto lui protesti, lo mandiamo quasi sempre a cucinare. Anche se abbiamo abbastanza cuochi, i suoi piatti sono troppo buoni.>>

...lo erano? <<Hmm, ho mangiato la sua pasta, sì.>> Non si era mai accorto però che fosse così speciale. 

Un momento. Possibile che il motivo per cui insisteva sempre per cucinare per lui... fosse che voleva imparare per il rifugio...? 

<<Oh, e non dirglielo, ma pensiamo tutti che sia estremamente affascinante.>>

Ora su questo era d'accordo. Un Angelo che non era attraente non si meritava questo nome. <<Non ditemi... che qualcuno ha provato a chiedergli di uscire.>>

<<...forse.>>

<<... l'hai fatto anche tu, vero?>>

<<...sì.>>

<<...e fammi indovinare, lui non ha nemmeno capito cosa gli stessi chiedendo.>>

Rhoda trattenne delle risate. <<Pensi sia così denso? Più che altro credo sia semplicemente già interessato ad una persona, a cui è estremamente fedele.>>

Una... persona...? Arsalan aveva incontrato qualcuno lì nel rifugio? 

...gli Angeli sentivano attrazione romantica o sessuale...? Doveva chiederlo, prima o poi. 

<<Uh? È qualcuno che lavora qui?>> domandò. 

Lei lo fissò con un sorriso. <<Jacob, il motivo per cui tutti ti conoscono è che Alexander non fa altro che parlare di te.>>

...ah

Ovviamente parlava solo di lui. Non conosceva nessun'altro. Era il suo Angelo. Si trattava solo di un giustificabile errore. 

Ma il ragazzo non poté fare a meno di arrossire e distogliere lo sguardo. <<Ah... temo ci sia stato uno sbaglio... non ci conosciamo nemmeno da tanto...>>

<<Sei sicuro? Perché lui sostiene che siate stati insieme per tutta la vita~>>

Va bene. Tecnicamente corretto. Entrambi erano tecnicamente corretti. <<In, uh, in ogni caso. Ero venuto qui perché volevo fare qualcosa, e Padre Thomas mi ha detto->>

<<Sì, solo un attimo.>> Prese un foglio. <<Nome e recapito?>>

La informò al riguardo, dandole il suo indirizzo e il suo numero. 

<<E, la cosa importante, cosa sai fare, Jacob?>>

<<Be', studio arte all'università, suppongo che potrei aiutare con alcune materie artistiche. Oh, e anch'io sono parecchio forte, veloce, e resistente. Non quanto Alexander, ma abbastanza per svolgere lavori manuali pesanti.>>

<<Hmmm... il problema della gente come te è che non ci sono molte attività che richiedono una generica forza fisica, sai? Il tuo amico sa cucinare ed ha conoscenza di... praticamente ogni argomento scolastico. Tu non hai nulla del genere. Insomma, servono abilità pratiche per giustificare la tua presenza qui.>> Posò il foglio con aria afflitta. <<Mi dispiace.>>

"...è vero, huh." <<Nah, nessun problema.>> In realtà, era piuttosto deprimente da sentirsi dire. Ormai era lì, e aveva visto quella gente ammassata nel dormitorio, senza casa e senza una condizione decente... si sentiva in colpa a non poterli aiutare. <<Suppongo di essere piuttosto inutile.>> Cominciò ad allontanarsi verso l'uscita. <<Se Alexander chiede, ditegli che sono a casa per imparare un'abilità pratica o due.>>

Proprio così. Non si sarebbe permesso di mancare l'aiuto che serviva a quella gente. Come si dice, da grandi poteri derivano grandi responsabilità, eccetera. 

<<Un momento.>> Rhoda lo fermò con aria confusa. 

Ma poi riprese a sorridere. <<...sbaglio o questo è lo stesso indirizzo di Alexa->>

<<Buona giornata.>> Jacob aprì la porta e se ne andò di scatto. 

"...abilità pratiche..."

Chissà cosa avrebbe potuto imparare. 

Questo si chiedeva il Giudice del Signore mentre attraversava le strade per tornare a casa propria. Allo stesso tempo, si guardava in giro, alla ricerca di qualche idea. Magari pubblicità di un corso di... qualcosa. Non sapeva di cosa avrebbe potuto aver bisogno, la gente del rifugio. 

Mentre ragionava, sentì le campane. 

La Chiesa di San Davide... evidentemente, la messa stava per iniziare. O forse era già iniziata? Non sapeva come funzionasse. Arsalan ci andava ogni domenica, ma non l'aveva mai portato lì.  

Jacob non pensava spesso alle chiese, in realtà. Erano begli edifici all'interno, e un po' meno all'esterno. Li apprezzava solo dal punto di vista estetico. 

Eppure, Xaphan gli aveva dato una diversa prospettiva al riguardo. Quando il suo fuoco non aveva bruciato l'edificio principale. Era stato piuttosto strano. Non impossibile, ma strano. E non riusciva a togliersi di mente l'idea che quella chiesa fosse come... un luogo sacro, impossibile per un Demone da distruggere. 

Per quanto questo avesse poco senso, decise di provare a seguire le campane. 

"...è davvero intatta."

Era giunto di fronte all'ingresso della chiesa, e l'aveva visto dal vivo per la prima volta, dopo quella battaglia. Tutto era come i telegiornali l'avevano descritto. I danni erano visibili sul campanile, e nel cortile, ma non sui muri. 

"Che dovrei fare ora? Sono venuto qui per niente? Dovrei entra-"

<<Mi scusi.>> mormorò una voce. 

Jacob abbassò lo sguardo. Appoggiato all'edificio c'era un uomo. Vestito peggio di chiunque avesse mai visto, seduto su una tovaglia mezza strappata, e con un cartello in mano: "CASA PERSA"

Accanto alle sue gambe, un cestino con qualche monetina dentro. 

...e lui non l'aveva nemmeno notato...

<<Scusate! Scusate.>> disse immediatamente. Tirato fuori il portafogli, gettò metà di quello che aveva. Non era molto, vista anche la sua situazione economica, ma dubitava di potersi permettere di più. E in ogni caso, aveva più che raddoppiato il contenuto della cesta. 

L'uomo gli sorrise. <<Grazie. Il Signore ti benedica.>>

<<L'ha già fatto, credimi... un momento, perché non sei al rifugio per senzatetto della città?>>

La domanda sembrò confonderlo un po'. <<C'è un rifugio per senzatetto?>>

Il solo sentire questa frase fece infuriare il Giudice. <<...sindaco di merda, l'anno prossimo non ti voto.>> fu la sua unica risposta. Gli porse la mano. <<Vieni con me. Ah, qual'è il tuo nome?>>

Lo straniero sembrò ancora più confuso da quel gesto di generosità. Come se non potesse gioirne per quanto ne era sorpreso. Ma accettò la presa. <<Elliot. E tu, ragazzo?>>

<<Io? Io mi chiamo Jacob.>>

13:20

Arsalan aprì la porta dell'appartamento correndo. <<Scusa se non ho potuto cucinare per te, Jacob! Ti ho portato dei cannelloni rima->>

Trovò il ragazzo occupato a guardare un video, seduto davanti al tavolo. Era così concentrato che non rispose nemmeno al saluto, e inizialmente l'Angelo non riuscì a credere a cosa stesse facendo. 

<<...Jacob, stai...?>>

<<Supervelocità più capacità di apprendimento aumentata in quanto Giudice e boom!>> Si girò, mostrando un pezzo di stoffa colorata. <<Ho imparato a cucire!>>

L'altro rimase a guardarlo, apparentemente sconvolto. 

<<Arsalan...? Lo so che è un po' ridicolo, ma non trovavo altre->>

<<Sei incredibile. Il miglior Giudice per cui un Angelo potrebbe mai pregare.>> Battè le mani eccitato. <<Se non domani, sarai già pronto dopodomani per aiutare al rifugio!>>

"Woah. Calma." Il suo personaggio rimaneva fin troppo facilmente mutabile. Quell'abitudine a cambiare non sarebbe mai cambiata. <<Voglio solo aiutare quella gente bisognosa. Hanno fatto un ottimo lavoro a convincermi.>>

<<Fammi indovinare... Rhoda?>>

<<...no? È stato Padre Thomas, che c'entra Rhoda?>>

L'Angelo gli fece l'occhiolino. <<Le ho chiesto dove fossi e non ha smesso di ridere un secondo mentre parlava di te. Non sapevo fossi così bravo con le ragazze.>>

Per poco Jacob non fece cadere la sua nuova creazione. 

"...capisco che alla mia veneranda età dovrei già essere fidanzato, ma questa è una congiura."

E pur sapendo che si trattasse di un altro errore, il ragazzo arrossì. 

8 Giugno 2020

<<...vuoi aiutare a riparare i vestiti e farne di nuovi, ho capito bene?>> chiese Rhoda, scrivendo. 

Jacob annuì. <<Ho imparato da poco ma sono già molto bravo. Non per vantarmi.>>

<<Figuriamoci. Va bene allora, sai dove andare?>>

<<Lo porto io.>> disse Arsalan. <<Ci metterà qualche giorno ad imparare ad orientarsi qui.>>

<<Non preoccuparti, Jacob, io ci ho messo due settimane. Bè, allora, divertitevi voi due!>> li salutò. 

Il Giudice non era sicuro che "divertirsi" sarebbe stata la parola giusta. Ma ci sperava. E anche se non lo fosse stato, avrebbe continuato. 

Per quanto? Tutta l'estate, forse. 

L'Angelo gli indicò la strada per la sala dove si occupavano di cucire. Non fu strano scoprire che c'erano solamente alcune donne, e delle bambine dei senzatetto ad osservarle. <<Non puoi entrare qui! Queste sono cose da femmine!>> gridò uno di loro. 

<<No, nessun problema.>> disse una delle donne. <<È amico di Alexander.>>

<<Oh. Va bene allora!>> La piccola lo salutò con la mano. Evidentemente, l'Angelo era famoso anche tra di loro. Lui rispose ugualmente, entrando, mentre Arsalan si dirigeva alla cucina. 

Posò la scatola che conteneva i suoi materiali su un tavolo, e li tirò fuori. <<Wow. Avete un sacco di lavoro da fare qui.>>

Una delle cucitrici annuì. <<E questi sono solo i vestiti in punto di strapparsi. I danni minori sono ignorati.>> Per dimostrarlo, una delle bambine mostrò fieramente il foro che aveva sotto la manica destra. Se non l'avesse fatto sorridendo a trentadue i denti, sarebbe stato penoso. 

<<Capisco, non c'è tempo di sistemare proprio tutto-tutto.>>

O almeno... non c'era stato. 

Il ragazzo non aveva dormito per nulla quella notte, né si era fermato durante il pomeriggio. Sapeva già sistemare un abito bucato, e persino farne uno nuovo, se necessario. Era allo stesso livello di tutte quelle signore. 

Ma era più veloce. <<Vedrò cosa posso fare.>> disse. 

E per sistemare la prima giacca, ci impiegò poco più di cinque minuti. 

Oh, avrà pure mosso le sue mani in modi che nessun umano potrebbe mai fare normalmente, ma nessuno lo stava fissando e dunque nessuno se ne accorse.

Oltretutto, era un lavoro perfetto. <<Ta-daa! Che ne dite?>>

<<Mhm. Non c'è male.>> rispose una signora. 

La reazione delle adulte era stata noiosa come gli adulti tendono ad essere. Era la reazione dei bambini quella interessante. <<Ooh! Ci hai messo pochissimo!>> esclamò una di loro. 

<<Calma. Non avete sentito? È solo "niente male".>> disse lui ironicamente, anche se in realtà era estremamente fiero di quella riparazione. 

<<Com'è che ti chiami?>>

<<Jacob. Ma tutti mi conoscono come l'Amico di Alexander, a quanto pare.>>

<<Ah, ecco perché sei così veloce! Sei come lui!>>

<<...huh?>>

Le donne sospirarono, seccate. <<Oh, non andate a raccontare queste storie anche a lui, ora!>>

<<Non è una storia! È successo davvero!>> protestò la bambina. <<Un giorno, quando non c'era nessuno, ho fatto una torre con tuuuuuutti i cuscini della stanza da letto!>>

Wow. Si annoiavano davvero molto, lì. 

<<Era una torre altissima che arrivava al tetto e mi stavo arrampicando! Poi, quando ero quasi in cima, la torre è crollata e io sono caduta! E stavo per diventare una frittata, ma Alexander mi ha sentita gridare ed è venuto a prendermi!>>

Jacob cominciava a capire la situazione. <<Ti ha sentita... da dove?>>

<<Dalla cucina, dall'altro lato della casa! Poi mi ha appoggiata sul letto ed è tornato subito lì, così nessuno si è nemmeno accorto che se n'era andato!>>

Il ragazzo non poté fare a meno che scoppiare a ridere. 

La cucitrice più anziana sbuffò. <<Ecco, nemmeno il suo migliore amico ci crede a questa storia!>>

<<Pfft... si sbaglia, signora...>>

Arsalan. Un vero, e proprio, bastardo... in senso affettivo, ovviamente  

<<...rido proprio perché ci credo.>>

20:45

I due erano stati l'intera giornata al rifugio, e per la maggior parte del tempo, divisi, troppo occupati con le proprie faccende per parlare. Si erano incontrati per brevi lassi di tempo, ma non abbastanza per informarsi di quando se ne sarebbero andati. 

Eventualmente, qualcuno venne ad avvisare Jacob al riguardo: Arsalan gli aveva chiesto di riferire che si sarebbero incontrati nel cortile dietro il rifugio, alle nove meno un quarto, pochi minuti dopo la chiusura, in quanto solo un ristretto gruppo poteva rimanere dentro durante gli orari notturni. 

E alle nove meno un quarto Jacob si presentò, solo che... non c'era nessun'altro. 

Arsalan non era il tipo da farsi aspettare, quindi dov'era finito? Il ragazzo attese inquieto. Nonostante fosse estate, il sole a quell'ora era già tramontato, e cominciava a fare fresco. Fortuna che aveva una giacca. 

Come se non bastasse, c'era uno strano odore nell'aria... un odore di...

Non fece in tempo a riconoscerlo che sentì dei passi. 

In quel cortile illuminato da un lampione intermittente apparve una giovane ragazza. 

<<...Rhoda?>> chiese il Giudice confuso. 

L'aria sembrò cominciare a raffreddarsi. 

<<Perché sei sorpreso? Mi hai detto tu di venire qui, no?>> disse lei. 

<<...io ho fatto cosa? No, non ti ho detto nulla.>>

<<Uh? Vuoi dire che non mi hai chiesto tu di venire qui per aiutarti con il tuo appuntamento con Alexander?>>

<<...il mio appuntamento?>> Oh accidenti. <<Senti, Ars- Alexander mi ha detto di venire qui per incontrarci prima di tornare a casa.>>

<<Ah. È vero, tu non l'avresti saputo.>> Come se realizzando di aver fatto una scemenza, Rhoda si mise la mano in testa. <<No, quell'incontro l'ho organizzato io. Ho fatto dire a te che Alexander ti avesse invitato e a lui che tu lo avessi invitato. Era il vostro appuntamento.>>

<<Questo...>> è stato un piano molto stupido e quella ragazza avrebbe dovuto lasciare stare i due <<...ha senso. Ma tu perché sei qui?>>

<<Perché Alexander mi ha detto che tu volessi incontrarmi qui. E io ho supposto che volessi aiuto dalla tua wingwoman con l'appuntamento.>>

<<...ma, io non sapevo fosse un appuntamento?>>

<<Quella parte mi è sfuggita di mente.>> Rise imbarazzata <<Quindi, tu non volevi davvero incontrarmi qui?>>

<<Uh, no. Credo che lui abbia ricevuto il tuo messaggio e abbia provato ad organizzare un appuntamento tra me e te. Bastardo... chissà dov'è ora...>>

<<...perché l'avrebbe dovuto fare?>>

<<È convinto che tra me e te possa funzionare.>>

<<E ha ragione?>>

<<Mah, fors- un momento, che domanda è?!>>

Lei rise. <<Scherzavo. Questa situazione è troppo ridicola.>>

Lui finì per fare lo stesso. <<Haha, già. Tu che fingi che Alexander voglia incontrare me, e che io voglia incontrare lui, mentre Alexander finge che io voglia incontrare- un attimo, mi sono perso.>>

Il ragazzo e la ragazza risero insieme un'altra volta, in ancora più imbarazzo. Vicino a quella zona, i veicoli dei volontari lasciavano il rifugio. 

La luce del lampione sembrò divenire più potente. 

<<Oh be'>> Jacob scrollò le spalle <<conclusione di giornata un po' strana, ma suppongo tornerò a casa.>>

<<Aspetta.>> disse Rhoda, prendendogli il braccio. Sorrise di nuovo, ma stavolta in modo diverso. <<Ormai che siamo qui... che ne dici di soddisfare il tuo amico, e andare da qualche parte insieme?>>

Per l'ennesima volta, quella tipa lo fece arrossire. Solo che ora gli tolse anche le parole di bocca. <<Uhhh- non so, credo dovrei...>>

<<Seriamente, andiamocene da qui.>> Si sventolò la mano davanti al naso con aria disgustata. <<C'è questo terribile odore di zolfo da tutte le parti.>>

"...zolfo?"

Zolfo. 

Jacob andò in cortocircuito. 

Lui... conosceva l'odore di zolfo. 

Cos'era l'odore di Zolfo? 

Perché conosceva l'odore di Zolfo? 

L'aveva già sentito. 

- Jacob si girò di scatto. 

L'aveva già sentito quando... un Diavolo Accusatore gli era apparso davanti. 

Nel parcheggio fuori dal cortile, una figura appoggiata ad un furgone rosso sorrise. 

<<Rhoda, attenta-!>>

Padre Thomas si scagliò su di loro coma una belva, con un coltello diretto alla gola della ragazza. 

Amen II

"Stupido."

Dopo che Jacob l'aveva respinto con un calcio, Padre Thomas si rimise in piedi. Non aveva preso alcun danno, né sembrava essere seccato da quell'attacco. Anzi, il suo sorriso si era fatto ancora più largo. 

"Stupido, stupido, stupido. Come ho fatto a non riconoscere l'odore di zolfo?"

Non poteva evocare la Spada Sacra di fronte a Rhoda, ma doveva trovare un modo per difendersi dal Diavolo Accusatore in corpo di prete. 

<<Scappa.>> le ordinò il ragazzo. 

Lei era troppo sconvolta per reagire - non che la si potesse biasimare. Quell'uomo era chiaramente anormale in qualche modo. 

<<Questo conferma i miei sospetti, Jacob Aiagon. Tu sei un Giudice.>> Padre Thomas tirò fuori dalla veste la croce d'oro che teneva al collo... ma che aveva tagliato in due. <<Perdonatemi l'attacco a sorpresa, è stato un colpo basso. Vi lascerò fare la prossima mossa per ripagarvi. Oh, ma non provate a fuggire!>>

"Quindi, non lascerà che Rhoda se ne vada. Posso immaginarlo... lei prova a correre via, lui lancia quel dannato coltello e le trapassa il cuore immediatamente. Devo portarla via io... o fare da diversivo."

<<Che sta succedendo? Padre?!>> disse lei, indietreggiando. Era naturalmente spaventata, ma stava sopportando tutto piuttosto bene. 

<<Allora, Giudice? Sto aspettando!>> rise il Demone. <<Alexander deve essere quasi arrivato a casa. Prova a raggiungerlo, e qualcuno morirà. Tu... la tua amica... o forse sceglierò una famiglia dalla strada e staccherò le loro teste a morsi!>>

"Quasi a casa, eh? Allora è chiaro cosa devo fare."

<<Rhoda. Questo impostore ha degli affari da sbrigare con me.>> annunciò <<Me la caverò. Quindi, metti tutta la forza che hai nelle tue gambe.>>

<<Jacob?! Mi stai suggerendo di scappare?!>>

<<Uh, sì, non è chiaro?>>

<<È chiaro che sei impazzito. L'hai visto muoversi. Potrai essere stato fortunato con quel calcio, ma non posso lasciarti da solo con un mostro simile.>>

Il Giudice rise. <<Ovviamente. Se non fossi stata testardamente disposta ad aiutare gli altri, non saresti mai venuta qui in primo luogo.>>

Sicuramente, Rhoda sarebbe stata di grande aiuto contro quel Demone. Ma prima o poi sarebbe rimasta ferita. E se c'era qualcosa che lui voleva evitare, era essere responsabile di innocenti. Così, scattò alle sue spalle. <<Purtroppo per te, anch'io sono venuto qui.>>

Mettendole un braccio intorno al collo, la fece smettere di respirare per un paio di secondi, e la ragazza svenne. 

Poi la prese tra le braccia, e saltò. Dal terreno, ad un lampione, ad un albero, al soffitto del rifugio. 

Ma Padre Thomas scosse la testa.
<<Cosa ti avevo detto sul fuggire?!>> 

Jacob ormai non era più stupido. Aveva previsto che l'avrebbe fatto. E una volta tolto l'elemento sorpresa al suo avversario, gli bastava liberarsi una mano ed evocare la Spada Sacra per respingere la lama. 

Ora lui si trovava sul tetto, diversi metri più in alto di lui. Lasciò Rhoda lì, sperando che non si svegliasse troppo presto, e infine si girò verso il Diavolo. 

"Non è forte quanto il Supermaestro, e sicuramente non quanto Devadatta. Chissà se il suo essere un sacerdote lo ha indebolito."

Si guardò intorno. Al momento, la zona era deserta. Aveva un piano, il quale gli avrebbe garantito la vittoria certa, ma doveva aspettare. Solo che, se avesse aspettato troppo, il Demone se ne sarebbe accorto. Forse sarebbe fuggito, per uccidere innocenti, o per nascondersi, o forse avrebbe ingaggiato battaglia. In ogni caso, lo scontro era inevitabile. 

Questa era la logica che Jacob usava per giustificare il suo prossimo attacco. Ma in realtà, voleva semplicemente picchiare quel mostro.  

<<Sa qual'è la differenza tra noi due, Padre?>>

Il nemico non si mosse dalla sua posizione. <<Differenze filosofiche, intendi? Differenze nelle nostre concezioni del bene e del male, e di quali dei serviamo?>>

<<No. Differenze nell'avere una Spada in mano.>> Il ragazzo si scagliò su di lui, con la punta della santa lama diretta al suo cuore. 

Padre Thomas si spostò di lato per evitarla. <<Hai ragione.>> Jacob intanto alzò l'Arma e la mosse in orizzontale, mirando ora al suo stomaco. Ma anche questo attacco non andò a segno. 

"...sai, non mi dispiacerebbe colpire qualcuno, ogni tanto."

<<Dovresti vergognarti. Stai assalendo un vecchio disarmato.>>

<<I vecchi di duecento milioni di anni non contano più come vecchi.>>

Ora si trovavano nella strada. Il che non era una cosa buona, perché se fosse passato qualcuno, sarebbe stato un problema. Pur non essendo quella una zona molto trafficata, rimaneva il rischio. Perciò Jacob tirò un calcio, e si ritirò di nuovo nel cortile. 

Aveva attaccato una volta, abbastanza per evitare sospetti. Ora poteva temporeggiare un altro po'. <<Un prete che soccombe ad un Diavolo Accusatore. Non è strano?>>

<<Silenzio, cane del demiurgo! Il mio profeta è Markion, e mi ha raccontato dei peccati del tuo dio!>>

<<Dicono tutti così. Fammi indovinare, credi che Markion sia un Angelo e che io sia un servitore dei Demoni.>>

<<I Giudici sono opere di Yahweh, il demiurgo maligno! Solo il Nuovo Testamento indica la vera via! Tutti coloro che obbediscono al dio di Israele devono essere eliminati!>>

<<Sì, uh, non posso dire di aver compreso bene...>>

Ma Thomas ne aveva abbastanza di parlare, e decise piuttosto di urlare. <<Sia santificato il Suo nome!>> Sollevò una macchina. <<Venga il Suo regno!>> gridò mentre lanciava il veicolo sul ragazzo. 

Forse Jacob sarebbe riuscito a distruggerlo o bloccarlo, ma preferì spostarsi. 

L'impatto sul terreno causò rumore. Molto rumore. Si trattava di una macchina, del resto. Chiunque avesse il turno di notte, l'avrà sentito. 

"Per favore, non uscite a vedere cosa sia stato..."

La porta che dava sulla strada alle sue spalle si aprì. 

"La fortuna non esiste."

Ma, a sua sorpresa, a spuntare fuori non fu un volontario, bensì uno dei senzatetto. Uno che ancora non si era abituato bene all'indossare gli abiti a lui dati, e il cui volto Jacob conosceva bene. 

<<Elliot?! Cosa ci fai qui?>> gridò il ragazzo. 

Quella - fu una distrazione. 

Padre Thomas aveva preso un'altra auto. <<Sia fatta la Sua volontà!>> invocò, mentre la lanciava in direzione di Elliot. 

Una direzione diversa da quella di Jacob. Dovette correre per intercettarla, e nel giro di pochi secondi, decidere se voleva bloccare o tagliare in due l'automobile. 

Decise di bloccarla. Perse l'equilibrio per un attimo, ma riuscì a prenderla. 

<<Jacob...?>> sussurrò il senzatetto. 

<<Ahhh... aspetta... solo... un attimo...!>>

Rilanciò il veicolo al mittente, il quale provò a squartarlo in due con gli artigli. <<Come in cie->> Riuscì a farlo, ma si ruppe la mano. <<Huh. Fa male.>> Probabilmente sapeva che sarebbe diventata di nuovo utilizzabile molto presto, ma considerata la velocità a cui combattevano i Giudici, presto sarebbe potuto essere troppo tardi. <<Lasciamo perdere le preghiere.>> Si avvicinò lentamente ai due. 

<<Elliot, torna dentro.>> ordinò il ragazzo. <<Subito.>>

<<Che succede? Padre Thomas... è posseduto, non è così?>>

<<No- sì, è posseduto. Però posso occuparmene da solo. Come vedi, ho una Spada.>>

<<E lui può lanciare macchine...>>

<<Se sei preoccupato per me, torna dentro e basta.>>

Elliot annuì e corse di nuovo verso la porta. 

Ma non ci arrivò. Un coltello gli fu lanciato nella gamba, e l'uomo cadde per terra. 

"No-!"

<<Dovresti fare più attenzione al campo di battaglia, Giudice!>> gridò Padre Thomas. 

Aveva ragione. Non si era accorto che il prete si fosse avvicinato al punto dove il coltello era caduto. Ora Jacob doveva davvero occuparsi di un innocente ferito.

Si mise in mezzo ai due. <<È me che vuoi, no?>>

<<No, non necessariamente. Voglio tutti i traditori che credono nell'Antico Dio, e lui è compreso.>>

<<Ah.>>

"La fortuna proprio non esiste. Il tempo sì però. E non ne manca molto. Devo solo bloccare un altro paio di attacchi."

<<Ora... dove ero rimasto? Ah sì...>> Padre Thomas si lanciò su di lui. <<Ci dia oggi il nostro pane quotidiano!>>

Jacob tese la Spada, sperando si infilzasse da solo. 

<<E rimetta a noi i nostri debiti!>>

Lui lo fece. Lo fece apposta. Si lasciò trapassare completamente la mano ancora sana, e oltre la mano il collo, così da potersi avvicinare di più. Continuò ad avanzare. Ora a distanza di pochi centimetri, e senza più nemmeno un dito funzionante, morse il Giudice nella gola. 

<<Come noi li rimettiamo ai nostri debitori!>>

Jacob gridò di dolore e cadde a terra, vicino Elliot. 

<<E non ci induca in tentazione, ma ci liberi dal male!>>

Calò il silenzio nella strada. 

<<...i servi del demiurgo... sono sconfitti.>> Padre Thomas si guardò le mani, in procinto di creare una pozzanghera di sangue ai suoi piedi. <<E al contrario mio... senza il potere di Markion... non riusciranno... a...>>

Il Diavolo Accusatore cadde a terra, svenuto. Quel corpo semplicemente non poteva sopportare tali ferite. 

E così, tutti e tre i partecipanti alla battaglia erano in punto di morte, dopo aver sporcato quel cortile di rosso. Una macchina passò accanto al cortile e non li notò, proseguendo ignara di ciò che stava accadendo. 

"...è finita."

<<Elliot... tutto bene...?>> chiese Jacob. 

Il senzatetto era incapace di rialzarsi, ma a parte ciò, sorrideva. <<Non preoccuparti per me. È solo una gamba, e la strada mi ha reso forte. Tu come stai?>>

<<Ah, lo so che normalmente un morso al collo simile mi ucciderebbe, ma...>> Tossì leggermente. <<...se sarò portato in ospedale entro pochi minuti, mi rimetterò in sesto. Sono un Giudice del Signore, dopotutto.>>

<<Un... Giudice. Come quelli del Libro dei Giudici.>>

<<Proprio quelli. Ma scusami. In confronto a loro, io non sono nulla.>>

<<Non dire così. Non tutti sono forti come Sansone.>>

<<Oh, no, non solo in quanto a forza. Non sono nemmeno un vero paragone di virtù.>> La forza vitale lo stava lasciando lentamente. Ma non importava. Elliot stava bene. <<Sai... ho provato ad uccidere Alexander.>>

<<Hm? Davvero?>>

<<Sì. Non pensare sia un pazzo, però, Alexander è un Angelo e quindi sarebbe solo tornato a casa sua.>>

<<Ora sono più tranquillo.>> rise lui. 

<<Già. Però, comunque... non sarebbe stata una cosa buona da fare, sai? Si trattava di una mossa da codardo. Ho persino pensato per settimane a come farlo, mica si trattava di un impulso.>>

<<E, com'è che ora non vuoi più ucciderlo?>>

<<Bè... ho provato ad odiarlo. Ci ho provato davvero.>> Jacob sorrise. <<Ma ho passato ogni giorno con lui. Un letterale Angelo, incapace di fare del male. Ogni mattino lo vedevo accanto a me, e mi chiedevo come avevo potuto passare l'intero pomeriggio precedente ad organizzare piani per farlo fuori. È difficile odiare qualcuno perfetto come lui, sai?>>

<<Immagino. Per esempio, io non riesco proprio a odiarti, nonostante tu mi stia confessando di aver avuto pensieri omicidi.>>

<<Ah no? Come mai.>>

<<Perché mi hai salvato dalla strada, ovviamente. Perché sei la prima persona che io abbia mai visto darmi una cifra per te significativa. E perché ti ho visto stare bene insieme con tutti quanti al rifugio, e ho pensato che tu fossi stato mandato dal cielo in persona.>>

<<Pfft... davvero?>>

<<Gh...>> si lamentò Padre Thomas. Muovendo un braccio, cominciò a rialzarsi. Una mano era già guarita. 

Il senzatetto sospirò. <<È sveglio.>>

<<Hm. Temo che qualcuno morirà, stasera.>> Il ragazzo tossì un po' più forte mentre la sua voce si faceva più lieve. <<Sai, Elliot, non credo di meritarmi tutti questi elogi. Non credo di meritarmi di continuare a vivere.>>

<<Non dire così! Solo perché c'è un Demone a pochi metri da te, e tu sei paralizzato mentre lui ha intenzione di ucciderti, non devi perdere la speranza!>>

<<Hm? Speranza?>> Jacob scoppiò a ridere, per quanto fosse possibile con quel buco nella gola. <<Stai scherzando. Non ho nulla da sperare, io so che noi ce la caveremo come se nulla fosse mentre questo buffone viene preso a calci. Lo senti anche tu questo suono?>>

<<Suono...?>>

<<Merkion... sì, grazie, grande Merkion...>> Il sacerdote ora riusciva di nuovo a muovere le gambe. Dopo essersi alzato, avrebbe facilmente schiacciato i due nemici. 

Ma il Giudice sorrideva serenamente. <<Questo suono, Elliot... è il suono di una creatura che mi vuole bene. E per quanto mi vuole bene, questa creatura ha appena attraversato l'intera città, correndo a velocità tali da essere quasi invisibile ad occhio nudo.>>

<<Esiste davvero una tale creatura, nel reame dei mortali?!>>

<<Come no. Guarda lì nel cielo.>>

Una scia rossa e bianca, con uno scintillio dorato, si era appena lanciata giù da un palazzo di dodici piani. 

La sua destinazione, un prete controllato da un Demone che non si accorse dell'incombente minaccia. 

<<Questa creatura, dalle mie parti, la chiamiamo Arsalan.>>

Alle spalle di Padre Thomas, uno schianto creò un cratere da tre metri di diametro. 

Se il sacerdote si fosse girato un secondo prima, avrebbe potuto vedere due occhi furiosi, e il bagliore di una Spada Sacra riflettente la luce della luna. Avrebbe visto la gloria di quel servo, e forse avrebbe pure usato una mano per evitare di esserne accecato. 

Invece, tutto ciò che vide fu un pugno. 

Poi fu lanciato attraverso un muro. 

<<-Padre Thomas.>> ringhiò Arsalan. <<Questa non è la prima volta che incontro la tua specie, i traditori senza pentimento, né sarà l'ultima. Perciò, non pensare che ci andrò leggero con te... tutto il contrario.>>

<<...Alexander...?>> chiese Elliot, provando ad alzare lo sguardo. 

Il Diavolo Accusatore doveva aver perso coscienza di nuovo. Gli Angeli non potevano uccidere umani, del resto. In ogni caso, prima che si svegliasse, Arsalan accorse vicino a Jacob. <<Come hai fatto a farti mordrere il collo?!>> Si strappò un limbo di maglietta e lo usò per bendare la ferita. <<Non osare alzarti.>>

<<Felice di vederti, "Alexander".>>

Nel frattempo, quello si stava ora occupando della caviglia di Elliot. Rimosse il coltello in modo indolore, per poi accertarsi della severità della ferita. <<Ah... posso occuparmene da solo, sì, ma mi servono altre cose...>>

<<Le prendo io.>> disse una voce femminile proveniente dall'alto. 

<<Oh, ciao Rhoda.>> salutò l'Angelo come se nulla fosse <<Che ci fai sul tetto?>>

La ragazza si stava affacciando sul bordo, coricata con la pancia in giù. <<Il tuo amico mi ha portata qua sopra per tenermi al sicuro.>>

<<È un ragazzo molto serio e responsabile, huh?>>

<<Come no. Ma se non fosse per te, credo si perderebbe subito.>>

Jacob tossì, cercando di nascondere il colore sul suo volto. <<C'è un senzatetto in bisogno di cure mediche.>>

<<Giusto.>> Rhoda si alzò e dopo che Arsalan le ebbe spiegato cosa gli serviva, corse verso la scala che dal soffitto portava ai piani inferiori del rifugio. 

<<Quindi... Jacob... quanto sanno loro due?>> chiese l'Angelo. 

<<Uh. Più o meno tutti i fondamentali. Se non Rhoda, Elliot sicuramente ha capito quale sia la situazione.>>

<<Alexander, tu sei...>> L'uomo allungò il braccio.

<<Proprio così.>> Prese la sua mano tra le sue <<Il mio vero nome è Arsalene - ma tutti mi chiamano Arsalan.>>

<<Sei davvero un Angelo.>>

Lui annuì ancora. 

<<Sei stato mandato qui a salvarci direttamente da Dio, non è così?>>

<<In realtà... mi ha chiamato Jacob. Non appena sono arrivato a casa e ho notato che la Spada non era più lì, ho capito che lui la dovesse stare usando, e ormai mi aspetto sia abbastanza maturo da non evocarla più per aprire le lattine.>>

<<Per una volta, il mio piano ha funzionato alla perfezione.>> esultò il ragazzo. <<La tua entrata forse è stata un po' esagerata, considerato che non hai nemmeno ucciso il nemico, ma non importa.>>

<<Io ho fatto del mio meglio.>>

<<Eccomi, Alexander.>> La porta sul cortile si aprì, e ne uscì Rhoda, con una cassetta in mano. <<Purtroppo non sono riuscita a trovare la->>

<<Rhoda!>>

Gridando il nome della ragazza, Padre Thomas si alzò di scatto, e le mise una mano insanguinata intorno al collo. <<Non muovetevi, o sarà lei a morire!>>

Quell'uomo, un tempo, aveva dei motivi per i suoi omicidi, ma ormai era rimasta solo la sete di sangue di un Demone. 

Il prete guardò la ragazza. <<Sei fortunata, io ho giurato di uccidere solo coloro che obbediscono al demiurgo. Penso ti prenderò solo in ostaggio.>>

<<Oh, andiamo! Di nuovo in piedi?!>> disse Jacob. Provò a rialzarsi anche lui, ma cadde sulla propria schiena. 

<<Sì, penso proprio che adesso scomparirò nella città, e poi ricomincerò ad eliminare infedeli. Rhoda potrà tenere loro compagnia, e guardarli esalare i propri ultimi respiri.>> Padre Thomas alzò gli occhi al cielo. <<E non ci induca in tentazione, ma ci liberi dal male! Am->>

-la sua testa si aprì in due. 

Un minuscolo proiettile, quasi invisibile a chiunque se non i due Giudici, cadde dall'alto e si andò a piazzare nella sua fronte. 

Il suo cervello non poté comandare alle mani di muoversi, perché era stato distrutto. Anche se avesse avuto altra voglia di combattere, gli era impossible muovere il corpo. 

Così, non poté fare altro che morire con poche cerimonie. 

<<...en.>>

Le dita intorno al collo di Rhoda si aprirono mentre Padre Thomas crollava per l'ultima volta. 

<<Che- che cosa- cos'è stato?!>> chiese Jacob. Guardò la direzione da cui era venuto l'attacco e non vide nulla, se non un lampione dall'altro lato della strada. 

Non emanava luce, e quella zona era oscurata. Ma si poteva distinguere chiaramente una figura, in piedi, in cima a quel palo. 

O almeno, la si poté distinguere nei pochi secondi prima che scomparisse con un salto. 

<<...non lo so.>> disse Arsalan. Scattò accanto al cadavere. Vide un buco nel suo cranio, ma non ciò che lo aveva creato. L'arma del delitto era scomparsa. <<...ma di chiunque si trattasse, potrebbe non essere amichevole.>>

Tutto ciò che trovò, fu... gocce d'acqua dentro il cervello. 

<<Ecco, che ne dici ora?>> Pochi minuti dopo, Arsalan finì di fasciare la caviglia di Elliot, e lo aiutò a rialzarsi.


<<Molto meglio. Non credo di riuscire a camminare, ma grazie, uh, Arsalan.>>

L'altro sorrise. <<Nessun problema. Piuttosto, spiegami una cosa - come mai eri qui fuori?>>

<<Ah...>> Il senzatetto distolse lo sguardo. <<Stavo provando a fuggire. Non... sono abituato alla vita da rifugio.>>

<<Come immaginavo. Molti degli attuali residenti dicevano la stessa cosa, quindi credimi quando ti dico... che ti ci abituerai.>>

<<Io- ugh.>> Anche Jacob si rimise in piedi, sostenuto da Rhoda. <<Sono uno studente e come vedi spesso rimango coinvolto in queste liti, ma se dovessi avere del tempo libero, verrò a visitarti, Elliot.>>

<<Non devi scomodarti. Penso faresti meglio ad andare in palestra.>>

<<Stai scherzando? Sono praticamente invincib->> Tossì tanto forte da forzargli sangue fuori dal naso. <<Beh, l'importante è che me la cavi.>>

Elliot si avvicinò a lui e gli strinse la mano. <<Grazie anche a te, Jacob. Sei davvero degno del tuo titolo di Giudice del Signore. Ci vediamo.>> Con questo saluto tornò dentro l'edificio. Arsalan lo seguì. 

Rimasero solo in due, in quel cortile. 

<<Non mi piace il fatto che la tua idea di aiutarmi sia stata tagliarmi l'ossigeno, ma ne sono uscita come quella con meno ferite, quindi, grazie pure da parte mia, Jacob.>> disse Rhoda. 

<<Figurati.>> rispose, guardando il cielo per evitare che gli colasse altro sangue. <<Quando si tratta di Demoni, non ci si può permettere che ci siano innocenti in giro.>>

<<...heh, Demoni.>> La ragazza sorrise. <<Se non avessi visto quella creatura con i miei occhi, penserei che stessi scherzando. Sei un cacciatore di mostri o cosa?>>

<<Ah, tu - non hai idea di cosa sia un Giudice. Mi piacerebbe essere te. Sì, suppongo di essere semplicemente un cacciatore di mostri.>>

<<E, i vampiri esistono?>>

<<Non che io sappia.>>

<<E, Alexander è un Angelo, giusto?>>

<<Per qualche motivo non ne sembri sorpresa.>>

<<Andiamo, è impossible per un umano essere freddo e allo stesso tempo amorevole come lui. Gli mancavano solo le ali.>>

Wow, Jacob era proprio stato l'ultimo ad affezionarsi ad Arsalan. 

<<Buon per lui, ma se non inizia ad essere meno angelico, verranno altri Demoni a cercarci.>>

<<Ma se lo diventasse, poi non ti piacerebbe più cosi tanto.>>

<<Uh, puoi lasciarmi andare ora, grazie.>>

Lei appunto lo lasciò andare, e il ragazzo cadde all'indietro di nuovo. Rhoda lo prese al volo. <<Hmm, pare ti serva ancora aiuto, Giudice.>>

Lui non aveva come rispondere. Era imbarazzato, ma voleva anche dirle di stare zitta per una volta e lasciarlo in pace. <<A-a quanto pare.>>

<<Il tuo amico tornerà presto, e poi ti lascerò nelle sue mani. Devo tornare a casa anch'io, del resto. Però prima, volevo chiederti una cosa.>>

<<Hm? Come no.>> rispose <<Chiedi pure.>>

<<...hai detto che i Demoni vengono a cercarti personalmente, giusto...?>>

<<Giusto.>>

<<Ecco, quindi...>> Lo guardò negli occhi con durezza. <<Dovrai tenere le distanze da noi umani per evitare che siamo coinvolti?>>

La domanda lo sorprese. Non aveva mai pensato a nulla del genere. 

<<No? Nessun Demone conosce la mia identità.>>

Rhoda sospirò. <<Proprio quello che volevo sentire. Allora, ci vediamo, Jacob Aiagon.>>

Gli diede una pacca sulla schiena che fece uscire altro sangue dal suo naso, ma finse di non accorgersene. Poi indietreggiò, uscendo dal cortile. <<Non farti ammazzare prima di reincontrarmi!>>

Il Giudice fece del suo meglio per non cadere un'altra volta. <<Ci proverò.>> disse, salutando con la mano. 

-così la sua giornata si concluse. Statisticamente, la maggior parte delle giornate non finivano con un Diavolo Accusatore morto e un paio di amici guadagnati, il che rendeva certamente quella speciale. 

Eppure, per qualche motivo, Jacob non la sentiva come tale. 

Del resto, se il Diavolo Accusatore era morto, non era certo grazie a lui. Aveva fatto quasi tutto Arsalan, e quel misterioso proiettile. E sempre Arsalan aveva medicato Elliot, e lui stesso. Senza l'aiuto dell'Angelo, a morire sarebbero state tutte le persone sbagliate. 

La verità era che lui, il Giudice del Signore, non aveva mai ucciso alcun Demone, il quale era il suo lavoro. 

Forse... non era fatto per essere un Giudice. 

<<Sono tornato!>>

...pare che dopo il calare del sole i pensieri negativi aumentino. Arsalan, invece, aveva l'effetto opposto. Il vederlo non rendeva certamente Jacob felice, ma interrompeva qualunque ruminazione deprimente stesse attraversando la sua testa. 

<<Ehilà. Visto che sei qui, ti dispiacerebbe...>>

E così, il ragazzo si lasciò cadere in avanti, più per strematezza che per la ferita al collo. Come previsto, fu preso al volo. 

<<Ottimo lavoro, Jacob.>> sussurrò l'Angelo. <<Tre Demoni a terra, grazie a te.>>

8 Giugno 2020

Una moneta roteò nell'aria, oscurando la luce della luna. 

<<Ti avevo detto che uccidere quel prete non fosse necessario.>>

Due figure dall'alto di un edificio osservavano Arsalan e il suo Giudice. 

<<Non stava a me scegliere.>>

La moneta tornò giù. Prima che potesse compiere l'ultimo giro e toccare terra, la donna la prese. 

<<E ora, cosa intendi fare?>>

<<Testa.>>

<<Quindi, rimandiamo?>>

<<Esatto...>>

La donna si rigirò i quattro chiodi tra le dita. 

<<...rimandiamo il nostro incontro con Jacob Aiagon.>>

Domini Iudices

Il Giudice era seduto ad una fermata dell'autobus, in attesa. 

Il sole splendeva sopra di lui, e il silenzio regnava nell'intera città. 

Una quiete interrotta da dei passi. 

Un uomo senza volto si avvicinò lentamente a Jacob. <<Hai sentito la notizia?>> fu tutto ciò che uscì dalle sue inesistenti labbra. 

<<Hm?>> Lui alzò la testa. <<No, che notizia?>>

<<L'avvento di un nuovo dio... un profeta che sostiene si possa raggiungere l'onnipotenza grazie solo al proprio ego.>>

Jacob non comprese le sue parole, e fissò quella figura dalla faccia vuota passargli davanti. 

<<Non avevo mai pensato che l'auto-ammirazione potesse sostituire l'ammirazione altrui.>> continuò quello <<È una teoria interessante. Ti andrebbe di provarla?>>

<<Mi dispiace, ma non capisco bene di cosa parlate.>> rispose. 

<<Ah, scusa, pensavo sapessi. Non preoccuparti, tu fai quello che hai sempre fatto... e ti ritroverai ad ucciderLo.>>

L'uomo schioccò le dita. 

Tremando, il sole si trasformò in una colonna di luce, e Jacob fu spazzato via con l'intero pianeta. 

Poi il ragazzo aprì gli occhi. 

"...un sogno."

Un inquietante sogno. 

Ancora cercando di ricordare cosa avesse visto, si accorse di stare tremando. 

Ma - non per la paura. C'era freddo. La finestra più vicina era aperta. 

Mentre si alzava per chiuderla, notò un'altra cosa, e cioè che Arsalan era già in piedi. 

<<Qualcuno ha rotto la finestra.>> annunciò l'Angelo. 

Il ragazzo corse a controllare, noncurante della temperatura. Trovò vetri sul pavimento bagnato dalla pioggia estiva... e un foglio di carta. 

<<Purtroppo non sono riuscito a vedere chi sia stato.>> disse Arsalan <<Ho reagito non appena ho sentito il rumore, ma era troppo tardi.>>

<<...vieni qui.>>

Jacob gli mostrò il foglio di carta. Al centro c'era un piccolo buco, come se qualcuno avesse usato arco e freccia per lanciarlo attraverso la loro finestra. Anche se non c'era alcuna freccia. 

L'importante però era ciò che stava scritto su quel pezzo di carta. 

All'inizio, un lunghissimo paragrafo di lettere e numeri casuali. Se era un codice, era incomprensibile. 

E infine...

<<"Sappiamo chi sei">>

Arsalan lo lesse, e sospirò. <<Dillo tu al posto mio.>>

<<Merda.>>

14 giugno 2020

Non poche ore dopo, il sole era tornato a splendere, cocente come al solito. 

Jacob si appoggiò al muro di legno della casa. <<Basta... facciamo una pausa... cinque minuti...!>> ansimò. 

<<L'idea di venire qui non è stata mia, eh.>> ribatté Arsalan lanciandogli una borraccia. <<Io avrei preferito rimanessimo a guardia dell'appartamento.>>

<<Quel posto non è abbastanza grande per allenarci.>>

<<Non c'era bisogno ci allenassimo.>>

<<Perché dici così?>>

<<Ritengo sia meglio non correre il rischio comportato dal lasciare il tuo appartamento scoperto ad un Demone che conosce la tua identità.>>

<<Non avevamo molta scelta.>> Il ragazzo si asciugò il sudore dalla fronte. 

In quel momento gli venne un'idea. L'Angelo era girato, il che significava che poteva essere lui a testarlo per una volta. 

Lanciò la borraccia nella sua direzione senza fare il minimo rumore. 

Arsalan rispose eseguendo una perfetta rovesciata, con la quale rispedì l'acqua al mittente. Passò sopra la testa di Jacob, mancandolo per pochi centimetri. <<...mi avresti potuto colpire, lo sai?>>

<<Ma non l'ho fatto. Allora, sei pronto per la prossima fase?>>

"Ah. L'ora di smettere di scherzare."

Sapeva bene di cosa si trattasse. Del resto, aveva chiesto lui ad Arsalan se poteva provare quel tipo di esercizi. 

Dunque, annuì. 

E i due si sedettero. 

Ciò che stavano per fare, di qualunque cosa si trattasse, sarebbe stato fondamentale per il futuro del Giudice. 

Il prossimo Diavolo Accusatore che avrebbero affrontato evidentemente conosceva la sua identità. Sarebbe partito con un enorme vantaggio, anche in confronto a tutti i Demoni precedenti. 

<<Va bene, Jacob.>> disse Arsalan <<Hai detto che sei stanco di andare nel panico in mezzo ad un combattimento, e perciò, ti insegnerò a tenere le tue emozioni sotto controllo.>>

Era questo il suo vero problema. La paura, la distrazione, il dubbio, erano quei sentimenti che avevano portato a tutti i danni collaterali nei suoi precedenti scontri. 

<<Prendi nota.>> continuò <<Non si tratta di non avere paura. Si tratta di non mostrarla. Di rimanere calmi nonostante tutto.>>

<<Va bene. E comAH!>>

Arsalan aveva evocato la Spada di fronte al suo naso. Ancora una volta, pochi centimetri gli salvavano la vita. 

<<Non così.>>

<<Decisamente non così.>> Il ragazzo si trovò d'accordo. <<Riproviamo. Prova a spaventarmi di nuovo.>>

<<Ora che lo sai non avrà lo stesso effetto.>>

<<Lo so, ma che ci posso fAH!>>

Le sue scarpe avevano preso fuoco, e si stava allontanando il più possibile dall'infiammabile sedia. Peccato che così rischiasse di bruciare anche l'erba. 

<<Jacob! Sono stato io! Stai calmo!>> disse Arsalan. 

<<Mi hai dato fuoco?! Ma sei davvero un Angelo?!>>

<<Stai. Calmo. Questa è una fiamma speciale. Se dimostri di aver paura, diventerà più potente e ti distruggerà. Altrimenti si ridurrà in un minuscolo fuocherello e sparirà. Quindi... dritto e fermo.>>

"Dove l'ha presa una cosa del genere?!" <<S-sissignore.>>

Jacob provò a non muoversi. Il fuoco sulla sua scarpa stava risalendo per la sua caviglia, e presto avrebbe trasformato quei pantaloni in pantaloncini. E sì, indossava pantaloni lunghi a metà giugno. 

Intanto, anche l'erba cominciava a bruciare, formando un cerchio di fuoco intorno al ragazzo. In pochi secondi anche la sedia sarebbe rimasta vittima di quell'"incendio". 

Ma comunque, Jacob non disse nulla. Provò a bloccare le gocce di sudore che gli stavano scendendo dalla fronte, causate più dal timore che dal caldo. 

<<Ah, comunque ho mentito.>> disse Arsalan infine, sorridendo <<Quello è fuoco normale e sta per incenerire la mia sedia preferita.>>

Il ragazzo gridò. <<È un fuoco normale?!>>

<<Sì, e io lo spegnerei rimanendo calmo, se fossi in te.>>

<<Uh...>>

Il Giudice si ricordò il consiglio numero uno per quei casi. Con un salto, attraversò il muretto del giardino e finì sull'asfalto. Poi si coricò per terra e cominciò a rotolare su sé stesso. 

Le fiamme sulle sue gambe si estinsero presto, ma doveva occuparsi anche dell'erba e della sedia. 

<<Dov'è che l'avevo visto... lì!>>

C'era uno straccio sulla sdraio. Lo prese, ci svuotò l'intera borraccia sopra, lo fece roteare in aria per asciugarlo leggermente, infine lo premette sulla sedia. Un altro obiettivo raggiunto. 

<<Ben fatto.>> lo complimentò Arsalan <<Hai ragionato in modo logico anche in situazione di pericolo. E quanto al prato?>>

<<Facile.>> Jacob fece un salto di un metro e spense le fiamme con il piede. 

Pur non essendo la soluzione che l'Angelo si aspettava, la accettò. <<Non è andata male. Ovviamente non possiamo paragonare questo "incidente" ad una battaglia con un Demone, ma è stato un ottimo allenamento.>>

<<...ho mostrato fin troppa paura.>>

<<Sì, Jacob. Perché questo è stato il tuo primo tentativo.>>

<<Devo essere pronto il prima possibile. Se quel Diavolo si fa vivo, non creerà altro che problemi.>> Si girò. <<A proposito, credi che si sia già fatto vivo?>>

<<Possiamo accusare i Demoni di ogni singolo omicidio in questa città?>>

<<No.>>

<<E allora niente. I Diavoli Accusatori si distinguono per modus operandi e motivazioni, come ti sarai accorto.>>

Il solo ripensare a quel discorso di Padre Thomas sul demiurgo gli faceva venire il mal di testa. 

<<Sì, in effetti. Sono molto... singolari.>>

<<Quindi, non ho motivo di credere che alcuni dei crimini raccontati dai giornali siano opera di un Demone. Torniamo a casa?>>

<<Torniamo a casa. Devo cambiarmi le scarpe e dare da mangiare al gatto.>>

<<Nathan si dev'esser sentito trascurato, già.>>

Dopo un enorme salto, fatto principalmente perché potevano e non per validi motivi, i due iniziarono a camminare verso l'appartamento. 

Poiché il ragazzo non aveva alcun interesse nel comprare una macchina (né i soldi), si limitavano a camminare appena fuori dall'autostrada, nella zona piena di null'altro che alberi, e quando erano sicuri che nessuno potesse vederli, a correre. 

Non avevano mai fretta. 

Come sempre, nessuno dei due parlò. Avevano scoperto che preferivano fare così. 

Del resto, passavano la maggior parte del tempo insieme. Avevano bisogno di un momento di silenzio, e dunque scelsero il breve tragitto da una casa all'altra. 

Quel giorno, però, Jacob ruppe quel silenzio. 

<<...Arsalan, stanotte ho fatto un sogno.>>

Lui fu stupito da quell'affermazione. No, non stupito... interessato. <<Che sogno?>>

<<Ero seduto alla fermata del bus, ed è arrivato un uomo... un uomo senza faccia.>>

<<Intendi con la testa ma non la faccia o proprio senza testa?>>

<<La prima che hai detto. Niente naso, bocca, o occhi. Comunque, questo tipo mi è passato davanti, e ha detto qualcosa come... uh...>> Si sforzò di ricordare. La sua memoria non era migliorata da quando era diventato un Giudice. <<"Ho sentito che si può diventare onnipotenti con la forza del proprio ego, senza quello degli altri. Vuoi provare?".>>

Ora l'Angelo sembrò davvero sorpreso. 

<<...al che io gli ho detto di non capire. Allora lui mi ha risposto "Pensavo sapessi. Allora fai quello che hai sempre fatto, e lo ucciderai." A quel punto un raggio di sole mi ha disintegrato. E, credo abbia disintegrato anche il resto del pianeta?>>

L'Angelo si girò, senza dire niente. 

<<Arsalan?>> chiese Jacob <<Sono sicuro che avesse un significato nascosto. Hai qualche idea al->>

-uno schiaffo in faccia piegò il suo volto. 

Jacob si rimise in piedi e guardò Arsalan. <<Ehi! Cos'era quello?>>

<<Un proiettile.>>

L'Angelo aveva preso qualcosa al volo, tra le dita. 

Qualcuno aveva provato a sparare a Jacob alle spalle, e l'Angelo l'aveva fatto spostare, se pur con uno schiaffo. 

Tuttavia, il proiettile che aveva bloccato ora non c'era più. 

<<È scomparso.>> disse Arsalan <<Proprio come ciò che ha ucciso Padre Thomas. È scomparso nel nulla.>>

I due si girarono nella direzione da cui era venuto. 

Oltre l'autostrada, videro una figura tra gli alberi. 

Il volto era impossibile da distinguere, ma era chiaro che ne avesse uno. 

Per un secondo, una moneta roteò nell'aria accanto a quella persona. 

E poi la figura scomparve, diretta verso la città. 

Arsalan e Jacob incominciarono a correre. 

"Questa velocità-!"

Chiunque fosse quel Diavolo Accusatore, non era più lento di loro. 

Anzi, era... più veloce? 

Presto lo persero di vista, e perciò Arsalan fu costretto a fidarsi del proprio udito per capire dove fosse. Un senso inaffidabile in mezzo ad un'autostrada. 

Per fortuna, loro si trovavano nella parte interna della maggior parte delle curve. Quella persona probabilmente non sarebbe arrivata per prima, se stava andando al loro appartamento. 

I due entrarono in città. Il Diavolo però non entrò con loro. <<Cos- dov'è finito?!>> gridò Jacob. 

<<È impossibile che fosse così avanti. Deve essersi nascosto.>>

<<Se è così impossibile, perché stiamo ancora correndo?>>

<<...tu continua a basta.>>

In realtà, Jacob non riusciva proprio a continuare. 

L'Angelo Custode era naturalmente più potente del Giudice. In teoria, sarebbe dovuto già essere crollato. 

...in pratica, sapeva che non poteva permettere a nessun Demone di arrivare a casa sua. E continuò a correre. 

Non avevano tempo per pensare a come rimanere nascosti. Provarono a passare per più vicoli abbandonati il possibile, ma molte persone comunque videro due uomini sfrecciare per le strade. 

Infine, noncuranti delle identità segrete, si gettarono nel loro condominio. 

<<...dillo di nuovo.>> chiese Arsalan. 

<<Merda.>>

<<Grazie. Ora andiamo a vedere se è davvero arrivato prima di noi.>>

Salirono le scale. Aprirono la porta. 

Furono accolti...

...da un miagolio. 

<<Ah, grazie al cielo stai bene, Nathan.>> Jacob corse ad abbracciare il proprio gatto. <<È successo qualcosa mentre eravamo fuori?>>

<<Sì.>> rispose l'Angelo. <<Non. Muoverti.>>

<<...perché?>>

Arsalan indicò la stanza adiacente, la cucina. 

Sul pavimento c'era uno strano ordigno, apparentemente fatto in casa, a giudicare dalla qualità. 

<<Ci sono fili quasi invisibili ovunque. Vanno da una parete all'altra, e dal soffitto al pavimento. E finisce tutto... lì.>>

<<È una bomba?>> Il Giudice strinse Nathan più vicino a sé. 

<<Una fatta estremamente bene, se il solo tocco di questi fili può farla esplodere.>>

<<Come possiamo disinnescarla? Chiamando la polizia?>>

<<Ora guarda sopra la tua testa.>>

Jacob lo fece. 

Intagliato nel tetto, c'era scritto: "Vi sto guardando. Polizia o evacuazione = meno tre piani."

<<Quel bastardo! Dov'è?!>>

Arsalan guardò attraverso ogni finestra. <<Non so. Forse sta mentendo.>>

<<O forse no.>>

Non potevano correre il rischio. 

Dovevano cavarsela da sé. 

<<Quanti fili ci sono?>> chiese Jacob. 

<<Troppi.>>

<<Un taglio netto. Niente vibrazioni, la bomba non si accorgerà del movimento.>>

<<Si potrebbe fare se non fossero connessi agli angoli attraverso questi ganci. Il punto migliore per un taglio senza vibrazioni è l'angolo, ma non posso tagliarli senza rimuoverli dai ganci.>>

<<Potresti contenere l'esplosione.>>

<<Non potrei evitare danni all'edificio e al piano di sopra. Oltretutto, per contenerla dovrei coprire la bomba da ogni lato, il che è impossibile perché è attaccata a numerosi fili.>>

<<Uh... non ho altre idee.>>

Arsalan ci ragionò sopra. <<Ci sono. La tua prima andava bene, in realtà. Solo che, al posto di tagliare agli angoli, taglierai alla base.>>

<<...alla base della bomba?>>

<<Esatto. Questa ragnatela si conclude in tre fili, che diventano uno prima di essere attaccati all'ordigno. Se lo taglierai nel punto in cui fa contatto, avremo ottenuto il minimo movimento della ragnatela possibile! Spero.>>

<<Va bene... credo. Ma perché io?>>

<<Ecco, purtroppo "minimo" non è abbastanza. Nello stesso istante in cui tu tagli, io dovrò tenere ferma la struttura, o temo che non funzionerebbe.>>

<<Sei sicuro di poterlo fare?>>

<<Sicurissimo. Quello non sicuro mi sembri tu.>>

<<E ci credo. È un'impresa quasi impossibile, si tratta di un taglio netto, immediato, con una mano ferma, e mentre sono accanto ad una bomba!>>

<<Jacob. Rimani calmo. È la nostra unica opzione.>>

Il ragazzo sospirò. <<Stai qui.>> Accarezzò il gatto e lo mise a terra. <<Lo farò.>>

<<Bene. Riesci a vedere i fili? Ce ne sono una dozzina.>>

<<...sì.>> Li contò. <<Sì, li riesco a vedere tutti.>>

<<Seguimi. Attraversa la cucina evitandoli.>> Arsalan passò tra un filo e l'altro con poca difficoltà. 

Jacob lo fece un po' più lentamente. 

<<Meow.>> disse Nathan. 

<<Lo so.>> rispose. 

Con ogni passo, si assicurò che fosse il passo più saldo che avesse mai messo. Spostava le braccia lentamente, ed evitava ogni movimento inutile. 

...finalmente, giunse accanto all'Angelo. <<Me la pagherà.>> disse, prendendo le forbici da cucina. 

Arsalan si accovacciò per tenere fermo l'ultimo filo. <<Ci sono. Ora tocca a te. Ricorda, esattamente alla base.>>

Lui si abbassò accanto. <<Sì, Arsa->>

00:16

<<...c'è un timer.>>

<<Jacob! Non abbiamo molto tempo!>>

Ancora una volta, il Giudice andò nel panico. Fissò l'Angelo.  <<Tu-- lo sapevi?>>

<<Jacob! Sbrigati! Alla base!>>

00:12

<<Va bene... sangue freddo... sangue freddo... sangue freddo...>>

Ma non riusciva assolutamente a stare calmo. Aveva dieci secondi per fare quel taglio ridicolosamente difficile. 

Aprì la forbice. 

"Se ci impieghi più di un attimo, fallirai. Taglia. Il. Filo."

Sbatté le palpebre per un'ultima volta, ed ebbe due visioni. 

A sinistra, un uomo dalle vesti regali. 

A destra, un uomo senza volto. 

Entrambi sussurrarono qualcosa. 

00:07

<<Jacob... io credo in te.>> disse Arsalan. 

"Lo so, Arsalan. Ma non è questo il punto."

00:05

La mano gli tremava. Perfetto, proprio quello che non doveva succedere. 

"Lo so che credi in me."

00:03

"Il problema... è che..."

00:02

"...io non ci riesco."

La forbice si chiuse. Il Giudice tagliò. 

La bomba esplose. 

Jacob fissò quelle fiamme nel cielo. 

...ancora una volta, aveva fallito. 

Ma Arsalan all'ultimo secondo aveva lanciato l'ordigno attraverso una finestra, che fu la seconda finestra rotta della giornata. E se i muri non erano caduti con essa era stata solo fortuna. 

<<...ci conviene andarcene.>> disse il ragazzo, ora con lo sguardo basso. <<Se ne saranno accorti tutti i passanti, dell'esplosione. Dobbiamo lasciare l'appartamento.>>

<<Solo un attimo. Qui c'è un messaggio.>> Arsalan si abbassò. <<"Stupidi"... e questo è un indirizzo.>>

<<Ci chiama stupidi, huh.>> notò il Giudice. <<Quello è un luogo di incontro, giusto? Lo farò a pezzi.>>

<<È senza dubbio una trappola...>>

<<...ma non possiamo lasciare andare questo Demone ancora per molto.>> Jacob raccolse Nathan ed aprì la porta. <<Mi dispiace, ma non sei al sicuro qui. Andiamo, Arsalan.>>

L'Angelo lo seguì. I due lasciarono l'edificio, assicurandosi di nascondersi nella folla che si era raccolta per via dell'esplosione. 

Dopo essersi allontanati abbastanza da casa, cominciarono a camminare più lentamente. Il solo atto di tagliare quei fili era stato sfiancante, se non fisicamente, mentalmente. <<Pensi potremo prenderlo di sorpresa?>> chiese il ragazzo. 

<<Se davvero ci stava osservando, no, non possiamo. Ma non dovresti preoccuparti troppo. Ce la caveremo.>> scrollò le spalle. 

<<Per quanto tu possa essere rilassato, Arsalan, non ti ho mai sentito dire un generico "ce la caveremo". È un po' fuori dal tuo personaggio.>>

<<Hey. Uno di noi due deve dirlo. Hai la testa fin troppo occupata, e se non fossimo in procinto di combattere all'ultimo sangue elaborerei.>> 

Era difficile capire se stesse usando il suo tono serio o no. <<Non pensi che essere preoccupato sia adatto, in situazioni del genere?>>

<<Non mi piace vederti triste, è tutto.>>

Nathan miagolò come se d'accordo. Anche se logicamente non poteva capirli. 

"...vedermi triste..."

"Mi ha davvero a cuore... e non solo lui."

Non poté fare a meno che guardare il cielo. 

<<Ottima osservazione.>> disse Arsalan. 

<<...eh??>>

<<Sì, il sole sta lasciando il suo apice, il che significa che tra poco sarà ora di pranzo. Quando avremo finito, subito in pizzeria, senza nemmeno una doccia per lavare via l'odore di zolfo. Ma se stiamo andando a combattere, portare Nathan con noi sarebbe una cattiva idea, per cui suggerisco di lasciarlo nella casa in campagna prima. Dobbiamo sbrigarci. Che ne dici di gareggiare?>>

Jacob riconobbe un altro tentativo, se pur infantile, di tirargli su il morale, e decise di supportarlo. Anche se aveva un gatto in braccio, avrebbe corso quanto voleva. 

Probabilmente l'Angelo l'avrebbe lasciato vincere. 

<<Sicuro.>>

Dopo aver fatto come detto e lasciato Nathan al sicuro nell'altra abitazione, i due giunsero in una zona piuttosto isolata della città, indicata dall'indirizzo, dimenticando per pochi momenti il pericolo al quale andavano incontro. 

Giunti lì, Jacob trovò la porta aperta. 

L'altro annuì, ed entrarono. 

Buio totale. Nessuno aveva acceso nemmeno un fiammifero, e l'unica luce nella casa era quella che passava dalle finestre semichiuse. 

Mentre attraversavano la soglia, Arsalan impugnava la Spada. Qualunque cosa apparisse, l'avrebbe respinta immediatamente, per proteggerlo. 

Continuarono ad inoltrarsi nel piccolo edificio, finché non arrivarono ad una rampa di scale. 

Al piano superiore, ancora di più regnava l'oscurità. 

E soprattutto il silenzio. 

<<Che facciamo?>> chiese il Giudice. 

<<...non lo so. Potrebbe sempre essere rischioso.>>

Come se per aiutarli a solvere l'enigma, una moneta cadde a terra e rotolò per i gradini. 

Jacob la raccolse. 

"...forse ho capito."

<<Arsalan. Stai pronto.>>

Annuì. 

Allora il ragazzo gridò: <<Croce!>>

Uno stivale toccò il pavimento di legno sopra di loro. 

Poi, l'aria fu tagliata in due mentre un oggetto si muoveva in direzione di Arsalan. 

Lui lo bloccò solo per un soffio. Con un fendente della spada, spedì quel proiettile nel pavimento. 

<<Eccolo!>> gridò Jacob, preparandosi ad attaccare. Ma l'Angelo non lo seguì. 

Era occupato a guardare l'oggetto che aveva appena respinto. Aveva un'aria sconvolta. <<Questo è-!>>

<<Sì, Angelo.>> disse una voce al piano di sopra. Una voce di donna, con un bizzarro accento italiano. Ma anche una voce monotona, senza alcuna emozione.  <<È esattamente quello che pensi. Capisci, ora?>>

<<Cos'è, Arsalan? Cosa sta succedendo?!>> chiese il ragazzo, ma non ottenendo alcuna risposta, guardò anche lui quel proiettile. 

...un chiodo. 

Nel frattempo, la donna scese le scale, e quando il ragazzo incrociò il suo sguardo, si sentì scavare dentro l'anima. 

Indossava una lunga veste, simile a un abito formale... no, assomigliava a qualcos'altro di più. Che cos'era? 

<<Jacob Aiagon. Arsalan. Piacere di conoscervi.>>

L'Angelo non si muoveva, e nemmeno il ragazzo osava reagire. <<Ma cosa... Arsalan! Cosa sta succedendo?!>>

<<Jacob, questi... sono...>>

<<Cosa sono insomma?!>> gridò il ragazzo, impaziente. 

<<I Sacri Chiodi imbevuti nel sangue di Gesù Cristo.>> rispose la donna. <<Ce ne sono quattro, e appartengono a me. Una delle Armi Sacre più potenti.>>

Un secondo rumore di passi seguì quello della nemica. 

<<Armi... Sacre?>> Solo allora Jacob capì cos'era quel vestito. 

Era molto, molto simile all'abito di una suora. 

Un'altra donna apparve accanto a lei. Alta due metri. Capelli... verdi. Vestiti bianchi. 

<<Il mio nome è Risa Dascira, e questa è Zedel, il mio Angelo.>> annunciò l'Italiana facendo roteare una moneta tra le dita. <<Sono il Giudice inviato dal Vaticano per occuparmi di te, Jacob Aiagon.>>

Trinus et Maledictus

<<Il mio nome è Risa Dascira, e questa è Zedel, il mio Angelo. Sono il Giudice inviato dal Vaticano per occuparmi di te, Jacob Aiagon.>>

La donna bionda davanti ai due non assomigliava ad una suora in alcun modo. Innanzitutto, era giovane. Mostrava forse poco meno di trent'anni? In più, l'abito sembrava più quello di un sacerdote, e non portava un velo, i suoi lunghi capelli erano liberi. Né aveva un atteggiamento rilassato... anzi, la sua guardia era costantemente alzata, come se aspettasse una battaglia da un momento all'altro. 

La persona alla sua sinistra però era ancora più bizarra. Portava una maglietta troppo grande e pantaloni lunghi, tutto bianco. Oh, e i suoi capelli erano verdi

Jacob non aveva alcun motivo per non credere che quella donna fosse un Giudice. Era appena stato confermato da Arsalan che quei chiodi in suo possesso erano Armi Sacre. E il suo alleato con le vesti regali l'aveva avvisato: "Ci sono altri Giudici". 

Quello non era un Diavolo Accusatore. 

Ma Jacob la attaccò lo stesso con la Spada. 

Fu bloccato da un chiodo, sparato con un gesto dalla donna con i capelli verdi. 

<<Non essere ridicolo.>> disse Risa. 

<<Quella è la mia battuta.>> rispose il ragazzo <<Un chiodo grande così capace di respingere una Spada Sacra? Mi fa->>

Un fendente. Bloccato. 

<<-davvero->>

Un affondo. Respinto. 

<<-innervosire!>>

Non sentiva alcun sarcasmo nel tono della donna, e il suo volto non mostrava letteralmente alcuna emozione. Questo lo irritava ancora di più di quanto l'avrebbe fatto se stesse sorridendo. Lo stava praticamente ignorando. 

<<Sono stati imbevuti nel sangue del Cristo e stanno venendo lanciati dall'Angelo Zedel. Non sei debole, è solo che lei è più forte.>>

<<Ah, e dove li avresti presi questi Chiodi? Si tratta di reliquie importanti. Non penso che il Papa te li abbia solo dati, huh?!>> Jacob abbassò l'arma. 

<<Più o meno.>> La donna lanciò quella moneta che teneva in mano. La prese al volo, e dopo aver guardato il risultato, spiegò: <<Il Vaticano ha scoperto della presenza di un Giudice in questa città e mi ha affidato un'Arma Sacra.>>

<<Il Vaticano fa cose del genere?>>

<<Nemmeno immagini.>> disse finalmente Arsalan. <<Ho avuto a che fare con il Papa, qualche vita fa. Risa Dascira, dicci qualcosa che possa farci fidare di te. E dopo tutti quegli attacchi, non penso ti sarà facile.>>

Ancora una volta, Risa controllò la moneta dopo averla fatta roteare. <<Wow. Siete fortunati.>> Prese i quattro chiodi per rigirarseli tra le mani mentre parlava. Anche se non guardava mai le proprie dita, lo faceva con scioltezza e non ne fece mai cadere uno. <<Jacob Aiagon. Nato il sette Luglio 1997. Attualmente studente di arte, ultimo anno di università. Diventato Giudice il sedici Maggio di quest'anno. Arma Sacra: una misteriosa Spada con un'affinità per l'uccidere Demoni. Angelo Custode: Arsalene, più comunemente conosciuto come Arsalan.>>

<<Il Vaticano ha registrato anche il mio soprannome. Sono onorato.>> commentò l'Angelo. 

<<Che altro vuoi sapere, Jacob? Vediamo... ferito dal Diavolo Tevatort, Accusatore del terrorista Devadatta, ad ogni incontro. Hai debellato il focoso Xaphan e un Demone dal nome Markion. L'idea che Dio esista ti fa paura. Indossi abiti pesanti anche d'estate perché non ti piace il tuo corpo. Chiami spesso le persone che detesti "bastardo" quando fanno qualcosa di fastidioso.>>

<<Non lo faccio così spesso!>>

<<Sì, lo fai.>>

<<...forse.>>

<<Il punto è, sappiamo tutto su di te. Se il Vaticano ti volesse morto, non staremmo avendo questa conversazione.>> Per vantarsi, con il dito medio lanciò un chiodo sopra la spalla del ragazzo. Lui non ebbe nemmeno il tempo di reagire. Se il proiettile fosse stato diretto sul suo collo, lo avrebbe spezzato in due. 

Risa gli girò intorno senza smettere di maneggiare con quelle Armi. <<Ma nessuno vuole ucciderti... Demoni a parte. Ogni "attacco" da parte mia era totalmente sicuro. Se fosse stato necessario avrei richiamato i Chiodi Sacri nelle mie mani prima che ti colpissero, però, sorprendentemente, Arsalan è riuscito a bloccarli.>>

<<Ci siamo allenati.>> rispose Arsalan <<Ma non credere che ancora noi possiamo fidarci di te. Il Vaticano ricorrerebbe ad inganni così subdoli che nemmeno io potrei immaginarli. Magari stai solo aspettando che ci liberiamo di tutti i Diavoli Accusatori per poi farci fuori. O magari... semplicemente il Papa ha paura che Jacob diventi una minaccia per lui?>>

...decisamente la sua relazione con il Vaticano era strana. Sembrava detestarlo come non detestava mai nulla se non i Demoni. Ma si trattava della sede della Chiesa! Cosa poteva avergli fatto di così male? 

E comunque, cosa voleva dire "minaccia per il Papa"? "Perché io" si disse Jacob "non ho assolutamente intenzione di combattere contro di lui per alcun motivo. Anche se, onestamente, lo distruggerei. Che stai dicendo, Arsalan?"

Tuttavia, decise di dargli corda, perché come al solito, l'Angelo aveva ragione. Non poteva fidarsi della prima persona che spuntava affermando di essere un Giudice. <<Già. E poi, quella bomba è stata un po' un'esagerazione, non credi?>>

Il rumore di chiodi si fermò. Cadde il silenzio nella casa. <<...bomba? Di che stai parlando?>> domandò Risa. 

<<Uh, della trappola in casa nostra. D'accordo che probabilmente potevi disattivarla in qualunque momento, ma...>>

<<...mai messo trappole in casa tua. Ti ho solo provato a colpire a distanza.>>

<<...eh?>>

Le pupille di Arsalan si dilatarono. <<Ja->>

<<Risa.>> chiamò Zedel, il nuovo Angelo, finalmente aprendo bocca. <<È qui.>>

L'aria si fece pesante mentre un leggero rumore di passi diventava sempre più forte. E con esso, un terribile odore di zolfo. 

Tutte le tende della casa si chiusero da sole, avvolgendo i quattro nell'oscurità. 

Jacob andò a riaprirle, ma Risa lo fermò. <<Ama le trappole. Potrebbe essere pericoloso solo toccare le finestre.>> Poi si rivolse al nulla di fronte a sé. <<Hai scoperto l'identità del Giudice attraverso me, non è così? Da solo non ci saresti mai arrivato.>>

<<Proprio così.>> tuonò una voce. Maschile? Femminile? Non era chiaro. Ma dal modo in cui vibrava, si trattava chiaramente di un Demone. <<Non sei per niente furba come pensi. Dal momento in cui sei giunta in questa città, ho seguito ogni tuo passo.>>

<<Ciò è impossibile.>>

<<Tutto è possibile in colui che mi dà forza. Altrimenti come avrei fatto ad intrufolarmi nell'appartamento di Jacob Aiagon, e a preparare quella trappola? Sono persino stato costretto a decifrare il vostro messaggio in codice, o non sarebbe mai giunto qui.>>

<<...davvero?>> si lamentò Risa, guardando Arsalan. <<Non riconosci quel Codice?>>

Jacob la ignorò. Piuttosto, impugnò la Spada. <<Solo perché è vero non significa tu debba dirlo, bast- uh, maledetto!>>

"No, non è la stessa cosa." pensò. 

<<Piuttosto, perché ci hai voluti qui? Insieme, noi due possiamo liberarci di te in un batter d'occhio.>>

Una risata gracchiante. 

<<Kwahahaha! Oh, quanto vi sopravvalutate, voi mortali! Potrò non essere degno di mettere a lui i sandali, ma son più che capace di tenervi testa.>>

"Lui...?"

<<Allora fatti vedere.>> disse Risa. 

<<Foste degni di posare i vostri occhi sul mio volto, lo farei. Ma nessuno se non il Messia di cui io sono Battista ha questo onore. E comunque, non abbandonerei mai il vantaggio dell'oscurità.>>

<<Vantaggio? Per favore.>>

La ragazza lanciò la propria moneta nel buio, e la prese al volo. <<La tua voce mi basta per sapere dove sei. Zedel... croce.>>

L'Angelo lanciò immediatamente tutti e quattro i Chiodi. 

Passi veloci. Stavolta anche Jacob ne riconobbe la direzione. Scattò per attaccare... ma Risa fu più svelta. 

I proiettili che Zedel aveva appena lanciato erano riapparsi tra le sue dita. Se quelle Armi funzionavano come la Spada Sacra, poteva evocarli nelle proprie mani, ovunque fossero. E questo significava che non avrebbe mai finito le munizioni. 

La Giudice lanciò ogni Chiodo in una direzione diversa con un solo gesto della mano. Uno colpì il soffitto e fu respinto a terra. Uno fece l'opposto, rimbalzò sul pavimento e salì verso l'alto, ma anch'esso manco il bersaglio. Il terzo Chiodo andò in direzione di Zedel, che lo respinse con un calcio. 

Il suono seguente fu quello di carne umana aperta in due. 

<<-huh.>> affermò il Demone. Si sentiva il suo sangue sgocciolare nel buio. Forse si stava esaminando la ferita. 

<<Non puoi più sfuggirmi!>> gridò Risa scagliandosi sul nemico. Stava lanciando l'ultimo Chiodo, che aveva tenuto con sé, usando il pugno. 

...colpì il muro di metallo. 

<<Ahi.>> disse, con un cambio di ottava nella voce. <<Zedel... dov'è?>>

<<Non lo sento più, ne lo vedo. Invisibilità... capacità di volare... si tratta di un Diavolo piuttosto potente, di certo.>>

<<Mi lusinghi! Io sono solo un profeta... e certamente questo mucchio di carne non aiuta la mia situazione.>> rise la sua voce. <<I corpi umani sono più deboli di quanto si dica all'Inferno! Temo che dovrò aspettare qualche minuto per guarire, quindi me ne andrò. Speravo proprio di rimanere qui per vedervi morire!>>

<<...un'altra trappola, Demone?>>

<<Forse. Non piacciono anche a voi, le trappole? Ci vuole un alto intelletto per elaborarle, e il vostro fallire nel risolverle dimostra quanto siate inetti! Sopravvivete o no, vi ucciderò comunque in futuro! Buona fortuna!>>

E quella fu l'ultima cosa che sentirono. La porta si aprì. 

<<Sta scappando!>> Jacob corse verso l'uscita. Zedel aveva detto che il Demone si fosse reso invisibile, ma il ragazzo aveva una Spada. La sua probabilità di colpirlo con un fendente era alta. 

Questa probabilità fu azzerata quando l'attacco fu fermato da Zedel, che lanciò il Giudice indietro. 

<<C'è una piattaforma.>> disse lei <<Attraversa quella porta, e questo edificio esploderà.>>

<<Huh?!>>

Risa gli mise una mano sulla spalla. <<Naturalmente questo non è un problema per noi. Possiamo semplicemente aprire un muro. E il Demone, certamente, queto lo sa. Perciò, dubito sia quella la trappola di cui parlava.>>

Intanto Arsalan non aveva detto niente. Anzi, a malapena si muoveva. Tutto ciò che fece accendere la luce, e chiedere: <<Allora? Come ci muoviamo?>>

<<Zedel, simulazione. Che tipo di trappola pensi sia?>>

L'Angelo si sedette per terra, e chiuse gli occhi. Per quanto fosse strano, Jacob decise di non fare domande. 

Poi si rimise in piedi, e lanciando un Chiodo, aprì un muro in due. Nascosto dietro il cemento c'era un tubo. <<Veleno liquido. Uscirà da lì, e probabilmente sarà spruzzato in tutte le direzioni con forza. Ha il potenziale di ferire perfino noi Angeli se ci siamo esposti per troppo tempo.>>

<<E come sarà attivato?>>

<<Questo pavimento... è fatto interamente di piattaforme. Pensavo fosse solo rotto, ma temo sia tutto parte di un enorme meccanismo. Poiché ancora nessun veleno è stato rilasciato, credo che accadrà solo quando avremo premuto un certo numero di piattaforme. In altre parole... nessuno si muova.>>

Gli altri tre si congelarono. Guardando ai propri piedi, si accorsero tutti che effettivamente, stavano camminando su diverse piastrelle che scendevano leggermente con il loro peso. 

<<Potrebbe essere. Oppure...>> disse Risa, alzando lo sguardo <<...il meccanismo sa che quattro piattaforme sono premute da noi quattro. Se il numero dovesse diminuire, rilascerà il veleno.>>

<<Mhhm. E quante volte sono corrette le vostre previsioni?>> domandò Jacob fingendosi non impressionato. 

<<Quasi sempre. Ammetto che questo Demone è diverso da ogni nostro avversario fin'ora, ma dubito che ci sbagliamo.>>

<<...va bene.>> sospirò <<Allora. Ci serve un modo per uscire che non attivi la trappola in qualunque caso, giusto?>>

<<Giusto. Dobbiamo tenere sempre quattro pedane attive, ma anche limitare il nostro numero di movimenti al minimo. Oh, e possiamo passare dalla porta solo se riusciamo ad evitare la piattaforma con un salto. Zedel, pensi sia questa la cosa migliore da fare?>>

L'Angelo annuì. <<Ma solo uno di noi lo dovrà fare. Siccome sono la più forte e la più vicina, sarò io. Arsalan dovrà prendere il mio posto, occupando due pedane. Poi salirò sul tetto, e ci farò un buco. Da quel buco uscirete voi. Mi occuperò io del veleno. Risa, funzionerà?>>

Lei tirò quella moneta che teneva sempre con sé. Guardò il risultato, e rispose: <<Proseguiamo.>>

<<Ottimo. Arsalan, sei disposto ad aiutarci, vero?>>

L'altro Angelo la guardò, seccato. Era chiaro che non volesse collaborare con il Vaticano. <<Non mi interessa quella moneta. Tu credi possa funzionare?>>

<<Prometto che al tuo Giudice non accadrà nulla.>>

Il suo sguardo non cambiò, ma adesso sembrava disposto ad aiutarli. <<Va bene. Non appena avrai lasciato la tua piattaforma, dovrò spostarmi, facile.>>

Arsalan prese un profondo respiro e si preparò. <<Andiamo.>>

<<Andiamo.>>

Sentì i piedi di Zedel lasciare il pavimento, e nello stesso istante, mosse uno dei propri per occupare il punto da cui lei se n'era appena andata. 

Nessun veleno uscì dal tubo, e Zedel aveva lasciato l'edificio. Con un salto solo, si precipitò sul tetto. 

<<Sì!>> esclamò Jacob, anche se fu l'unico ad esultare. <<Fin'ora sta andando tutto bene.>> 

<<Non fidarti mai delle apparenze.>> rispose Risa <<I Diavoli Accusatori sono fin troppo subdoli. Se ci fosse qualche altro meccanismo segreto, non ne rimarrei sorpresa.>>

<<Quanti Demoni hai combattuto fin'ora, esattamente?>>

Prima della risposta, un altro lancio di moneta. 

...ma perché continuava a farlo, esattamente? 

<<Potremo fare conversazione quando saremo al sicuro.>> disse Risa, freddamente. 

<<...certo.>>

Il rumore dei passi di Zedel cominciò a battere sopra di loro. 

Non fu difficile per lei creare un buco nel soffitto e poi ingrandirlo a misura d'uomo. <<Ce la fate ad arrivare fin quassù?>> domandò, allungando il braccio. 

<<Nessun problema! Jacob, ti dispiacerebbe spostare il tuo piede per occupare la mia pedana come ha fatto Arsalan?>> Risa, che si trovava praticamente sotto il buco, piegò le gambe per saltare. <<Io e Zedel formeremo una catena abbastanza lunga e resistente per portarvi fuori, tutti e due, allo stesso momento.>>

Il ragazzo obbedì, e lei mostrò la sua gratitudine... con un pollice in su, prima di lanciarsi verso l'alto. 

E mentre ancora era a mezz'aria, uno strano rumore echeggiò per l'edificio. Come se qualcuno avesse sparato multipli proiettili di legno. 

Il che era esattamente ciò che stava accadendo. Da ogni angolo dell'edificio, uscirono attraverso dei buchi dodici frecce, tre per ogni angolo, tutte in procinto di colpire la donna. 

Frecce con le punte di metallo affilatissime. Forse un Giudice sarebbe potuto sopravvivere ad una, ma quelle erano una dozzina. Senza contare che toccare il pavimento avrebbe probabilmente attivato il veleno. 

<<-!>>

Risa reagì come se il tempo intorno a sé fosse rallentato. 

Lanciò due Chiodi, colpendo la freccia centrale alla sua sinistra e quella alla sua destra. Giratasi su se stessa di novanta gradi, con una spaccata in aria respinse le altre due frecce centrali. Tutte le altre invece le passarono oltre, poiché in quella posizione si era del tutto tolta dal loro raggio di tiro. 

Infine, prese la mano di Zedel e raggiunse il soffitto. <<Frecce... come dicevo, imprevedibile, ma furbo.>>

C'era però un'altra cosa che nessuno aveva predetto. La forza con cui i Chiodi avevano lanciato via le frecce era stata abbastanza per attivare altre due pedane. 

E dunque, fosse perché avevano raggiunto il numero massimo di passi, o forse perché sei piattaforme erano attive, una serie di tubi cominciò a sputare un liquido dall'odore tremendo. 

Arsalan e Jacob erano ancora dentro la casa, e non erano invulnerabili al veleno. 

<<Cavolo.>> esclamò Risa in Italiano. <<Zedel, intervieni, subito!>>

L'altro Angelo alzò una mano mentre correva a proteggere Jacob. <<No! Non ci serv->>

Ma lei non lo ascoltò. In un attimo, Zedel si tuffò dentro l'edificio. Da sotto l'abito sacerdotale che indossava, tiro fuori una croce di metallo legata intorno al proprio collo, e recitò: <<Signore, Dio onnipotente, fa che questo liquido sia benedetto nel tuo nome, e che libero da ogni peccato, diventi mezzo di purificazione e diffonda la tua parola, il Vangelo del tuo Cristo, nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo - Amen!>>

E fu tutto quello che fece. Non si mosse per tirare i due fuori dalla casa, né bloccò lo scorrimento del veleno. 

Perché non fu necessario. Il liquido, che avrebbe normalmente corrotto i loro corpi con il suo acido, non bruciò nemmeno un poco. 

Jacob realizzò cosa aveva fatto, però rimase comunque confuso. <<Questo è->>

<<Ho santificato il veleno. Ora non può più far del male a nessuno.>> disse Zedel. <<Vi consiglio comunque di sbrigarvi, prima che l'effetto svanisca.>>

Il Giudice guardò Arsalan. Era vivo, ma seccato. Non gli piaceva l'essere stato salvato da quelli del Vaticano. <<Vieni, Jacob.>>

E i due corsero fuori, seguiti dall'Angelo. 

Risa scivolò giu dal soffitto. <<Ottimo lavoro!>> disse, probabilmente senza un briciolo di sarcasmo <<Abbiamo salvato Jacob Aiagon e Arsalan. La nostra missione era solo di incontrarli, quindi direi che abbiamo superato le aspettative!>> 

<<Ripeto... che l'aiuto non era necessario, sai.>> disse Arsalan. 

<<Forse. Forse sì. Fammi controllare.>> Prese la propria moneta, e la lanciò in aria. <<Testa. Pare proprio che sareste morti, senza di noi.>> Ancora, un'affermazione apparentemente ironica veniva fatta in tutta serietà. <<Per passare a problemi più seri: la vostra identità è stata compromessa, no?>>

<<...huh?>> chiese Jacob <<Oh, intendi, l'esplosione al nostro appartamento. È un problema?>>

<<È un problema. Molti si chiederanno cosa sia successo. Avrai amici e parenti che si spaventeranno. Per fortuna, il Vaticano ha influenza ovunque. Lascia fare a noi. Faremo in modo risulti essere stata una notizia falsa.>>

<<Grazie, suppongo.>>

<<Non mi piace il Vaticano, anche se porta doni.>> Arsalan sospirò. <<Ma se a Jacob va bene, va bene anche a me.>>

Decisamente, quell'Angelo detestava il Papa più di quanto si riuscisse a vedere. 

<<Ti ringrazio.>> disse Risa <<Adesso, credo sia il momento di spiegazioni. Arsalene, hai portato Jacob Aiagon in quella casa, vero?>>

<<Ricordate pure quella casa... sì, ci siamo stati a lungo.>>

<<Allora parleremo lì. Prima però, se non vi dispiace, contatterò la nostra filiale qui. Andiamo, Zedel.>> Le due donne si allontanarono per una telefonata. 

Jacob stava per seguirle, ma ovviamente prima aveva una domanda da fare. <<Cosa ti ha fatto il Vaticano?>>

<<Nulla di cui valga la pena parlare.>>

<<Arsalan. Mi interessa di te, lo sai? Se odi qualcosa così tanto, ci deve essere un motivo.>>

<<Odiare...>> Si guardò i vestiti, leggermente bruciati dal veleno, e le piccole ferite che gli aveva causato. <<Io non posso proprio provare emozioni, sai. Posso solo reagire nel modo più adeguato per quella che è la mia personalità. È come il mio codice. Perciò, non devi essere tu a preoccuparti per me...>> Si incamminò dietro Risa e Zedel. <<...sono io che devo proteggerti.>>

"Proteggermi."

"È vero, era quello il motivo per cui ho deciso di non liberarmi di te, inizialmente."

"Ma poi mi sono affezionato."

"Mi sono affezionato..."

"...ad un Angelo."

Il gruppo giunse alla vecchia casa fuori città dopo un quarto d'ora. 

Una volta aperta la porta, Jacob fu accolto da una figura nel buio... un gatto. 

<<Nathan!>> esclamò mentre l'animale gli correva contro. Il ragazzo lo accarezzò, mentre quello miagolava. <<Questo è il mio amico.>> lo presentò a Risa. 

<<Piacere di conoscerlo.>> rispose lei. 

Al gatto non sembravano piacere le due donne. Soprattutto, quando vide Zedel, si allontanò. 

<<L'istinto animale è davvero una grande cosa.>> disse Arsalan. <<Non toccate assolutamente nulla.>>

La Giudice stava già adocchiando la libreria. <<Questo materiale dovrebbe trovarsi nella biblioteca del Vaticano.>>

<<Dici al Papa di venire a prendersela.>>

<<Forse cominci ad essere fin troppo ostile.>>

<<Se hai qualcosa da dirci, diccelo.>>

<<Con piacere.>> Risa si sedette al tavolo, dal lato opposto rispetto a Jacob. Arsalan e Zedel rimasero in piedi alle spalle dei propri rispettivi Giudici, mentre le Armi Sacre rimasero in un angolo della stanza. 

<<Allora, Signora Dascira.>> disse il ragazzo con un sorriso. Sentiva che il disprezzo di Arsalan non potesse essere senza fondamento, e decise di stare al gioco. <<Cosa posso fare per lei?>>

<<Innanzitutto, voglio complimentarmi con voi per il lavoro svolto con i tre Diavoli Accusatori incontrati fin'ora. Siete riusciti a liberarvi di non pochi Demoni, anche se ho preferito finire Markion personalmente.>>

<<Beh, grazie, ci abbiamo messo molto impegno.>>

Lei sbatté la mano sul tavolo, improvvisamente infuriata. Quella fu la prima emozione che mostrò. <<Non abbastanza! Il culto di Tevatort ha mandato in ospedale quasi un centinaio di vittime! Non avete impedito a Xaphan di bruciare l'orfanotrofio della città, né avete fermato Markion prima che uccidesse diversi innocenti! Senza contare tutti i rischi che avete corso, agendo senza la minima indiscrezione! Sapete quante testimonianze ci sono delle vostre battaglie?! Ho trovato decine di foto su Internet senza nemmeno andarle a cercare!>>

<<Si trattava di situazioni di emergenza.>> disse l'Angelo dai capelli rossi. 

<<Che non sarebbero mai accadute se quei Demoni fossero stati spediti all'Inferno prima!>>

<<Continua a criticarci.>> li interruppe Jacob <<Ma quel bastardo di oggi è ancora vivo, e sa entrambi i nostri nomi. Dopo che ti sarai occupata di lui, potrai parlare.>>

<<L'avrei già fatto, se non ci fosse un piccolo problema. Non avete dissolto il culto di Devadatta! Anzi, con il tempo, si è fatto ancora più grande! Da quando sono arrivata qui, non ho fatto altro che catturare i suoi membri... perché, anche se non si tratta di Diavoli Accusatori, anche quello fa parte del lavoro di un Giudice.>>

Arsalan ci pensò. <<Non mi risulta. L'avete inventato di recente?>>

<<Ah, se fossi disposto a lavorare con noi...>> Risa sospirò <<Ma non importa. Ora il culto è quasi inesistente, e con l'arrivo di un Demone particolarmente forte... il Vaticano mi ha detto di aiutarvi a ucciderlo.>>

<<Noi->>

<<Non ho chiesto il vostro permesso.>>

Jacob si riteneva arrogante, una seccatura, e spesso insopportabile. Però quella donna... superava ogni aspettativa. 

E nonostante ciò, aveva comunque ragione. 

Anche se non avesse continuamente dimostrato di essere un fallimento, può forse un Giudice ignorare le parole del Papa in persona? 

Lanciò uno sguardo ad Arsalan. La sua espressione era imperscrutabile. 

Fece lo stesso in direzione di Zedel. Vide la stessa cosa. Occhi vuoti e fissi, una bocca senza angoli. 

Infine si posò di nuovo su Risa. 

Lei non era da meno, nel campo di evitare di mostrare le emozioni. O di averle, forse. 

In quella casa, lui era l'unico a non possedere una mente perfettamente logica e fredda. Se questo fosse qualcosa di cui essere fiero o no, non lo sapeva. 

<<D'accordo, Risa. Spero che possiamo fidarci di te.>>

<<Sicuro.>> rispose lei in Italiano. 

Ira furor brevis est

<<Jacob Aiagon.>> ripeté l'agente di polizia. 

<<Sì signore?>> chiese il suddetto Jacob Aiagon. Cominciava a stancarsi dello stare seduto lì, in quella piccola stanza, e ciò era chiaro ad entrambi. Quell'interrogatorio era stato una vera noia. 

<<Dunque, confermi di non possedere una spada come descritta dai testimoni?>>

<<Confermo, e confermo anche quel che vi ha detto il vostro collega: si trattava solo di una bugia sparsa da certa gente a cui sto antipatico.>> Scrocchiò le dita. <<Ohh, quando li prendo...>>

<<Confermi anche di non essere stato coinvolto nell'incendio alla chiesa in centro, o di essere saltato da un vagone della metropolitana in corsa?>>

<<Pensate che io riuscirei a fare certe cose?>>

L'agente fece il giro del suo corpo poco allenato con gli occhi. <<...decisamente no. E che mi dici dell'esplosione davanti al tuo appartamento?>>

<<Non saprei dirvi se si trattava della stessa gente, ma sicuramente non sono stato io. Avete altre domande da pormi per la quarta volta?>>

Il poliziotto sospirò. <<Suppongo... ah, ti terremo d'occhio, ragazzo.>>

<<Ora sì che mi sento rincuorato!>> sorrise Jacob. 

Pochi minuti dopo era uscito dalla stazione di polizia, dove trovò due persone ad aspettarlo, una più del solito. <<Risa. Arsalan. Possiamo andare.>>

L'Angelo si rimise in piedi dal muro su cui era appoggiato. <<Era ora! Il Vaticano ha fatto il proprio lavoro, huh?>>

<<Non avreste dovuto dubitarne.>> disse Risa. Non poteva uscire con la veste da Giudice della Chiesa, quindi ora indossava semplici jeans e una maglietta. <<Falsificare prove e convincere i testimoni di essersi sbagliati è un'operazione standard da noi. Ora sei libero di agire.>>

<<Già... agire... e che dovrei fare, esattamente?>> Del resto, quel Demone che Risa era venuta ad eliminare non si era ancora fatto vivo, e non avevano alcun modo di rintracciarlo. 

<<Pensavo di aver finito con il culto di Devadatta, te l'ho detto, sì? Pare mi sbagliassi. Rimane ancora una cellula di cui devo occuparmi.>> Indicò Jacob. <<Che ne pensi di venire a vedere come opera un vero Giudice?>>

Il ragazzo rimase senza parole. Arsalan invece si lamentò: <<E la cosa peggiore è che lo dice senza nemmeno vantarsi...>>

16 giugno

Due Angeli e due Giudici si presentarono davanti ad una porta, nella periferia più estrema della città. 

Non indossavano nessun travestimento se non le maschere di Buddha di carnevale, ma Zedel si era tinta i capelli biondi, per non destare sospetti. 

Il cielo era buio, e i lampioni rotti, con la luce della luna come unica fonte di luce nella zona. 

Davvero un quartiere terribile. Perfetto per un incontro tra estremisti religiosi. 

Risa fece roteare una moneta. Toccò la sua mano proprio mentre la porta si apriva. 

<<-sì?>> chiese una figura con una maschera uguale alla loro. 

<<Siamo qui per ascoltare l'Anagami Helizèo.>> disse Risa. 

<<I nostri compagni sono stati decimati. Spero capirete se abbiamo aumentato le misure di sicurezza.>>

<<Ah, vero, il medaglione identificativo.>> La Giudice mise una mano in tasca. <<Dovrei averlo proprio...>>

Jacob si aspettava che stesse mentendo, e che da un momento all'altro avrebbe ordinato a Zedel di stendere quel tipo con un pugno. Si preparò ad evocare la Spada Sacra. 

Ma tutto ciò che Risa fece fu mostrare un medaglione alla guardia. Quella annuì, e li lasciò entrare, prima di dar loro indicazioni per l'auditorium. 

Mentre attraversavano quei corridoi stretti e sporchi, Jacob sussurrò: <<Dove l'hai preso quello?>>

<<Ringrazia il Vaticano.>> fu la risposta. <<Meno gente devi colpire, meglio è.>> Nel frattempo, lanciò di nuovo la moneta. 

Era un'ossessione. 

Finalmente arrivarono nella sala più grande, dove un piccolo gruppo di membri del culto, non più di venti, stavano ascoltando il discorso di un uomo sulla quarantina sul palco. L'Anagami Helizèo. 

<<...Devadatta ha scelto di abbandonare il ciclo di reincarnazione, e ascendere al proprio legittimo posto nel Nirvana.>> diceva, mentre i quattro si mischiavano tra i cultisti <<Al suo posto, ora sono giunto io, il nuovo Anagami, a proteggervi finché non sarete pronti per annunciare il vostro ritorno!>>

La folla gridò, ma fecero una quantità di rumore patetica, quindi si silenziarono presto. 

<<Non è un Diavolo Accusatore, vero?>> domandò Jacob a voce bassa. 

Arsalan scosse la testa, e così Risa. Quello era decisamente un umano. Probabilmente nemmeno credeva a ciò che stava dicendo. 

Da una parte, era un po' pietoso vedere quello che era prima un potente culto, ridotto in quel modo. Devadatta era convinto delle sue azioni, anche se a convincerlo era stato un Demone, ed era capace di tener testa ad un Angelo. Ora a comandare quella gente c'era un uomo qualunque. 

Almeno, Jacob la pensava così. Dubitava che agli altri mancasse quello psicopatico. 

<<Dunque.. ora possiamo colpirla, la gente?>>

<<Smettila di fare domande, e no, non possiamo. Sai qual è il mio metodo preferito di esecuzione.>>

<<...esecuz->>

Zedel fece un passo avanti. Poi mosse due dita. 

Un Chiodo si avvicinò alla velocità del suono mentre volava in direzione di Helizèo. 

Gli forò la gola, e scomparve. 

Mentre l'Anagami crollava a terra aspannando, la folla esplose nella paura. Si divise tra quelli che fuggivano dalla stanza, e quelli che correvano in suo soccorso. Jacob corse in suo soccorso, e costrinse Risa a fermarlo. 

<<Che stai facendo?!>> chiese lei. 

<<Non puoi lasciar morire un uomo che non è nemmeno posseduto!>> rispose. 

<<Non morirà, idiota! Gli Angeli non possono uccidere. Qualunque danno Zedel gli abbia provocato non sarà mortale!>>

<<...funziona così?>>

<<Certo che funziona- ugh, usciamo da qui e non fare altre cavolate.>>

Il ragazzo non sapeva cosa significasse quella parola italiana, ma non gli piaceva il suono. Non gli piaceva, in generale, il modo in cui Risa gli parlava. Nonostante ciò, la seguì con reluttanza, mentre ascoltava distrattamente quello che dicevano gli altri alle sue spalle. 

<<Come dice, Helizèo? Chi è stato? Quella donna e quel giovane?>> sentì. 

Jacob si girò. Risa fece lo stesso. L'Anagami stava indicando loro, e annuendo. Accanto a lui, tre persone tiravano delle pistole a mano fuori dalla veste. 

<<Voglio tu sappia che questa è colpa tua.>> disse la donna. 

<<Andiamo, ce ne occuperemo in un baleno.>> sbuffò l'altro evocando la sua Arma. 

<<Ti ho detto forse di prendere la Spada, imbecille?!>> gridò lei. 

Quella era stata la prima emozione che aveva mostrato tutta la giornata. Rabbia. 

Anzi, era l'unica emozione... che aveva mostrato... in generale. Jacob l'aveva sempre vista apatica o furiosa, e nient'altro. 

<<...dobbiamo combattere, o...>>

Al posto di replicare, Risa tirò violentemente tre Chiodi, con i quali disarmò in un sol colpo tutti i nemici. 

Poi urlò: <<Allora, avete intenzione di scappare, o devo mirare ai vostri dannati cuori la prossima volta, mannaggia a voi?!>>

Il suo imprecare (stava imprecando?) in lingue straniere non li convinse a fuggire. Così lo fece di nuovo: <<Ecchecavolo, ve la siete cercata.>>

L'attacco seguente fu fatto con dei coltelli che prese chissà dove. Due li scagliò perché si incastrassero nelle maschere di due cultisti, l'ultimo lo usò per tagliare personalmente la tunica del terzo. Poi sbatté l'uomo per terra, tanto per strafare. 

Questo li convinse a fuggire. Ed in fretta. 

Nell'auditorium rimasero soltanto Jacob e Risa. La donna stava respirando così forte da far preoccupare il ragazzo. 

<<La prossima volta... fai... quello... che... ti dico... dannato decerebrato.>>

I suoi tentativi di mantenere un linguaggio pulito anche mentre infuriata sarebbero stati piuttosto ridicoli se non fossero allo stesso tempo offensivi. 

<<Woah, oka->> provò a replicare lui, ma Risa lo zittì: <<Non parlare.>>

E questo, per lui, andava ben oltre l'offesa. Quella donna si comportava in modo, in parole povere, insopportabile. 

Smise di iperventilare, poi lanciò una moneta. 

Jacob la colpì a mezz'aria con la Spada, per poi prenderla al volo. <<Potresti per piacere->>

Ancora una volta lei lo zittì, ma stavolta con un pugno da Giudice che spedì il ragazzo in volo attraverso l'intera sala, e sul muro del corridoio oltre la porta. 

Fece piuttosto male. 

<<Che c'è di sbagliato in te?!>> urlò il ragazzo. 

Risa apparve di fronte a lui. Teneva in mano un coltello e le pupille dei suoi occhi erano fin troppo ristrette per un essere umano. <<La mia moneta, ORA.>>

Creò una crepa nel pavimento con la lama. 

Terrorizzato, lui gliela restituì senza pensarci due volte. 

<<...grazie.>> rispose Risa, girandosi. 

"...cosa... cos'era quello...?"

No, la domanda originaria era corretta - cosa c'era di sbagliato, in quella donna? 

<<Oi, Jacob...>> lo chiamò. 

La pelle gli si rizzò, temendo che fosse ancora fuori di testa e lo stesse per colpire un'altra volta. 

--ma poi la vide, e il suo volto era tornato normale. Gli occhi avevano le dimensioni originarie che lasciavano trapelare solo disinteresse. Impressionante cambiamento. <<...che stanno facendo Zedel e Arsalan?>> chiese. 

I due Giudici uscirono dall'edificio per trovare i rispettivi Angeli occupati a tenere ferma la guardia. Arsalan sembrò sollevato di vederli. <<Finalmente. Perché ci avete messo tanto?>>

<<Colpa mia, ma non importa.>> disse Risa <<Questo tipo qui?>>

<<Pare abbia delle informazioni.>>

<<Sul culto?>>

<<Sul nostro Demone.>>

<<...Zedel. Lascialo parlare.>>

L'Angelo aprì la stretta intorno alla gola dell'uomo, a malapena per permettergli di rispondere: <<Haah... state forse cercando... An e il suo Battista...?>>

"Il suo... Battista...?"

Quel Diavolo si era fatto chiamare così, in effetti. Il Battista, il profeta di "lui". 

Quindi a quel lui corrispondeva il nome... An. 

<<Vi consiglio di fermarvi.>> continuò la guardia <<Non so chi siate, ma se avete intenzione di distruggere An come avete distrutto Devadatta, avete già fallito.>>

<<Della tua opinione me ne infischio, feccia.>> Risa prese un coltello. <<Dimmi quello che sai.>>

<<Il suo culto è paragonabile ad una nuova Chiesa. Tutto ciò che gli manca... è un dio. Ma questa è una condizione temporanea. Il Battista è venuto ad avvisarci.>>

<<E dove possiamo trovare questa Chiesa?>>

<<Non lo so. Non l'ho seguito. Solo il precedente Anagami l'ha fatto, e non l'abbiamo mai più visto.>>

<<Hm. L'Anagami Caesar?>>

<<...sei ben informata. Ma non importa. Se decidete di sfidare An - no, se decidete di sfidare anche solo il suo Battista, niente vi salverà.>>

<<La tua opinione rimane poco rilevante. Grazie comunque.>> Gli tagliò la maschera in due, poi lasciò che Zedel lo liberasse. <<Penso che dovresti preoccuparti di più di allontanarti da questo culto per sempre, perché ogni cellula sarà cancellata da questa città per mano mia.>>

L'uomo non esitò e fuggì nella notte. 

<<An.>> ripeté Arsalan. <<Mai sentito.>>

<<Idem. Ma di una cosa sono sicura: sta mentendo riguardo alla dimensione del suo culto. Se ci fosse davvero una Chiesa tanto grande, l'avrei saputo.>> disse Risa. 

Zedel però sembrò afflitta. Non che avesse abbastanza espressione facciali da mostrare afflizione. <<Era potente. Un Demone tanto forte per natura sarebbe celebre.>>

<<Hai ragione, questo non si spiega...>> La Giudice lanciò una moneta. <<Arsalan->>

<<Sì, sì, possiamo consultare i libri nella casa, andiamo.>> la interruppe l'Angelo. 

<<Tu sì che capisci. Guido io.>>

Tra tutti i privilegi che il lavorare con il Vaticano offriva, poter girare per la città in macchina era il più gradito da Jacob. 

Sarebbe stato meglio se non fosse costretto a sedersi nei sedili anteriori con Arsalan, naturalmente, ma non si può avere tutto dalla vita. Almeno l'auto era veloce. 

Nemmeno un minuto dopo la partenza, alla quale sarebbe seguito un viaggio silenzioso, l'Angelo con i capelli rossi fece un cenno al ragazzo. Ottenuta la sua attenzione, si indicò il naso. 

"...? Oh, ho qualcosa in faccia?"

Toccò il proprio labbro superiore. 

Sangue. 

Arsalan indicò Risa senza farsi notare. 

"...sì, suppongo sia ovvio che è stata lei. Nessuno di quei tipi poteva ferirmi."

Eppure esitò a rispondere. 

Nemmeno lui sapeva bene il perché. Forse quell'esperienza era stata così bizzarra da risultargli paranormale, e come il protagonista di un film dell'horrore, si sentiva più a suo agio non parlandone. O forse temeva che avrebbe distrutto la fiducia dell'Angelo in lei... non che ci fosse molto da distruggere, ma se un tempo Arsalan non avrebbe lasciato Risa e Jacob da soli nella stessa stanza per un secondo, ora si sentiva certamente a suo agio lasciandoli combattere insieme. 

E se avesse saputo che quella ragazza aveva una simile rabbia dentro di lei, decisamente non gli sarebbe piaciuto. 

"Anche se, a dire il vero, avrebbe ragione lui."

Oh certo, Risa e Zedel erano state utilissime e non mostravano segni di avere altri scopi, ma erano circondate da un'aria di mistero che rendeva impossibile il considerarle alleate. Da una parte, essendo agenti di un gruppo segreto della Chiesa Cattolica, era comprensibile. Dall'altra...

"Quella dannata moneta."

Soffermandosi troppo su questi pensieri, Jacob si scordò che Arsalan gli aveva posto una domanda. Sembrò interpretare quel silenzio come una risposta affermativa. 

Arrivarono a destinazione poco dopo. La casa fuori città, conosciuta dall'Angelo così come da Risa, speravano contenesse un libro con la risposta al loro problema. 

-ingenuamente. 

<<An. An. Non c'è nessun An.>> ripeteva poco dopo la Giudice gettando un tomo da parte. 

<<Quelli sono preziosi, sai.>> disse Arsalan senza distogliere gli occhi da un altro libro. 

Jacob sospirò. <<Anche questo non parla di nessun An. Spero proprio non sia un nome falso.>>

<<Con quell'ego che si ritrova? Ne dubito.>>

<<Tutti questi Diavoli Accusatori... tutti hanno un orgoglio smisurato.>> Il ragazzo ora stava girando per la stanza, cercando un altro libro da sfogliare sui tavoli. <<Non potremmo averne uno modesto e simpatico tanto per... hey, dov'è quello che ti piaceva, Arsalan?>>

<<Non mi piace nessun Demone.>> rispose. 

<<Intendo dire il libro. Quello che parlava di Tevatort.>>

<<Ah, l'Apocalisse di Salomone. Sarà in cima a qualche pila, non lo metterei mai sotto ad altri.>>

<<Io sì.>> rispose Risa tirando il tomo fuori da sotto una pila. <<Credo che sia que->>

Si bloccò. 

<<Risa?>> chiese Zedel. 

Lei si girò verso l'alto Angelo. <<Naturalmente. Davvero hai questo documento con te, Arsalene?>>

Lui fece lo stesso. <<Hai qualcosa contro quel libro?>>

<<Sai benissimo chi ne è l'autore. Dunque saprai che noi del Vaticano non possiamo permetterne l'esistenza.>>

<<Errore mio, non avrei dovuto lasciartelo notare. Ma andiamo, se aveste distrutto ogni prova dell'incompetenza della Chiesa, tu nemmeno sapresti cosa ha fatto quell'autore.>>

<<La Chiesa è stata istituita per ordine del Nostro Signore, che io servo così come te. Criticare una Sua creazione non è degno di un Angelo.>>

<<Vuoi davvero farmi una ramazina così?>> Arsalan si alzò. La Spada apparve nella sua mano destra. <<A me? Vuoi istruire un Angelo su cosa è bestemmia?>>

<<Forse l'Angelo ne ha bisogno.>> Lei si mise in piedi ed armò ugualmente. Con una moneta. <<Siamo entrambi esseri fallibili. Non possiamo saperlo. Quindi, lasciamo che decida Lui. Testa. Il libro è sequestrato. Croce. Puoi riaverlo.>>

<<Non mi interessa il gioco d'azzardo.>>

Ma lei non ascoltò. Muovendo il pollice, fece roteare quel cerchio dorato per aria. 

Per qualche motivo, Jacob pensò in quel momento che gli Angeli, forse, erano capaci di capire quale sarebbe stato il risultato del lancio solo analizzando le rotazioni. 

Arsalan non reagì. Avrebbe potuto prendere quella moneta a mezz'aria. Non lo fece. 

E il risultato fu croce. 

Cadde il silenzio. 

"...per quanto sembra affidarsi alla moneta, non ho mai avuto prove concrete del fatto che ne rispetti davvero i risultati."

Del resto, se lasciava al caso la scelta di un piano d'azione, non diceva quali fossero le due opzioni in anticipo. E quel libro sembrava così importante per il Vaticano - perché avrebbe dovuto restituirlo? 

<<...Jacob, lo volevi leggere, giusto?>> chiese Risa. 

<<Huh? Oh, grazie.>> rispose. 

"L'ha fatto davvero?!"

A meno che quello non era un inganno atto a creare più fiducia in lei prima del tradimento, aveva appena provato che avrebbe seguito i risultati dati dalla moneta, sempre. 

Per quale motivo? "Boh." pensò il ragazzo, sfogliando le pagine. "Finché ho il libro..."

Anche Arsalan era tornato a sorridere. <<Non te ne pentirai, Risa. Se An è menzionato da qualche parte, è nell'Apocalisse di Salomone.>>

Non rispose. 

<<Ed eccolo qua, infatti!>> esultò Jacob <<A-N, An! Descritto come un... huh. Un fallimento assoluto.>>

Gli altri si porsero per ascoltare quel che diceva. 

<<"Un Demone di medio ranco, incapace di formare un culto per via della sua mancanza di carisma. Nonostante ciò, ha molta fiducia in sé stesso, e ha formulato un rituale per ascendere e formare nientemeno che la Maledetta Trinità.">>

<<Nientemeno.>> ripeté Risa. 

<<"Questo rituale sembra essere il suo unico obbiettivo che cerca di raggiungere ad ogni evocazione. Tuttavia è quasi impossibile da svolgere, in quanto richiede l'aiuto di altri due Demoni disposti a collaborare, e abilità che An semplicemente non possiede. Anche se dubito sia un pericolo, riporto qui il suo Sigillo, e un'approssimativa spiegazione del rituale...">>

Arsalan schioccò le dita. <<Quindi abbiamo il Sigillo con cui possiamo intrappolarlo.>>

<<Già. Ma non parla del suo Battista. Suppongo sia uno dei due Demoni di cui ha bisogno...>>

<<Certamente. L'unica cosa che non coincide è questa estrema debolezza. Sembrava molto forte.>> disse Risa. 

<<Aspetta. Cos'è la Maledetta Trinità?>>

<<Ad essere onesta, non ho mai sentito parlare del rituale. Ma la Maledetta Trinità - è qualcosa discusso in certe profezie non esattamente considerate canoniche. Senza annoiarti con troppe spiegazioni... la doppia esistenza di Satana e Lucifero cerca costantemente una terza essenza, per poter raggiungere il potere della Trinità. An sembra voler ignorare del tutto Satana e Lucifero per diventare lui stesso, con i suoi amici, la Maledetta Trinità.>>

<<Piuttosto ambizioso, huh?>>

<<Fin troppo. Non capisco come abbia intenzione di completare il rituale. Zedel, ti dispiacerebbe tentare una simulazione?>>

Lei annuì, e si sedette per terra. <<Abbiamo poche informazioni. Credo valga la pena svolgere una simulazione completa per scoprire il più possibile.>>

<<E richiederà un paio d'ore, vero?>>

<<Almeno.>>

<<Arsalan, saresti tanto gentile da aiutarla?>>

<<Le simulazioni non sono il mio forte, ma... certo.>> rispose, sedendosi anch'egli. 

<<Un attimo, tu sai fare quella cosa?!>> chiese Jacob. 

<<Tutti gli Angeli lo sanno fare, ad un certo livello.>>

<<...scopro qualcosa di nuovo ogni giorno, con voi esseri divini.>>

Risa si rivolse al ragazzo. <<Jacob, quanto a te, ritengo meriti di riposare. Sei stato trattenuto dalla polizia tutto il giorno e poi hai combattuto qualche terrorista. Se abbiamo intenzione di affrontare An domani, credo starai meglio dopo qualche ora di dormita. C'è un letto al piano di sopra, giusto?>>

<<Avrei preferito tornare nel mio nuovo appartamento con il mio gatto, ma... mi accontenterò. Buonanotte.>>

Arsalan lo salutò. 

"...ah, gli Angeli..."

Era facile dimenticare che quella creatura era più vicina ad un dio che ad un altro vivente. Il suo atteggiamento amichevole lo faceva sembrare più umano di quanto fosse in realtà. 

Ma per Zedel non era così. 

L'aria emanata da Zedel costantemente ricordava a chiunque intorno a lei che era una creatura con poteri del cielo, capace di distruggere edifici. 

Con il suo arrivo, Jacob non sapeva più cosa facesse lì, oltre a fare errori come aiutare un nemico e rimanere coinvolti in una battaglia inutile. 

"...smettila di mentire a te stesso. Zedel non è il problema."

Salì le scale. Solo una volta in cima, Jacob si accorse che non era solo - Risa lo aveva seguito. 

<<Ah. Anche tu hai intenzione di dormire?>> le chiese. 

Come tutta risposta, lei lanciò una moneta, controllò il risultato, e se ne andò in un'altra stanza senza dire una parola. 

"...davvero... insopportabile..."

Lux Infinita

-un altro sogno assurdo, huh? 

Per la prima volta nella sua vita, Jacob riconobbe di star dormendo. Anche se come sogno, quello non era poi un granché. Si trovava in mezzo al nulla, di fronte ad un'interminabile autostrada, illuminata...

...dalla luce del sole. 

Ah, quello era lo stesso luogo dell'ultimo incubo. Ma ora mancava la fermata del bus. Significava qualcosa? 

<<Significa che il nostro tema di oggi è un po' diverso.>> disse una voce alle sue spalle. 

Proprio come l'ultima volta... un uomo alto, con un lungo cappotto addosso, e soprattutto, niente volto. Solo carne, piena dove avrebbero dovuto esserci gli occhi, piatta dove ci sarebbe dovuto essere il naso. 

<<Di nuovo tu. Mi manca quel vecchio con abiti da re.>>

<<Penso non sarà disponibile per ancora qualche tempo. Io però sono molto più capace.>> Le sue parole sembravano uscire dalle orecchie, piuttosto che da un'inesistente bocca. 

<<E suppongo che se ti chiedessi chi tu sia, non otterrei risposta.>>

<<No, infatti. Per ora, sono solo un mezzo che ti aiuti a scoprire nuove informazioni.>>

<<Per ora?>>

<<Osserva.>>

Un pezzo di asfalto si innalzò, mutando, come plastilina, in due figure. Un uomo in camicia, ed una donna con un lungo vestito. Due persone quasi complete - le loro teste erano rimpiazzate da un buco di melma nera dove si sarebbe dovuto concludere il collo. 

E ai loro piedi, una bambina. Indossava una tunica bianca e i suoi capelli biondi erano stati organizzati in diverse treccine. Non stava guardando i volti degli adulti. 

"...Risa...?"

<<Ti abbiamo detto di finirla! Non possiamo continuare così!>> gridò la donna. Parlava in Italiano, eppure Jacob riusciva a capirla. 

<<Sei da manicomio. Gli altri bambini sono violenti come te, huh?!>> disse l'uomo colpendola con uno schiaffo in faccia. <<I bambini normali mordono e danno pugni e urlano?! Rispondimi! Rispondimi, Risa!>>

La bambina non scoppiò in lacrime come ci si sarebbe aspettati. Non reagì in alcun modo. Non distolse lo sguardo da terra. 

<<...cosa significa?>> domandò il Giudice. 

<<Continua a guardare.>> rispose la figura senza volto. 

I due genitori di Risa cambiarono forma - ora la stavano tenendo per mano - e si aggiunse qualcuno con un abito scuro. Simile a quello dei Giudici del Vaticano, ma completamente nero. 

<<È posseduta, padre. Ci dev'essere qualcosa che potete fare.>> disse la donna. 

Il marito annuì, aggiungendo: <<Nessun esorcista sembra capace di purificarla! Nostra figlia... è forse persa al Maligno?>>

<<Anche se dovesse essere posseduta da Satana in persona, io la salverò.>> promise la terza persona. <<Ma sapete qual'è il prezzo.>>

<<Che nostra figlia diventi parte dei Cavalieri della Quinta Sfera, sì. Siamo disposti ad accettarlo, purché sia libera da questo Demone.>>

Allora Risa cominciò a sbattere i piedi, infuriata. <<Non c'è nessun Demone! Lasciatemi stare!>> urlò, in una voce degna di una bambina lontana dalla pubertà. 

Il padre la zittì con un colpo nella nuca. 

<<Ah, Risa, non preoccuparti.>> la rassicurò il sacerdote, mettendole una mano sulla spalla. <<Sarai completamente libera di ogni impurità... dentro... e fuori.>>

Lei rispose mordendogli il braccio. 

<<Divertente, se non fosse tragico.>> dissero le due orecchie parlanti accanto a Jacob. <<E la prossima parte è peggio.>>

Ancora, le figure mutarono, ma stavolta anche lo scenario. L'autostrada si trasformò in una stanza chiusa e oscurata. Chiunque fosse presente, era invisibile. 

<<...aspetta.>> lo interruppe il Giudice. <<Non... so se sia giusto vedere... il suo passato, credo questo sia?>>

<<Parla il meno possibile, o lei ci noterà.>>

<<Lei... chi, Risa?>>

<<No! Non dire il suo nom->>

Improvvisamente, dal buio spuntò fuori un coltello. Come se l'oscurità stessa l'avesse lanciato, si andò a piazzare nel petto dell'uomo. 

Non uscì sangue, né egli sembrò soffrirne molto danno, ma cominciò a tremare. O meglio, a vibrare. 

<<...Jacob, uh...>> chiamò, mentre le vibrazioni diventavano più potenti. <<Attento al tuo respiro... o si accorgerà che stai mentendo... e fai attenzione... in ogni momento... all'Anagami->>

Un attimo dopo, esplose in un pilastro di luce bianca, accecando il ragazzo... e svegliandolo. 

Anche se la stanza in cui aprì gli occhi rimaneva buia, era chiaro che in piedi di fronte al letto si trovava una persona. 

Risa era ad un movimento del dito dal lanciare un Chiodo nella fronte di Jacob. 

17 giugno

<<...posso aiutarti?>> domandò lui. 

Lei lo fissò per qualche secondo. <<Fatto qualche sogno, stanotte?>>

<<Sogno...?>>

I ricordi dell'incontro con l'uomo gli tornarono alla mente. Le scene di Risa da bambina. E quell'ultimo avvertimento. 

"Attento al tuo respiro... o si accorgerà che stai mentendo..."

Era davvero possibile che parlasse di Risa? Che dal suo respiro potesse capire se diceva la verità o no? 

Ma lui voleva scoprirlo? 

Assolutamente no, non voleva. Perciò accettò l'aiuto. 

E al meglio della sua abilità, nascose il suo respiro affannato, e il suo battito del cuore accelerato. Non distolse lo sguardo, né mosse alcun muscolo più del necessario. 

<<No, non ho fatto sogni di alcun tipo.>> rispose. 

Ancora, lei lo fissò. 

Quello era il massimo che poteva fare. E del resto, Risa era umana. Poteva essere ingannata. Almeno così sperava. 

Del resto, se era capace di difendersi nei sogni... forse proprio umana non era. 

<<...sei un bugiardo.>> disse infine la donna. 

<<Huh?!>>

<<I sogni avvengono ogni notte. Semplicemente non lo ricordi. Educati.>> Risa posò il Chiodo e si girò. <<In ogni caso, Arsalan e Zedel dovrebbero avere quasi finito. Scendi sotto.>> E con questo se ne andò. 

Jacob tirò un sospiro di sollievo. "Ce l'ho fatta. Grazie, tipo sfacciato."

Bene, ora che aveva ingannato Risa, poteva cominciare a pensare a perché avesse ingannato Risa. 

Sicuro, stava guardando il suo passato, ma erano alleati, e non era andato volontariamente a guardarlo. Se l'avesse avvisata...

...cosa, lei l'avrebbe accoltellato? 

...forse era meglio continuare a mentire. 

Però comunque doveva cercare di capire chi fosse quell'uomo senza volto. Anche se gli aveva dato alcuni consigli utili, rimaneva una figura che nascondeva il proprio nome ed era capace di entrare nella sua mente. Doveva parlarne con qualcuno. 

Arsalan. 

Sì, l'avrebbe detto a lui. 

Tenendo questo in mente, scese le scale. 

Trovò i due Angeli in piedi accanto a Risa. 

<<Spero queste ore di stare seduti per terra siano servite a qualcosa.>> disse il ragazzo. 

<<Abbiamo simulato mentalmente ogni scenario possibile, analizzato ogni possibilità, calcolando quel che An può e non può fare, e cercando di capire quale sarebbe il piano d'azione più conveniente per lui.>> rispose Zedel. <<Secondo la descrizione del rituale in quel libro, è necessario siano preparati quattro obelischi ad una lunga ma precisa distanza, tre a formare un triangolo equilatero, e uno al centro di esso. Quello al centro deve essere piazzato per primo. Lì si incontrerà il culto del Demone, e avverrà un sacrificio, dopodiché l'obelisco invierà energia magica alle altre tre coordinate.>>

Poi Arsalan prese la parola. <<Fortunatamente, l'Apocalisse di Salomone specifica anche che uno dei tre vertici è sempre immerso in un largo corpo d'acqua, come il mare. Meno fortunatamente, noi abbiamo il mare proprio in questa città.>>

<<Tuttavia, questo ci ha permesso di intuire dove sarà piazzato l'obelisco centrale. Specifico "sarà" perché abbiamo già inviato agenti del Vaticano a controllare.>>

<<Time out!>> li interruppe Jacob. <<Avete agenti qui, sempre pronti?!>>

<<Abbiamo agenti in ogni settore del globo. Il resto non mi è permesso rivelartelo. Come stavo dicendo, sappiamo con sicurezza in quale luogo l'obelisco verrà collocato: un banale garage abbandonato nella periferia.>>

<<Che per pura coincidenza, è stato acquistato dall'Anagami Caesar giusto oggi.>> concluse Risa. <<Pensiamo possa essere lui il sacrificio.>>

L'Anagami Caesar, quello che apparentemente si era unito alla chiesa di An. 

E quello che... hm... non c'era qualcos'altro su di lui...? 

<<Quindi... cosa stiamo aspettando per andare a fermarli?>> chiese Jacob. 

<<Che tu ti metta questo.>> La Giudice gli lanciò qualcosa. 

Una medaglia d'oro. Recava l'immagine di un uomo da un lato, e un testo in Latino dall'altro. 

<<Ho vinto un premio o...>>

<<È la Medaglia di San Benedetto. Indossala e ti proteggerà da qualunque tipo di magia demonica An possieda.>>

<<Magia di che tipo? Non credo mi salverà se prova a darmi fuoco o roba del genere...>>

<<Magia del tipo che entra nella tua testa. Andiamo, ora.>>

"...nella mia testa...?"

No, non aveva il tempo di concentrarsi su quell'idea. Stavano per andare a combattere un altro Diavolo Accusatore. Ne avrebbe parlato dopo. 

Così mise la medaglia intorno al collo. A parte il peso maggiore, aveva la stessa sensazione dell'anello di suo nonno, che ormai portava sempre e solo al dito. 

Senza farselo ripetere, entrò nella macchina di Risa. 

<<Dormito bene?>> gli domandò Arsalan. 

<<Come no. Piuttosto, qual'è il nostro piano, una volta arrivati?>>

Zedel lo sentì. <<Ci saranno almeno tre Diavoli Accusatori lì. An, il suo Battista, e un altro di cui non sappiamo nulla. Il garage è un luogo ristretto, quindi dubito dovremo preoccuparci di complicate trappole del Battista, o di un grande culto.>>

<<Avevate anche detto sapesse usare la magia...>>

<<Ad un certo livello. Certamente uno basso. In ogni caso, fate attenzione...>>

L'auto si fermò. 

<<...ci siamo quasi.>>

Il resto del tragitto l'avrebbero fatto a piedi. Con un paio di salti da parte degli Angeli, i quattro salirono sui tetti dei palazzi. Da quel momento in poi non parlarono più. 

Ma Risa lanciò la moneta una volta. 

E poi giunsero sopra il garage. 

Arsalan pose l'orecchio sulla superficie del soffitto. Non sentì alcun suono. Se c'era qualcuno dentro quell'edificio, non si stava muovendo. 

Risa e Zedel invece si comunicarono un piano con il linguaggio dei segni. Persino a Jacob era chiaro cosa volessero fare - aprire un buco nel tetto e allo stesso momento lanciare i Chiodi alla cieca. Con un po' di fortuna, avrebbero ferito uno dei Demoni. 

Così l'Angelo alzò il piede per procedere. 

Con un colpo, un'entrata si formò nel metallo sotto di loro, e due Chiodi si diressero verso il basso. 

Passarono due secondi. 

<<Coraggioso.>> disse una voce. 

Improvvisamente, l'intero soffitto crollò. 

Sia i Giudici che gli Angeli riuscirono a cadere in piedi, ma senza dubbio avevano appena fatto molto, molto rumore. 

E avrebbero preferito evitare di attirare l'attenzione del quartiere. 

"Eh, non si può avere tutto. Almeno siamo nel garage."

Il posto era completamente vuoto, fatta eccezione per un alto obelisco di pietra al centro... ed un trono in fondo. 

Ai suoi piedi della sedia stava il corpo di una persona, svenuta, e vestita con stracci, mentre sulla sedia stessa, si poggiava un uomo dalla pelle praticamente bianca, e lunghi capelli neri. 

<<Benvenuti.>> salutò. 

Risa non perse tempo a rispondere, e subito scagliò tutti i Chiodi a sua disposizione contro di lui. 

L'uomo si spostò a sinistra per evitarli. <<Non farlo di nuovo o lui muore.>> Indicò l'individuo a terra. 

Jacob si aspettava che la Giudice fosse disposta a sacrificare quello sconosciuto, ma la vide mettere da parte le Armi. Forse riteneva fosse troppo presto per ricorrere all'omicidio. 

<<Quello... è l'Anagami Caesar.>> lo riconobbe lei. <<E dal tuo atteggiamento suppongo tu sia An.>>

<<Quello sono io, sì. Spero possiate perdonare la mancanza di rispetto mostrata dal mio Battista... senza un Ego a tenerlo sotto controllo, è troppo istintivo.>>

<<Non ce la siamo presa. Ma lui dov'è ora?>>

<<Lo incontrerete presto. Ha richiesto di potervi cogliere in un'altra trappola, e io non posso dirgli di no.>>

<<Che gentile. E a noi? Se ti chiedessimo di rivelarci tutto ciò che non sappiamo, ci diresti di no?>>

<<Dipende da ciò che chiedete. Sicuramente però non possiamo discutere di fronte a sguardi indiscreti, perciò...>> Usò gli indici e i pollici per formare un rettangolo di fronte ai propri occhi. <<...andiamo in un posto più privato.>>

Un attimo dopo, il garage era scomparso. 

No... tutto era scomparso. Il mondo intero. Ora si trovavano in uno spazio del tutto bianco, dove il cielo era invisibile, e il pavimento uguale al l resto. 

C'erano solo loro, An con il trono, e Caesar. 

<<Che cos'è questo, Demone?!>> chiese Risa. 

<<Un'illusione, forse. O magari una tasca dimensionale, o vi ho assorbiti nella mia mente. Chissà.>> An sorrise in modo maligno. <<Quel che importa è che qui, nessuno disturberà il nostro scontro.>>

Lasciò l'Anagami sul suo trono e con un salto finì alle spalle dei quattro. 

Jacob puntò la Spada nella sua direzione. <<Gentile da parte tua, ma hai dimenticato che nel vuoto non c'è spazio per le tue complicate trappole.>>

<<Oh? Sembri essere confuso. Le trappole erano il trucco del mio Battista. Il mio trucco...>> Alzò una mano. <<È questo.>>

Tutto d'un tratto dalle sue dita uscì un raggio di luce bianca. L'attacco fece una parabola in direzione del Giudice, il quale riuscì ad evitarlo solo per via dell'enorme arco che aveva fatto. Per un soffio. 

E di lì, An sorrise. Sorrise nel vedere le loro facce stupefatte. Zedel rivelò un'espressione spaventata per la prima volta. 

<<Quella...>> disse Arsalan <<Non poteva essere... Ousia...?>>

Risa non sembrò sentire quel nome per la prima volta. <<La luce divina? Come avresti fatto ad ottenerla?>>

<<"Ottenerla"?!>> ripeté An <<Questa è la materia che mantiene l'universo stesso, e che compone i corpi celesti. Io la sto solo usando a scopo distruttivo... e quando dico distruttivo... intendo che cancellerà ogni cosa nel suo cammino. Non si tratta di "ottenere". Si tratta di "manipolare".>>

<<Anche se fosse così... nessuno dovrebbe esserne capace, se non Dio in persona...!>>

E gli occhi del Demone brillarono. <<Be', ecco la tua risposta.>>

Un altro raggio, stavolta mirato a colpire Risa. Anche lei lo evitò. <<Jacob-->> lo chiamò. <<Luce divina. Non. Contrattaccare.>>

Lui comprese facilmente cosa volesse dire. Se nulla di ciò che aveva appena sentito era una bugia, quella era la materia usata per creare l'universo, e disintegrava ciò che toccava. Tutto, a quanto pareva. Comprese le loro Armi Sacre. 

Così, quando An cominciò a sparare luce da ogni fronte, non potevano fare nulla se non schivare. 

Arsalan si porse a proteggere il ragazzo. Sembrava disposto a lanciarsi di fronte ad un attacco di Ousia per salvarlo, anche se le probabilità di funzionare di quel piano erano... zero. 

Il Giudice però si accorse che quando aveva detto di non contrattaccare, Risa stava mentendo. Sì, lei e Zedel stavano lentamente circondando An, avvicinandosi di un passo alla volta tra un raggio e l'altro, mentre il Demone rimaneva sempre fermo nello stesso punto. 

Osservandoli, Jacob lo notò lanciare un raggio così in alto che era diventato impossibile vedere dove fosse la cima, per poi farlo ricadere in un arco in direzione di Zedel. 

E si ricordò. 

Quella luce, l'aveva già vista. 

<<Ah, scusa, pensavo sapessi. Non preoccuparti, tu fai quello che hai sempre fatto... e ti ritroverai ad ucciderLo.>>

Sì, era morto per mano di una colonna di Ousia in quel sogno...

<<L'avvento di un nuovo dio... un profeta che sostiene si possa raggiungere l'onnipotenza grazie solo al proprio ego.>>

Un... nuovo dio...

Quel sogno... quell'uomo...

Quell'uomo... gli aveva dato un avviso. 

<<Attento al tuo respiro... o si accorgerà che stai mentendo... e fai attenzione... in ogni momento... all'Anagami->>

Fai attenzione...

...all'Anagami. 

Il ragazzo si girò di scatto in direzione del trono alle loro spalle. 

L'Anagami Caesar si era alzato. Aveva gli occhi chiusi, e le sue braccia erano come quelle di una marionetta inutilizzata. Ma era sveglio. 

Poi cominciò a fare gesti con le mani. Come se stesse tagliando l'aria. 

<<Risa! Ce n'è un altro!>> gridò Jacob. 

Gli occhi della donna si posarono lì proprio mentre una serie di raggi di luce cominciava ad apparire dal pavimento, e dall'alto, tutti diretti verso un solo bersaglio. 

La sua testa. 

Risa non ebbe il tempo di togliersi di mezzo. 

...ma, Zedel ebbe il tempo di scattare e colpirla. 

E lo fece con abbastanza forza da riuscire a spostare la Giudice via dalla linea di tiro. 

Così per un mezzo secondo, le salvò la vita. 

<<Caesar...?>> balbettò lei, rotolando e rimettendosi in piedi. <<Ma come...?>>

Ora l'Anagami era fermo, apparentemente non intenzionato ad attaccare un'altra volta. 

<<È già impossible che un Diavolo Accusatore possa manipolare l'Ousia... ma due?>>

<<Ah... Risa...>> gemette una voce. 

<<...Zedel?>>

La Giudice corse accanto al suo Angelo. An la lasciò fare, troppo occupato a sorridere. 

Zedel le aveva salvato la vita, sì... ma ci aveva rimesso qualcos'altro. 

La combattente dai capelli verdi era priva di braccia oltre i gomiti. Tagliate di netto. Rimaneva soltanto sangue. 

<<Forse... è giunta la mia ora.>> disse l'Angelo. Che riuscisse a mantenersi cosciente e parlare era quasi un miracolo. 

<<Non è giunto proprio->> Risa prese un profondo respiro. Strappò un lembo della propria veste, e ci fece una rozza fasciatura, disinfettata con acqua santa. <<Di questo discuteremo dopo. Per ora... sconfiggi i Demoni.>>

<<...ricevuto.>>

"Seriamente?! Che trattamento è mai questo?!"

Jacob stesso si sentiva offeso da quell'ordine. Quella donna... okay, quell'Angelo... aveva perso due mani, e ora doveva semplicemente continuare a combattere? 

Più la conosceva, più diminuiva la sua stima per Risa Dascira. 

Ma quello non era il momento di preoccuparsene. Quello era il momento di usare quella rabbia per colpire ripetutamente l'Anagami Caesar. E corse verso il trono per questo motivo. 

Finalmente aveva qualcosa da fare a pezzi, no, qualcosa da fare, un modo per contribuire a quella squadra di cui lui era l'ultima ruota. 

Perché forse non era un Angelo dalla velocità divina, un cavaliere senza emozioni, o una macchina da guerra...

No, era solo un ragazzo con una Spada... e una voglia matta di ammazzare persone con quella Spada. 

La sua Arma Sacra si diresse verso il collo di Caesar. Non sentì nessuno dirgli di fare altrimenti. 

E poi, l'Anagami bloccò la lama. 

Con una mano. 

<<...eh...?>>

Beh, quello era semplicemente ridicolo. 

Nessuno aveva mai parato quella Spada senza una qualche arma. Devadatta sì, l'aveva fatto, con un coltello, e con il potere datogli da un culto di cento persone. 

Come se non bastasse... nessuno aveva mai parato quella Spada per una dozzina di secondi come stava facendo lui. 

E durante quella dozzina di secondi, Jacob si accorse che Caesar stava muovendo le altre dita di nascosto. Capì cosa stesse per accedere giusto un secondo prima che accadesse. 

Il Giudice fu costretto a ritirarsi con un salto per non essere tagliato a fettine dai raggi di luce. Ma non riuscì a togliere la Spada dalla presa del Demone. 

Per un attimo, pensò fosse rimasta disintegrata. Poi notò che Arsalan l'aveva evocata nelle proprie mani. 

...se non l'avesse fatto, avrebbe perso la Reliquia che legava l'Angelo a quel mondo. Per colpa sua. 

"Un disastro... stiamo andando un disastro..."

Troppo spaventato di un altro risultato simile o peggiore, si girò a guardare Risa e Zedel. Nonostante la perdita delle braccia di quest'ultima, stavano ancora cercando di accerchiare An. 

Ora il Demone aveva deciso di concentrare tutti i suoi raggi su loro due. Per divertimento, forse. 

Questo diede ad Arsalan il tempo di avvicinarsi a Jacob. <<L'hai scampata vivo e vegeto, sì?>>

Non rispose. Invece fece un'altra domanda: <<Due Demoni capaci di controllare la luce divina?>>

<<Non chiedermi come sia possibile perché non lo so.>>

<<...Arsalan, ti ho detto di quel sogno che ho fatto l'altra notte? Quello su come sia possibile diventare onnipotenti con la forza del proprio ego...>>

<<...sì, me l'hai detto. E sono certo si riferisse ad An. Ma non vedo come possa aiutarci.>>

<<Mi sono ricordato la frase esatta. "Un profeta che sostiene si possa raggiungere l'onnipotenza grazie solo al proprio ego.">>

<<...un... profeta... grazie al proprio ego...?>>

<<È importante?>>

L'Angelo fissò il vuoto, mani aperte come se stesse ragionando intensamente. <<Importante?! Ora... sì, ora capisco! An, il Battista, l'invisibilità, Caesar, la Maledetta Trinità, l'Ego, l'Id, il Superego, la luce, la chiesa... è tutto... uno.>>

<<Complimenti per la deduzione, kwahahahaha!>> rise una voce. 

Arsalan colpì l'aria alle sue spalle con la Spada. <<Tu!>>

Una figura apparve dal nulla... no, chiaramente era già lì, invisibile, e ora si stava rendendo visibile. 

Esclusa la testa. Quella era coperta da una fiamma blu. Ma la voce era abbastanza per riconoscere quell'essere...

Il Battista. 

<<Stavo aspettando che qualcuno ci arrivasse, ma ci avete decisamente messo troppo! Solo un altro segno della mia superiorità su di voi!>>

<<La tua superiorità. Perché tu... tu e il tuo maestro...>>

<<Ancora?!>> gridò Risa. 

Finalmente An si accorse di cosa stesse accadendo. <<Hah. Pare l'abbiano scoperto. Battista, qui è tutto finito.>>

<<Divertiamoci, allora!>> Il Demone alzò le braccia al cielo. 

Ma la Giudice non era interessata nel vedere cosa avrebbe fatto. <<Oh no. Non abbiamo finito un cavolo.>>

Lanciò i quattro Chiodi nella direzione del Battista. 

Non lo raggiunsero prima che abbassasse le mani. 

E una volta che l'ebbe fatto... il colore del vuoto cambiò da bianco a nero, e tutto scomparve ancora. 

Jacob, improvvisamente, si ritrovò da solo in mezzo al nulla più buio, circondato dal silenzio. 

E da Risa, a quanto pareva. 

<<...che cos'è successo?>> domandò la donna. <<Questo dev'essere un altro trucco.>>

<<Non chiederlo a me.>> Richiamò la Spada, e fu sollevato nel vedere che poteva ancora farlo. 

<<Ci hanno separati dai nostri Angeli. Forse vogliono provare ad ucciderli da soli. O forse...>>

<<È solo un gioco.>>

Una fiamma blu apparve di fronte a loro. Nessun corpo ad accompagnarla. 

Risa evocò i Chiodi, ma fu fermata quando il Battista disse: <<I raggi di Ousia sono pronti a colpire, Risa Dascira. Se rompi le regole del gioco, niente mi fermerà.>>

<<...che tipo di gioco?>>

<<Sono contento che tu voglia collaborare!>> Dal fuoco uscirono tre grandi... scatole? Sembravano scatole, almeno, ma erano fatte apparentemente di Ousia, o qualcosa che ci assomigliava. Ognuna aveva una lettera scritta sopra: A, B, e C. <<Due contengono la sopravvivenza degli umani, una contiene la morte degli Angeli.>>

<<Intendi... noi, e Arsalan e Zedel?>> chiese Jacob. 

<<Ovviamente. Loro hanno altre tre scatole. Due contengono la sopravvivenza degli Angeli, una la morte degli umani. Loro ne sceglieranno una. Voi ne sceglierete una.>>

Ma qualcosa non quadrava a Risa. <<C'è altro, vero?>>

<<Ecco qui le regole! Se voi e gli Angeli scegliete la stessa lettera, avrete lo stesso risultato - sopravvivenza per entrambi, o forse morte per entrambi! Ma se scegliete due lettere diverse con lo stesso risultato... la scelta degli Angeli sarà rovesciata.>>

<<Hm. Siccome ci sono quattro scatole di sopravvivenza... stai dicendo che noi vivremmo, e loro morirebbero.>>

<<Proprio così, Cavaliere! E non è tutto! Se le scelte si contraddicono, per esempio, "sopravvivenza per gli umani" e "morte per gli umani", avrete tutti quanti quello che gli Angeli hanno scelto!>>

<<...mi sono perso.>> disse Jacob. 

<<Capito, Battista. C'è altro?>>

<<Tutto qui! Spero vi divertiate, e che usciate vivi da questo gioco! Kwahahahaha->>

E con questo, la fiamma si spense. 

<<Quindi, uh. Riassunto?>>

La Giudice lo guardò con aria seccata. <<Ecco le nostre possibilità. In quattro casi su nove, sopravviviamo tutti. In due, gli Angeli muoiono. In tre, moriamo tutti. 44%, 22%, 33%.>>

<<Io preferirei evitare che Arsalan e Zedel siano rispediti in Paradiso, quindi idealmente abbiamo solo quei quattro casi su cui sperare.>>

<<Sarebbe un po' un problema, sì.>>

"Un po' un problema."

Incredible quanto poco le importasse. 

<<C'è... una vera soluzione? O è solo fortuna?>>

<<Solo fortuna, temo. Dobbiamo sperare di azzeccare la scatola giusta, e che anche gli Angeli facciano lo stesso. Ogni nostra scelta potrebbe avere risvolti negativi a seconda della loro.>>

<<Allora... a caso?>>

<<Certo che no.>> Risa tirò fuori da una tasca della veste... una moneta. Sempre la solita moneta. 

"Oh no. Non di nuovo quella roba."

<<Testa, scegliamo A o B, croce, scegliamo C. Aspetta... forse dovremmo fare un altro tiro per scegliere i valori. Allora, se testa, diamo A e B a testa e C a croce, croce, diamo C e->>

<<Oh per favore!>> urlò l'altro. <<Vuoi lasciare che un tiro scelga la sorte delle nostre vite?!>>

Lei non esitò un attimo. <<L'ha scelta fin'ora, può farlo di nuovo.>>

...fin'ora? <<...in che senso?>>

La donna fece un lancio, tanto per dimostrare. <<Forse non hai compreso. Ogni singolo piano, ogni attacco e ogni difesa, ogni teoria, ogni singola azione importante che prendo... è affidata a questi cinquanta centesimi.>>

"Ogni...?"

Questa frase... era così assurda, così fuori dal mondo, che il ragazzo sentì di fare un passo indietro. <<S... stai scherzando?>>

<<Pranzo, cena e merenda sono scelte dalla moneta. Se non trovo le parole per scrivere un rapporto al Vaticano, mi affido alla moneta. Il mio equipaggiamento prima di una missione, è deciso da una moneta.>>

No, lei non scherzava mai. Era semplicemente... fuori di testa. Dietro quello sguardo vuoto c'era qualcosa di peggio di un freddo combattente. <<Perché?! Cosa c'è->> "di sbagliato in te" avrebbe voluto dire. Ma si fermò. 

Rispose con la più totale calma. Come se lo stesse aspettando da tempo. <<Jacob Aiagon, sembri credere che il mio metodo di scelta sia strano. Conosci delle alternative?>>

<<Cos- fare decisioni da te?! Sei intelligente, puoi capire da sola se un piano funziona o no!>>

<<Fare decisioni è impossible. Pensavo fosse ovvio.>>

Il ragazzo non aveva che dire. Perciò la lasciò parlare. 

<<Gli Angeli Custodi possono simulare avvenimenti per prevedere cosa accadrà nel futuro. Sai come lo fanno? Lo fanno conoscendo il tuo comportamento e la tua personalità. Capisci cosa significa, no?>> Gli pose un dito sul petto. <<Ogni tua singola scelta è già reale, scritta nel destino visto da Dio. Non ci sono diversi futuri a seconda delle tue decisioni, perché le decisioni che fai sono le uniche che puoi fare. Il "libero arbitrio" è il risultato di una serie di movimenti dei neuroni nel tuo cervello. L'unica cosa che possiamo fare... la massima libertà che l'universo ci concede per influenzare una storia già scritta...>>

Tirò la moneta un'altra volta. <<...è affidarci al caso. Ed il caso ha appena scelto la lettera B.>>

Poi, come se non avesse detto nulla di strano, Risa si diresse verso la scatola centrale. 

"...ecco cosa c'è di sbagliato in lei."

Per quanto il Giudice si fosse sentito depresso, senza speranza, e torturato... non aveva nemmeno mai concepito una concezione del mondo come quella. 

E sperava che non l'avrebbe fatto mai. 

<<...sei sicura di ciò che stai facendo?>> le domandò. 

<<La fiducia nell'uomo è inutile quando l'uomo non può scegliere. L'unico in cui devi credere è Dio.>>

Aprì la scatola. 

<<...Amen.>>

Un'ondata di luce li accecò. 

Quando riaprirono gli occhi, si trovavano di nuovo nella zona bianca, di fronte al trono. Ed accanto agli Angeli. 

Ma sulle loro teste si trovavano due pilastri di Ousia. 

<<I due umani sopravviveranno, a quanto pare.>> disse An, seduto sulla sedia. Alla sua destra stava il Battista, e alla sinistra l'Anagami Caesar. <<Che mi dite dei due Angeli?>>

<<La scelta B includeva una possibilità che gli Angeli morissero, del resto.>> aggiunse il Battista. <<L'avrete azzeccata? Che ne pensi, Risa Dascira?>>

La Giudice fece un altro lancio. <<No.>> rispose. 

<<Kwahahaha! Un'affermazione coraggiosa! Ma è davvero così? Caesar, mostraci la verità!>>

L'Anagami, ancora muovendosi come una marionetta, schioccò le dita. 

Jacob e Arsalan si scambiarono uno sguardo, sperando che non sarebbe stato l'ultimo. 

E solo un momento dopo, i due raggi di luce si dissolsero nel nulla. 

<<Avete fatto la decisione giusta, Angeli e umani! Siete tutti liberi!>>

An sbadigliò. <<Spero ti sia goduto il gioco, Battista. Puoi andare a finire il tuo lavoro, ora.>> Creando un altro rettangolo con le dita, fece scomparire il vuoto. 

Tutti i presenti si trovarono di nuovo nel garage, come se non si fossero mai mossi. Anche l'obelisco era ancora lì. Il Demone con la testa di fiamma però diventò di nuovo invisibile. 

<<Ora, Giudici... avete osservato il mio potere. È chiaro che non avete alcuna speranza di fermarmi. Perciò, vi darò questa opportunità.>> Appoggiò le dita di una mano sulle altre. <<Fuggite. Non fatevi vedere mai più. E vi prometto che quando ascenderò, non vi farò più alcun male. Che ne dite?>>

Risa sospirò. 

Sembrò prendere la moneta per decidere, ma... il tiro l'aveva già fatto. 

Ciò che prese fu un coltello. Corse verso il Diavolo Accusatore. 

An immediatamente si alzò per sparare un raggio, ma più svelta, la Giudice aprì un foglio di carta e lo sventolò di fronte alla sua faccia. 

Il Demone gridò dal dolore e si coprì gli occhi. Il raggio di Ousia mancò tutti i Giudici, colpendo invece il pilastro e spezzandolo in due. 

Quella... era una pagina della Bibbia. 

Il solo leggere una pagina della Bibbia aveva ferito ed accecato quel Demone. 

Ma le palpebre di Caesar erano sempre chiuse, perciò non soffrì lo stesso destino. Cominciò subito a fare gesti per evocare altra luce. 

Per questo Risa, al posto di fermarsi ad attaccare lui o An, fece un salto indietro, chiamò Jacob e gli Angeli, e subito fuggì via nella città con loro. 

Nessuno li inseguì. Si dileguarono attraverso i tetti. 

Presto quel garage era già lontano, e poterono prendere un sospiro di sollievo. 

<<...ancora non riesco a credere che siamo sopravvissuti.>> disse Arsalan, liberando un mucchio di tensione. 

<<La perdita peggiore sono state le mie mani. A proposito...>> Zedel indicò con uno sguardo la macchina. 

Ah. Non poteva più guidare. 

Risa si mise al volante al posto suo. <<Non è finita. Abbiamo guadagnato qualche ora, forse un giorno, danneggiando quell'obelisco. Dovremo trovare un modo per spedire An all'Inferno definitivamente... dopo che ci saremo riposati.>>

<<Grazie.>> Jacob esultò. <<Possiamo andare al mio appartamento, vero? Devo dare da mangiare a Nathan, e poi solo il mio letto è comodo.>>

Lei annuì, e cambiò direzione. 

L'auto si fermò di fronte ad un alto condominio. Dopo l'incidente con l'esplosivo, il Vaticano aveva comprato a Jacob e Arsalan una nuova casa, e il ragazzo non ci si era ancora abituato. Voleva starci per il più tempo possibile così da diventare familiare con il posto. 

E per pura coincidenza, quello era lo stesso condominio dove risiedevano Risa e Zedel. Perché i servizi segreti della Chiesa erano anche disposti a far sfrattare chiunque ci vivesse prima, apparentemente. 

Jacob ci mise un po' a ricordarsi quale fosse la chiave giusta. Fu solo grazie all'aiuto dell'Angelo che ci riuscì. Ed aprì la porta. <<Nathan, sono torna->>

<<Ciao, Jacob Aiagon.>>

-una voce demonica. 

-una fiamma blu. 

-un odore di zolfo. 

-un cadavere. 

Il Battista scomparve nel nulla senza dire altro. Nessuno riuscì a reagire per fermarlo. 

Tutto ciò che Jacob fece fu dire il nome dell'animale accasciato a terra, con una scheggia di vetro passante attraverso la gola. 

<<...Nathan...?>>

Iudicanti responsura

17 giugno
2:36 AM

<<-Nathan...?>>

Jacob corse per chinarsi sul suo gatto. 

Ne toccò il collo senza pensare, sporcandosi del suo sangue. 

Una scheggia di vetro. Entrava da una parte ed usciva dall'altra. Inserita manualmente, non lanciata. 

<<No, no, no, no, no, Nathan... Nathan, non può essere...>>

Dietro di lui apparve l'Angelo, Arsalan. Per un solo secondo. Il suo sguardo si fece cupo, e poi si gettò dalla finestra in pezzi, all'inseguimento del Diavolo Accusatore. 

Risa invece si diresse verso il proprio appartamento, per assicurarsi che fosse tutto a posto. 

E Zedel, rimase con il ragazzo. <<Respira ancora. Possiamo guarirlo.>>

Ma lui sentiva non fosse così. Come se il suo senso del tatto gli permettesse di percepire la morte. Quel corpo ne era già quasi totalmente pieno. 

E come una reazione naturale, lacrime cominciarono ad uscire dai suoi occhi. 

<<...non... così presto...>>

Non aveva speso abbastanza tempo con Nathan. Per nulla. 

Era stato troppo occupato a pensare a sé stesso, alla propria vita, ai propri studi, al combattere i Demoni. Non era mai stato un padrone degno. Non era riuscito a proteggerlo. 

Aveva già trovato qualcosa di cui pentirsi. 

"Jacob..." chiamò una voce. "Ti stai preoccupando troppo..."

<<Chi--?>>

Quella era... una voce familiare. Eppure non ricordava di averla mai sentita. 

E stava uscendo dalle sue mani. Le sue mani che ancora toccavano il corpo di Nathan. 

"Era inevitabile. Quindi, non piangere per la mia morte..."

Poteva essere-

No, sarebbe stato ridicolo. Eppure...

"Il tempo che ho avuto con te è stato breve, sì... ma non poteva essere altrimenti. Passato con te... non sarebbe mai potuto essere abbastanza. Perciò... se io sono felice... devi esserlo anche tu."

<<Nathan, aspetta-!>> gridò il Giudice, confondendo l'Angelo accanto a lui. 

"Ci vediamo, Jacob."

E preso un ultimo flebile respiro, il torace del gatto si fermò per sempre. 

<<È... andato.>>

Zedel non lo negò. Forse chiuse gli occhi. 

Solo allora tornarono Arsalan e Risa. Compresa la situazione nella stanza, non dissero nulla. 

<<...e così sarà presto quel Demone.>> concluse Jacob. 

17 giugno
2:58 AM

Niente riposo. No, nessuno dei presenti se lo sarebbe permesso. 

Senza perdere un minuto, riposero il corpo di Nathan in una tovaglia, e poi in una scatola, in attesa del poterlo portare al cimitero per animali. 

E tornarono nella casa in campagna. Ma prima il Giudice dovette fare una telefonata. 

<<Rhoda?>>

<<Sì?>> rispose la ragazza dall'altra parte della chiamata <<Jacob, sei tu? Cos'è successo alla tua voce?>>

<<Stai bene, vero?>>

<<Huh? Il solito, perché?>>

<<Grazie. Assicurati che sia altrettanto per Elliot. Spero di risentirvi.>>

<<...no, ora devi spiega->>

Riagganciò. <<Il Battista non ha attaccato nessun altro vicino a noi.>>

Sedeva di fronte al tavolo, accanto ad Arsalan, Risa e Zedel. Lì avevano aperto una piantina della città. 

<<Non ha nemmeno preso nulla dal nostro appartamento. Ma questa è l'unica buona notizia.>> disse la Giudice <<Quanto alle cattive: stando all'emissione energetica che sta attraversando la città, gli obelischi stanno venendo piazzati in tutt'e tre i punti. Stimiamo ci vorrà almeno un'ora perché riparino quello centrale, e poi altre tre perché invii l'energia agli altri. Dunque il rituale sarà pronto poco dopo dell'alba.>>

Lanciò tre coltelli per indicare le posizioni. Uno nel mare, a non molta distanza dal porto. Uno in centro, proprio in mezzo ad una strada. Ed uno in realtà a diversi metri sottoterra, nelle fogne. 

Formavano un triangolo perfetto. Se fossero riusciti a completarlo, il rituale avrebbe avuto successo. 

<<Normalmente, il procedimento sarebbe estremamente complicato, ma pare che questi tre Demoni possano semplicemente manipolare l'Ousia per incanalare tutta l'energia in sé...>>

<<...e completare la Maledetta Trinità.>> concluse Arsalan. <<Ma non possiamo distruggere l'obelisco centrale mentre tutti e tre sono lì, vero?>>

Scosse la testa. <<Ci annienterebbero. D'altra parte, se dovessimo distruggerlo dopo che si saranno divisi, tutta quell'energia sarebbe rilasciata fuori controllo. Potrebbe cancellare l'intera città.>>

<<La nostra unica opzione è combatterli singolarmente.>> disse Zedel. <<Ognuno di noi ne terrà a bada uno, cercando di ucciderli, o danneggiare gli obelischi.>>

Al sentire la parola combattere, Jacob evocò la Spada Sacra, e la sbatté sul pavimento. <<Con piacere.>>

Ma gli altri tre si guardarono a vicenda. Arsalan in particolare sembrava imbarazzato. <<Ecco... non so se sia una buona idea...>>

<<...come?>>

<<Lasciami spiegare. Ho... capito la natura di An, e del Battista, e di Caesar. Vedi, quei tre... sono la stessa persona.>>

Il ragazzo non capiva. Con un gesto, gli indicò di continuare. La sua pazienza diminuiva ogni secondo. 

<<Ricordi il tuo sogno, riguardo al diventare onnipotenti con il potere del proprio ego? Un Diavolo Accusatore di solito diventa forte quando ha un enorme culto. Ma la storia sulla sua chiesa, sul suo enorme seguito, era una menzogna. An non ha bisogno di centinaia di uomini che lo adorino per essere così potente, perché... lui si adora da solo.>>

<<...non ha senso.>>

<<Lo so, ma sono certo sia così! Il suo potere si basa sul proprio gigantesco ego! Ed è così grande che gli ha permesso di dividersi in tre diversi Diavoli Accusatori. Creare la Maledetta Trinità è così difficile perché niente può essere allo stesso tempo tre e uno - ma lui ci è riuscito.>>

Zedel si fece avanti. <<Avrai notato come il suo Battista dimostra la propria superiorità sugli altri di continuo. Teorizziamo lo faccia perché più è piccolo l'ego altrui, più è grande il suo. In altre parole, è un sadico che induce complessi di inferiorità per alimentare il proprio lavoro complesso di superiorità.>>

<<Quindi...>> concluse Jacob <<Non volete che io lo combatta... perché sono ossessionato con lui al momento, vero? Perché la mia sola presenza lo renderebbe più forte.>>

Tutti annuirono lentamente. 

<<...dovevo aspettarmelo.>> Abbassò lo sguardo. <<Non posso proprio essere d'aiuto, eh... sono solo una debolezza...>>

"Non posso... ma..."

<<...ma non posso nemmeno lasciare che Arsalan combatta da solo! Più si allontanano Angelo e Giudice, più deboli diventano entrambi, ricordate?! Lasciateci affrontare Caesar, con cui non ho nessun problema personale. E vi assicuro che non ci sarà problema.>>

<<Jacob->> cominciò a dire Arsalan. 

Risa lo fermò. <<Va bene. Se è questo che vuoi.>> E si girò verso gli altri. <<Io andrò da An, nel mare. Zedel andrà nelle fogne, e voi due nel centro.>>

Sì, Risa Dascira, ovviamente avrebbe accettato. 

A lei non importava della vita degli altri, o delle loro difficoltà. Lei era del tutto contenta con il lasciarlo morire. 

<<Piano perfetto. Possiamo andare.>> Il ragazzo si diresse verso la porta. 

Prima di aprirla, sentì un rumore alle sue spalle. 

<<Scusa, Jacob.>> disse Risa. 

Poi qualcosa di pungente sul suo collo. 

E un secondo dopo, era caduto a terra, svenuto. 

Arsalan sollevò il ragazzo per spostarlo su una sedia. Non si sarebbe svegliato. 

Una volta finito, prese la Spada per sé. E senza una singola parola, uscì dalla casa, seguito da Zedel. 

Risa invece rimase lì. 

<<Sì... scusa, Jacob, ma era inevitabile. Questa storia è già scritta. La tua, la mia, quella di noi tutti.>> Gli accarezzò i capelli. <<Noi tutti siamo destinati ad essere trascinati dal vento, e finalmente, a cadere. Siamo... come gocce d'acqua che cadono dal cielo.>>

Con questo, la Giudice lo abbandonò lì. 

17 giugno
XX:XX

Jacob Aiagon, il Giudice Bianco, riaprì gli occhi solo per vedere una casa vuota. 

E per sentire un fastidioso dolore al collo. 

<<...l'hanno fatto davvero.>>

Non poté fermare un altro paio di lacrime. Ma ciò non significava sentisse tristezza, no. 

La seconda cosa che fece infatti fu gridare dalla rabbia, e ribaltare il tavolo con un solo gesto. 

Lo vide girare nell'aria una volta, prima che una mano lo fermasse e rimettesse a posto. <<Woah. Non ce n'è bisogno.>>

Ah, c'era anche lui. Quindi non era davvero sveglio, naturalmente. 

Perché quell'uomo senza volto lo visitava sempre e solo in sogno. 

La figura sospirò. <<Mi dispiace per... tutto, Jacob.>>

<<Non hai di che scusarti. La colpa è solo mia. Ho fallito sotto ogni punto di vista.>>

<<Credi davvero sia così...?>>

<<E come no, altrimenti? Sono sempre stato supportato da Arsalan in battaglia... da solo non riesco a combinare nulla... nemmeno essere un buon padrone per un gatto...>>

Prese uno dei coltelli, ancora nella piantina. Se fossero davvero lì nel mondo reale non lo sapeva, ma era abbastanza. <<Se deve davvero essere così... non posso andare avanti...>>

<<...hm. Suppongo questo sia un atteggiamento perfettamente comprensibile. È difficilie accettare la sconfitta. Io lo so bene. Ma prima di lasciarti, vorrei concludere la nostra visione dell'altra volta.>>

<<...la vita di Risa...? Non so se...>>

<<Ti ha narcotizzato.>>

<<...e va bene. Mostrami quest'ultima scena.>>

Lentamente, il coltello che teneva in mano cominciò ad espandersi, finché il riflesso al suo interno non diventò il mondo intero. Un mondo che poi divenne più buio, come una stanza dalle luci spente. 

Fatta esclusione per un riflettore puntato su un lettino. 

Un lettino di ospedale, privo di coperte e cuscini. 

Coricata lì c'era una piccola figura. 

17 giugno
6:28

Mancava poco al completamento del rituale. 

Il Battista girava intorno al suo obelisco nelle fogne, eccitato. Finalmente avrebbe raggiunto l'onnipotenza. Finalmente avrebbe dimostrato la sua superiorità sugli uomini. 

E poi, un rumore di passi nell'acqua bassa. 

<<Angelo Custode, sei proprio tu!>>

Zedel uscì dall'oscurità. Aveva tagliato le maniche della tunica, ora sporca per via di quel viaggio sotterraneo. 

Dove prima c'era un braccio destro, aveva conficcato un'asta metallica. Doveva essere stato doloroso. 

I suoi occhi non mostravano risentimento. Erano occhi d'attesa. 

<<Così lontana dal tuo Giudice, e con la metà degli arti! È davvero presuntuoso da parte tua anche solo provare a combattere!>>

<<Io sono un Angelo del Signore.>> rispose. <<Anche se solo la mia testa dovesse rimanere, non smetterò di lottare nel Suo nome.>>

<<Hoh?>> La fiamma blu intorno al suo volto si spense, rivelando una faccia identica a quella di An. <<Vediamo se è vero, Zedel, cane di Dio!>>

Il Diavolo alzò e abbassò le mani. La sua mossa per operare incantesimi. Ma non successe nulla. 

<<...? Non sono diventato invisibile?>>

<<Heh.>> Zedel rise. <<Tu sei... il Superego, non è così? Un agglomerato di istinti primitivi, un essere tanto flebile da poter diventare invisibile.>> Alzò il braccio destro al cielo. L'asta riflesse la poca luce presente. <<Sabda-Veda. Un'arma dell'eroe indiano Arjuna. Non puoi nemmeno immaginare quanto sia stato difficile convincere il Vaticano a farmela avere con così poco preavviso.>>

<<Arjuna...?! Quella è... un'Astra!>>

<<Se solo mi avessero lasciato usare una di quelle davvero potenti, ti avrei già distrutto in un colpo solo. Purtroppo tutto ciò che mi hanno dato è questa. Sabda-Veda, che impedisce ai nemici di diventare invisibili. Battista, tu... An contava sulla tua invisibilità per sconfiggeremi, non è così? Dimmi, ora, come farà una creatura fatta di istinti ad elaborare un nuovo piano?>>


<<Maledetta... io...>>

Lei gli corse contro, puntando Sabda-Veda al cuore, mirando ad ucciderlo con ogni affondo. 

17 giugno
6:29

Il volto dell'Anagami Caesar si stava trasformando. La carne, lentamente, subiva una mutazione su sé stessa, trasformandosi nel viso di An. Persino i capelli crebbero spontaneamente. 

Il Demone girava intorno all'obelisco che aveva piazzato in mezzo ad una strada principale. Se fosse arrivato un qualunque passante, l'avrebbe disintegrato con un gesto. 

Eppure nessuno arrivò. Tranne un Angelo. 

<<Volevi proprio lottare in pubblico? Accidenti, per fortuna il Vaticano ha minacciato il sindaco per chiudere la strada e scacciato tutti i residenti nel raggio di mezzo chilometro.>> disse Arsalan. 

Caesar non rispose. Senza alzare un muscolo, lo fissò. 

<<È piuttosto spaventoso, quanto sia potente la Chiesa. Non volevo lavorare con loro, sai. Ma Jacob si è fidato, e non potevo certo fare il contrario. La fiducia di Jacob è uno dei premi più preziosi in questo mondo, sai.>>

Evocò la Spada Sacra. 

<<E io non ho intenzione di averla rotta una volta per tutte. Quindi, Caesar... non posso permettermi di morire oggi. Spero tu comprenda.>>

17 giugno
6:30

<<Ah-- li sento, sì! Stanno per cominciare!>> esclamò An. Stava osservando l'intera citta dal tetto di un edificio, per godersi un ultimo sguardo come mortale. 

Ma adesso era ora di dirigersi al porto e completare il rituale. Corse per gettarsi giù. 

I suoi piedi si bloccarono sul bordo. 

Non riusciva a muoversi. Ci mise poco a capire quale fosse il problema. 

<<...un contorno di sale. Una barriera anti-Demone>> Si girò. Battendo le mani, creò una folata di vento che rimosse il sale. <<Risa Dascira.>>

Di fronte a lui. Sul soffitto vuoto del palazzo accanto, lì era in piedi la Giudice del Vaticano. 

<<Dov'è Jacob Aiagon?>> chiese An, camminando verso il bordo opposto a lei. <<Non vuole assistere alla mia vittoria da lui causata?>>

<<Ci sono solo io, Demone.>> Risa si fermò. <<E nessun Angelo. Solo io, la Giudice del Signore.>>

<<Ti sei persino divisa dagli Angeli? Hah! Questa arroganza sarà->>

In quel momento, il Diavolo scivolò su una pozzanghera sotto i suoi piedi. Cadde giù dal tetto. <<Cosa?! Acqua santa?!>>

Si aggrappò alla maniglia di una finestra. Subito la sua mano cominciò a bruciare. <<Ma che->> Realizzò che c'era un sigillo di Salomone disegnato lì. No... era su tutte le maniglie. 

Incapace di mollare la presa per via di quel simbolo, decise di portare via l'intera finestra, e saltò per tornare sul soffitto. Ma nei pochi secondi che ci impiegò, Risa aveva disegnato un nuovo contorno di sale, che non poteva attraversare. Rimase bloccato appeso lì. 

Un rumore alle sue spalle. Tre coltelli uscirono da chissà dove, lanciati verso la sua schiena, e per poco non lo colpirono. Sfondando il muro, An entrò dentro l'edificio, e poi ne uscì facendo un buco nel tetto, così evitando il sale.

Il Diavolo amputò la propria mano per liberarla dalla maniglia. Lo fece così casualmente che sembrava non fosse niente. 

Infine si rivolse al Giudice. Adesso lei mostrava un falso sorriso mentre si rigirava una moneta tra le mani... ma il Diavolo era del tutto serio. <<A che gioco stiamo giocando, cane di Dio?>>

<<Il tuo potere è basato sul tuo stesso orgoglio, e per alimentare il tuo gigantesco ego, ti fingi intelligente costruendo trappole ed insultando i tuoi avversari.>> Tirò le mani fuori da sotto la propria veste, rivelando un vero arsenale. Sale, acqua, coltelli, pagine della Bibbia, anelli con i Sigilli di Salomone. <<Dunque, non farò altro che dimostrarmi migliore di te in tutti i modi. Perché lo sono. Io sono un cane di Dio. Tu sei un cane di te stesso, una bestia senza padrone che non può mai sperare di vincere.>>

Non ci fu alcuna risposta. Solo, il soffio del vento. Il tuono della battaglia dal futuro. 

E una sete di sangue sul volto del Demone. 

<<Andiamo, An. Vediamo quale dio è più forte.>>

Così fu dato inizio allo scontro. 

17 giugno
XX:XX

Una bambina. Jacob stava osservando ancora una volta la piccola Risa. La sua tunica bianca era sporca e strappata, e le treccine tagliate in modo poco raffinato. La faccia era coperta da una mascherina mentre un tovagliolo le bloccava la bocca. Era impossibile discernere cosa stesse provando in quel momento. 

La sua carne, visibile attraverso le lacerazioni del vestito, era in condizioni orrende. Dove non c'erano lividi, c'erano cicatrici. Come se fosse stata colpita con una frusta a diverse corde, e poi il suo torace fosse stato attraversato da una lama. 

Oltretutto, dalle braccia e le gambe era bloccata con... delle catene? 

Per una bambina? 

Poi una voce parlò. 

<<Mi senti, Risa? Abbiamo bisogno della tua massima collaborazione, ora. Noi bruceremo il Demone che c'è in te, ma tu devi aiutarci, spingendolo fuori più forte che puoi, ok?>>

Non rispose. Non poteva. 

<<Questo è uno dei metodi più efficaci. Se non funziona, proveremo di nuovo, e non vogliamo provare di nuovo. Quindi, fai del tuo meglio. Procediamo.>>

Di fronte al lettino apparve una figura con un abito nero. Teneva in mano una croce di legno. 

Le diede fuoco. 

Risa provò a spostarsi. Non poteva. 

L'uomo si avvicinò a lei. <<Dietro di me, Satana!>> urlò. <<Libera questa fanciulla dal tuo comando, e restituisci a Dio ciò che è di Dio, la Sua figlia legittima! Demone maligno, esci da questo corpo! Io ti scaccio dal nostro mondo, con il potere conferitomi! Nel nome del Padre-!>>

Posò la croce in fiamme. 

Sul petto di Risa. 

La bambina provò a gridare. Non poteva. Provò a fuggire. Non poteva. Provò a combattere. Non poteva. 

<<Del figlio!>>

Sullo stomaco. 

Il corpo della bambina si contorse in un tentativo di reagire. Non poteva. 

<<E dello Spirito Santo!>>

Sulla fronte. 

Il lettino tremò. Risa stava facendo di tutto per fermare quella pazzia. 

Ma, non poteva. 

<<Amen!>> gridò infine il prete, conficcando la croce a pochi centimetri dalla sua testa, in cima al letto. 

<<Amen!>> rispose l'altra voce. 

Poi l'uomo le tolse il bavaglio. 

<<A...>> balbettò la bambina, faticando a respirare. <<A...>>

<<Dillo, insolente!>>

Le fiamme della croce si fecero più potenti. Come un ruggito si innalzarono sopra la sua testa. 

<<A... Amen!>> disse Risa. 

La croce fu consumata del tutto. 

La luce si spense. 

Forse passò un po' di tempo. 

<<Allora, Risa, credi ci sia ancora il Demone?>>

Il suono di un battito cardiaco fin troppo veloce. Di un respiro fin troppo affannato. 

Ed un coltello passante attraverso la carne. 

Ma stavolta non fu Risa ad essere spaventata. 

Un maschio adulto gridò di dolore. 

<<Jacob Aiagon.>> chiamò l'uomo senza volto. 

La storia di Risa scomparve. Quella non era la conclusione. Il resto poteva comprenderlo da solo. 

Al suo posto, si rimaterializzò la casa. 

<<...perché me l'hai mostrato?>> chiese il Giudice, inquieto. 

L'uomo prese una sedia, e si mise accanto a lui. <<Non è ovvio? Perché dovevi capire Risa Dascira. Dovevi capire che persona fosse prima di poterla giudicare.>>

<<...ho capito.>>

<<E dovevi capire che quella ragazza non ha speranze in cui credere. Non ne ha mai avute. Tutto ciò che ha... sono obiettivi. La battaglia per il prossimo traguardo è l'unica cosa a tenerla viva.>>

<<Non posso battere An, se è questo che vuoi farmi capire.>> I suoi occhi fissavano solo il pavimento. 

<<Chi ha detto che non puoi?>>

<<Arsalan... Risa... Zedel...>>

<<Non devi ascoltarli. Se loro ti diranno che perderai... è meglio per te ascoltare me.>>

L'uomo gli mise un braccio intorno al collo. Era sì un volto, o no, piuttosto inquietante, ma il suo comportamento e il tempo passato con lui lo rendevano più amichevole. 

<<E tu... che mi dici?>> Finalmente alzò lo sguardo. 

<<Io credo tu possa uccidere An, Jacob. Loro sono inferiori a te. Tuttavia capisco di non aver fatto abbastanza per essermi guadagnato la tua fiducia. Perciò lascia che ti dia un'informazione. La verità sui Diavoli Accusatori.>>

<<La... verità?>>

<<Sì, questo è un segreto ben custodito dalla Chiesa Cattolica e dagli Angeli. Ma tu meriti di conoscerlo.>> Con un gesto, l'uomo fece apparire l'Apocalisse di Salomone nelle sue mani. <<I Diavoli Accusatori diventano più forti grazie ai loro culti. Ma quando raggiungono un certo potere, smettono di essere Demoni, e mutano... in divinità.>>

<<...divinità? Al pari di...?>>

<<Non tutti. Ma sì, sono veri e propri dei. Questo è ciò a cui aspirano tutti i Demoni, da Satana, ad An stesso.>>

<<Aspetta... e vuoi farmi credere che negli ultimi miliardi di anni dell'esistenza dell'universo, nessun Demone ci sia mai riuscito?>>

<<Oh, ci sono riusciti in molti. Hanno pure causato molti disastri, ma per evitare più di qualche milione di perdite, c'è un sistema - perché credi esista Dio? È un netturbino supercosmico. Questo è il Suo compito. E adesso il tuo, è di andare là fuori, prendere la tua Spada Sacra, e portare fuori la spazzatura che si fa chiamare An.>>

L'uomo cominciò a scomparire nel nulla. 

<<Vai, Jacob Aiagon. Impara a tagliare la Luce della creazione con quell'Arma. Impara ad uccidere un dio.>>

L'Apocalisse di Salomone cadde a terra con un tonfo. Il Giudice si trovò di nuovo da solo. 

"Uccidere un dio..."

...era possibile una cosa del genere? 

E se lo era, lui, tra tutte le persone, ne era capace? 

Allora si accorse che c'era qualcosa sul tavolo. Qualcosa di nuovo. 

Una scatola, più o meno della dimensione di un gatto. 

"Se non è possibile... lo diventerà oggi."

Il sole già si era fermato nel cielo. Era passata l'alba. 

Il ragazzo si chiese quando si fosse svegliato. 

Ma poi decise che non importava. 

E corse fuori. 

17 giugno
6:31

Risa lanciò i quattro Chiodi con un solo gesto. An saltò e li evitò tutti, ma nel frattempo, stava arrivando un coltello. Lo prese al volo. 

Corse verso il bordo dell'edificio con l'intenzione di avvicinarsi. Non si era però accorto che Risa aveva piazzato un Sigillo sul terreno mentre era distratto a schivare. Il suo piede destro rimase bloccato. 

I Chiodi arrivarono di nuovo, stavolta dall'alto. Non poteva respingerli. Poteva però usare quel coltello per deviarli, e fu proprio ciò che fece. Ne cambiò la traiettoria in modo che le Armi Sacre distruggessero il Sigillo sotto di lui. 

Adesso libero, frantumò il bordo del soffitto per liberarsi del confine di sale, e saltò verso l'altro edificio. 

Risa se lo aspettava. Mentre era ancora a mezz'aria, gli sventolò una pagina della Bibbia davanti agli occhi. Questa vista lo rese cieco per un paio di secondi - giusto abbastanza perché il Giudice lo colpisse con i Chiodi e respingesse da dove era venuto. Purtroppo, An era terribilmente resistente, e sopravvisse con poche ferite. 

"Come tutti i Demoni, è un vero figlio di Lucifero. Il suo orgoglio è la sua più grande debolezza." pensò la donna. "Smettere di attaccare lo farebbe sembrare essere in svantaggio. Sono fortunata. Se si fermasse per un solo minuto, non saprei cosa fare."

E infatti, il Diavolo continuò ad attaccare, stavolta con i suoi raggi di luce. Uno per ogni mano. Risa rotolò lontano, poi lanciò due Chiodi in una parabola curva intorno a lui, a destra e a sinistra. 

Il Demone saltò all'indietro. Schivò i colpi. 

Quel che non si aspettava era che i Chiodi rimbalzassero uno contro l'altro e si dirigessero di nuovo verso di lui. Ancora una volta, fu preso nel petto dalle Armi Sacre. Sputò sangue. <<Io ti->>

Ma il Giudice non era più lì. Si era librata più in alto di lui, di almeno tre metri, e aveva lanciato un coltello. 

Il Demone lo evitò, per poi girarsi così da prenderlo e rispedirlo al mittente. Ma la lama di quel coltello portava una pagina del Vangelo con sé. La sua vista fu confusa di nuovo, e An gridò. 

Ora Risa si era avvicinata sempre di più. Fino a quel momento aveva tenuto la distanza, in quanto possedeva i Chiodi, ma adesso era ora di colpire più nel profondo. 

Un pugno. An lo bloccò. Un calcio. An lo respinse. Un fendente con coltello. An lo lanciò via. 

<<Stupida, stupida!>> rise il Diavolo mentre quella continuava a girargli intorno, cercando un apertura, e lui continuava a difendersi. <<Nel corpo a corpo, io sono invincibile.>>

<<Lo so.>> Risa fece un salto all'indietro. 

Il Demone si diresse verso di lei. 

Inutilmente. 

Era del tutto bloccato. 

<<Huh?!>>

Mentre lo attaccava, Risa aveva usato i piedi per tracciare un cerchio di sale intorno a lui. 

<<Questo è-- questo è--!>>

An non trovava parole per descrivere l'essere sconfitto in ciò che aveva appena dichiarato essere la sua tecnica di combattimento migliore. 

Risa però non aveva tempo per rispondergli. Corse verso di lui, e lanciò tutti i Chiodi, estremamente vicina. 

Il Diavolo saltò verso l'alto, senza muoversi orizzontalmente. Mentre lo faceva, colpì il pavimento con i raggi di luce, liberandosi del sale. 

Per quanto erano vicini, avrebbe potuto eliminare Risa quasi immediatamente con quei raggi. Ma ormai aveva dichiarato di essere invincibile nel corpo a corpo, e doveva dimostrarlo. 

Prima che lei potesse vederlo, lui si avvicinò, e la colpì con un pugno che la fece cadere a terra. Si creò un livido sulla sua faccia. 

Ancora, il Diavolo tirò un calcio nel suo stomaco, facendola rotolare giù dall'edificio. 

La donna si salvò entrando in una finestra all'ultimo piano. 

Per fortuna non c'era nessuno, perché An cominciò a sparare raggi attraverso il pavimento per colpire Risa sotto di lui. Non la vedeva, perciò avrebbe semplicemente distrutto l'intero soffitto. 

La Giudice fu più furba. Uscì dalla finestra dell'altro lato, e riapparve sul tetto. 

Naturalmente lui la vide e le sparò con la luce. Aveva dimostrato la propria superiorità nel corpo a corpo, ora doveva solo ammazzarla. 

Ma era troppo tardi. Lei schivò tutti quei colpi, e tornò al suo posto, sull'edificio accanto. <<Hey, cretino!>> annunciò Risa con una nuova parola italiana <<Stai pronto, okay?>>

Il Diavolo fu confuso. 

<<Stai pronto, perché il prossimo attacco sarà l'ultimo! Ti colpirà esattamente nella fronte, proprio qui!>> E si indicò la fronte. <<Quindi, attento! Non vorrei ti facessi male!>>

Quel sarcasmo...

Quell'ironia...

An avrebbe avuto presto un esaurimento nervoso. <<Ha... ha... davvero? Credi davvero che... ha... ha... sei fin troppo arrogante, stupida puttana... ma va bene... provaci pure.>> Si spostò i capelli dalla fronte. <<Sappi solo... che se fallirai, toccherà a me liberare il mio attacco finale.>>

Lei gli mostrò un pollice in su. 

Tirò la moneta in aria, circa una decina di metri, e dopo averla presa al volo, ne controllò il risultato. 

<<Hm. Sì. Mi piace.>> Si rigirò verso di lui. 

I quattro Chiodi partirono un'altra volta. Tutti insieme, in quattro parabole. Uno in alto, uno a destra, uno a sinistra, e uno davanti. 

An li guardò. Quello in alto era ricoperto di sale, e per la forza del lancio lo aveva sparso persino alle sue spalle, creando una barriera per impedirgli di schivare all'indietro. 

Il Diavolo però lo fece comunque, dopo averla distrutta con un raggio. 

I due Chiodi ai lati rimbalzarono uno sull'altro come prima e si diressero verso di lui. Piegandosi, An evitò anche quelli. 

Così facendo, anche il Chiodo che veniva da davanti gli passò sopra la testa... poi si accorse che non era un Chiodo. 

Era una moneta. 

Il vero quarto Chiodo era stato lanciato molto più in basso, e rimbalzando sul pavimento, ora stava per colpirlo... proprio... nella fronte. 

An piegò il torso di quasi centodieci gradi per schivarlo all'ultimo secondo. Vide l'Arma Sacra tagliargli i peli del mento. 

Infine, evitati tutti e cinque gli attacchi, si rialzò. 

<<Allora? Hai->>

Un coltello, lanciato da Risa, si diresse verso la sua faccia. 

Il Diavolo rise, e lo prese al volo con la mano sana. 

Non fece in tempo - ad analizzarlo. 

Non fece in tempo ad accorgersi che quel coltello era del tutto bagnato. 

Bagnato con acqua santa. E così la lama gli scivolò dalla presa, senza perdere nemmeno un po'di forza.

-An fu accoltellato in fronte. 

Un Chiodo spinse l'arma fino al centro del suo cervello. 

E il Demone crollò. 

<<...grazie a Dio.>> sospirò Risa in Italiano. Con un paio di salti, si avvicinò al corpo. <<Se non mi fossi preparata, sarebbe stato un disastro. Come fa ad essere così forte anche dopo essersi diviso e allontanato tanto dalle altre parti?>>

Tracciò un cerchio di sale intorno al Diavolo, per sicurezza. <<Ora posso andare ad aiutare Arsalan o Zedel. Lascerò che sia la moneta a decidere.>>

<<...hah... mone... ta...?>>

-era ancora vivo? 

Sì, in qualche modo, An non era morto. Risa non poté evitare di sbuffare. Perché non crepava e basta? 

La donna prese un coltello. <<Sono sicura tu stia soffrendo molto. Torna all'Inferno senza ringraziare.>>

<<Oh ma io ti ringrazio... Risa Dascira... ti ringrazio per avermi mostrato... quanto sono grande...>> balbettò. 

<<Di che parli, Demone?>>

<<Sì, tu... Cavaliere della Quinta Sfera... tu sei un essere umano che ha toccato il fondo... scesa ancora più in basso di noi. Non hai... una volontà... non hai... uno scopo... non hai... emozioni...>>

Emozioni...? 

In realtà, una ce l'aveva ancora. 

E stava per scatenarsi. 

<<Le tue parole non mi dicono niente. Sono fiera di ciò che sono.>>

<<Hehe... come no... sappiamo entrambi... che menti a te stessa... perché c'è una sola cosa che ti impedisce di toglierti la vita... ed è un Dio a cui non importa nemmeno di te...>>

<<Diavolo Accusatore. Silenzio.>>

Conficcò il coltello nel suo cuore. 

Non lo vide muoversi più. 

<<...andato.>>

Finalmente tirò i suoi cinquanta centesimi. Fecero due giri. Quattro giri. 

Cinque giri. 

Ma non toccarono mai terra. Un raggio di Ousia li disintegrò a mezz'aria. 

<<...hah.>> rise An. 

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. 

Risa lanciò un urlo di rabbia che avrebbe frantumato le corde vocali di un regolare umano. 

<<Demone della miseria in nome di Dio io ti-!!>>

Un secondo raggio le passò attraverso la spalla. 

<<Ah!>>

La Giudice cadde a terra, con un braccio ora inutilizzabile. 

Quanto ad An... lui si rialzò. Sparse il cerchio di sale. 

E poi la schiacciò con un piede. 

<<Sì, infuriati, lascia che il mio ego riempia la tua mente!>> disse <<A dire il vero, mi avevi quasi definitivamente sconfitto! Ma quello scatto di rabbia è bastato a ridarmi la forza necessaria per una reazione a catena.>>

<<Dan... na... to...>>

<<Silenzio, insetto!>>

Diede un calcio nello stomaco a Risa, gettandola sull'altro edificio. Poi alzò entrambe le braccia. <<Peccato per voi che comunque non sarebbe servito a nulla. Se solo aveste conosciuto tutte le mie abilità... non sareste caduti nella mia trappola!>>

Ed in quel momento, nel centro della città... in punto di attaccare Arsalan, l'Anagami Caesar si polverizzò in Ousia, luce che andò a volare verso l'alto. 

Lo stesso accadde al Battista, nelle fogne, di fronte a Zedel. Il suo corpo bruciò e i resti si diressero verso il cielo. 

Verso An. 

<<Mio Id... mio Superego... l'energia dei vostri obelischi è mia, ora. Il rituale è quasi completo.>>

Si vedeva. Stava cominciando ad emettere luce propria. 

<<La mia ascesa è qui! Sia fatta la mia volontà! Kwahahahahaha->>

<<An.>>

Il Diavolo alzò lo sguardo. 

-che sorpresa. Davvero. 

Jacob Aiagon era apparso sul soffitto, e ora stava in piedi vicino al corpo dolente di Risa. 

<<Sono venuto per ucciderti.>> disse. 

<<Ah, Giudice Bianco! Felice di vederti! Come sta il gatto?>>

In risposta, lui evocò la Spada Sacra, e continuò a guardarlo con occhi vuoti. 

<<Andiamo, Jacob... pensi davvero di potermi sconfiggere? Seriamente? Forse non hai capito che io sono a quasi tutti gli effetti un dio, e il tuo odio mi rende solo più forte.>>

Il ragazzo saltò da un condomino all'altro. 

<<Oh beh, io ti ho avvertito.>>

Fece un gesto. Dal suo braccio uscì un raggio di Ousia. 

L'energia divina. La materia stessa dell'universo. La luce che aveva causato il Big Bang, e capace di distruggere qualunque cosa incontrasse, era diretta verso il corpo di Jacob Aiagon. 

E lui, senza esitare, senza temerla per un solo attimo, con un fendente della Spada, la tagliò in due. 

E fu come se il mondo fosse crollato. 

<<...e- eh?>> fu tutto ciò che riuscì a dire An inizialmente. <<Impossible... niente e nessuno può fermare Ousia... niente e nessuno può fermare me! Quella Spada...>>

<<Chissà.>> rispose Jacob. 

Un passo avanti. 

<<Forse ti stai indebolendo. Forse è perché io non sto pensando a te.>>

Quegli occhi...

<<Sto solo pensando a quanto ti voglia morto.>>

Il Demone urlò spaventato. 

Lanciò un altro raggio. Jacob lo tagliò ugualmente. 

Lanciò due raggi. Anch'essi andati. 

Con ogni attacco respinto, il Giudice bianco camminava avanti. 

No, correva avanti. 

E costrinse An ad affrontare un ragazzo con una Spada in un corpo a corpo. 

Jacob mirò per mozzargli la testa. Lui si abbassò per evitare. 

Provò a gettare il ragazzo con un calcio, ma quello saltò e rispose abbassando la lama sulla sua testa. Un altro colpo a vuoto. 

Eppure era chiaro che An poteva solo giocare in difesa. Fece uno scatto all'indietro. <<E va bene! Suppongo dovrò occuparmene dopo essere diventato un vero e proprio onnipotente!>>

Si buttò giù dall'edificio. Toccò terra in piedi dopo tutti quei piani, e cominciò a fuggire. 

Ma Jacob non l'avrebbe lasciato andare. Fece la stessa caduta, aggrappandosi da una finestra a metà palazzo. Da lì lanciò la Spada in linea retta verso An. 

Il Demone tentò di respingerla con un raggio. Dimenticò che poteva attraversare l'Ousia come burro. E se la ritrovò conficcata nella mano. <<Ahhhhh-- tu, insolente!>>

Così il ragazzo si spinse con i piedi verso il vuoto, evocò l'Arma, e la usò per agganciarsi al pavimento, roteando su se stesso un paio di volte prima di riprendere ad inseguirlo. 

Poteva avere il vantaggio di forza, sì, ma An rimaneva fin troppo veloce. E raggiunse il porto per primo. 

Da lì, usò colonne di luce per volare, e si diresse sopra il punto dove aveva posizionato l'obelisco, sott'acqua. 

E l'energia cominciò a fluire. <<Sì... sì!>>

Jacob però non si fermava. Stava per raggiungere la sponda, e da lì erano poi almeno una trentina di metri in acqua. Anche se avesse saputo nuotare perfettamente, non avrebbe potuto bloccare gli attacchi di Ousia. Nonostante questo non si fermava. 

Nel frattempo, Arsalan e Zedel, con Risa sulle spalle, erano apparsi dietro di lui. Il suo Angelo provò a chiamarlo. Lui non ascoltò. 

Jacob giunse sulla sponda, e da lì fece un salto. 

Poi - evocò e lanciò la Spada di fronte a sé. 

E la usò come superficie per un altro salto. 

E la evocò di nuovo. 

E arrivò in alto - sempre più in alto. 

E vicino - sempre più vicino - ad An. 

<<Incredible.>> disse Arsalan. <<Sta creando una strada dove non ce ne sono. Non vuole proprio permettere a nulla di stare tra lui e quel Demone.>>

<<Come... lo sta... facendo...?>> riuscì a chiedere Risa. 

Zedel le fece gesto di non parlare, per evitare uno spreco di energie. <<Se vuoi sapere da dove ha preso l'idea, non lo so. Ma la forza... quella l'ha presa dalla propria rabbia, e dal desiderio di vendetta.>>

<<Vendetta... huh...>>

Dal corpo di An uscì un'enorme raggio, diretto verso l'alto. Come una connessione tra lui e i Cieli. 

Stava per diventare onnipotente. <<...no...>> mormorò. Lo sentiva, era vicino! Mancavano pochi secondi! Quel ragazzo non l'avrebbe mai raggiunto in tempo, era troppo-


Jacob usò la Spada per spingersi verso il basso. Esattamente nella sua direzione. 

Ed in quel lancio durato poco più di mezzo secondo, evocò di nuovo l'Arma nelle sue mani. 

<<No, no, no, no-!>> 

E la portò personalmente attraverso il cuore del Diavolo Accusatore, An. 

<<..ricorda per sempre il nome Nathan, bastardo.>> sussurrò. 

Il Demone che aveva provato a diventare Dio emanò un ultimo grido: Jacob Aiagon, quel Giudice bianco che gli aveva frantumato l'orgoglio. 

E allo stesso modo, il suo corpo, e la colonna di Ousia, si infransero come una statua di vetro. 

Amen III

17 giugno
7:04

Il Giudice si riportò a riva, dove Arsalan, Zedel, e Risa vennero subito ad incontrarlo. 

<<Jacob?! Stai bene?>> chiese il suo Angelo. Sembrava genuinamente preoccupato, anche se il nemico era stato sconfitto. 

<<Bene...?>> rispose. 

Conficcò la Spada Sacra nel terreno con violenza. 

Poi sorrise. <<...ho ucciso un dio. Non sono mai stato meglio, Arsalan.>>

Per la prima volta da chissà quanto tempo, il ragazzo si sentì fiero di sé stesso. 

Aveva fatto quello che due Angeli e un Cavaliere non erano riusciti a fare. Quello che nessuno era mai riuscito a fare. 

Era il più grande Giudice della storia. 

Tuttavia, come al solito, Risa aveva qualcosa da ridire. <<...suppongo sia possibile che ti sia svegliato prima del tempo, in qualche strano modo, ma come hai fatto a sopravvivere gli attacchi di Ousia?>>

Lui non lo sapeva. Né gli importava. <<Boh. Li ho solo tagliati, suppongo.>>

<<Tagliati.>>

Tagliare Ousia... non sarebbe dovuto essere possibile. La luce divina che sosteneva l'universo e che componeva i corpi degli esseri celesti. Nessuno se non un dio poteva usarla, e nessuno se non un Nefilim poteva manipolarla. 

Queste, almeno, erano le opzioni conosciute dalla Chiesa. 

"Jacob Aiagon... tu... non sei un umano normale, vero?"

18 giugno

Dopo aver aspettato per un'ora, Arsalan, Risa e Zedel videro il loro elicottero arrivare. 

<<Finalmente.>> disse l'Angelo con i capelli rossi, mentre il velivolo scendeva sull'eliporto. <<Allora... Zedel, starai bene?>>

<<In teoria, la mia perdita di braccia dovrebbe portare alla mia sostituzione.>> rispose. <<In pratica... non si può sconfiggere un Demone capace di controllare Ousia, usando un'Astra, solo per poi andarsene, sai?>>

Risa si fece avanti. <<Il mistero dei poteri di An è ancora da risolvere. Solo quattro persone l'hanno visto in azione, dunque Zedel deve essere tenuta in vita.>>

Il pilota dell'elicottero le incitò a salire. 

<<Be', Arsalan... forse ci reincontreremo, forse no. In ogni caso, non mi è dispiaciuto lavorare con te.>>

<<Sai che continuo a odiare il Vaticano, vero?>>

<<Ovvio. Ma allora, perché sei qui?>>

L'Angelo sospirò. <<Un saluto almeno lo meritate, come ringraziamento. E non potevo certo farlo fare a Jacob...>>

<<Non oserei mai obbligarlo.>> Risa saltò nel velivolo, seguita da Zedel. <<Ci vediamo, Angelo del Signore.>>

Con questo, volarono via, verso Roma. 

<<Allora, Risa... cosa abbiamo intenzione di fare?>> chiese Zedel. 

Lei fece, come al solito, un lancio. Con venti centesimi, a rimpiazzare la moneta persa. <<Ci armiamo, ci informiamo, e torniamo qui. Ma di nuovo sotto copertura. Gli avvenimenti in questa città... devono essere investigati.>>

19 giugno

<<Sai, sono contento che Jacob abbia vinto, alla fine.>> disse l'uomo senza volto. <<Ma c'è qualcosa che proprio non mi quadra.>>

Stava attraversando il vuoto, alla ricerca di... qualcuno. Nemmeno lui sapeva esattamente chi. 

<<Ci sono due modi con cui Jacob combatte. Con entrambe le mani, perché deve difendersi dagli avversari più forti di lui, o con solo una, perché soffre l'influenza di Arsalan. Anche combattendo e uccidendo An, ha usato solo una mano.>>

Aspettava una risposta, eppure nessuna ne riceveva. 

<<...ma ha usato la sinistra. E lui non è mancino. Non ha mai impugnato l'Arma in quel modo. Non ha senso che l'abbia fatto, a meno che... non sia stato influenzato inconsciamente da qualcun altro.>>

Un rumore di denti che battevano uno contro l'altro. Molti denti. Ma niente di più. 

<<Se non fossimo nella sua anima, in questo momento, ti avrei già trovato e distrutto con un raggio, come ho fatto a quel vecchio. Vuoi ostinarti a nasconderti? Per me va bene.>>

L'uomo schioccò le dita, e cominciò a scomparire. 

<<Chiunque tu sia, entità misteriosa... ti caccerò dall'anima di Jacob. Starò in allerta. Quando ti vedrò cominciare a sovrascrivere quel ragazzo un'altra volta... stai certo, che non mi sfuggirai.>>

Emesse una piccola luce, prima di lasciare quel luogo incorporeo. 

E di permettere all'entità di venire allo scoperto. <<Hah... pensi questa sia... una caccia? Un gioco di gatto e topo? Ti sbagli, umano... questi sono Serpenti e Scale...>>

Si mise una mano tra i capelli rossi. 

<<...devo solo capire quale dei due tu sia.>>

20 giugno

<<Sì, lo so che ti ho seppellito l'altro giorno.>> disse Jacob. <<No, non ho intenzione di venire qui ogni giorno. È solo che ieri il negozio era chiuso.>>

Il Giudice posò un piccolo vaso con qualche fiore colorato vicino alla lapide di Nathan. 

<<...ridicolo. Guarda questa tomba... questo posto... guarda come mi comporto.>> Il ragazzo si inginocchiò. <<Io sono Jacob Aiagon. L'uccisore di dei. Non dovrei...>>

<<L'unica cosa che non dovresti fare è vergognarti del portare rispetto al tuo gatto.>> lo interruppe Arsalan. 

Non rispose. Invece, cominciò ad incamminarsi verso l'uscita del cimitero. 

--quante tombe erano presenti lì. 

Quanti volti sconosciuti, con un'intera vita dietro. 

Una raccolta di gocce d'acqua ormai cadute. 

Ma ora non stava più a Jacob pensare a loro. 

Perché lui aveva smesso di essere un normale umano... un normale mortale. No, era un uccisore di divinità e Giudice del Signore. 

Non c'era morte che potesse spaventarlo, e se il Mietitore fosse venuto per la sua anima, avrebbe solo fatto fuori anche lui. 

Hah. 

Uccisore di dei. 

Continuava a ripeterselo. 

Era un bel titolo. 

<<...ora chi mai può sfidarci?>> si chiese ad alta voce. 

Arsalan doveva essere concentrato su di lui, perché sentì e capì subito quel che aveva borbottato. <<An era un Diavolo molto potente, ma non pensare che non ne incontreremo altri, o che saranno più facili da battere. Questo è uno sterminio. Dobbiamo solo ucciderli uno dopo l'altro.>>

<<Già, già...>> Quella Trinità dava proprio l'impressione di un boss finale, ma... non era così. Anche se fossero stati tanto fortunati da non incontrare più nessuno capace di controllare Ousia, dovevano proseguire con la loro missione. 

Del resto, non conosceva ancora l'identità dell'uomo senza volto, né avevano scoperto la causa di quell'apparizione nel cielo. Quell'Albero della Vita fatto di-

...luce? 

<<Cavolo!>> gridò Jacob. 

<<Uh, potresti non ripetere le imprecazioni di Risa->>

Il ragazzo si girò di scatto verso l'Angelo. <<Arsalan, l'Albero della Vita in cielo. Era fatto di Ousia, non è così?>>

<<Albero? Intendi-->> Anche Arsalan si paralizzò per un momento. <<Ah. Mi chiedo se quelli del Vaticano l'abbiano capito prima di noi.>>

<<Se hanno un minimo del mio cervello. Ma piuttosto... dimmi che questo significa che è stato An a crearlo.>>

<<...vorrei, ma...>>

<<Arsalan.>>

<<Guarda, non ha senso per An fare una cosa del genere. L'Albero della Vita non si collega in alcun modo al suo rituale o al concetto della Maledetta Trinità. Né quell'esibizionista avrebbe avuto motivo per creare un'installazione tanto grande senza rivendicarla come sua.>>

<<Arsalan. Lo sai che l'alternativa è che c'è un altro Demone capace di controllare l'Ousia, vero?>>

L'Angelo sospirò. <<Uno lo capisco, ma due?! E dobbiamo ancora trovarlo...>>

Trovarlo, sì...

Però Jacob ricordava i suoi sogni. E cominciava ad avere un'idea di chi questo Demone fosse...