Amen 666 / 2
<<...Mara.>> ripeté Arsalan <<Il nemico del Buddha.>>
La creatura davanti a lui si leccò quelle specie di labbra al sentire il nome. <<Sì, almeno, così era un tempo. Oggi guarda, povero me, relegato al ranco di Diavolo Accusatore.>>
<<Infatti. Ho letto su di te, dopo l'incontro con Tevatort. Ti chiamano Re Demone, ma non sei una creatura infernale. Sei un Deva. Cosa ci fai qui?>>
<<Salomone è un mio nemico da secoli. Quando ho scoperto a chi sarebbe andato l'anello con la sua anima, ho deciso di precedere Satana, ed eccomi qui.>>
<<Quindi sei diventato un Diavolo Accusatore solo per incontrare lui?>>
<<Oh, no, lui mi ha solo aiutato a scegliere un umano. Ho ben altre intenzioni, io.>>
<<Quali?>>
<<Vogliamo parlare, o...>> Nella sua mano sinistra apparve la Shamshir-e-Zomorrodnegār, identica a quella ancora tenuta da Arsalan <<Vogliamo lottare?>>
L'Angelo sembrò quasi ignorare la minaccia. <<Non sei abbastanza forte da sconfiggermi. Dov'è il trucco?>>
<<Haha... lo scoprirai solo vivendo!>>
Il Demone corse verso di lui, alzando l'Arma.
Per un attimo, Arsalan ebbe paura che stesse per accadere qualcosa.
Ma capì subito la situazione, e poté scacciare via quel timore.
Così non appena si gettò su di lui, prese Mara per il collo.
<<...Mara. Alcuni dicono che, grazie a Gautama, tu abbia raggiunto l'Illuminazione. Che abbia abbandonato la tua via malvagia per quella nobile.>>
<<Hah... ca... lunnie...!>> Il Demone non smise di sorridere.
<<Chiaro, non sei affatto Illuminato. Ma... c'è un fondo di verita, non è così?>>
Gli esseri del suo reame avrebbero dovuto vivere per circa nove miliardi di anni. Questo avrebbe piazzato Mara stesso a meno di metà della propria esistenza. L'Angelo si diceva che una creatura così longeva, eppur giovane, avrebbe avuto una mentalità statica, mai in evoluzione.
Ma ecco lì, un Mara totalmente differente da quello descritto nelle storie. Non era più il Demone che seduceva gli uomini con donne e ricchezze.
Qualcosa lo aveva cambiato.
I suoi obiettivi erano cambiati.
Era imprevedibile.
L'unico motivo per cui rimaneva vivo, era che l'Angelo non sapeva cosa sarebbe potuto accadere se scomparisse.
-però, la sua mente l'avrebbe scoperto presto.
<<Mara, il Signore dei Sensi, diventato Diavolo Accusatore... ma senza possedere nessuno né cercare di acquisire potere... solo creando desideri maligni nel proprio umano...>> ragionò <<Come l'hai fatto? Se fosse stata semplice magia seduttrice, ce ne saremmo accorti.>>
<<Io non ho creato... alcun desiderio...>>
<<...no. Hai... manipolato i desideri che esistevano già, non è così?>>
<<La mia... specialità.>>
Se non fosse stato certo di quel che diceva, Arsalan avrebbe pensato stesse mentendo. Quello era uno dei peggiori ingannatori di ogni universo. Solo un Illuminato possedeva la capacità di vedere attraverso le sue menzogne... e un Angelo non era un Illuminato. Né lo era un Giudice.
Mara non aveva bisogno di possedere Jacob quando poteva rovesciare la luce dai suoi occhi. Non c'erano altre domande sul modus operandi di quella feccia.
Rimaneva poco chiara una cosa. Il motivo. La risposta facile sarebbe stata che la natura di Mara era tale che spingeva gli altri all'edonismo, come aveva fatto verso il Buddha. Ma se erano cambiati i suoi metodi, come poteva essere certo che non fosse cambiata anche la sua natura?
<<Dimmi, Mara, chi ti ha chiesto di fare questo?>> azzardò. Anche se la probabilità che avesse un mandante era minuscola, non c'era motivo di ignorarla.
<<Nessuno dà ordini... al Re Demone...!>> Nonostante il suo parlare soffocato, sembrava in ottime, stabili condizioni.
La probabilità che stesse recitando era del 100%. La probabilità che Arsalan stesse cadendo in una trappola era del 44%. Bassa. Continuò a stringere. Con ogni secondo, la probabilità si alzava.
<<Forse dovrei solo finirti adesso. Non sei abbastanza intelligente per preparare nulla di complesso. Qualunque fosse il tuo obiettivo, staremo tutti meglio senza di te.>> Un ultimo tentativo. La sua tecnica insegnatagli da Daniele. Tentazione. Ferisci l'orgoglio del Demone.
<<Hah... non funzionerà con me, Arsalene... io non sono uscito dall'Inferno, non ho debolezze simili...>> Ovviamente. <<...e del resto... posso assicurarti che Jacob Aiagon non starà meglio senza di me.>>
<<Se mi dici il perché, sarò io a giudicare ciò.>>
<<Con piacere. Ma prima...>>
Per un solo attimo, i capelli che coprivano la sua fronte si alzarono come se spostati da un possente vento.
Per un solo attimo, Arsalan vide una luce come quella divina uscire dalla sua fronte.
Per un solo attimo, Mara scomparve, ed uscì dall'oscurità alle spalle dell'Angelo.
"Un... Terzo Occhio...?!"
Arsalan si girò di scatto per bloccare il suo attacco.
...ma non ce ne fu nessuno.
Mara era sì dietro di lui, con la propria Shamshir in mano, eppure non si era mosso per colpirlo.
<<Questo, mio caro Angelo>> disse sibilando <<era solo una dimostrazione. Se volessi il tuo male, saresti già tornato tra gli altri polli.>>
...se quello era davvero un Terzo Occhio, non aveva tutti i torti.
Se davvero possedeva i poteri psichici del Buddha, c'era poco che Arsalan potesse fare.
Era un grande "se".
Mara non poteva essere Illuminato. Ergo, quella doveva essere un'illusione.
Ma quella luce... cosa poteva essere, se non un vero Terzo Occhio...?
<<Quindi non vuoi farmi male?>> chiese l'Angelo.
<<Sono indifferente rispetto a te.>> Indicò il corpo fluttuante di Jacob dietro di sé <<È lui che voglio proteggere.>>
<<Perché?>>
<<Andiamo, quello di aiutare gli altri è un piacere, e in quanto tale, è parte del mio repertorio.>>
Ovviamente non era così. Il Mara discusso nelle storie non avrebbe fatto o detto nulla del genere. Ma speculare sui cambiamenti nell'atteggiamento del Re Demone sembrava ormai inutile - non era altro che un lunatico, e faceva ciò che voleva.
<<Sto aiutando anche le altre due Giudici, con delle bellissime illusioni>> proseguì il Deva <<ma lui non voglio solo aiutare. Lo voglio proteggere.>>
<<Proteggere da cosa?>>
<<Da te.>>
Eccola lì. La predica su come lui sia una minaccia peggiore dei Diavoli Accusatori. L'aveva sentita mille volte, e mille volte l'aveva trovata poco convincente.
Tuttavia... era costretto ad ascoltare. <<Spiegati.>>
<<È molto semplice. Se non l'avessi ancora capito... no, se ti stessi ancora rifiutando di capirlo... l'essere Giudice sta distruggendo Jacob Aiagon.>>
Un'altra cosa che aveva già sentito. Questa, però, non gli era mai stata detta da nessun altro. Solo da sé stesso.
<<Un ragazzo come lui non può sopportare questo tormento. Deve smettere di fare questo lavoro.>>
<<E uccidere innocenti lo aiuterà?>>
<<Non mi avete lasciato altra scelta. Nemmeno io posso sfidare il tuo Dio, che la forza ha reso supremo. Ma... posso fare in modo che Jacob non sia più adatto come Giudice.>>
<<...corrompendolo.>>
<<Se il tuo Dio davvero sceglie solo i più Santi, allora Jacob Aiagon smetterà di essere Santo.>>
Sì, era chiaro.
Anche se i peccati erano concessi a tutti, i poteri donati dal Cielo venivano spesso revocati agli uomini caduti dalla grazia. Forse Mara aveva elaborato quel piano dopo il suo incontro con Salomone.
La corruzione di Jacob sarebbe stata chiaramente causata da Mara, all'Onnisciente ciò era chiaro. Ma poiché nessuna possessione era avvenuta, poiché Jacob aveva commesso quei peccati da solo, attraverso i propri desideri... il Signore avrebbe potuto decidere che non fosse comunque più adatto come Suo Giudice.
<<Lasciami indovinare. Con il tempo, questo stato di infrenabile desiderio di Jacob diventerà... permanente?>>
<<Non credo di poterlo rendere una bambola incosciente, ma finché lo vorrò, la sua natura sarà per sempre quella di un edonista, mai più capace di combattere in nome di Dio. E finalmente... sarà libero.>>
<<Quanto libero può dirsi quando andrà costantemente fuori di senno e mangerà i cadaveri di persone?>>
<<Usa la testa, Arsalan. È tutto calcolato.>> disse, indicando la sua fronte con la Shamshir <<Ho manipolato i suoi desideri e li ho fatti convergere tutti in uno solo. Quello di te. Ci è voluto un po' perché la sua anima stabilizzasse te come bersaglio, ma è fatto. Se solo tu starai con lui tutto il tempo... come fai già, del resto... non entrerà mai più in quello stato di astinenza.>>
...aveva proprio previsto tutto.
Poche creature erano più furbe di Mara, del resto. Qualunque cosa gli fosse successa, ciò non era cambiato.
Aveva deciso di liberare Jacob dal compito di Giudice e l'avrebbe fatto. Tre persone erano morte ma non sembrava averle sulla coscienza.
<<...ma c'è una cosa che non hai preso in considerazione.>>
Se possibile, il sorriso del Re Demone si fece ancora più largo. <<Oh? E cosa sarebbe?>>
Lo sapevano già entrambi. Una era la risposta, uno il dovere, uno il destino.
Come due fulmini in rotta di collisione, le Shamshir si scontrarono all'improvviso. L'Angelo aveva attaccato e il Deva parato.
<<Io non te lo permetterò.>> disse Arsalan.
<<Allora cadrai di fronte alla mia luce!>>
Un tuono.
Iudex
N° 3
E Jacob Aiagon vedeva tutto.
Ma non sapeva di essere Jacob Aiagon.
Jacob Aiagon non sapeva di essere.
No, solo un occhio rimaneva, un'osservazione agita da una serie di fenomeni, senza che formassero alcuna creatura.
E se avesse osservato se stesso, avrebbe trovato solo il vuoto.
Tuttavia, ciò che fece fu riconoscere l'esistenza altrui, permettendo che altre persone potessero prendere forma nel reame della propria anima.
Risa Dascira
Osservava Risa Dascira, la prima Giudice.
Ma non vedeva Risa Dascira. Ciò che vedeva era la propria impressione della prima Giudice nella propria mente.
Vedeva una donna in piedi con una bambina inginocchiata di fronte a lei. E la donna uccise la bambina con le proprie mani. Il sangue sulle sue dita non sembrò disturbarla.
Giratasi, venti trappole si attivarono, facendo a pezzi e purificando il corpo inerte della bambina, e la Giudice se ne andò indifferente.
<<...è questo che pensi di me?>>
Ma questa era una Risa superficiale.
Guardando in un'altra direzione era un'altra. Una più piccola, una bambina come quella che aveva ucciso.
E soffrì un destino simile quando diecimila croci penetrarono il suo torace, e con ogni ferita, un organo distrutto gridava "Amen!".
E il suo sangue diventava indistinguibile dalle sue lacrime.
<<...è questo che pensi di me?>>
Ma ancora, la vera Risa era nascosta.
In un'altra direzione, era un'altra donna. Ed un'altra. Ed un'altra. Ed altre mille, un numero impossibile.
<<Allora non devi fare altro che sceglierne una.>>
Sì, era questo che Jacob Aiagon doveva fare.
Se non poteva riconoscere la propria esistenza, se non era altro che un occhio, avrebbe posato la propria vista su ciò che desiderava.
Avrebbe scelto Risa come la voleva.
E scelse la Risa debole, quella capace di commettere errori proprio come lui, e che avrebbe compreso i suoi problemi e lo avrebbe consolato nel bisogno e lui avrebbe consolato lei.
Ma questa Risa... non aveva faccia.
Non importava quanto Jacob cercasse, non c'erano occhi o bocca o naso.
Solo un riflesso del vuoto.
Simona Paldim
Osservava Simona Paldim, la seconda Giudice.
Ma non vedeva Simona Paldim. Ciò che vedeva era la propria impressione della prima Giudice nella propria mente.
Vedeva una donna circondata da un'aura di luce, libera da ogni impurità, capace di distruggere i propri nemici con un solo sguardo, oltre ogni limite terreno se non sé stessa.
<<...è questo che pensi di me?>>
Ma questa era una Simona superficiale.
In una seconda direzione, Simona si mostrava vestita con una camicia impolverata e jeans. Sorrise, e fece un occhiolino all'osservatore, prima di allargare le braccia per accorglierlo. Il suo viso era rosso. La sua mente era innocente. Lasciava la porta accanto solo per rallegrare la giornata al mondo intero.
<<...è questo che pensi di me?>>
Ma ancora, nessuna di queste era la vera Simona.
Una vera Simona non esisteva, solo ombre di ombre, riflessi caleidoscopici di una singola luce.
<<Allora non devi fare altro che sceglierne una.>>
Sì, era questo che Jacob Aiagon doveva fare.
Se non poteva riconoscere la propria esistenza, se non era altro che un occhio, avrebbe posato la propria vista su ciò che desiderava.
Avrebbe scelto Simona come la voleva.
E scelse la Simona ferita, dopo una lunga battaglia con la quale aveva difeso lui da ogni nemico, ma senza mai perdere il sorriso, e con quel sorriso avrebbe poi guardato il ragazzo che aveva protetto e salvato.
Ma... non c'era alcun sorriso.
Non c'era proprio una bocca, né occhi, né alcuna faccia.
In quel viso, ciò che guardava era ciò che veniva guardato.
Arsalene
Osservava Arsalene, l'Angelo.
E l'Angelo guardava fuori da una finestra, come ipnotizzato dal sole, ma non mostrava alcun interesse in esso.
<<Lo stai davvero facendo per loro?>>
L'occhio si girò verso un altro Arsalan, e lo trovò sempre ad osservare fuori dalla finestra.
<<O per il tuo proprio senso di orgoglio, per vendetta, per liberarti di una spina nel fianco?>>
L'occhio si girò ancora.
<<Dopo tutto questo tempo, ancora non hai imparato.>>
L'occhio si girò ancora.
<<Un egoista non vince mai nessuna battaglia.>>
L'occhio si girò ancora.
Arsalene si girò verso lui.
<<E visto che non vincerai mai, continuerai a combattere per sempre.>>
L'occhio si chiuse.
La palpebra si infranse.
L'Angelo di Dio distrusse la barriera tra sé e Jacob e allungò il braccio.
<<Non puoi sfuggirmi... Giudice.>>
No, no, no, no, no, no, no, no, no, no-
Prese il volto di Jacob tra le proprie mani.
No no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no
E aperta la bocca, lo divorò.
"No."
L'ego di Jacob Aiagon si rimise insieme.
Ora osservava solo sé stesso.
Ora osservava un Diavolo Accusatore.
<<Buona fortuna nella tua prossima reincarnazione.>>
Ora osservava la propria esplosione.
<<...non mi farò mai uccidere da un altro uomo.>>
Ora osservava fiamme che lo bruciavano.
<<Come noi li rimettiamo ai nostri debitori!>>
Ora osservava la propria gola distrutta.
<<Ciao, Jacob Aiagon.>>
Ora osservava un gatto deceduto.
<<Questa è la tua vita.>>
Ora osservava una bambina, l'Anticristo.
<<Ma non deve esserlo.>>
Ora osservava una donna.
Inlus mise le proprie mani sul suo corpo.
Dieci, cento, mille mani che si univano a lui, come milioni di danze unisone.
<<Le regole sono ancora le stesse, amore mio...>> sussurrò nel suo orecchio <<Devi... solo... accettare...>>
<<E sarà tutto finito.>> disse la bambina.
<<Niente più dolore.>>
<<Niente più fiamme.>>
<<Sarai vivo.>>
<<E non dovrai più temere nulla.>>
<<Dici solo...>>
<<...una parola.>>
E Jacob osservava sé stesso. E le sue infinite morti. E come se il cervello non dovesse dare l'ordine, le labbra si mossero per rispondere.
<<A... me...>>
-ma.
Ora, Jacob era osservato.
Da un singolo occhio proiettato lì direttamente dal Cielo.
E non era felice.
"TI È STATO DETTO."
Una Spada Sacra trafisse Inlus da testa a piedi.
"TU SEI IL GIUDICE DEL SIGNORE."
<<No! Aspetta->>
Ma il tempo non esiste per tutti.
E la bambina di fronte a lui fu ugualmente distrutta dalla Shamshir-e-Zomorrodnegār.
Jacob Aiagon gridò.
<<No, no, no, no, bastardo, bastardo-!!>>
Si slanciò sull'occhio pieno di rabbia.
La luce lo respinse.
"COSÌ SIA ORA E PER SEMPRE, NEI SECOLI DEI SECOLI."
Non c'era nulla che si potesse fare contro l'Occhio.
Non c'era nulla si potesse dire che non sapesse già.
E con questa conoscenza, Jacob gridò.
<<Io... ti... odio-!>>
AMEN
E come per la prima volta, Jacob Aiagon si svegliò. Steso sul pavimento aprì gli occhi.
Lasciato quel posto dove il suono non esisteva, anche il silenzio ora era assordante.
Così anche la vista smise di funzionare, ma dopo che si fu riabituato alla realtà, riuscì a discernere il soffitto, e i disegni e le scritte fluorescenti su esso.
<<...quindi era tutto un rituale.>> mormorò.
Arsalan era già in piedi, per qualche motivo fermo in mezzo alla stanza. <<Cosa ricordi?>>
<<...mi hai svegliato e salvato da Mara.. in qualche modo.>> rispose.
<<E questo è più o meno tutto!>> L'Angelo si piegò su un ginocchio e gli offrì la mano per rialzarsi, sorridendo.
Jacob incontrò il suo sguardo.
E ricordò.
Ricordò come Arsalan avesse promesso di dimenticare ogni sentimento per poter essere l'Angelo migliore possibile.
Ricordò come avesse concluso che essere Giudice l'avrebbe ucciso, ma che doveva farlo.
E ricordò l'Occhio, il suo occhio.
Falso.
Era tutto un falso.
Arsalene era-
<<Ah, ce l'avete fatta.>> disse Risa, aperta la porta.
<<Raguel è ancora in ospedale, ma ce la farà. Voi come state?>> aggiunse Simona, sporgendosi.
<<Vi spiegherò tutto, ma date un po' di spazio al nostro Giudice.>> Arsalan le prese con sé e portò via.
Vide i loro volti un attimo prima che scomparissero dalla vista.
Sembravano più felici del solito, per quanto fosse possibile.
Jacob sentiva che Risa e Simona erano entrate nella sua anima attraverso le macchinazioni di Mara. Solo, non ricordava cosa avessero visto.
Ricordava solo le proprie esperienze, e quelle di Arsalan.
Si era scontrato con il Re Demone Mara e aveva vinto.
Ma il suo Diavolo Accusatore non poteva essere ucciso così facilmente.
Mara era ancora dentro di lui.
Pronto a manipolare i suoi desideri da un momento all'altro.
Per questo non poteva permettersi di sperare.
Non poteva permettersi di provare nulla che avrebbe portato a nuovi desideri.
O sarebbe potuto accadere di nuovo.
Un'altra disgrazia.
Un altro Nathan, un'altra Diana, un altro...
"No!" Per interrompere quel flusso di pensieri, diede un calcio al letto.
Forse era suggestione, ma sentiva la sua presenza, il Signore dei Sensi giusto dietro gli angoli del suo occhio.
E nonostante ciò...
Sentiva di voler gridare.
Ogni suo arto era come incatenato ad un diverso muro. Arsalan, Mara, il compito di Giudice...
Perché...?
Perché... tutte quelle cose... dovevano capitare a lui...?
Voleva così tanto che tutto finisse. Voleva che qualcuno alleggerisse quel peso. Voleva essere libero. Ma non poteva nemmeno volere.
Ciò che fece fu ripetere una frase sottovoce.
<<Tu sei il Giudice del Signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore tu sei il Giudice del signore...>>
Sì, lui era il Giudice del Signore.
Un Dio certamente giusto e incapace di commettere mali.
Ergo, quel che stava accadendo era giusto.
Doveva solo sopportare ogni sofferenza. Perché lui era il Giudice del Signore.
Lui era solo il suo umile servo.
Nient'altro importava.
Anche se Lo odiava.
Anche se stava venendo tenuto prigioniero.
Questa era la sua vita.
16 ottobre 2020
Alcuni giorni dopo, Jacob Aiagon soffrì un terribile mal di testa.
Dagli angoli della propria memoria, un ricordo cercava di risplendere.
Fulmini e tuoni. La battaglia tra l'Angelo Custode e il Re Demone. Cosa era accaduto durante e dopo essa, il Giudice non l'avrebbe ricordato per ancora un po' di tempo.
E la rivelazione non sarebbe stata una piacevole.
Ma prima, aveva affari diversi di cui occuparsi.
Il dolore se ne andò presto. Diede la colpa alla forte pioggia, e proseguì.
In fondo alla strada oscurata dalla notte, trovò una ragazza, seduta sola in una pozzanghera di sangue.
Piangeva fissando il vuoto, e si teneva le braccia.
<<Via... andate via... andate via...>>
<<Via? Proprio ora che siamo arrivati?>> chiese Jacob.
La ragazza alzò lo sguardo. Era proprio come il suo. Non c'era paura nei suoi occhi, quanto c'era la morte stessa.
<<No! Andate via!>> ripeté lei gridando.
...stava soffrendo.
Secondo ciò che avevano scoperto, quella ragazza era responsabile per una lunga scia di omicidi. Nessuno era stato capace di fermarla, e a nessuno aveva mostrato pietà.
Lei era un Diavolo Accusatore. Lui era un Giudice.
Era il momento di portare fuori la spazzatura.
<<Non andremo da nessuna parte, Lucia.>>
24 ottobre 2020