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Samyag-dṛṣṭi

Oscurità. 

Un'oscurità cremisi. 

Non vedo altro che il buio più profondo, come se non esistesse la luce. 

Un mondo senza sole, un universo senza speranza. 

Non sento altro che vuoto. Non ho ricordi. Non ho pensieri. Non ho movimenti. 

Questo è il Nulla. 

<<Mrtyu-Mara.>> dice una voce dietro di me.  

Mi giro di scatto, ma non c'è nessuno. 

<<Tu non sei debole solo di fronte a Mrtyu-Mara, Jacob Aiagon. Tu appartieni a ogni aspetto di Mara.>>

<<...chi sei?>> chiedo. <<E dove sei?>>

<<L'hai detto tu stesso. Non hai pensieri. Non hai movimenti. E così io.>>

<<Spada.>>

Evoco nelle mie mani l'Arma Sacra. 

<<Io non esisto, e così tu. Questo è il Nulla, l'ombra proiettata dalla luce del Nirvana: Mrtyu-Mara.>>

Provo a colpirlo. Fallisco. Non c'è niente da colpire. 

<<Ascoltami, Jacob. Puoi imparare anche tu dagli insegnamenti di Siddharta Gautama. Sei tormentato da te stesso... devi liberarti di ogni debolezza.>>

Non è la voce di Devadatta. Non è Arsalan. Non l'ho mai sentito. Posso fidarmi? 

...ho alternative? 

<<E va bene.>> abbasso così la spada <<Ti starò a sentire. Cosa devo fare?>>

<<Il dubbio è la debolezza dell'animo. Io lo so bene.>> 

La sua voce mi gira intorno, per quanto possibile. Si sta muovendo ad altissima velocità. 

<<Non dubitare, e sarai in pace. Non dubitare, e diventerai il Giudice dell'Uomo, e sconfiggerai i Diavoli di fronte a te.>>

Per un attimo ne vedo la forma, l'unica cosa che esiste in quella dimensione. Un uomo vecchio, con abiti regali. Adornato da una corona, collane, e dieci anelli d'oro, e sul volto, un sorriso, noncurante del suo essere disperso nel vuoto. 

<<...dunque, il nostro contatto è avvenuto. Hai toccato il regno dei morti e riportato me. Un'altra voce nella tua testa. Ti auguro buona fortuna. Usa quella spada come l'ho usata io, per scegliere il destino. Il destino di Devadatta, che è già nelle tue mani, ma se dubiterai, sarà la tua fine.>>

<<Aspetta. Spiegati->>

Estendo la mano per raggiungerlo, ma ormai è troppo tardi. 

Il mio corpo senza forma esplode. 

17 Maggio 2020

Jacob aprì gli occhi. 

Si trovava nel suo appartamento, coricato a letto. La luce era più flebile di quel che si aspettava - doveva essere sera. 

<<Arsalan?>>

Un miagolio. Nathan era vicino, ed era felice di vederlo. 

Nonostante i suoi occhi fossero posati sul soffitto, sentiva che ci fosse qualcuno accanto a lui, forse seduto su una sedia... gatto escluso. Provò a muovere il capo. Sentì subito un acutissimo dolore salirgli per il collo, e decise di rimanere fermo. 

<<...è triste. Posso curare te, ma nessun'altro.>> Sì, era lui. Quello era il tono di voce di colui che ha totale controllo sul proprio corpo. <<Tu, l'ultima persona ad aver bisogno di guarire... hai le abilità di guarigione di un Angelo.>>

<<Guarire? Perché, cosa->>

La sua visione si riempì di rosso per un secondo. Un terribile mal di testa lo colpì, insieme ai ricordi. 

<<-oh. Devadatta mi ha... ucciso.>>

<<Quasi. Sei stato fortunato, un braccio umano non può canalizzare tutta la forza di un Demone senza danneggiarsi, e la tua pelle è estremamente resistente.>>

<<Sì, fin qui c'ero arrivato. E poi? Cos'è successo?>> Girò gli occhi. Non indossava più alcuna maglietta, e la collana con l'anello di suo nonno non era più sul suo petto. C'era solo una benda insanguinata, dove era stato accoltellato. 

<<È diventato troppo potente per essere battuto con facilità. Dovrò impegnarmi seriamente nel nostro prossimo scontro. Dovremo farlo entrambi. Ma se riuscisse ad arruolare altri seguaci, potrebbe superare anche me.>>

<<In che senso? Temi che ci sconfiggano con i numeri?>>

<<...non te l'ho spiegato. Quando i Diavoli Accusatori creano un culto, diventano più forti con l'aggiunta di persone a quel culto. Più Discepoli di Devadatta ci sono...>>

<<Più Devadatta diventa potente. Ho capito. È per questo che dobbiamo liberarcene in fretta.>>

Ma con questa frase, il ragazzo si morse la lingua, frustrato. Non con nessuno in particolare, ma con sé stesso. 

-gli Angeli Custodi, fisicamente, non potevano uccidere umani. L'aveva visto in quella sinagoga. Avrebbe potuto aprire la testa di Devadatta in due, ma non l'aveva fatto. Per quanto fosse malvagio, per quanto la sua anima appartenesse ad un Demone, Arsalan era incapace di ucciderlo. 

Il compito spettava al Giudice. 

<<...mi dispiace.>> si scusò Jacob. 

<<Non è colpa tua.>>

Una responsabilità troppo grande. 

<<Lo è. Se solo... se solo avessi avuto il coraggio... sarebbe già finito tutto.>>

Il ragazzo finalmente riuscì a girarsi verso di lui. Si stava rimettendo in fretta. Vide Arsalan, con uno sguardo preoccupato in volto. 

<<Jacob. Ascolta.>> stava dicendo l'Angelo <<L'omicidio non è un atto come tutti gli altri. Ci vuole un tipo specifico di coraggio. Non uno più grande degli altri, ma uno diverso. Non ho mai preteso che tu uccidessi Devadatta dopo solo un giorno. Finché ci metterai tutto il tuo impegno per arrivare a quel punto, mi andrà bene.>>

<<A te. Ma io...>> alzò le gambe per aria, pur non essendo ancora capace di stare in piedi. Nathan sobbalzò e scese giù dal comodino su cui si trovava. <<...non voglio essere un codardo.>>

Arsalan sembrava capire che avevano priorità diverse, e dunque, sospirò. <<Credi che riuscirai a farlo, la prossima volta?>>

<<Te lo giuro. Non voglio che questo incidente accada di nuovo. Lo farò fuori non appena possibile. Per tutti coloro che ha ferito.>> Strinse un pugno. 

<<Lo stai davvero facendo per loro? O per il tuo proprio senso di orgoglio, per vendetta, per liberarti di una spina nel fianco?>> Si alzò dalla sedia per guardare il cielo oltre la finestra. <<Un egoista non vince mai nessuna battaglia.>>

Questo discorso confuse Jacob. <<...eh?>>

Ma Arsalan lo ignorò, e giratosi, sorrise. <<Mi fiderò di te. Quando riesci di nuovo a muoverti, vuoi andare a mangiare fuori?>>

Quella fu la prima volta che Jacob smise di capire Arsalan, e cominciò a capire di non capirlo. 

Quel sorriso era genuino. Il suo calore, la sua gentilezza, erano tutti reali.
Arsalan era buono. 

Ma quel disprezzo nella sua voce. Quella delusione. Anche quelli erano reali.
Arsalan era severo. 

Cosa pensava quell'Angelo di lui? Lo amava come un fratello, come un padre, come un amico, come un amante? O lo trattava come un alunno, come un servo, come un esperimento, come un collega? L'avrebbe sacrificato per vincere una battaglia? L'avrebbe salvato, anche a costo della propria vita? 

<<...con piacere, Arsalan.>> rispose Jacob. 

Ma erano tutte risposte corrette, non era così? 

<<Puoi scegliere tu il posto. Mi conosci perfettamente, del resto.>>

Due ore dopo, grazie alla velocità di guarigione di un Giudice, i due avevano già salutato il gatto e stavano mangiando ad un fast food dall'altra parte della città. 

Lo stomaco del ragazzo, in realtà, era quasi del tutto vuoto. Aveva avuto una breve colazione quella mattina, ma prima di poter pranzare, c'era stato quell'incidente. Poi era rimasto a letto fino a sera, e anche se Arsalan gli aveva portato del cibo mentre era a letto, non era la stessa cosa. 

Un hamburger fuori orario era quello che ci voleva prima di tornare a combattere i figli di Satana. 

<<Quindi... la Spada è al sicuro, giusto?>> domandò Jacob un'ultima volta prima di sedersi al tavolo. 

<<Evocare sempre la nostra Arma Sacra è tra i privilegi concessi a noi. Dovesse anche essere in pezzi, si ricostruirebbe alla chiamata.>> rispose Arsalan, facendo lo stesso davanti a lui. <<Anche se più potente di un normale Angelo Custode, non posso comunque fare molto.>>

<<È un peccato.>> Si guardò intorno, tanto per assicurarsi che nessuno li stesse ascoltando, e sussurrò: <<E dimmi, gli altri Angeli cosa possono fare? Per esempio quelli più in alto nel Cielo.>>

<<Mi piacerebbe potertelo spiegare, ma non esistono termini umani per farlo. Si tratta di azioni incomprensibili agli uomini, che gli scrittori hanno definito come "Lodare".>> Con questo, riempì un bicchiere d'acqua. 

<<Ah.>> Il pensiero di esseri simili era un po' spaventoso. Lui però sembrava consideralo una cosa normale. Arsalan, del resto, si trovava a suo agio sia sulla Terra che in Paradiso. <<E quanto ai Diavolo Accusatori? Che mi dici?>>

<<...pensavo avresti preferito discutere di qualcos'altro, Jacob.>> disse seccato. 

<<Sei entrato nel mio mondo da un paio di giorni e l'hai stravolto. Non posso pensare ad altro. Ci sarà un motivo per cui ti sei rifiutato di parlarmi di loro fin'ora, no? Avanti, cosa sanno fare i Demoni?>>

Arsalan posò l'acqua. <<...i Demoni sono inerentemente più deboli degli Angeli. Ma loro sono disposti a commettere peccati che noi non faremmo. Inoltre, il creare un culto per potenziarci va contro la nostra natura.>>

<<Al Tizio Lassù non piace, eh? Vuole tutta l'attenzione per sé?>>

<<Vedila come vuoi. Il punto è che i Demoni, e i Diavoli Accusatori, vogliono controllare gli uomini. Gli Angeli, e gli Angeli Custodi, si limitano a dar loro consigli.>>

<<Fin qui tutto chiaro. Ho solo un paio di domande...>>

Dietro la finestra, le prime stelle stavano cominciando ad apparire, mentre le strade diventavano più rumorose. 

Un'enorme folla di persone, ognuna con vite diverse. Ognuna con un Angelo, e un Demone. Ognuna con il potenziale di diventare un nemico. 

Ognuna una possibile vittima con il quale sangue bagnarsi. 

<<...la prima: cos'è un Diavolo Accusatore?>>

<<Non te l'ho detto? È l'equivalente "malvagio" dell'Angelo Custode.>>

<<Sì, sì, ma questo non ha senso. Tutti hanno un Diavolo Accusatore, no?>> Indicò la sala con un ampio gesto. <<Pure io. Dunque, che differenza c'è tra un uomo posseduto come Devadatta e tutti gli altri?>>

<<Posseduto non è il termine giusto. Devadatta non è posseduto. Lo definirei "corrotto".>>

Jacob appoggiò la testa sulle mani, interessato. L'essere riuscito a fargli rivelare quelle informazioni lo faceva sentire vittorioso, in qualche modo. <<Continua.>>

<<La possessione avviene quando un Demone prende il controllo del corpo di un umano, di solito contro la sua volontà. Ma il Demone Tevatort ha ucciso il suo Angelo Custode, e poi ha corrotto l'anima di Devadatta - possiamo dire che si sia "fuso" con lui. Può accadere in molti modi diversi, ma ti interessa solo questo: entrambi hanno libero arbitrio. Devadatta ha fatto tutto di propria spontanea volontà, forse esclusi alcuni momenti in cui Tevatort l'ha controllato.>>

<<Dunque... è responsabile per le sue azioni.>> Voleva arrivare proprio qui, eventualmente. <<E quei poteri? Come fa ad essere forte come te, se è solo un umano?>>

<<Poiché le loro anime sono fuse, Devadatta può incanalare parte dei poteri di Tevatort in sé. O quello, oppure Tevatort lo ha controllato quando stavamo combattendo. Non è facile da capire.>>

<<Chiaro. E suppongo non sia possibile esorcizzare quel Diavolo?>>

<<Temo di no. Devadatta ha accettato Tevatort, ed ogni cosa che gli ha ordinato. Non pensare sia giustificato, perché non lo è. Ormai la sua anima è come quella di un Demone, e perciò, salvarlo è impossibile. Spedirlo all'Inferno è tutto ciò che possiamo fare.>>

<<...e va bene.>> Jacob batté un pugno sul tavolo, frustrato. <<...l'ultima domanda è: cosa vogliono i Diavoli Accusatori?>>

<<Potere.>>

<<E lo ottengono creando culti che li seguano.>>

<<Proprio così.>>

Il Giudice sentiva che ci fosse qualcos'altro. Una strana sensazione nel suo petto gli diceva che Arsalan stesse mentendo, o che non stesso dicendo tutta la verità. 

Era per via della connessione tra loro due? Strano, però... era la prima volta che sentiva un'emozione dell'Angelo. 

...l'Angelo aveva emozioni? 

<<GIUDICE.>>

Quella linea di pensiero fu interrotta da un esplosivo mal di testa. Si sentì, quasi letteralmente, il cervello andare in frantumi. 

Lanciò un grido, ma nessuno lo sentì, o lo vide urlare. Nemmeno Arsalan. 

Sudore cominciò a scendere dalla sua faccia in quantità sproporzionate. 

"Quel..."

Aperti gli occhi, il ragazzo fissò una persona dall'altro lato del locale, appoggiata ad un muro. 

Un uomo con un lungo cappotto marrone, che teneva lo sguardo basso, il volto nascosto da un ampio cappello. 

Perché- lo stava- guardando? 

Lo straniero non sembrava nemmeno stare ricambiando lo sguardo. Era semplicemente fermo lì, con una mano in tasca e l'altra occupata a far roteare la Spada fra le proprie mani, con un atteggiamento annoiato, come se ste-

...un momento. 

"La."

Il volto dell'uomo formò un sorriso. 

"Spada."

Improvvisamente Jacob lo vide muovere il braccio, e una lama volante si diresse verso la faccia del ragazzo. 

La bloccò evocando la propria Spada. 

<<Scusa, ma temo sia necessario.>>

No, cosa? 

Quell'uomo gli aveva appena lanciato la Spada Sacra, e lui l'aveva bloccata, con la Spada Sacra...

Jacob guardò di nuovo attraverso il locale, e l'uomo non c'era più. Non aveva nemmeno bloccato alcun attacco, perché nessun attacco era avvenuto. C'era solo lui, in posizione difensiva, con un'Arma in mano. 

<<...Jacob? Che succede?>> chiese Arsalan. 

Non aveva tempo di spiegare. <<Seguimi!>> E corse fuori dal locale. 

"Jacob Aiagon, Giudice Bianco."

Mentre correva alla ricerca di quella figura, il ragazzo sentiva una voce nella sua testa. <<Cosa- no, chi sei?!>>

"Io sono l'alpha e l'omega, l'inizio e la fine. Io aspiro all'infinito. Al Paradiso. Al Nirvana. Al Cielo."

Jacob fu quasi investito attraversando la strada. Non riusciva a trovare quell'uomo. Eppure non poteva essere andato troppo lontano. <<Fatti vedere!>>

"Qui? Di fronte a tutti? Hah. Che ne dici di tornare a casa? Lì avremo tutto il tempo di discutere."

<<Argh- bastardo!>>

<<Jacob! Dimmi cosa sta succedendo!>> lo richiamò Arsalan, mettendogli le mani sulle spalle <<Stai avendo una visione? Chi è? Devadatta?>>

<<No, è un maledetto ratto! E va bene, sto venendo a prenderti!>>

...ma non lo sentì più. 

Il Giudice attese una risposta che non arrivò mai. 

<<Arsalan, corriamo. Forse facciamo ancora in tempo a prendere la metropolitana.>>

L'Angelo lo fermò. <<Aspetta. Prima, dimmi chi è il nemico.>>

<<...è un uomo.>>

I due si incamminarono. 

Una volta salito sul treno, Jacob cominciò subito a battere il piede sul pavimento, impaziente. 

La tensione era quasi del tutto scomparsa con l'attesa, ma aveva ancora paura della battaglia che lo attendeva. 

<<...l'ho visto, Arsalan. Era dall'altra parte del ristorante, e mi ha preso la spada.>>

<<Ma il fatto che tu l'abbia evocata per respingerla indica che si trattasse di un'illusione.>>

<<Non lo so. Poi quell'uomo è scomparso, e ho cominciato a sentirlo nella mia testa. Potrebbe trattarsi... di un altro Diavolo Accusatore? Uno con un seguito enorme?>>

<<Se si trattava di un'illusione, non devi preoccuparti, perché l'abilità nel crearle di solito implica una scarsa forza fisica. Dovremmo riuscire a liberarci di lui facilmente.>>

<<E se avesse cominciato ad uccidere, in città?>>

<<Sto controllando le notizie e le ho controllate prima di salire.>> Aveva in mano il cellulare del ragazzo. <<Nessun attentato.>>

<<E se->>

Fu allora che il treno esplose. 

Anzi, ci fu un botto sulle rotaie, e il treno diragliò. 

La folla cominciò a gridare, spaventata. Per lo più caddero a terra mentre le luci si spegnevano. 

<<Ora, questo è un attentato.>> disse Arsalan <<I muri impediscono che si ribalti, ma alla prima curva, o fermata... sarà un problema.>>

Prese Jacob per un braccio così da non allontanarsi, e in mezzo alla confusione, i due sfondarono una porta ed uscirono dal primo vagone. 

<<Non ci siamo allenati per questo!>> gridava l'Angelo. Fece un gesto, indicando il lato destro del primo vagone. <<Ma dovremo farlo comunque!>>

Con uno scatto, si pose di fronte al treno, a sinistra. Il Giudice invece prese l'angolo opposto. 

-fece male. Molto male. 

Un treno spinto da un'esplosione sulle rotaie è piuttosto veloce, e loro due stavano provando sia a raddrizzarlo che a impedirgli di muoversi oltre. 

Anche se Arsalan fece la maggior parte del lavoro, Jacob comunque si impegnò al massimo. 

Rimasero fermi per un mezzo minuto, respinti dalla forza del veicolo, in un tentativo di controllarlo. 

E finalmente, ci riuscirono. 

<<Ora... ora...>> ansimò l'Angelo <<Anche se non c'è un codice che lo stabilisce, mi nasconderei. Stanno per uscire tutti. Forse le porte non si apriranno, ma rimane comunque quella sfondata da noi.>>

I due si rifugiarono dietro il primo vagone. Per via di tutta quella confusione, passarono effettivamente inosservati. 

Quando si furono assicurati che regnava solo il silenzio, lasciarono il nascondiglio. 

<<È davvero così che funziona? I passeggeri possono semplicemente fuggire gridando?>>

<<Ne dubito. Ma è meglio se si allontanano tutti. Quella con Devadatta sarà una battaglia dura.>>

<<Sei sicuro che sia lui? Ha rischiato di uccidere molti, non credo lo farebbe.>> disse Jacob. <<Potrebbe essere opera di quell'uomo.>>

<<Devadatta - è alle nostre spalle.>>

L'Angelo si girò di scatto e riflesse una pioggia di proiettili con la Spada. 

<<Ah, è triste, l'effetto sorpresa sprecato.>> si lamentò il terrorista, gettando via la mitragliatrice. <<Suppongo cambierò tattica in una più micidiale.>>

<<Eccoti.>> Ora il Giudice impugnava l'Arma. <<Stai indietro, Devadatta. Insieme siamo troppo forti per te.>>

<<Certo, dipenderà tutto dalla tua abilità di uccidermi, non è così?>>

<<Stai tranquillo. Io- io ti toglierò quel sorriso irritante dal volto.>>

Sì, lo avrebbe fatto. L'avrebbe ferito, l'avrebbe punito. Gli avrebbe fatto a pezzi la carne e tagliato i muscoli, gli avrebbe distrutto le ossa, infranto le vene. Si sarebbe preso la sua vita come un rapace, lo avrebbe ann-

"-no. Non devo pensare all'uccisione come una violenza esagerata... vero? Devo solo... tagliargli... il collo."

<<Ho centootto seguaci, ora.>> annunciò Devadatta <<Pensavo di portarli con me, ma... pessima idea. Solo confusione. La loro fiducia è abbastanza per liberarmi di voi, secondo me.>> Tirò fuori un coltello, come l'ultima volta. <<Mi piace quest'arma, sapete? Al contrario di una pistola, o di una spada, sono abbastanza vicino al cuore della vittima per assicurarmi se sia morta o no.>>

Il suo modo di parlare... sì, era ancora quello elegante a chi era abituato normalmente. Ma la bestia, l'atteggiamento di Tevatort, stava per uscirne. Alla prima provocazione, un Demone li avrebbe attaccati. 

<<A proposito, perché hai rischiato di uccidere i passeggeri? Pensavo ti interessasse solo ferire la gente.>>

<<Ero disposto a rischiare per liberarmi di voi. Tu, Deva,>> indicò Arsalan <<sei una minaccia. Eppure, per qualche motivo... ho molta più voglia di fare fuori il tuo maestro.>>

<<Il sentimento è reciproco.>> Jacob si assicurò capisse che la Spada era per lui. 

<<Sì, è perché... tu non mi piaci, ragazzo. Pensavo fossi interessante e ho provato, facendoti incontrare Mara, a purificarti per poi reclutarti, ma... sarebbe stato un errore. Niente senso della vita, dicevi?>> Strinse il coltello nella propria mano <<Che assurdità... che audacia... tu appartieni ad ogni aspetto di Mara, ragazzo, ed è per questo che ti odio!>>

<<Hah. Mi odi perché sei un fondamentalista? Bel motivo. Io ti odio perché lasci le persone in stati comatosi.>>

<<No. Non è per quello.>>

<<...eh?>>

<<Ragazzo, tu hai capito la mia motivazione. Mara è la Morte e Mara è la Sofferenza, tutto ciò che impedisce di raggiungere il Nirvana. Per essere davvero Illuminato, uno deve liberarsi delle tentazioni di Mara.>>
Il suo respiro si stava facendo pesante. Il Diavolo... stava... uscendo. <<Mara, la Morte. Come puoi sconfiggere ciò che non conosci fino in fondo? Per questo tutti gli umani devono incontrare la morte almeno una volta nella propria vita. Perché possano sconfiggerla, e finalmente, diventare capaci di trovare il Nirvana! È questo ciò che voglio! Che tutta l'umanità sia felice!>>

<<Questo non è il modo.>> disse Arsalan. <<La tua è tortura.>>

<<Ciò che non ti uccide ti rende più forte. Ma tu, maestro del Deva... odi l'idea che la sofferenza sia necessaria. Odi l'idea del soffrire. Ed è per questo che odi me! Perché sei un codardo che vuole vivere senza incontrare mai difficoltà!>>

"...un codardo..."

"...haha..."

"...hai ragione..."

"...e per questo devi morire."

Jacob evitò di rispondere. Tirò fuori la collana con l'anello dalla maglietta, e strinse forte il gioiello. 

"Augurami buona fortuna."

Il Giudice del Signore corse verso Devadatta con la Spada Sacra in mano.