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Once Upon A Time

Un giorno dimenticato
del 1959

Nulla è inerente, eppure tutto è inerente. 

Un'affermazione di malvagità inerente ci obbliga ad una negazione della malvagità inerente, poiché essa porta in sé la propria giustificazione; ed un'affermazione della bontà inerente in tutti serve solo ad evidenziarle la mancanza di bontà inerente in tutti, poiché essa non può esistere in tale stato. 

C'è una cosa che posso dire essere assolutamente inerente, tuttavia. 

La qualità di questo cibo è inerentemente terribile. Nulla potrebbe salvarlo. Se non fossi a digiuno da giorni, lo avrei buttato via ore fa. 

...purtroppo ho bisogno di energie. I miei colleghi devono essere quasi arrivati. 

Non ho idea di chi mi abbia incastrato, ma ha svolto un lavoro perfetto. L'intero Vaticano non si fermerà finché non sarò morto. 

Sono stato costretto a fuggire in questo paese, e mi sono rifugiato in questa casa vicino una grande città... è stata una scelta strategica. 

In un centro abitato, avrebbero usato tattiche subdole per catturarmi. Qui fuori, praticamente in campagna... si potranno rivelare subito. Questo significa anche che useranno la massima potenza di fuoco...

Ma io possiedo un'arma segreta. 

E a giudicare dai rumori che cominciano a circondare la zona, è ora di utilizzarla. 

Aggiornerò questo diario se sopravviverò. 

A domani,

~ Daniele

L'anziano uomo si alzò. Tolse gli occhiali da lettura per quelli regolari, poi ripose il diario nella libreria di quell'edificio, accanto ai suoi due trattati, Apocalisse di Salomone ed Apocalisse di Ezechiele. Li aveva trascritti nella lingua locale negli ultimi giorni, perciò gli agenti della Chiesa, fluenti in solo Italiano e Latino, non sarebbero stati capaci di leggerli. 

...in caso lo avessero ucciso, chiaro. 

Non che avesse intenzione di lasciarglielo fare. 

Mentre era ancora rivolto verso le mensole, la porta di ingresso alle sue spalle crollò. 

<<Daniele Tobia Abel!>> chiamò il comandante della squadra di Cavalieri. Dietro di lui, nel giardino, c'erano quelli che dovevano essere venti o trenta agenti... con armi da fuoco a lunga distanza, senza dubbio. <<Ti sarà data una possibilità per arrenderti! Dopodiché, abbiamo il compito di->>

<<Lo so, lo so.>> sospirò lui <<Ditemi, credete davvero che sia stato io ad assassinare il Papa?>>

<<Girati lentamente e metti tutto a terra!>>

<<Ah, intendi dire questo? Va bene!>>

Daniele si mosse di scatto, prendendo quello che sembrava un libro e lanciandolo nella loro direzione. 

Che in realtà fosse una bomba contenente gas stordenti ai cinque sensi, quello lo sapeva solo lui. 

E loro lo scoprirono al momento di impatto. 

Proiettili confusi attraversarono i muri. 

<<Abel!>> gridò il comandante, praticamente cieco. Fece roteare la propria lancia, la cui punta era attaccata ad una catena di cinque metri. Avrebbe potuto colpirlo senza nemmeno spostarsi dalla propria posizione. 

L'effetto sorpresa, però, aveva già vinto quello scontro. Daniele, ora nascosto dietro il tavolo ribaltato, era riuscito a prendere la propria pistola. 

Ferì le mani del comandante per poi fuggire al piano di sopra. 

<<Fin'ora... sta andando ben->>

Aveva parlato troppo presto. Dalle due finestre ai lati del corridoio si calarono due agenti armati. Dovette prendere la seconda pistola, e sparare ad entrambi allo stesso tempo. 

Li vide difendersi con quelle loro braccia di metallo. Ciò significava che non potevano passare in offensiva senza essere colpiti. 

Un tempo, sarebbe stato chiaro che Daniele Tobia Abel non avrebbe mai ucciso nessuno. Ma ora aveva la fama di assassino del Papa. I due agenti avevano buoni motivi per credere che se avessero abbassato le difese, sarebbero morti sul posto, e non potendo fare ciò, si ritirarono di corsa. 

In quello, almeno, Daniele era bravo. 

D'altra parte, ci aveva impiegato troppo tempo. I Cavalieri di sotto si erano ripresi e alcuni stavano cominciando a salire le scale. Erano difesi da scudi... non poteva colpirli. 

Oh, e come tutti gli altri, erano anche ottimi tiratori di coltelli. 

<<Andiamo, ragazzi-!>> si lamentò Daniele facendo capriole per evitarli, uno dopo l'altro <<Sono- troppo- vecchio- per- queste cose!>>

...già. Il suo udito aveva sofferto peggio del resto. 

Non si accorse del Cavaliere entrato dalla finestra dietro di lui, e fu colpito dalla sua frusta. 

Daniele gridò di dolore. 

...una frusta. 

Ogni agente aveva il diritto ad un'arma personale... ma una frusta era inefficace. 

Sarebbe potuto essere già morto, se fosse stata qualcos'altro. Volevano vederlo soffrire. 

Con la forza data da quella che avrebbe definito "Incazzatura", afferrò quell'uomo per il collo, e se lo mise davanti come scudo. 

I coltelli si fermarono, ma non aveva idea di per quanto. 

In un attimo, si liberò di lui gettandolo giù dalla finestra. Sarebbe sopravvissuto, si disse. 

Ora indifeso, per sua fortuna, le lame seguenti non fecero più che sfiorarlo. 

Fortuna...? Quella singola frustata lo stava uccidendo! Non scherzava quando diceva di essere troppo vecchio! 

<<Hahhh... allora, vi fate avanti o...?>>

Una sfida. Una tentazione, la chiamava. Funzionava sui Demoni, forse avrebbe funzionato su loro. 

Fu così. 

La schiera di tiratori avanzò, probabilmente, pensando che non potesse più fuggire. 

Era vero. Ma non era la sua intenzione fuggire. 

Il secondo motivo per cui aveva fatto tutti quei salti ed acrobazie, oltre allo schivare i coltelli, era evitare di attivare una certa "trappola". 

Non appena il primo degli agenti mise piede di fronte ad una specifica porta, tutti sentirono uno strano suono. 

Una mina esplose sotto di loro. 

Questa l'aveva fatta a mano, e anche regolata molto bene, vedendo come la casa era ancora in piedi e quei Cavalieri vivi, ma decisamente non in piedi. 

Senza perdere un secondo, Daniele imboccò l'ultima porta. 

Stanza da letto. Lì era tutto pronto. 

Sempre guardando l'entrata, lanciò le pistole al centro della bacinella piena. 

Gettò il sale, e pronunciò la formula a raffica. <<Signore Dio onnipotente fa che questo liquido sia benedetto nel tuo nome e che libero da ogni peccato diventi mezzo di purificazione e diffonda la tua parola il Vangelo del tuo Cristo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo Amen, sbrigati a santificarti!>>

Sentiva altri passi per le scale. Non aveva più tempo. E la sua schiena ferita... sentiva che sarebbe svenuto. 

<<Non ancora! Non-!>> Aveva già preparato una boccetta, ma gli serviva altra adrenalina. Quindi si accoltellò nella mano e verso sangue fresco nell'acqua. <<-ancora! 

Aveva Acqua Santa, un'arma, e il suo DNA, parte del suo corpo. Per forzare quel rituale, mancava solo un ingrediente... parte della seconda metà, la sua anima. 

Quello era il trucco che rendeva ciò che stava facendo quasi impossibile. Aveva bisogno di pronunciare il suo Vero Nome, una specifica parola che sta al centro della propria esistenza, il termine più grande nel proprio codice metafisico. 

Normalmente, esso sarebbe sconosciuto, scopribile solo attraverso un mezzo che non possedeva. Ma lui era un'eccezione. 

Sua madre gli aveva detto che la famiglia Abel era maledetta, tanto che lui non sarebbe dovuto nascere. Destinata ad essere una sola cosa... e tutti i Veri Nomi dei loro membri erano altrettanto corrotti. 

Non gli era chiaro di cosa parlasse, né gli importava. Doveva solo dire quella parola, e...

-e si era distratto. 

La porta della stanza cadde, ed una punta metallica volò con una catena nel fianco dell'uomo. 

Daniele crollò. <<No... non... hahhhh... ora...>>

<<...mi dispiace che sia arrivato a questo, Abel.>> disse il comandante dei Cavalieri <<Purtroppo, hai commesso uno dei reati più gravi immaginabili.>>

Era finita. Se voleva sopravvivere, non poteva completare quel rituale... doveva... riprendere... le sue armi...

Le sue braccia... erano incapaci di...

<<Abel. Vuoi davvero soffrire ulteriormente? E va bene.>>

Il comandante tirò fuori la lancia dal suo corpo. 

Ancora, Daniele urlò. 

E tra le sue urla...

Sentì una voce. 

"Devi solo recitare la preghiera, Daniele."

...la preghiera. 

...se voleva farlo... aveva... bisogno... di...

<<Basta così! Perisci, nel nome del Padre, e del figlio, e dello Spirito Santo!>> gridò il comandante. 

La lancia scese verso di lui... verso la sua fronte. Non aveva alcun modo di fermarla. 

Tutto ciò che poteva fare... era...

Lasciare che lo colpisse. 

Sopravvivere solo un altro secondo. 

E rovesciare quella bacinella. 

<<-hahh.>>

Le pistole toccarono i suoi polsi. 

Fu abbastanza. 

La stanza esplose in una fontana di Luce. 

La preghiera rimbombò per i cieli. 

Angele Dei, qui custos es mei

Me, tibi commíssum pietáte supérna.

Illúmina. Custódi.

Rege... et gubérna.

<<Amen!>>

Quando la sua vista tornò...

Daniele scoprì di essere completamente guarito. 

La ferita sulla sua schiena si era rimarginata, così come quelle appena inflittagli. 

Anzi... si sentiva ringiovanito... anche se il suo corpo rimaneva lo stesso, lo percepiva agile come non mai. 

Davanti a lui, il comandante aveva arretrato, con un aspetto paralizzato da qualunque cosa stesse vedendo. 

E in mezzo...

Un uomo alto due metri, con lunghi capelli rossi e una veste bianca. 

Una figura che quasi risplendeva. 

Egli si girò... c'era un enorme sorriso sul suo volto, e due occhi azzurri... come il cielo. 

Lo approcciò con esitazione. <<Io... ti ho già visto.>>

<<Daniele Tobia Abel.>> annunciò l'uomo <<Complimenti per la tua evocazione. Con queste Armi Sacre, sei ufficialmente diventato un Giudice del Signore nostro Dio. 

Il mio nome è Arsalene, e sono il tuo Angelo Custode.>>