Un’Altra Storia di Angeli
8 giugno 2020
Quello fu il giorno in cui capitai nel posto giusto, al momento giusto.
Questa città è meravigliosa di sera — molto più appropriata per una passeggiata, rispetto al giorno. Poche ore dopo la discesa del sole, le strade si liberano quasi del tutto, quasi come fa il cielo. Non una persona e non una stella, e rimani da solo in un buio affievolito dai lampioni. Da solo, e nel silenzio... di solito, almeno. Se quella sera dell’otto giugno ci fosse stato silenzio, non avrei nulla da raccontare. Ma il primo segno che ci fosse qualcosa di strano fu la puzza.
Un terribile odore di uova marce fluiva nell’aria. La prima volta che l’avessi mai sentito nelle mie, in verità poche, camminate da quelle parti. Anche se non molto forte, mi stava rovinando l’umore. E mi distrasse, a tal punto che quasi rovinai quella perfetta occasione.
O forse fu proprio per via di quell’odore che alzai gli occhi al cielo? E che vidi quella scia scattare nell’oscurità... quell’unica stella cadente?
Tappandomi il naso, risi leggermente. “Ah, è il momento di un desiderio...?” pensai “Beh... ci sono tante cose. Tanti problemi... tante cose che non so... ah! Certo... il mio desiderio è di avere ‘risposte’ a ciò che non so.”
Ed immediatamente dopo aver espresso la mia richiesta, rimisi gli occhi sulla strada. Solo che... non ebbi nemmeno il tempo di fare ciò, prima di sentire l’esplosione.
—devo essere il più grande idiota della storia, per aver confuso quella figura con una stella cadente.
—sarà stata la sua luce.
No, quello era, e per quanto fosse improbabile non avevo alcun dubbio, un uomo appena saltato giù dal soffitto di uno dei vicini palazzi... palazzi da una decina di piani, intendo. E si era schiantato in quel cortile. Come potevo resistere la possibilità di andarlo a vedere?
Potevo eccome. Perché, inizialmente corsi verso la più vicina apertura nel muretto che lo circondava, ma una volta quasi arrivato mi accorsi che, naturalmente, c’era qualcuno. Me ne accorsi in tempo solo grazie alle loro voci.
<<Come hai fatto a farti mordere il collo?! Non osare alzarti.>>
<<Felice di vederti, Alexander.>>
Mi fermai, e subito abbassai perché non potessero vedermi. Non osavo dare nemmeno un’occhiata oltre quel muretto, e perciò potevo solo ascoltare. Riconobbi quattro o cinque voci distinte... ma non avevo idea di cosa stesse accadendo lì. A dire il vero, ancora oggi non posso dire con sicurezza di sapere. Colsi però lo scambio più importante:
<<Proprio così. Il mio vero nome è Arsalene, ma tutti mi chiamano Arsalan.>>
<<Sei davvero un angelo... sei stato mandato qui a salvarci direttamente da Dio, non è così?>>
Il termine “angelo”... dimmi, tu, se dovessi sentire questa conversazione, come lo interpreteresti? Ho pensato che questo ‘Arsalan’ fosse un tipo davvero gentile! Come un angelo. La sua voce sembrava supportare questa teoria... dolce come miele. “Angelo”, non era una parola così stravagante da usare. Eppure mi indusse a tentar di vedere quest’uomo.
Per mia fortuna, era il più vicino al muretto che mi dava riparo; ma gli stava anche dando le spalle, perciò non vidi il suo volto. Vidi solo i suoi capelli rossi, sporchi di polvere e terra come i vestiti, bianchi ma rovinati... e questi due colori, e quella sua condizione, mi permisero di riconoscerlo: era davvero lui, la stella cadente. Era stato lui a creare quell’enorme cratere nel pavimento, e forse anche quel crollo nel muro del palazzo.
...a proposito di quel muro, in quel momento ne uscì un altro uomo. Un vecchio prete ancora più malandato, con la faccia praticamente a pezzi e il resto del corpo ricoperto di ferite ancora aperte. Nonostante questo stato, peggiore di quello di un cadavere, lo vidi scattare in piedi e mettere un braccio intorno al collo di una ragazza. Questo, almeno, mi era chiaro: la stava prendendo in ostaggio. Lei terrorizzata, lui ridente, e tutti gli altri sull’attenti. Come se avesse vinto una battaglia, esultò in una voce stridula: <<Sì, penso proprio che ora me ne andrò in città. Riprenderò ad eliminare gli infedeli, e Rhoda potrà guardarli esalare i propri ultimi respiri! E non ci induca in tentazione, ma ci liberi dal male! Am->>
Quello che credo fosse un verso del padre nostro, furono le sue ultime parole. Perché la sua testa esplose in un istante.
Esplose, ho detto. Non ci fu niente a farla esplodere, esplose da sola. Gli altri tre presenti non lo toccarono nemmeno, né ci fu un pezzo di muro che sfortunatamente crollò addosso al vecchio; e posso anche confermare che il suo corpo non smise di funzionare a causa delle ferite. No, no, no... esplose. Spontaneamente.
Subito mi ritrassi di nuovo nel mio nascondiglio. Anzi, di più, mi sedetti sul freddo marciapiede, terrorizzato dallo schizzo di sangue e cervella che avevo appena visto. Ma devo ammettere: nemmeno in questo momento connessi l’evento apparentemente soprannaturale al termine che avevo sentito prima, anche perché la paura mi stava rendendo impossibile il ragionare. Nemmeno sentii quel che stavano dicendo. Tutta la tensione presente in quel cortile scomparve subito dopo, mentre io ci misi qualche minuto a calmarmi.
Quando ripresi ad ascoltare... la prima cosa che sentii fu il suono di una porta che veniva chiusa. Poi, il numero di voci era diminuito ancora di più.
Adesso dovrò reiterare che questi eventi, e in particolare questa conversazione, sono assurdi, ridicoli, ed improbabili, ma completamente veri. Questo è, parola per parola, ciò che le due persone in quel cortile si sono dette.
<<Quando si tratta di demoni, non ci si può permettere che ci siano innocenti in giro.>>
<<...demoni. Se non l’avessi visto con i miei occhi, penserei stessi scherzando. Sei un cacciatore di mostri o cosa?>>
<<Ah, tu - non hai idea di cosa sia un giudice. Sì, essenzialmente sono un cacciatore di mostri.>>
<<Esistono i vampiri?>>
<<Non che io sappia.>>
<<E Arsalan è un angelo, giusto?>>
<<Per qualche motivo non ne sembri sorpresa.>>
Pensai, all’inizio, di aver sentito male, ma no. Stavano parlando di demoni, di averne visti con i propri occhi, e avevano detto che quell’Arsalan era un vero e proprio angelo. È stupido il non sospettare che qualcosa di soprannaturale stia accadendo dopo aver visto una testa esplodere da sé, ma cominciare a crederci a causa di una conversazione? Decisamente. Infatti per me quella conversazione fu solo l’inizio, l’insinuazione del sospetto — ciò che avevo visto lo irrobustiva, e ciò che feci dopo lo confermò.
Per mia fortuna, quella ragazza chiamò l’altra voce per nome e cognome (chi parla in questo modo, nel reame dei mortali?), e così mi fu data la sua identità: Jacob Aiagon.
Quella sera, fuggii a casa poco dopo, e persi le tracce di Jacob Aiagon. Anzi, dovetti sforzarmi per ricordare quel nome. Ma una volta che lo ebbi segnato... ci misi poco a confermare quel che credevo. Quell’uomo, Aiagon, era sempre con Arsalan. E i due parlavano dei propri affari segreti... piuttosto apertamente.
Arsalan, dalle vesti solo bianche, era decisamente il suo Angelo Custode. Un giorno lo vidi far apparire dal nulla una spada, rilucente come il sole. Un altro giorno vidi Aiagon inciampare e cadere, ed Arsalan, dall’altro lato della strada, apparire istantaneamente accanto a lui per afferrarlo. Non ci misi molto a rimuovere ogni semblanza di dubbio. Con il tempo, vidi il suo gruppo di amici espandersi, e Aiagon cominciò a girare insieme a due giovani suore, e due donne ebree.
Finalmente smisi di spiarli, perché lo ritenni confermato. Avevo avuto la conferma dell’esistenza degli angeli.
E ora, questo, dove mi lasciava?
A casa mia, innanzitutto.
—pur avendo ricevuto questa scoperta del divino, dovevo tornare a casa, da mia moglie e mio figlio, e vivere la mia vita.
9 giugno 2020
La mattina dopo, sono distratto dal mio ininterrotto flusso di coscienza quando vedo i primi movimenti di Claudine sotto le coperte.
<<Buongiorno.>> le dico con un sorriso.
<<Mmhh... già sveglio...?>> chiede lei, ancora essenzialmente priva di coscienza.
<<...sveglio? Sì... mi sono svegliato presto.>> rispondo. E subito sorrido. Dopo tutte quelle ore senza sonno, pronunciare quella bugia non è altro che divertente.
...hm, una bugia.
È un peccato, no?
...che cosa ne penserebbe il mio angelo? Anzi, che cosa ne sta pensando in questo momento, visto che certamente è seduto sulla mia spalla, e mi sta osservando?
Vorrei poterlo chiedere... vorrei poter parlare con il mio custode... è stato con me tutta la vita, e non ho mai nemmeno sentito la sua voce...
<<Hey, angelo.>> sussurro <<Puoi sentirmi?>>
<<Hai detto qualcosa...?>> domanda Claudine, con gli occhi di nuovo chiusi e rivolta dall’altro lato.
Io sospiro. <<No. Vado a prepararti un caffè, e poi svegliare Felix.>>
Come raramente faccio, mi alzo per primo. Come ho promesso, scendo in cucina ad accendere il caffè. Sono rimasto solo, con il rilassante rumore della fiamma bassa, ora.
<<...puoi sentirmi?>> ripeto, stavolta come se stessi parlando con qualcuno poco vicino a me <<Guarda. So che esisti... parlo con te, angelo custode. Sei qui sulla mia spalla, no? Ho visto un angelo di nome Arsalan. Aveva un corpo. Perché lui aveva un corpo e tu no? Comunque, vorrei poterti parlare. Di sicuro... lo preferirei all’averti qui, ad osservarmi, senza che io possa nemmeno percepirti.>>
...non c’è reazione. Solo... quel rilassante rumore.
<<Devi davvero ignorarmi...? Non potresti... darmi un segno? Qualsiasi cosa. Un messaggio, in qualsiasi forma. Voglio... devo davvero sapere...>>
—ah, cazzo, sto bruciando il caffè.
Vabbè. Non importa. Se non vuole parlarmi, rifletto mentre porto due tazzine in camera da letto, mi accontenterò. Sto forse esagerando? Del resto, visto quanto poco nascondevano le proprie conversazioni Jacob Aiagon ed Arsalan, di sicuro non sarò stato il primo a fare questa scoperta...
...no, certo.
Si potrebbe anche dire... che esiste una certa organizzazione... una certa “assemblea” di persone che possedeva già questa informazione.
14 giugno 2020
<<...insomma, padre, sono rimasto convinto di avere un angelo custode sulla spalla.>>
Il prete, seduto nel confessionale, mormora tra sé e sé prima di alzare di nuovo la voce. <<Gli Angeli Custodi non sono letteralmente presenti sulle nostre spalle, sa->>
<<Non è quello il punto! Le sto chiedendo cosa fare al riguardo!>>
<<Uh... quindi, vuoi aiuto ad entrare nella nostra comunità...?>>
<<È quello che vorrei sapere. Le ho detto il fatto! Sono certo di avere un angelo custode ed un demone qui con me! E mi stanno osservando! Ora cosa devo fare?!>>
<<...beh, sì, venire qui in chiesa con regolarità sarebbe un buon inizio, e... sai cosa ti dico, hai una bibbia in casa tua?>>
<<Se la prenderà se uso un sito web?>>
<<Assolutamente, per quanto mi riguarda puoi->>
<<Intendevo l’angelo.>>
<<...no, non si offenderà. Ecco, prendi quella bibbia su internet, ed apri una pagina a caso.>>
<<Huh? Perché?>>
<<Perché per un uomo potrà essere una pagina a caso, ma sarà Dio a scegliere dove cadrà la tua mano... o cosa selezionerà “l’algoritmo”, immagino... e ti invierà così un messaggio.>>
<<...quindi mi sta dicendo di chiedere a lui?>>
<<Certo. Chi altri potrebbe avere la risposta?>>
Chi altri...?
Va bene, allora. Il primo sito che trovo, compilatore dell’intera bibbia, ha un pulsante che dice “capitolo a caso”. Esattamente quello di cui avevo bisogno, e non esito a premerlo—
Salmo 91
“Colui che risiede nel posto segreto dell’Altissimo
Rispetterà sotto l’ombra dell’Onnipotente
Dirò del Signore, “Egli è mio rifugio e mia fortezza;
Mio Dio, in Lui riporrò la mia fiducia.
Egli darà ai Suoi angeli la responsabilità su di te,
Di mantenerti sulla tua retta via.
Nelle proprie mani ti reggeranno,
Così che non inciampi nella pietra con il tuo piede.
Con lunga vita lo soddisferò,
E gli mostrerò la Mia salvezza.”
...ancora una volta, con le informazioni ricevute, non so proprio cosa fare.
18 giugno 2020
Sono tornato nel luogo di quell’incredibile incontro, a più o meno lo stesso orario. Il muro è ancora in pezzi, come se a nessuno importasse di ripararlo... almeno hanno ripulito il sangue e non si sente più quella puzza. Ma guardando in basso... anche il cratere, creato dalla caduta di quell’angelo, è ancora presente.
Mi inginocchio per analizzarlo, per toccarlo con le mie mani. Più lo osservo, meno sembra davvero essere un cratere... certo, gli angeli sono incorporei, non dovrebbero avere un simile impatto sul terreno. Quindi... questo...
...mi sembra di vederlo battere le ciglia.
27 luglio 2020
Un risveglio molto peggiore, quando Claudine non è nel letto accanto a me. Come ci siamo detti ieri, lei e Felix sono usciti presto per fare una visita al medico.
Forse sarei riuscito ad alzarmi per preparare la colazione e salutarli, se mi fossi addormentato prima questa notte... anzi, se non avessi ore ed ore di sonno arretrato...
...mi fa male la testa.
Scendo a prepararmi la colazione, e poi, annoiato, stanco, apatico, decido di fare un salto in bagno.
Ah, che imbarazzo... ma questo è parte della mia routine settimanale, ormai. Una cattiva abitudine che ammetterò di aver preso solo negli ultimi anni, da quando Claudine sembra non desiderarmi più.
Con la casa vuota, dopo uno snack, entro nel bagno e chiudo la porta a chiave. Il gabinetto cigola sotto di me... la tavoletta è in punto di smontarsi, la dovrò riparare di sicuro... ma lo ignoro, sperando che regga ancora, e prendo il mio telefono. Questo, penso tutti debbano sapere, è essenzialmente tutto il tempo libero che ho per me stesso, perciò non voglio sentire critiche.
...che giorni, anzi, che vita di stress.
Ma... ah... almeno per ora... posso avere questa sensazione di piacere, di godimento che mi fluisce per il corpo, senza-
—qualcosa mi sta osservando.
—non c’è nessuno nella stanza, ma io lo so.
È sulla mia spalla.
12 settembre 2020
<<Non è possibile che tu non lo veda!>>
<<John... n-non so di cosa parli...>>
Claudine scrolla le spalle per liberarsi. Mi faccio indietro, ma... come fa a non capire? Sono davvero l’unico a poterlo percepire? Tutti hanno un angelo sulla spalla! Tutti ne sono ignoranti! Che cosa posso fare...?
<<Non importa se tu non lo vedi. Io lo vedo. L’occhio dell’angelo, e ormai ho capito... quando disapprova di ciò che faccio.>>
Sembra allibita, e ci mette qualche secondo a rispondere. <<È per questo che ti sei licenziato?! Perché... a Dio non piaceva il tuo lavoro?!>>
<<No! Non Dio! All’angelo! Dio è... non so, in Paradiso o su una sedia. È l’angelo che mi guarda!>>
<<...va bene... l’angelo... e ti ha detto che lavoro vorrebbe che tu faccia?>>
<<...no. Non mi parla.>>
<<Non ti...>>
<<Non è quello il problema! Non gli devo chiedere il permesso. So trovare un lavoro, Claudine!>>
<<Lo spero per te! Ti manterrò quando ci sarà un buon motivo.>>
<<...non devi... preoccuparti.>>
Claudine... povera Claudine, non posso nemmeno più parlarti a pari... come se io fossi un umano e tu una scimmia, tu semplicemente non sai, non vedi, non percepisci quel che percepisco io... perciò, anche se volessi spiegarti, non potrei.
La conversazione non può che finire qui, con lei che se ne va, infuriata.
...faccia pure. Pensi quel che vuole... è dell’angelo il vero giudizio.
21 settembre 2020
Mi siedo all’interno di un cerchio di sale, e fisso l’orologio, attendendo l’ora esatta... sono le tredici e dieci. Di fronte a me, una bacinella di acqua santa, e dietro di me, un piccolo cero.
Ho sentito che questo è l’unico rituale capace di catturare un angelo. Non mi resta che provare.
Tredici e undici. Comincio a recitare i versi del Libro di Enoch.
<<E il Capo dei Giorni sedeva sul trono della Sua gloria, e gli angeli e il giusto in piedi intorno a Lui. Ed un grande tremore mi invase, e la paura prese il controllo di me, e i miei lombi crollarono, e i miei reni dissolti, e caddi->>
<<Che stai facendo...?>>
...ah, Claudine. È già tornata? Sono solo le tredici e dodici. Perché mi guarda in quel modo? È meglio rimanga lì sul ciglio della porta, almeno.
<<Uh? Sto chiamando il mio angelo.>>
<<C-cosa... ancora con questo angelo...?>> mormora, una mano sul muro, l’altra sul proprio stomaco.
<<Fai silenzio, o si offenderà ancor prima che possa chiamarlo. Per favore, puoi->>
<<...voglio andarmene.>>
Innervosito, chiudo il libro. <<...andartene?! Spiegati meglio. E smettila di sussurrare...!>>
<<Voglio il divorzio, John.>>
—che cosa ha appena detto?
Il divorzio?
La fine... del nostro matrimonio?
No.
Idiota. Cosa stai facendo?
<<Claudine... non puoi...>>
<<Non voglio sentire le tue scuse. Me ne vado, oggi.>>
Così infuriata... sembra quasi che...
...no, lo vedo chiaramente. Un’aura maligna. Un’aura di emozioni negative... il suo demone che alimenta e assorbe la sua negatività!
Claudine non sa cosa sta facendo. Non ha il controllo delle sue azioni. E non sa che ci sta osservando. Il suo angelo... il mio angelo! Il suo occhio sulle mie spalle! Entrambi saremo giudicati! Il divorzio?! Che cretinata! Che schifezza! Non posso lasciartelo fare, Claudine! Obbligarmi ad un tale peccato?! Non essere egoista!
<<Ah! John, lasciami!>>
Non sai che ci sta guardando, Claudine?! Non sai che sentono tutto?! Smettila di parlare! Smettila di dimenarti! Smettila di pensare a queste cose! Non sai niente! Dovrò pensare io a proteggerci entrambi!
<<Jo... John... per favore...>>
Per favore tu, Claudine, rimani a terra. Pulirò dopo. Ma per ora non posso essere qui con te, perché se l’angelo dovesse vedere il tuo peccato... ah, tu non hai visto quella stella... per favore, Claudine, rimani dove sei.
<<Bastardo! Ti ho detto di lasciarmi!>>
Slap
Sento un improvviso dolore alla testa. Il rosso sul pavimento raddoppia.
<<Cazzate come questa sono il motivo per cui me ne vado! Se ti fai vedere un’altra volta ti denuncerò! E Felix viene con me... non è al sicuro con suo padre.>>
Perché... perché sta accadendo questo...? Non riesco nemmeno a muovermi, non riesco nemmeno a piangere. Ma perché? Perché all’improvviso ha scelto di andarsene? Da un giorno all’altro... Claudine, che tanto amavo, che tanto amava me...
...e poi capisco.
L’angelo...
È il sale sul pavimento, è la bacinella d’acqua... è perché ho provato a liberarmi del mio angelo che sto venendo punito.
Proprio mentre sento il rumore di Claudine e Felix che se ne vanno (so già che non li vedrò mai più), comprendo il mio peccato. E mi pento.
Non mi ribellerò più.
14 ottobre 2020
Come? Come?! Come mi osserva?!
Mi siedo tra i pezzi infranti di ogni quadro, ogni statua, ogni, ogni occhio ed ogni cerchio nella casa e lancio il martello sul muro. Crea una crepa. È lì?!
Continuo a sentirlo! Non ha forma fisica, eppur mi guarda! E la conoscenza, il sapere di essere osservato, mi paralizza, mi impedisce di lavorare, di uscire di casa, di muovermi, di agire. Di certo... non potrò far nulla finché non me ne sarò liberato. Non di lui, ma del suo occhio.
Distruggo le serrature delle porte e dei cassetti, i piatti e le ciotole, i vasi e ogni spiraglio al Paradiso. Non basta a rimuovere questa sensazione... sulla mia spalla...
...ah...
...certo... come ho fatto a non pensarci prima...?
Riprendo il martello che ho così stupidamente gettato via. Era ovvio dove si trovasse l’angelo, e dunque, era ovvio dove si trovassero i suoi occhi.
Nella mia anima, nella mia mente, nella mia testa. I suoi occhi, nella mia testa.
Con questo martello, caverò—
15 ottobre 2020
<<È fortunato, in un certo senso.>> dice il dottore <<Le ferite al sinistro non sono troppo profonde. Guarirà presto. Quanto al destro... ci metterà un bel po’, se mai guarirà.>>
<<...il sinistro...? Un segno...>> rispondo, sbattendo le palpebre per verificare.
<<Un segno? Oh, di sicuro un segno lo lascerà.>>
<<Sulla spalla sinistra siede il demonio. Deve significare che non ho ancora finito di liberarmene.>>
<<Ah, capisco. Be’, la purificazione spirituale non richiede rimuoversi nessun organo o altre parti del corpo.>>
...davvero, ha detto questa cosa? Perdonalo, angelo mio, qualcuno dovrebbe mostrargli Matteo 5, no, fargli ingoiare il Vangelo intero, e spingerlo per la sua trachea finché non soffochi. Ma non io, ahimé... sono troppo debole in questo momento... forse al mio prossimo esame potrò dargli la tua buona notizia. Forse potrai dargliela tu stesso.
Per ora mi limito a stringergli la mano, salutarlo ed andarmene. Mi è stato fornito un bastone, ma lo getto nel cespuglio più vicino. Non ho bisogno di nient’altro quando ho con me un custode, giusto?
Certo... il mio angelo custode mi proteggerà...
...quindi, proteggimi... da tutti questi occhi...
Ogni persona che incrocio per strada... un altro angelo, un altro demone... due, duecento, duemila occhi...
Ma tu... sì, lo so che tu mi proteggerai... distruggerai ogni nemico... mi circondino come api o fuoco, tu sarai la mia salvezza... perché sei invincibile.
Nessuno può sconfiggerti, angelo.
<<...giusto, padre? Mi proteggerà da ogni cosa.>>
<<Ce... certo. Dio è sempre con te.>>
<<Dio non l’ho mai visto, padre. Ma l’angelo sì. Ho visto quella stella con i miei occhi.>>
<<...l’hai visto? Quando? Gli angeli non si rivelano agli umani.>>
<<Provi a girarsi. È proprio lì. È sempre con lei, dietro di lei.>>
<<Te l’ho detto, per quanto ci provi, nessuno può—>>
<<...oh.>>
30 novembre 2020
Tra il rosso sopra e il giallo sotto, il bianco s’innalza nell’aria.
<<Aah... aahhhh...>>
Il mio corpo, ormai praticamente fissato al letto, si contorce mentre le grida lasciano la mia bocca.
<<Lo... hai gradito, angelo...? L’hai... preso tutto?>> chiedo debolmente. E prego, prego di essere riuscito ancora a soddisfare il mio signore. Sono il suo umano, e lui il mio custode. È solo giusto che soddisfi i suoi bisogni. Ma non sento nessun piacere da parte sua.
Sento solo il peso dei suoi occhi farsi più pesanti. Mi sbagliavo, prima.
Due milioni di occhi, e sono tutti i suoi. Ogni centimetro del mio corpo... hahhh... ogni angolo della mia anima... osservato attentamente da lui... con amore... odio... rabbia... delusione... e altre emozioni di esseri superiori che l’uomo non era mai destinato a conoscere. È così che noi ci comunichiamo. Che stupido che sono stato. Parlargli? Come puoi parlare con una creatura del genere? Si trova nel tuo cuore, e con il tuo cuore gli parlerai. Per questo batte come se stesse per richiudersi in sé stesso, per questo assorbe tutta la tua aria, per questo non hai più bisogno della tua lingua.
Smash
Il peso è tale che solo ora rimetto piede sul pavimento, dopo forse una settimana, forse un mese, forse un anno. Chi può dirlo? Il tempo non esiste per lui. Siamo creature oltre i limiti della realtà.
<<Cosa vuoi che faccia...?>> chiedo di ripetere <<Uscire...? Ma ci sono tutti quegli occhi fuori... non posso rimanere qui con te...?>>
Il mio stomaco prende fuoco e un conato di vomito mi sale fino al cranio.
<<Okay... farò come vuoi...>>
La casa è silenziosa. Rossa e bianca e gialla e castana e verde. La porta non ha più serratura da tempo (l’ha mai avuta?), quindi la apro ed esco senza molte difficoltà. E l’angelo-
<<Ciao, John- Cristo Santo, che cos’è questa puzza? Non hai fatto altro che dormire, mangiare, cagare e masturbarti in questi mesi? Se mi avessi detto di dover passare per la doccia, avrei smesso di suonare.>>
...una voce mi parla. Non la capisco. Una voce? Perché sento una voce? La mia l’ho uccisa. E l’angelo non la possiede. Quindi... questa voce così terribile da dove proviene...?
<<Be’, per fortuna non dovrò rimanere qui a lungo. Ti avviso e basta, e ci vedremo lì. Dovrai venire a finalizzare il divorzio. Felix non ci sarà, ma vista la tua condizione, penso rimarrà con me.>>
Ci sono specchi sulla sua faccia. Specchi... pensavo di averli rotti tutti. Non sa cosa succede quando un occhio guarda sé stesso? Dovro spaccare anche questi-
<<Woah, stai indietro! Ho finito qui. Vieni a questo indirizzo e basta. Ci vediamo, John.>>
...occhi.
Non mi guardare. Non rivolgere quegli occhi verso di me, Claudine.
Solo lui mi può guardare.
Non sono i suoi, quindi rimuovi quegli occhi—!
<<...huh? Hey, dove vai?!>>
Il sole scotta la mia pelle mentre corro.
Nessun occhio. Tutti gli occhi. Smettetela di osservarmi. Umani ed angeli. Non mi guardate! Solo lui. Solo io. Solo io posso guardarmi. Non voglio- non voglio occhi sulla mia spalla! Lasciatemi stare! Lasciami stare! Angelo!
<<Colui che risiede nel posto segreto dell’altissimo rispetterà sotto l’ombra dell’onnipotente dirò del signore egli è mio rifugio e mia fortezza mio Dio, in lui riporrò la mia fiducia egli darà ai suoi angeli la responsabilità su di te di mantenerti sulla tua retta via... nelle proprie mani ti reggeranno... nelle loro menti ti penseranno... nei loro occhi ti divoreranno...>>
Non importa quanto corri, è sempre con me. Finché sarò vivo, ma non posso uccidermi. Contro il nemico onnipotente, non c’è nulla che si possa fare. Sono già stato ferito mortalmente, da una stella chiamata-
<<...Arsalan, quel tipo è...>>
—Arsalan?
—Jacob Aiagon.
—è lui.
Il mio occhio è trascinato verso la sua voce, in un lampo divino. È davvero lui. Jacob Aiagon sta camminando in un’altra direzione, a pochi metri da me, ed insieme a lui... l’Angelo. La stella.
Per un solo attimo, i nostri sguardi si incontrano, prima che si giri di nuovo, dandomi le spalle.
—perché?
Dio era qui con me.
Osservatore ed osservato.
Ho capito, ora.
Non era l’angelo a guardare me.
Ero io a guardare l’angelo.
Le mie gambe si muovono da sole.
<<Jacob... Aiago—!>>
Ma prima che possa raggiungerlo... una nuova stella cade verso di me.
Con la cacofonia della quinta tromba...
La mia vita terrena è eliminata.
<<Oddio... si è gettato di fronte a me, n-non ho fatto in tempo a frenare...!>>
<<Non si preoccupi, abbiamo visto tutti! Alexander, forse siamo ancora in tempo per->>
<<...no, Jacob. Girati, per favore. È andato.>>
Eccolo... qui... l’ho portato da me, alla fine...
...ahhh... Angelo... di Dio...
...per favore... il tuo occhio... potresti...
Le Bizzarre Avventure di Risa e Simona
<<Ma la'azazel, il riscaldamento globale distruggerà questo paese prima che possano farlo i Demoni.>>
Il sole battente rendeva insopportabili il lungo vestito da suora di Risa Dascira, così come la giacca scura di Simona Paldim, ma nessuna delle due aveva intenzione di cambiarsi... o di trovare un posto più al fresco.
<<Sarà anche caldo quanto l’Inferno... dobbiamo proseguire. Non ho nemmeno bisogno di lanciare una moneta.>>
Del resto, erano in quella campagna per trovare ed uccidere un Diavolo Accusatore.
30 ottobre 2020
Persino i loro occhi superumani da Giudici non vedevano molto di distante. Solo prati e fattorie per chilometri e chilometri... nemmeno un segno di distruzione. Eppure, avevano ricevuto informazioni certe che un Demone si trovasse in quella zona.
Con Zedel rimasta in città ad occuparsi di un altro caso, stava a loro liberarsene. Non avevano alcun dettaglio sul nemico, e nemmeno una posizione specifica. Potevano solo camminare nell’erba.
Lo fecero per ore.
A Simona questo non piaceva. <<Giuro che se la temperatura sale di un solo grado, io->>
<<Ferma qui.>> interruppe Risa.
Avevano quasi raggiunto una fattoria abbandonata... ma in mezzo al loro cammino, c’era un ‘filo’.
Non un filo buttato lì per caso... un filo teso ad un metro di altezza. Molto lontani, a destra e a sinistra, i due pali a cui era legato, e sembrava che dietro la fattoria ci fosse un terzo palo a tenerlo. In altre parole, quella era una ‘recinzione’ triangolare intorno alla fattoria, anche se non avrebbe tenuto niente e nessuno fuori... serviva, più che altro, a delineare il territorio.
<<Hyah!>> Simona spezzò il filo con un colpo di mano.
<<...non era proprio necessario. Questa è proprietà privata.>>
<<Mi annoio! E comunque dovremo entrare, no? Se fossi un Demone, mi nasconderei proprio in una fattoria abbandonata.>>
<<...sì, questo è vero. Andiamo.>>
Si addentrarono nell’area delimitata dal filo. L’unico edificio rimasto di quella fattoria, una baracca impolverata, era immerso nel silenzio. Ma questo era solo vero dell’edificio.
Nel giardino c’era una persona seduta su una sdraio.
Un uomo di mezz'età, in quello che sembrava un pigiama, stava suonando la chitarra. E seppur stonato, cantava. <<Every time I see you falling... I get down on my knees... and pray.>>
Simona fu la prima ad avvicinarsi, dopo aver ricevuto il consenso di Risa con uno sguardo. <<Buongiorno, signore. Siete piuttosto bravo. Che cos'è?>>
<<I'm waiting for that final moment, you say the words that I can't say.>> continuò lui, senza nemmeno alzare lo sguardo.
<<...signore? Scusate. Avremmo biso->>
Ancora non reagì. Ma le sue dita che tenevano il plettro sembrarono contorcersi. <<Every... time... I see... you falling... I get down... on my knees... and. Pray.>>
Risa lo fissò a distanza, e lanciò una moneta. <<Allora... avete visto Demoni, da queste parti?>>
<<I... am waiting for that final moment->>
In qualche modo— per qualche motivo— quel plettro gli volò via dalle mani, e una corda della chitarra si spezzò.
Con la fine della sua canzone, il silenzio divenne davvero assoluto, finché non riprese a parlare.
<<Buongiorno, signore. Cosa fate in questa fattoria sperduta?>>
<<Eh, dicevo, avevamo bisogno->>
<<No, quella è la domanda sbagliata... hey, una di voi due sa dirmi perché i 'tombini' hanno sempre la forma di un 'cerchio'?>>
<<...huh?>>
Una domanda che lasciò entrambe perplesse... nessuna delle due aveva mai visto l’altra così confusa. Non percepivano nemmeno una ‘minaccia’... quell’uomo era rimasto seduto, con la chitarra ancora sulle gambe, e il sorriso sul volto.
<<Se non riuscite a rispondere... avete già ‘errato’. Questa domanda... ‘perché i tombini hanno sempre la forma di un cerchio’... la domanda veniva posta da un’azienda americana durante i colloqui di lavoro, per testare la capacità di rispondere in fretta, quando ci sono multiple risposte corrette.>> Le indicò con aria di sfida. <<Quindi? Cosa ne pensate? Questa è la vostra ultima occasione.>>
Questa fu la frase che le fece preoccupare. “Ultima occasione...? Ma che...?” si disse Simona. “Quest’uomo... è un ‘Demone’ o no?!”
Risa, invece, semplicemente lanciò un Chiodo.
L’uomo non si mosse... sarebbe più giusto dire che fu mosso.
Il suo corpo, come se tirato da una forza invisibile, volò nell’aria fuori dalla sedia, e schivò l’attacco. Questa ‘forza’ poi sembrò svanire, e lui crollò sull’erba come una marionetta senza fili. Nemmeno a questo reagì... se non con il sudore che cominciò a scendergli per la faccia.
<<Hahhh... be’, visto che non sapete rispondere... vi dirò cosa ne penso io... il motivo per cui i tombini hanno la forma di un cerchio... è che ciò che è ‘rotondo’ è più facile da spostare, ed installare e rimuovere... tutto, in pratica. Possono rotolare e il peso è distribuito equamente. Per questo, senza alcuna legge od ordinanza, quasi tutta l’umanità ha scelto di costruire tombini con la forma più ‘comoda’. Questo è il più grande vizio dell’umanità... il desiderio per la ‘comodità’.”>>
Solo quando ebbe finito il suo discorso cominciò a mettersi in piedi, con molta fatica.
<<...mi piacciono le cose comode.>> rispose Simona, assumendo la sua posa da battaglia.
...allora l’uomo perse il suo sorriso. <<Peccato. Ditemi... voi due avete rotto la ‘recinzione’ intorno a questa fattoria, non è vero? La recinzione a forma di ‘triangolo equilatero’... l’avete aperta per entrare qui, vero?>>
<<Equilatero...?>> ripetè Risa.
<<Immagino non ve ne sarete nemmeno accorte. Per questo non posso davvero darvi la colpa... e comunque, non avrei potuto tenerlo qui per sempre. E voi... siete venute qui apposta per un ‘esorcismo’, no? Forse avete una chance.>>
<<Di che sta’ parlando?!>> gridò Simona.
Un’aura colorata si manifestò alle sue spalle... e l’uomo cominciò ad innalzarsi nell’aria. <<...il suo nome è Flauros. La sua debolezza sono i ‘triangoli equilateri’. Senza ‘triangoli’... non riuscirete nemmeno a->>
Boom.
Improvvisamente, il suo petto esplose.
No— fu il suo cuore ad esplodere, con tanta forza da distruggere tutto intorno a sé; persino obbligando le due Giudici ad indietreggiare per evitare quelli che erano ormai diventati proiettili.
Ogni parte del suo corpo sopra la vita fu fatta a pezzi, lasciando solo le gambe a cadere nel giardino. E gli occhi... gli Occhi rimasero sospesi nell’aria, all’interno di quella ‘aura’.
Quella luce verde... che presto prese forma umanoide, una forma estremamente precisa. Alti tacchi ed una lunga gonna; un largo corsetto e due spalline rotonde... e la testa, unica parte non più umana, ricordava più quella di una pantera... con sopra un cappello a cilindro.
Gli Occhi strappati al cadavere si piazzarono fermamente nella “testa”, e un grigno si formò. <<Quindi sareste state voi a liberarmi? Quell’umano... valeva quanto una scoreggia in una stanza serrata... ma ha fatto davvero un ottimo lavoro, intrappolandomi.>>
<<Flauros!>> chiamò Risa. <<Simona, non avvicinarti!>>
L’altra Giudice nemmeno si diede il tempo di ascoltare. In un secondo, apparve di fronte al Demone, e colpì con un pugno abbastanza potente da generare una folata di vento... si aspettava l’avrebbe ucciso istantaneamente. Invece gli passò attraverso.
<<Ah. Un altro nemico intangi->>
<<Simona! Allontanati! Può ancora attaccarti!>>
<<Huh?>>
Ecco, gli ‘Occhi’ rimasti intatti — furono quelli ad attaccare. Si mossero da entrambi i lati in una rotta parabolica, e colpirono la Giudice su entrambe le guance.
Fu come essere colpiti da due palle da tennis. Il suo naso fu schiacciato e ne uscì sangue.
<<C... cosa...>>
<<SIMONAAAAA!>>
Risa tirò tutti i Chiodi, mirando solo e soltanto a quei due Occhi. Il Demone volò all’indietro, tenendoli al sicuro, e anche le Armi Sacre gli passarono attraverso senza ferirlo. Non che Risa si aspettasse altro: aveva già capito le abilità di quel nemico. Voleva soltanto farlo allontanare da Simona, accanto a cui poi corse per controllare le sue ferite.
<<...è tutto a posto. Mi ha solo... presa di sorpresa.>>
<<Non devi sottovalutarlo. Questo... è il Granduca Flauros.>>
Flauros sembrò reagire con gioia all’essere riconosciuto. <<Ah, tu... allora, questa è chiaramente una ‘Giudice’ ebrea... e tu, a giudicare da quell’abito e quei Chiodi, devi provenire dal Vaticano. Quale di voi due sia la peggiore minaccia, mi chiedo...>>
Detto questo, smise di muoversi completamente, come se concentrato a pensare... avrebbe persino chiuso gli Occhi se non ne fossero rimasti solo i bulbi.
<<...ascolta, Simona.>> disse Risa <<Questo è Flauros, ed è immune ad ogni cosa, inclusi i Sigilli. È intangibile a tal punto dal non essere affetto dalla gravità; persino la luce gli passa attraverso.>>
<<...? Ma è comunque visibile...?>>
<<Non lo stai davvero ‘vedendo’. Flauros emette un’aura che l’anima percepisce fino a credere di ‘vederlo’. Dall’altra parte... questa percezione è il suo metodo per vedere tutto il mondo. È tecnicamente cieco, ma questo, in pratica, significa poco.>>
<<Okay... e quegli Occhi?>>
<<Sì, quelli puoi ferirli e usarli per afferrarlo. Come ogni essere vivente, è indebolito dall’essere ferito, ma anche distruggerli non è abbastanza per ‘eliminarlo’.>>
<<...quindi è invincibile? Dovremmo filarcela?>>
<<No. La sua debolezza, descritta da Re Salomone nell’Ars Goetia, sono i ‘triangoli’... specificatamente, i ‘triangoli equilateri’.>>
<<...equilateri?>>
<<Sì, quelli con ‘tre lati uguali’. Gli oggetti a forma di ‘equilatero’ possono toccarlo ed attaccarlo. Se riusciamo a farlo entrare in un ‘triangolo’, diventerà tangibile e costretto ad obbedire a qualsiasi nostro ordine, incluso quello di tornare all’Inferno.>>
<<E questo dev’essere il momento in cui mi riveli di aver portato con te dei proiettili a forma di triangolo proprio per questa eventualità...>>
<<...hah. Lo ricorderò, la prossima volta. Ma dovrei essere capace di disegnare la forma nel terreno.>> Si inginocchiò e prese un coltello. <<Riesci a buttare gli Occhi, i suoi intendo, qui?>>
<<Se la domanda è ‘riesci’ la risposta è ‘sì’! Tu rimani pure a disegnare le tue forme!>>
La Giudice si avvicinò con un salto e tese il braccio verso gli Occhi.
I quali in quel momento si mossero di nuovo, così come la bocca di Flauros. <<Ho deciso! MUORI PRIMA TU, CAVALIERE!>>
Come una scheggia, passò oltre Simona, lasciandola sbigottita, diretto verso Risa.
<<...morire? No, credo questa battaglia sia già decisa.>>
<<Ah-!>>
Flauros riuscì a fermarsi in tempo. Prima di entrare nel triangolo nel terreno.
<<...che stupido. Naturalmente, hai già cominciato a disegnarli.>>
<<Lasciami pensare... non importa se stai toccando il terreno, no? Visto che non sei affetto dalla gravità... basta che un triangolo circondi parte di te... in verticale... o in orizzontale.>>
Bastarono le sue dita. Bastò rimanere dov’era, e formare un triangolo equilatero con le dita, e guardare il Demone attraverso esso. La sua ‘testa’ adesso era ‘entro i confini del triangolo’, e questa volta fu troppo lento. Con la sola fronte, Risa lanciò un Chiodo nell’area vulnerabile.
Gli Occhi non furono nemmeno sfiorati, ma la testa di pantera sì, ed una parte di essa fu tagliata e si dissolse senza sangue.
<<AAAAAAA- GIUDICE!! AVEVO RAGIONE... SEI LA PRIMA MINACCIA DA ELIMINARE!>>
Una ferita del genere poteva a malapena rallentarlo. I due Occhi di Flauros si mossero come prima, come due armi lanciate in una parabola precisa che non avrebbe lasciato scampo. Ma non diretti alla faccia, o ad organi importanti, ma alle mani.
“Adesso sa che possiamo renderlo vulnerabile creando anche solo un triangolo a distanza con le nostre dita. Per questo il suo obiettivo primario sarà toglierci l’uso delle mani.” ragionò Risa “Le sue uniche armi sono quei due Occhi. Pericolosi, ma non possono ‘tagliare’ o ‘perforare’. Sono soltanto oggetti scagliati ad alta velocità. Hmm... sì, può decisamente rompermi le mani, se le colpisce alla perfezione. Quindi, non potrò lasciarglielo fare...!”
Senza rompere il triangolo delle sue dita, Risa si gettò a terra. Non riuscì, però, ad evitare del tutto gli Occhi: colpirono le sue spalle. Nonostante ciò, evocò un altro Chiodo, e, sempre con la fronte, lo sparò verso Flauros... il quale lo schivò spostando la testa.
<<Hah! Pensavi ci sarei cascato due volt->>
-il Chiodo sparito alle sue spalle tornò indietro, creando un altro buco nella sua testa.
<<-eh...?>>
<<FLAUROS!!!>> gridò la voce di Simona sopra di lui.
Ecco cos’era successo, capì il Demone. La Giudice Italiana con il triangolo ancora intero, e la Giudice Ebrea aveva intercettato il Chiodo che lui aveva schivato, e l’aveva lanciato un’altra volta con il rimbalzo. Ed ora stava per colpirlo... con una forza che sarebbe potuta essere schiacciante.
<<Ahhhh! Alle spalle! Due contro uno! State rompendo ogni regola! Imbroglione, imbroglione, imbroglione—!>>
Prima di essere colpito una terza ed ultima volta, Flauros fuggì verso l’edificio. I suoi Occhi fluttuanti lo seguirono.
<<Ma io le regole le rispetto! Il mondo delle regole è il mondo in cui vivo! Vi sconfiggerò senza dover ricorrere a trucchi, ma usando ciò che ho a mia disposizione!!>>
C’era una cosa che Flauros, pur rimanendo invulnerabile, poteva toccare ed utilizzare.
Il cadavere dell’uomo ancora lì per terra volò all’improvviso verso le due Giudici.
Risa si abbassò, e fece uno scatto verso il Demone. Allo stesso tempo, Simona fermò il corpo a mezz’aria.
<<Che mancanza di rispetto, persino verso i morti...>>
Non poté dire altro... perché scoprì il vero attacco di Flauros.
I due Occhi volanti apparirono da dentro il corpo, e si schiantarono sul petto di Simona.
“—quando... li ha nascosti al suo interno...?!”
Due proiettili, due schegge... gli occhi sono composti per il 99% da acqua, ma quelli sembravano essere acciaio...!
Una spalla di Simona fu perforata. Risa nemmeno si accorse dell’attacco alla sua compagna, troppo concentrata a correre verso Flauros. E una volta che lo ebbe raggiunto... un altro triangolo con le sue sole dita.
<<Basta così!>> annunciò il Demone <<Non farai più nulla del genere, Giudice! Osserva! Il mio controllo su ogni parte di quel corpo è assoluto!>>
Una goccia di sangue si sollevò dal pavimento e formò una lama, che ferì l’indice sinistro e il pollice destro di Risa.
<<Ah!>> gridò, mentre il triangolo si rompeva.
Quelle gocce rosse... decisamente, anche da sole, erano una minaccia.
Risa lanciò un chiodo e le prese in pieno. In quanto sangue, bagnarono l’Arma Sacra... e quando quella volò via, a distanza di chilometri, le portò con sé.
<<Oh? Interessante. Hai rimosso il sangue dal campo di battaglia...>> disse Flauros <<Ma dimmi... quando rievocherai il Chiodo, il ‘sangue’ tornerà con esso? Oppure si separerà, non essendo parte dell’Arma evocata?>>
<<...ti piacerebbe saperlo, hm?>>
Purtroppo, la prima risposta era vera. Come era successo con Jacob e la sua Spada, rievocare l’Arma avrebbe evocato anche il sangue. Risa ora non poteva più riprendere quel Chiodo. Ne aveva solo due, anche se il Demone non lo sapeva.
—si accorse di un esteso rumore acuto alle sue spalle. I due Occhi si diressero verso di lei e li schivò.
Flauros sembrò sorpreso. <<Hey, aspetta un->>
Gli Occhi gli volarono attraverso, ruppero una finestra, attraversarono l’edificio, e si schiantarono fuori, dall’altro lato... trascinando il Demone.
Allora Simona apparve accanto a Risa, respirando a fatica e tenendosi la spalla. <<Ho... lanciato i suoi Occhi con tutta la forza che mi era rimasta... così tanto che quando ha provato a controllarli, è stato lui ad essere controllato, ed obbligato a seguire la loro traiettoria...>>
<<Ci hai dato un secondo di pausa. Letteralmente, se i miei calcoli sono corretti, abbiamo solo un secondo prima che torni qui. Idee?>>
<<Non sono io quella delle idee. Però...>>
<<Huh?>>
<<...okay, chiamami stupida se quel che sto per dire è stupido.>>
<<Prima devi dirlo...>>
Simona le lanciò qualcosa... un piccolo pezzo di plastica...? No...
<<...un plettro?>>
<<Quell’uomo stava suonando la chitarra. Per terra è pieno di questa roba.>>
<<Simona, cosa pensi possiamo farci con un plettro?!>>
<<Io non lo penso. Penso che lui lo pensasse, però. Ascolta... quell’uomo non era un cretino, no? Aveva già intrappolato Flauros con una recinzione ‘triangolare’. Siamo noi le cretine, visto che l’abbiamo liberato.>>
<<Certo, ma questi plettri non sono triangolari! Sono...>>
<<Sono simili, no? Secondo me, quell’uomo voleva lasciarci un messaggio. Voleva sapessimo che ha una seconda debolezza, o che i ‘plettri’ con questa forma sono efficaci quanto i ‘triangoli equilateri’.>>
<<...ah! Certo! I plettri spesso hanno una forma ben precisa... il ‘Triangolo di Reuleaux’!>>
<<Ecco, ora puoi supportare le mie intuizioni con la tua saggezza...>>
<<Il Triangolo di Reuleaux... prende il nome dallo scienziato tedesco Franz Reuleaux! Una forma usata in macchinari e chiese, ma soprattutto... contiene un triangolo equilatero!>>
<<Quindi...>>
<<...Simona. Ricordi la domanda che ci ha fatto, quell’uomo?>>
<<Quella sui ‘tombini’?>>
<<Esatto. Il motivo per cui i ‘tombini’ hanno forma circolare, è che il cerchio possiede una ‘curva ad ampiezza costante’... la sua ampiezza, il ‘diametro’, è identica in ogni direzione, e questo impedisce al tombino di cadere nel bico... ma un’altra forma con questa qualità è il Triangolo di Reuleaux! Hai decisamente ragione! Ci stava inviando un messaggio...>>
Proprio in quel momento, Flauros riuscì a ritornare da quel lato dell’edificio, urlando un bizzarro grido di battaglia. <<ORYOOOOOOOOOOOOO!>>
<<...e non possiamo sprecare i suoi sforzi!>>
Con la stessa forza che userebbe per lanciare i Chiodi, Risa lanciò i plettri. Una dozzina, tutti attraversarono il corpo intangibile del Demone.
Tutti lo penetrarono, tutti lo tagliarono.
<<Co-cosa... come... avete fatto...?>>
Flauros rimase immobile. La gravità non aveva alcun effetto su di lui, quindi non crollò. Semplicemente... smise di muoversi a mezz’aria.
<<...wow. Ha funzionato davvero.>> notò Simona.
<<Phew. Nemmeno io ne ero così certa, sai...>> sospirò Risa. Poi si fece indietro. <<...non perdiamo altro tempo. Aiutami a fare un triangolo nel terreno, e facciamola finita.>>
<<N-no... non...>> cercò di lamentarsi il Demone. <<Non rispeditemi all’Inferno...>>
<<Oh, stai zitto.>> Simona nemmeno lo guardava quando gli parlava... troppo occupata a fissare l’orizzonte. <<Huh, già tramonta. Spero Zedel non si preoccupi se non ci vedrà tornare presto...>>
Risa si rimise in piedi dopo aver finito di tracciare il triangolo nella terra. <<Torneremo presto, infatti. Un perfetto equilatero che circonda Flauros... adesso obbedirà a ogni nostro ordine.>>
<<Maledette... Giudici...>>
<<...addio, Flauros. Non è stato facile, ma... ti abbiamo sconfitto.>>
<<Hahhhhh... maledette...>>
<<ED ORA... IN QUANTO TUO MAESTRO... FLAUROS, IO TI ORDINO, VAI ALL’INFERNO!!!>>
<<AAAAAAAAAAAAAA—>>
Il Demone gridò mentre veniva attratto al terreno... e, lentamente, scomparve attraverso il prato.
Al vedere questo, Risa rimase sconcertata. <<...è... andato...?>>
Simona era altrettanto confusa. <<Dimmelo tu. È così che si va all’Inferno?>>
<<...AAAAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!>>
La sua voce... la sua voce era ancora lì. E risuonava per tutta l’area.
Risa si inginocchiò di nuovo. <<Ma che...? Il triangolo... è rotto. C’è dell’acqua, e ha spostato la terra... come ha fatto...?!>>
<<HO SEGUITO IL TUO ESEMPIO, PRESO UNA PROVERBIALE FOGLIA DALLA TUA PAGINA, GIUDICE! HAHAHA!!!>> Continuava a ridere... come se avesse ‘vinto’. <<TU HAI SACRIFICATO UN CHIODO. E IO HO SACRIFICATO UN OCCHIO. L’HO DISTRUTTO, SCHIACCIATO, RIDUCENDOLO IN ACQUA. MA ANCHE COME ACQUA, NE MANTENGO IL CONTROLLO!>>
<<...quindi, non eri mai davvero costretto ad obbedirci. Ma anche in quel caso... eri troppo debole per muoverti!>>
<<E QUI HO SEGUITO L’ESEMPIO DELLA TUA AMICA! MI HA INSEGNATO CHE NON SOLO IO POSSO TRASCINARE I MIEI OCCHI... MA ANCHE I MIEI OCCHI POSSONO TRASCINARE ME!!! E ORA NON MI RESTA CHE ATTENDERE QUI, CHE TORNI LA MIA FORZA...>>
<<...se questo è il tuo piano.>> lo interruppe Simona <<Non avresti dovuto rivelarlo.>>
Cominciò a prendere a pugni e calci il terreno... a scavare giù alla velocità del suono, per esporre il nascondiglio del Demone.
Dopo pochi secondi, ne intravide l’aura. <<Eccoti!>>
<<ASPETT->>
Senza esitare, scagliò un altro plettro, trafiggendolo.
<<NO!!! NON VI LASCERÒ VINCERE!!!>>
Prima di essere colpito ancora, Flauros fluttuò via... all’interno dell’edificio. Il suo ultimo nascondiglio.
<<Andiamo! Non ci sfuggirà->>
<<Simona! Ferma!>>
Per una volta si fermò in tempo... prima di mettere il piede su ‘quel punto’... dove si trovava l’acqua. E in ‘quel momento’, l’acqua formò una stalagmite verso l’alto... una punta che avrebbe potuto forare il piede, e forse la gamba, di Simona.
<<...ah.>>
<<Devi stare attenta. Per quanto sia debole, un trucco ben piazzato può essere la tua fine.>> disse Risa <<Ma... forse siamo fortunate. Ho un’idea per un attacco finale. Prendi tutti i plettri.>>
La seguì senza dire altro. Le due corsero all’interno dell’edificio... sembrava avere tre o quattro stanze, in totale. Un bagno, una camera da letto, una cucina, ed una sala da pranzo.
In nessuna di queste trovarono o sentirono Flauros.
Risa si fermò nel bagno. <<...hmmm, immagino nemmeno l’uomo ci abbia pensato.>>
<<Di che parli?>>
<<Non posso spiegare ora. Se vedi qualsiasi cosa di sospetto, attacca.>>
La Giudice aprì l’acqua nel lavandino, chiuse il tappo, e lo riempì di sapone.
<<...fatto. Ora, Simona, dimmi... quale sarebbe il modo migliore per attaccarci, in questo momento?>>
<<Huh? Be’... Flauros potrebbe apparire da qualsiasi parte, no? Sopra, sotto...>>
<<Ma ancora dovrà recuperare energie... ha bisogno di farsi ‘trascinare’ dagli oggetti che possiede.>> disse, prendendo uno dei plettri dalle sue mani. <<D’altra parte, però, non può permettersi di non tenerci d’occhio... perciò, sai dov’è ovvio che si trovi?>>
E detto questo... Risa mangiò il plettro.
Subito Flauros uscì dal suo corpo gridando.
<<...naturalmente, nascosto dentro noi stesse.>>
Simona lanciò i plettri rimasti, ma Flauros ignorò il dolore. Era infuriato come non mai, ed attaccò immediatamente Risa, chiamando a sé l’Occhio rimasto. Si schiantò sulla guancia della Giudice Italiana, facendole sputare sangue.
Il Diavolo Accusatore urlò ancora. <<MI HAI DAVVERO ROTTO LE PALLE!!!!! MUORI E BASTA!!!!!!!>>
<<...ecco, ‘questo’ è il mio attacco finale. La tua presenza in questa stanza è la tua stessa ‘fine’.>>
...nemmeno se ne accorse, Flauros, ma un attimo dopo, un buco si era formato nel suo petto. Ed uno nel suo stomaco. Ed uno nella sua fronte. Niente di fatale, come sarebbe stato per un umano... ma ancora, continuava a prendere danni. E non capiva il perché. Non capiva cosa lo stesse colpendo.
<<A— ACK- CHE COS... CHE COSA STAI FACENDO...?!>>
<<Guardati meglio intorno, idiota.>> rispose Risa, afferrando e rimuovendo l’Occhio <<Acqua e sapone. Bolle di sapone. L’intera stanza ne è piena, e si stanno aggregando. Sai cosa significa?>>
<<Aggregati... di bolle...>> Sì, uno di questi ‘aggregati’ gli passò attraverso... e lo ferì di nuovo. Erano davvero quelli ad attaccarlo. <<I triangoli... d-dove sono...?>>
<<...quando quattro bolle di sapone si mettono insieme, al centro formano un tetraedro. IL TETRAEDRO DI REULEAUX!! CAPISCI, FLAUROS? NON UNO, MA QUATTRO TRIANGOLI EQUILATERI ALLA VOLTA!!! NON AVRAI PIÙ NEMMENO LA FORZA DI PENSARE!>>
<<A... ahhh... non...>>
“...non è possibile... io, il Granduca Flauros, sconfitto?! No. NO. Inaccettabile! Queste Giudici... mi hanno ingannato, preso alle spalle, hanno barato, barato, barato...! Ma ha ragione... sono tanto ferito da non poter fare assolutamente nulla... nemmeno lasciarmi trascinare via, e non ho più armi...”
“Ah... eccola lì, gli attacchi dell’altra Giudice... ‘Simona’, l’ha chiamata... è così potente... se non ci fosse stata lei, avrei...”
“...o forse... forse... hahaha... sarà proprio lei a permettere di vincere.”
Ci mise un solo istante. Il pugno di Simona, diretto verso Flauros... cambiò direzione. Persino Simona stessa sembrò sorpresa, ma ancora di più lo fu Risa, che fu colpita dritta in faccia e spinta verso il muro.
<<Ma che- scusa! Ha... preso controllo del mio corpo...!>>
<<...hehehe.>> rise Flauros <<Avresti dovuto assicurarti di ripulire il tuo braccio quando i miei Occhi l’hanno ferito, Giudice. Anche solo due gocce di sangue rimaste nella tua spalla sono abbastanza per controllarla! DISTRUGGI QUESTE ORRIBILI BOLLE! OOORYOOOOOOOOO!>>
Mentre lui gridava, obbligava il braccio di Simona ad allontanare le bolle di sapone, e distruggere il lavandino. <<H-hai ragione... avrei dovuto farlo prima... ma meglio tardi che mai!>> Ora immersa nell’acqua, lei usò l’altra mano per pulirsi la ferita nella spalla.
Ma a questo punto, Flauros era già riuscito a trascinarsi via, e Simona occupata a controllare come stesse Risa.
<<—o-ow.>> mormorò la Giudice Italiana <<Mi... hai fatto male, sai...?>>
<<Ho detto scusa! Ahh, quel Demone... lo distruggerò, lo rimanderò all’Inferno con tutte le ossa rotte...>>
<<...non sforzarti troppo. Se non riesci... basta che lo tieni occupato. Ho un... ultimo piano.>>
<<Non era questo l’ultimo piano?! E non riesci nemmeno ad alzarti!>>
<<Ci riuscirò. E questo è l’ultimissimo piano... perché sarà quello ‘vincente’. Ora VAI! Non permettergli di sfuggirti, Simona Paldim!>>
Lei sorrise, e fece un saluto.
Corse nella sala da pranzo adiacente... ed eccolo lì.
<<Sfuggire? E chi vuole sfuggire?>> grignò Flauros <<Finalmente, un duello secondo tutte le ‘regole’. Uno contro uno... puoi davvero sconfiggermi da sola, Giudice?>>
<<...se pensi che lasciandomi sola io sia meno pericolosa... non hai capito davvero che tipo di persona io sia.>>
I due combattenti immobili, ai due lati della stanza. Fissandosi. Un Occhio ed un plettro, entrambi capaci di infliggere un colpo fatale per la sola forza dei propri tiratori. La ‘distruzione’ stessa, pronta a volare al primo movimento, ad eliminare ogni cosa tra un corpo e l’altro.
Il vento fischiava e le stelle ormai splendevano nel cielo. Che sera terribile che sarebbe stata per morire.
Uno che sarebbe sceso all’Inferno, ed una che sarebbe ascesa al Paradiso. Ma nessuno dei due disposto a perdere.
—qualcosa si mosse.
Plettro ed Occhio si incrociarono.
Il plettro mancò il bersaglio.
<<HA!>>
L’Occhio fu schiacciato in una pozza d’acqua.
<<Yésh!>>
La casa intera esplose.
Dall’enorme incendio, solo un’aura uscì.
<<Hahhhh... c’è mancato poco, ma...>> ansimò Flauros, essenzialmente privo di forze <<Per fortuna, quando mi stavo nascondendo dentro il corpo di ‘quella donna’, e ha attraversato tutte le stanze... ho pensato bene di accendere il fornello del gas... non ero certo che funzionasse ancora, ma...>>
Guardò le rovine crollanti della casa. Non si muoveva niente di vivo. Soprattutto, nessun essere ‘fisico’ sarebbe potuto sopravvivere a ciò... e se anche ci fosse riuscito, ormai sarebbe bloccato tra le macerie e le fiamme...
Così, dando le spalle all’edificio, alzò lo sguardo alla luna.
<<Hahaha... hahaha... HAHAHAHAHA! Il destino stava dalla mia parte... il Granduca dell'Inferno, Flauros! La mia determinazione ha sconfitto le due Giudici! Questo mondo... quest'umanità... SONO TUTTI MIEI—>>
<<Non muoverti.>>
<<—huh?>>
Ci provò. Flauros ci provò con tutte le sue forze, a muoversi.
Ma il comando di quella voce lo aveva completamente congelato.
<<N-no... non è possibile...>>
Era apparso solo ora? Oppure se ne sarebbe potuto accorgere prima e fuggire? Non aveva idea di 'quando' l'avessero fatto... ma in quel momento, l'ombra di un triangolo circondava il corpo di Flauros.
<<Pfft. Ora... chiedimi come ho fatto.>>
Anche senza girandosi, Flauros poteva percepire intorno a sé. E quella voce...
<<P-PALDIM... SIMONA... C-COMEEEEEEEEE?!>>
Simona non si mosse. Nonostante il fuoco che ricopriva il suo corpo, non si mosse. Dal secondo piano dell'edificio, continuò a tenere le braccia estese, e le mani nella forma del triangolo. <<...sei stato tu a permettermelo, ovviamente.>>
<<La luce emessa dall'incendio...! Ma anche tu, adesso, sei ricoperta di fiamme!>>
<<Queste? Non sono niente... e di certo riuscirò a ricacciarti all'Inferno prima che raggiungano le mie mani!>>
<<Bastarda... COME OSIIIIIII?!>>
<<Zitto.>>
<<———...!>>
<<Hehehe. Mi piacerebbe molto tenerti come mio obbediente animaletto... ma non potrei essere certa che feccia come te rimanga al proprio posto! È IL TUO MOMENTO, GRANDUCA FLAUROS! VAI ALL'INFE->>
CRACK
Quel suono...
Era il suono della fine... di quelle assi di legno.
Il sostegno dei piedi di Simona si spezzò in due... e Flauros riprese a sorridere.
<<HA! Sembra che davvero... IL DESTINO STIA DALLA MIA PARTE!>>
<<No!>> La Giudice fece del suo meglio per mantenere il triangolo <<Vai all'Inf->>
Non ci riuscì. L'intero secondo piano finì a pezzi, e lei cadde con esso. Anche se le sue mani fossero rimaste nella forma del triangolo, non era più in una posizione da cui poteva proiettarne l'ombra.
Mentre ancora cadeva, Flauros chiamò a sé ogni parte del ‘cadavere dell’uomo’ rimasta, ogni goccia d’acqua o sangue, ogni pezzo di carne. <<SIMOOOOOOONA! IN UN SECONDO POSSO COLPIRTI MILLE VOLTE! TI RIDURRÒ IN POLVERE! MUORIIIIIIII!>>
<<Santa pazienza.>> mormorò una voce in Italiano. <<Flauros. Fermo.>>
—e si fermò precisamente dov'era, a metà attacco.
Poi un calcio di Risa Dascira si scaraventò sulla sua schiena, gettandolo a terra.
<<...sono arrivata in tempo.>>
<<Cosa?! Il mio corpo... come fai a toccarmi?! Come fai a darmi ordini?!>>
<<Davvero non ci arrivi? Hai dimenticato il primo, più grande triangolo in cui sei stato intrappolato?>>
<<...la recinzione?! L'hai riparata?! Come... ti ho lasciata tra le macerie! Come sei riuscita a sfuggire ed arrivare fino a lì senza che me ne accorgessi?!>>
<<Sfuggire? Quello è stato facile. Un incendio non è niente per un Giudice di Dio. E quanto ad aggirarti... ho rubato l'idea di un amico. Ho evocato i miei Chiodi uno dopo l'altro, e li ho usati per camminare nell'aria, cinque o sei metri sopra di te.>>
<<No... non così! Io, Flauros, Granduca Infernale, non sarò->>
<<L’hai già detto. Seduto.>>
Flauros si sedette sul terreno, non senza lamentele.
<<Bravo, piccolo. Simona, hai qualcos'altro da chiedergli?>>
<<Come no.>> La Giudice afferrò il Demone dalla testa, e lo guardò negli occhi morti. <<Ti ricordi quel suono che hai fatto prima?>>
<<H-huh? Grido... intendi...?>>
<<Quel 'grido'. Voglio sentirlo di nuovo. Fai quel suono un'altra volta.>>
<<...o... oryooooooo...!>>
<<Quello. Mi è piaciuto molto. Mi ha ispirata. Ho inventato un grido come quello.>>
Risa si mise accanto a lei. <<Ah, sei finalmente riuscita? Allora avrai bisogno di qualcuno su cui sperimentare... Flauros, tu vuoi sentirla?>>
Flauros sembrò rimpicciolirsi. <<P-per favore... non...>>
<<Dici che vuoi sentirla.>> ordinarono entrambe allo stesso momento.
<<...v-voglio sentire... il tuo grido di battaglia.>> pianse.
<<Ah! Beh, fatti indietro, Risa.>>
<<È tutto tuo.>>
Flauros, per quanto provasse, non poteva chiudere gli occhi.
Una raffica di pugni piovette sul suo corpo.
<<DAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAIDAI——HALASH!!>>
L'ultimo colpo lo lanciò via. Ma non ebbe nemmeno il tempo di toccare terra.
<<...go to hell.>> ordinò Risa, mettendosi in posa accanto all’altra Giudice.
Senza che potesse nemmeno gridare, Flauros si dissolse nel nulla. Si ritirò, almeno per il momento, dal mondo degli umani.
Quella non fu certo la fine delle loro avventure... ma almeno per quel giorno, furono fiere di essere sopravvissute. No... non solo di essere sopravvissute, ma di aver ‘vinto’, completamente vinto.
<<...quindi, che cos’è successo, esattamente?>> chiese Zedel al vederle ricoperte di sangue, sapone e ustioni.
Teaser — 1959
Abbiamo viaggiato insieme a lungo, noi due. Ho giurato di seguirlo... di lasciarmi condurre per ogni tipo di strada, per le vette dei monti, gli abissi del mare, ogni angolo della Terra. Un viaggio avvolto nella nebbia, come un sogno da cui non voglio svegliarmi.
Una sera, eravamo rimasti soli. Il mio cuore sarebbe potuto esplodere.
—lui, che non aveva vita, né destino. Non c’era niente di cui potessi parlargli, se non quella croce che teneva al collo. Così gli chiesi.
“Ehi... D⬛⬛⬛⬛⬛⬛...?”
“Sì?”
“...e—”
「Ehi, Gesù ha commesso il peccato del suicidio, lasciandosi uccidere?」
Un insulto, per lui. Anche mentre lo dicevo, sapevo che non avrebbe apprezzato l’idea. Ma quella domanda... dovevo farla. Per tutta la mia vita... da quando ricordassi, era stata nel profondo della mia mente, per qualche motivo.
「Okay, ma... se non ha commesso alcun peccato, allora il suo sacrificio non conta come suicidio?」
“...non ha scelto di uccidersi. Chi ha scelto di uccidere Gesù Cristo? Possiamo biasimare i Romani, o gli Ebrei, o il Demonio o tutta l’umanità... ma non colui che implorò Suo Padre di non lasciarlo morire.”
「Ma... aspetta, Gesù era onnisciente, no? Sarebbe potuto non nascere. Avrebbe potuto fermarli. Questa... è la sua scelta no? 」
“Se quello fosse un suicidio, allora anche il nostro viaggio sarebbe un suicidio.”
「Ha.」
“...non è divertente... cosa c’è da ridere?
Hahaha... hahahaha...
I suoni dell’Apocalisse rimbombano tra le mie ossa. Fuori da questa stanza buia, le stelle stanno crollando, e si scontrano tra di loro. L’asterismo che collassa su sé stesso, minacciando di portare giù l’intero cosmo. L’oscurità non può più tenere sotto controllo la luce che divorerà tutto, partendo da qui, la cima del mondo.
Nell’occhio di questo ciclone, io ho ucciso un singolo uomo.
Le loro mani hanno portato qui la fine. Le mie mani sono sporche di sangue.
Ho tolto la vita al servo che Dio tanto amava, e il Suo odio adesso esprimerà il mio amore.
So cosa ho fatto... so cosa devo fare... so cosa farò... i ricordi di questi pochi mesi mi permetteranno di vagare nel buio per l’eternità, fino ad intravedere quella più piccola luce. La piccola luce che trasformerò in un torrente. Questo è il mio scopo. La “salvezza” di una singola anima, ad un prezzo più che infinito... anche se questa condanna non sarà mai scontata, anche se dovessi gettarmi in quel mondo di grida nel buio, oltre persino la mano di Dio... questa è l’unica conclusione che potrei mai chiedere.
Il dio straniero mi osserva e piange per me. La Bestia riconosce che la sua disfatta è arrivata.
Questa è la mia arroganza. Nell’aver compreso, e nell’aver rimesso in atto, il piano architettato da Gesù Cristo.
Con il Suo suicidio, scese agli Inferi, e dall’interno li distrusse.
Il mio sangue si mischia con l’acqua santa, ed un disastroso tuono esce dal mio corpo.
La sua radianza illumina tutta la Città, ma io non posso osservarla.
D’ora in poi, solo il buio della morte mi attende.
E per lui, tornerò a rifarlo ancora e ancora, per tutta l’eternità.
1 gennaio 1960
¹ Segreti di Fàtima
² Profezia di Malachia
³ Colonialismo italiano
⁴ Guerra di Kurukṣetra
⁵ Apocalisse di Giovanni
⁶ Profanazione di Capodanno