Iudicanti responsura
17 giugno
2:36 AM
<<-Nathan...?>>
Jacob corse per chinarsi sul suo gatto.
Ne toccò il collo senza pensare, sporcandosi del suo sangue.
Una scheggia di vetro. Entrava da una parte ed usciva dall'altra. Inserita manualmente, non lanciata.
<<No, no, no, no, no, Nathan... Nathan, non può essere...>>
Dietro di lui apparve l'Angelo, Arsalan. Per un solo secondo. Il suo sguardo si fece cupo, e poi si gettò dalla finestra in pezzi, all'inseguimento del Diavolo Accusatore.
Risa invece si diresse verso il proprio appartamento, per assicurarsi che fosse tutto a posto.
E Zedel, rimase con il ragazzo. <<Respira ancora. Possiamo guarirlo.>>
Ma lui sentiva non fosse così. Come se il suo senso del tatto gli permettesse di percepire la morte. Quel corpo ne era già quasi totalmente pieno.
E come una reazione naturale, lacrime cominciarono ad uscire dai suoi occhi.
<<...non... così presto...>>
Non aveva speso abbastanza tempo con Nathan. Per nulla.
Era stato troppo occupato a pensare a sé stesso, alla propria vita, ai propri studi, al combattere i Demoni. Non era mai stato un padrone degno. Non era riuscito a proteggerlo.
Aveva già trovato qualcosa di cui pentirsi.
"Jacob..." chiamò una voce. "Ti stai preoccupando troppo..."
<<Chi--?>>
Quella era... una voce familiare. Eppure non ricordava di averla mai sentita.
E stava uscendo dalle sue mani. Le sue mani che ancora toccavano il corpo di Nathan.
"Era inevitabile. Quindi, non piangere per la mia morte..."
Poteva essere-
No, sarebbe stato ridicolo. Eppure...
"Il tempo che ho avuto con te è stato breve, sì... ma non poteva essere altrimenti. Passato con te... non sarebbe mai potuto essere abbastanza. Perciò... se io sono felice... devi esserlo anche tu."
<<Nathan, aspetta-!>> gridò il Giudice, confondendo l'Angelo accanto a lui.
"Ci vediamo, Jacob."
E preso un ultimo flebile respiro, il torace del gatto si fermò per sempre.
<<È... andato.>>
Zedel non lo negò. Forse chiuse gli occhi.
Solo allora tornarono Arsalan e Risa. Compresa la situazione nella stanza, non dissero nulla.
<<...e così sarà presto quel Demone.>> concluse Jacob.
17 giugno
2:58 AM
Niente riposo. No, nessuno dei presenti se lo sarebbe permesso.
Senza perdere un minuto, riposero il corpo di Nathan in una tovaglia, e poi in una scatola, in attesa del poterlo portare al cimitero per animali.
E tornarono nella casa in campagna. Ma prima il Giudice dovette fare una telefonata.
<<Rhoda?>>
<<Sì?>> rispose la ragazza dall'altra parte della chiamata <<Jacob, sei tu? Cos'è successo alla tua voce?>>
<<Stai bene, vero?>>
<<Huh? Il solito, perché?>>
<<Grazie. Assicurati che sia altrettanto per Elliot. Spero di risentirvi.>>
<<...no, ora devi spiega->>
Riagganciò. <<Il Battista non ha attaccato nessun altro vicino a noi.>>
Sedeva di fronte al tavolo, accanto ad Arsalan, Risa e Zedel. Lì avevano aperto una piantina della città.
<<Non ha nemmeno preso nulla dal nostro appartamento. Ma questa è l'unica buona notizia.>> disse la Giudice <<Quanto alle cattive: stando all'emissione energetica che sta attraversando la città, gli obelischi stanno venendo piazzati in tutt'e tre i punti. Stimiamo ci vorrà almeno un'ora perché riparino quello centrale, e poi altre tre perché invii l'energia agli altri. Dunque il rituale sarà pronto poco dopo dell'alba.>>
Lanciò tre coltelli per indicare le posizioni. Uno nel mare, a non molta distanza dal porto. Uno in centro, proprio in mezzo ad una strada. Ed uno in realtà a diversi metri sottoterra, nelle fogne.
Formavano un triangolo perfetto. Se fossero riusciti a completarlo, il rituale avrebbe avuto successo.
<<Normalmente, il procedimento sarebbe estremamente complicato, ma pare che questi tre Demoni possano semplicemente manipolare l'Ousia per incanalare tutta l'energia in sé...>>
<<...e completare la Maledetta Trinità.>> concluse Arsalan. <<Ma non possiamo distruggere l'obelisco centrale mentre tutti e tre sono lì, vero?>>
Scosse la testa. <<Ci annienterebbero. D'altra parte, se dovessimo distruggerlo dopo che si saranno divisi, tutta quell'energia sarebbe rilasciata fuori controllo. Potrebbe cancellare l'intera città.>>
<<La nostra unica opzione è combatterli singolarmente.>> disse Zedel. <<Ognuno di noi ne terrà a bada uno, cercando di ucciderli, o danneggiare gli obelischi.>>
Al sentire la parola combattere, Jacob evocò la Spada Sacra, e la sbatté sul pavimento. <<Con piacere.>>
Ma gli altri tre si guardarono a vicenda. Arsalan in particolare sembrava imbarazzato. <<Ecco... non so se sia una buona idea...>>
<<...come?>>
<<Lasciami spiegare. Ho... capito la natura di An, e del Battista, e di Caesar. Vedi, quei tre... sono la stessa persona.>>
Il ragazzo non capiva. Con un gesto, gli indicò di continuare. La sua pazienza diminuiva ogni secondo.
<<Ricordi il tuo sogno, riguardo al diventare onnipotenti con il potere del proprio ego? Un Diavolo Accusatore di solito diventa forte quando ha un enorme culto. Ma la storia sulla sua chiesa, sul suo enorme seguito, era una menzogna. An non ha bisogno di centinaia di uomini che lo adorino per essere così potente, perché... lui si adora da solo.>>
<<...non ha senso.>>
<<Lo so, ma sono certo sia così! Il suo potere si basa sul proprio gigantesco ego! Ed è così grande che gli ha permesso di dividersi in tre diversi Diavoli Accusatori. Creare la Maledetta Trinità è così difficile perché niente può essere allo stesso tempo tre e uno - ma lui ci è riuscito.>>
Zedel si fece avanti. <<Avrai notato come il suo Battista dimostra la propria superiorità sugli altri di continuo. Teorizziamo lo faccia perché più è piccolo l'ego altrui, più è grande il suo. In altre parole, è un sadico che induce complessi di inferiorità per alimentare il proprio lavoro complesso di superiorità.>>
<<Quindi...>> concluse Jacob <<Non volete che io lo combatta... perché sono ossessionato con lui al momento, vero? Perché la mia sola presenza lo renderebbe più forte.>>
Tutti annuirono lentamente.
<<...dovevo aspettarmelo.>> Abbassò lo sguardo. <<Non posso proprio essere d'aiuto, eh... sono solo una debolezza...>>
"Non posso... ma..."
<<...ma non posso nemmeno lasciare che Arsalan combatta da solo! Più si allontanano Angelo e Giudice, più deboli diventano entrambi, ricordate?! Lasciateci affrontare Caesar, con cui non ho nessun problema personale. E vi assicuro che non ci sarà problema.>>
<<Jacob->> cominciò a dire Arsalan.
Risa lo fermò. <<Va bene. Se è questo che vuoi.>> E si girò verso gli altri. <<Io andrò da An, nel mare. Zedel andrà nelle fogne, e voi due nel centro.>>
Sì, Risa Dascira, ovviamente avrebbe accettato.
A lei non importava della vita degli altri, o delle loro difficoltà. Lei era del tutto contenta con il lasciarlo morire.
<<Piano perfetto. Possiamo andare.>> Il ragazzo si diresse verso la porta.
Prima di aprirla, sentì un rumore alle sue spalle.
<<Scusa, Jacob.>> disse Risa.
Poi qualcosa di pungente sul suo collo.
E un secondo dopo, era caduto a terra, svenuto.
Arsalan sollevò il ragazzo per spostarlo su una sedia. Non si sarebbe svegliato.
Una volta finito, prese la Spada per sé. E senza una singola parola, uscì dalla casa, seguito da Zedel.
Risa invece rimase lì.
<<Sì... scusa, Jacob, ma era inevitabile. Questa storia è già scritta. La tua, la mia, quella di noi tutti.>> Gli accarezzò i capelli. <<Noi tutti siamo destinati ad essere trascinati dal vento, e finalmente, a cadere. Siamo... come gocce d'acqua che cadono dal cielo.>>
Con questo, la Giudice lo abbandonò lì.
17 giugno
XX:XX
Jacob Aiagon, il Giudice Bianco, riaprì gli occhi solo per vedere una casa vuota.
E per sentire un fastidioso dolore al collo.
<<...l'hanno fatto davvero.>>
Non poté fermare un altro paio di lacrime. Ma ciò non significava sentisse tristezza, no.
La seconda cosa che fece infatti fu gridare dalla rabbia, e ribaltare il tavolo con un solo gesto.
Lo vide girare nell'aria una volta, prima che una mano lo fermasse e rimettesse a posto. <<Woah. Non ce n'è bisogno.>>
Ah, c'era anche lui. Quindi non era davvero sveglio, naturalmente.
Perché quell'uomo senza volto lo visitava sempre e solo in sogno.
La figura sospirò. <<Mi dispiace per... tutto, Jacob.>>
<<Non hai di che scusarti. La colpa è solo mia. Ho fallito sotto ogni punto di vista.>>
<<Credi davvero sia così...?>>
<<E come no, altrimenti? Sono sempre stato supportato da Arsalan in battaglia... da solo non riesco a combinare nulla... nemmeno essere un buon padrone per un gatto...>>
Prese uno dei coltelli, ancora nella piantina. Se fossero davvero lì nel mondo reale non lo sapeva, ma era abbastanza. <<Se deve davvero essere così... non posso andare avanti...>>
<<...hm. Suppongo questo sia un atteggiamento perfettamente comprensibile. È difficilie accettare la sconfitta. Io lo so bene. Ma prima di lasciarti, vorrei concludere la nostra visione dell'altra volta.>>
<<...la vita di Risa...? Non so se...>>
<<Ti ha narcotizzato.>>
<<...e va bene. Mostrami quest'ultima scena.>>
Lentamente, il coltello che teneva in mano cominciò ad espandersi, finché il riflesso al suo interno non diventò il mondo intero. Un mondo che poi divenne più buio, come una stanza dalle luci spente.
Fatta esclusione per un riflettore puntato su un lettino.
Un lettino di ospedale, privo di coperte e cuscini.
Coricata lì c'era una piccola figura.
17 giugno
6:28
Mancava poco al completamento del rituale.
Il Battista girava intorno al suo obelisco nelle fogne, eccitato. Finalmente avrebbe raggiunto l'onnipotenza. Finalmente avrebbe dimostrato la sua superiorità sugli uomini.
E poi, un rumore di passi nell'acqua bassa.
<<Angelo Custode, sei proprio tu!>>
Zedel uscì dall'oscurità. Aveva tagliato le maniche della tunica, ora sporca per via di quel viaggio sotterraneo.
Dove prima c'era un braccio destro, aveva conficcato un'asta metallica. Doveva essere stato doloroso.
I suoi occhi non mostravano risentimento. Erano occhi d'attesa.
<<Così lontana dal tuo Giudice, e con la metà degli arti! È davvero presuntuoso da parte tua anche solo provare a combattere!>>
<<Io sono un Angelo del Signore.>> rispose. <<Anche se solo la mia testa dovesse rimanere, non smetterò di lottare nel Suo nome.>>
<<Hoh?>> La fiamma blu intorno al suo volto si spense, rivelando una faccia identica a quella di An. <<Vediamo se è vero, Zedel, cane di Dio!>>
Il Diavolo alzò e abbassò le mani. La sua mossa per operare incantesimi. Ma non successe nulla.
<<...? Non sono diventato invisibile?>>
<<Heh.>> Zedel rise. <<Tu sei... il Superego, non è così? Un agglomerato di istinti primitivi, un essere tanto flebile da poter diventare invisibile.>> Alzò il braccio destro al cielo. L'asta riflesse la poca luce presente. <<Sabda-Veda. Un'arma dell'eroe indiano Arjuna. Non puoi nemmeno immaginare quanto sia stato difficile convincere il Vaticano a farmela avere con così poco preavviso.>>
<<Arjuna...?! Quella è... un'Astra!>>
<<Se solo mi avessero lasciato usare una di quelle davvero potenti, ti avrei già distrutto in un colpo solo. Purtroppo tutto ciò che mi hanno dato è questa. Sabda-Veda, che impedisce ai nemici di diventare invisibili. Battista, tu... An contava sulla tua invisibilità per sconfiggeremi, non è così? Dimmi, ora, come farà una creatura fatta di istinti ad elaborare un nuovo piano?>>
<<Maledetta... io...>>
Lei gli corse contro, puntando Sabda-Veda al cuore, mirando ad ucciderlo con ogni affondo.
17 giugno
6:29
Il volto dell'Anagami Caesar si stava trasformando. La carne, lentamente, subiva una mutazione su sé stessa, trasformandosi nel viso di An. Persino i capelli crebbero spontaneamente.
Il Demone girava intorno all'obelisco che aveva piazzato in mezzo ad una strada principale. Se fosse arrivato un qualunque passante, l'avrebbe disintegrato con un gesto.
Eppure nessuno arrivò. Tranne un Angelo.
<<Volevi proprio lottare in pubblico? Accidenti, per fortuna il Vaticano ha minacciato il sindaco per chiudere la strada e scacciato tutti i residenti nel raggio di mezzo chilometro.>> disse Arsalan.
Caesar non rispose. Senza alzare un muscolo, lo fissò.
<<È piuttosto spaventoso, quanto sia potente la Chiesa. Non volevo lavorare con loro, sai. Ma Jacob si è fidato, e non potevo certo fare il contrario. La fiducia di Jacob è uno dei premi più preziosi in questo mondo, sai.>>
Evocò la Spada Sacra.
<<E io non ho intenzione di averla rotta una volta per tutte. Quindi, Caesar... non posso permettermi di morire oggi. Spero tu comprenda.>>
17 giugno
6:30
<<Ah-- li sento, sì! Stanno per cominciare!>> esclamò An. Stava osservando l'intera citta dal tetto di un edificio, per godersi un ultimo sguardo come mortale.
Ma adesso era ora di dirigersi al porto e completare il rituale. Corse per gettarsi giù.
I suoi piedi si bloccarono sul bordo.
Non riusciva a muoversi. Ci mise poco a capire quale fosse il problema.
<<...un contorno di sale. Una barriera anti-Demone>> Si girò. Battendo le mani, creò una folata di vento che rimosse il sale. <<Risa Dascira.>>
Di fronte a lui. Sul soffitto vuoto del palazzo accanto, lì era in piedi la Giudice del Vaticano.
<<Dov'è Jacob Aiagon?>> chiese An, camminando verso il bordo opposto a lei. <<Non vuole assistere alla mia vittoria da lui causata?>>
<<Ci sono solo io, Demone.>> Risa si fermò. <<E nessun Angelo. Solo io, la Giudice del Signore.>>
<<Ti sei persino divisa dagli Angeli? Hah! Questa arroganza sarà->>
In quel momento, il Diavolo scivolò su una pozzanghera sotto i suoi piedi. Cadde giù dal tetto. <<Cosa?! Acqua santa?!>>
Si aggrappò alla maniglia di una finestra. Subito la sua mano cominciò a bruciare. <<Ma che->> Realizzò che c'era un sigillo di Salomone disegnato lì. No... era su tutte le maniglie.
Incapace di mollare la presa per via di quel simbolo, decise di portare via l'intera finestra, e saltò per tornare sul soffitto. Ma nei pochi secondi che ci impiegò, Risa aveva disegnato un nuovo contorno di sale, che non poteva attraversare. Rimase bloccato appeso lì.
Un rumore alle sue spalle. Tre coltelli uscirono da chissà dove, lanciati verso la sua schiena, e per poco non lo colpirono. Sfondando il muro, An entrò dentro l'edificio, e poi ne uscì facendo un buco nel tetto, così evitando il sale.
Il Diavolo amputò la propria mano per liberarla dalla maniglia. Lo fece così casualmente che sembrava non fosse niente.
Infine si rivolse al Giudice. Adesso lei mostrava un falso sorriso mentre si rigirava una moneta tra le mani... ma il Diavolo era del tutto serio. <<A che gioco stiamo giocando, cane di Dio?>>
<<Il tuo potere è basato sul tuo stesso orgoglio, e per alimentare il tuo gigantesco ego, ti fingi intelligente costruendo trappole ed insultando i tuoi avversari.>> Tirò le mani fuori da sotto la propria veste, rivelando un vero arsenale. Sale, acqua, coltelli, pagine della Bibbia, anelli con i Sigilli di Salomone. <<Dunque, non farò altro che dimostrarmi migliore di te in tutti i modi. Perché lo sono. Io sono un cane di Dio. Tu sei un cane di te stesso, una bestia senza padrone che non può mai sperare di vincere.>>
Non ci fu alcuna risposta. Solo, il soffio del vento. Il tuono della battaglia dal futuro.
E una sete di sangue sul volto del Demone.
<<Andiamo, An. Vediamo quale dio è più forte.>>
Così fu dato inizio allo scontro.
17 giugno
XX:XX
Una bambina. Jacob stava osservando ancora una volta la piccola Risa. La sua tunica bianca era sporca e strappata, e le treccine tagliate in modo poco raffinato. La faccia era coperta da una mascherina mentre un tovagliolo le bloccava la bocca. Era impossibile discernere cosa stesse provando in quel momento.
La sua carne, visibile attraverso le lacerazioni del vestito, era in condizioni orrende. Dove non c'erano lividi, c'erano cicatrici. Come se fosse stata colpita con una frusta a diverse corde, e poi il suo torace fosse stato attraversato da una lama.
Oltretutto, dalle braccia e le gambe era bloccata con... delle catene?
Per una bambina?
Poi una voce parlò.
<<Mi senti, Risa? Abbiamo bisogno della tua massima collaborazione, ora. Noi bruceremo il Demone che c'è in te, ma tu devi aiutarci, spingendolo fuori più forte che puoi, ok?>>
Non rispose. Non poteva.
<<Questo è uno dei metodi più efficaci. Se non funziona, proveremo di nuovo, e non vogliamo provare di nuovo. Quindi, fai del tuo meglio. Procediamo.>>
Di fronte al lettino apparve una figura con un abito nero. Teneva in mano una croce di legno.
Le diede fuoco.
Risa provò a spostarsi. Non poteva.
L'uomo si avvicinò a lei. <<Dietro di me, Satana!>> urlò. <<Libera questa fanciulla dal tuo comando, e restituisci a Dio ciò che è di Dio, la Sua figlia legittima! Demone maligno, esci da questo corpo! Io ti scaccio dal nostro mondo, con il potere conferitomi! Nel nome del Padre-!>>
Posò la croce in fiamme.
Sul petto di Risa.
La bambina provò a gridare. Non poteva. Provò a fuggire. Non poteva. Provò a combattere. Non poteva.
<<Del figlio!>>
Sullo stomaco.
Il corpo della bambina si contorse in un tentativo di reagire. Non poteva.
<<E dello Spirito Santo!>>
Sulla fronte.
Il lettino tremò. Risa stava facendo di tutto per fermare quella pazzia.
Ma, non poteva.
<<Amen!>> gridò infine il prete, conficcando la croce a pochi centimetri dalla sua testa, in cima al letto.
<<Amen!>> rispose l'altra voce.
Poi l'uomo le tolse il bavaglio.
<<A...>> balbettò la bambina, faticando a respirare. <<A...>>
<<Dillo, insolente!>>
Le fiamme della croce si fecero più potenti. Come un ruggito si innalzarono sopra la sua testa.
<<A... Amen!>> disse Risa.
La croce fu consumata del tutto.
La luce si spense.
Forse passò un po' di tempo.
<<Allora, Risa, credi ci sia ancora il Demone?>>
Il suono di un battito cardiaco fin troppo veloce. Di un respiro fin troppo affannato.
Ed un coltello passante attraverso la carne.
Ma stavolta non fu Risa ad essere spaventata.
Un maschio adulto gridò di dolore.
<<Jacob Aiagon.>> chiamò l'uomo senza volto.
La storia di Risa scomparve. Quella non era la conclusione. Il resto poteva comprenderlo da solo.
Al suo posto, si rimaterializzò la casa.
<<...perché me l'hai mostrato?>> chiese il Giudice, inquieto.
L'uomo prese una sedia, e si mise accanto a lui. <<Non è ovvio? Perché dovevi capire Risa Dascira. Dovevi capire che persona fosse prima di poterla giudicare.>>
<<...ho capito.>>
<<E dovevi capire che quella ragazza non ha speranze in cui credere. Non ne ha mai avute. Tutto ciò che ha... sono obiettivi. La battaglia per il prossimo traguardo è l'unica cosa a tenerla viva.>>
<<Non posso battere An, se è questo che vuoi farmi capire.>> I suoi occhi fissavano solo il pavimento.
<<Chi ha detto che non puoi?>>
<<Arsalan... Risa... Zedel...>>
<<Non devi ascoltarli. Se loro ti diranno che perderai... è meglio per te ascoltare me.>>
L'uomo gli mise un braccio intorno al collo. Era sì un volto, o no, piuttosto inquietante, ma il suo comportamento e il tempo passato con lui lo rendevano più amichevole.
<<E tu... che mi dici?>> Finalmente alzò lo sguardo.
<<Io credo tu possa uccidere An, Jacob. Loro sono inferiori a te. Tuttavia capisco di non aver fatto abbastanza per essermi guadagnato la tua fiducia. Perciò lascia che ti dia un'informazione. La verità sui Diavoli Accusatori.>>
<<La... verità?>>
<<Sì, questo è un segreto ben custodito dalla Chiesa Cattolica e dagli Angeli. Ma tu meriti di conoscerlo.>> Con un gesto, l'uomo fece apparire l'Apocalisse di Salomone nelle sue mani. <<I Diavoli Accusatori diventano più forti grazie ai loro culti. Ma quando raggiungono un certo potere, smettono di essere Demoni, e mutano... in divinità.>>
<<...divinità? Al pari di...?>>
<<Non tutti. Ma sì, sono veri e propri dei. Questo è ciò a cui aspirano tutti i Demoni, da Satana, ad An stesso.>>
<<Aspetta... e vuoi farmi credere che negli ultimi miliardi di anni dell'esistenza dell'universo, nessun Demone ci sia mai riuscito?>>
<<Oh, ci sono riusciti in molti. Hanno pure causato molti disastri, ma per evitare più di qualche milione di perdite, c'è un sistema - perché credi esista Dio? È un netturbino supercosmico. Questo è il Suo compito. E adesso il tuo, è di andare là fuori, prendere la tua Spada Sacra, e portare fuori la spazzatura che si fa chiamare An.>>
L'uomo cominciò a scomparire nel nulla.
<<Vai, Jacob Aiagon. Impara a tagliare la Luce della creazione con quell'Arma. Impara ad uccidere un dio.>>
L'Apocalisse di Salomone cadde a terra con un tonfo. Il Giudice si trovò di nuovo da solo.
"Uccidere un dio..."
...era possibile una cosa del genere?
E se lo era, lui, tra tutte le persone, ne era capace?
Allora si accorse che c'era qualcosa sul tavolo. Qualcosa di nuovo.
Una scatola, più o meno della dimensione di un gatto.
"Se non è possibile... lo diventerà oggi."
Il sole già si era fermato nel cielo. Era passata l'alba.
Il ragazzo si chiese quando si fosse svegliato.
Ma poi decise che non importava.
E corse fuori.
17 giugno
6:31
Risa lanciò i quattro Chiodi con un solo gesto. An saltò e li evitò tutti, ma nel frattempo, stava arrivando un coltello. Lo prese al volo.
Corse verso il bordo dell'edificio con l'intenzione di avvicinarsi. Non si era però accorto che Risa aveva piazzato un Sigillo sul terreno mentre era distratto a schivare. Il suo piede destro rimase bloccato.
I Chiodi arrivarono di nuovo, stavolta dall'alto. Non poteva respingerli. Poteva però usare quel coltello per deviarli, e fu proprio ciò che fece. Ne cambiò la traiettoria in modo che le Armi Sacre distruggessero il Sigillo sotto di lui.
Adesso libero, frantumò il bordo del soffitto per liberarsi del confine di sale, e saltò verso l'altro edificio.
Risa se lo aspettava. Mentre era ancora a mezz'aria, gli sventolò una pagina della Bibbia davanti agli occhi. Questa vista lo rese cieco per un paio di secondi - giusto abbastanza perché il Giudice lo colpisse con i Chiodi e respingesse da dove era venuto. Purtroppo, An era terribilmente resistente, e sopravvisse con poche ferite.
"Come tutti i Demoni, è un vero figlio di Lucifero. Il suo orgoglio è la sua più grande debolezza." pensò la donna. "Smettere di attaccare lo farebbe sembrare essere in svantaggio. Sono fortunata. Se si fermasse per un solo minuto, non saprei cosa fare."
E infatti, il Diavolo continuò ad attaccare, stavolta con i suoi raggi di luce. Uno per ogni mano. Risa rotolò lontano, poi lanciò due Chiodi in una parabola curva intorno a lui, a destra e a sinistra.
Il Demone saltò all'indietro. Schivò i colpi.
Quel che non si aspettava era che i Chiodi rimbalzassero uno contro l'altro e si dirigessero di nuovo verso di lui. Ancora una volta, fu preso nel petto dalle Armi Sacre. Sputò sangue. <<Io ti->>
Ma il Giudice non era più lì. Si era librata più in alto di lui, di almeno tre metri, e aveva lanciato un coltello.
Il Demone lo evitò, per poi girarsi così da prenderlo e rispedirlo al mittente. Ma la lama di quel coltello portava una pagina del Vangelo con sé. La sua vista fu confusa di nuovo, e An gridò.
Ora Risa si era avvicinata sempre di più. Fino a quel momento aveva tenuto la distanza, in quanto possedeva i Chiodi, ma adesso era ora di colpire più nel profondo.
Un pugno. An lo bloccò. Un calcio. An lo respinse. Un fendente con coltello. An lo lanciò via.
<<Stupida, stupida!>> rise il Diavolo mentre quella continuava a girargli intorno, cercando un apertura, e lui continuava a difendersi. <<Nel corpo a corpo, io sono invincibile.>>
<<Lo so.>> Risa fece un salto all'indietro.
Il Demone si diresse verso di lei.
Inutilmente.
Era del tutto bloccato.
<<Huh?!>>
Mentre lo attaccava, Risa aveva usato i piedi per tracciare un cerchio di sale intorno a lui.
<<Questo è-- questo è--!>>
An non trovava parole per descrivere l'essere sconfitto in ciò che aveva appena dichiarato essere la sua tecnica di combattimento migliore.
Risa però non aveva tempo per rispondergli. Corse verso di lui, e lanciò tutti i Chiodi, estremamente vicina.
Il Diavolo saltò verso l'alto, senza muoversi orizzontalmente. Mentre lo faceva, colpì il pavimento con i raggi di luce, liberandosi del sale.
Per quanto erano vicini, avrebbe potuto eliminare Risa quasi immediatamente con quei raggi. Ma ormai aveva dichiarato di essere invincibile nel corpo a corpo, e doveva dimostrarlo.
Prima che lei potesse vederlo, lui si avvicinò, e la colpì con un pugno che la fece cadere a terra. Si creò un livido sulla sua faccia.
Ancora, il Diavolo tirò un calcio nel suo stomaco, facendola rotolare giù dall'edificio.
La donna si salvò entrando in una finestra all'ultimo piano.
Per fortuna non c'era nessuno, perché An cominciò a sparare raggi attraverso il pavimento per colpire Risa sotto di lui. Non la vedeva, perciò avrebbe semplicemente distrutto l'intero soffitto.
La Giudice fu più furba. Uscì dalla finestra dell'altro lato, e riapparve sul tetto.
Naturalmente lui la vide e le sparò con la luce. Aveva dimostrato la propria superiorità nel corpo a corpo, ora doveva solo ammazzarla.
Ma era troppo tardi. Lei schivò tutti quei colpi, e tornò al suo posto, sull'edificio accanto. <<Hey, cretino!>> annunciò Risa con una nuova parola italiana <<Stai pronto, okay?>>
Il Diavolo fu confuso.
<<Stai pronto, perché il prossimo attacco sarà l'ultimo! Ti colpirà esattamente nella fronte, proprio qui!>> E si indicò la fronte. <<Quindi, attento! Non vorrei ti facessi male!>>
Quel sarcasmo...
Quell'ironia...
An avrebbe avuto presto un esaurimento nervoso. <<Ha... ha... davvero? Credi davvero che... ha... ha... sei fin troppo arrogante, stupida puttana... ma va bene... provaci pure.>> Si spostò i capelli dalla fronte. <<Sappi solo... che se fallirai, toccherà a me liberare il mio attacco finale.>>
Lei gli mostrò un pollice in su.
Tirò la moneta in aria, circa una decina di metri, e dopo averla presa al volo, ne controllò il risultato.
<<Hm. Sì. Mi piace.>> Si rigirò verso di lui.
I quattro Chiodi partirono un'altra volta. Tutti insieme, in quattro parabole. Uno in alto, uno a destra, uno a sinistra, e uno davanti.
An li guardò. Quello in alto era ricoperto di sale, e per la forza del lancio lo aveva sparso persino alle sue spalle, creando una barriera per impedirgli di schivare all'indietro.
Il Diavolo però lo fece comunque, dopo averla distrutta con un raggio.
I due Chiodi ai lati rimbalzarono uno sull'altro come prima e si diressero verso di lui. Piegandosi, An evitò anche quelli.
Così facendo, anche il Chiodo che veniva da davanti gli passò sopra la testa... poi si accorse che non era un Chiodo.
Era una moneta.
Il vero quarto Chiodo era stato lanciato molto più in basso, e rimbalzando sul pavimento, ora stava per colpirlo... proprio... nella fronte.
An piegò il torso di quasi centodieci gradi per schivarlo all'ultimo secondo. Vide l'Arma Sacra tagliargli i peli del mento.
Infine, evitati tutti e cinque gli attacchi, si rialzò.
<<Allora? Hai->>
Un coltello, lanciato da Risa, si diresse verso la sua faccia.
Il Diavolo rise, e lo prese al volo con la mano sana.
Non fece in tempo - ad analizzarlo.
Non fece in tempo ad accorgersi che quel coltello era del tutto bagnato.
Bagnato con acqua santa. E così la lama gli scivolò dalla presa, senza perdere nemmeno un po'di forza.
-An fu accoltellato in fronte.
Un Chiodo spinse l'arma fino al centro del suo cervello.
E il Demone crollò.
<<...grazie a Dio.>> sospirò Risa in Italiano. Con un paio di salti, si avvicinò al corpo. <<Se non mi fossi preparata, sarebbe stato un disastro. Come fa ad essere così forte anche dopo essersi diviso e allontanato tanto dalle altre parti?>>
Tracciò un cerchio di sale intorno al Diavolo, per sicurezza. <<Ora posso andare ad aiutare Arsalan o Zedel. Lascerò che sia la moneta a decidere.>>
<<...hah... mone... ta...?>>
-era ancora vivo?
Sì, in qualche modo, An non era morto. Risa non poté evitare di sbuffare. Perché non crepava e basta?
La donna prese un coltello. <<Sono sicura tu stia soffrendo molto. Torna all'Inferno senza ringraziare.>>
<<Oh ma io ti ringrazio... Risa Dascira... ti ringrazio per avermi mostrato... quanto sono grande...>> balbettò.
<<Di che parli, Demone?>>
<<Sì, tu... Cavaliere della Quinta Sfera... tu sei un essere umano che ha toccato il fondo... scesa ancora più in basso di noi. Non hai... una volontà... non hai... uno scopo... non hai... emozioni...>>
Emozioni...?
In realtà, una ce l'aveva ancora.
E stava per scatenarsi.
<<Le tue parole non mi dicono niente. Sono fiera di ciò che sono.>>
<<Hehe... come no... sappiamo entrambi... che menti a te stessa... perché c'è una sola cosa che ti impedisce di toglierti la vita... ed è un Dio a cui non importa nemmeno di te...>>
<<Diavolo Accusatore. Silenzio.>>
Conficcò il coltello nel suo cuore.
Non lo vide muoversi più.
<<...andato.>>
Finalmente tirò i suoi cinquanta centesimi. Fecero due giri. Quattro giri.
Cinque giri.
Ma non toccarono mai terra. Un raggio di Ousia li disintegrò a mezz'aria.
<<...hah.>> rise An.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Risa lanciò un urlo di rabbia che avrebbe frantumato le corde vocali di un regolare umano.
<<Demone della miseria in nome di Dio io ti-!!>>
Un secondo raggio le passò attraverso la spalla.
<<Ah!>>
La Giudice cadde a terra, con un braccio ora inutilizzabile.
Quanto ad An... lui si rialzò. Sparse il cerchio di sale.
E poi la schiacciò con un piede.
<<Sì, infuriati, lascia che il mio ego riempia la tua mente!>> disse <<A dire il vero, mi avevi quasi definitivamente sconfitto! Ma quello scatto di rabbia è bastato a ridarmi la forza necessaria per una reazione a catena.>>
<<Dan... na... to...>>
<<Silenzio, insetto!>>
Diede un calcio nello stomaco a Risa, gettandola sull'altro edificio. Poi alzò entrambe le braccia. <<Peccato per voi che comunque non sarebbe servito a nulla. Se solo aveste conosciuto tutte le mie abilità... non sareste caduti nella mia trappola!>>
Ed in quel momento, nel centro della città... in punto di attaccare Arsalan, l'Anagami Caesar si polverizzò in Ousia, luce che andò a volare verso l'alto.
Lo stesso accadde al Battista, nelle fogne, di fronte a Zedel. Il suo corpo bruciò e i resti si diressero verso il cielo.
Verso An.
<<Mio Id... mio Superego... l'energia dei vostri obelischi è mia, ora. Il rituale è quasi completo.>>
Si vedeva. Stava cominciando ad emettere luce propria.
<<La mia ascesa è qui! Sia fatta la mia volontà! Kwahahahahaha->>
<<An.>>
Il Diavolo alzò lo sguardo.
-che sorpresa. Davvero.
Jacob Aiagon era apparso sul soffitto, e ora stava in piedi vicino al corpo dolente di Risa.
<<Sono venuto per ucciderti.>> disse.
<<Ah, Giudice Bianco! Felice di vederti! Come sta il gatto?>>
In risposta, lui evocò la Spada Sacra, e continuò a guardarlo con occhi vuoti.
<<Andiamo, Jacob... pensi davvero di potermi sconfiggere? Seriamente? Forse non hai capito che io sono a quasi tutti gli effetti un dio, e il tuo odio mi rende solo più forte.>>
Il ragazzo saltò da un condomino all'altro.
<<Oh beh, io ti ho avvertito.>>
Fece un gesto. Dal suo braccio uscì un raggio di Ousia.
L'energia divina. La materia stessa dell'universo. La luce che aveva causato il Big Bang, e capace di distruggere qualunque cosa incontrasse, era diretta verso il corpo di Jacob Aiagon.
E lui, senza esitare, senza temerla per un solo attimo, con un fendente della Spada, la tagliò in due.
E fu come se il mondo fosse crollato.
<<...e- eh?>> fu tutto ciò che riuscì a dire An inizialmente. <<Impossible... niente e nessuno può fermare Ousia... niente e nessuno può fermare me! Quella Spada...>>
<<Chissà.>> rispose Jacob.
Un passo avanti.
<<Forse ti stai indebolendo. Forse è perché io non sto pensando a te.>>
Quegli occhi...
<<Sto solo pensando a quanto ti voglia morto.>>
Il Demone urlò spaventato.
Lanciò un altro raggio. Jacob lo tagliò ugualmente.
Lanciò due raggi. Anch'essi andati.
Con ogni attacco respinto, il Giudice bianco camminava avanti.
No, correva avanti.
E costrinse An ad affrontare un ragazzo con una Spada in un corpo a corpo.
Jacob mirò per mozzargli la testa. Lui si abbassò per evitare.
Provò a gettare il ragazzo con un calcio, ma quello saltò e rispose abbassando la lama sulla sua testa. Un altro colpo a vuoto.
Eppure era chiaro che An poteva solo giocare in difesa. Fece uno scatto all'indietro. <<E va bene! Suppongo dovrò occuparmene dopo essere diventato un vero e proprio onnipotente!>>
Si buttò giù dall'edificio. Toccò terra in piedi dopo tutti quei piani, e cominciò a fuggire.
Ma Jacob non l'avrebbe lasciato andare. Fece la stessa caduta, aggrappandosi da una finestra a metà palazzo. Da lì lanciò la Spada in linea retta verso An.
Il Demone tentò di respingerla con un raggio. Dimenticò che poteva attraversare l'Ousia come burro. E se la ritrovò conficcata nella mano. <<Ahhhhh-- tu, insolente!>>
Così il ragazzo si spinse con i piedi verso il vuoto, evocò l'Arma, e la usò per agganciarsi al pavimento, roteando su se stesso un paio di volte prima di riprendere ad inseguirlo.
Poteva avere il vantaggio di forza, sì, ma An rimaneva fin troppo veloce. E raggiunse il porto per primo.
Da lì, usò colonne di luce per volare, e si diresse sopra il punto dove aveva posizionato l'obelisco, sott'acqua.
E l'energia cominciò a fluire. <<Sì... sì!>>
Jacob però non si fermava. Stava per raggiungere la sponda, e da lì erano poi almeno una trentina di metri in acqua. Anche se avesse saputo nuotare perfettamente, non avrebbe potuto bloccare gli attacchi di Ousia. Nonostante questo non si fermava.
Nel frattempo, Arsalan e Zedel, con Risa sulle spalle, erano apparsi dietro di lui. Il suo Angelo provò a chiamarlo. Lui non ascoltò.
Jacob giunse sulla sponda, e da lì fece un salto.
Poi - evocò e lanciò la Spada di fronte a sé.
E la usò come superficie per un altro salto.
E la evocò di nuovo.
E arrivò in alto - sempre più in alto.
E vicino - sempre più vicino - ad An.
<<Incredible.>> disse Arsalan. <<Sta creando una strada dove non ce ne sono. Non vuole proprio permettere a nulla di stare tra lui e quel Demone.>>
<<Come... lo sta... facendo...?>> riuscì a chiedere Risa.
Zedel le fece gesto di non parlare, per evitare uno spreco di energie. <<Se vuoi sapere da dove ha preso l'idea, non lo so. Ma la forza... quella l'ha presa dalla propria rabbia, e dal desiderio di vendetta.>>
<<Vendetta... huh...>>
Dal corpo di An uscì un'enorme raggio, diretto verso l'alto. Come una connessione tra lui e i Cieli.
Stava per diventare onnipotente. <<...no...>> mormorò. Lo sentiva, era vicino! Mancavano pochi secondi! Quel ragazzo non l'avrebbe mai raggiunto in tempo, era troppo-
Jacob usò la Spada per spingersi verso il basso. Esattamente nella sua direzione.
Ed in quel lancio durato poco più di mezzo secondo, evocò di nuovo l'Arma nelle sue mani.
<<No, no, no, no-!>>
E la portò personalmente attraverso il cuore del Diavolo Accusatore, An.
<<..ricorda per sempre il nome Nathan, bastardo.>> sussurrò.
Il Demone che aveva provato a diventare Dio emanò un ultimo grido: Jacob Aiagon, quel Giudice bianco che gli aveva frantumato l'orgoglio.
E allo stesso modo, il suo corpo, e la colonna di Ousia, si infransero come una statua di vetro.