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Domini Iudices

Il Giudice era seduto ad una fermata dell'autobus, in attesa. 

Il sole splendeva sopra di lui, e il silenzio regnava nell'intera città. 

Una quiete interrotta da dei passi. 

Un uomo senza volto si avvicinò lentamente a Jacob. <<Hai sentito la notizia?>> fu tutto ciò che uscì dalle sue inesistenti labbra. 

<<Hm?>> Lui alzò la testa. <<No, che notizia?>>

<<L'avvento di un nuovo dio... un profeta che sostiene si possa raggiungere l'onnipotenza grazie solo al proprio ego.>>

Jacob non comprese le sue parole, e fissò quella figura dalla faccia vuota passargli davanti. 

<<Non avevo mai pensato che l'auto-ammirazione potesse sostituire l'ammirazione altrui.>> continuò quello <<È una teoria interessante. Ti andrebbe di provarla?>>

<<Mi dispiace, ma non capisco bene di cosa parlate.>> rispose. 

<<Ah, scusa, pensavo sapessi. Non preoccuparti, tu fai quello che hai sempre fatto... e ti ritroverai ad ucciderLo.>>

L'uomo schioccò le dita. 

Tremando, il sole si trasformò in una colonna di luce, e Jacob fu spazzato via con l'intero pianeta. 

Poi il ragazzo aprì gli occhi. 

"...un sogno."

Un inquietante sogno. 

Ancora cercando di ricordare cosa avesse visto, si accorse di stare tremando. 

Ma - non per la paura. C'era freddo. La finestra più vicina era aperta. 

Mentre si alzava per chiuderla, notò un'altra cosa, e cioè che Arsalan era già in piedi. 

<<Qualcuno ha rotto la finestra.>> annunciò l'Angelo. 

Il ragazzo corse a controllare, noncurante della temperatura. Trovò vetri sul pavimento bagnato dalla pioggia estiva... e un foglio di carta. 

<<Purtroppo non sono riuscito a vedere chi sia stato.>> disse Arsalan <<Ho reagito non appena ho sentito il rumore, ma era troppo tardi.>>

<<...vieni qui.>>

Jacob gli mostrò il foglio di carta. Al centro c'era un piccolo buco, come se qualcuno avesse usato arco e freccia per lanciarlo attraverso la loro finestra. Anche se non c'era alcuna freccia. 

L'importante però era ciò che stava scritto su quel pezzo di carta. 

All'inizio, un lunghissimo paragrafo di lettere e numeri casuali. Se era un codice, era incomprensibile. 

E infine...

<<"Sappiamo chi sei">>

Arsalan lo lesse, e sospirò. <<Dillo tu al posto mio.>>

<<Merda.>>

14 giugno 2020

Non poche ore dopo, il sole era tornato a splendere, cocente come al solito. 

Jacob si appoggiò al muro di legno della casa. <<Basta... facciamo una pausa... cinque minuti...!>> ansimò. 

<<L'idea di venire qui non è stata mia, eh.>> ribatté Arsalan lanciandogli una borraccia. <<Io avrei preferito rimanessimo a guardia dell'appartamento.>>

<<Quel posto non è abbastanza grande per allenarci.>>

<<Non c'era bisogno ci allenassimo.>>

<<Perché dici così?>>

<<Ritengo sia meglio non correre il rischio comportato dal lasciare il tuo appartamento scoperto ad un Demone che conosce la tua identità.>>

<<Non avevamo molta scelta.>> Il ragazzo si asciugò il sudore dalla fronte. 

In quel momento gli venne un'idea. L'Angelo era girato, il che significava che poteva essere lui a testarlo per una volta. 

Lanciò la borraccia nella sua direzione senza fare il minimo rumore. 

Arsalan rispose eseguendo una perfetta rovesciata, con la quale rispedì l'acqua al mittente. Passò sopra la testa di Jacob, mancandolo per pochi centimetri. <<...mi avresti potuto colpire, lo sai?>>

<<Ma non l'ho fatto. Allora, sei pronto per la prossima fase?>>

"Ah. L'ora di smettere di scherzare."

Sapeva bene di cosa si trattasse. Del resto, aveva chiesto lui ad Arsalan se poteva provare quel tipo di esercizi. 

Dunque, annuì. 

E i due si sedettero. 

Ciò che stavano per fare, di qualunque cosa si trattasse, sarebbe stato fondamentale per il futuro del Giudice. 

Il prossimo Diavolo Accusatore che avrebbero affrontato evidentemente conosceva la sua identità. Sarebbe partito con un enorme vantaggio, anche in confronto a tutti i Demoni precedenti. 

<<Va bene, Jacob.>> disse Arsalan <<Hai detto che sei stanco di andare nel panico in mezzo ad un combattimento, e perciò, ti insegnerò a tenere le tue emozioni sotto controllo.>>

Era questo il suo vero problema. La paura, la distrazione, il dubbio, erano quei sentimenti che avevano portato a tutti i danni collaterali nei suoi precedenti scontri. 

<<Prendi nota.>> continuò <<Non si tratta di non avere paura. Si tratta di non mostrarla. Di rimanere calmi nonostante tutto.>>

<<Va bene. E comAH!>>

Arsalan aveva evocato la Spada di fronte al suo naso. Ancora una volta, pochi centimetri gli salvavano la vita. 

<<Non così.>>

<<Decisamente non così.>> Il ragazzo si trovò d'accordo. <<Riproviamo. Prova a spaventarmi di nuovo.>>

<<Ora che lo sai non avrà lo stesso effetto.>>

<<Lo so, ma che ci posso fAH!>>

Le sue scarpe avevano preso fuoco, e si stava allontanando il più possibile dall'infiammabile sedia. Peccato che così rischiasse di bruciare anche l'erba. 

<<Jacob! Sono stato io! Stai calmo!>> disse Arsalan. 

<<Mi hai dato fuoco?! Ma sei davvero un Angelo?!>>

<<Stai. Calmo. Questa è una fiamma speciale. Se dimostri di aver paura, diventerà più potente e ti distruggerà. Altrimenti si ridurrà in un minuscolo fuocherello e sparirà. Quindi... dritto e fermo.>>

"Dove l'ha presa una cosa del genere?!" <<S-sissignore.>>

Jacob provò a non muoversi. Il fuoco sulla sua scarpa stava risalendo per la sua caviglia, e presto avrebbe trasformato quei pantaloni in pantaloncini. E sì, indossava pantaloni lunghi a metà giugno. 

Intanto, anche l'erba cominciava a bruciare, formando un cerchio di fuoco intorno al ragazzo. In pochi secondi anche la sedia sarebbe rimasta vittima di quell'"incendio". 

Ma comunque, Jacob non disse nulla. Provò a bloccare le gocce di sudore che gli stavano scendendo dalla fronte, causate più dal timore che dal caldo. 

<<Ah, comunque ho mentito.>> disse Arsalan infine, sorridendo <<Quello è fuoco normale e sta per incenerire la mia sedia preferita.>>

Il ragazzo gridò. <<È un fuoco normale?!>>

<<Sì, e io lo spegnerei rimanendo calmo, se fossi in te.>>

<<Uh...>>

Il Giudice si ricordò il consiglio numero uno per quei casi. Con un salto, attraversò il muretto del giardino e finì sull'asfalto. Poi si coricò per terra e cominciò a rotolare su sé stesso. 

Le fiamme sulle sue gambe si estinsero presto, ma doveva occuparsi anche dell'erba e della sedia. 

<<Dov'è che l'avevo visto... lì!>>

C'era uno straccio sulla sdraio. Lo prese, ci svuotò l'intera borraccia sopra, lo fece roteare in aria per asciugarlo leggermente, infine lo premette sulla sedia. Un altro obiettivo raggiunto. 

<<Ben fatto.>> lo complimentò Arsalan <<Hai ragionato in modo logico anche in situazione di pericolo. E quanto al prato?>>

<<Facile.>> Jacob fece un salto di un metro e spense le fiamme con il piede. 

Pur non essendo la soluzione che l'Angelo si aspettava, la accettò. <<Non è andata male. Ovviamente non possiamo paragonare questo "incidente" ad una battaglia con un Demone, ma è stato un ottimo allenamento.>>

<<...ho mostrato fin troppa paura.>>

<<Sì, Jacob. Perché questo è stato il tuo primo tentativo.>>

<<Devo essere pronto il prima possibile. Se quel Diavolo si fa vivo, non creerà altro che problemi.>> Si girò. <<A proposito, credi che si sia già fatto vivo?>>

<<Possiamo accusare i Demoni di ogni singolo omicidio in questa città?>>

<<No.>>

<<E allora niente. I Diavoli Accusatori si distinguono per modus operandi e motivazioni, come ti sarai accorto.>>

Il solo ripensare a quel discorso di Padre Thomas sul demiurgo gli faceva venire il mal di testa. 

<<Sì, in effetti. Sono molto... singolari.>>

<<Quindi, non ho motivo di credere che alcuni dei crimini raccontati dai giornali siano opera di un Demone. Torniamo a casa?>>

<<Torniamo a casa. Devo cambiarmi le scarpe e dare da mangiare al gatto.>>

<<Nathan si dev'esser sentito trascurato, già.>>

Dopo un enorme salto, fatto principalmente perché potevano e non per validi motivi, i due iniziarono a camminare verso l'appartamento. 

Poiché il ragazzo non aveva alcun interesse nel comprare una macchina (né i soldi), si limitavano a camminare appena fuori dall'autostrada, nella zona piena di null'altro che alberi, e quando erano sicuri che nessuno potesse vederli, a correre. 

Non avevano mai fretta. 

Come sempre, nessuno dei due parlò. Avevano scoperto che preferivano fare così. 

Del resto, passavano la maggior parte del tempo insieme. Avevano bisogno di un momento di silenzio, e dunque scelsero il breve tragitto da una casa all'altra. 

Quel giorno, però, Jacob ruppe quel silenzio. 

<<...Arsalan, stanotte ho fatto un sogno.>>

Lui fu stupito da quell'affermazione. No, non stupito... interessato. <<Che sogno?>>

<<Ero seduto alla fermata del bus, ed è arrivato un uomo... un uomo senza faccia.>>

<<Intendi con la testa ma non la faccia o proprio senza testa?>>

<<La prima che hai detto. Niente naso, bocca, o occhi. Comunque, questo tipo mi è passato davanti, e ha detto qualcosa come... uh...>> Si sforzò di ricordare. La sua memoria non era migliorata da quando era diventato un Giudice. <<"Ho sentito che si può diventare onnipotenti con la forza del proprio ego, senza quello degli altri. Vuoi provare?".>>

Ora l'Angelo sembrò davvero sorpreso. 

<<...al che io gli ho detto di non capire. Allora lui mi ha risposto "Pensavo sapessi. Allora fai quello che hai sempre fatto, e lo ucciderai." A quel punto un raggio di sole mi ha disintegrato. E, credo abbia disintegrato anche il resto del pianeta?>>

L'Angelo si girò, senza dire niente. 

<<Arsalan?>> chiese Jacob <<Sono sicuro che avesse un significato nascosto. Hai qualche idea al->>

-uno schiaffo in faccia piegò il suo volto. 

Jacob si rimise in piedi e guardò Arsalan. <<Ehi! Cos'era quello?>>

<<Un proiettile.>>

L'Angelo aveva preso qualcosa al volo, tra le dita. 

Qualcuno aveva provato a sparare a Jacob alle spalle, e l'Angelo l'aveva fatto spostare, se pur con uno schiaffo. 

Tuttavia, il proiettile che aveva bloccato ora non c'era più. 

<<È scomparso.>> disse Arsalan <<Proprio come ciò che ha ucciso Padre Thomas. È scomparso nel nulla.>>

I due si girarono nella direzione da cui era venuto. 

Oltre l'autostrada, videro una figura tra gli alberi. 

Il volto era impossibile da distinguere, ma era chiaro che ne avesse uno. 

Per un secondo, una moneta roteò nell'aria accanto a quella persona. 

E poi la figura scomparve, diretta verso la città. 

Arsalan e Jacob incominciarono a correre. 

"Questa velocità-!"

Chiunque fosse quel Diavolo Accusatore, non era più lento di loro. 

Anzi, era... più veloce? 

Presto lo persero di vista, e perciò Arsalan fu costretto a fidarsi del proprio udito per capire dove fosse. Un senso inaffidabile in mezzo ad un'autostrada. 

Per fortuna, loro si trovavano nella parte interna della maggior parte delle curve. Quella persona probabilmente non sarebbe arrivata per prima, se stava andando al loro appartamento. 

I due entrarono in città. Il Diavolo però non entrò con loro. <<Cos- dov'è finito?!>> gridò Jacob. 

<<È impossibile che fosse così avanti. Deve essersi nascosto.>>

<<Se è così impossibile, perché stiamo ancora correndo?>>

<<...tu continua a basta.>>

In realtà, Jacob non riusciva proprio a continuare. 

L'Angelo Custode era naturalmente più potente del Giudice. In teoria, sarebbe dovuto già essere crollato. 

...in pratica, sapeva che non poteva permettere a nessun Demone di arrivare a casa sua. E continuò a correre. 

Non avevano tempo per pensare a come rimanere nascosti. Provarono a passare per più vicoli abbandonati il possibile, ma molte persone comunque videro due uomini sfrecciare per le strade. 

Infine, noncuranti delle identità segrete, si gettarono nel loro condominio. 

<<...dillo di nuovo.>> chiese Arsalan. 

<<Merda.>>

<<Grazie. Ora andiamo a vedere se è davvero arrivato prima di noi.>>

Salirono le scale. Aprirono la porta. 

Furono accolti...

...da un miagolio. 

<<Ah, grazie al cielo stai bene, Nathan.>> Jacob corse ad abbracciare il proprio gatto. <<È successo qualcosa mentre eravamo fuori?>>

<<Sì.>> rispose l'Angelo. <<Non. Muoverti.>>

<<...perché?>>

Arsalan indicò la stanza adiacente, la cucina. 

Sul pavimento c'era uno strano ordigno, apparentemente fatto in casa, a giudicare dalla qualità. 

<<Ci sono fili quasi invisibili ovunque. Vanno da una parete all'altra, e dal soffitto al pavimento. E finisce tutto... lì.>>

<<È una bomba?>> Il Giudice strinse Nathan più vicino a sé. 

<<Una fatta estremamente bene, se il solo tocco di questi fili può farla esplodere.>>

<<Come possiamo disinnescarla? Chiamando la polizia?>>

<<Ora guarda sopra la tua testa.>>

Jacob lo fece. 

Intagliato nel tetto, c'era scritto: "Vi sto guardando. Polizia o evacuazione = meno tre piani."

<<Quel bastardo! Dov'è?!>>

Arsalan guardò attraverso ogni finestra. <<Non so. Forse sta mentendo.>>

<<O forse no.>>

Non potevano correre il rischio. 

Dovevano cavarsela da sé. 

<<Quanti fili ci sono?>> chiese Jacob. 

<<Troppi.>>

<<Un taglio netto. Niente vibrazioni, la bomba non si accorgerà del movimento.>>

<<Si potrebbe fare se non fossero connessi agli angoli attraverso questi ganci. Il punto migliore per un taglio senza vibrazioni è l'angolo, ma non posso tagliarli senza rimuoverli dai ganci.>>

<<Potresti contenere l'esplosione.>>

<<Non potrei evitare danni all'edificio e al piano di sopra. Oltretutto, per contenerla dovrei coprire la bomba da ogni lato, il che è impossibile perché è attaccata a numerosi fili.>>

<<Uh... non ho altre idee.>>

Arsalan ci ragionò sopra. <<Ci sono. La tua prima andava bene, in realtà. Solo che, al posto di tagliare agli angoli, taglierai alla base.>>

<<...alla base della bomba?>>

<<Esatto. Questa ragnatela si conclude in tre fili, che diventano uno prima di essere attaccati all'ordigno. Se lo taglierai nel punto in cui fa contatto, avremo ottenuto il minimo movimento della ragnatela possibile! Spero.>>

<<Va bene... credo. Ma perché io?>>

<<Ecco, purtroppo "minimo" non è abbastanza. Nello stesso istante in cui tu tagli, io dovrò tenere ferma la struttura, o temo che non funzionerebbe.>>

<<Sei sicuro di poterlo fare?>>

<<Sicurissimo. Quello non sicuro mi sembri tu.>>

<<E ci credo. È un'impresa quasi impossibile, si tratta di un taglio netto, immediato, con una mano ferma, e mentre sono accanto ad una bomba!>>

<<Jacob. Rimani calmo. È la nostra unica opzione.>>

Il ragazzo sospirò. <<Stai qui.>> Accarezzò il gatto e lo mise a terra. <<Lo farò.>>

<<Bene. Riesci a vedere i fili? Ce ne sono una dozzina.>>

<<...sì.>> Li contò. <<Sì, li riesco a vedere tutti.>>

<<Seguimi. Attraversa la cucina evitandoli.>> Arsalan passò tra un filo e l'altro con poca difficoltà. 

Jacob lo fece un po' più lentamente. 

<<Meow.>> disse Nathan. 

<<Lo so.>> rispose. 

Con ogni passo, si assicurò che fosse il passo più saldo che avesse mai messo. Spostava le braccia lentamente, ed evitava ogni movimento inutile. 

...finalmente, giunse accanto all'Angelo. <<Me la pagherà.>> disse, prendendo le forbici da cucina. 

Arsalan si accovacciò per tenere fermo l'ultimo filo. <<Ci sono. Ora tocca a te. Ricorda, esattamente alla base.>>

Lui si abbassò accanto. <<Sì, Arsa->>

00:16

<<...c'è un timer.>>

<<Jacob! Non abbiamo molto tempo!>>

Ancora una volta, il Giudice andò nel panico. Fissò l'Angelo.  <<Tu-- lo sapevi?>>

<<Jacob! Sbrigati! Alla base!>>

00:12

<<Va bene... sangue freddo... sangue freddo... sangue freddo...>>

Ma non riusciva assolutamente a stare calmo. Aveva dieci secondi per fare quel taglio ridicolosamente difficile. 

Aprì la forbice. 

"Se ci impieghi più di un attimo, fallirai. Taglia. Il. Filo."

Sbatté le palpebre per un'ultima volta, ed ebbe due visioni. 

A sinistra, un uomo dalle vesti regali. 

A destra, un uomo senza volto. 

Entrambi sussurrarono qualcosa. 

00:07

<<Jacob... io credo in te.>> disse Arsalan. 

"Lo so, Arsalan. Ma non è questo il punto."

00:05

La mano gli tremava. Perfetto, proprio quello che non doveva succedere. 

"Lo so che credi in me."

00:03

"Il problema... è che..."

00:02

"...io non ci riesco."

La forbice si chiuse. Il Giudice tagliò. 

La bomba esplose. 

Jacob fissò quelle fiamme nel cielo. 

...ancora una volta, aveva fallito. 

Ma Arsalan all'ultimo secondo aveva lanciato l'ordigno attraverso una finestra, che fu la seconda finestra rotta della giornata. E se i muri non erano caduti con essa era stata solo fortuna. 

<<...ci conviene andarcene.>> disse il ragazzo, ora con lo sguardo basso. <<Se ne saranno accorti tutti i passanti, dell'esplosione. Dobbiamo lasciare l'appartamento.>>

<<Solo un attimo. Qui c'è un messaggio.>> Arsalan si abbassò. <<"Stupidi"... e questo è un indirizzo.>>

<<Ci chiama stupidi, huh.>> notò il Giudice. <<Quello è un luogo di incontro, giusto? Lo farò a pezzi.>>

<<È senza dubbio una trappola...>>

<<...ma non possiamo lasciare andare questo Demone ancora per molto.>> Jacob raccolse Nathan ed aprì la porta. <<Mi dispiace, ma non sei al sicuro qui. Andiamo, Arsalan.>>

L'Angelo lo seguì. I due lasciarono l'edificio, assicurandosi di nascondersi nella folla che si era raccolta per via dell'esplosione. 

Dopo essersi allontanati abbastanza da casa, cominciarono a camminare più lentamente. Il solo atto di tagliare quei fili era stato sfiancante, se non fisicamente, mentalmente. <<Pensi potremo prenderlo di sorpresa?>> chiese il ragazzo. 

<<Se davvero ci stava osservando, no, non possiamo. Ma non dovresti preoccuparti troppo. Ce la caveremo.>> scrollò le spalle. 

<<Per quanto tu possa essere rilassato, Arsalan, non ti ho mai sentito dire un generico "ce la caveremo". È un po' fuori dal tuo personaggio.>>

<<Hey. Uno di noi due deve dirlo. Hai la testa fin troppo occupata, e se non fossimo in procinto di combattere all'ultimo sangue elaborerei.>> 

Era difficile capire se stesse usando il suo tono serio o no. <<Non pensi che essere preoccupato sia adatto, in situazioni del genere?>>

<<Non mi piace vederti triste, è tutto.>>

Nathan miagolò come se d'accordo. Anche se logicamente non poteva capirli. 

"...vedermi triste..."

"Mi ha davvero a cuore... e non solo lui."

Non poté fare a meno che guardare il cielo. 

<<Ottima osservazione.>> disse Arsalan. 

<<...eh??>>

<<Sì, il sole sta lasciando il suo apice, il che significa che tra poco sarà ora di pranzo. Quando avremo finito, subito in pizzeria, senza nemmeno una doccia per lavare via l'odore di zolfo. Ma se stiamo andando a combattere, portare Nathan con noi sarebbe una cattiva idea, per cui suggerisco di lasciarlo nella casa in campagna prima. Dobbiamo sbrigarci. Che ne dici di gareggiare?>>

Jacob riconobbe un altro tentativo, se pur infantile, di tirargli su il morale, e decise di supportarlo. Anche se aveva un gatto in braccio, avrebbe corso quanto voleva. 

Probabilmente l'Angelo l'avrebbe lasciato vincere. 

<<Sicuro.>>

Dopo aver fatto come detto e lasciato Nathan al sicuro nell'altra abitazione, i due giunsero in una zona piuttosto isolata della città, indicata dall'indirizzo, dimenticando per pochi momenti il pericolo al quale andavano incontro. 

Giunti lì, Jacob trovò la porta aperta. 

L'altro annuì, ed entrarono. 

Buio totale. Nessuno aveva acceso nemmeno un fiammifero, e l'unica luce nella casa era quella che passava dalle finestre semichiuse. 

Mentre attraversavano la soglia, Arsalan impugnava la Spada. Qualunque cosa apparisse, l'avrebbe respinta immediatamente, per proteggerlo. 

Continuarono ad inoltrarsi nel piccolo edificio, finché non arrivarono ad una rampa di scale. 

Al piano superiore, ancora di più regnava l'oscurità. 

E soprattutto il silenzio. 

<<Che facciamo?>> chiese il Giudice. 

<<...non lo so. Potrebbe sempre essere rischioso.>>

Come se per aiutarli a solvere l'enigma, una moneta cadde a terra e rotolò per i gradini. 

Jacob la raccolse. 

"...forse ho capito."

<<Arsalan. Stai pronto.>>

Annuì. 

Allora il ragazzo gridò: <<Croce!>>

Uno stivale toccò il pavimento di legno sopra di loro. 

Poi, l'aria fu tagliata in due mentre un oggetto si muoveva in direzione di Arsalan. 

Lui lo bloccò solo per un soffio. Con un fendente della spada, spedì quel proiettile nel pavimento. 

<<Eccolo!>> gridò Jacob, preparandosi ad attaccare. Ma l'Angelo non lo seguì. 

Era occupato a guardare l'oggetto che aveva appena respinto. Aveva un'aria sconvolta. <<Questo è-!>>

<<Sì, Angelo.>> disse una voce al piano di sopra. Una voce di donna, con un bizzarro accento italiano. Ma anche una voce monotona, senza alcuna emozione.  <<È esattamente quello che pensi. Capisci, ora?>>

<<Cos'è, Arsalan? Cosa sta succedendo?!>> chiese il ragazzo, ma non ottenendo alcuna risposta, guardò anche lui quel proiettile. 

...un chiodo. 

Nel frattempo, la donna scese le scale, e quando il ragazzo incrociò il suo sguardo, si sentì scavare dentro l'anima. 

Indossava una lunga veste, simile a un abito formale... no, assomigliava a qualcos'altro di più. Che cos'era? 

<<Jacob Aiagon. Arsalan. Piacere di conoscervi.>>

L'Angelo non si muoveva, e nemmeno il ragazzo osava reagire. <<Ma cosa... Arsalan! Cosa sta succedendo?!>>

<<Jacob, questi... sono...>>

<<Cosa sono insomma?!>> gridò il ragazzo, impaziente. 

<<I Sacri Chiodi imbevuti nel sangue di Gesù Cristo.>> rispose la donna. <<Ce ne sono quattro, e appartengono a me. Una delle Armi Sacre più potenti.>>

Un secondo rumore di passi seguì quello della nemica. 

<<Armi... Sacre?>> Solo allora Jacob capì cos'era quel vestito. 

Era molto, molto simile all'abito di una suora. 

Un'altra donna apparve accanto a lei. Alta due metri. Capelli... verdi. Vestiti bianchi. 

<<Il mio nome è Risa Dascira, e questa è Zedel, il mio Angelo.>> annunciò l'Italiana facendo roteare una moneta tra le dita. <<Sono il Giudice inviato dal Vaticano per occuparmi di te, Jacob Aiagon.>>