Happy Days
La fiera annuale non era mai cambiata da quasi venti anni. Verso la fine della stagione estiva, una delle strade principali veniva chiusa per quattro giorni, ed occupata da decine di bancarelle da entrambi i lati. Quelle d'artigianato non erano considerate un granché, ma i vari giochi erano estremamente popolari con i bambini. Con solo quattro versioni diverse di tiro alla lattina, tre di schiaccia la talpa e cinque prove di forza, i più piccoli sarebbero collassati entro un'ora.
E nel parco al limite della strada, giostre! Autoscontri, ruota panoramica e il cosiddetto "ranger" per chiunque avesse il coraggio di salirci! Attrazioni temporanee, costruite per durare meno di una settimana... un periodo di tempo molto atteso.
Non a caso avveniva tutto ad inizio settembre, quando anche chi non fosse completamente interessato, avrebbe potuto trovare una sera per andare alla fiera. E per quello che Simona Paldim voleva fare - conoscere meglio ed avvicinare Jacob, Risa e i loro Angeli - era l'occasione perfetta.
2 settembre 2020
21:34
Risa non salutò Jacob, ma a giudicare dal suo sguardo fulminante, ne notò la presenza.
<<Sei in ritardo.>> fu l'unica cosa che gli disse.
<<Ciao anche a te.>> rispose <<Sono solo cinque minuti, perché ti interessa così tanto?>>
<<Anche se non volevo essere qui, mi sono assicurata di essere puntuale. Tu...>>
<<Sì, sì, ho capito.>> salutò con un gesto Zedel.
L'Angelo chiaramente non voleva attirare l'attenzione con i propri capelli verdi. Li aveva coperti con un cappello, anche se la coda di cavallo rimaneva visibile. Forse intuendo che le desse un'aria "sportiva", il resto dell'outfit complementava questo aspetto, con pantaloni e maglietta informali, quasi generici.
Risa avrebbe probabilmente dovuto fare lo stesso, vista la sua acconciatura... strana, e l'ovvio volto straniero, ma si era rifiutata. Oppure possedeva solo quella maglietta senza maniche e quei jeans corti, le uniche altre cose che Jacob l'aveva vista indossare, oltre all'abito clericale.
Quanto al ragazzo stesso, sembrava essersi vestito per contrastare con Arsalan. Mentre quest'ultimo riutilizzava quasi sempre la stessa maglietta e pantaloni bianchi (prima che un Demone li distruggesse), Jacob preferiva un'outfit del tutto nera, giacca compresa.
...più probabilmente, era Arsalan a voler contrastare con lui.
<<Allora, Risa, dove li nascondi i vari coltelli ricoperti d'acqua santa, ora?>> domandò l'Angelo dai capelli rossi, sorridendo.
Quello era chiaro sarcasmo, eppure, nessun ragionamento che Risa fece poté dirle dove fosse la battuta, con la quale Arsalan, ancora nemico del Vaticano, la stesse prendendo in giro.
Ma nella mancanza di battuta era la battuta stessa, lo scherzo consistente nel sapere che lei si sarebbe crucciata inutilmente per trovare lo scherzo in questione.
Diabolico.
Ignara di tutto ciò, o forse pur sapendo tutto ciò, la Giudice rispose: <<Se sarà necessario, sarete voi a dovervi sacrificare per proteggermi. Spero siate all'altezza del compito.>>
Jacob rise, più per gentilezza che per altro. Solo dopo si accorse che fosse del tutto seria.
<<Davvero. Tenete d'occhio quella Simona.>>
<<Pensi proprio che sia un Diavolo Accusatore...?>> chiese lui.
<<Ovvio. Perché credi io sia venuta qui?>>
<<Perché sei stata obbligata?>>
<<No. Gli agenti della Chiesa stanno già cercando tutto ciò che possono su di lei, tracciare la sua famiglia non dovrebbe essere difficile, e se dovesse rivelarsi una minaccia, un paio di Astra sono già pronte per l'uso. Io sono venuta qui per tenerla d'occhio.>>
<<E perché è stata obbligata.>> aggiunse Zedel.
<<Chi è stata obbligata?>> chiese Raguel alle sue spalle.
Era... apparsa dal nulla? Risa quasi saltò dalla sorpresa.
La Giudice forzò un sorriso. <<Arcangelo Raguel... buonasera...>>
<<Non chiamarmi così, Risa.>> Non smise di sorridere un attimo, eternamente tranquilla.
<<Hm? Perché, non sei un Arcangelo?>>
<<No, intendevo dire, che Raguel è un nome troppo strano. Se ci sentisse qualcuno? Per oggi, chiamatemi... hmmm... com'era...?>>
Da dovunque fosse apparsa lei, apparve anche Simona, che si piazzò accanto al suo Angelo. <<Rocky.>>
<<Rocky.>> ripeté Raguel.
<<...Rocky?>> ripeté Risa <<Come Rocky Balboa?>>
Fantastico. Jacob decise di aggiungersi alla discussione. <<Balboa lo renderebbe troppo ovvio. Il soprannome dovrebbe essere Quarto.>>
<<Ma scritto IV.>> aggiunse infine Arsalan.
Zedel abbassò la visiera del cappello.
Simona prese la mano del proprio Angelo e la sollevò in alto, come se avesse appena vinto sul ring. <<Perfetto! Per stasera, il tuo nome è Rocky IV!>>
<<Capito, Risa?>>
<<...capito, "Rocky".>> sospirò infine lei. <<Possiamo andare ora?>>
<<Come no.>> Raguel le mise una mano sulla spalla e la trascinò via, verso la fiera, cominciando subito a fare conversazione sugli argomenti più svaristi. Arsalan e Zedel li seguirono.
Nel frattempo, Jacob rimase indietro con Simona. <<Hey, questa non è la stessa giacca che avevi quando ti stavo ammazzando?>>
<<E l'hai quasi rovinata. Dovrei farti pagare i danni.>> scherzò lui.
<<Come tu hai strappato la mia canottiera, già.>>
<<...uh.>>
Sì, in effetti, l'aveva fatto, in un tentativo terribile di ferirla.
Finalmente diede un'occhiata a quel che lei aveva addosso: una maglietta di una o due taglie troppo larga, e pantaloncini da palestra, con una qualche felpa alla vita, come una cintura. Se necessario, non avrebbe avuto problemi a combattere qualcuno...
...Jacob compreso.
<<Beh, a metà strada dovrebbero esserci bancarelle piene di canottiere, te ne comprerò una nuova.>>
<<Che gentile. Prima, però, raggiungiamo gli altri, voglio sfidarli ai test di forza.>>
<<Oh no...>>
21:42
<<Quello assomiglia a te.>> disse improvvisamente Arsalan a Jacob, guardando da un'altra parte.
<<Huh?>> Il Giudice si girò. Si stava riferendo...
...ad un peluche... un orso bruno gigante. Era appeso al soffitto della bancarella dedicata al tiro alla lattina.
<<Divertente. Cosa te lo fa pensare?>>
<<Ha lo stesso sguardo morto.>> rispose Simona. <<È carino, a modo suo.>>
<<...vuoi che te lo vinca?>> Jacob si guardò in tasca per i soldi.
L'Angelo accanto a lui si finse offeso. <<E per me, niente? Lo chiamerei Jacobbino.>>
<<Vincerò due volte.>> Fece un gesto al proprietario e prese il fucile giocattolo. <<Questi sono gli occhi che hanno osservato la Luce divina.>>
Ed evidentemente ne erano stati accecati, perché fallì nel colpire un singolo bersaglio. Il fatto che si rifiutasse di assumere la postura corretta potrebbe aver contribuito.
<<Ora capisco perché vi serve un Angelo a combattere per voi.>> commentò Simona.
<<Fucile... bastardo...>> ansimò l'altro.
Non gli fu permesso danneggiare l'arma, perché qualcuno gliela tolse di mano. <<Permettete?>> Era Risa. <<La collega che ha rifinito la mia mira... "Arco"... ha insistito per insegnarmi ad usare armi da fuoco.>>
E sparò. Non sprecò un solo proiettile - la torre di lattine cadde tanto velocemente quanto fosse possibile, e prima di ricevere il premio, Risa chiese un altro giro, nel quale ebbe lo stesso successo.
Quando le fu chiesto di scegliere due peluche, prese i due orsi bruni giganti.
Simona fece un gesto per ricevere il proprio regalo, ma la ragazza italiana invece chiamò: <<Zedel.>>
<<Sì?>>
<<Questo è tuo.>>
L'Angelo fissò l'orso, apparentemente poco impressionata. <<Ha gli stessi occhi morti di Jacob. Lo chiamerò Jacobbone.>>
Il suddetto ragazzo ed Arsalan cercarono di replicare, ma Simona li tirò indietro a forza. Fece un gesto della testa che poteva essere tradotto come: "Nah, questa l'avete persa."
21:56
Finalmente Simona e Risa passarono davanti all'unica bancarella che interessava a quest'ultima.
Quella dei panini.
<<Sembri avere fame.>> disse a Simona, anche se non sembrava per niente.
<<Se mangio ora, coprirò le giostre di vomito.>>
<<Con lo stomaco di una Giudice? Vieni qua. Ho sentito che il panino con salsiccia è il piatto tipico di questa festa.>>
La tirò in direzione dello stand e prima che potesse replicare, chiese due burger pieni di salsiccia e formaggio.
<<Risa...>> sospirò l'altra.
<<Non ringraziarmi. La generosità è il centro della mia religione, del resto.>>
Finalmente i due panini arrivarono. Risa diede un enorme morso al suo, mentre Simona continuò a fissarla inerme.
<<Hm? Non mangi?>> chiese, pulendosi la bocca dal formaggio.
<<...Risa, questa è carne di maiale, vero?>>
<<Huh. Suppongo di sì...?>>
<<Tu sapevi che io non posso mangiarla, vero? Che non è kashér, vero?>>
L'italiana si batté una mano in fronte. <<Cavolo, è vero! Ma se togli la salsiccia, almeno non lo sprechiamo, giusto?>>
Simona schioccò le dita per chiamare il proprietario. <<Scusate. Questo formaggio è kashér?>>
<<Cascecosa?!>> gridò in risposta l'altro.
<<Grazie.>> Si girò verso la collega Giudice <<Cos'era questo, un test?>>
<<Pensi oserei mai?>>
Non replicò. Invece, le mise il panino tra le mani e se ne andò.
<<Dove va?>> chiese Raguel, di nuovo apparsa dal nulla.
<<...vuoi uno di questi?>>
<<Bel tentativo.>>
22:13
Il rumore e le luci delle giostre quasi fecero esplodere il cervello di Jacob, per i primi dieci secondi. Era stato lì molte volte negli anni precedenti, ma non ci si era mai abituato.
...e mai come Giudice.
<<Simona, Arsalan!>> chiamò.
I due arrivarono, e lo videro inserire una moneta in una macchina. Una colonna di metallo poco più alta di lui, con uno schermo, e un pallone appeso dall'alto.
La celebre prova di forza.
Jacob fece qualche passo indietro prima di colpire il pallone con tutto ciò che aveva.
E lo fece a pezzi.
<<Beh è stato molto stupido.>> disse Arsalan.
<<Già.>> disse Simona, facendosi avanti. <<Se vuoi fare una prova simile, colpisci me.>>
Il Giudice la guardò con una faccia disgustata.
<<Ma dopo sarò io a colpire te.>> aggiunse lei.
<<Ah. Si può fare.>>
Come prima, Jacob indietreggiò. Arsalan si stava giusto mettendo comodo per osservarli quando il pugno del ragazzo raggiungesse lo stomaco di Simona.
La fece volare indietro di un paio di metri.
<<...heh. Ora capisco cosa è successo a tutti quei poveri Demoni.>> rise la Giudice. Cominciò a correre verso di lui.
<<Hey aspetta un at->>
Lanciato via da un calcio nel torace, Jacob finì sui rottami di un'altra macchina.
Fece male. Ma non lo uccise.
"E quel che non ti uccide..."
Sentì una voce sconosciuta. <<Hey, che succede qui?>>
<<Una rissa. È personale.>> rispose Arsalan.
Quell'Angelo proprio non si faceva mai i fatti suoi...
Il Giudice si rimise in piedi. <<Va bene, Simona... avevamo proprio qualcosa da finire, noi due, non è così?>>
Lei con un gesto gli indicò di farsi avanti. <<Secondo round.>>
<<Secondo round!>>
Finirono per abbattere tutte le macchine arcade ed un paio di alberi prima di dichiarare il pareggio.
22:25
In qualche modo, il ranger era pieno.
L'attrazione consisteva in un gigantesco perno sul quale girava verticalmente un braccio girevole ad alta velocità altrettanto enorme, con due cabine capaci di ospitare una trentina di persone ciascuna.
Ed era pieno.
Mentre gli altri erano saliti insieme, Zedel rimase a terra insieme ad una dozzina di persone che discutevano e guardavano troppo frequentemente le sue assenti braccia.
Si allontanò dal gruppo, e nel farlo, quasi calpestò un piccolissimo bambino. Era immobile, da solo, nel mezzo del parco, e stava piangendo.
L'Angelo piegò le gambe per abbassarsi al suo livello. <<Hey. Che succede?>> chiese.
Il bambino si accorse di lei. Non rispose, ma nemmeno corse via.
<<...dove sono la mamma e il papà?>> domandò ancora lei <<Ti sei perso, non è così?>>
Stavolta, lo vide annuire tra le lacrime.
<<Incoscienti... dimmi, volevi salire sul ranger, vero?>>
Un'altra risposta affermativa.
<<Allora sali sulle mie spalle. Ti prenderei per mano, ma... eh.>>
Il bambino sembrò confuso, e certamente un po' esitante. Ma in un atto di estrema fiducia che indicava di sicuro quanto i suoi genitori non gli avessero insegnato, lo fece.
Una volta che lo ebbe sopra, Zedel gli disse di tenersi più forte che poteva alla sua coda, e poi saltò verso l'alto.
Prima che potesse accorgersene, il bambino si trovò in cima alla biglietteria degli autoscontri.
<<Wow.>> fu tutto ciò che disse.
<<Li vedi da qui? Come sono fatti?>>
<<No... mio papà è vestito come un cowboy... mia mamma ha un vestito blu...>>
<<Hmmm. Effettivamente non vedo né cowboy né vestiti blu. Tieniti ancora più forte.>>
-un altro salto. Stavolta finirono sopra il bar. <<Ora li vedi?>>
<<No, tu?>>
<<Negativo. Preparati un'ultima volta.>>
Zedel si girò in direzione di un palazzo, e saltò di nuovo.
Ma non appena arrivata a metà strada, si sentì più leggera.
<<...no...>>
Il bambino non si era tenuto abbastanza forte. Stava precipitando verso il basso, da almeno dieci metri d'altezza.
L'Angelo batté gli occhi e vide subito un mezzo centinaio di scenari diversi.
Come aveva fatto Jacob, evocò tutti i Chiodi, e li lanciò verso l'alto con i piedi così da spingersi verso il basso. Ma era troppo veloce - se avesse preso il bambino al volo, avrebbe rischiato di rompergli il collo, o qualcosa del genere.
Dunque, atterrò sotto di lui. Avrebbe probabilmente potuto saltare e prenderlo al volo... se avesse avuto ancora le mani.
Creò un'altra serie di simulazioni, perdendo tempo prezioso, durante i quali però trovò la soluzione. Anche se non poteva prenderlo con le mani, poteva farlo... con i denti.
Prima che acquistasse troppa velocità, lo raggiunse a cinque metri d'altezza, e afferrò il colletto del bambino, appunto, con i denti. Ma la ricaduta probabilmente gli avrebbe fatto comunque male, perciò usando un solo Chiodo, si spinse lateralmente, in direzione dell'edificio sul quale aveva cercato di arrivare.
E si appese dalle sbarre di fronte ad una finestra con il piede.
Per un secondo, rimase appesa lì, a testa in giù, i suoi molari l'unica cosa tra quel bambino e Dio.
Se non ci fossero state quelle sbarre, avrebbe potuto tranquillamente rompere il vetro e lasciar entrare il piccolo da lì. Essendo ciò impossible, fece un intero buco nel muro con una spallata.
Dentro si trovava una famiglia confusa che stava guardando la TV. <<Dovete perdonarmi.>> disse Zedel dopo aver depositato il bambino <<È stata colpa mia. Il vescovo locale ripagherà tutti i danni.>>
<<Eccoli!>> gridò il bambino.
<<Hm?>>
<<Vedo la mia mamma e il mio papà da qui. Puoi portarmi da loro?>>
<<Come no. Ma è meglio se scendi con le scale.>>
L'Angelo lasciò andare il piede, e precipitò a terra.
...pochi minuti dopo, i due genitori furono riuniti con il figlio, che si mise subito a parlare di cosa fosse successo: <<...e poi sono caduto mentre stavamo volando, ma lei mi ha ripreso e ha fatto un buco...>>
<<Fate più attenzione, la prossima volta.>> li avvisò Zedel.
<<Uh, sicuro.>> rispose la madre <<Ma... queste cose che dice...>>
<<Oh, è tutto vero.>> rispose <<Sono volata da lì, a lì, a quella finestra lì, e ora le mie braccia sono così stanche che non le sento più.>>
22:37
Arsalan fu distratto da un bagliore, quasi invisibile perché coperto dall'illuminazione delle giostre. Veniva da un angolo del parco oscurato, dietro tutte le attrazioni. Si scusò con gli altri e corse in quella direzione.
Trovò... Raguel, addormentata sul prato. Aveva cominciato a leggere un giornale, senza considerare che leggere non è esattamente facile dopo il tramonto. Così aveva finito per appisolarsi, ma le sue braccia erano ancora tese verso l'alto, e tenevano il giornale in mano.
Il bagliore era venuto dal flash di un cellulare: un gruppo di ragazzi e ragazze le stavano facendo foto.
Lui non voleva fermarli. Anzi, avrebbe voluto chiedere di vedere le foto. Invece quel che fece fu prendere un sassolino e con due dita lo lanciò direttamente nella narice di Raguel.
-l'Angelo si svegliò con uno starnuto, spaventando i ragazzi, che però non scapparono. Il giornale le cadde sulla faccia mentre mormorava: <<Hmmm... che succede...?>>
Una folata di vento lo rimosse. Raguel vide tutta la gente intorno a sé. <<Uh, chi siete voi, i miei fans?>>
Seguirono una mezza dozzina di risatine.
L'Angelo li fissò senza dire niente per qualche secondo. Poi esclamò: <<Ahh, ho capito! Siete tutti troppo timidi, ma quel che volevate era un appuntamento con me!>> Si alzò subito. <<Nessun problema, posso portare fuori sei ragazzi e ragazze allo stesso tempo. Andiamo, vi compro un gelato.>>
La maggior parte continuavano a ridere mentre la seguivano per il loro appuntamento. Solo uno cercò di obiettare e farsi indietro, ma un sassolino un po' più pesante scaraventato sulla sua nuca lo convinse.
Arsalan li salutò con un gesto, seppur fossero rivolti dal lato opposto. Mentre tornava dagli altri, si chiedeva se quel trucco funzionasse solo con Raguel, o se potesse anche lui portare sei persone ad un appuntamento insieme.
22:56
<<Ugh... un... altro...>> si lamentò Jacob.
Il barista lanciò uno sguardo preoccupato. Prima a lui, poi ai diciotto bicchieri vuoti di fronte a lui, e infine alla ragazza accanto a lui. <<Hey... il tuo amico starà bene?>>
<<Il dolore è solo temporaneo o mortale. Portagli il diciannovesimo. Anche il ventesimo se vuoi risparmiare tempo.>> rispose Zedel.
Senza discutere, quello obbedì.
Il ragazzo intanto era ad un passo dall'evocare la Spada Sacra per distruggere quel posto. <<Fottuto metabolismo da Giudice.>>
<<Ti salva da avvelenamento e stanchezza.>>
<<Non posso ubriacarmi! Sono fisicamente incapace di ubriacarmi!>>
<<Perché dovresti volerti ubriacare? La mancanza di rispetto per il corpo è un peccato.>>
Il ragazzo si fermò a metà bevuta, facendo cadere i contenuti del diciannovesimo bicchiere. Sospirò di esasperatezza. <<Scherzi.>>
<<Risa, una volta, è quasi stata convinta a fumare da un ex-collega nel Vaticano.>>
<<...e che hai fatto...?>>
<<Diciamo solo che... c'è un motivo se il Vaticano non voleva farmi usare le Astra distruttive.>>
<<...okay, ora stai scherzando.>>
<<Ah, ecco qui Arsalan e Risa. Strano che il tuo Angelo non l'abbia uccisa.>>
<<Strano che la tua Giudice non l'abbia ucciso, vorrai dire.>> Li salutò. <<Arsalan, sapevi che non posso ubriacarmi?>>
L'Angelo guardò tutti i bicchieri sul bancone. <<Pensi che ti avrei lasciato bere, se non lo sapessi?>>
<<Hm. Qualcuno ha visto Simona e Raguel?>> chiese Risa. <<Prima ci trascinano qua e poi se ne vanno.>>
<<Raguel è... occupata.>> rispose Arsalan. <<Ma non ho visto Simona. La andiamo a cercare?>>
<<Il prima possibile, per favore. Io e Zedel torniamo tra le bancarelle, Arsalan, vai tra le giostre, e Jacob, vedi se è uscita per le strade.>>
"...deve discutere con il suo Angelo, hm?" pensò il Giudice. Non avrebbe perso tempo per discutere strategia e teorie e robe varie. Ma non erano fatti suoi. Accettò la divisione e dopo aver visto gli altri andarsene, si alzò dal bancone.
-una mano sulla sua spalla.
Per un attimo andò nel panico. I suoi istinti gli dicevano di combattere, di chiamare la Spada Sacra. Non lo fece, e ciò sarebbe potuto essere fatale.
<<Venti bicchieri da pagare?>> disse il barista.
...forse si era lasciato un po' andare.
23:00
Jacob uscì per le strade, osservando ogni faccia. Ancora non era troppo familiare con il volto di Simona... e chissà se lei l'avrebbe notato... quindi doveva assicurarsi di fare attenzione.
I lampioni funzionavano ad intermittenza. Fastidioso. Strano. Inquietante. La sua vista era migliore del normale, il buio non l'avrebbe ostacolato troppo.
Vecchi tranquilli. Ragazzini eccitati. Coppie annoiate. Ma dov'era Simona?
Cominciava ad innervosirsi.
Poi sentì una voce femminile. <<I Giudici sono qui.>>
Si girò di scatto, ma non vide nessuno. La fonte di quelle parole... quasi impercettibili... non era la strada.
In alto. Un balcone. Qualcuno si stava sporgendo, e poi scappò dentro. <<Il Giudice.>>
La voce proveniva decisamente da quel balcone, stavolta.
...non era la voce di Simona, ma...
La porta del condominio era aperta, anche se nessuno stava entrando o uscendo.
"...dovrei tornare indietro...? Ignorare questa cosa? Forse... chiamare gli altri...?
...no. Ci metterei troppo. Se c'entra Simona, in tutto questo, devo risolverlo il prima possibile...
E del resto... sono io che devo portare fuori la spazzatura.
L'uccisore di dei non ha niente da temere."
E così, si intrufolò in un edificio altrui, per motivi molto poco validi.
Jacob corse su per le scale. Quel balcone apparteneva... al terzo piano. Non ne era del tutto sicuro, ma quando giunse lì e vide un'altra porta semiaperta, ebbe la conferma.
Nessun altro era presente.
Un terribile odore lo inondò. Il solo sentirlo attivò i suoi istinti di sopravvivenza, come un attacco fisico non avrebbe mai potuto fare.
Spada Sacra nelle mani.
-solo dopo che i suoi sensi furono calmati dall'avere un'arma con sé, il Giudice registrò quale fosse quell'odore.
Aveva pensato fosse zolfo, ma...
23:01
Risa, Zedel e Arsalan erano appena usciti dal lato opposto del bar, e non avevano avuto il tempo di dividersi prima di trovare quel che stessero cercando.
<<Salve, gente>> salutò Simona. <<Mi sono un po' distratta inseguendo un piccione. Possiamo andare. Dov'è Jacob?>>
L'unica cosa che Risa poté fare fu mettersi una mano sulla faccia. <<Ugghhhh... ora dobbiamo andare a cercare anche lui... sperando che non si annoi e corra via...>>
XX:XX
Jacob Aiagon mise i piedi in una pozza di sangue quasi asciutto. Non che avrebbe potuto fare altrimenti.
L'intero pavimento era ricoperto di sangue, ma chiunque l'avesse sparso, non era il tipo da fare attenzione. Era finito sui muri. Sul tetto. Su ogni mobile.
E negli angoli - messi da parte come degli utensili non più necessari - erano i torsi, le teste, le braccia degli umani il cui rosso aveva ridipinto quel luogo.
A pezzi.
Fatti a pezzi.
Non a morsi. Gli arti erano stati tirati con la forza finché non avevano ceduto. Le teste rimosse a tagli veloci ed imprecisi. Gli organi rovinati tutti in modo diverso.
<<Ch... che cosa... è... questo...?>>
Jacob quasi vomitò. I suoi sensi cercavano di nascondergli questa vista, ma fu costretto a rimanere ad osservare.
L'odore si fece ancora più forte.
Mise tutta la propria forza nel fare il passo seguente.
<<Quella lama.>>
La voce femminile...! L'aveva sentita di nuovo!
Stavolta identificò la fonte. L'unica persona viva nell'appartamento era una bambina.
Non aveva più di nove anni.
Ed era un Diavolo Accusatore.