Obsequium pauperum
7 Giugno 2020
<<-è davvero estate.>>
Sembrava che quella stagione non sarebbe arrivata mai.
Probabilmente un effetto dell'essere in costante allerta per un attacco da parte di Demoni. Le settimane sembrano più lunghe. Forse pure i sensi aumentati da Giudice contribuivano a far concentrare Jacob di più su ogni singolo attimo.
Eppure, per la prima volta da quando il ragazzo aveva incontrato Arsalan, le vacanze estive erano arrivate.
Normalmente Jacob le avrebbe spese studiando sui libri, ma... adesso era superumano. Poteva leggere al doppio della velocità, e la sua memoria era leggermente migliorata. Perciò, aveva tutto il tempo di riposarsi. Ancora una volta, non aveva che da ringraziare il suo Angelo Custode.
...almeno, per il momento.
Si svegliò quasi a mezzogiorno per tre giorni, durante i quali non fece assolutamente nulla.
Poi, nel suo quarto mattino in vacanza, questa nuova routine fu spezzata.
<<Jacob?>> chiamò Arsalan.
<<Hmph.>> Il ragazzo non lo percepì nemmeno, e si girò dall'altro lato.
<<Jacob. È tardi, devi alzarti.>>
<<Hmmmm...>>
L'Angelo sospirò. <<Devo proprio fare così, huh...>>
Arsalan salì sul letto, sopra il corpo del Giudice, e posizionò le proprie braccia sopra la sua testa.
Poi, senza risparmiare nemmeno un po' della propria forza, battè le mani.
Il lampadario tremò mentre Jacob si svegliava all'improvviso, scattando in piedi. <<AH->>
<<Finalmente. Buongiorno.>> lo salutò.
<<...buongiorno?>>
Non fu sorpreso a vedere Arsalan su di sé, per quanto fosse strano. Del resto, ormai dormivano insieme. Nonostante l'Angelo fosse disposto a rimanere sul pavimento, lui aveva insistito perché potesse avere un riposo comodo, ma nessuno dei due voleva sprecare soldi su un altro letto.
Non fu neanche sorpreso di sentire i loro vicini gridare, da quelli al piano di sopra a quelli di sotto. Quel battito probabilmente era a pochi decibel dallo spaccare i vetri.
No, a sorprenderlo fu la vista dell'ora sull'orologio del muro. <<Arsalan... correggimi se sbaglio.>>
<<Con piacere.>>
<<Quell'orologio segna le sei del mattino.>>
L'Angelo si girò. <<Hmmmm. Sì, pare essere così.>>
<<E tu mi hai appena svegliato perché era tardi.>>
<<Ah, quindi hai sentito.>>
<<Sbaglio?>>
<<Non sbagli.>>
<<Capisco.>>
Jacob evocò la Spada Sacra tra le proprie mani. <<Solo un Demone potrebbe commettere un azione simile. Questa è la tua fine, Arsalan.>>
<<Non essere così melodrammatico. Tra tutte le persone di cui sono stato l'Angelo, tu sei l'unico ad avere il privilegio di svegliarsi tardi.>> Con uno scatto, aprì le tende della finestra. <<E ti ho concesso di mantenere quel privilegio per tre giorni. Ora, è abbastanza.>>
<<Oh no. No, non mi porterai a lavorare per mantenermi in forma. In quanto Giudice, non credo nemmeno di poter perdere questa forma.>>
L'Angelo si mosse ancora a velocità ridicola e lo prese in braccio per poi lasciarlo andare sul pavimento, così obbligandolo ad alzarsi. <<Invece credo proprio che lo farò. A meno che tu non provi ad impedirmelo.>>
<<È una sfida, vero?>> Il ragazzo in pigiama si mise in posizione di combattimento, Spada inclusa. <<Se vuoi obbligarmi a sgobbare, lo farai dopo che sarò morto.>>
<<Ah... dobbiamo proprio...?>>
<<Sì.>>
<<Okay, allora.>>
Mosse leggermente il piede, colpendo la caviglia di Jacob e facendogli perdere l'equilibrio. Interruppe la sua caduta prendendolo per un braccio e, dopo avergli tolto via l'Arma Sacra, lo scaraventò nella stanza adiacente - la cucina.
Lì il ragazzo si ritrovò seduto di fronte al tavolo, sopra il quale era pronta una ricca colazione ancora calda e pronta per essere divorata.
<<E se ti lamenti ancora, da domani in poi non te la preparo!>> disse l'Angelo sorridendo.
Jacob brontolò mentre incominciava a mangiare. <<Bastardo...>>
Qualche ora dopo, i due erano per strada, sotto il sole estivo. Per fortuna c'era ancora una fresca brezza in giro, ma non sarebbe durata a lungo.
Il Giudice indossava pantaloncini e, in modo piuttosto unico in quei giorni, una felpa sopra la propria maglietta. E aveva intenzione di continuare a tenerla per quanto a lungo possibile.
<<Puoi dirmi dove stiamo andando, adesso? Prometto che non scapperò via.>> chiese.
Ma l'Angelo si rifiutò di rispondere. <<Lo vedrai.>> fu tutto ciò che disse.
Camminarono in periferia per una decina di minuti, finché non giunsero di fronte ad un grande edificio senza insegne, ne luci esterne. Un triste appartamento, peggiore del loro. <<Eccoci.>>
<<Oh, dov'è che siamo?>>
<<Qui è dove ho speso il mio tempo libero in queste settimane. Ci siamo passati davanti molte volte, negli anni, ma prima di incarnarmi, non ho mai avuto l'occasione di partecipare.>>
<<Partecipare...?>>
Una donna aprì loro la porta. Riconobbe Arsalan, e li lasciò entrare. Allora Jacob vide un cartello, e comprese dove si trovassero esattamente.
Era ovvio. Dove avrebbe potuto il suo Angelo divertirsi? Cosa avrebbe potuto fare, se non lavorare in un rifugio per senzatetto?
Si trovavano attualmente all'ingresso, che assomigliava alla segreteria di un hotel. Anche se non si può dire regnasse il caos, di certo non era un luogo tranquillo. Tutti erano tesi o affaccendati in un modo o nell'altro. C'era una qualche confusione nell'aria.
A salutare i due fu un prete che si trovava lì in quel momento. Un uomo vecchio e grasso, con una barba folta ma molto curata, e gli occhi socchiusi nascosti dietro un paio di occhiali. <<Alexander. Lieto di rivederti.>>
Jacob fu confuso per qualche secondo prima di capire che stesse parlando con Arsalan. <<Anche a voi, Padre Thomas.>> rispose l'Angelo <<Purtroppo non ho potuto portare nulla con me oggi, se non un amico.>>
<<...salve.>> disse il ragazzo <<Sono Jacob Aiagon.>>
<<Piacere. Io sono Padre Thomas della Chiesa di San Davide.>>
Gli strinse la mano. <<Ah, quella che Xa... quella che è stata quasi bruciata, vero? Mi dispiace.>>
Sì, l'edificio era miracolosamente rimasto intatto, dopo la battaglia con il Demone. Escluso il campanile, che aveva comunque subito pochi danni. Per una città religiosa come quella, la notizia era stata una miniera d'oro.
<<Non preoccuparti. Non è la chiesa a fare la Chiesa, del resto.>>
<<...huh?>>
<<Ad ogni modo, Alexander, spero che questo tuo amico sia abile almeno la metà quanto te. Abbiamo davvero bisogno di aiuto.>>
<<C'è qualche problema?>> chiese Arsalan.
<<Sì. Uno dei nostri residenti è scomparso. Probabilmente rapito.>>
-hm. Davvero una storia felice, quella di quel rifugio. <<Rapito? Spiegati meglio.>>
<<All'inizio pensavamo fosse solo scappato, ma le riprese delle telecamere esterne ci fanno credere il contrario. Un furgone rosso è stato visto sulla strada prima che accadesse.>>
<<Ah. Capisco.>>
<<...io no.>> li interruppe Jacob. <<Mi sono perso qualche notizia? Cosa c'entra il furgone rosso?>>
<<Già, non ne parlano molto nei giornali perché ci sono fatti più interessanti al momento, ma si tratta di una serie di rapimenti perpetuati da un furgone rosso. Almeno, le testimonianze menzionano la presenza di un furgone rosso in tutti i luoghi dove i cinque rapimenti sono avvenuti. Nessuno ha visto le persone scomparire, del resto.>>
<<E stavolta, le telecamere hanno smesso di funzionare per mezz'ora>> concluse Padre Thomas <<durante la quale, Clint è sparito.>>
<<Fin troppo conveniente per essere una coincidenza, ma troppo difficile per essere intenzionale. È quasi come se fosse stato... un demone.>>
Solo quella parola attivò gli istinti da guerra di Jacob. Per poco non evocò la Spada lì davanti a tutti. "...Arsalan, stai implicando...?"
<<Oh beh!>> L'espressione dell'Angelo cambiò all'improvviso. <<Occupiamoci di coloro che sono ancora qui. Buona giornata, Padre Thomas.>> Presa la mano del Giudice, lo portò via con sé.
I due presto si lasciarono il sacerdote alle spalle, per entrare nei corridoi.
<<Quindi... riguardo a quel Demone...>>
<<Non è il momento. Ci sono cose più importanti da fare.>>
<<Ci sono cose più importanti dell'ammazzare i Demoni?>>
<<Come no.>> Aprì una grande porta.
Di fronte ai loro occhi si stanziava un'enorme cucina. Un odore di cibo - molti cibi del tutto diversi - li investì, insieme al calore che la loro preparazione portava. Un intero squadrone di volontari stava preparando quello che probabilmente sarebbe stato il pranzo.
<<Ah, Alexander.>> salutò un uomo. <<Ti stavamo aspettando! Ci serve la tua abilità.>>
<<Scusate!>> rispose "Alexander" <<Questo è il mio amico Jacob di cui vi ho parlato. Ci ho messo un po' a convincerlo.>>
<<Piacere di conoscerti, Jacob! Anche tu sei bravissimo a cucinare per ore senza stancarti?>>
<<Lo sarebbe se ci avesse mai provato.>> Arsalan mise la mano tra i capelli del ragazzo e glieli mosse, come se fosse suo padre. <<Temo che non puoi stare qui, Jacob. Fatti un giro, va bene?>>
Lui rimase un po confuso, ma annuì. <<...va bene... "Alexander"...>>
Così, Jacob lo lasciò a preparare cibo per i senzatetto, e si addentrò in quell'edificio.
"Un rifugio... chissà da quanto tempo viene qui..."
Sicuramente da molto, perché aveva dimostrato di riuscirsi ad orientare perfettamente nonostante la mancanza di cartelli o indicazioni. Lui, invece, si perse quasi subito.
Il posto sembrava essere diviso in sezioni. Da una parte c'erano la cucina, e dei magazzini che aveva visto. Da una parte c'erano delle aule, perché evidentemente speravano di istruire tutte quelle persone e trovare loro un lavoro. E da qualche parte dovevano esserci dei dormitori, ma non riusciva a trovarli.
<<Serve aiuto?>>
Si girò di scatto. Alle sue spalle c'era Padre Thomas. Aveva passi leggerissimi, o forse era lui ad essere troppo distratto dai propri pensieri? <<In realtà sì. Non avete mappe in questo posto?>>
<<Per quanto siano utili, le mappe sono la nostra ultima priorità. E abbiamo già pochi fondi.>>
<<Immagino...>> Se quella era un'iniziativa della città, la città non aveva mostrato molto interesse. Viveva lì da abbastanza tempo che avrebbe sentito dell'esistenza di un rifugio per senzatetto. <<Uh, scusate... Alexander mi ha portato qui all'improvviso. Posso... fare qualcosa per aiutare?>>
<<Lascia che ti mostri i dormitori, prima. Sono sicuro che il tuo amico vorrebbe farteli vedere.>>
Seguì il prete, anch'egli un esperto dei corridoi.
Il ragazzo non sapeva cosa aspettarsi, e come previsto, fu stupito di ciò che vide.
Quella del dormitorio era senza dubbio, l'ala più grande dell'edificio. Divisi da piccoli separatori, si stanziavano almeno un centinaio di letti doppi. La maggior parte di essi erano ancora occupati, in quanto era ancora mattina presto, ma i loro occupanti erano già tutti svegli.
Aveva visto qualche povero nelle altre stanze, ma era lì che veramente quello sembrava un rifugio per senzatetto.
<<Cosa ne pensi? È piuttosto deprimente, pensare che questa è solo una piccola frazione delle persone lì per le strade, no?>>
Jacob non rispose. Aveva cominciato a guardare i vestiti dei presenti: pochi indossavano qualcosa che non fosse stracci. Ma ovviamente, quella gente era sostenuta dalle donazioni, e nessuno donava mai i propri abiti nuovi. Nemmeno il Giudice, che era la persona più ben vestita in quella stanza. Quel ragazzo che andava in giro a picchiare Demoni dall'Inferno era conciato meglio di tutti loro.
<<...perché ho l'impressione che sia stato Alexander a suggerirvi di portarmi qui...?>> chiese infine.
<<Oh, l'avrebbe fatto, ma non ne ha avuto l'occasione. Quindi ti ci ho portato di mia spontanea volontà. Di solito, i nostri volontari hanno già avuto esperienze con i più bisognosi, ma tu non sei uno di loro.>>
No. Infatti.
<<Quanto alla tua domanda, non sono io a distribuire i compiti qui. Io tengo messe e svolgo lavori manuali.>>
<<Alla sua età?>>
Il sacerdote lo guardò sorridendo. <<Come, scusa?>>
<<Niente! Allora, a chi devo rivolgermi?>>
<<Torna all'ingresso e iscriviti nella segreteria. Ti sarà assegnato un compito, se temporaneo.>>
<<Capito. Grazie, Padre!>> Il ragazzo corse via, eccitato.
Poi tornò indietro. <<Potreste indicarmi la strada...?>>
Un altro breve viaggio dopo, Jacob fu riportato alla segreteria. Fin'ora aveva fatto avanti e indietro due volte, perfetto modo di spendere la giornata!
<<Buongiorno...>> salutò.
Dietro il bancone c'era una ragazza dai capelli marroni e in parte dipinti blu, più o meno della sua stessa età, attualmente occupata a guardare il cellulare, il quale posò non appena si sentì chiamare. <<Buongiorno. Ah, tu sei l'amico di Alexander, vero? Io sono Rhoda.>>
Rhoda era lì da quando era entrato, quindi doveva averlo visto insieme all'Angelo. Per questo sapeva chi fosse. <<Piacere. Ma, lo conoscono tutti, qui?>>
<<Alexander? Più o meno sì. È apparso all'improvviso, qualche settimana fa, e ha subito dimostrato di essere il migliore in... più o meno tutto ciò che fa. Ed è anche rapido.>>
"Più di quanto immagini..."
<<Ma per quanto lui protesti, lo mandiamo quasi sempre a cucinare. Anche se abbiamo abbastanza cuochi, i suoi piatti sono troppo buoni.>>
...lo erano? <<Hmm, ho mangiato la sua pasta, sì.>> Non si era mai accorto però che fosse così speciale.
Un momento. Possibile che il motivo per cui insisteva sempre per cucinare per lui... fosse che voleva imparare per il rifugio...?
<<Oh, e non dirglielo, ma pensiamo tutti che sia estremamente affascinante.>>
Ora su questo era d'accordo. Un Angelo che non era attraente non si meritava questo nome. <<Non ditemi... che qualcuno ha provato a chiedergli di uscire.>>
<<...forse.>>
<<... l'hai fatto anche tu, vero?>>
<<...sì.>>
<<...e fammi indovinare, lui non ha nemmeno capito cosa gli stessi chiedendo.>>
Rhoda trattenne delle risate. <<Pensi sia così denso? Più che altro credo sia semplicemente già interessato ad una persona, a cui è estremamente fedele.>>
Una... persona...? Arsalan aveva incontrato qualcuno lì nel rifugio?
...gli Angeli sentivano attrazione romantica o sessuale...? Doveva chiederlo, prima o poi.
<<Uh? È qualcuno che lavora qui?>> domandò.
Lei lo fissò con un sorriso. <<Jacob, il motivo per cui tutti ti conoscono è che Alexander non fa altro che parlare di te.>>
...ah.
Ovviamente parlava solo di lui. Non conosceva nessun'altro. Era il suo Angelo. Si trattava solo di un giustificabile errore.
Ma il ragazzo non poté fare a meno di arrossire e distogliere lo sguardo. <<Ah... temo ci sia stato uno sbaglio... non ci conosciamo nemmeno da tanto...>>
<<Sei sicuro? Perché lui sostiene che siate stati insieme per tutta la vita~>>
Va bene. Tecnicamente corretto. Entrambi erano tecnicamente corretti. <<In, uh, in ogni caso. Ero venuto qui perché volevo fare qualcosa, e Padre Thomas mi ha detto->>
<<Sì, solo un attimo.>> Prese un foglio. <<Nome e recapito?>>
La informò al riguardo, dandole il suo indirizzo e il suo numero.
<<E, la cosa importante, cosa sai fare, Jacob?>>
<<Be', studio arte all'università, suppongo che potrei aiutare con alcune materie artistiche. Oh, e anch'io sono parecchio forte, veloce, e resistente. Non quanto Alexander, ma abbastanza per svolgere lavori manuali pesanti.>>
<<Hmmm... il problema della gente come te è che non ci sono molte attività che richiedono una generica forza fisica, sai? Il tuo amico sa cucinare ed ha conoscenza di... praticamente ogni argomento scolastico. Tu non hai nulla del genere. Insomma, servono abilità pratiche per giustificare la tua presenza qui.>> Posò il foglio con aria afflitta. <<Mi dispiace.>>
"...è vero, huh." <<Nah, nessun problema.>> In realtà, era piuttosto deprimente da sentirsi dire. Ormai era lì, e aveva visto quella gente ammassata nel dormitorio, senza casa e senza una condizione decente... si sentiva in colpa a non poterli aiutare. <<Suppongo di essere piuttosto inutile.>> Cominciò ad allontanarsi verso l'uscita. <<Se Alexander chiede, ditegli che sono a casa per imparare un'abilità pratica o due.>>
Proprio così. Non si sarebbe permesso di mancare l'aiuto che serviva a quella gente. Come si dice, da grandi poteri derivano grandi responsabilità, eccetera.
<<Un momento.>> Rhoda lo fermò con aria confusa.
Ma poi riprese a sorridere. <<...sbaglio o questo è lo stesso indirizzo di Alexa->>
<<Buona giornata.>> Jacob aprì la porta e se ne andò di scatto.
"...abilità pratiche..."
Chissà cosa avrebbe potuto imparare.
Questo si chiedeva il Giudice del Signore mentre attraversava le strade per tornare a casa propria. Allo stesso tempo, si guardava in giro, alla ricerca di qualche idea. Magari pubblicità di un corso di... qualcosa. Non sapeva di cosa avrebbe potuto aver bisogno, la gente del rifugio.
Mentre ragionava, sentì le campane.
La Chiesa di San Davide... evidentemente, la messa stava per iniziare. O forse era già iniziata? Non sapeva come funzionasse. Arsalan ci andava ogni domenica, ma non l'aveva mai portato lì.
Jacob non pensava spesso alle chiese, in realtà. Erano begli edifici all'interno, e un po' meno all'esterno. Li apprezzava solo dal punto di vista estetico.
Eppure, Xaphan gli aveva dato una diversa prospettiva al riguardo. Quando il suo fuoco non aveva bruciato l'edificio principale. Era stato piuttosto strano. Non impossibile, ma strano. E non riusciva a togliersi di mente l'idea che quella chiesa fosse come... un luogo sacro, impossibile per un Demone da distruggere.
Per quanto questo avesse poco senso, decise di provare a seguire le campane.
"...è davvero intatta."
Era giunto di fronte all'ingresso della chiesa, e l'aveva visto dal vivo per la prima volta, dopo quella battaglia. Tutto era come i telegiornali l'avevano descritto. I danni erano visibili sul campanile, e nel cortile, ma non sui muri.
"Che dovrei fare ora? Sono venuto qui per niente? Dovrei entra-"
<<Mi scusi.>> mormorò una voce.
Jacob abbassò lo sguardo. Appoggiato all'edificio c'era un uomo. Vestito peggio di chiunque avesse mai visto, seduto su una tovaglia mezza strappata, e con un cartello in mano: "CASA PERSA".
Accanto alle sue gambe, un cestino con qualche monetina dentro.
...e lui non l'aveva nemmeno notato...
<<Scusate! Scusate.>> disse immediatamente. Tirato fuori il portafogli, gettò metà di quello che aveva. Non era molto, vista anche la sua situazione economica, ma dubitava di potersi permettere di più. E in ogni caso, aveva più che raddoppiato il contenuto della cesta.
L'uomo gli sorrise. <<Grazie. Il Signore ti benedica.>>
<<L'ha già fatto, credimi... un momento, perché non sei al rifugio per senzatetto della città?>>
La domanda sembrò confonderlo un po'. <<C'è un rifugio per senzatetto?>>
Il solo sentire questa frase fece infuriare il Giudice. <<...sindaco di merda, l'anno prossimo non ti voto.>> fu la sua unica risposta. Gli porse la mano. <<Vieni con me. Ah, qual'è il tuo nome?>>
Lo straniero sembrò ancora più confuso da quel gesto di generosità. Come se non potesse gioirne per quanto ne era sorpreso. Ma accettò la presa. <<Elliot. E tu, ragazzo?>>
<<Io? Io mi chiamo Jacob.>>
13:20
Arsalan aprì la porta dell'appartamento correndo. <<Scusa se non ho potuto cucinare per te, Jacob! Ti ho portato dei cannelloni rima->>
Trovò il ragazzo occupato a guardare un video, seduto davanti al tavolo. Era così concentrato che non rispose nemmeno al saluto, e inizialmente l'Angelo non riuscì a credere a cosa stesse facendo.
<<...Jacob, stai...?>>
<<Supervelocità più capacità di apprendimento aumentata in quanto Giudice e boom!>> Si girò, mostrando un pezzo di stoffa colorata. <<Ho imparato a cucire!>>
L'altro rimase a guardarlo, apparentemente sconvolto.
<<Arsalan...? Lo so che è un po' ridicolo, ma non trovavo altre->>
<<Sei incredibile. Il miglior Giudice per cui un Angelo potrebbe mai pregare.>> Battè le mani eccitato. <<Se non domani, sarai già pronto dopodomani per aiutare al rifugio!>>
"Woah. Calma." Il suo personaggio rimaneva fin troppo facilmente mutabile. Quell'abitudine a cambiare non sarebbe mai cambiata. <<Voglio solo aiutare quella gente bisognosa. Hanno fatto un ottimo lavoro a convincermi.>>
<<Fammi indovinare... Rhoda?>>
<<...no? È stato Padre Thomas, che c'entra Rhoda?>>
L'Angelo gli fece l'occhiolino. <<Le ho chiesto dove fossi e non ha smesso di ridere un secondo mentre parlava di te. Non sapevo fossi così bravo con le ragazze.>>
Per poco Jacob non fece cadere la sua nuova creazione.
"...capisco che alla mia veneranda età dovrei già essere fidanzato, ma questa è una congiura."
E pur sapendo che si trattasse di un altro errore, il ragazzo arrossì.
8 Giugno 2020
<<...vuoi aiutare a riparare i vestiti e farne di nuovi, ho capito bene?>> chiese Rhoda, scrivendo.
Jacob annuì. <<Ho imparato da poco ma sono già molto bravo. Non per vantarmi.>>
<<Figuriamoci. Va bene allora, sai dove andare?>>
<<Lo porto io.>> disse Arsalan. <<Ci metterà qualche giorno ad imparare ad orientarsi qui.>>
<<Non preoccuparti, Jacob, io ci ho messo due settimane. Bè, allora, divertitevi voi due!>> li salutò.
Il Giudice non era sicuro che "divertirsi" sarebbe stata la parola giusta. Ma ci sperava. E anche se non lo fosse stato, avrebbe continuato.
Per quanto? Tutta l'estate, forse.
L'Angelo gli indicò la strada per la sala dove si occupavano di cucire. Non fu strano scoprire che c'erano solamente alcune donne, e delle bambine dei senzatetto ad osservarle. <<Non puoi entrare qui! Queste sono cose da femmine!>> gridò uno di loro.
<<No, nessun problema.>> disse una delle donne. <<È amico di Alexander.>>
<<Oh. Va bene allora!>> La piccola lo salutò con la mano. Evidentemente, l'Angelo era famoso anche tra di loro. Lui rispose ugualmente, entrando, mentre Arsalan si dirigeva alla cucina.
Posò la scatola che conteneva i suoi materiali su un tavolo, e li tirò fuori. <<Wow. Avete un sacco di lavoro da fare qui.>>
Una delle cucitrici annuì. <<E questi sono solo i vestiti in punto di strapparsi. I danni minori sono ignorati.>> Per dimostrarlo, una delle bambine mostrò fieramente il foro che aveva sotto la manica destra. Se non l'avesse fatto sorridendo a trentadue i denti, sarebbe stato penoso.
<<Capisco, non c'è tempo di sistemare proprio tutto-tutto.>>
O almeno... non c'era stato.
Il ragazzo non aveva dormito per nulla quella notte, né si era fermato durante il pomeriggio. Sapeva già sistemare un abito bucato, e persino farne uno nuovo, se necessario. Era allo stesso livello di tutte quelle signore.
Ma era più veloce. <<Vedrò cosa posso fare.>> disse.
E per sistemare la prima giacca, ci impiegò poco più di cinque minuti.
Oh, avrà pure mosso le sue mani in modi che nessun umano potrebbe mai fare normalmente, ma nessuno lo stava fissando e dunque nessuno se ne accorse.
Oltretutto, era un lavoro perfetto. <<Ta-daa! Che ne dite?>>
<<Mhm. Non c'è male.>> rispose una signora.
La reazione delle adulte era stata noiosa come gli adulti tendono ad essere. Era la reazione dei bambini quella interessante. <<Ooh! Ci hai messo pochissimo!>> esclamò una di loro.
<<Calma. Non avete sentito? È solo "niente male".>> disse lui ironicamente, anche se in realtà era estremamente fiero di quella riparazione.
<<Com'è che ti chiami?>>
<<Jacob. Ma tutti mi conoscono come l'Amico di Alexander, a quanto pare.>>
<<Ah, ecco perché sei così veloce! Sei come lui!>>
<<...huh?>>
Le donne sospirarono, seccate. <<Oh, non andate a raccontare queste storie anche a lui, ora!>>
<<Non è una storia! È successo davvero!>> protestò la bambina. <<Un giorno, quando non c'era nessuno, ho fatto una torre con tuuuuuutti i cuscini della stanza da letto!>>
Wow. Si annoiavano davvero molto, lì.
<<Era una torre altissima che arrivava al tetto e mi stavo arrampicando! Poi, quando ero quasi in cima, la torre è crollata e io sono caduta! E stavo per diventare una frittata, ma Alexander mi ha sentita gridare ed è venuto a prendermi!>>
Jacob cominciava a capire la situazione. <<Ti ha sentita... da dove?>>
<<Dalla cucina, dall'altro lato della casa! Poi mi ha appoggiata sul letto ed è tornato subito lì, così nessuno si è nemmeno accorto che se n'era andato!>>
Il ragazzo non poté fare a meno che scoppiare a ridere.
La cucitrice più anziana sbuffò. <<Ecco, nemmeno il suo migliore amico ci crede a questa storia!>>
<<Pfft... si sbaglia, signora...>>
Arsalan. Un vero, e proprio, bastardo... in senso affettivo, ovviamente
<<...rido proprio perché ci credo.>>
20:45
I due erano stati l'intera giornata al rifugio, e per la maggior parte del tempo, divisi, troppo occupati con le proprie faccende per parlare. Si erano incontrati per brevi lassi di tempo, ma non abbastanza per informarsi di quando se ne sarebbero andati.
Eventualmente, qualcuno venne ad avvisare Jacob al riguardo: Arsalan gli aveva chiesto di riferire che si sarebbero incontrati nel cortile dietro il rifugio, alle nove meno un quarto, pochi minuti dopo la chiusura, in quanto solo un ristretto gruppo poteva rimanere dentro durante gli orari notturni.
E alle nove meno un quarto Jacob si presentò, solo che... non c'era nessun'altro.
Arsalan non era il tipo da farsi aspettare, quindi dov'era finito? Il ragazzo attese inquieto. Nonostante fosse estate, il sole a quell'ora era già tramontato, e cominciava a fare fresco. Fortuna che aveva una giacca.
Come se non bastasse, c'era uno strano odore nell'aria... un odore di...
Non fece in tempo a riconoscerlo che sentì dei passi.
In quel cortile illuminato da un lampione intermittente apparve una giovane ragazza.
<<...Rhoda?>> chiese il Giudice confuso.
L'aria sembrò cominciare a raffreddarsi.
<<Perché sei sorpreso? Mi hai detto tu di venire qui, no?>> disse lei.
<<...io ho fatto cosa? No, non ti ho detto nulla.>>
<<Uh? Vuoi dire che non mi hai chiesto tu di venire qui per aiutarti con il tuo appuntamento con Alexander?>>
<<...il mio appuntamento?>> Oh accidenti. <<Senti, Ars- Alexander mi ha detto di venire qui per incontrarci prima di tornare a casa.>>
<<Ah. È vero, tu non l'avresti saputo.>> Come se realizzando di aver fatto una scemenza, Rhoda si mise la mano in testa. <<No, quell'incontro l'ho organizzato io. Ho fatto dire a te che Alexander ti avesse invitato e a lui che tu lo avessi invitato. Era il vostro appuntamento.>>
<<Questo...>> è stato un piano molto stupido e quella ragazza avrebbe dovuto lasciare stare i due <<...ha senso. Ma tu perché sei qui?>>
<<Perché Alexander mi ha detto che tu volessi incontrarmi qui. E io ho supposto che volessi aiuto dalla tua wingwoman con l'appuntamento.>>
<<...ma, io non sapevo fosse un appuntamento?>>
<<Quella parte mi è sfuggita di mente.>> Rise imbarazzata <<Quindi, tu non volevi davvero incontrarmi qui?>>
<<Uh, no. Credo che lui abbia ricevuto il tuo messaggio e abbia provato ad organizzare un appuntamento tra me e te. Bastardo... chissà dov'è ora...>>
<<...perché l'avrebbe dovuto fare?>>
<<È convinto che tra me e te possa funzionare.>>
<<E ha ragione?>>
<<Mah, fors- un momento, che domanda è?!>>
Lei rise. <<Scherzavo. Questa situazione è troppo ridicola.>>
Lui finì per fare lo stesso. <<Haha, già. Tu che fingi che Alexander voglia incontrare me, e che io voglia incontrare lui, mentre Alexander finge che io voglia incontrare- un attimo, mi sono perso.>>
Il ragazzo e la ragazza risero insieme un'altra volta, in ancora più imbarazzo. Vicino a quella zona, i veicoli dei volontari lasciavano il rifugio.
La luce del lampione sembrò divenire più potente.
<<Oh be'>> Jacob scrollò le spalle <<conclusione di giornata un po' strana, ma suppongo tornerò a casa.>>
<<Aspetta.>> disse Rhoda, prendendogli il braccio. Sorrise di nuovo, ma stavolta in modo diverso. <<Ormai che siamo qui... che ne dici di soddisfare il tuo amico, e andare da qualche parte insieme?>>
Per l'ennesima volta, quella tipa lo fece arrossire. Solo che ora gli tolse anche le parole di bocca. <<Uhhh- non so, credo dovrei...>>
<<Seriamente, andiamocene da qui.>> Si sventolò la mano davanti al naso con aria disgustata. <<C'è questo terribile odore di zolfo da tutte le parti.>>
"...zolfo?"
Zolfo.
Jacob andò in cortocircuito.
Lui... conosceva l'odore di zolfo.
Cos'era l'odore di Zolfo?
Perché conosceva l'odore di Zolfo?
L'aveva già sentito.
- Jacob si girò di scatto.
L'aveva già sentito quando... un Diavolo Accusatore gli era apparso davanti.
Nel parcheggio fuori dal cortile, una figura appoggiata ad un furgone rosso sorrise.
<<Rhoda, attenta-!>>
Padre Thomas si scagliò su di loro coma una belva, con un coltello diretto alla gola della ragazza.